RASSEGNA STAMPA
DICEMBRE 2003
Leggo, 1.12.2003
Roma
Musica al meglio: da Britti a Conte, che Vibrazioni
[...]
Paolo Conte, sabato alle 17, con Andrea Camilleri e Vincenzo Mollica,
prima del doppio concerto di domenica. Tutto all'Auditorium.
[...]
Nandropausa,
# 5, 3.12.2003
Libri letti e consigliati da Wu
Ming
Andrea Camilleri, La presa di Macallè, Sellerio, Palermo
2003 - 10 euro
Questo è il libro di Camilleri più frainteso da critica
e pubblico, nondimeno è il suo capolavoro. Premetto che di Camilleri
mi piacciono molto i romanzi storici, vale a dire quelli senza Montalbano
(come La concessione del telefono, La mossa del cavallo, La scomparsa di
Patò, Il re di Girgenti...), mentre accolgo con freddezza i vari
ladri di merendine etc. che trovo zuppi del peggior "sbirrobuonismo".
Posso capire perché La presa di Macallè non stia piacendo
granché ai fans del commissario: qui di buonismo ce n'è poco.
Quanto ai critici, questo romanzo comunica alcune verità talmente
disturbanti da mettere in crisi qualunque professionista dell'informazione
(ancorché "culturale"), perché brucia decametri di coda di
paglia. Difficile recensire con lucidità mentre hai il fuoco al
culo.
Durante un'avventura imperialista del nostro paese (che i funzionari
di regime seguono piantando bandierine sulla carta geografica), capita
che i perfidi colonizzandi accoppino un po' di aspiranti colonizzatori.
A casa, la notizia suscita stupore, e produce un'orgia di retorica stracciona
sulla Patria, propaganda sulla nostra "missione", cerimonie e coreografie
demenziali (una delle quali viene appropriatamente definita "una minchiata
sullenne" dal padre di un caduto). In quest'opera di mistificazione si
distinguono diversi esponenti del clero, che giustificano l'ideologia guerrafondaia
ammantandola dei simboli della fede cristiana, in una perfetta sovrapponibilità
di Chiesa e Regime.
Vi ricorda qualcosa?
Il "culto dei caduti per la Patria", servito a botta calda, è
sempre un tentativo di ri-creare un'immagine idealizzata della guerra dopo
che quest'ultima ha mostrato il suo vero volto e ha prodotto dei lutti.
Il culto dei caduti interviene dopo che la realtà ha smentito la
propaganda, serve a riconciliare i due aspetti scissi dell'esperienza della
guerra, l'aspetto fru-fru e irresponsabile della retorica "civilizzatrice"
("andremo a fare del bene", "non ci sono pericoli per i nostri ragazzi",
"bisogna contribuire a ricostruire il paese") e l'aspetto "sangue e merda".
E' comunque un equilibrio precario, una miscela instabile: col passare
del tempo, l'aspetto "sangue e merda" prevale, aumentano le famiglie direttamente
colpite dai lutti, e il "culto dei caduti" si rovescia e trasforma in aperto
rifiuto della guerra, come accadde con la seconda guerra mondiale e con
la guerra in Vietnam, e come sta accadendo negli USA della "guerra preventiva".
Negli States è talmenta alta la probabilità che un funerale
di stato si trasformi in cassa di risonanza per il dissenso, che le esequie
si tengono in camera caritatis, con divieto d'accesso ai giornalisti.
Camilleri ha scritto il suo romanzo diversi mesi prima dell'attentato
di Nassiryah, ma l'invasione dell'Iraq era già iniziata. Tutti i
romanzi "storici" parlano dell'oggi, è cosa risaputa. Sovente la
cosa non è intenzionale: è che mentre raccontano, gli scrittori
assorbono ciò che accade intorno a loro, lo rielaborano e ce lo
restituiscono sotto un'altra forma.
La presa di Macallè, tragicomica storia di un piccolo balilla
inconsapevole della propria nerchia gigante, si svolge nel 1935 (a cavallo
degli anni XII° e XIII° dell'Era Fascista) e narra la cialtronaggine,
il conformismo, l'immensa idiozia di un regime di ominicchi. Michelino
viene sballottato qua e là da una propaganda contraddittoria e una
catechesi che sarebbe eufemistico definire "squallida", impara a odiare
i comunisti senza nemmeno sapere che siano ("sono come animali", gli viene
detto), è circondato da apparati di repressione sessuale che pervertono
il desiderio, assiste più volte alla "scena primaria" freudiana
(padre e madre che chiavano) senza capirci niente, lo prende nel culo da
un educatore pensando si tratti di un "rito spartano" (e "gli spartani
erano i fascisti dell'antichità")... Insomma, viene inesorabilmente
trasformato in una macchina assassina, senza che nessun adulto si renda
davvero conto dell'influenza terribile che sta avendo su di lui. L'indottrinamento
avrà inattesi effetti boomerang. Un romanzo de-va-stan-te. Unica
avvertenza: non leggete il testo nel risvolto prima di leggere il libro:
sembra concepito per "indorare la pillola" ai montalbaniani, e dice al
contempo troppo e troppo poco.
WM1
L’ultimo titolo dell’autore italiano vivente forse più letto
e amato è destinato a suscitare controversie, perché è
tutt'altro che un libro facile o in qualche modo consolatorio. Stigmatizza
anzi con ferocia i caratteri ipocriti e mostruosi che la società
italiana trascina con sé da lunghissimi decenni. Non c'è
nessuna oleografia: la Sicilia dell’epoca è un luogo irredimibile,
così come dovette apparire agli occhi di Camilleri bambino, un inferno
in cui fascismo e cattolicesimo sono assolutamente sovrapponibili, sono
la stessa cosa. Mio padre (classe 1930) mi racconta sempre che, intorno
ai sette-otto anni, la sua percezione e quella dei coetanei era che il
fascismo fosse sempre esistito. Qui la durezza totalitaria, selvaggia del
fascismo balza agli occhi in tutta la sua stupida ferocia: i bambini credevano
che Mussolini fosse un essere più che umano e che il fascismo fosse
sempre esistito, quale condizione naturale della società. Un libro
grottesco, duro, amaro e, purtroppo, preveggente. L'atmosfera mefitica
della Vigata del ventennio è troppo simile a quella che grava sull’intero
paese in questi tempi infausti.
