Un racconto di Andrea Camilleri, trasposto in opera lirica. L'idea è
venuta al giovane regista Rocco Mortelliti, che ha pensato ad una transcodificazione
scenica sui generis di un breve racconto del famoso scrittore siciliano,
la cui opera letteraria è apprezzata in tutto il mondo. E così
la storia di Cecè Collura, un commissario che non ha tanta dimestichezza
con le armi, ma ha una buona "parlantina" filosofica, diventa un'opera
lirica. E Camilleri torna in teatro.
Il raffinato ed ironico scrittore siciliano, che per tanti anni ha
insegnato all'Accademia nazionale d'arte drammatica, e del quale Rocco
Mortelliti è stato allievo, questa volta però, vedrà
un suo scritto trasposto in opera lirica, con la musica del maestro Marco
Betta. Siciliano anch'egli come Camilleri, che ha composto fra le tante
altre cose, le musiche per il film Il manoscritto del Principe, con la
regia di Roberto Andò, prodotto da Giuseppe Tornatore e le musiche
di scena per le Troiane con la regia e la coreografia di Micha van Hoecke,
dal 1994 è direttore artistico del teatro Massimo di Palermo. Mortelliti
siciliano, non è. Ma è allievo di Camilleri, ed ha scritto
e diretto il film La strategia della maschera, uscito nel '99. La sua passione
per il cinema, non ha mai offuscato il suo amore per il teatro. Oltre ai
tanti lavori teatrali, gli piace citare la fondazione del teatro Stabile
"Il piccoletto di Roma", nel quale si è distinto insieme ad Ettore
Scola.
Da questi incontri intellettuali, è nata l'idea di trasporre
in opera lirica Il fantasma nella cabina, uno dei sei racconti de Il commissario
di bordo. All'inizio il dinamico Mortelliti voleva farne una serie televisiva,
e ne scrisse la sceneggiatura. Trattandosi di un giallo leggero con personaggi
grotteschi e sopra le righe, si delinea un contesto molto affine al teatro.
Nella sceneggiatura emergono lo spirito, il linguaggio, la musicalità
della scrittura di Camilleri.
Matura così l'idea dell'opera teatrale. E Mortelliti si ingegna
nel coniugare la prosa con la musica. Mortelliti si ispira anche a Brecht
per il teatro "essenziale", spiega il suo progetto culturale. "Vorremmo
io e il maestro Betta, farne de Il fantasma nella cabina un'opera agile
come quando i nostri comici dell'arte giravano l'Europa con qualche valigia
e un baule, ma portavano dentro una grande forma artistica che tutto il
mondo ci ha invidiato: la "Commedia dell'Arte". Ho già sperimentato
con notevole successo questa idea con Paola Ghigo, quanto mettemmo in scena
Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi".
Mortelliti aggiunge: "in quell'occasione, feci uscire da un baule tutti
gli orchestrali, compreso il direttore, mentre eseguivano l'ouverture,
anche loro erano parte integrante dello spazio scenico. Nel frattempo,
sempre dal baule uscivano pezzi di scenografia che il coro mano a mano
componeva in scena. Il palcoscenico, inizialmente vuoto, si era animato
con personaggi dentro una scenografia realizzata appunto con elementi di
grande suggestione".
Di certo, sarà interessante verificare con quale invenzione
scenica Mortelliti trasporrà liricamente il racconto tratto dal
Commissario di bordo. Il debutto è previsto per il prossimo dicembre
al teatro Donizetti, diretto da Fabrizio Carminati. L'opera lirica farà
poi tappa al teatro dell'Opera a Roma, ed ovviamente nei teatri siciliani,
a Messina ed a Palermo.
Ma il vulcanico Mortelliti non si ferma qui. Sta lavorando alla sceneggiatura
di un film tratto dal romanzo La scomparsa di Patò, di Andrea Camilleri.
L'attività culturale di Mortelliti trae così nuovamente ispirazione
dal grande scrittore siciliano. Che non è solo il suo maestro di
teatro. Ecco il colpo di scena tipico del giallo: Camilleri è diventato
il nonno delle due figlie di Mortelliti. Il film, le cui riprese dovrebbero
iniziare in primavera, dovrebbe essere prodotto da Palomar (la stessa società,
guidata da Carlo degli Esposti, che edita il famoso sceneggiato tv della
serie incentrata sul commissario Montalbano). Ma Mortelliti, camilleriano
e pirandelliano, chiosa ironicamente: "sul film sarei più cauto,
con l'aria che tira in Italia, in un vidiri e svidiri, può svanire
tutto...".
A buon intenditor, poche parole.
Salvo Fallica