La Stampa 06.12.2000
Esce il nuovo libro dello scrittore siciliano: la biografia Il giallo di Pirandello

CAPELLI biondi, pizzetto, occhialini d'oro, cappello a larghe falde, pantaloni scampanati, sul treno che lo porta nella capitale il giovane scrittore si fa notare anche perché intercala i suoi discorsi con parole tedesche. Chi si nasconde sotto quel cappellaccio estroso? Chi finge di essere uno straniero? E' Luigi Pirandello appena rientrato dal soggiorno in Germania, dove si è laureato, e che, abbandonata la natia Girgenti (o Agrigento), tenta a Roma la strada del letterato di professione. «Cu nesci, arri nesci», si dice nell'isola. Ovvero un siciliano che riesce a spezzare il cerchio di arretratezza, di convenzioni che lo imprigionano è destinato proprio a riuscire. E, invece, il futuro scrittore dei Sei personaggi in cerca d'autore , manco per niente: non «arrinesce», né è in grado di cavarsela senza i quattrini che arrivano da casa. Da Roma scrive ai suoi familiari: «Non ho più alcuna volontà... fate di me quel che volete». In linguaggio quasi cifrato, l'autore di Così è (se vi pare) accetterà la vera svolta della sua esistenza: un matrimonio di convenienza. Questa lettera al padre e alla madre - come tutta la vita del drammaturgo agrigentino, del resto - va decrittata: ce lo dice un sapiente interprete pirandelliano che di intrighi se ne intende, Andrea Camilleri, di cui sta per uscire un avvincente racconto, la Biografia del figlio cambiato (Rizzoli ). Montalbano non c'è, in quest’ultima fatica del grande giallista. Ma, con la stessa suspense con cui traccia le piste del commissario, adesso Camilleri ci porta sulle orme del drammaturgo - premio Nobel, in una biografia scritta con un'ottica «del tutto personale» e con il suo siciliano di fantasia. Il più fitto mistero Camilleri lo individua in Pirandello, fin da «picciliddro». Luigino era pensoso, riflessivo, incline al raccoglimento. Un tipo cosiddetto «di sangue di pesce» che si trovava, come se ci foss e capitato per sbaglio, in una famiglia «di sangue caldo», con il padre iracondo, ex garibaldino, impallinatore di prepotenti mafiosi, pistolero che riduceva a colabrodo le campane che ne interrompevano il pisolino e seduttore che metteva incinte le signore senza starci troppo a pensare. L'esistenza di Luigi è contrassegnata dal tentativo di liberarsi dall'ingombrante fardello paterno: questo dramma familiare, secondo Camilleri, perseguita Pirandello che lo mette in scena nella breve Favola del figlio cambiato . La novella prende spunto dall'antica credenza della presenza nelle case, dove c'è un neonato, di streghette che si divertono a scambiarli e sostituiscono, per esempio, uno bello e buono con uno stortignaccolo e cattivo. Questa favola la raccontava al romanziere-bambino la «cammarera» Maria Stella, che credeva nella magia e spiegava a Luigi le ragioni del suo disagio in famiglia: era un figlio «cambiato», chissà da dove era arrivato. Una perniciosa griffe che finirà per condizionare i rapporti affettivi d i Pirandello, con i figli e con la moglie, Antonietta Portolano. Con lei il commediografo ha contratto un matrimonio di interesse, per sottrarsi al giogo paterno e fare lo scrittore a tempo pieno. Ma, nell'estate del 1899, proprio durante la vacanza in Sicilia, matura la tragedia. Come è abitudine, prima di tornarsene a Roma, i Pirandello girano per i saluti Ogni visita viene preceduta dall'arrivo di una «cammarera» che annuncia per il giorno successivo l'arrivo della signora ‘Ntunietta Pirinnello. Quando però la Pirinniello entra nel salotto degli amici Fragapane, senza dire una parola, si siede al pianoforte e comincia a martellarlo. Si arrabbia e lo pesta come una dannata. Chiamato di corsa, Pirandello cerca di calmarla. I Fragapane hanno l'impressione che non sia la prima volta che la signora dà di matto. E' proprio così. Da tempo Antonietta tende agguati al marito quando esce dalla scuola dove insegna, lo aggredisce, cerca di distruggere il suo lavoro. E' in atto una patologia che la porta persino ad a ccusare la figlia Lietta di un rapporto incestuoso con il padre. A lungo si è detto che la Portolano impazzì a causa del disastro economico che investì la famiglia. «Macari», fosse, questa, la soluzione: per Camilleri tutto è rebus, complicazione e, all'origine della follia della moglie, c'è Pirandello stesso che ha esercitato su di lei una violenza psicologica analoga a quella con cui il suo autoritario padre faceva pressione su di lui. Da questo marchio che si imprime su ogni suo rapporto nasce la rinunc ia di Luigi al sentimento e all'amore. Una rinuncia che Pirandello ha persino bisogno di esibire come un'assurda patente di fedeltà alla consorte consegnata finalmente al manicomio. Raccontando di una giovane donna che, abbandonata dal fidanzato in una crisi isterica, si era spogliata completamente nuda e gli si era offerta, si mostrava orgoglioso di averla aiutata a rivestirsi. Solo con l'ultima opera, i Giganti della montagna , lo scrittore, simbolicamente, si ricongiungerà con l'immagine paterna. Siamo arrivati al bandolo? Non è detto, perché per Camilleri nulla è limpido, tutto è malinteso, retroscena. E questa biografia, che Camilleri stesso dice non «destinata agli accademici, agli storici, agli studiosi» bensì al «lettore più che comune», è veramente un magnifico mistero

Mirella Serri