WM5
Io non ce l'ho con Montalbano. Non mi piacciono gli sbirri buoni, certo,
ma non mi piacciono neppure i lettori snob. E' solo che Camilleri - come
Massimo Carlotto in Arrivederci amore ciao - non appena si prende una vacanza
dal suo personaggio seriale finisce col regalarti un capolavoro. Senza
mezzi termini. Un capolavoro si riconosce dal suo essere inimitabile e
un romanzo così, in Italia, non poteva che scriverlo Camilleri.
Così come? Così: con la solita voce da cantastorie siculo,
la consueta ironia, le situazioni da sganasciarsi, il tono leggero eppure
con contenuti durissimi, radicali, neri come in nessuno degli strombazzatissimi
noir degli ultimi tempi. Per i veri amanti del genere, tra Macallé
e Montalbano, non ci può essere storia. Un romanzo implacabile sul
potere disumano - anti-umano verrebbe da dire - di un certo cristianesimo,
sugli orrori della propaganda, sullo schifo dello scontro di civiltà,
l'abiezione dell'indottrinamento, la mania di infilarsi l'elmetto e dimenticarsi
fuori il cervello. E tutto questo senza mai abbandonare quello strano sorriso,
a volte carnascialesco, a volte sardonico, a volte sarcastico. Ma sempre,
e comunque, impeccabile.
WM2
La Repubblica, 3.12.2003
L´iniziativa
Un "gioco" in collaborazione con il festival Arezzo Wave
"Musica" chiama a raccolta i giovani scrittori italiani
ROMA - Da Piero Pelù ai Subsonica dieci cantanti-scrittori hanno
costruito insieme un racconto giallo seguendo una traccia iniziale dello
scrittore Carlo Lucarelli. Lo potrete leggere sul numero di "Musica" di
Repubblica in edicola domani, che ha dedicato la storia di copertina a
Giallo Wave, il concorso lanciato da Arezzo Wave, la più grande
kermesse rock d´Italia. Un incontro tra musica e letteratura nato
e sviluppato sulla base dell´esperienza dei laboratori di scrittura
organizzati nella manifestazione a fianco dei concerti. Per il secondo
anno consecutivo il festival dà l´occasione a tutti di tentare
di diventare scrittori. Seguendo le tracce, o meglio gli incipit di un
racconto, offerti da maestri del genere: Andrea Camilleri, il padre di
Montalbano, Diego Cajelli, sceneggiatore di fumetti Bonelli da Dampyr a
Zagor, Carlo Lucarelli una vita in noir tra libri e televisione e Marco
Vichi, creatore del personaggio del commissario Bordelli. Per Musica hanno
accettato di giocare per primi Cesare Basile, Giulio Casale degli Estra,
Alessandro Cremonesi dei La Crus, Davide Boosta DiLeo dei Subsonica, Luca
Morino dei Mau Mau, Omar Pedrini dei Timoria, Piero Pelù, Riccardo
Sinigallia, Paola Turci e Massimo Zamboni. Tutti sono partiti dalle righe
di Carlo Lucarelli: «Più che altro, a stupirla era stata la
naturalezza con cui lo aveva fatto. Mentre saliva di sopra ci pensava e
pensava a come sarebbe stata la sua vita, in futuro, da quel momento in
poi. Diversa, migliore o peggiore, forse... ma senz´altro diversa».
Ogni artista ha seguito la sua traccia. Ognuno per la sua sua strada? Sì,
ma creando involontariamente un´unica trama. Mixato in redazione,
ma senza toccare una riga, ne è uscito un unico racconto a venti
mani che troverete domani nelle prime pagine di "Musica". Un aiuto d´autore
per i concorrenti di Giallo Wave che avranno tempo da domani al 15 febbraio
2004 per consegnare i loro scritti (massimo dodici cartelle di 30 righe
per sessanta battute). I migliori racconti saranno pubblicati in volume
come già avvenuto nel 2002. Tutte le altre informazioni saranno
sul numero di "Musica" in edicola con Repubblica domani.
La Repubblica (ed.
di Roma), 3.12.2003
L'iniziativa
Domani in edicola il volume che raccoglie i 18 racconti d´estate
"Vacanze romane" un regalo per i lettori
I testi arricchiti dai lavori di 18 artisti contemporanei
Vacanze romane, ovvero Roma come palcoscenico di passioni, di tormenti,
di fughe, di intrighi, di emozioni forti. Scenario irripetibile, ricco
di ricordi incancellabili, come quel sorriso intenso e ammaliante di Audrey
Hepburn e Cary Grant stampato ancora nella memoria, cinquant´anni
dopo. Indelebile, inimitabile.
Ma la letteratura e l´arte, si sa, non conoscono confini. E allora
provate a scegliere il meglio della narrativa italiana degli ultimi anni.
Provate a far convivere autori di best seller e giovani talenti. Mettete
tutto nelle mani dei più grandi artisti contemporanei, mescolando
i generi senza confonderli o annullarli, arrivando a pezzi d´autore
che tengano conto di una ispirazione strettamente personale, partendo dalla
Transavanguardia e transitando per il Gruppo Forma, il Concettuale, l´Arte
Povera o più semplicemente per il Figurativo.
Arte e letteratura insieme, un matrimonio tante volte avversato da
spigolose differenze, contrapposizioni e diffidenze non sempre motivate.
Un matrimonio riuscito ancora una volta con "Vacanze romane", artifizio
tematico per raccontare e immaginare questa città con il suo fascino,
la sua solarità, i suoi misteri, la sua straordinaria forza di attrazione.
