La Republica 03.08.2001
Da Camilleri a Lucarelli l'Italia si colora di giallo
LORO, subito, negano tutto, o quasi. Abituati a muoversi tra serial
killer, poliziotti corrotti, pazzi criminali e assassini di Stato, per
prima cosa pensano a costruirsi un alibi. Loro però sanno che questa
volta non riusciranno a nascondersi. Loro sono gli scrittori noir italiani
e ormai sono una moda. Hanno conquistato prima i lettori (in questo momento
tre libri nei primi dieci hanno la loro firma), poi si sono presi la televisione,
il cinema e infine pure il teatro. Scrivono romanzi che vendono mediamente
meglio (il doppio) degli altri, poi fiction e sceneggiature con un successo
dietro l'altro. L'onda lunga arriva anche su Internet, dove i siti tematici
si moltiplicano. Gli scrittori noir italiani sono una nuova generazione,
anche se in realtà vengono da lontano, dall'inizio degli anni Novanta.
A guidarli è Carlo Lucarelli: Mistero blu sul piccolo schermo, Almost
blue (e tra un po' Lupo Mannaro) su quello grande e presenza fissa nella
hit parade libraria (ora è la volta di "Laura di Rimini"). Poi vengono
tutti gli altri: Massimo Carlotto, Andrea G. Pinketts, Giampiero Rigosi,
Marcello Fois, Eraldo Baldini, Sandrone Dazieri, Loriano Macchiavelli (uno
dei papà spirituali del movimento), ma la lista cresce di continuo.
Un capitolo a parte, anzi proprio un altro libro, merita Andrea Camilleri,
che non è rigorosamente noir, ma che è la locomotiva principale
del boom al botteghino. "Il fenomeno parte con lui, poi ha tante anime,
ma senza il papà del commissario Montalbano non sarebbe la stessa
cosa. Non ci sarebbero gli stessi numeri", dice Massimo Turchetta, direttore
editoriale della Mondadori, casa editrice storica per i gialli italiani
(il nome deriva proprio dal colore della sua collana). Lo scrittore siciliano
però batte strade molto personali, è fuori dalla carovana
degli altri autori, che invece vanno tutti nella stessa direzione, seppur
con caratteristiche diverse. E questi rapporti molto stretti sono uno dei
tanti fili che li unisce: "Con i ragazzi di Bologna, quelli del Gruppo
13, ci sentiamo almeno una volta alla settimana. Con gli altri abbiamo
contatti meno frequenti, ma sempre assidui": spiega Carlo Lucarelli, che
aggiunge: "Siamo artigiani della parola e ci scambiano informazioni utili
per i nostri racconti". Uno dei luoghi d'incontro è la collana "Noir",
che Einaudi ha inserito dentro quella già fortunata di "Stile libero".
La cura lo stesso Lucarelli assieme a Luigi Bernardi, che sotto gli occhi
ha la dimensione del boom: "I segnali sono tanti e sono in più direzioni.
Le vendite prima di tutto: un libro italiano nella media se vende quattromila
copie è un successo, un autore noir in ascesa come Carlotto tocca
senza problemi quota diecimila e va sempre meglio. Lucarelli poi è
ormai fisso tra le cinquantamila e le ottantamila copie. Oltre al pubblico,
crescono però anche gli scrittori che sono sempre di più
e sempre più bravi. Non a caso se ne sono accorti il cinema e la
televisione che li stanno corteggiando". "Il noir è uno dei pochi
campi dove gli italiani non temono la concorrenza degli stranieri", aggiunge
Paolo Repetti, che per la casa editrice torinese cura con Severino Cesari
Stile libero. Questione di qualità e quantità, come racconta
ancora Turchetta: "Il dato più interessante è il meticciato
in corso. Cadono le barriere tra i generi: sia nelle case editrici, sempre
più aperte al noir, che negli autori, ma anche tra il pubblico e
i critici. Dopo un periodo di crisi è un nuovo, importante sdoganamento
del giallo, che ora ha ritrovato il suo posto naturale e prestigioso dentro
la letteratura in senso classico". A riportare fuori dal ghetto il noir
sono due fattori legati e indipendenti: il valore degli scrittori e le
caratteristiche comuni dei loro libri. E' l'altro filo che tiene assieme
tutti i nuovi autori: "Scriviamo meglio degli altri, con grande attenzione
alla forma", suggerisce infatti Lucarelli, che però dà più
importanza al secondo aspetto: "Noi raccontiamo la realtà, inventiamo
ma facciamo politica. Le nostre sembrano fiction ma sono reportage, inchieste
alternative. I libri di Carlotto sono romanzi, ma raccontano il Nordest
come se fossero trattati di sociologia. In un Paese pieno di domande senza
risposte troviamo un pubblico sempre più appassionato e numeroso".
Un pubblico che non si accontenta di comprare i romanzi, ma che vuole recitare
una parte attiva. Su Internet si materializzano i sogni degli appassionati,
che, nei siti dedicati ai gialli e al noir, propongono casi da raccontare,
segnalano misteri da risolvere, domande senza risposte. Nei forum,
trafficatissimi,
adesso c'è una storia che appassiona tutti: scrittori e lettori.
Si è svolta a Genova nel cuore dell'estate.
MASSIMO VINCENZI