Sette, supplemento del Corriere della sera, 6.2002
Perché gli snob di destra e di sinistra detestano Camilleri e Montalbano?

Di Andrea Camilleri e del suo Commissario Montalbano ho già detto tutto il bene possibile e, forse (me ne accorgo mentre la sto scrivendo), ho già detto anche questa frase. Eppure si può dire ancora di meglio. Il teatrino del commissariato di Vigàta replica deliziosamente le sue avventure in una nuova serie di racconti dove spicca, per maestria, Il quarto segreto, un romanzo breve più che un racconto lungo, che narra una sospetta serie di incidenti sul lavoro e li intreccia a vicende di mafia, di politica e di polizia, e ruota attorno alla figura disperata di un maresciallo dei carabinieri condannato a morte dal cancro. Un personaggio che non si dimentica così come non abbiamo dimenticato altri personaggi di precedenti inchieste di Montalbano (ma quanti ne ha inventati, a volte nel giro di pochissime pagine, Camilleri?). E in un'altra storia, qui raccolta, ecco altri due personaggi scavati con sapienza e umanità. Il povero Dindò, garzone di supermercato che è rimasto bambino nella testa, e Grazia, un'altra sfortunata ragazza, schiavizzata anche sessualmente da uno zio usuraio, che si rivelerà poi, a modo suo, una dark lady. Dindò, con la sua innocenza di disgraziato, si innamorerà di Grazia che lo piegherà ai suoi biechi voleri.
La bravura di Camilleri è indiscutibile. Lui quasi a volte sembra vergognarcene. E, nel farlo, per distogliere l'attenzione dalla sua arte, si mette a celiare, a scherzare con i suoi pupi, a magari esagerare con il centralinista Catarella e i suoi sfondoni, fin quasi a proporlo come protagonista, a fargli sfiorare per un attimo lo status di personaggio tragico, eroico, da opera lirica.
La bravura di Camilleri è indiscutibile e il fatto di averlo così tardivamente scoperto ci dice molto di come (non) funzioni il mondo letterario ed editoriale italiano. Vedo ancora che c'è qualcuno che sparla di Camilleri, che lo contesta linguisticamente, mentre il linguaggio da lui inventato fa molto riflettere su una unità linguistica che va dalla Sicilia alla Calabria Citeriore, un tesoro idiomatico che sembrava perduto e che lo scrittore ha portato a dignità letteraria.
La bravura di Camilleri è indiscutibile e la conferma del suo valore ci viene da un test infallibile. Dunque, in Italia si è formato un partito trasversale composto dagli snob di sinistra e dagli snob di destra. I primi (quelli di sinistra) sono antichi. I secondi (quelli di destra) sono i nuovi venuti. La saldatura tra le due fazioni snobistiche avviene proprio nei confronti di Camilleri che, su entrambi i fronti (ma è un fronte unico), viene liquidato con sufficienza. Si sbagliano, e si sbagliano di grosso. Gli snob di sinistra non sopportano il successo di Camilleri, la sua popolarità, la capacità abbastanza unica oggigiorno di coniugare malinconia e umorismo. Gli snob di destra odiano Camilleri per questioni politiche (sono ancora a quel livello, e pretendono di essere snob). Questa doppia ostilità è garanzia assoluta della grandezza di Camilleri.
Antonio D’Orrico