La Stampa, 5.9.2002
Il delitto di Torino
La gelosia al tempo degli sms

SULLA gelosia sono stati scritti innumerevoli saggi e una gran quantità di romanzi, commedie, farse, drammi, tragedie. Perché la gelosia, degli uomini verso le donne e viceversa, assume nella realtà quotidiana tutti questi aspetti.
Essa si manifesta anche davanti alla palese inesistenza di una qualsiasi ragione concreta, e in questi casi acquista una virulenza maggiore. Non a caso Montaigne, e altri con lui, la definì «una malattia dello spirito». Sono cose risapute e non le ripeterò.
A me interessa, a proposito del recente delitto di Torino, prendere atto che un fidanzato, Antonio, ha strangolato la fidanzata, Nadia, per una nuova, ossessiva forma di «gelosia tecnologica». Il solito Montaigne ha scritto che quando la gelosia s’impossessa di qualcuno, «le stesse cause che servivano di fondamento all’affetto servono di fondamento a un odio mortale».
Abbasso volutamente il livello di questa frase per limitarmi a osservare che la causa concreta dell’inizio del rapporto tra Antonio e Nadia, e del successivo amore, è stata, a quanto riportano i giornali, un messaggino Sms da lei lanciato sul cellulare di Antonio.
Una sorta di richiamo tecnologico. Al quale Antonio immediatamente obbedisce. Lascia Palermo, i genitori, la fidanzata e si reca a Torino per rivedere Nadia e stare con lei. Quante parole può contenere un messaggino telefonico? E per di più criptate, tagliate, abbreviate, sincopate? Credo poche, ma ai giovani d’oggi bastano e soverchiano, anche se Antonio e Nadia non sono più degli adolescenti.
Qualcuno ha affermato che oggi sarebbe impossibile scrivere un libro dal titolo «Le ultime Sms di Jacopo Ortis». E invece, a quanto pare, è possibile. E probabilmente potrebbe diventare un best-seller. Ma la tecnologia che ha unito Antonio e Nadia è subito motivo dei loro primi litigi, perché la ragazza, appena il fidanzato l’ha lasciata sul portone di casa dopo il lavoro, corre in camera, apre il computer e sta per ore a chattare con sconosciuti.
La chat-line permette, restando perfettamente anonimi, d’intrecciare amicizie con altri anonimi ed è proprio questo anonimato che consente una sorta di libertà assoluta. Oltretutto della persona con la quale stai chattando non conosci neppure il timbro della voce, pur essendo entrato in intimità con lei.
Ora, com’è noto, si è assai più disposti a perdonare un tradimento fisico che non un tradimento sentimentale: per un uomo geloso l’idea che la donna amata possa avere incontrato una o più anime gemelle senza volto, senza corpo, credo sia una situazione assolutamente disperata e senza soluzione possibile.
Perché un rivale vero lo si può affrontare faccia a faccia, ma un rivale virtuale con che mezzi lo combatti? E inoltre il geloso sa benissimo che sono alte le probabilità che una profonda conoscenza virtuale non rimanga tale, difficile resistere alla tentazione di un amichevole incontro reale.
Che può benissimo restare tale, ma che può facilissimamente trasformarsi, tanto più che i due, nel momento in cui si stringono la mano per la prima volta, in realtà sanno tutto, o quasi, l’uno dell’altra.
Pare infatti, stando ai giornali, che sia stata la rivelazione fattagli da Nadia di avere avuto incontri del tutto innocenti con uomini conosciuti tramite Internet a far scattare la gelosia omicida del fidanzato. Antonio non ha saputo resistere al materializzarsi del virtuale.
A scanso d’equivoci, vorrei chiarire che queste mie righe non sono un ridicolo atto d’accusa contro i progressi della tecnologia. Quello che ha inchiodato Antonio infatti è stato un errore tecnologico: subito dopo aver ammazzato Nadia ha adoperato il cellulare di lei con la propria sim card.
La fine di un tragico amore iniziato con un messaggino Sms e terminato con un delitto praticamente firmato con una telefonata cellulare.
Andrea Camilleri