"Vacanze romane"ci ha accompagnato per quattro mesi, da giugno a settembre,
18 domeniche di raffinati racconti e prestigiose immagini che hanno cadenzato
l´estate 2003 dei lettori della cronaca di Roma di Repubblica. Ed
è stato divertente seguire la trama di questo gioco letterario e
artistico, inoltrarsi nei vicoli del centro con Camilleri e la sua Rosa
arrivata da Montelusa, ammirare la luce azzurra del Gianicolo con la Mazzucco.
[...]
Giuseppe Cerasa
Musica, 4.12.2003
Quattro grandi scrittori lanciano la sfida: loro iniziano un racconto,
voi lo finite. E finite sul palco di Arezzo Wave. Noi, intanto, vi diamo
una traccia: ecco come 10 artisti (dai Subsonica a Pelù) hanno risposto
al gioco
Addio libri nel cassetto. Con Arezzo Wave, il più grande raduno
rock d'Italia, scrittori si diventa davvero. Basta scegliere uno degli
inizi che 4 grandi giallisti hanno preparato. E continuare da soli... Dieci
artisti ci hanno provato per voi. Sulla scia di Carlo Lucarelli
[riportiamo l'incipit di Andrea Camilleri, NdCFC]
"C'impiegò più di mezz'ora a trovare la strada dove c'era
la villetta a un piano di Giulio. La sera avanti aveva detto all'amico
che l'indomani mattina sarebbe partito in macchina per Genova.
"Oh che bello!" - aveva esclamato Giulio - "Quindi passi per Pineta
Marittima?".
"Beh, dovrei fare una deviazione".
"Una cosa da niente. L'anno scorso ho comprato una casetta a Pineta
Marittima, lo sai, ci siamo stati quest'estate e io, ripartendo, mi sono
scordato lì una valigetta. Mia moglie mi rompe l'anima, dice che
le serve, ma io non ho ancora trovato il tempo... Fammi un favore, vacci
tu. Ti do' le chiavi, ti spiego tutto".
Più di mezz'ora a girare per quel paesucolo che faceva stringere
il cuore, abbandonato, forse caduto in coma. Niente di peggio, per l'umore,
che un paese di mare durante l'inverno. E finalmente eccola lì,
la villa, come gliela aveva descritta Giulio..."
Andrea Camilleri
Corriere della sera (cronaca
di Milano), 4.12.2003
Sala Pisapia
Viene intitolata al grande giurista Gian Domenico Pisapia la Sala Giuridica
a Palazzo Sormani . E’ anche possibile visitare la mostra «La letteratura
alla sbarra. Giudici e tribunali nei grandi scrittori da Dante a Camilleri».
Sala del Grechetto, Palazzo Sormani, via F. Sforza 7. Milano, ore 12
Adnkronos, 4.12.2003
Musica: Roma, ''Il fantasma nella cabina'' al Nazionale
Un'inedita Ricciarelli nell'opera dal racconto di Andrea Camilleri
''E' stata un'esperienza straordinaria, che mi ha dato la possibilita'
di cantare, ma soprattutto di cimentarmi come attrice, in uno spettacolo
piacevole, gradevole ed ironico a cui sono stata felice di prendere parte''.
E' orgogliosa e soddisfatta della sua nuova prova di attrice, Katia Ricciarelli,
soprano molto amato dal pubblico, che sara' tra i principali interpreti,
insieme a Luciana Serra e Luca Canonici, de ''Il fantasma nella cabina'',
in scena a partire dal 6 dicembre presso il teatro Nazionale di Roma. Lo
spettacolo nasce come racconto omonimo dalla penna del giallista Luca Camilleri,
riadattato in un libretto d'opera dallo sceneggiatore Rocco Mortelliti
e, infine, musicato da Marco Betta in un'opera lirica che ha avuto la sua
prima rappresentazione a Bergamo e che arriva in questi giorni al teatro
dell'Opera di Roma.
Adnkronos, 4.12.2003
Opera, Betta: ''Non puntare solo su repertorio''
Roma - ''La musica deve investire nel suo futuro''. Parole del compositore
siciliano Marco Betta a Roma per la rappresentazione della sua operina
'Il fantasma nella cabina', al Teatro Nazionale dal 6 dicembre per la stagione
del Teatro dell'Opera, con la partecipazione di Katia Ricciarelli. ''Non
tutto il repertorio dei teatri lirici deve puntare sulla conservazione
del repertorio o sulla riproposizione di quest'ultimo in chiave modernistica
- spiega Betta - ma ci si deve spingere verso una visione nuova, che sia
in ambito melodico o meno''. 'Il fantasma nella cabina' costituisce il
primo dei quatto capitoli di una tetralogia ispirata ad altrettanti episodi
della raccolta 'Commissario Collura' di Andrea Camilleri. Il secondo capitolo,
andato in scena a Siena con successo, s'intitola 'Il mistero del finto
cantante', mentre il terzo e il quarto sono ancora in fase di scrittura,
ma gia' se ne conosce il titolo: 'Trappola d'amore in terza classe' e 'La
scomparsa della vedova inconsolabile'. Ma chi e' il commissario Collura?
''Il personaggio - risponde Betta - e' in realta' il predecessore letterario
del commissario Montalbano, protagonista di misteriose, entusiasmanti storie
sul filo dell'ironia. Elemento che non manchera' nella versione scenica
firmata da Rocco Mortelliti. Ma ci sara' - aggiunge il musicista palermitano
- anche un'atmosfera surreale tipica della letteratura di Andrea Camilleri''.
Scene essenziali, il mare sullo sfondo nell'allestimento che, dopo il debutto
avvenuto a Bergamo lo scorso anno, torna in scena in una versione 'rivista
e corretta'. ''Il mare e l'orizzonte, del resto - confessa Betta - sono
elementi costitutivi della mia musica, che e', sostanzialmente, melodica,
ma non allo scopo di compiacere il pubblico o di comunicare con piu' facilita'.
Per me, che sono un isolano, la melodia nasce da una nostalgia, che e'
la risultante del rapporto interno alla linea dell'orizzonte: finita e
infinita allo stesso tempo".
