La Repubblica, ed. di Roma, 18.12.2001
Dieci incontri felici fatti d'arte e poesia
In mostra da questa sera alla Casa delle Letterature: un esperimento che incrocia l'immagine e la scrittura
FRANCESCA GIULIANI

Nuvole, isole, cipressi puntuti per Enzo Cucchi. Sogno, ragazza e memorie di un incontro per Erri De Luca. E poi ancora: mondo, corpo, ferro di cavallo per Luigi Ontani. E invece luce, palazzi, vicoli per Andrea Camilleri. Non c'è quasi mai omogeneità formale negli accostamenti che costituiscono la galleria delle «Notti romane», in cui per dieci volte un artista è fonte di ispirazione per il racconto breve di uno scrittore. Ma c'è sempre la ricchezza di un incontro nuovo che, mescolando generi, dà vita a piacevoli vibrations. Così, da questa sera, la Casa delle Letterature di piazza dell'Orologio 3 (inaugurazione oggi alle 18) ospita per il secondo anno e fino al 19 gennaio un'iniziativa curata da "Repubblica" con l'assessorato alle Politiche culturali. Il metodo suggerito è una sorta di "didascalizzazione" di un'immagine data. Un esperimento che, dopo il successo dello scorso anno, in cui artisti letterari e figurativi parlarono d'amore, si ripete sul tema altrettanto classico delle "Notti romane", seguito della serie di racconti illustrati pubblicati la scorsa estate sul medesimo tema.
E s'incontra un corpus letterario accostato da una galleria d'immagini inedite. Dove Vettor Pisani presenta un lavoro digitale che incrocia un dipinto famoso come l'Isola dei morti di Böcklin con i suoi Edipo e Sfinge, accostato da un testo breve di Aurelio Picca: «Il legno raggiunge un vialetto di ghiaia, poi mi dà un bacetto feroce, come sempre. Ora la sua testolina riposa in pace». Salvatori, invece, porta un Abbraccio klimtiano accostato ad un testo di Edoardo Albinati: «Arriva un momento nella vita dell'eroe in cui egli piange la morte del suo amore…». Altri scrittori scelgono una via più strettamente didascalica. È il caso di Vincenzo Cerami che descrivendo la pittura di Fabio Mauri, la interpreta: «Un marchingegno tecnologico nel nulla…». E anche di Carlo Lucarelli che racconta Stefano Di Stasio: «Sognò un arcobaleno nero. E anche un uomo, che gli parlava». E nel lasciar correre gli occhi tra le parole e l'immagine, la risultante è un avvalorare i due sensi espressi, una favola raddoppiata.
Sconfina, viceversa, nel lirico, la forma scelta dalle due donne scrittrici. Elena Stancanelli chiosa quattro lavori su carta di Alfredo Pirri, «questi sono acquerelli/minime acque grigie che scivolano malgrado il pennello/sul ghiaccio grigliame». Romana Petri offre una digressione sul lavoro di Felice Levini "Progetto per una melodia della morte": «Usmatelo questo fetore di morte, conservatelo nell'olfattivo senso…». Un componimento gelido di Fulvio Abbat e va insieme alla figuretta femminile dipinta da Paola Gandolfi. Infine, Marco Lodoli parla del lavoro rotondo di Marco Tirelli. Accostamenti poetici, pittorici, sperimentalissimi. Arte, comunque sia.