Corriere della sera 26.06.2001
IL POLO SUD DEL CAVALIERE

Adesso che anche alle Regionali ha stravinto il centrodestra, si può dire che in Sicilia non c’è altro che il Polo, che Berlusconi è come la colata lavica, paragonabile solo alla dominazione di Ruggero II. Già alle politiche, infatti, neppure un collegio era andato al centrosinistra: 61 a 0. E, delle nove città dell’isola, solo a Caltanissetta è rimasto un sindaco dell’Ulivo. Ieri, infine, l’anonimo Totò Cuffaro ha umiliato il carismatico Leoluca Orlando, ultima sconfitta di quei sindaci che sembravano statisti in panchina, i supermen dell’epoca maggioritaria. E invece, da Bianco a Cacciari e da Rutelli a Orlando, hanno raccolto solo kriptonite, e quanto più in alto si erano alzati tanto più in basso sono caduti. Ma bisogna aggiungere che maledettamente somiglia allo stereotipo del politico «di spesa» questo Cuffaro che maneggerà decine di migliaia di miliardi. Pittoresco ribaltonista, che ha cambiato tre maggioranze e quattro governi, è un notabile da centomila voti, prodigo di regalini e bottiglie di Marsala; e se riceve Bruno Vespa lo va a prendere all’aeroporto; instancabile baciatore di guance, lo chiamano «Totò vasa-vasa». Ieri in tv, grondando soddisfatto sudore, il paffuto Cuffaro ci ha propinato tanti caldi strafalcioni perché non ci sono più «allibbi per lo sviluppo autogeno» della Sicilia. Di sicuro è un politico preberlusconiano. Eppure sabato scorso, un fortuito scontro tra Bossi e Stefania Prestigiacomo aveva riproposto, a parti invertite, l’eterno conflitto tra ministri nordisti e sudisti. Per la prima volta, infatti, il rude Masaniello che si esprime in un italiano strampalato rappresentava il Nord; mentre per il Sud parlava l’aggraziata imprenditrice che mai ha trafficato con gli appalti. La Prestigiacomo, inoltre, viene da quella Siracusa che è, con Ragusa, la «Padania» di Sicilia, la sua «terza via», la sua migliore cultura industriale, il barocco più dolce (che dovrebbe ora accendere il sottosegretario Sgarbi), la campagna più ricca, con la geometria cartesiana dei muretti a secco e il fantastico mare, è il dramma antico e il piacere del vivere. Ed è certamente prebossiano il suo conflitto con «Roma ladrona». Risale infatti ad Archimede, a quell’«invento speculo naves romanas incendit» che è un monito per Bossi perché gli insegna che Roma si batte con gli ingegneri e non con la mucca Ercolina e gli elmi celtici. Ma ecco che alla ignara Prestigiacomo di Siracusa ora si sovrappone questo Cuffaro di Raffadali (Agrigento), e il Sud rischia di rilegittimare Bossi. Perciò bisogna capire come mai la «rivoluzione» berlusconiana abbia a Milano la faccia di Albertini e a Palermo quella di Cuffaro; e quale sia il Sud del futuro, se quello della Prestigiacomo e di Antonio Martino o quello dei Cuffaro. Va tuttavia respinta l’idea che a perdere le elezioni siano stati i migliori. Il voto, sbilanciato sino al grottesco, è infatti una rivolta contro la convinzione che la Sicilia sia il luogo deputato di ogni ignominia; contro l’ideologia che non vuole il Ponte perché sarebbe un regalo alla mafia; contro la certezza che un imprenditore a Milano crea ricchezza e in Sicilia la sottrae; contro la maleducazione stradale che è indisciplina a Milano e delinquenza a Palermo. E’ stato un voto eccessivo contro gli eccessi politici della Procura, e contro la letteratura masochista, alla Camilleri, che per divertire il mondo oltraggia la Sicilia. Una rivolta insomma contro l’idea che la Sicilia sia l’Inferno, e che i suoi soli abitanti possibili siano i personaggi tragici: o mafiosi come Provenzano o eroi come Falcone. Vogliosa di normalità, la gente siciliana è come schizzata fuori da una fessura e ha detto no alla tragedia. Ieri ha vinto il turgore della commedia di Cuffaro piuttosto che l’etica liberale di Martino. Vedremo chi alla lunga prevarrà tra Raffadali e Siracusa, tra Ferraù e Bradamante, tra Cuffaro e la Prestigiacomo.
di FRANCESCO MERLO