Messaggero Veneto, 4.6.2002
Il commissario Montalbano sempre in pista
Camilleri in libreria con un’antologia di racconti. In arrivo le storie più celebri con due cd

Andrea Camilleri in varie occasioni ha confessato di essere un po' stanco di Montalbano, ma questo non toglie che, puntuali come le stagioni, sia pure attraversate da incostanti flussi metereologici, le sue vicende giungano in libreria. L'ultima, intitolata La paura di Montalbano, l'ha pubblicata Mondadori, ed è una raccolta di racconti che, sicuramente, non aggiungono nulla alla fama dello scrittore e del suo personaggio. Si registra in tutto il libro quella stanchezza che Camilleri ha ammesso, e per quanto il mestiere e il fascino del commissario più famoso d'Italia riescano a salvare l'opera da una piccola débâcle, l'insieme è un po' scipito. Il sale forse comincia a scarseggiare, e più di un racconto (qualcuno con echi di cose già lette) sembra tirato via frettolosamente, con risultati non proprio esaltanti. Anche quello che titola la raccolta e che, per quanto ci riguarda, è il migliore, non fosse altro che per la chiusura in chiave psicologica che denota in Camilleri una non comune facilità nel taliare l'animo umano, ha qualcosa di scontato. L'uomo che tentenna nel salvare la moglie scivolata in un precipizio di montagna, perché la sua morte gli darebbe la possibilità di convivere beatamente con l'amante, è una pochade troppo sfruttata, un feuilleton che traduce il dramma in qualcosa di ridicolo.
Forse, ci si esprime con la rabbia del lettore deluso, perché Montalbano è talmente popolare che non si riesce a perdonargli una resa mediocre. E così si rilegge qualche racconto trovando ragguagli che una lettura affrettata potrebbe aver ignorato, ma, scava scava, le emozioni sono sempre le stesse, così come identici sono Vigàta, Catarella, il maresciallo Verruso e tanti altri comprimari. Ma, soprattutto, e fortunatamente, è identico il fascino del personaggio che ormai vive di vita propria. Pirandellianamente parlando, Montalbano ha lasciato le pagine della finzione, ed ora è un personaggio vero, libero, senza autore, perché il retroterra originario lo ingloba in un contesto scenico d'estrema naturalezza, fissandolo a una realtà di fantasia che spesso è più vera della realtà documentata dai fatti, dalle lacrime e dalla rabbia degli uomini.
Raggiunti simili risultati, un libro di racconti con poco mordente è solo una tappa deludente nel lungo cammino vittorioso che ancora aspetta Montalbano. Infatti, per metà giugno è già annunciato sempre da Mondadori, un altro volume che conterrà le storie più celebri e una biografia del commissario per antonomasia. Al libro saranno annessi due cd in cui Camilleri legge per la prima volta alcuni tra i racconti più interessanti e più divertenti del commissario Montalbano. Una celebrazione di entrambi in piena regola in cui Montalbano e Camilleri (ma è ancora possibile distinguerli?) si accordano su uno spartito sinfonico d'indubbia suggestione, premendo sui flauti di una narrativa che ha raggiunto l'apice di un successo forse insperato; narrativa che, sia pure con i dovuti riguardi dettati dall'educazione, comincia a bussare alle porte della letteratura. Si apriranno? Chi manovra i battenti nella casa dei geni alti? Perché in quell'Olimpo si dice che il romanzo sia morto? Chi l'ha ucciso? Ecco un'altra bell'indagine per Salvo Montalbano.
Francesco Mannoni