BERGAMO – Non è il «Parsifal». Non è l'«Aida».
Non è nemmeno una operina di Britten. «Il fantasma nella cabina»
di Marco Betta, andato in scena in prima assoluta al Teatro Donizetti,
è un divertissement in due atti di poco meno di due ore di musica,
una angelica commediola musicale tinta di giallo, un piacevole intrattenimento
per una domenica pomeriggio quando le sale cinematografiche sono troppo
piene. Il colore giallo è di rigore trattandosi di un testo preso
da un racconto di Andrea Camilleri ridotto in libretto da Rocco Mortelliti
il quale si è anche riservato il lavoro di regia e un piccolo ruolo
«di carattere» in palcoscenico. L'operazione è stata
accolta dal pubblico con giusto gradimento (per una volta pieno, il Donizetti).
Adesso l'aspetta una lunga tournée lungo tutta la penisola. In gennaio
approderà a Messina, al Vittorio Emanuele (il ruolo della Ricciarelli
sarà ripreso da Denia Mazzola). La strana storia de «Il fantasma
nella cabina» si svolge a bordo di una nave da crociera, dove Cecè
Collura, ispettore di bordo alle prime armi (una «controfigura»
di Montalbano) deve risolvere, e risolve, il mistero di un fantasma che
mette in subbuglio i passeggeri. La verità: sono state le smanie
di un'attrice in disarmo e un accordo doloso di lei con una Compagnia di
navigazione rivale ad architettare il tutto. Marco Betta, che da tempo
compone musica per la prosa e per il cinema, ha dato a questo lavoro (opera
vera non è) un taglio da sceneggiato televisivo. dal podio, Aldo
Sisillo ha da dirigere soprattutto estesi commenti sinfonici, un bel preludio
melodico, un valzer che ritorna come un leitmotiv. Il testo è quasi
integralmente parlato, eccezion fatta per alcune arie affidate ai tre interpreti
principali: il commissario, l'attrice, una giornalista. Chi canta, in realtà,
è solo il commissario: Vincenzo La Scola, tenore come è noto
di bellissima voce e qui interprete eccezionale con l'atout della sua genuina
parlata siciliana che gli fa costruire un personaggio riuscitissimo. Per
i due ruoli femminili sono state chiamate Katia Ricciarelli e Luciana Serra.
Il rispetto per le passate glorie di questi due nomi impedisce di entrare
adesso in giudizio che diventerebbero irrispettosi, anche se Katia conserva
in palcoscenico una presenza magnetica. Nel cast anche Fabio Previati (ruolo
parlato) e Paola Ghigo, che canta canzoni anni Quaranta. Chi ha esperienza
di vacanze «in mare», in questo allestimento ne recupera piacevolmente
l'atmosfera. Il taglio della scena è gradevole, luminoso, ben costruito.
Italo Grassi ha disegnato scene e costumi che odorano di acqua salata:
c'è brezza marina dappertutto ed è davvero splendido l'impatto
con la grande elica nel profondo delle acque. La regia di Montelliti è
una giusta combinazione di thrilling, spensieratezza, ironia, con una garbata
incursione nel patetico.
Carla Maria Casanova