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Impazza l'ormai infaticabile e incontinente Camilleri, che però
primeggia con quel Re di Girgenti cui lavorava da anni e riconosciuto
come il suo capolavoro. Seguito a ruota da Benni: che se nelle classifiche
ci finisce comunque sempre, qualunque cosa scriva (è accaduto anche
coi due orribili Elianto e Spiriti), ora ci sta meritoriamente
perchè Saltatempo è senza dubbio un testo che (sorprendentemente,
considerati i precedenti) ha restituito la fresca vena d'un autore che
s'era perso.
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E penso anche a Stile libero (Einaudi) che, pur nella discontinuità
e talora nella follia delle scelte, ha affiancato a Nove e Ammaniti un
Dazieri che però deve ancor rifinirsi (lo ricordo anche come esempio
della ricca linea dell'investigazione all'italiana, che ha prodotto quest'anno
romanzi di Carlotto, del troppo prolifico e non sempre limato Lucarelli,
di Fois, Daniele Genova, dell'assodato binomio Guccini-Macchiavelli però
in flessione e del nuovo promettente binomio Colaprico-Valpreda).
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Ermanno Paccagnini