Corriere della sera (cronaca
di Roma), 5.12.2003
Nazionale / Per la stagione dell’Opera debutta domani «Il fantasma
della cabina»
Cecè Collura, il detective lirico di Camilleri
Montalbano con i suoi successi televisivi ha tracciato la strada. Ora
il celebre commissario creato dalla fantasia di Andrea Camilleri deve guardarsi
dalla concorrenza di un collega, Cecè Collura, che ha deciso di
darsi alla lirica. È lui il protagonista dell'opera da camera «Il
fantasma nella cabina» (tratta dal racconto «Il commissario
di bordo» di Camilleri), musica di Marco Betta, che arriva domani
al Teatro Nazionale per l’Opera. I protagonisti: Luca Canonici, Katia Ricciarelli,
Luciana Serra. La regia è di Rocco Mortelliti, che ha curato il
libretto, mentre l' Orchestra dell’Opera sarà diretta da Aldo Susillo.
Scene e costumi di Italo Grassi. Si tratta di un giallo molto leggero,
estrapolato da una serie di racconti concepiti prima di quelli del commissario
Montalbano, con personaggi grotteschi e sopra le righe. «La musica
- dice Betta - entra dentro il testo ascoltandole emozioni della punteggiatura.
I cantanti sono anche attori. Non era facile rendere il clima. Come in
un film i dialoghi vivono su idee musicali e sui leit motiv che segnano
e definiscono la temperatura emozionale del testo». La trama: durante
una crociera, una signora denuncia la presenza a bordo di un fantasma.
Il commissario Cecè Collura, dopo lunghe e complesse indagini, scopre
che si è trattato di uno stratagemma per gettare discredito sulla
compagnia armatrice.
TEATRO NAZIONALE, domani alle 20,30, via del Viminale 1, tel. 06.481601
La Repubblica (ed.
di Roma), 5.12.2003
Teatro Nazionale. Musicata da Marco Betta, con Katia Ricciarelli
Camilleri, un´opera di genere poliziesco
Il "Fantasma nella cabina" da domani per la stagione dell´Opera.
In scena Luca Canonici e Luciana Serra
«Dopo la prima a Bergamo poi a Messina del "Fantasma nella cabina",
opera in due atti tratta da Camilleri e da me musicata» dice il compositore
siciliano Marco Betta, «le critiche andavano dal massacro all´esaltazione.
Così decisi di incontrare gli uni e gli altri insieme e fu utilissimo,
perché riuscii a capire che cosa dovevo modificare e che cosa andava
bene (non solo nella parte musicale)». Semplicità e modestia
rare nei creatori (di qualunque genere d´arte), che ci ha sorpreso
e ci ha fatto sentire ben disposti verso un´opera che è non
solo una mescolanza fra le arti (prosa, danza, mimica, musica colta e popolare
antica e recente), ma, nella nuova forma, tiene conto anche dei giudizi
del pubblico espressi dalla critica. Il lavoro in scena da domani alle
20.30 al Teatro Nazionale nella stagione dell´Opera, è tratto
da uno degli otto racconti del volume "Il commissario di bordo" di Camilleri.
Racconti "gialli" pieni di mistero e tensione (per cui non ne raccontiamo
la trama) ma certo non facili da realizzare. Che il lavoro sia ispirato
a un testo letterario non sorprende in Betta che si è finora rivolto
a poeti e scrittori da Virgilio a oggi.
Al suo lavoro partecipano entusiasti lo scenografo Italo Grassi con
un linguaggio che comprende teatro di prosa e accenni al cinema, il regista
Rocco Mortelliti che insieme al direttore Aldo Sisillo sostiene l´importanza
di restare legati alla vita contemporanea nei lavori nuovi per farsi capire
anche dai giovani, e gli attori. Che sono appunto un´altra curiosità
di questa produzione: notissimi nel primo cast, sono invece tutti giovani
promettenti nel secondo. I famosi - Katia Ricciarelli, Luciana Serra e
Luca Canonici - hanno ammesso che questo cantare in stili diversi e recitare
in prosa è un´esperienza che li diverte e li stimola.
Prezzo15,50 euro, via del Viminale 51, tel.06481601.
Landa Ketoff
La Repubblica (ed.
di Roma), 5.12.2003
Canzoni prodigio sognando la Parigi degli Anni venti
Doppio concerto domenica all´Auditorium alle 17 e alle 21
E sabato con Camilleri e Mollica presenta la mostra di suoi disegni
intitolata "Razmataz"
Spesso la canzone prende strane vie. E la più strana di tutte
è certamente quella di Paolo Conte, che alle convenzioni usuali
della musica popolare sta come un´orchidea in mezzo a un giardino
di margherite di plastica. In fondo, se analizziamo uno per uno gli ingredienti
che lo riguardano (gusto tenacemente retrò, una voce dissonante
e a dir poco insolita, parole esotiche e poco usate, vocalizzi ruspanti,
calembour da enigmista incallito), sembrerebbe uno sconquasso, una miscela
capace di offrir tutto meno che canzoni. E invece il prodigio avviene,
immancabilmente ogni volta che strapazza una sua canzone davanti al microfono.
