Andrea Camilleri all'opera. Fa il suo debutto sui palcoscenici dei teatri
lirici l'autore più letto e visto d'Italia, l'inventore del Commissario
Montalbano che con le sue inchieste riesce ad incollare davanti al piccolo
schermo circa 10 milioni di telespettatori. Gli otto racconti della serie
Il Commissario di bordo dello scrittore siciliano, grazie a Marco Betta
e a Rocco Mortelliti, che ne hanno scritto, rispettivamente la musica e
il libretto, stanno per diventare una tetralogia musicale, il cui primo
titolo Il fantasma della cabina andrà in scena il prossimo 13 dicembre
al Teatro Donizetti di Bergamo, che l'ha coprodotto coi teatri di Modena,
Lucca e con la fondazione Ico «T. Schipa» di Lecce.
L'opera diretta da Aldo Sisillo e messa in scena da Rocco Mortelliti
sarà interpretata nei ruoli principali da Vincenzo La Scola, Katia
Ricciarelli e Luciana Serra. A trasformarsi in cantante lirico non sarà
il noto commissario Montalbano, ma il suo collaboratore Cecè Collura
che, reduce da una pallottola nello stomaco, va a farsi una bella convalescenza
su una nave da crociera come commissario di bordo. Una convalescenza ben
presto interrotta da un fantasma, che una vecchia signora ritiene d'aver
visto di notte, durante la navigazione, nella sua cabina.
Un giallo leggero, con personaggi grotteschi, tratteggiati da Camilleri
con spirito e linguaggio inconfondibili. Dice il compositore Marco Betta:
«il mio primo incontro musicale con la letteratura di Camilleri è
stato quando abbiamo realizzato nel 2001 a Ravenna la fiaba per musica
Magarìa. In quell'occasione ho cercato di realizzare un rapporto
con la sua scrittura. In seguito è nata l'idea di mettere in musica
la serie de Il commissario di bordo». «Sono partito dalla grande
tradizione dell'opera lirica italiana per superarla e proiettarla nel futuro
– spiega Betta – così nel Fantasma della cabina ci sono le arie,
i concertati, ma anche una prosa che va in sintonia con la musica. Il risultato
finale è uno spettacolo agile con un'orchestra da camera, che definireiopera
in un baule, erede di quella commedia dell'arte che i nostri comici portavano
in giro per l'Europa accompagnati solo da qualche valigia».
Interviene Camilleri, assai lusingato che i suoi racconti possano incontrare
successo nell'opera lirica, oltre che in libreria o in televisione. «Il
fatto che un mio racconto possa servire da pretesto per un altro genere
non può che farmi piacere – dice lo scrittore – Sono già
stato fumettato e i miei romanzi sono trasposti su Cd per giochi interattivi
e allora ben venga la musica». Il debutto al Donizetti di Bergamo
gli fa venire in mente la sua prima ed ultima regia lirica. «Era
il 1958 – racconta con la sua ironia – e fui chiamato a mettere in scena
una novità, il San Giovanni Decollato di Angelo Musco musicato dal
compositore catanese Alfredo Sangiorgi. Riuscire a far ridere con un testo
comico intriso di musica seriale fu un'impresa che segnò la mia
vita». E a proposito di musica aggiunge: «Io l'opera la sento,
ma preferisco non vederla e tutto quello che penso sulla musica lo si può
trovare nel mio romanzo Il birraio di Preston. In un'opera lirica quello
che conta è la musica, né le parole del libretto o l'idea
che c'è dentro quelle parole. Quanto ai registi, poi detesto quelli
che ambientano l'Aida nella guerra del Vietnam».
Sulle preferenze è deciso: «Ascolto musica moderna, ma
non leggera, mi piacciono Berg, soprattutto il suo Wozzeck, e Schönberg,
ma anche Giacinto Scelsi, di cui cerco di decrittare il senso delle cose.
Lo ammetto ho gusti rognosi, che non sono quelli di Montalbano. Però,
ascolto anche molto jazz».
Dopo Bergamo, l'opera sarà anche a Lecce, al Politeama Greco,
per la stagione sinfonica 2003 della fondazione Ico «T. Schipa»,
diretta da Fabrizio Maria Carminati, con Katia Ricciarelli e Luca Cononici.
Osvaldo Scorrano