SULLA gelosia sono stati scritti innumerevoli saggi e una gran quantità
di romanzi, commedie, farse, drammi, tragedie. Perché la gelosia,
degli uomini verso le donne e viceversa, assume nella realtà quotidiana
tutti questi aspetti.
Essa si manifesta anche davanti alla palese inesistenza di una qualsiasi
ragione concreta, e in questi casi acquista una virulenza maggiore. Non
a caso Montaigne, e altri con lui, la definì «una malattia
dello spirito». Sono cose risapute e non le ripeterò.
A me interessa, a proposito del recente delitto di Torino, prendere
atto che un fidanzato, Antonio, ha strangolato la fidanzata, Nadia, per
una nuova, ossessiva forma di «gelosia tecnologica». Il solito
Montaigne ha scritto che quando la gelosia s’impossessa di qualcuno, «le
stesse cause che servivano di fondamento all’affetto servono di fondamento
a un odio mortale».
Abbasso volutamente il livello di questa frase per limitarmi a osservare
che la causa concreta dell’inizio del rapporto tra Antonio e Nadia, e del
successivo amore, è stata, a quanto riportano i giornali, un messaggino
Sms da lei lanciato sul cellulare di Antonio.
Una sorta di richiamo tecnologico. Al quale Antonio immediatamente
obbedisce. Lascia Palermo, i genitori, la fidanzata e si reca a Torino
per rivedere Nadia e stare con lei. Quante parole può contenere
un messaggino telefonico? E per di più criptate, tagliate, abbreviate,
sincopate? Credo poche, ma ai giovani d’oggi bastano e soverchiano, anche
se Antonio e Nadia non sono più degli adolescenti.
Qualcuno ha affermato che oggi sarebbe impossibile scrivere un libro
dal titolo «Le ultime Sms di Jacopo Ortis». E invece, a quanto
pare, è possibile. E probabilmente potrebbe diventare un best-seller.
Ma la tecnologia che ha unito Antonio e Nadia è subito motivo dei
loro primi litigi, perché la ragazza, appena il fidanzato l’ha lasciata
sul portone di casa dopo il lavoro, corre in camera, apre il computer e
sta per ore a chattare con sconosciuti.
La chat-line permette, restando perfettamente anonimi, d’intrecciare
amicizie con altri anonimi ed è proprio questo anonimato che consente
una sorta di libertà assoluta. Oltretutto della persona con la quale
stai chattando non conosci neppure il timbro della voce, pur essendo entrato
in intimità con lei.
Ora, com’è noto, si è assai più disposti a perdonare
un tradimento fisico che non un tradimento sentimentale: per un uomo geloso
l’idea che la donna amata possa avere incontrato una o più anime
gemelle senza volto, senza corpo, credo sia una situazione assolutamente
disperata e senza soluzione possibile.
Perché un rivale vero lo si può affrontare faccia a faccia,
ma un rivale virtuale con che mezzi lo combatti? E inoltre il geloso sa
benissimo che sono alte le probabilità che una profonda conoscenza
virtuale non rimanga tale, difficile resistere alla tentazione di un amichevole
incontro reale.
Che può benissimo restare tale, ma che può facilissimamente
trasformarsi, tanto più che i due, nel momento in cui si stringono
la mano per la prima volta, in realtà sanno tutto, o quasi, l’uno
dell’altra.
Pare infatti, stando ai giornali, che sia stata la rivelazione fattagli
da Nadia di avere avuto incontri del tutto innocenti con uomini conosciuti
tramite Internet a far scattare la gelosia omicida del fidanzato. Antonio
non ha saputo resistere al materializzarsi del virtuale.
A scanso d’equivoci, vorrei chiarire che queste mie righe non sono
un ridicolo atto d’accusa contro i progressi della tecnologia. Quello che
ha inchiodato Antonio infatti è stato un errore tecnologico: subito
dopo aver ammazzato Nadia ha adoperato il cellulare di lei con la propria
sim card.
La fine di un tragico amore iniziato con un messaggino Sms e terminato
con un delitto praticamente firmato con una telefonata cellulare.
Andrea Camilleri