Il Manifesto, 19.6.2002
Toghe odiate o amate? Autonome
Per iniziativa di MicroMega, un'affollata platea discute a Roma lo sciopero dei giudici. «I magistrati sono sgraditi al potere»

ROMA. Il più lungo applauso se l'è beccato Giancarlo Caselli. Quando la sua canuta chioma è sgattaiolata sul palco, camicia aperta sul collo e mocassini, la platea si è alzata come un solo uomo. In realtà, la maggioranza erano donne, e parecchie giovani. Alla vigilia dello sciopero delle toghe, l'opinione pubblica ha dunque dimostrato un interesse di gran lunga maggiore di quanto i mass media in questo periodo sostengono. A vedere la platea dell'Ambra Jovinelli, si direbbe proprio che il distacco tra il paese reale e il paese virtuale si stia facendo ampio. Anche se nessuno nega che i giudici facciano ancora paura a tanti: troppo potenti, troppo cattivi, troppo lontani dai comuni mortali? Semplicemente «sgraditi», come ha detto il procuratore di Torino, Marcello Maddalena, e come del resto debbono essere. Né il giudice deve cercare il consenso, né deve essere gradito al potere.
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La parte del cittadino comune è stata interpretata benissimo da Andrea Camilleri. «Io non amo per niente i magistrati, anzi non mi sono proprio simpatici», ha detto lo scrittore siciliano. Ma, ricordando una celebre intervista a Leonardo Sciascia in cui si indicava come inizio del fascismo il momento in cui si attaccò l'indipendenza della magistratura, Camilleri ha dichiarato che, a ridurlo così, disposto persino ad appoggiare lo sciopero dei giudici, è stato il cavalier Berlusconi: «A questo punto, manifesto, e sono pronto a manifestare a fianco dei braccianti come degli infermieri, e anche dei magistrati». Per la mattina del 20, giorno dello sciopero, i magistrati romani hanno indetto un'assemblea aperta ai cittadini all'aula magna Occorsio di Piazzale Clodio, sede del tribunale penale. Iniziative analoghe sono state prese in tutte le grandi città italiane.
Daria Lucca