Vittorio Spinazzola, due volumi che escono contemporaneamente il 15
gennaio: il tradizionale appuntamento con Tirature, ossia il bilancio dell’anno
editoriale trascorso (che dal 1992 esce a sua cura) e una raccolta di saggi,
La modernità letteraria, dove l’Università Statale di Milano
ha voluto dar conto, in occasione dei suoi settant’anni, di una lunga militanza
scientifica al servizio della letteratura. Cogliendo un tratto piuttosto
raro e che gli è peculiare, l’impegno nell’interpretazione delle
dinamiche di sviluppo della letteratura italiana, la lettura incrociata
dei due testi di Spinazzola offre l’opportunità di fare con lui
un bilancio. Com’è riportato in «Tirature 2002», il
romanzo d’intrattenimento nordamericano è in declino. Fra i dieci
libri più letti quest’anno c’è una netta prevalenza europea,
c’è il romanzo di un autore sudamericano, quello di un brasiliano
e ben quattro libri italiani. Risponde a un cambiamento d’orizzonte negli
interessi dei lettori?
«Per anni il numero degli scrittori americani attenti a un dialogo
con il pubblico medio, non ha trovato paragoni altrove. Il genio letterario
italiano era troppo rinchiuso in una posizione elitaria, scriveva sostanzialmente
per lettori laureati in lettere. Questo ci ha reso dipendenti, prima dalla
Francia, poi dagli Stati Uniti. Ora, fatto salvo il diritto alla varietà,
il novero degli autori che vuol instaurare un rapporto anche con il pubblico
"né colto, né incolto" sembra allargarsi. Più in generale,
la scarsa presenza di americani in classifica, significa che il lettore
italiano si sta sprovincializzando. È in una fase di crescita culturale
che comporta pluralità di gusti, moltiplicazione di interessi e,
soprattutto, curiosità. La globalizzazione esiste anche in letteratura».
Fra gli affermati e già noti autori italiani di bestseller,
resta ancora da analizzare a quale domanda estetica rispondano i libri
di Camilleri. Questo è stato, inoltre, l’anno di due fenomeni diversi
e singolari: lo straordinario successo di Pontiggia e l’inaspettata dodicesima
posizione nella Top Ten di un romanzo raffinato come quello di Tabucchi.
«Camilleri ha compiuto un’operazione insolita e coraggiosa: di
fronte alla pervasività dell’anglo-italiano ha scelto il dialetto
siciliano, riuscendo a farlo digerire grazie alla vena comica. Inventando
il commissario Montalbano, ha creato un personaggio memorabile, capace
di imprimersi nella memoria dei lettori e di catalizzare l’interesse del
pubblico, facendogli accogliere un linguaggio tutt’altro che accessibile.
Camilleri significa anche la riscoperta dell’Italia, in quel suo aspetto
tipico che è il mito della sicilianità, assolutamente costitutivo
dell’unità nazionale. Pontiggia, che ha scritto un libro di impianto
tematico difficile - il rapporto fra un padre e il figlio handicappato
- adottando un linguaggio accessibile, senza mai cadere nel patetico, è
riuscito a far riflettere un pubblico vasto, perché lo ha emozionato.
L’emozione è ciò che il lettore chiede in primis alla narrativa.
Con Nati due volte, Pontiggia ha anche dimostrato come non sia vero che
per vendere molto sia necessario ricorrere alla facile ripetizione di modelli
scontati. Quello di Tabucchi è stato un effetto traino. Ha richiamato
l’interesse di chi ha amato Sostiene Pereira, romanzo di grande impatto
tematico, drammatico-patetico, per la precisione. Basti pensare all’opposizione
alla dittatura. Per giunta, Tabucchi aveva creato un meccanismo di immedesimazione
del lettore con il protagonista: non un eroe vero e proprio ma un rappresentante
della medietà che con sua sorpresa scopre dentro di sé tratti
di eroismo.
In «La modernità letteraria» lei sostiene l’importanza
del ruolo svolto dai giornalisti-scrittori - Biagi, Bocca, Montanelli e
altri - nell’instaurare un dialogo con lettori che altrimenti non avrebbero
trovato libri adatti ai loro gusti, che non avrebbero proprio letto, forse.
Il saggio di Veltri e Travaglio su Berlusconi, ossia il libro che conta
più settimane di presenza nella Top Ten dell’anno e il nuovo, richiestissimo
libro di Oriana Fallaci, svolgono la stessa funzione?
«Non esattamente. Pur con scritture differenti: un ardore polemico
fin eccessivo nel primo, l’indubbia competenza linguistica del secondo,
entrambi i testi suffragano opinioni che il lettore aveva già. Rispondono,
insomma, sia pur da orientamenti opposti, a una medesima esigenza: il bisogno
di conferme, che è soddisfatto con un’offerta di idee già
confezionate, da prendere o lasciare».
Secondo la sua analisi, i giornalisti-scrittori hanno colmato un bisogno
di narratività, negato ai lettori dagli autori italiani, troppo
raffinati per il vasto pubblico. Ora sembra emergere per la prima volta
un’esigenza di narratività diffusa fra gli scrittori veri e propri,
soprattutto i «giovani». Esigenza che porta molti nomi: da
Brizzi a Fois, da Culicchia a Carlotto, da Nove ai Luther Blisset, per
fare qualche esempio. Esigenza che quest’anno, si pensi ad Ammaniti e Lucarelli,
è stata premiata anche dalle vendite. Siamo a una svolta?
« Sì, siamo a una svolta. Emerge fra i cosiddetti giovani
la voglia di raccontare storie. Il romanzo in Italia ha davvero preso piede
soltanto nella seconda metà del Novecento, con un ritardo secolare
rispetto alle altre nazioni. Per questo la svolta arriva soltanto ora.
Tornano anche e finalmente i generi. Pensiamo al noir, che di fatto è
la drammatizzazione del rapporto fra l’individuo e l’esigenza di giustizia
sociale. Prima l’avventura in Italia era sostanzialmente sentimentale.
Ora molti autori usano questo genere. È un modo dell’avventura che
ci è diventato consueto, ma dimentichiamo che in Italia è
attecchito soltanto da pochi decenni. E non è un caso, corrisponde
al raggiungimento di una sensibilità e di una partecipazione ai
problemi della giustizia e dell’etica che fino a poco tempo fa non esisteva.
La gente non aveva fiducia nelle istituzioni. Pensateci: se il sentire
popolare fosse stato quello odierno, I promessi sposi sarebbero un romanzo
poliziesco».
I libri: «Tirature 2002» a cura di Vittorio Spinazzola,
Il Saggiatore / Fondazione Mondadori, pagine 320, lire 35.000, euro 18,20.
«La modernità letteraria» di Vittorio Spinazzola, Il
Saggiatore / Fondazione Mondadori, pagine 560, lire 49.961, euro 25,80
Cinzia Fiori