Gazzetta del Sud, 13.7.2002
La scrittura manzoniana di Silvano Nigro
Andrea Camilleri è entusiasta dei nuovi «Promessi sposi»

«L'intervento di Salvatore Silvano Nigro é totalizzante, il suo commento é assolutamente inedito, altro, e particolarmente stimolante perché apre una prospettiva di lettura, basata sulle immagini, che é assolutamente attuale. La sintetica biografia del Manzoni e la cronologia, illustrano meglio di un saggio specifico le ragioni morali, estetiche e religiose della scrittura manzoniana». Così si é espresso Andrea Camilleri, commentando i tre «Meridiani» Mondadori dedicati alle tre versioni de «I Promessi sposi» di Alessandro Manzoni, curati da Nigro che li considera tre diversi romanzi, pur nella continuazione di un unico progetto narrativo. Delle tre edizioni Fermo e Lucia, la Ventisettana e la Quarantana, il noto studioso catanese ha curato il commento e la revisione critico-filologica sottolineando la continuità di «carne» e di «sangue» fra i tre romanzi, in quanto nelle revisioni il Manzoni si studiava di utilizzare quanti più fogli poteva tra quelli del primo abbozzo che non richiedevano rifacimento. «Consanguineità» di carte che non cancella tuttavia la diversa identità linguistica; la minuta autografa é un insieme di storie, «I promessi sposi» si ristrutturano secondo una sequenza narrativa che resterà uguale nella quarantana, dove verrà introdotto un diverso finale e la Colonna infame verrà dislocata in
appendice. Camilleri ha fatto rilevare che Nigro ha centrato l'obiettivo nel dire che la Quarantana, che comprende la Storia della Colonna Infame (nei Meridiani commentata da Ermanno Paccagnini) si presenta come un testo grafico visivo il cui discorso in parole viene completato e chiarito dalle illustrazioni di Gonin, ritenute inutili da altri commentatori ed escluse dai testi scolastici. La novità introdotta da Nigro consiste infatti nel commentare e reintrodurre le illustrazioni che egli considera "veri e propri brani di testo manzoniano, non meno delle righe di scrittura, in quanto veicoli di ammiccamenti e allusioni", predisposte nei minimi particolari da Manzoni per il disegnatore.
Camilleri ha sottolineato l'acume critico di Nigro espresso soprattutto nel saggio introduttivo «Naufragi di terraferma» in cui con linguaggio metaforico fa interessanti notazioni a proposito dell'idea manzoniana che vede il romanzo come una carta topografica, ricco di particolari. Nigro vede Fermo e Lucia come «deserto», come spazio catastrofico che secerne una trita trama di errori e disorientamenti con cui Manzoni fa coincidere la topografia. Sottolineate anche le gustose e argute note di Nigro sul sarcasmo della descrizione manzoniana, sul manierismo descrittivo. Gli aspetti tecnici del lavoro di Nigro sono stati sottolineati dal prof. Nicolò Mineo che ha evidenziato l'acume, l'erudizione e la vasta cultura dello studioso, nonchè l'importanza di aver trovato affinità testuali tra le varie edizioni dell'opera manzoniana. A proposito dell'appendice storica nel Fermo e Lucia la «Storia della Colonna infame» Nigro ha sottolineato che essa «seleziona un'eziologia giuridica del dolore e della sofferenza. La rivela, e la impone come radice sotterranea del romanzo stesso. La definisce un racconto martirologico che interroga le responsabilità delle istutuzioni nei confronti degli uomini. In ciò riconosce l'impegno civile di Manzoni. Apprezzata la nota critico filologica su «La colonna infame» in cui Ermanno Paccagnini si
sofferma su i modi e i tempi della stesura dell'appendice storica, su l'intermezzo della lettera a Goethe, su componimenti misti di storie e invenzione, le correzioni della Storia e la stesura definitiva.
All'incontro letterario, organizzato al Museo diocesano e dall'assesorato comunale alla Cultura, oltre ai relatori,sono intervenuti. il rettore Ferdinando Latteri, la prof. Renata Colorni, responsabile della Mondadori e l'assessore Antonio Fiumefreddo.
Entusiasta per i gustosi aneddoti di cui Camilleri ha infarcito il suo intervento, il pubblico ha apprezzato anche l'intermezzo musicale curato da Fabio Raciti.
Clelia Tomaselli