Il sempre più acclamato commissario Montalbano, il personaggio
creato dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri, con una mossa prevista,
sulla scia del clamoroso successo televisivo, piomba nei classici. È
un evento non da poco, soprattutto se consideriamo il genere di romanzi,
quel giallo fino a pochi anni fa svilito in nicchie bizzose, dove la buona
letteratura non tentava neppure di affacciarsi. Ma tanto tuonò che
piovve, e Camilleri, con i romanzi del commissario che in tv ha il volto
vincente dell'attore Luca Zingaretti, è riuscito a forzare le porte
del Parnaso letterario, senza neppure troppa fatica. Il successo popolare
è sempre il grimaldello più efficace, e consenso, Camilleri
e il suo personaggio, ne hanno da vendere. Non sappiamo se Manzoni, Montale,
Proust e gli altri migliaia d'immortali che abitano nei prestigiosi Meridiani
Mondadori abbiano storto il naso vedendoli arrivare; se hanno pensato a
qualche procedimento mafioso, indignati o sorpresi che fossero da qualche
guizzo interpretativo fatto di scorciatoie compiacenti. Ma tant'è,
qualunque cosa vogliano o vogliate pensarne, Andrea Camilleri e le sue
Storie di Montalbano sono nella casa delle Muse, e nulla potrà più
rimuoverli. Anzi, se il successo che accompagna questo personaggio sin
dalla nascita continuerà con lo stesso ritmo in libreria e in tv,
sicuramente s'impossesseranno di un considerevole scorcio panoramico e
il Parnaso corre il rischio di un'occupazione più che di un'infiltrazione.
Il volume, con un saggio di Mauro Novelli, introduzione di Nino Borsellino
e cronologia di Antonio Franchini, riunisce alcuni dei romanzi più
famosi della saga di Montalbano, quali La forma dell'acqua, Il cane di
terracotta, Il ladro di merendine, La voce del violino, La gita a Tindari,
L'odore della notte e numerosi racconti tratti dalle varie raccolte che
ha pubblicato. Chiedersi il perché del successo di Camilleri è
d'obbligo, ma la risposta è semplice: piace ai lettori. Forse anche
perché, fra tutti gli scrittori d'oggi, non solo siciliani, Camilleri
«è quello che ha valorizzato il teatralismo intrinseco della
scrittura», elevando il regionalismo a universalismo, a epopea definita
il sentimento elegiaco. La mafia «ha aggiunto alla sua arte spunti
nuovi» gli ha dato un retroterra introspettivo degno del miglior
Simenon, calcando su un linguaggio inventato ma estremamente duttile, efficace,
insinuante. «I romanzi e i racconti raccolti e pubblicati nel volume
ha detto lo scrittore non soltanto disegnano in modo tangibile l'evoluzione
di un personaggio quanto credo che scandiscano le tappe dell'evoluzione,
o involuzione, di una certa società italiana».
Non più solo giallo quindi, ma fatto di costume, specchio ambientale
di logiche e rifrazioni nelle quali Camilleri proietta gli istinti venefici
di una società controversa, e le motivazioni di una intelligenza
che vuole capire, scendere dentro i cerchi dell'indicibile per afferrare
le ragioni di tutti. Insignito di recente con una laurea honoris causa
a Milano, Camilleri ha affermato, con una gioia autentica che ignora il
classico piagnisteo dei siciliani, che il Meridiano ha per lui il valore
di una seconda laurea.
L'alluvione Camilleri arriva in libreria anche con un nuovo libro Rizzoli,
L'ombrello di Noè (325 pagine 15,oo euro) in cui l'infaticabile
siciliano racconta le sue memorie di teatrante a Roberto Scarpa. Una sorta
di saggio su di una lunga appassionata navigazione dentro il compiersi
di una fede, quella dello spettacolo, che Camilleri ha praticato per tanti
anni. Ricordi lieti e tristi, insuccessi e trionfi, strade lastricate di
spine o rivestite di velluto che gli hanno fornito importanti credenziali:
«Fra teatro, televisione e radio, mi trovo ad avere sulle spalle
trentanove regie di opere non solo di commedie ma anche di riduzioni
di novelle e romanzi di Pirandello».
Franscesco Mannoni