Paolo Conte arriva a Roma carico di un fardello di materiali. Domenica
7 si produrrà in doppio concerto all´Auditorium (alle ore
17 e alle ore 21), ben felice di «riscoprire il fascino del matinée»,
come lui stesso ha sottolineato, e il giorno prima sarà a colloquio,
sempre all´Auditorium (ore 17), con Andrea Camilleri e Vincenzo Mollica
per presentare la mostra «Razmataz» ovvero più di cento
disegni scelti tra i duemila circa con cui ha descritto l´ideale
storyboard dell´omonimo musical che come un work in progress mai
finito si intitola appunto «Razmataz». Di questa sua personale
ossessione, un musical ambientato nella Parigi degli anni venti, che per
Conte è un luogo ideale nel tempo e nello spazio per contenere le
sue più sfrenate fantasticherie, abbiamo una manciata di canzoni,
alcune delle quali eseguirà in concerto, un Dvd e per l´appunto
una infinità di disegni. Non solo, nello stesso incontro verrà
presentato anche «Parole e Canzoni» (Einaudi/Stile libero),
libro con cassetta allegata, a cura di Mollica, che contiene molte canzoni
commentate dall´autore in persona, alcune note di Camilleri, Vincenzo
Cerami e soprattutto una puntuale analisi poetico-musicale di Nicola Piovani,
più altri gustosi inediti tra cui la lectio magistralis che svolse
nell´aprile di quest´anno quando gli fu conferita la laurea
honoris causa all´Università di Macerata. Un elenco del genere
farebbe pensare a una sfrenata attività. Ma è solo apparenza.
Da molto tempo ormai Conte "sceglie" i concerti da fare, a volte non più
di uno al mese, è inguaribilmente distaccato e alieno da qualsiasi
forma di movimento che possa sembrare affrettata al punto, come ci ha confessato
lui stesso, da rifiutare offerte prestigiose, come quella di aprire il
festival jazz di New York alla Carnegie Hall, solo per risparmiarsi la
fatica di un viaggio così lungo. Del resto il titolo del volumetto
interno al cofanetto porta un titolo, «si sbagliava da professionisti»
che è ovviamente un verso di una sua canzone («Boogie»
per l´esattezza), una di quelle folgorazioni letterarie che spiegano
a dovere il suo mondo, un universo di sognanti e avventurose composizioni
create da un cantautore che ancora oggi si considera soprattutto un dilettante,
anzi un «amateur», come direbbero i francesi.
Gino Castaldo
El Pais, 5.12.2003
Un comisario imposible
Il Messaggero,
8.12.2003
L’opera da Camilleri diventa giallo
Roma - Un'opera fatta di canzoni. Semplici, anzi elementari ed orecchiabili
e molte, troppo simili tra loro. E' "Il fantasma nella cabina", di Marco
Betta, tratta da un racconto di Camilleri, andata in scena sabato al Nazionale
(si replica fino al 13 dicembre). La storia? Un giallo leggero, ironico,
ambientato in una nave da crociera. Allestimento semplice ed elegante,
firmato da Italo Grassi, regia di Rocco Mortelliti, direzione puntuale
di Aldo Sisillo. Nel numeroso cast, anche Katia Ricciarelli. Se il fine
era quello di arrivare ad un pubblico nuovo, non serviva fare un'opera
con un linguaggio che non le appartiene. Tra il pubblico, applaudiva soddisfatto
Andrea Camilleri.
L.D.L.
Corriere della sera,
8.12.2003
Stoccolma
La dimora letteraria dei siciliani, Istituto italiano di cultura, sino
al 10/1. Tel. 0046/854585760. Foto, testi e ritratti di Verga, De Roberto,
Brancati, Pirandello, Vittorini, Quasimodo, Tomasi di Lampedusa, Sciascia,
Camilleri e Bonaviri, eseguiti da Bruno Caruso.
Politiken, 9.12.2003
Interview
Med far som forbillede
I en alder af 78 tager den italienske forfatter Andrea Camilleri sin uventede succes som krimiforfatter med sindsro.
"Montalbano har sikret mine tre døtre en bolig", siger han fornøjet om hovedpersonen i sine krimier.
Rom.
»En dag kørte en lastbil i grøften, og hele vognlæesset væsltede.
Chaufføren arbejdede for min far. Det var lige efter krigen, og de var i gang med at genopbygge Sicilien. To dage efter fandt jeg ud af, at min far havde gennembanket chaufføren. Jeg kogte over af vrede, jeg, en ung kommunist på 19 år, havde en far, der slog en arbejdsmand! Så sagde min far: ved du, hvorfor han kørte lastbilen i grøften? Fordi han havde taget en luder op og var i færd med at elske med hende. Jeg kan gøre to ting: fyre ham eller banke ham. Han har kone og to børn, så jeg fyrer ham ikke. Men jeg har banket ham, okay?«.
Andrea Camilleri fortæller historien fra 1944 med det formål at beskrive sin far. Det er nemlig faderen, der længe efter sin død indirekte er årsag til, at Camilleri er blevet den mest læste italienske forfatter i nyere tid. Uden selv at være klar over det har Camilleri genoplivet sin far lige siden han i 1994 skrev den første bog om den sicilianske kriminalkommissær Salvo Montalbano, der har hovedrollen i hans bestsellerbøger.
»Min kone sagde for nylig til mig: er du klar over, at du har skrevet ét langt portræt af din far? I det øjeblik forstod jeg, at hun havde ret. Montalbano er min far«, fortæller forfatteren.
Bog efter bog bliver slugt af Camilleris faste skare af læsere, og Montalbano-bøgerne er oversat til 25 sprog, heraf dansk. I 2001 udkom 'Vandets form' og tidligere i år 'Terracottahunden' på forlaget Fremad, hvorfra der snart kommer en tredje.
Foreløbig har Camilleri skrevet syv bøger om Montalbano, og den ottende er på vej, langsomt, meget langsomt, fortæller den aldrende forfatter.
Masser af penge
Man kan undre sig over, at han har levet så længe, for den ene Philip Morris Multifilter cigaret efter den anden tændes og tømmes begærligt for indhold, efterhånden som Camilleri fortæller sin egen version af succeshistorien.
»Succesen er kommet aldeles bag på mig, og jeg er ude af stand til at forklare den. Sandheden er, at jeg ikke tillægger den nogen særlig betydning. Man kan sige, at succesen kom, da den skulle, nemlig da jeg nærmede mig de 80 og stort set var ligeglad med, hvad folk mente om det, jeg skrev. Det bedste ved det hele er, at jeg har tjent nogle penge. Jeg har købt en bolig til hver af mine tre voksne døtre, og jeg og min kone slipper for alderdommens ökonomiske bekymringer«.
