Il Centro 16.05.2001

«Montalbano più solare, un po' capocchione»

Luca Zingaretti è il nuovo commissario della tv italiana, dopo l'ineguagliabile Gino Cervi con il Maigret degli anni Sessanta. L'attore romano incarna alla perfezione l'atipico poliziotto creato dalla penna di Andrea Camilleri. Stasera, su Raidue, andrà in onda «Tocco d'artista». Il secondo episodio del 2001 delle storie del commissario Montalbano chiude «l'offerta» televisiva annuale. Zingaretti ha chiesto e ottenuto di non superare i due film all'anno: si è iniziato nel 1999 con «Il ladro di merendine» e «La voce del violino»; l'anno scorso è stata la volta di «Il cane di terracotta» e «La forma dell'acqua», quest'anno è già andato in onda «La gita a Tindari». L'attore, che ha da poco concluso le riprese di «Il coraggio di un uomo giusto» (regia di Alberto Negrini), la storia di Giorgio Perlasca che durante la guerra salvò dalla morte molti ebrei, ha accettato di rilasciare la breve intervista che segue al Centro. Intanto è ovvio parlare del nuovo Montalbano. «Credo siano due film più solari», spiega al telefono Luca Zingaretti, «Sono un po' più vicini al Montalbano allegro, un po' capocchione, perché i racconti lo permettono». Camilleri, dopo aver scritto «La gita a Tindari» ha detto che è stato influenzato dalla sua interpretazione televisiva. «Camilleri è una persona molto gentile», si schernisce Zingaretti che è molto timido fuori dal set o dai palcoscenici, «diciamo che lui ha creato un personaggio strepitoso, io sono riuscito ad adeguarmi. La cosa che più mi fa piacere è che sia rimasto soddisfatto della mia interpretazione». Il commissario Montalbano deve molto al Maigret di Simenon (a cui Camilleri lavorò come produttore per la Rai nella versione televisiva). E lei si sente il nuovo Gino Cervi? «No, no, non mi sento affatto, il nuovo Gino Cervi. Non mi riconosco in questo accostamento. Ma, devo dire, la gente non mi riconosce più come Montalbano, ma proprio come Zingaretti, e la cosa, ovviamente, mi fa molto piacere». La tv ha mandato in onda, tra il Montalbano del 2000 e quello di quest'anno, «Il furto del tesoro», sempre con la regia di Sironi. Una fiction che non è andata molto bene. «Il problema è che le fiction brutte vanno male, le fiction belle vanno bene. Poi ci sono delle eccezioni. "Il furto del tesoro" ritengo che meritasse un po' più di fortuna». So che conosce l'Abruzzo, cosa le piace di più? «Tante cose, ma soprattutto la natura, che è strepitosa, e, in certi posti è ancora incontaminata».

Paolo Di Vincenzo