La Stampa, 29.10.2002
La Sicilia di Montalbano ricostruita per il video attraverso i segni. Ricordando Calvino
La città invisibile di Camilleri

Ogni lettore affezionato di Camilleri e di Montalbano si era immaginato non soltanto il commissario, trovando poi in Luca Zingaretti un´unità interpretativa: si era dovuto immaginare anche l´ambientazione. La cittadina di Vigata, il centro più grande di Montelusa, il paese di Marinella, la casa con la terrazza sul mare, quella zona del porto o quel tratto di campagna con l´ulivo in cui l´umano eroe va a meditare. Dice il regista Alberto Sironi: «Se guardate la Sicilia di Montalbano, è un paese sospeso nel tempo, un paese di oggi e di ieri, senza età, senza traffico, attraversato da poche macchine invisibili, senza colore; uno scenario di piazze vuote con i fondali teatrali delle facciate barocche di chiese e palazzi, mare trasparente che ti entra fino in casa come le onde che bagnano la balaustra della terrazza del commissario, scheletri di fabbriche che si sgretolano mangiate dal vento, labirinti di pietra, giardini secolari». Come rendere tutto questo? Ricostruendo un pezzo di Sicilia inesistente eppure vividissimo attraverso un puzzle di cartoline. Viene in mente Italo Calvino con le sue «Città invisibili». Dove non si trovano città riconoscibili. «Sono tutte inventate - scriveva Calvino - e le ho chiamate ognuna con un nome di donna». Come Zaira: «La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d´una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere». Così la Vigata di Montalbano non dice il suo passato; e nemmeno dice il presente, essendo sì una ricostruzione, ma fatta attraverso i segni. Segni scoperti, trovati, riproposti in modo coerente. Non è la Parigi di Maigret o la Barcellona di Pepe Carvalho, che sono vere, sono facili, basta poco per identificarle. E´ un luogo della fantasia e dell´immaginazione, che ha bisogno di cura estrema per essere ricostruito nelle immagini televisive: uno spigolo, una finestra, una scala. Questa operazione, fondamentale e complessa, è riuscita molto bene, negli sceneggiati del commissario, la cui nuova serie è in onda da ieri sera, questa volta su Raiuno. Primo appuntamento, «Il senso del tatto», episodio che regala il cane Orlando, appartenuto ad un cieco, ucciso nella prima sequenza. E´ come se il lettore diventato telespettatore avesse trovato conferma alle sue fantasie, ai suoi sogni. Sostenendo e insieme trovando sostegno nella sceneggiatura (di Francesco Bruni, Salvatore De Mola e dello stesso Andrea Camilleri), nella regia e nell´interpretazione. Di Luca Zingaretti, ma anche di tutti gli altri attori che, racconta Sironi, «ho cercato con pazienza nei teatrini dialettali di Catania, persino nelle compagnie amatoriali. Ho avuto l´impudenza di scomodare qualche grande vecchio che aveva smesso di recitare e alla fine ho ricostruito il presepio di caratteri sui quali si appoggia Montalbano».

alessandra.comazzi@lastampa.it