»Men der er også noget andet. Jeg har arbejdet i næsten 30 år som teaterinstruktør og er vant til, at publikum udgør en sort plet nede i teatersalen. Alt lys er rettet mod scenen, og selv om man kan høre, om folk klapper, så er der tale om et formløst mørke uden ansigter. Helt anderledes er det med mine læsere. De ringer og skriver til mig i hundredvis, de ønsker et direkte og tæt forhold til mig, og det giver mig en vidunderlig følelse af liv omkring mig«.
Utrolige gåder
I 1994 skrev Camilleri sin første bog om den nysgerrige og sandhedssøgende kriminalkommissær, der kommer ud for de mest utrolige gåder. Scenen er den lille opdigtede by Vigàta på Sicilien, hvor mafia og korrupte politikere bevæger sig rundt som bipersoner i Montalbanos univers af lugte, lyde og især smagsindtryk fra husholderskens skønne kødgryder.
»Montalbano kom til verden, mens jeg skrev på en historisk roman. Det gik op for mig, at min skrivemåde var meget kaotisk, jeg startede ikke med kapitel et, 'det var en mørk og stormfuld nat ...', men med en eller anden episode, som havde gjort indtryk på mig og byggede romanen op omkring den. En dag tænkte jeg, at den eneste fortælleform, der passer til min måde at skrive på er krimien, og sådan begyndte jeg at skrive om den sicilianske kommissær, samtidig med at jeg fortsatte på den historiske roman, der voldte mig store strukturelle kvaler. Jeg læste samtidig 'Il Pianista' af Manuel Vasquez Montalban og fik herfra en ide til, hvordan jeg kunne løse de strukturelle problemer i min historiske roman. I taknemmelighed over hjælpen besluttede jeg at opkalde min kriminalkommissær efter Montalban«.
»Montalbano var for mig en litterær øvelse, jeg ville blot prøve kræfter med en fortælleform, jeg ikke havde anvendt før. Men jeg syntes ikke rigtig, jeg havde fået ham defineret tilstraskkeligt i den første roman, så efter et stykke tid skrev jeg nummer to. Så lagde jeg ham væk, jeg var færdig med Montalbano. Troede jeg. Da jeg sagde til udgiveren, at jeg ikke ville skrive mere, svarede hun: du må være tosset, vi sælger endelig nogle bøger! Siden har Montalbano fået sit helt eget liv, han taler til mig, han driller mig, han er en morder, der forhindrer andre personer i at komme til live. Han er en rigtig lav karl. Nogle gange hører jeg ham sige: hvad tjener du, hvis du skriver en historisk roman? Du må hellere holde dig til mig!«.
Det værste og det bedste
Camilleris skuldre hopper, når han griner. Stemmen er ru af de mange cigaretter, og hans tilsyneladende tavse og lidt afmålte fremtoning erstattes af en intensitet, der får luften til at stå stille i den uprangende romerske lejlighed, når han taler om noget, der ligger ham på sinde. For eksempel Sicilien.
»Der er en meget simpel grund til, at Montalbano er en siciliansk kommissær, nemlig at hans forfatter er sicilianer. Ingen siciliansk forfatter kan skrive om andet end Sicilien. Giovanni Verga forsøgte og skrev nogle elendige romaner om Milano. Sicilien repræsenterer det værste og det bedste, en universel ide, som man bliver afhængig af. Jeg benytter enhver undskyldning for at tage derned, en fætter i 15. familieled er død, hvad som helst, også selv om min kone protesterer. Jeg må ned og høre lydene fra sproget, indsnuse luften, Sicilien er uforudsigelig, en prisme, man bliver aldrig mæt, man keder sig aldrig i sicilianernes selskab. Men jeg skriver helst ikke om mafiaen, som i mine bøger udgør en baggrundsstøj som fra en radio, der ikke er ordentligt indstillet. Mafiaen bør beskrives af politifolk og dommere, ikke af forfattere og filminstruktører, som forherliger den. I fiktionen ender en mafioso altid med at fremstå sympatisk«.
Det eksotiske element i Montalbanos univers er hans smukke, svenske veninde Ingrid, der er mekaniker og kører rally.
»Ingrid repræsenterer en forestilling om den totale frihed. Jeg var for år tilbage i København til et seminar, og jeg mødte en svensk pige, som inviterede mig med sig hjem. Hun var helt åben i sit forehavende, som jeg afslog, fordi jeg er alt for katolsk, og jeg gik rundt i hendes selskab rød som en peberfrugt i hele hovedet. Det var en oplevelse, der gjorde et kæmpe indtryk på mig. Hun var ren og uskyldig i sin ærlighed, mens jeg følte mig som en orm. Dengang var den slags forhold utænkelige på Sicilien, men i dag er det noget andet. Ingrid repræsenterer en gammel stereotyp ide om skandinaviske kvinder, hun er forfatterens stereotyp, mens Montalbano har et helt anderledes moderne og afslappet forhold til hende«.
Andrea Camilleri er en af de forfattere, der deltager mest i samfundsdebatten i Italien. Han er dybt bekymret for den politiske udvikling i landet.
»Jeg var en af de første, der talte om risikoen for et regime, og jeg blev latterliggjort. Folk siger: der er ikke tale om et regime som under fascismen, for man bliver ikke slået ihjel for at sige sin mening. Men regimer er som SARS-virus, de forandrer sig, og det gør dem svære at bekæmpe. Berlusconi arbejder ud fra en præcis politisk skabelon, der går ud på at gøre statens grundpiller møre: han går efter ytringsfriheden og retssystemet. Berlusconi udtaler, at tre navngivne journalister ikke længere må optræde på tv, og hvad sker der? De tre journalister forsvinder fra tv-skærmen. Alle de love, der gennemføres er 'ad personam', beregnet på Berlusconi selv. Retsfølelsen er ændret radikalt, den økonomiske situation er rædselsfuld, selv om de prøver at lade som ingenting, og vi har en EU-formand, der konsekvent modarbejder unionens politik«.
