Ieri pomeriggio a Roma, in Campidoglio, ha ricevuto il premio "Circeo";
il 30 novembre, a Palermo, sarà insignito del "Mondello" per il
suo capolavoro, "Il re di Girgenti"; il 20 dicembre a Grotte, a due passi
dalla patria di Leonardo Sciascia, ritirerà il premio "Racalmare"
per l´intera produzione letteraria.
Con buona pace dei detrattori e dei colleghi invidiosi, per Andrea
Camilleri, «tra i rari autori contemporanei in grado di suscitare
l´interesse di un pubblico vasto ed eterogeneo» come si legge
nella motivazione della giuria del Mondello, è tempo di gratificazioni
e riconoscimenti. E di consacrazione quasi universale, se si tiene presente
che da pochi giorni è approdato in libreria il Meridiano Mondadori
dal titolo "Storie di Montalbano" (49 euro), che raccoglie tutti i gialli
e un´antologia di racconti con al centro sempre il leggendario commissario
di Vigàta.
L´introduzione è firmata da un italianista dello spessore
di Nino Borsellino, mentre la cronologia è curata dallo scrittore
Antonio Franchini: si tratta di quasi duemila pagine di puro godimento
letterario, di sano intrattenimento medio-alto.
Se ne consiglia la lettura ai tanti docenti di scrittura creativa,
genitori di striminziti raccontini: forse riusciranno a riconciliarsi con
la scrittura e con i lettori.
Certo, all´autore de "Il birraio di Preston" bastava già
lo straordinario successo di pubblico riscosso: milioni di copie vendute,
romanzi tradotti in lituano e in giapponese, una proliferazione di tesi
di laurea, volte a indagare il miracolo di una lingua, fatta di uno strano
ma felicissimo miscuglio di italiano e siciliano, che supera facilmente
lo Stretto lambendo le Alpi. Soprattutto ora che il commissario di Vigàta,
con le azzeccate sembianze di Luca Zingaretti, ha varcato la soglia del
tubo catodico, tenendo incollati ai teleschermi più di dieci milioni
di spettatori a volta, pronti a ripetere in coro: «Montalbano sono!».
Per non parlare ancora delle versioni fumettistiche e multimediali
dei polizieschi di Camilleri: a proposito, a dicembre uscirà il
terzo cd rom di Montalbano, edito da Sellerio e dedicato questa volta a
"La voce del violino".
Va però ricordato che il successo a Camilleri è arriso
tardi: la sua attività di romanziere comincia nel 1967-68, con lo
sfortunato "Il corso delle cose", rifiutato allora da numerosi editori.
Dopo quasi dieci anni la piccola casa editrice Lalli lo pubblica, il che
induce Camilleri a scrivere il secondo romanzo, "Un filo di fumo", edito
da Garzanti nel 1980. "La strage dimenticata" è del 1984: ma fin
qui solo pochi, tra cui Angelo Guglielmi, si accorgono della sapienza narrativa
e del genio creativo dello scrittore di Porto Empedocle.
È nel 1992 che Camilleri, tornando al romanzo, comincia a conquistare
i suoi lettori, con "La stagione della caccia", seguito da altri titoli,
il cui successo immediato e senza precedenti appartiene ormai agli annali
della letteratura. Come si vede, dunque, il favore del pubblico Camilleri
l´ha conquistato col tempo, come dire faticando e meritandoselo.
Ma al consenso dei lettori non è corrisposto, in questo decennio,
quello dei critici, pronti ad arricciare il naso o a scrollare le spalle,
ogni qualvolta un´opera del nostro ha conquistato la vetta delle
classifiche di vendita.
Oggi sembra che le cose stiano lentamente cambiando, ma il Campiello
o lo Strega forse non arriveranno mai. Tempo fa Fruttero e Lucentini, sulle
colonne della "Stampa", auguravano a Camilleri la Gran Croce di commendatore
della Repubblica italiana: chissà, forse i nostri uomini politici,
per una volta, saranno più attenti degli studiosi.
Salvatore Ferlita