Qualche volta anche la penna di uno scrittore come Andrea Camilleri
può lasciarsi andare a qualche imprecisione. Al «papà»
del celeberrimo commissario Montalbano è capitato nell’episodio
in cui uno dei personaggi muore asfissiato dal gas sprigionato da una bombola.
Pochi giorni dopo l’uscita del romanzo, da Napoli, Camilleri riceve
una telefonata. Dall’altra parte della cornetta c’è un funzionario
dei vigili del fuoco del capoluogo campano: «Mi ha spiegato - è
l’autore in persona a raccontarlo - che il gas delle bombole può
esplodere, non avvelenare».
Una precisazione importante se è vero che, dopo il pompiere
napoletano, anche altri appassionati di Montalbano hanno contattato lo
scrittore: «Quella del vigile del fuoco - conferma Camilleri - è
stata solo la prima di tante telefonate anche di rivenditori di bombole
i quali si lamentavano che gli rovinavo il mercato». Con umiltà,
lo scrittore ha preso nota dell’imprecisione e, piuttosto che nascondersi
dietro una improbabile «licenza poetica», ha corretto l’errore
nella trasposizione televisiva dell’episodio, dove la bombola rimane parte
integrante della scena ma il protagonista viene ucciso non dal gas bensì
da una dose eccessiva di sonnifero.
«Io ero ignorante - spiega Andrea Camilleri — come lo è
nel film anche Montalbano, che all’inizio non sa che il gas delle bombole
non uccide. Poi però lo scopre». E risolve anche questo caso.
Stavolta, forse si può dire, anche con l’aiuto di quella telefonata
di un vigile del fuoco napoletano.
d.d.p.