La Repubblica, 28.6.2002
L´AUTORE DI MONTALBANO INESAURIBILE AUTOBIOGRAFO
SI RACCONTA IN DUE LIBRI

Credevo di sapere molte cose sul romanziere Andrea Camilleri, ospite fisso del vertice delle classifiche librarie. Mi sbagliavo. L´autore del Birraio di Preston - settantasette anni in settembre - si rivela o conferma, in queste settimane, un autobiografo inesauribile.
E´ appena uscito un denso volume intitolato La linea della palma (Rizzoli, pagg. 420, euro 16,50), nel quale - avverte il sottotitolo - «Saverio Lodato fa raccontare Andrea Camilleri». Esperto di Sicilia, Lodato è un giornalista in gran confidenza con lo scrittore. Ne favorisce l´attitudine ad abbandonarsi alla digressione appassionata e a volte fantasiosa. Ne viene fuori un profilo d´intellettuale del Sud, straripante di aneddotica. Nessun tema della sicilianità viene eluso in queste memorie colloquiali. «Il prima, il durante e il dopo della mafia», per cominciare. Seguono gi usi e costumi familiari: con il padre dello scrittore, Giuseppe, che era stato uno squadrista «all´acqua di rose». Si parla poi della guerra, dell´occupazione alleata, dei difficili esordi di Camilleri uomo di spettacolo: prima aiuto-regista di Orazio Costa dopo un turbolento apprendistato all´Accademia d´arte drammatica, a Roma, e in seguito regista in proprio, oltre che per trent´anni funzionario Rai addetto alla prosa radiofonica e produttore in televisione di pièces teatrali. Ma questi eventi personali sono spesso pretesti per quell´affabulazione inventiva che è tipica di Camilleri, e che qui dà luogo a scene coloratissime.
C´è una statua di san Calogero che a Porto Empedocle, città natale dello scrittore, viene condotta in processione da un gruppo di portatori comunisti (e i preti si limitano a sottrarre al santo l´aureola, durante il tragitto). C´è nonna Elvira che, ricevuta in udienza da Giovanni XXIII, arriva in ritardo e rimane in piedi inducendo il Santo Padre a minacciare: «O le date una sedia o la faccio sedere al posto mio». C´è papà Giuseppe Camilleri, che nei giorni della Liberazione aspetta da un attimo all´altro che bussi alla porta qualcuno della Military Police per arrestarlo come fascista; arriva invece un tenente yankee che gli dice: «Vieni a lavorare con noi, ti facciamo comandante civile della capitaneria di porto». «Ma io sono nell´elenco degli epurandi». «C´eri. Ti abbiamo cancellato, perché ci servi».
Gli amici di una vita sono tanti: dal conterraneo e maestro Sciascia ad Eduardo De Filippo, da Vittorini a Guttuso, da Ripellino a Marco Bellocchio. Ciascuno citato in una o più sapide storielle. Ma non sempre si scherza. In materia di mafia, sulla quale si intrattiene a lungo, Camilleri spinge la sua allergia al punto da rifiutarsi di parlarne nei suoi «gialli» perché gli ripugna promuovere dei criminali a figure d´arte. E poi la politica italiana di oggi: Berlusconi s´è adagiato - osserva lo scrittore - su un «pantano morale», costringendo l´Italia a un «abbassamento di qualità». Quanto a lui, ex comunista, sembra sperare soltanto nel volontarismo e nei movimenti di piazza, cioè nel «ritorno della rivolta con un pizzico di morale».
Camilleri parla di Montalbano quasi fosse vero e vivente: una sorta di suo alter ego. Oltre che nell´ultimo capitolo del libro di Lodato, questa mimesi si riproduce in Montalbano a viva voce (Mondadori, pagg. 112 più due cd, euro 19,00). Come introduzione ad alcuni racconti già editi, si pubblica una conversazione fra Camilleri, Renata Colorni e Antonio Franchini su quel personaggio: genesi artistica, idee politiche. Il commissario - confida lo scrittore - è angosciato per il comportamento violento di certi suoi colleghi durante il G8 a Genova. Al punto da trovarsi a una svolta. Vive in una «specie di preparazione all´addio». Andrà in pensione? E quando? Ecco, ci aspetta un´ultima suspense.
Nello Ajello