La "linea della palma" è un'immagine coniata da Sciascia per
dire che il clima favorevole alla mafia sale verso nord, lento e inesorabile
come avviene per la pianta esotica. Non la mafia della lupara e dei morti
sparati, ma quella che pervade tutto con intrecci d'affari, lotta per bande
e camarille, alleanze trasversali tra amici degli amici. Tutto diventa
uguale melassa, tutto spartizione e appropriazione. Fino a sembrarci naturale
che sia così. Fin dove è arrivata la linea della palma? Questa
la domanda che un anno fa Saverio Lodato voleva porre ad Andrea Camilleri,
il più siciliano dei narratori, dopo Sciascia, quello più
disposto a ragionare in libertà, senza farsi arruolare tra i cinici
o i "professionisti dell'antimafia". Ma come spesso accade con Camilleri,
a quella prima domanda (la risposta è che la palma ha ormai superato
le Alpi) ne seguirono altre, in un dialogo che veniva naturale, spontaneo...
lungo le 425 pagine dell’intervista. Eppure tutte quelle pagine scorrono
piacevoli. Raccontano di una vita, di un'epoca, di uno scrittore e di una
terra. Una tentazione grande per gli appassionati dello scrittore che inventò
Vigàta e Montelusa, per il padre del commissario Montalbano ma anche
del Maigret televisivo. Sembra quasi di accomodarsi su una poltrona di
vimini, sotto le frasche in un giardino con vista sul mare di Sicilia,
nel pomeriggio assolato ma ventilato, con Camilleri e il suo intervistatore.
E ascoltare il narrare disteso, ampio, ma sempre affascinante dello scrittore
di Porto Empedocle. La sua infanzia in una Sicilia dove la mafia era l'ossatura
dell'intreccio sociale. Il turbinìo della guerra e l'arrivo degli
americani. Le ventate indipendentiste e la rinascita dei partiti. Roma
e l'avventura del teatro. L'epopea della radio e i primi passi della tv.
Camilleri racconta se stesso e la sua avventura letteraria. Fino alle riflessioni,
libere e fuori dal coro, sulle cose dei giorni nostri. Un lungo pomeriggio
e una serata in compagnia d'un grande vecchio che guarda al mondo dei giovani
con la simpatia del nonno, senza rinunciare a qualche sogno.
Claudio Baroni