Uno Mattina RAIUNO 06.12.2000
Intervista ad Andrea Camilleri

Intervista ad Andrea Camilleri

D - Ho qui il suo ultimo libro, che ha un titolo inquietante: "La scomparsa di Patò". Io leggo che era "un personaggio irreprensibile, marito integerrimo, padre amoroso, etc..". Ma un personaggio così scompare all’improvviso, Maestro, com’è questa storia?

R - Mah, questa è una storia che racconta Leonardo Sciascia nell’ultima pagina del suo romanzo "A ciascuno il suo". Francamente però è un fatto sicuramente accaduto perchè dalle mie parti si dice "Spirì come a Patò", cioè a dire una scomparsa misteriosa. Quest’uomo recitava la parte di Giuda nel Mortorio, doveva sprofondare dentro una botola; sprofonda dentro la botola e non ricompare mai più. Il palcoscenico a 80 cm. di altezza, aperto; si volatilizza, ecco.

D - Durante la rappresentazione?

R - Alla fine, quando Giuda decide di impiccarsi ma il diavolo, nella rappresentazione, gli spalanca la terra sotto i piedi.

D - Caro Maestro, qui il libro è tutto da leggere, riprendo una frase al volo, un "cicchetto" spaventoso del questore Bonafede agli inquirenti che devono trovare lo scomparso e che se ne sono andati a bighellonare a Palermo. E qui il questore ordina di risolvere il caso in 10 giorni. Io non le chiedo come va a finire, ma ce la fanno in 10 giorni a risolvere il caso?

R - Sì sì, ce la fanno, perché si mettono in due, cioè a dire la tradizionale rivalità che c’è tra Polizia e Carabinieri qua non esiste più. Per necessità di cose, questi due rappresentanti della legge che prima si detestavano finiscono col diventare compari perché capiscono che se scoprono una certa cosa possono passare anche dei guai, e quindi aggiustano una certa situazione.

D - Senta, io mi sono un po’ informato; è vero che lei riesce a ispirarsi e soprattutto a scrivere nella confusione più totale? Nel silenzio le cose le vengono meno bene? O addirittura il silenzio non è gradito?

R - Il silenzio non è gradito. Io ho fatto come fanno, come si dice che facciano gli scrittori, cioè a dire l’isolamento totale. E dopo una settimana che stavo in isolamento totale nella quale non ero riuscito a scrivere niente, ho chiesto l’intervento di due dei miei nipoti più rumorosi e così ho potuto lavorare. Mia moglie dice che io non sono uno scrittore, sono un corrispondente di guerra.

D - La signora avrà delle buone ragioni..

R - Ha delle buone ragioni…

D - E nella vita privata, quando non deve scrivere, la calma le piace?

R - Sì sì, nella vita privata sì.

D - Ma il famoso Commissario Montalbano quando lo rivediamo?

R - Questo Commissario Montalbano che mi sta sul collo, come si suol dire, mah… l’anno prossimo spero di tirare fuori qualcosa di nuovo.

D - Ma quando una creatura letteraria diventa così importante il suo creatore ha voglia di strangolarla, ha voglia di ridimensionarla?

R - Sì sì, io ho parlato con degli scrittori che hanno dei personaggi seriali, il povero Jean Claude Izzo, per esempio, o Manuel Vázquez Montalbán, e il problema è quello che si cerca di non ucciderlo, perché altrimenti si rischia di fare la cattiva figura che fece Conan Doyle, per esempio, con Sherlock Holmes; lo fece cadere in un burrone e poi lo dovette tirare su.

D C’è qualcosa di molto forte nel nuovo libro che ricorda Pirandello e il "Fu Mattia Pascal". So che è uno dei suoi scrittori preferiti, il grandissimo genio siciliano.

R - Beh, siamo paesani, se così si può dire. E poi, come si fa a non essere pirandelliani in una terra come Agrigento?

D - E in una terra come l’Italia, Maestro? Si può ancora essere pirandelliani?

R - Si può, si deve essere pirandelliani, perché è una grande chiave di visione delle cose.

D - Ci lasciamo con una nota di ottimismo, al di là del suo ingegno e delle sue invenzioni?

R - Guardi, io a 75 anni non sono pessimista. Non dico di essere ottimista, ma non sono pessimista.

Luca Giurato

Unomattina, RAI 1, 6/12/2000