ROMA. Il più lungo applauso se l'è beccato Giancarlo Caselli.
Quando la sua canuta chioma è sgattaiolata sul palco, camicia aperta
sul collo e mocassini, la platea si è alzata come un solo uomo.
In realtà, la maggioranza erano donne, e parecchie giovani. Alla
vigilia dello sciopero delle toghe, l'opinione pubblica ha dunque dimostrato
un interesse di gran lunga maggiore di quanto i mass media in questo periodo
sostengono. A vedere la platea dell'Ambra Jovinelli, si direbbe proprio
che il distacco tra il paese reale e il paese virtuale si stia facendo
ampio. Anche se nessuno nega che i giudici facciano ancora paura a tanti:
troppo potenti, troppo cattivi, troppo lontani dai comuni mortali? Semplicemente
«sgraditi», come ha detto il procuratore di Torino, Marcello
Maddalena, e come del resto debbono essere. Né il giudice deve cercare
il consenso, né deve essere gradito al potere.
[...]
La parte del cittadino comune è stata interpretata benissimo
da Andrea Camilleri. «Io non amo per niente i magistrati, anzi non
mi sono proprio simpatici», ha detto lo scrittore siciliano. Ma,
ricordando una celebre intervista a Leonardo Sciascia in cui si indicava
come inizio del fascismo il momento in cui si attaccò l'indipendenza
della magistratura, Camilleri ha dichiarato che, a ridurlo così,
disposto persino ad appoggiare lo sciopero dei giudici, è stato
il cavalier Berlusconi: «A questo punto, manifesto, e sono pronto
a manifestare a fianco dei braccianti come degli infermieri, e anche dei
magistrati». Per la mattina del 20, giorno dello sciopero, i magistrati
romani hanno indetto un'assemblea aperta ai cittadini all'aula magna Occorsio
di Piazzale Clodio, sede del tribunale penale. Iniziative analoghe sono
state prese in tutte le grandi città italiane.
Daria Lucca