Andrea Camilleri, il padre del commissario Salvo Montalbano e autore
di romanzi storici, il cui successo non conosce confini geografici – dalla
Francia al Giappone, dall'Italia alla Svezia – si confronta con Manzoni,
lo scrittore per antonomasia, un pezzo di storia della cultura nazionale.
Una riflessione che Camilleri aveva maturato da tempo, e che solo di recente
è divenuta pubblica. La prima occasione del confronto è nata
dall'iniziativa in un liceo di Ispica dove un insegnante di letteratura
ha espunto dai programmi I promessi sposi, sostituendolo con il
brillante romanzo storico di Camilleri Il birraio di Preston, edito
da Sellerio. Iniziativa che ha suscitato polemiche e reazioni, ed ha scandalizzato
una parte della critica italiana. Qualcuno invece ha sostenuto che l'idea
ha un suo fondamento nel fatto che Camilleri rappresenta, con le dovute
differenze, un nuovo Manzoni, per il suo sperimentalismo linguistico, per
la sua capacità di innovare la struttura narrativa del romanzo.
Spiega divertito a riguardo Camilleri: “Non ho mai né detto né
pensato ad un simile paragone, chi lo fa se ne assume in pieno le responsabilità.”
Il secondo confronto con il Manzoni nasce da una telefonata di un giornalista
de El Pais, che gli pose la domanda su quale scrittore del Novecento avrebbe
salvato, nel caso che il buco dell'ozono avesse portato alla distruzione
del mondo.
“Ebbene – racconta lo scrittore - risposi il Manzoni. Chiusi la cornetta
e continuai a mangiare il mio piatto di spaghetti. Ma una seconda telefonata
mi interruppe.” (Pare di vedere Montalbano mentre gusta piatti prelibati
e va su tutte le furie se viene interrotto).
“Era ancora il giornalista del quotidiano spagnolo. Aveva verificato
e ovviamente gli risultava che il Manzoni era vissuto nell'Ottocento. In
seguito ho riflettuto su quell'errore così vistoso e mi son fatto
una idea della vicenda”.
Quale?
“Vede, ho iniziato a considerare il Manzoni come un autore contemporaneo,
dopo la lettura de La colonna infame, quello scritto me ne ha fatto
cogliere la grandezza, ma questo è avvenuto in età adulta.
Da ragazzo, non lo nascondo, non sopportavo l'autore de I promessi sposi.
La lettura che ci veniva propinata a scuola lo rendeva odioso, noioso.
Il Manzoni appariva come un baciapile, la critica letteraria ne ha costruito
per decenni e decenni una immagine stereotipata, agiografica, rasserenante
e pedagogica. Insomma, Manzoni veniva presentato come un secchione. Uno
che in vita sua non ha mai sorriso. A quel punto persino Leopardi, che
se ne stava ad osservare la luna, mi era più simpatico. La colpa
non era del Manzoni, ma della lettura penitenziale e penitenziaria, che
ne veniva fatta.”
Come è avvenuta la svolta?
“Qualche anno dopo aver finito gli studi, mi capitò inopinatamente
fra le mani una copia de La colonna infame. La lessi, ne rimasi
incuriosito, colpito, addirittura turbato. Avvenne in me un risveglio di
attenzione. Ma era possibile che quel baciapile di Manzoni avesse scritto
quell'opera così profonda, che scandagliava l'animo umano nei suoi
meandri più nascosti, che rappresentava la drammaticità e
le contraddizioni dell'esistenza, con acutezza e sguardo critico? Iniziò
così la mia comprensione dell'opera manzoniana, i personaggi de
I
promessi sposi assunsero una dimensione diversa, non acriticamente
rasserenante. E' come se con La colonna infame Manzoni abbia voluto
fornire una chiave critica ai lettori più attenti. Lo scritto rappresenta
come un fiume carsico che pervade tutta l'opera del Manzoni, con la sua
essenzialità e la sua tragicità.”
Quale rilettura critica contemporanea coglie questi aspetti?
“Debbo dire che la rilettura di Salvatore Silvano Nigro, che per Mondadori
ha riunito i romanzi di Manzoni e le diverse edizioni de I promessi
sposi, è illuminante. Illuminante nella sua capacità
di penetrazione critica del testo. E' un'analisi moderna e colta, aderente
alla vera concezione storico-letteraria e culturale del Manzoni. Potrei
dire che dal suo saggio introduttivo ne vien fuori una originale biografia
intellettuale non autorizzata del Manzoni, importante e innovativa. Guardi,
questa vicenda del Manzoni mi affascina. Quando Nigro mi ha invitato di
recente alla presentazione a Catania del suo libro sull'opera manzoniana,
ho risposto: “non ho le carte, quando tocca a me”. Nigro ha insistito con
sottile e intelligente malizia e non mi sono sottratto. Ne è venuto
fuori un confronto originale, suggestivo, di notevole rilievo sul piano
cultural-letterario. Sullo sfondo del dibattito c'era ovviamente il romanzo
storico, la sua struttura narrativa, il suo valore filosofico.”
