l'Unità, 6.2.2002
Sgarbi ha voluto strumentalizzarci
“Al Salone del Libro di Parigi andrò solo gli ultimi due giorni,
per incontrare i miei lettori, i traduttori, gli editori. Sia chiaro, ci
andrò a spese mie, e non rappresenterò il governo Berlusconi”.
Andrea Camilleri, il famoso scrittore siciliano, tradotto in tutto il
mondo, spiega con la sua graffiante ironia a l'Unità, come è
maturata la sua decisione. “Guardi, glielo dico con franchezza, sin dal
primo momento, a prescindere da ogni valutazione politica, avevo già
deciso di non andare a Parigi. Insomma, non me la sentivo di andare in
Francia, con un ruolo di rappresentanza, si tratta onestamente di un impegno
gravoso. Però ci stavo riflettendo”.
Cosa le ha fatto cambiare idea?
Semplice, le iniziative sgarbiane. Il fatto che Sgarbi abbia iniziato
a dire, che loro erano bravi, perché riuscivano a coinvolgere anche
gli intellettuali di sinistra, mi ha rafforzato nelle mie intenzioni di
non andare. Inaccettabile la sua strumentalizzazione politica. Questo suo
giocare con la destra e la sinistra mi ha chiarito le idee. Che c'entro
con queste storie sgarbiane? Dunque come ho spiegato agli amici francesi
sono giunto alla conclusione, che a Parigi vado solo per due giorni, quelli
conclusivi, per incontrare lettori, editori e traduttori. A scanso di equivoci,
ci vado a titolo personale. L'ho detto anche a Le Monde.
Lo scrittore Vincenzo Consolo ha affermato che in Italia, non vi
è democrazia.
Su questo non sono d'accordo con Consolo. Ponendo in questi termini
la faccenda, di finisce per fare il gioco di Berlusconi. Vi ricordate quando
al governo vi era il centro-sinistra, e lui gridava al regime? In Italia,
la democrazia vi è ancora. Il punto è un altro: vi sono serie
avvisaglie di una modifica della democrazia. Il fenomeno è assai
complesso, vi è il rischio di una dittatura morbida, lo ha chiarito
assai bene su questo giornale Enzo Biagi. Di conseguenza, bisogna stare
molto attenti, perché il pericolo vero è quello di una dittatura
strisciante, sottile, morbida. Il controllo dei media, è solo un
aspetto di questo fenomeno. Poiché come ho avuto modo di dire, il
conflitto di interessi non riguarda solo le televisioni, che sono solo
una piccola parte del problema. Il conflitto di interessi, investe questioni
di ordine primario, a
livello economico-finanziario, riguarda tutti gli aspetti della vita
pubblica italiana.
Berlusconi la accuserà di portare discredito all'Italia?
Guardi, ho deciso di intervenire su Le Monde, solo dopo aver letto,
la sua intervista a Le figaro. In quelle dichiarazioni di Berlusconi vi
era una serie di cose non vere, inaccettabili. Sono quelle dichiarazioni
a screditare l'Italia. Vede, non volevo entrare nella querelle, perché
non mi va di lavare i panni sporchi all'estero, me se nella polemica ti
ci trascinano, allora cambia tutto. Insomma è l'ora di finirla con
le buffonate.
L'intervento di Nanni Moretti ha riaperto il dibattito sulla politica
del centro sinistra, ma anche sul ruolo degli intellettuali. Qual'è
il suo giudizio?
Gli intellettuali hanno e debbono avere un ruolo critico. Quello di
Moretti è stato un grido, ma è servito a dare la sveglia.
Vede, ho molto apprezzato, l'iniziativa di Piero Fassino, che ha colto
la valenza simbolica del gesto di Moretti. La via del dialogo è
la migliore. Anche perché si da il caso, che spesso gli intellettuali,
interpretano le esigenze, i bisogni, le aspirazioni della gente. Cosa c'è
di male, ad ascoltare gli intellettuali? Si tratta di persone come tutti
gli altri, che possono dare un contributo alla politica, all'Italia.
Se Fassino la invita al dialogo, ci andrà?
Certo, subito. Non importa se la penso diversamente su alcuni aspetti
della politica. L'importante è aprire il dialogo, per capire le
ragione della sconfitta, elaborare una nuova strategia e tornare a vincere.
Vede, io penso che ci sia spazio per tutti. Anzi, le dico una cosa, che
alcuni non si aspettano: D'Alema può avere un ruolo importante.
Il nodo centrale è lavoriamo assieme.
Salvo Fallica