"Vi è una frase che mi provoca una profonda amarezza: ve l'avevo
detto io, perché me l’aspettavo. Il solo pensarla mi induce una
sensazione di profonda tristezza. Dopo la sconfitta elettorale in Sicilia
è la percezione che mi è subito affiorata nella mente”.
Con questa immagine il celebre scrittore siciliano Andrea Camilleri
racconta a “L’Unità” lo stato d’animo che ha provato venendo a conoscenza
dei risultati in Sicilia alle recenti amministrative, che hanno segnato
il trionfo del Polo delle libertà nella sua isola. Camilleri parla
di débacle del centro-sinistra, anzi di vero e proprio “decadimento”.
Con l’ironia sottile e intelligente che p la vera chiave di lettura dei
suoi romanzi, afferma “il re è nudo”, ed “i politici dell’Ulivo
stentano ad accorgersene”.
Non è facile spiegare quello che è accaduto in Sicilia.
Tre sconfitte consecutive, alle nazionali, alle regionali ed alle comunali.
Sconfitte nette per il centro-sinistra. Dove è finito il vasto consenso
tributato a Leoluca Orlando a Palermo nel ’97? Ed il consenso agli altri
sindaci?
“Sono venute a mancare le figure carismatiche, e le illusioni del centro-sinistra
si sono rivelate per quel che sono: pie illusioni. Il vasto consenso che
veniva tributato a Leoluca Orlando a Palermo, lo si è scambiato
per un’adesione alla sinistra. Stessa cosa per gli altri sindaci siciliani
del centro-sinistra. Un errore clamoroso. Ed ora ne vediamo le conseguenze”.
Ma come si può precipitare a Palermo dal 60 al 23%?
“Come si può perdere in Sicilia 61 a 0. Come si possono perdere
tre elezioni consecutive? Diciamolo chiaro, il consenso ai sindaci era
plebiscitario, era conferito ai singoli individui non alla coalizione di
centro-sinistra. In Sicilia, così come in Italia, le figure carismatiche
hanno sempre avuto grande fortuna, dalle mie parti si diceva e si dice,
innu
u dissi per evidenziare l’importanza e l’attendibilità di una
persona. Una sorta di ipse dixit, lui l’ha detto, che non ammette
repliche. E’ un segno di profonda insicurezza degli italiani, che li porta
ad amare personalità forti, la Sicilia non ha voluto essere da meno.
Ironia a parte, lo dico da non politico, le radici del disastro elettorale
in Sicilia hanno diverse spiegazioni: la sirena ammaliatrice dell’uomo
forte è uno dei vari aspetti di un fenomeno più complesso”.
Quali sono gli altri aspetti?
“Soffermiamoci sul caso emblematico di Palermo. Orlando aveva un vasto
consenso, ma non unitario. Le recenti elezioni hanno dimostrato che questo
consenso non derivava dalla cultura politica di sinistra. Orlando era un
bel mantello colorato, venuto meno il quale, il re è apparso nella
sua nudità. L’errore è stato credere che il mantello potesse
servire da vestito. Il re aveva invece le vesti lacere, che cadevano a
pezzi. In questa "“favola politica" o tragicommedia, la sinistra ha vestito
i panni di Arlecchino, con le aggiunte e gli attoppi delle varie Margherite.
Fino ad un certo punto è andata bene, poi è arrivato un altro
vestito, e il corso delle cose è cambiato”.
Fuor di metafora…
“Ma insomma, le radici della crisi partono da lontano. La sinistra
in Sicilia non ha più consenso, si è affidata ai sindaci,
con risultati che adesso appaiono in tutta la loro gravità. E non
che i segnali non vi fossero stati. Il 61 a zero aveva mostrato chiaramente
che il Mammuth a Jurassic Park si era risvegliato. Alle elezioni nazionali
in Sicilia non ha vinto solo Berlusconi, ha vinto la democrazia cristiana.
La balena bianca ha permesso al Polo quella vittoria schiacciante, ma la
snistra cosa ha fatto? E’ rimasta a guardare. Alle regionali i segnali
di rinascita democristiana sono stati ancora più chiari, ma non
vi è stata da parte del centro-sinistra nessuna risposta politica,
nessuna efficace strategia di contrasto è stata proposta. Alle amministrative
in Sicilia, ho appreso dal vostro giornale, che vi sono aree dove gli ex
dc (CCD-CDU e D’Antoni) hanno più consensi di Forza Italia. Cosa
deve accadere, affinché la sinistra storica o l’Ulivo, percepiscano
questo mutamento delle cose, elaborino una loro strategia politica? Mistero”.
Clemente Mastella ha spiegato, che la crisi del centro ulivista
parte dalla caduta in Sicilia del governo guidato dal diessino Angelo Capodicasa,
quando l’irrigidimento della sinistra nei confronti di ex democristiani
che allora militavano nel centro-sinistra, portò alla crisi dell’Udeur
e di altri soggetti politici di centro. L’Udeur –spiega Mastella- perse
solo in Sicilia 60.000 voti.
