Il Tempo, 4.8.2002
Torna Coliandro, Montalbano ride
Lucarelli ripropone «Falange armata», Camilleri dubita del futuro
Del grande Jean Giono si ristampa «L’affare Dominici» indagine su una famiglia inglese sterminata nella Provenza
Alla ribalta il noir italiano: un bisturi sui fermenti della realtà sociale e tecnologica

CAMBIA la vita, cambia il noir italiano sotto la spinta dei nuovi modelli che la realtà di oggi offre ai cultori di questo genere, sempre più sollecitati dalle tecnologie che cancellano e ricostruiscono, impietosamente sulle ceneri del passato. Alcuni testi ora in libreria di Carlo Lucarelli, il nostro più autorevole giallista, si propongono ad alcune considerazioni di ordine generale: intanto viene ristampato un romanzo di grande successo, apparso dieci anni fa, dallo scrittore parmense, Falange armata, in cui veniva immessa nel genere poliziesco una figura di commissario, il sovrintendente Coliandro, roccioso come un bulldog, delicato come un caterpillar, in una Bologna scossa da fremiti di terrore imprevedibili (e che ci si augura non ritornino). Coliandro, in quella occasione, sbatte il muso contro un complotto dalle verosimili parvenze, di tipo eversivo neonazista, al quale tuttavia credono solo in due, lui e Nikita: «Mai considerare un personaggio finito dopo una sola storia: dopo un po’ resuscitano e tornano», ricorda oggi Lucarelli, e conclude nella nuova prefazione: «la colpa è stata tutta della Banda della Uno Bianca...». Un classico perciò della letteratura a circuito chiuso che ti inventa un qualsiasi commissario Ingravallo e se lo porta dietro nel tempo: intanto in molti hanno creduto che quella vicenda «noir» dei primi anni Novanta l’avesse risolta lui, Lucarelli, mentre invece si trattava di una più che normale previsione. Il giallo — diceva Glauser — è un ottimo mezzo per dire cose sensate, perché a pensare male si fa peccato ma di solito ci si azzecca sempre. Ne sa qualcosa il grande scrittore francese Jean Giono, inviato negli anni Cinquanta al processo Dominici — una famiglia inglese sterminata in Provenza — che entrò colpevolista e ne uscì innocentista. Ora L’affare Dominici viene riproposto dalla Sellerio (131 pagine, 8.00 euro) ed ecco un’altra occasione per verificare come è mutato il noir nel tempo.
Ma torniamo a Lucarelli, al quale si deve non soltanto la riproposta di Falange armata, ma anche un racconto che circola in questi giorni sulle pagine della rivista «Micromega», che al tema «Il giallo e l’impegno» ha dedicato un numero unico con la partecipazione di alcuni fra i migliori narratori italiani di oggi. Il referto del nostro si intitola Omissis 25 e muove da una confessione: «Non lo so cosa succede. Ho messo il naso in qualcosa di grosso, che ammazza tutti quelli che ci hanno a che fare, me compreso. E non lo so come devo comportarmi, non so come muovermi, perché non posso fidarmi di nessuno, neppure del mio comandante». Il dubbio del funzionario al servizio dell’investigatore riguarda i nuovi modelli del crimine, aperto e dichiarato come il caso di Novi Ligure, avvolto nel più fitto mistero come quello di Cogne. Persino Andrea Camilleri avverte «l’impossibilità del racconto», e ne scrive uno sulla stessa rivista, che è una sorta di sfogo: «Il commissario Montalbano si "catafotte" dalle risate all’idea delle aggiustatine cui sarà costretto per rendere verosimili storie dei giorni nostri, avviate da «una deriva delle leggi prossime venture verso il mare aperto dell’inverosimiglianza assoluta».
Dopo quest’altra digressione, eccoci di nuovo in compagnia di Lucarelli per via di un testo/chiave che appare in un volume antologico, dove figurano altri due autori italiani, Eraldo Baldini e Giampiero Rigosi. La spericolata collana einaudiana «Stile libero» intitola il tutto Medical Thriller, e fornisce proprio a Lucarelli il destro per evidenziarne in quali direzioni va orientandosi il nuovo «noir» italiano: il nostro infatti provoca nuove, più decise inquietudini raccontando la vicenda di una ricercatrice di una casa farmaceutica che si avvicina a una importante scoperta molecolare in un clima di surrealtà che guida ogni tipo di indagine verso approdi nuovi e diversi, di singolare potenziale espressivo. Insomma, si chiede davvero un estro di scrittura choccante, ben distante dai classici di antica memoria che hanno occupato le nostre geografie mentali.
Walter Mauro