Un Camilleri tutto da scoprire
Lo scrittore ha pubblicato un giallo strano. Basato su documenti d'epoca. E spiega qui come decifrarlo
Davvero insolito il nuovo romanzo di Andrea Camilleri, lo scrittore
campione d'incassi con un record di due milioni di copie vendute. Si intitola
La scomparsa di Patò (Mondadori) e racconta come, oltre cent’anni
fa, durante la rappresentazione della Passione di Cristo, tal ragioniere
Antonio Patò sarebbe precipitato dentro una botola scomparendo per
sempre. Inghiottito dal nulla.
Questa volta Camilleri ha proprio voluto sorprenderci. Perché
il libro, che potremmo definire un giallo d'epoca, è fatto esclusivamente
di documenti, allineati uno dopo l'altro. Articoli di giornale, lettere
ufficiali, missive anonime, verbali di polizia, perfino scritte murali.
Che raccontano, da diversi punti di vista, la scomparsa di Patò
e la successiva indagine. Ogni testo è riprodotto pari pari, con
tanto di grafia e caratteri tipografici originali. Ed è da guardare
come si può guardare un vecchio film, in grado di farci tornare
indietro nel tempo. Come mai un giallo così? "Ho proprio voluto
divertirmi" dice lo scrittore. "Più passano gli anni, più
scopro di avere dentro di me la vena del falsario. Perché, a parte
il nome del protagonista e la leggenda che lo riguarda, ho inventato tutto.
Con un obiettivo: far rivivere il passato, con la sua atmosfera". Ne è
uscito un libro rompicapo, un labirinto in cui dobbiamo cercare da noi
la strada. Che consiglio dà l’autore ai lettori? "Di leggere attentamente
ogni singolo documento cercando di immaginare il personaggio che ci sta
dietro. Cioè il prefetto che manda una nota al suo sottoposto o
l’uomo politico che esorta le autorità responsabili dell'indagine
a non sollevare scandali. Perché in questo libro la descrizione
di ogni personaggio è affidata esclusivamente al linguaggio, al
modo di esprimersi". Infatti, come sempre nei libri di Camilleri, la lingua
ha il posto d'onore. E qui non è quasi mai il dialetto siciliano,
ma un italiano antiquato, fatto di termini provvisti di un notevole effetto
comico come "putacaso", "immantinenti", "battibaleno" e così via.
"Ho usato un dizionario dei termini in disuso che è stato per me
una gran fonte di divertimento" dice Camilleri. "Perché certi linguaggi,
come quello burocratico, sembrano fatti apposta per essere presi in giro.
Insomma anche in questo libro un po' bizzarro, ritroviamo il Camilleri
di sempre. Manca solo il commissario Montalbano. "Al suo posto ci sono
due suoi antenati" dice. "Il delegato dì Pubblica Sicurezza Ernesto
Bellavia e il maresciallo Paolo Giummaro". Ma cos’hanno in comune i due
con Montalbano? "Un sano buon senso. L’unica differenza è che Montalbano
è un po' più coraggioso".
Silvia Sereni