“Mica ha tutti i torti. L’Ulivo ha mostrato di non avere in Sicilia
strategia politica. Il centro-sinistra soffre l’assenza di uomini e temi
propulsori. L’atteggiamento tenuto in queste ultime elezioni, dimostra
che non si è dato ascolto alle “lezioni” precedenti. Dopo aver perso
due elezioni consecutive tutte le forze politiche dell’Ulivo e della sinistra
dovevano fare di tutto per recuperare in Sicilia, dovevano impegnarsi al
massimo per dare un segnale di inversione di tendenza. Invece hanno sottovalutato
l’isola, che resta un laboratorio politico. E poi mi sa che i dirigenti
del centro-sinistra neanche coi numeri ci capiscono molto. Se perdi 61
collegi in Sicilia, col sistema bipolare, diventano il doppio. Come fai
a recuperare? La battaglia nella nostra isola era fondamentale, ed in queste
ultime elezioni amministrative sono addirittura riusciti a far peggio.
Non so se Dio li voglia dementare per perdere”.
Vi è un problema Sud per il centro-sinistra?
“Ad eccezione di alcune aree, che continuando così le cose,
non so quanto resisteranno, il Sud rappresenta un vero problema per la
sinistra. Debbo dire che in questo decadimento della politica italiana,
il Sud presenta uniformità con il Nord. Diciamo che Berlusconi è
riuscito ad unificare l’Italia, nei suoi aspetti più deteriori.
Comunque spero che vengano individuate le responsabilità, che si
comprendano gli errori del passato, che si riesca a costruire una alternativa
valida a questo riaffiorare del vecchio potere, che si è unito alla
sirena ammaliatrice di Forza Italia. Non è facile, ma bisogna tentare,
i dirigenti ad alto livello devono impegnarsi al massimo. La Sicilia deve
diventare il luogo dove i leader nazionali devono essere più presenti,
devono avere il coraggio di scommettersi”.
Vi è un convitato di pietra quando si parla di Sicilia, la
mafia.
“Sfatiamo un mito. La mafia in Sicilia non controlla nemmeno due o
tre collegi, ha una percentuale piccolissima, esigua nell’isola. Storici
e politologi autorevoli di sinistra l’hanno scritto e dimostrato. E’ sempre
stato così. Il pericolo mafioso è nell’intreccio con gli
affari, il suo voler penetrare negli appalti e nelle opere pubbliche. Come
si evince dai miei romanzi, che alcuni critici considerano semplicisticamente
divertenti, il pericolo è la mafia dei colletti bianchi, un potere
sottile che tenta di penetrare nei gangli della vita economica, nei grandi
affari. La nuova mafia ha dimensioni globali, usa le tecnologie più
sofisticate. Il controllo della mafia sulle elezioni è un pregiudizio
in negativo, che denigra i siciliani. E’ uno stereotipo, una leggenda.
I siciliani hanno votato liberamente i sindaci del centro-sinistra, adesso
votano liberamente altri. Si devono capire le ragioni politiche di questo
mutamento, non sparare a zero contro gli isolani. Fare politica, vuol dire
costruire progetti non usare inutili stereotipi. Ragioniamo invece sul
fatto che in Sicilia non vi è stata una sconfitta, ma un disastro
di proporzioni politiche inaudite. Storici, sociologi, psicologi, economisti,
intellettuali, e politici devono riflettere su quello che è avvenuto,
capirlo e porvi rimedio. Altrimenti la sirena assordante del potere, continuerà
ad ammaliare i siciliani e gran parte dell’Italia”.
La Sicilia è uno specchio dell’Italia?
“In questo caso per fortuna è uno specchio deformante. In Italia
vi sono vaste aree, soprattutto al centro, dove la sinistra resiste. ma
non bisogna cullarsi sugli allori”.
Sulla rivista Meridiana lo storico Salvatore Lupo, in un saggio
su “Antipolitica”, ha scritto che la sinistra a Torino, Roma e Napoli ha
tenuto alle politiche ed ha vinto alla amministrative, perché aveva
un radicamento precedente la crisi della Prima Repubblica. Dove questo
radicamento non c’era come in Sicilia, i sindaci “hanno ceduto di schianto”,
“perché incapaci di sedimentare movimenti collettivi nuovi orientati
verso sinistra”. Condivide?
“Una analisi lucida e spietata che condivido appieno. E da analisi
come queste che bisogna ripartire. Se la sinistra in Sicilia non torna
ad essere presente nei quartieri popolari non ha futuro”.
Nell’isola vogliono fermare le ruspe per la demolizione delle case
abusive. Quanto influisce il partito degli abusivi?
“Ad Agrigento influisce, come ha colto in un suo commento Antonio Padellaro.
Pensi in provincia di Agrigento vi è un intero paese abusivo. E’
evidente, che vince il sindaco che promette di non toccare le case abusive”.
Abbiamo iniziato parlando della Sicilia e di Orlando. Adesso cosa
farà l’ex sindaco di Palermo?
“Guardi, non mi interessa, non l’ho mai visto come uno di sinistra.
Altri sindaci hanno mostrato coerenza, Orlando no”.
E per i siciliani quale futuro?
“Voglio essere ottimista. Rischiano di annegare, ma essendo isolani
abituati al mare, speriamo sappiano nuotare e salvarsi”.