Fino a lunedì sera di Vigata non sapevo nulla o quasi. Sapevo,
questo sì, che è il paese immaginario in cui Andrea Camilleri
ambienta le vicende del suo commissario Montalbano. Niente di più,
però. Perché non sono una lettrice di Camilleri (ma quanti
siamo rimasti a non avere mai preso tra le mani un suo romanzo?). Non avevo
neppure mai visto lo sceneggiato televisivo tratto dalle storie di questo
poliziotto che è riuscito a catturare milioni di italiani. Insomma,
Vigata era soli il nome di un paesone siciliano che nemmeno esiste, nella
pirandelliana provincia di Montelusa.
Da lunedì è il posto dove vorrei vivere. Ho scoperto
i suoi colori forti e i suoi silenzi lunghi davanti alla tv e me ne sono
innamorata. Immediatamente. Che pace in quella casa a due passi dal mare
dove Montalbano vive (a proposito, Luca Zingaretti è perfetto nei
suoi panni). E dove puoi addormentarti la domenica di un pomeriggio d’inverno
ascoltando solo il rumore delle onde. Ho invidiato ai Vigatesi (ma si chiamano
così?) ogni palma, ogni casa barocca, ogni strada semivuota sotto
quel sole che ti immagini tanto forte da toglierti il fiato. E ho cercato
nei miei ricordi di vacanze siciliane qualcosa di simile. Ci ho ritrovato
l’azzurro di un mare che più azzurro non si può, il sapore
di capperi, pomodori e melanzane, il piacere di una lentezza riscoperta
dopo mesi di vita metropolitana, la cadenza musicale dell’accento del Sud.
Una confusione di simpatia e diffidenza, cortesia e concretezza: i tratti
della sicilianità. Mi è tornata alla mente quella volta che
in un sentierino tra fichi d’india, noccioli e gigli selvatici ho fermato
un signore chiedendogli: ”Scusi, quanto tempo ci si impiega ad arrivare
in centro per questa strada?” e lui serissimo: ”Dipende da come cammina”.
Inconfutabile.
Immagini da cartolina? Sì, forse. Già mi pare di sentire
i soliti distruttori di sogni, pronti a ricordare che la realtà
siciliana è piena di asprezze. La disoccupazione è al 20
per cento. Ogni anno vengono costruite migliaia di case abusive. Nelle
zone ove il racket è più forte, 7 commercianti su 10 sono
vittime del pizzo. La rete idrica è un disastro e l’impresa che
funziona meglio è la Mafia.
E ogni tanto l’Etna si risveglia. Però abbiamo tutti diritto
a un sogno. E io oggi mi voglio immaginare a Vigata, lontana dal rumore
del tram, dalla nebbia della campagna padana, dalla fretta che la
mattina ci butta giù dal letto.
Poi non dimenticate una cosa: se esistesse Vigata esisterebbe anche
il commissario Montalbano, con le sue scontrosità e le sue dolcezze.
Il suo intuito e la sua solidità. Mica potrei perdere l’occasione
di incontrare uno così. Magari alla trattoria San Calogero davanti
al tortino di alici che lo fa impazzire. O sulla spiaggia di Marinella,
mentre esce dal mare dopo la nuotata mattutina (sono state le mie vicine
di scrivania, Piera e Marina, a raccontarmi tutti questi particolari sulla
vita e i gusti del commissario). Naturalmente, Montalbano avrebbe il viso
di Zingaretti e anche quel corpo un po' così: che snello non è,
alto neppure, ma batte in sex appeal certi grandi nomi di Hollywood.
Sabrina Barbieri