Salvo Montalbano, commissario siciliano, è un bel testone. De
coccio, direbbero a Roma, de lègn a Milano. Andrea Camilleri, "fondatore"
dell'immaginaria Vigàta, spiega il concetto con il verbo incornare:
"Quando Montalbano incornava su una cosa, non c'erano santi". E, dalle
Alpi a Porto Empedocle, tutti capiscono.
Nell'Italia dei mille campanili (e della scarsità di libri letti),
la performance commerciale dei romanzi di Camilleri è una faccenda
che ha del magico. Nell'Italia global, unita dalla koinè televisiva,
la faccenda diventa una fiction di successo. Dove un attore, Luca Zingaretti,
che interpreta il commissario siciliano, è ormai una faccia nota
come il tenente Colombo, forse più dell'ispettore Derrick. La produzione
dei tivù-movie dedicati a Montalbano è arrivata al decimo
episodio. Gli ultimi quattro realizzati, Il senso del tatto, Gli arancini
di Montalbano, L'odore della notte e Gatto e cardellino, andranno in onda
tutti i lunedì alle 20,30 su RaiUno, a partire dal 28 ottobre. Storie
di scippi misteriosi e delitti all'apparenza inspiegabili, di intrecci
tra carognate di provincia, piccoli e grandi interessi che il commissario
testone risolve a modo suo: con astuzia, sdegno civile e qualche tocco
di moderna nevrosi che lo rende più umano che mai.
Sono storie che i numerosi lettori di Camilleri conoscono bene, finale
compreso. Eppure è facile dire che si tratta di un successo Auditel
annunciato, visto che i primi quattro episodi, Il ladro di merendine, La
voce del violino, Il cane di terracotta e La forma dell'acqua, andato in
onda tra il '99 e il 2000, avevano vinto ogni volta la gara dell'audience
giornaliero con medie di ascolto del 25 per cento, più di sei milioni
di telespettatori a puntata. Nel 2001 sono andati in onda, con analogo
successo, anche La gita a Tindari e Tocco d'artista. Caso raro per un prodotto
italiano, i film di Montalbano sono stati venduti all'estero (Germania,
Francia, Svezia, America Latina, Belgio, Olanda e Spagna) e hanno ricevuto
una candidatura addirittura agli Emmy Awards, gli Oscar della tivù.
Adesso è la volta dei nuovi episodi, costati circa sei milioni
di euro, sempre prodotti dalla Palomar e diretti da Alberto Sironi e, naturalmente,
sempre interpretati da Luca Zingaretti. Il successo personale dell'attore
è un fenomeno nel fenomeno: cresciuto con Luca Ronconi, oggi è
un divo televisivo che piace a tutti. Gli uomini lo trovano simpatico,
le donne fascinoso e alcuni siti della comunità gay lo hanno inserito
nelle classifiche dei "bellissimi". E pensare che all'inizio della sua
carriera, a Luca Zingaretti toccavano le parti da cattivo, spesso un cattivo
terribile e disgustoso: stupratore ne Il branco di Marco Risi, usuraio
in Vite strozzate di Ricki Tognazzi. Ma come direbbe Jessica Rabbit, non
era colpa sua: è che lo disegnavano così! Perché quando
non si è né Raul Bova né Claudio Bisio, bisogna contare
su molto talento (e un pizzico di fortuna) per uscire dai confini della
propria faccia. E, per fortuna, la faccia di Zingaretti ha incrociato i
libri di Camilleri, opere di uno scrittore tardivo ma zampillante di energia.
Nel mondo del suo Montalbano ci sono sia un "pensiero forte" degno di Leonardo
Sciascia ma anche una prolifica vocazione popolare al poliziesco popolare,
nello stile dei Maigret di Georges Simenon.
A proposito. Lo scrittore francese ripeteva che il miglior Maigret
in carne e ossa era quello realizzato dalla tivù italiana, nella
serie con Gino Cervi. Sarà un caso, ma anche lì c'era l'abile
zampino di Camilleri, ai tempi sceneggiatore e produttore Rai e chissà,
già allora, con un "suo" commissario nel cuore.
Paola Jacobbi