Corriere della sera, 22.12.2001
TENDENZE Esce l’edizione 2002 di «Tirature», che contiene una sorpresa: i nostri autori stanno imparando a conquistare un pubblico sempre più vasto
Il libro europeo sconfigge il bestseller americano
Spinazzola: «Il successo di Camilleri, Pontiggia e Tabucchi insegna che siamo meno provinciali»

Vittorio Spinazzola, due volumi che escono contemporaneamente il 15 gennaio: il tradizionale appuntamento con Tirature, ossia il bilancio dell’anno editoriale trascorso (che dal 1992 esce a sua cura) e una raccolta di saggi, La modernità letteraria, dove l’Università Statale di Milano ha voluto dar conto, in occasione dei suoi settant’anni, di una lunga militanza scientifica al servizio della letteratura. Cogliendo un tratto piuttosto raro e che gli è peculiare, l’impegno nell’interpretazione delle dinamiche di sviluppo della letteratura italiana, la lettura incrociata dei due testi di Spinazzola offre l’opportunità di fare con lui un bilancio. Com’è riportato in «Tirature 2002», il romanzo d’intrattenimento nordamericano è in declino. Fra i dieci libri più letti quest’anno c’è una netta prevalenza europea, c’è il romanzo di un autore sudamericano, quello di un brasiliano e ben quattro libri italiani. Risponde a un cambiamento d’orizzonte negli interessi dei lettori?
«Per anni il numero degli scrittori americani attenti a un dialogo con il pubblico medio, non ha trovato paragoni altrove. Il genio letterario italiano era troppo rinchiuso in una posizione elitaria, scriveva sostanzialmente per lettori laureati in lettere. Questo ci ha reso dipendenti, prima dalla Francia, poi dagli Stati Uniti. Ora, fatto salvo il diritto alla varietà, il novero degli autori che vuol instaurare un rapporto anche con il pubblico "né colto, né incolto" sembra allargarsi. Più in generale, la scarsa presenza di americani in classifica, significa che il lettore italiano si sta sprovincializzando. È in una fase di crescita culturale che comporta pluralità di gusti, moltiplicazione di interessi e, soprattutto, curiosità. La globalizzazione esiste anche in letteratura».
Fra gli affermati e già noti autori italiani di bestseller, resta ancora da analizzare a quale domanda estetica rispondano i libri di Camilleri. Questo è stato, inoltre, l’anno di due fenomeni diversi e singolari: lo straordinario successo di Pontiggia e l’inaspettata dodicesima posizione nella Top Ten di un romanzo raffinato come quello di Tabucchi.
«Camilleri ha compiuto un’operazione insolita e coraggiosa: di fronte alla pervasività dell’anglo-italiano ha scelto il dialetto siciliano, riuscendo a farlo digerire grazie alla vena comica. Inventando il commissario Montalbano, ha creato un personaggio memorabile, capace di imprimersi nella memoria dei lettori e di catalizzare l’interesse del pubblico, facendogli accogliere un linguaggio tutt’altro che accessibile. Camilleri significa anche la riscoperta dell’Italia, in quel suo aspetto tipico che è il mito della sicilianità, assolutamente costitutivo dell’unità nazionale. Pontiggia, che ha scritto un libro di impianto tematico difficile - il rapporto fra un padre e il figlio handicappato - adottando un linguaggio accessibile, senza mai cadere nel patetico, è riuscito a far riflettere un pubblico vasto, perché lo ha emozionato. L’emozione è ciò che il lettore chiede in primis alla narrativa. Con Nati due volte, Pontiggia ha anche dimostrato come non sia vero che per vendere molto sia necessario ricorrere alla facile ripetizione di modelli scontati. Quello di Tabucchi è stato un effetto traino. Ha richiamato l’interesse di chi ha amato Sostiene Pereira, romanzo di grande impatto tematico, drammatico-patetico, per la precisione. Basti pensare all’opposizione alla dittatura. Per giunta, Tabucchi aveva creato un meccanismo di immedesimazione del lettore con il protagonista: non un eroe vero e proprio ma un rappresentante della medietà che con sua sorpresa scopre dentro di sé tratti di eroismo.
In «La modernità letteraria» lei sostiene l’importanza del ruolo svolto dai giornalisti-scrittori - Biagi, Bocca, Montanelli e altri - nell’instaurare un dialogo con lettori che altrimenti non avrebbero trovato libri adatti ai loro gusti, che non avrebbero proprio letto, forse. Il saggio di Veltri e Travaglio su Berlusconi, ossia il libro che conta più settimane di presenza nella Top Ten dell’anno e il nuovo, richiestissimo libro di Oriana Fallaci, svolgono la stessa funzione?
«Non esattamente. Pur con scritture differenti: un ardore polemico fin eccessivo nel primo, l’indubbia competenza linguistica del secondo, entrambi i testi suffragano opinioni che il lettore aveva già. Rispondono, insomma, sia pur da orientamenti opposti, a una medesima esigenza: il bisogno di conferme, che è soddisfatto con un’offerta di idee già confezionate, da prendere o lasciare».
Secondo la sua analisi, i giornalisti-scrittori hanno colmato un bisogno di narratività, negato ai lettori dagli autori italiani, troppo raffinati per il vasto pubblico. Ora sembra emergere per la prima volta un’esigenza di narratività diffusa fra gli scrittori veri e propri, soprattutto i «giovani». Esigenza che porta molti nomi: da Brizzi a Fois, da Culicchia a Carlotto, da Nove ai Luther Blisset, per fare qualche esempio. Esigenza che quest’anno, si pensi ad Ammaniti e Lucarelli, è stata premiata anche dalle vendite. Siamo a una svolta?
« Sì, siamo a una svolta. Emerge fra i cosiddetti giovani la voglia di raccontare storie. Il romanzo in Italia ha davvero preso piede soltanto nella seconda metà del Novecento, con un ritardo secolare rispetto alle altre nazioni. Per questo la svolta arriva soltanto ora. Tornano anche e finalmente i generi. Pensiamo al noir, che di fatto è la drammatizzazione del rapporto fra l’individuo e l’esigenza di giustizia sociale. Prima l’avventura in Italia era sostanzialmente sentimentale. Ora molti autori usano questo genere. È un modo dell’avventura che ci è diventato consueto, ma dimentichiamo che in Italia è attecchito soltanto da pochi decenni. E non è un caso, corrisponde al raggiungimento di una sensibilità e di una partecipazione ai problemi della giustizia e dell’etica che fino a poco tempo fa non esisteva. La gente non aveva fiducia nelle istituzioni. Pensateci: se il sentire popolare fosse stato quello odierno, I promessi sposi sarebbero un romanzo poliziesco».
I libri: «Tirature 2002» a cura di Vittorio Spinazzola, Il Saggiatore / Fondazione Mondadori, pagine 320, lire 35.000, euro 18,20. «La modernità letteraria» di Vittorio Spinazzola, Il Saggiatore / Fondazione Mondadori, pagine 560, lire 49.961, euro 25,80
Cinzia Fiori