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“La paura di Montalbano” raccoglie sei racconti di Andrea Camilleri. Gialli infarciti da ironiche note di costume "intorno all'immortale sicilianità".
Che il pubblico come al solito gradisce in massimo grado

Montalbano ha paura. Ce lo svela il titolo dell'ultimo libro di Andrea Camilleri, appena uscito e subito saltato ai primi posti della classifica dei libri più venduti in Italia. Sì, il commissario di Vigàta teme qualcosa in queste, come in altre indagini. Ha paura di se stesso, di finire coinvolto emotivamente in un'inchiesta che invece potrebbe risolvere burocraticamente in pochi giorni, ha paura di innamorarsi di una sospetta, ha paura di dare sfogo alla sua ribellione verso i potenti che la fanno sempre franca.
Il volume è composto da sei racconti, tre lunghi e tre brevi, uno dei quali dà il titolo alla raccolta. In due di essi Montalbano è in trasferta, ma sembra a disagio lontano da Vigàta. I suoi movimenti appaiono goffi, accetta inviti da persone che detesta, sbaglia strada, si fa addirittura prendere a botte da un balordo. Negli altri opera nel suo territorio ed è finalmente se stesso, con i colleghi che conosciamo e abbiamo imparato ad amare: Fazio, Catarella, il questore Bonetti-Alderighi.
Il fatto è che Montalbano è sempre di più il nostro Maigret. Da Simenon Camilleri ha imparato a costruire un personaggio che affronta gli omicidi con intelligenza, partendo dalla psicologia dei sospettati, dall'ambiente che ha provocato il delitto. Lo scrittore cuce intorno al protagonista un commissariato che è un piccolo mondo con tutti i vizi, i difetti e i sentimenti che gli sono consoni. Quello del commissariato dove opera l'eroe di gialli seriali è per molti scrittori un tema centrale: è il microambiente dove si coltivano i sentimenti, i rancori, i caratteri. Senza il commissariato di Vigàta, Montalbano non sarebbe nulla. Sarebbe un attore senza pubblico e palcoscenico, un cantante senza microfono.
I racconti più belli, per la suspense, i problemi sociali che affrontano e la profondità dei protagonisti sono "Ferito a morte" e "Il quarto segreto". Nel primo c'è una torbida storia sessuale che finisce in delitto. La protagonista è una bella ragazza rimasta orfana, domestica nella casa dell'anziano zio usuraio. La giovane assiste all'omicidio del vecchio e spara un colpo di pistola all'assassino che riesce a vedere solo di spalle mentre fugge. Dall'inchiesta vengono fuori tutti i loschi affari del vecchio e la sua ambigua vita sessuale.
Nel secondo Montalbano si trova di fronte alla morte apparentemente accidentale di un operaio albanese in un cantiere edile. In realtà un omicidio. L'extracomunitario, che a casa possedeva abiti eleganti e costosi, svolgeva una ben differente attività. Il racconto è una forte denuncia del mondo degli appalti in Sicilia, dove non si posa un mattone se le solite potenti famiglie e i loro burattini politici non vogliono.
Michael Landsbury