La Repubblica 03.11.2001

"Il mio alter ego Salvo oggi non ha più segreti"
"Mi piace perché usa la testa, non la pistola"

MARINA DI RAGUSA - «Nel ‘68 il futuro commissario, che aveva diciotto anni, fece scrupolosamente tutto quello che c'era da fare per un picciotto della sua età: manifestò, occupò, proclamò, scopò, spinellò, s'azzuffò», scrive Camilleri del suo personaggio. Luca Zingaretti nel ‘68 era un bambino, ma da quando è apparso in tv per tutti è Salvo Montalbano, più vero dell'originale, tanto che lo scrittore scrive pensando a lui. «Per quanto mi riguarda» racconta l'attore «ormai nel personaggio mi sento talmente a mio agio, che forse l'unico rischio è quello di farmelo calzare addosso talmente bene, che poi diventa difficile inventare qualcosa di nuovo. Quando sono sul set la sensazione è quella di mettersi un giaccone comodo. Invece Montalbano deve mantenere intatta la tensione morale, continuare a sorprenderci». Lo ha fatto nella "Gita a Tindari", quando per la prima volta, da uomo di giustizia, ha rischiato di trasformarsi in giustiziere. «Ma in quel caso c'era di mezzo un caso di pedofilia, e ci sono cose che Montalbano non può proprio sopportare: stupisce anche i suoi uomini quando lo trovano con la pistola in pugno, perché la forza di questo commissario sta tutta nel ragionamento». 

SILVIA FUMAROLA