»Alle former for fascisme begynder med at bringe retsvaesenet i krise, det er ikke min sætning, men Leonardo Sciascia's. Problemet er, hvad man skal kalde Berlusconis form for regime, for telekrati dækker kun en del af det. Men Italien er ikke det eneste sted, hvor demokratiet er i fare. Tag et land som USA, ytringsfrihedens højborg, der har en skamplet som Guantanamo-basen. Eller England, hvor 18 europæiske aviser bliver forbudt, fordi de skriver om prins Charles. Et eller andet er gået galt i vores ide om demokrati og frihed, og skaden breder sig som en virus«.
»Berlusconi beskriver hele tiden os til venstre for midten som folk, der er vant til at udbrede had, mens han selv står for kærligheden. Jeg har aldrig hadet nogen, jeg hader desværre ikke engang Berlusconi, så jeg føler mig såret og ramt i mit inderste af hans ord«.
»Jeg kan ikke hjælpe jer i udlandet med at forstå, hvorfor italienerne stemmer på Berlusconi, for jeg forstår det ikke selv. Hans styrke er i vidt omfang baseret på venstrefløjens svaghed, der består af indre strid og fravær af et program. Han er ikke så meget mere intelligent, det er os, der er dummere!«.
Den sande sandhed
På spørgsmålet, om ikke Montalbano kan stille noget op mod Berlusconi svarer Camilleri nej.
»Montalbano er bare en lille kommissær, og han interesserer sig ikke for politik. Montalbano omtales ofte som repræsentanten for de gode i duellen mellem legalitet og illegalitet i Italien. Men sådan ser jeg ham ikke. Montalbano er ikke altid på legalitetens side, han efterforsker ikke ud fra et ønske om at se de skyldige arresteret og fængslet. Han ønsker blot at løse gåder, forstå menneskers handlinger og komme frem til sin egen sandhed. Om så den sandhed følges op af domstolene, betyder mindre. Montalbano ved nemlig udmasrket - det har han lært af Leonardo Sciascia - at sandheden ikke nødvendigvis er en juridisk sandhed, tværtimod«.
»Jeg kan give et eksempel. På Sicilien havde vi en kristdemokratisk politiker, som juridisk beviseligt var en mafioso. Han blev myrdet af mafiaen, fordi han ikke holdt sine løfter. Over ham stod en anden kristdemokratisk politiker, en gammel senator, der syv gange har været ministerpræsident, 33 gange minister. Men denne gamle senator blev frifundet ved retten, for juridisk set havde han intet at gøre med mafiaen. Dette er en juridisk sandhed, der står i skarp kontrast til en anden sandhed, som ikke kan bevises, men dog er sand!«.
Lisbeth Davidsen
Intervista
Con il padre come modello
All'età di settantotto anni, lo scrittore italiano Andrea Camilleri prende il suo inaspettato successo come scrittore di gialli con serenità.
"Montalbano ha assicurato alle mie tre figlie una casa", dice, soddisfatto parlando del protagonista nei suoi romanzi.
Roma.
"Un giorno un camion andò a finire in un fosso rovesciandosi con tutto il carico. Il conducente lavorava per mio padre. Era nell’immediato dopoguerra e stavano ricostruendo la Sicilia. Due giorni dopo ho scoperto che mio padre aveva picchiato il conducente. Io bollii dalla rabbia, io, un giovane comunista di diciannove anni, avevo un padre che picchiava un operaio! Poi mio padre disse: sai perché è andato a finire in un fosso con il camion? Perché aveva preso a bordo una puttana e stavano facendo all’amore. Posso fare due cose: licenziarlo o picchiarlo. Ha moglie e due figli, quindi non lo licenzio. Ma l’ho picchiato. OK?"
Andrea Camilleri racconta la storia del 1944 con lo scopo di descrivere il padre. È il padre che, dopo la sua morte, indirettamente fa diventare Camilleri lo scrittore italiano più letto degli ultimi tempi. Senza esserne cosciente, Camilleri ha fatto rivivere suo padre fin dal 1994, quando ha scritto il primo libro del commissario siciliano Salvo Montalbano, protagonista dei suoi best-sellers.
"Mia moglie mi ha detto recentemente: ti rendi conto di avere scritto un lungo ritratto di tuo padre? In quel momento mi sono reso conto che aveva ragione: Montalbano è mio padre", dice l'autore.
I lettori di Camilleri divorano un libro dopo l’altro; i libri di Montalbano sono tradotti in 25 lingue, tra le quali il danese. Nel 2001 è stato pubblicato "La forma dell'acqua" e all'inizio di quest'anno "Il cane di terracotta” è apparso presso la casa editrice Fremad, dove presto ne arriverà un terzo. A tutt’oggi Camilleri ha scritto sette libri su Montalbano e l'ottavo sta arrivando lentamente, molto lentamente, dice l'anziano autore.
Un sacco di soldi
Ci si potrebbe chiedere come abbia fatto a vivere così a lungo, nonostante la Philip Morris Multifilter venga accesa e, una dopo l'altra, fumata avidamente mentre Camilleri racconta la propria versione della storia del suo successo.
"Il successo mi ha colto di sorpresa, e non sono in grado di spiegarlo. La verità è che non attribuisco particolare importanza a esso. Si potrebbe dire che il successo è venuto quando doveva venire, quando ero vicino agli ottanta e non m’importava molto di cosa la gente pensasse di quello che scrivevo. La cosa migliore è che ho guadagnato dei soldi. Ho comprato una casa a ognuna delle mie tre figlie e io e mia moglie non abbiamo preoccupazioni economiche per quanto riguarda la nostra vecchiaia ".
"Ma c'è dell'altro: ho lavorato per quasi trenta anni come regista teatrale e sono abituato che il pubblico rappresenti un punto nero nella sala. Tutta la luce è rivolta verso la scena e, anche se si sente la gente applaudire, è un buio informe e senza volti. Con i miei lettori è tutto diverso: centinaia di loro mi chiamano e mi scrivono, vogliono con me un rapporto diretto e stretto, e questo mi dà una sensazione meravigliosa di vita intorno a me".
