Il Sole 24ore, 17.2.2002
Andrea Camilleri. Tutto il teatro in poche parole

Non definizioni, ma racconti. Niente di obiettivo ed esaustivo, molto di personale. Con "Le parole raccontate", Andrea Camilleri racconta i suoi quarant'anni di teatro. Perchè, "in fondo, una parola è il più breve racconto che c'è. Come il guscio di un uovo, contiene un'infinita possibilità di racconti". Così, "Arlecchino", "Attore", fino a "Teatro" e "Testo" diventano voci di una piccola enciclopedia personale da Grande Dilettante, che ricorda da lontano la "Nuova Enciclopedia" di Savinio. Una memoria immaginifica e divagante, con molto di autobiografico. "Questo dizionario è incredibilmente e volontariamente lacunoso... Perciò non me ne voglia il lettore", avverte l'autore all'inizio del libro. E il lettore non glie ne vorrà; gli sarà anzi grato, per avergli consegnato i suoi aneddoti migliori. Per aver recuperato 
termini dimenticati nella soffitta della memoria teatrale, come "Cordino" e "Orbetto" (il pubblico). Per avergli comunicato la sua fiducia nel teatro, perfino nella "crisi"; e il suo entusiasmo per quel trasformarsi del pubblico nel "ridere e piangere assieme nel buio... sentendosi". Concetti fondamentali, raccontati con godibile semplicità, ma che forse avrebbero voluto più attenzione. Per questo allora ne vorrà, a Camilleri, qualche lettore. Per avergli consegnato solo una piccola parte della sua esperienza. Più di 100 regie; 18 anni d'insegnamento all'Accademia; la passione di una vita forse meritavano più che un assemblaggio di materiali. L'esperienza del Camilleri uomo di teatro rischia di apparire a torto trascurata, per un romanziere impregnato di tecniche drammaturgiche che, proprio qui, si riconosce "debitore al teatro dell'85%" della sua scrittura.
Diana Ferrero