Nuvole, isole, cipressi puntuti per Enzo Cucchi. Sogno, ragazza e memorie
di un incontro per Erri De Luca. E poi ancora: mondo, corpo, ferro di cavallo
per Luigi Ontani. E invece luce, palazzi, vicoli per Andrea Camilleri.
Non c'è quasi mai omogeneità formale negli accostamenti che
costituiscono la galleria delle «Notti romane», in cui per
dieci volte un artista è fonte di ispirazione per il racconto breve
di uno scrittore. Ma c'è sempre la ricchezza di un incontro nuovo
che, mescolando generi, dà vita a piacevoli vibrations. Così,
da questa sera, la Casa delle Letterature di piazza dell'Orologio 3 (inaugurazione
oggi alle 18) ospita per il secondo anno e fino al 19 gennaio un'iniziativa
curata da "Repubblica" con l'assessorato alle Politiche culturali. Il metodo
suggerito è una sorta di "didascalizzazione" di un'immagine data.
Un esperimento che, dopo il successo dello scorso anno, in cui artisti
letterari e figurativi parlarono d'amore, si ripete sul tema altrettanto
classico delle "Notti romane", seguito della serie di racconti illustrati
pubblicati la scorsa estate sul medesimo tema.
E s'incontra un corpus letterario accostato da una galleria d'immagini
inedite. Dove Vettor Pisani presenta un lavoro digitale che incrocia un
dipinto famoso come l'Isola dei morti di Böcklin con i suoi Edipo
e Sfinge, accostato da un testo breve di Aurelio Picca: «Il legno
raggiunge un vialetto di ghiaia, poi mi dà un bacetto feroce, come
sempre. Ora la sua testolina riposa in pace». Salvatori, invece,
porta un Abbraccio klimtiano accostato ad un testo di Edoardo Albinati:
«Arriva un momento nella vita dell'eroe in cui egli piange la morte
del suo amore…». Altri scrittori scelgono una via più strettamente
didascalica. È il caso di Vincenzo Cerami che descrivendo la pittura
di Fabio Mauri, la interpreta: «Un marchingegno tecnologico nel nulla…».
E anche di Carlo Lucarelli che racconta Stefano Di Stasio: «Sognò
un arcobaleno nero. E anche un uomo, che gli parlava». E nel lasciar
correre gli occhi tra le parole e l'immagine, la risultante è un
avvalorare i due sensi espressi, una favola raddoppiata.
Sconfina, viceversa, nel lirico, la forma scelta dalle due donne scrittrici.
Elena Stancanelli chiosa quattro lavori su carta di Alfredo Pirri, «questi
sono acquerelli/minime acque grigie che scivolano malgrado il pennello/sul
ghiaccio grigliame». Romana Petri offre una digressione sul lavoro
di Felice Levini "Progetto per una melodia della morte": «Usmatelo
questo fetore di morte, conservatelo nell'olfattivo senso…». Un componimento
gelido di Fulvio Abbat e va insieme alla figuretta femminile dipinta da
Paola Gandolfi. Infine, Marco Lodoli parla del lavoro rotondo di Marco
Tirelli. Accostamenti poetici, pittorici, sperimentalissimi. Arte, comunque
sia.