La Stampa, 31.10.2002
Diventano opere liriche i racconti scritti per "La Stampa"
Il commissario Collura ora si mette a cantare
Le storie di Camilleri messe in musica da Marco Betta: «Mi fa piacere ma non mi coinvolge. Io a Sanremo? Non mi vedo nel ruolo di Dulbecco»

ROMA. «La forma dell´acqua» è il titolo di uno dei racconti di Camilleri. Un titolo emblematico visto che gli scritti di Camilleri, in questi anni, proprio come l´acqua prendono le forme più diverse. Adesso è la volta di «Il fantasma nella cabina» diventato un´opera lirica su musiche di Marco Betta e libretto di Rocco Mortelliti, protagonisti Vincenzo La Scola, Katia Ricciarelli, Luciana Serra, in scena in prima nazionale al teatro Donizetti di Bergamo il 13 dicembre e poi a Modena, Lucca, Messina, Roma, Lecce e Catania. La emoziona Camilleri ritrovare un suo racconto su un palcoscenico operistico? «E perché mai? Sono già stato "fumettato" e la cosa mi ha divertito e sono pure diventato un cd in un gioco interattivo per i ragazzini, senza contare i molti film televisivi sul mio commissario Montalbano che vanno regolarmente in onda sulla Rai con crescente successo. Mi fa piacere, ma non mi coinvolge. Io sono uno scrittore. Quel che succede dopo ai miei scritti mi riguarda relativamente. Un´opera lirica, poi, è soprattutto del musicista: se la musica è bella funziona, se no non funziona». Disincantato e ironico come sempre, Camilleri prende dunque le distanze da questa ennesima trasformazione in qualcosa d´altro delle sue pagine scritte. Il caso, comunque, è singolare. Marco Betta e Rocco Mortelliti, infatti, hanno concepito non una ma quattro opere con orchestra da camera prendendo otto racconti scritti nell´estate di alcuni anni fa da Camilleri per «La Stampa» e riuniti sotto il titolo «Il commissario di bordo». «Il fantasma nella cabina» è solo la prima. La seconda, come la terza, sarà formata da due racconti uniti insieme, l´ultima addirittura da tre racconti, in un crescendo che il musicista Marco Betta ha voluto per dare alla sinfonia «Una costruzione di genere germinativo e accrescitivo», ovvero creare, rifacendosi ai grandi del novecento, un lavoro unico dal senso compiuto. Protagonista di questi racconti è un collaboratore del famoso Montalbano, Cecè Collura, che spedito a fare una crociera per riprendersi dopo una pallottola nello stomaco, si ritrova alle prese con otto diversi casi misteriosi da risolvere rapidamente. Ad aprire la rappresentazione sarà la voce registrata di Andrea Camilleri, a chiuderla una rapida apparizione di Montalbano. L´idea di questa «tetralogia musicale», hanno spiegato gli autori, è nata un anno fa quando Betta musicò per il festival di Ravenna, sullo stile di «Pierino e il lupo», «Magaria», una favola che Camilleri aveva scritto per i carcerati di san Vittore, trovando nell´andamento della sua scrittura quella musicalità indispensabile per esser accompagnata dalle note. Nonostante a nessuno scrittore sia stato dedicato un omaggio di questo genere, Camilleri ha deciso di non partecipare in alcun modo all´allestimento dello spettacolo. Non le piace l´opera? «No, mi piace. Nel 1958, proprio per il "Donizetti" di Bergamo, curai la regia del "San Giovanni decollato" di Martoglio su musiche di Sangiorgi. Ma il mio tentativo disperato di far ridere lo stesso nonostante quella musica seriale mi tolse ogni voglia di riprovarci». Che musica le piace ascoltare? «Schoenberg e Alban Berg, quelli che non piacciono a Montalbano». Lusingato dai 10 milioni di spettatori della nuova serie del suo commissario? «Sì, ma non sono dieci milioni di lettori. In fondo, a leggermi, su 50 milioni di italiani sono solo 500 mila. Pochini. Vero è che che ho venduto complessivamente 7 milioni e 300 mila libri, ma è perché collezionano i miei libri come fossero le figurine Panini». E se la chiamassero a presentare il festival di Sanremo? «Non mi ci vedo nei panni del professor Dulbecco».
Simonetta Robiony