L'unione Sarda 29.09.2001
Il doppio volto di Camilleri
Un saggio di Simona Demontis

«Figli identici e diversi che hanno come comune denominatore Mnemosine, la Memoria, che a tutte le Muse è madre». Il riferimento è a Pirandello, Sciascia e Camilleri, stretti in un vincolo di parentela fraterna nella conclusione del libro di Simona Demontis nella sua indagine sul caso Camilleri (I colori della letteratura, Rizzoli, pag. 296, lire 25.000). Un altissimo riconoscimentoper Camilleri che per la Demontis deve il suo successo alla lingua e che ha il suo picco di originalità ne Il birraio di Preston. L’ autrice - nata 42 anni fa a Cagliari, insegna nelle scuole superiori - riconosce a Camilleri anche un profondo desiderio di non ripetersi, di cambiare, di migliorarsi che forse solo nella produzione del commissario Montalbano resta parzialmente insoddisfatta.
Desiderio e determinazione che fanno dell’autore uno scrittore fantasioso, originale ma anche doppio: uno di consumo e un altro più incline a un pubblico di elite. Il volume è attento, analitico, passa al setaccio non solo gli scritti e le interviste ma anche le dichiarazioni rilasciate pubblicamente (e perfino qualcuna più privata) dallo scrittore siciliano. Anche se, proprio perchè così approfondita nella conoscenza, così dettagliata nell'esame di lingua, narrazione, modelli narrativi, personaggi, e così ampia da analizzare l’intera figura dello scrittore, l’autrice appare troppo sbrigativa nel liquidarne l’impegno politico che occupa una buona parte della sua produzione.
Non soltanto l’ ultima, ma anche la precedente: La mossa del cavallo ad esempio, che all’analisi intelligente della Demontis non sarà sfuggito. Se si prescinde da questa assenza, il libro si apre con lo studio della lingua adoperata dallo scrittore: non «una forma dialettale pura, ma in un’ibridazione che comprende spesso dei neologismi, ricavati soprattutto da espressioni su calco dialettale, letteralmente miscelati con l’italiano», o, come è scritto spesso, mescidati. Quel dialetto che non è solo comunicazione locale, sentita più propria che non l’italiano, ma è soprattutto «il codice interno cui esso si riferisce e che è relativo alla situazione storico-sociale».
Così detto il successo di Camilleri è presto spiegato: «Chi legge i suoi libri sente di partecipare a un mondo descritto in un codice che è in grado di decrittare, ma con un margine di errore che mantiene viva la curiosità». Da qui «la fama, la celebrità e perchè no, la moda». La Demontis individua anche gli autori ai quali Camilleri si è  ispirato o che comunque lo hanno influenzato: Leonardo Sciascia primo fra tutti, Luigi Pirandello, Manuel Vazquez Montalban attraverso il suo Pepe Carvalho, George Simenon con Maigret.
Mauretta Capuano