«Maurizio Ferrara - non quello comunista, un altro, grande funzionario
Rai, napoletano e amico del napoletano Eduardo - era riuscito a convincere
Eduardo a tradurre il suo teatro in forma televisiva. Un teatro che restasse
per sempre sotto forma di immagini: questo convinse Eduardo più
di ogni altra cosa. Non era un carattere facile, tutt’altro. Abitava in
via Ettore Ximenes ai Parioli, dove andai a trovarlo, e fortunatamente
il nostro primo incontro filò liscio. Anche perché mi giocai
una carta familiare. Eduardo aveva conosciuto mia moglie da bambina; con
mio suocero, infatti, erano molto amici. Soprattutto quando andarono a
vivere a Milano, Eduardo, Peppino e Titina frequentarono la casa di un
giovanissimo Gaetanino Afeltra, grande amico di mio suocero. Bene, potevo
vantare comuni amici, e la cosa lo tranquillizzò. Poiché
\ ci avevano affidato un adattatore, anticipai la notizia a Eduardo con
queste parole: ”Eduà, non è meridionale, è piemontese,
però è un bravo commediografo, si chiama Aldo Nicolaj”. ”Lo
conosco”. E accettò Aldo Nicolaj che - sia detto per inciso - nell’adattamento
si muoveva con i piedi di piombo. Manteneva il più possibile la
struttura teatrale di Eduardo».
Com’era Eduardo?
«Un uomo molto riservato. Mi resi conto che da parte sua non
c’era ostilità. Quando ci trovammo a parlare di teatro intuì
che ne capivo e si sentì piuttosto rassicurato. (...) Accettava
alcuni tagli, altri non li accettava, e dovevo discutere con la censura
interna della Rai. Raggiungevamo sempre un compromesso e un accordo. D’altra
parte quel che chiedeva la censura erano imbecillità pure. (...)
Un venerdì, apparentemente tutto filava liscio, me ne vado a trascorrere
il weekend con le mie figlie. La sera mi telefona il vicedirettore del
Centro di produzione: ”Eduardo ha abbandonato la produzione. Se ne è
partito per Napoli. Ha avuto uno scontro col direttore del centro, sulla
scenografia di Filumena Marturano”. Eduardo quindi era da considerarsi
perduto. (...) Torno immediatamente a Roma. ”Che cosa è successo?”
”Quando ha visto montata la scenografia che aveva approvato, voleva una
modifica, voleva spostare una porta... Ma non possiamo andare dietro i
capricci di Eduardo”. (...) L’indomani mattina vado al Centro di produzione,
e parlo con il direttore. ”Lei si sta giocando Eudardo, io informo Bernabei
che per una porta rischiamo di perdere il rapporto con De Filippo”. La
porta venne immediatamente spostata. Eduardo arrivò alle due del
pomeriggio. Cominciò a lavorare tranquillo, come se niente fosse».
Saverio Lodato e Andrea Camilleri