Specchio de La Stampa, 19.10.2002
Altro che Derrick
Grazie al commissario siciliano, la faccia di Luca Zingaretti è ora famosa in tutto il mondo. Come il tenente Colombo. E pensare che aveva cominciato con ruoli da violento e usuraio

Salvo Montalbano, commissario siciliano, è un bel testone. De coccio, direbbero a Roma, de lègn a Milano. Andrea Camilleri, "fondatore" dell'immaginaria Vigàta, spiega il concetto con il verbo incornare: "Quando Montalbano incornava su una cosa, non c'erano santi". E, dalle Alpi a Porto Empedocle, tutti capiscono.
Nell'Italia dei mille campanili (e della scarsità di libri letti), la performance commerciale dei romanzi di Camilleri è una faccenda che ha del magico. Nell'Italia global, unita dalla koinè televisiva, la faccenda diventa una fiction di successo. Dove un attore, Luca Zingaretti, che interpreta il commissario siciliano, è ormai una faccia nota come il tenente Colombo, forse più dell'ispettore Derrick. La produzione dei tivù-movie dedicati a Montalbano è arrivata al decimo episodio. Gli ultimi quattro realizzati, Il senso del tatto, Gli arancini di Montalbano, L'odore della notte e Gatto e cardellino, andranno in onda tutti i lunedì alle 20,30 su RaiUno, a partire dal 28 ottobre. Storie di scippi misteriosi e delitti all'apparenza inspiegabili, di intrecci tra carognate di provincia, piccoli e grandi interessi che il commissario testone risolve a modo suo: con astuzia, sdegno civile e qualche tocco di moderna nevrosi che lo rende più umano che mai.
Sono storie che i numerosi lettori di Camilleri conoscono bene, finale compreso. Eppure è facile dire che si tratta di un successo Auditel annunciato, visto che i primi quattro episodi, Il ladro di merendine, La voce del violino, Il cane di terracotta e La forma dell'acqua, andato in onda tra il '99 e il 2000, avevano vinto ogni volta la gara dell'audience giornaliero con medie di ascolto del 25 per cento, più di sei milioni di telespettatori a puntata. Nel 2001 sono andati in onda, con analogo successo, anche La gita a Tindari e Tocco d'artista. Caso raro per un prodotto italiano, i film di Montalbano sono stati venduti all'estero (Germania, Francia, Svezia, America Latina, Belgio, Olanda e Spagna) e hanno ricevuto una candidatura addirittura agli Emmy Awards, gli Oscar della tivù.
Adesso è la volta dei nuovi episodi, costati circa sei milioni di euro, sempre prodotti dalla Palomar e diretti da Alberto Sironi e, naturalmente, sempre interpretati da Luca Zingaretti. Il successo personale dell'attore è un fenomeno nel fenomeno: cresciuto con Luca Ronconi, oggi è un divo televisivo che piace a tutti. Gli uomini lo trovano simpatico, le donne fascinoso e alcuni siti della comunità gay lo hanno inserito nelle classifiche dei "bellissimi". E pensare che all'inizio della sua carriera, a Luca Zingaretti toccavano le parti da cattivo, spesso un cattivo terribile e disgustoso: stupratore ne Il branco di Marco Risi, usuraio in Vite strozzate di Ricki Tognazzi. Ma come direbbe Jessica Rabbit, non era colpa sua: è che lo disegnavano così! Perché quando non si è né Raul Bova né Claudio Bisio, bisogna contare su molto talento (e un pizzico di fortuna) per uscire dai confini della propria faccia. E, per fortuna, la faccia di Zingaretti ha incrociato i libri di Camilleri, opere di uno scrittore tardivo ma zampillante di energia. Nel mondo del suo Montalbano ci sono sia un "pensiero forte" degno di Leonardo Sciascia ma anche una prolifica vocazione popolare al poliziesco popolare, nello stile dei Maigret di Georges Simenon.
A proposito. Lo scrittore francese ripeteva che il miglior Maigret in carne e ossa era quello realizzato dalla tivù italiana, nella serie con Gino Cervi. Sarà un caso, ma anche lì c'era l'abile zampino di Camilleri, ai tempi sceneggiatore e produttore Rai e chissà, già allora, con un "suo" commissario nel cuore.
Paola Jacobbi