Messaggero Veneto, 10.12.2002
Il narratore e il suo commissario tra i grandissimi della letteratura internazionale
Montalbano sul Parnaso
Nei Meridiani le “Storie” di Andrea Camilleri

Il sempre più acclamato commissario Montalbano, il personaggio creato dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri, con una mossa prevista, sulla scia del clamoroso successo televisivo, piomba nei classici. È un evento non da poco, soprattutto se consideriamo il genere di romanzi, quel giallo fino a pochi anni fa svilito in nicchie bizzose, dove la buona letteratura non tentava neppure di affacciarsi. Ma tanto tuonò che piovve, e Camilleri, con i romanzi del commissario che in tv ha il volto vincente dell'attore Luca Zingaretti, è riuscito a forzare le porte del Parnaso letterario, senza neppure troppa fatica. Il successo popolare è sempre il grimaldello più efficace, e consenso, Camilleri e il suo personaggio, ne hanno da vendere. Non sappiamo se Manzoni, Montale, Proust e gli altri migliaia d'immortali che abitano nei prestigiosi Meridiani Mondadori abbiano storto il naso vedendoli arrivare; se hanno pensato a qualche procedimento mafioso, indignati o sorpresi che fossero da qualche guizzo interpretativo fatto di scorciatoie compiacenti. Ma tant'è, qualunque cosa vogliano o vogliate pensarne, Andrea Camilleri e le sue Storie di Montalbano sono nella casa delle Muse, e nulla potrà più rimuoverli. Anzi, se il successo che accompagna questo personaggio sin dalla nascita continuerà con lo stesso ritmo in libreria e in tv, sicuramente s'impossesseranno di un considerevole scorcio panoramico e il Parnaso corre il rischio di un'occupazione più che di un'infiltrazione.
Il volume, con un saggio di Mauro Novelli, introduzione di Nino Borsellino e cronologia di Antonio Franchini, riunisce alcuni dei romanzi più famosi della saga di Montalbano, quali La forma dell'acqua, Il cane di terracotta, Il ladro di merendine, La voce del violino, La gita a Tindari, L'odore della notte e numerosi racconti tratti dalle varie raccolte che ha pubblicato. Chiedersi il perché del successo di Camilleri è d'obbligo, ma la risposta è semplice: piace ai lettori. Forse anche perché, fra tutti gli scrittori d'oggi, non solo siciliani, Camilleri «è quello che ha valorizzato il teatralismo intrinseco della scrittura», elevando il regionalismo a universalismo, a epopea definita il sentimento elegiaco. La mafia «ha aggiunto alla sua arte spunti nuovi» gli ha dato un retroterra introspettivo degno del miglior Simenon, calcando su un linguaggio inventato ma estremamente duttile, efficace, insinuante. «I romanzi e i racconti raccolti e pubblicati nel volume – ha detto lo scrittore – non soltanto disegnano in modo tangibile l'evoluzione di un personaggio quanto credo che scandiscano le tappe dell'evoluzione, o involuzione, di una certa società italiana».
Non più solo giallo quindi, ma fatto di costume, specchio ambientale di logiche e rifrazioni nelle quali Camilleri proietta gli istinti venefici di una società controversa, e le motivazioni di una intelligenza che vuole capire, scendere dentro i cerchi dell'indicibile per afferrare le ragioni di tutti. Insignito di recente con una laurea honoris causa a Milano, Camilleri ha affermato, con una gioia autentica che ignora il classico piagnisteo dei siciliani, che il Meridiano ha per lui il valore di una seconda laurea.
L'alluvione Camilleri arriva in libreria anche con un nuovo libro Rizzoli, L'ombrello di Noè (325 pagine – 15,oo euro) in cui l'infaticabile siciliano racconta le sue memorie di teatrante a Roberto Scarpa. Una sorta di saggio su di una lunga appassionata navigazione dentro il compiersi di una fede, quella dello spettacolo, che Camilleri ha praticato per tanti anni. Ricordi lieti e tristi, insuccessi e trionfi, strade lastricate di spine o rivestite di velluto che gli hanno fornito importanti credenziali: «Fra teatro, televisione e radio, mi trovo ad avere sulle spalle trentanove regie di opere – non solo di commedie ma anche di riduzioni di novelle e romanzi – di Pirandello».
Franscesco Mannoni