Giornale di Sicilia, 1.5.2002
"Bisogna creare un vivaio di attori, autori e tecnici"
Non è retorica, ma si prova un'autentica emozione per un teatro
che riapre. E l'emozione è più forte davanti a un teatro
che viene non tanto inaugurato per la prima volta, ma che viene riaperto
dopo anni e anni di chiusura e di silenzio. Un teatro riaperto significa
aggiustare e rimettere a posto una linea spezzata. E questa linea spezzata
è una linea di tradizione culturale, cioè il meglio che una
città o un paese possa esprimere di sé‚ come voglia di conoscenza,
come voglia di maturazione e soprattutto come voglia di stare assieme.
Perchè gli eventi che coinvolgono una cittadinanza tutta intera
vengono discussi e dibattuti all'interno della sala teatrale dove il giorno
dopo si metterà in scena una commedia dell'Ottocento o magari un'opera
lirica: l'edificio teatro è il cuore pulsante di un paese. Come
la soddisfazione che può provare un chirurgo che rimette in vita
una persona che si credeva morta, è il senso della rinascita di
un teatro.
Io mi sento profondamente e sinceramente onorato a fare il direttore
artistico del rinato Teatro Regina Margherita di Racalmuto. Questo teatro
io l'ho amato attraverso le parole di Leonardo Sciascia che ne ha scritto.
La sua chiusura gli faceva male, gli doleva, perchè credo che Leonardo
- era anche critico teatrale - attribuisse al teatro l'importanza che tutti
riconosciamo. Per me dunque avere questo incarico non è un onere
è un vero onore.
Che cosa ci ripromettiamo? Naturalmente, di fare cultura. Però
vorrei che una volta per tutte si chiarisse il senso da dare alla parola
cultura: non un fatto elitario, non un fatto per pochi, noi - i promotori
della riapertura del teatro di Racalmuto - vorremmo un teatro che sia l'espressione
del comune sentire di un paese perchè questo è soprattutto
cultura, non l'esercizio sacerdotale di pochi. Cultura è vivere
assieme agli altri una esperienza.
Mi auguro quindi che questo teatro oltre ad ospitare spettacoli di
livello, possa anche produrne, attraverso delle scuole di formazione che
possano essere non solo per attori ma soprattutto per tecnici: gente che
sa costruire una scena, che sa piazzare un riflettore. Gente importante
in teatro quanto un attore, anche se a questa gente non sempre viene prestata
la dovuta attenzione quando si parla di teatro.
Creare un vivaio, dunque. Non solo di attori. Non solo di tecnici.
Ma la nostra ambizione più grande è anche quella di potere
incitare qualcuno a scrivere, offrendogli un luogo dove possa essere rappresentato.
Un autore non rappresentato infatti non esiste. La destinazione ultima,
finale, per chi scrive per il teatro è il palcoscenico. Speriamo,
con questo teatro, di potere offrire a qualche giovane autore o giovane
autrice questa ultima destinazione: la scena teatrale.
Andrea Camilleri