Andrea Camilleri: La scomparsa di Patò

"La scomparsa di Patò" (Arnoldo Mondadori Editore pagg.252 £28.000) è l'ultimo romanzo di Andrea Camilleri, già ai primi posti delle classifiche dei libri piu' venduti (dove, probabilmente, resterà per molto tempo). L'autore ambienta la storia a Vigàta, paese immaginario che fa da sfondo anche agli altri romanzi (e che rappresenta la Sicilia e l'intero Paese) dove, nel corso di una rappresentazione della Passione di Cristo, comunemente detta "Il Mortorio" il ragioniere Antonio Patò, che interpreta la parte di Giuda, direttore della locale Banca di Trinacria, marito e padre esemplare, uomo integerrimo, sparisce in un botola, come previsto dal copione, per poi salire sul palco per ricevere l'applauso del pubblico ma l'uomo scompare nel nulla, volatizzato. I carabinieri e i poliziotti indagano sul caso, prima "come cani e gatti, successivamente insieme per scoprire il mistero della scomparsa. E' quello che vuole sapere la moglie del ragioniere, il cognato capitano dell'esercito Arnorlo Mangiafico, lo zio sottosegretario di Stato al Ministero dell'Inrterno Artidoro Pecoraro, ma soprattutto, l'intera cittadinanza.Tutti si domandano "Muri' Pato' o s'ammuccio'? Il finale del libro non ve lo riveliamo perché si perderebbe, conoscendolo, il piacere della lettura del romanzo. Ci interessa mettere in evidenza che ogni libro di Camilleri rappresenta un fenomeno letterario; questa volta lo scrittore di Porto Empedocle dà vita ad un romanzo privo di dialoghi, inventa una storia avvincente sulla base di rapporti burocratici dei carabinieri, (scritti , naturalmente, dallo stesso scrittore) e riesce ad affascinare il lettore con un romanzo che, pagina dopo pagina, diventa sempre piu' avvincente. Il lettore, infatti, immedesimandosi nella storia, vuole andare fino in fondo per scoprire, appunto, che fine ha fatto Patò. E sta propri qui l'abilità, in passato dimostrata, dello scrittore; condurre per mano il lettore, pagina dopo pagina, alla ricerca della soluzione finale del giallo. "La scomparsa di Patò" si avvicina molto, per lo stile, al romanzo "La concessione del telefono", infarcito di lettere e documenti. Una tecnica narrativa,questa usata per l'ultimo volume, che ha suscitato prese di posizioni negative da parte di alcuni critici, come Stefano Giovanardi sulla "Repubblica"che ha asserito che, questa volta, lo scrittore siciliano non avrebbe avuto successo di vendite come nel passato. Le vendite del libro dimostrano che Camilleri ha un pubblico affezionato, che compra i suoi libri e che apprezza le doti narrative dello scrittore siciliano sia quando da' vita ad un romanzo "organico" sia quando, come nel caso di quest'ultimo libro, ricostruisce una storia inventandosi documenti "storici". Anche questa volta Camilleri ha vinto la sua scommessa.
Giuseppe Petralia