Ma qual è, a giudizio di Camilleri, la valenza culturale e l'attualità
dei Promessi Sposi?
“Quanto alla valenza culturale si tratta del maggior classico della
letteratura italiana. Per quel che attiene invece all'attualità,
dipende invece dall'ottica di chi presenta l'opera, di chi l'ha interpretata.
La lettura di Nigro ad esempio, è moderna, visiva, la definirei
una inquadratura cinematografica, diretta, efficace.”
Cos'è per Camilleri il romanzo storico?
“E' uno strumento letterario essenziale, che permette di raccontare
la realtà nel suo divenire processuale, dialettico, di cogliere
e delineare le sfumature dell'esistenza, di prospettare e sviluppare sui
piani diversi la storia umana.”
Come nel Re di Girgenti dove ad un piano narrativo ne segue
uno storico-culturale, e più in profondità, uno metafisico-simbolico,
con il protagonista Zosimo che dinanzi alla morte si rende conto alla Wittgenstein
della limitatezza della logica, e in buona sostanza si ferma dinanzi all'inconoscibile.
Insomma ciò che non può essere detto, deve essere taciuto?
“Esatto. Vi è una pluralità di linguaggi ed una diversità
di piani di indagine culturale, sociale, storico, Comunque in tutti i miei
romanzi il piano dell'indagine coincide con il piano della ricerca della
verità, sociale, filosofica, o direi più semplicemente “umana”.
Vi è l'uomo che si confronta con se stesso, o cerca se stesso...”
Oppure ha paura di se stesso, come Montalbano?
“Il commissario Montalbano, dopo aver superato i cinquanta anni, compie
un bilancio della propria vita ma ha paura di guardare la sua vera immagine,
di scavare nei meandri della sua psiche, così come tutti gli uomini.
Perché in fondo ognuno di noi preferisce restare all'immagine ufficiale
che di sé ha dato, la quale non crea turbamenti, inquietudini. E'
il discorso di Pirandello, la maschera che ognuno indossa è preferibile
all'analisi che mette tutto in dubbio.”
Montalbano è turbato da quello che accade in Italia e parla
a Camilleri dell'impossibilità del romanzo in questa fase storica?
“I fatti del G8 e quelli di Napoli mettono in dubbio la permanenza
di Montalbano nella polizia. L'impossibilità del romanzo deriva
invece dalla leggi che vengono attualmente varate, volute dal governo Berlusconi.
E' paradossale, ma Montalbano che svolge il proprio dovere, che è
abituato ad indagare seriamente, rischia, forse, di essere fuori legge,
mentre tutti gli altri sono nella legge. E' da questo paradosso che nasce
l'impossibilità del romanzo.”
Camilleri, in questa fase non vuole parlare di politica, ma può
dirci se Montalbano è Cofferatiano?
“Credo proprio di poter dire che è con Cofferati, anzi senza
dubbio Salvo Montalbano è Cofferatiano.”
Ed è ottimista?
“Sì, lo è. Non per il presente, ovviamente, ma per il
futuro.”
A questo punto quelli che si definiscono opinionisti liberali criticheranno
anche Montalbano?
“Può darsi, probabilmente verrà iscritto anche lui tra
gli apocalittici.”
A proposito di apocalittici, Ad ogni suo intervento, nonostante il
suo stile ironico, lei viene classificato con lo stereotipo dell'intellettuale
apocalittico. Oriana Fallaci adopera invece uno stile letterariamente forte,
aggressivo, a tratti astioso, ed alcuni moderati la ergono a modello di
liberalismo. Se ne è fatto una opinione?
“Non riesco a capirlo, e non mi interessa.”
Nelle sue vacanze in Sicilia è andato a trovare i carcerati
nella struttura di Contrada Petrusa ad Agrigento, quale esperienza ne ha
tratto?
“Spesso abbiamo un'idea distorta della gente in carcere. Ho trovato
delle persone lucide, attente, acutissime, che hanno una capacità
di elaborazione culturale. Ho deciso che collaborerò ad una loro
rivista.”
Ha anche partecipato nella sua città natia, Porto Empedocle,
alla inaugurazione del commissariato di polizia?
“Sì, ed è stato divertente. E' originale che accanto
alle autorità, all'inaugurazione di un commissariato di polizia
sia invitato un intellettuale, uno scrittore.”
Il dialogo si sta per concludere, ma Camilleri si congeda da L'Unità
con un'ultima notizia, una sorta di nota a margine. Vi è in preparazione
un altro romanzo storico, La guerra di Macallé. Si tratta
di una storia ambientata a Vigata, ai tempi della guerra di Abissinia.
Ma non è di prossima uscita come è trapelato su alcuni giornali.
Dovrebbe invece essere pubblicato a marzo 2003, dalla Sellerio.
Salvo Fallica