Il Nuovo, 29.11.2002
Il commissario Montalbano entra nei Meridiani
Alcuni critici hanno storto il naso per la scelta della prestigiosa collana della Mondadori di inserire un "plebeo" della letteratura insieme a tanti nomi blasonati, ma qualcuno non è d'accordo. Scopriamo insieme perchè.

A qualcuno (per esempio al Domenicale, il giornale che ha elencato, al suo esordio, ben 400 titoli di libri chic) non è piaciuto che nel nido di cuculo dei Meridiani Mondadori, tra le grandi firme della cultura alta, si sia intrufolato di nascosto, mentre nessuno guardava, anche un uccellaccio di razza bastarda: il Commissario Montalbano d’Andrea Camilleri, icona popolare, personaggio cult sia in libreria che in tivù.
Che diavolo ci fa un poliziotto siciliano, l’ombra dell’ombra della letteratura di sangue blu, nella collana che ha messo in cofanetto Ezra Pound e Pirandello, Faulkner e Montale, Poe e Swift, Flaubert e Balzac, Goethe e Marinetti, D’Annunzio e Thomas Mann, Proust e Stendhal, Shakespeare e Gianbattista Vico? Come osa? Come si permette?
Be’, il Commissario Montalbano non è un infiltrato, qualunque cosa ne dica il Domenicale, ma entra nei Meridiani di diritto, cioè per acclamazione, e prende semplicemente posto tra i suoi semblables, come diceva Baudelaire (un altro Meridiano “alto”) delle anime affini. Montalbano va dove lo porta l’onda irresistibile della popolarità, dunque tra i classici, ciascuno dei quali è stato popolare almeno quanto lui, se non in questa in un’altra vita. C’era già stato, del resto, un precedente: i due Meridiani di Graham Greene, che raccoglievano le spy stories e i divertissement greeniani, come Quinta colonna e Il terzo uomo, piuttosto che le opere “alte” e speculative. S’annunciano, immaginiamo con ulteriore scandalo dei puristi con un debole per il blasone immacolato, anche i Meridiani di Raymond Chandler e di Dashiell Hammett, scrittori di sangue decisamente plebeo, ma autentici principi del pulp e della letteratura che un tempo, appena qualche anno fa, si reputava sciatta e dozzinale.
Tra la cultura “alta” e quella “bassa”, tra gli scrittori popolari e le storie snob della letteratura, c’è una batracomiomachia in corso da saecula e saeculorum.
Disturba, come sempre, che popolarità e classicità rimino tra loro, ma è così che sono sempre andate le cose della letteratura. Goldoni, a suo tempo, era considerato roba “bassa”, come pure Shakespeare, ma il tempo è galantuomo e adesso sono entrambi meridianizzati, cosa che oggi non preoccupa nessuno ma che avrebbe destato scandalo tra i contemporanei. Oggi le cose accadono più in fretta e Camilleri, un autore non solo “basso” ma anche vivente, entra tra i classici senza aspettare che il tempo lo purifichi agli occhi dei critici altezzosi e del Domenicale. Vuol dire che si farà a meno della loro approvazione.
Diego Gabutti