Donna Moderna, 13.11.2002
Voglio andare a vivere a Vigata

Fino a lunedì sera di Vigata non sapevo nulla o quasi. Sapevo, questo sì, che è il paese immaginario in cui Andrea Camilleri ambienta le vicende del suo commissario Montalbano. Niente di più, però. Perché non sono una lettrice di Camilleri (ma quanti siamo rimasti a non avere mai preso tra le mani un suo romanzo?). Non avevo neppure mai visto lo sceneggiato televisivo tratto dalle storie di questo poliziotto che è riuscito a catturare milioni di italiani. Insomma, Vigata era soli il nome di un paesone siciliano che nemmeno esiste, nella pirandelliana provincia di Montelusa.
Da lunedì è il posto dove vorrei vivere. Ho scoperto i suoi colori forti e i suoi silenzi lunghi davanti alla tv e me ne sono innamorata. Immediatamente. Che pace in quella casa a due passi dal mare dove Montalbano vive (a proposito, Luca Zingaretti è perfetto nei suoi panni). E dove puoi addormentarti la domenica di un pomeriggio d’inverno ascoltando solo il rumore delle onde. Ho invidiato ai Vigatesi (ma si chiamano così?) ogni palma, ogni casa barocca, ogni strada semivuota sotto quel sole che ti immagini tanto forte da toglierti il fiato. E ho cercato nei miei ricordi di vacanze siciliane qualcosa di simile. Ci ho ritrovato l’azzurro di un mare che più azzurro non si può, il sapore di capperi, pomodori e melanzane, il piacere di una lentezza riscoperta dopo mesi di vita metropolitana, la cadenza musicale dell’accento del Sud. Una confusione di simpatia e diffidenza, cortesia e concretezza: i tratti della sicilianità. Mi è tornata alla mente quella volta che in un sentierino tra fichi d’india, noccioli e gigli selvatici ho fermato un signore chiedendogli: ”Scusi, quanto tempo ci si impiega ad arrivare in centro per questa strada?” e lui serissimo: ”Dipende da come cammina”. Inconfutabile.
Immagini da cartolina? Sì, forse. Già mi pare di sentire i soliti distruttori di sogni, pronti a ricordare che la realtà siciliana è piena di asprezze. La disoccupazione è al 20 per cento. Ogni anno vengono costruite migliaia di case abusive. Nelle zone ove il racket è più forte, 7 commercianti su 10 sono vittime del pizzo. La rete idrica è un disastro e l’impresa che funziona meglio è la Mafia.
E ogni tanto l’Etna si risveglia. Però abbiamo tutti diritto a un sogno. E io oggi mi voglio immaginare a Vigata, lontana dal rumore del tram, dalla nebbia della campagna padana, dalla fretta che  la mattina ci butta giù dal letto.
Poi non dimenticate una cosa: se esistesse Vigata esisterebbe anche il commissario Montalbano, con le sue scontrosità e le sue dolcezze.
Il suo intuito e la sua solidità. Mica potrei perdere l’occasione di incontrare uno così. Magari alla trattoria San Calogero davanti al tortino di alici che lo fa impazzire. O sulla spiaggia di Marinella, mentre esce dal mare dopo la nuotata mattutina (sono state le mie vicine di scrivania, Piera e Marina, a raccontarmi tutti questi particolari sulla vita e i gusti del commissario). Naturalmente, Montalbano avrebbe il viso di Zingaretti e anche quel corpo un po' così: che snello non è, alto neppure, ma batte in sex appeal certi grandi nomi di Hollywood.
Sabrina Barbieri