Il Messaggero 10.07.2001
Tra Nasdaq e Mibtel torna Montalbano

TORNA il commissario Montalbano. Il sagace eroe di Andrea Camilleri, detective filantropo, questa volta sembra più brillante e insieme più maturo. Si porta appresso il gravame di tutte le inchieste trascorse, i cui echi risuonano come canzoni di nostalgia. L’esperienza ha aguzzato il suo fiuto, gli ha insegnato a non prendere di petto garbugli e persone, a fingere, sornionamente, di lasciar correre. A Vigàta, il paese fra mare e collina che concentra i sapori e gli umori dell’intera Sicilia, è arrivato un avventuriero della “finanza allegra", un truffatore. Suggestionati dai telegiornali, che ogni giorno trasmettono notizie sugli andamenti della Borsa (“Il Nasdaq, il Dow Jones, il Mibtel, la Minchiatel"), gli ingenui si sono lasciati turlupinare, gli hanno affidato i loro soldi. Ma il “mago" della finanziaria “Re Mida", spennati i polli, è svanito nel nulla. In Questura, qualcuno lo ritiene morto ammazzato, vittima di un mafioso vendicativo. L’ipotesi più probabile, tuttavia, appare quella di una fuga banale, col malloppo sottratto ai semplicioni. L’antefatto, nell’ultimo romanzo di Camilleri, si presenta come un caso anomalo - però affatto probabile -, in cui all’inizio, anziché un cadavere, risalta un losco traffico. Come di straforo, Montalbano vi si intrufola. Con disinvolta maestrìa, agisce per il bene comune. Egli cerca il suo pullover - un regalo di Livia -, che non ha mai indossato, forse per rimozione, forse per distrazione amorosa, e che, qua e là, compare e scompare. La suspense sale via via che questo capo d’abbigliamento “cangia" posto. E sarà proprio il pullover a condurci in faccia al male, a rivelarci l’orrore di un omicidio. L’odore della notte (Sellerio, 223 pagine, 18.000 lire) è un giallo scherzoso, un impasto ironico di enigmi e di limpidezze, dove l’impronta stilistica di Camilleri, un linguaggio scandito da espressioni attinte nel vivace dialetto della Sicilia, assume colori volutamente manieristici o barocchi. La struttura, conforme al canone del “poliziesco" e dunque basata sull’indagine, diviene il supporto di un allettante “divertissement". Come suggerisce l’autore nella Nota finale, “la mafia qui non c’entra per niente".