«Figli identici e diversi che hanno come comune denominatore Mnemosine,
la Memoria, che a tutte le Muse è madre». Il riferimento è
a Pirandello, Sciascia e Camilleri, stretti in un vincolo di parentela
fraterna nella conclusione del libro di Simona Demontis nella sua indagine
sul caso Camilleri (I colori della letteratura, Rizzoli, pag. 296, lire
25.000). Un altissimo riconoscimentoper Camilleri che per la Demontis deve
il suo successo alla lingua e che ha il suo picco di originalità
ne Il birraio di Preston. L’ autrice - nata 42 anni fa a Cagliari, insegna
nelle scuole superiori - riconosce a Camilleri anche un profondo desiderio
di non ripetersi, di cambiare, di migliorarsi che forse solo nella produzione
del commissario Montalbano resta parzialmente insoddisfatta.
Desiderio e determinazione che fanno dell’autore uno scrittore fantasioso,
originale ma anche doppio: uno di consumo e un altro più incline
a un pubblico di elite. Il volume è attento, analitico, passa al
setaccio non solo gli scritti e le interviste ma anche le dichiarazioni
rilasciate pubblicamente (e perfino qualcuna più privata) dallo
scrittore siciliano. Anche se, proprio perchè così approfondita
nella conoscenza, così dettagliata nell'esame di lingua, narrazione,
modelli narrativi, personaggi, e così ampia da analizzare l’intera
figura dello scrittore, l’autrice appare troppo sbrigativa nel liquidarne
l’impegno politico che occupa una buona parte della sua produzione.
Non soltanto l’ ultima, ma anche la precedente: La mossa del cavallo
ad esempio, che all’analisi intelligente della Demontis non sarà
sfuggito. Se si prescinde da questa assenza, il libro si apre con lo studio
della lingua adoperata dallo scrittore: non «una forma dialettale
pura, ma in un’ibridazione che comprende spesso dei neologismi, ricavati
soprattutto da espressioni su calco dialettale, letteralmente miscelati
con l’italiano», o, come è scritto spesso, mescidati. Quel
dialetto che non è solo comunicazione locale, sentita più
propria che non l’italiano, ma è soprattutto «il codice interno
cui esso si riferisce e che è relativo alla situazione storico-sociale».
Così detto il successo di Camilleri è presto spiegato:
«Chi legge i suoi libri sente di partecipare a un mondo descritto
in un codice che è in grado di decrittare, ma con un margine di
errore che mantiene viva la curiosità». Da qui «la fama,
la celebrità e perchè no, la moda». La Demontis individua
anche gli autori ai quali Camilleri si è ispirato o che comunque
lo hanno influenzato: Leonardo Sciascia primo fra tutti, Luigi Pirandello,
Manuel Vazquez Montalban attraverso il suo Pepe Carvalho, George Simenon
con Maigret.
Mauretta Capuano