Giornale di Sicilia, 24.11.2001
Camilleri: "Gli attacchi delegittimano i giudici"
Convegno MD. Lettera dello scrittore

Diretto, esplicito come il protagonista dei suoi romanzi, Andrea Camilleri, grande assente al convegno "La mafia fra tradizione e innovazione", organizzato da Magistratura Democratica, ci tiene a fare conoscere il suo pensiero. E, in una lettera, a cui affida i suoi saluti ai partecipanti al seminario, disertato per motivi di salute, parla di "attacchi delegittimatori alla magistratura da parte di rappresentanti del governo".
Il padre del commissario Montalbano non è incline alle mezze misure. "Mi si potrà obiettare - dice – che le parole non sono pallottole. Io credo che lo siano. E credo che la mafia abbia sensibilissime antenne pronte a captare ogni calo di interesse nei suoi confronti". Camilleri parla di "semafori verdi aperti davanti alla mafia" e fa riferimento alla nuova legge sulle rogatorie, l'abolizione delle scorte, il progetto di separazione delle carriere dei magistrati. "Un pacchetto regalo - aggiunge - posto ai piedi dell'albero di Natale di Cosa nostra".
Un saluto breve che interrompe per pochi minuti i lavori di un convegno a più voci. Di mafia parlano in tanti. Storici, sociologi, magistrati. Come Salvatore Lupo, docente di Storia moderna all'Università di Palermo. L'analisi impietosa di "una società che - dice Lupo - ha bisogno della mafia delle sue regole". "Settori delle istituzioni, dell'imprenditoria e finanche della società civile - aggiunge - sono tentati di mutuare certi sistemi mafiosi, avvertono l'esigenza di prendere in prestito i sistemi di mediazione di Cosa nostra".
Pensieri che ricorrono nella relazione del sociologo Rocco Sciarrone. Un intervento, il suo, che vuole essere un invito a tenere distinte le posizioni degli operatori economici che subiscono il giogo mafioso da quelle di chi si muove nella palude della contiguità. "Attenti a dire che in Sicilia chi vuole lavorare è costretto a certi compromessi - dice Sciarrone - le conseguenze delle affermazioni contenute in alcune sentenze non fanno che isolare chi con la mafia ha deciso di non convivere".

Lara Sirignano