Misteri incredibili
Nel 1994, Camilleri ha scritto il suo primo libro sul curioso commissario in cerca di verità e coinvolto nei misteri più incredibili. Lo sfondo è la piccola città immaginaria di Vigàta in Sicilia, dove la mafia e i politici corrotti si muovono come personaggi secondari nell’universo di Montalbano, fatto di odori, di suoni e soprattutto di profumi delle prelibatezze preparate dalla sua governante.
"Montalbano è venuto al mondo mentre scrivevo un romanzo storico. Mi sono reso conto che il mio modo di scrivere era caotico e non cominciavo con il primo capitolo: ”Era una notte buia e tempestosa ...”. Cominciavo con un qualche episodio che mi aveva colpito e poi costruivo il romanzo intorno ad esso. Un giorno ho pensato che l'unica forma narrativa che si adattava al mio modo di scrivere era il giallo, e così ho iniziato a scrivere del commissario siciliano, mentre continuavo col romanzo storico. Questo mi ha causato notevoli disagi strutturali. Al tempo stesso leggevo 'Il Pianista' di Manuel Vasquez Montalban e da lì mi è venuta l'idea di come risolvere i problemi strutturali del mio romanzo storico. Per riconoscenza ho deciso di chiamare Montalbano il mio commissario".
"Montalbano era per me un esercizio letterario, volevo solo provare la forza di una narrazione che non avevo mai usato prima. Non mi sembrava però di avere descritto bene il personaggio nel mio primo romanzo, quindi dopo un po’ ho scritto il secondo. Poi l'ho messo da parte: avevo finito con Montalbano, pensai. Quando dissi all'editore che non volevo scriverne altri, lei mi rispose che dovevo essere pazzo: finalmente vendiamo dei libri! Da allora, Montalbano ha la propria vita, parla con me, mi prende in giro ed è un assassino che impedisce ad altre persone di avere la propria vita. È un uomo davvero infimo. A volte lo sento dire: -Che cosa guadagni a scrivere un romanzo storico? Meglio che tu stia con me!-.
Il peggio e il meglio
Le spalle di Camilleri si alzano e si abbassano quando ride e la voce è roca a causa delle tante sigarette. Il suo modo di fare tranquillo e misurato cambia totalmente quando parla delle cose che gli stanno a cuore. La Sicilia per esempio.
"C'è un motivo molto semplice perché Montalbano sia un commissario siciliano: perché il suo autore è siciliano. Uno scrittore siciliano non può che scrivere cose sulla Sicilia. Giovanni Verga provò a scrivere alcuni brutti romanzi su Milano. La Sicilia rappresenta il peggio e il meglio, un'idea universale, da cui si dipende. Io uso ogni scusa per andarci: la morte di un lontanissimo cugino di quindicesimo grado, qualunque cosa, anche se mia moglie protesta. Devo andare giù per sentire i suoni della lingua, annusare l'aria, la Sicilia è imprevedibile, un prisma, non ci si sazia mai, non ci si annoia mai in compagnia dei siciliani. Preferisco non scrivere di mafia, che nei miei libri è come un rumore di sottofondo come una radio accesa ma sintonizzata male. La mafia dovrebbe essere descritta dalla polizia e dai giudici, non da autori e registi che la glorificano. Nella finzione, un mafioso finisce sempre per essere simpatico ".
L'elemento esotico dell'universo di Montalbano è la sua bella amica svedese Ingrid, che è esperta in meccanica e pilota di rally. "Ingrid rappresenta un'idea di totale libertà. Sono stato a Copenaghen per un seminario per un anno e ho incontrato una ragazza svedese, completamente libera da inibizioni, mi ha invitato a casa ed io ho rifiutato perché ero troppo cattolico. Quando andavo in giro in sua compagnia, ero sempre rosso come un peperone. È stata un'esperienza che mi ha fatto un'impressione enorme, perché lei era in fondo pura e innocente nel suo modo di fare naturale mentre io mi sentivo un verme. A quel tempo tale rapporto era impensabile in Sicilia ma oggi è diverso. Ingrid rappresenta la vecchia idea dello stereotipo di donna scandinava, lei è lo stereotipo dell’autore, mentre Montalbano ha un atteggiamento completamente diverso, moderno e rilassato verso di lei."
Andrea Camilleri è uno degli scrittori che partecipano maggiormente al dibattito sociale in Italia, ed è profondamente preoccupato per lo sviluppo politico del paese.
"Sono stato uno dei primi a parlare del rischio di un regime e mi hanno ridicolizzato. La gente dice: non è un regime come il fascismo, perché non ti uccidono per dire la tua opinione. I regimi sono, però, come i virus della SARS, cambiano e diventano difficili da combattere. Berlusconi lavora in conformità a un modello politico preciso volto a minare i pilastri dello stato: libertà di espressione e di giustizia. Berlusconi vuole che tre precisi giornalisti non appaiano più in televisione e cosa succede? I tre giornalisti scompaiono dallo schermo. Tutte le leggi approvate sono "ad personam", per favorire Berlusconi. Il senso della giustizia è cambiato radicalmente e la situazione economica è terribile, anche se provano a far finta di niente. Inoltre abbiamo un presidente dell'UE che si oppone costantemente alla politica dell'Unione ".
"Tutte le forme di fascismo iniziano mettendo in crisi la magistratura, la frase non è mia ma di Leonardo Sciascia. Il problema è come chiamare la forma di regime di Berlusconi, perché la telecrazia copre solo un suo aspetto. L'Italia non è l'unico posto dove la democrazia è in pericolo. Prendi un paese come gli Stati Uniti, simbolo della libertà di espressione, che ha una vergogna come la base di Guantanamo. Oppure l'Inghilterra, dove 18 giornali europei sono vietati perché scrivono del principe Carlo. Qualcosa è andato storto per quanto riguarda la nostra idea di democrazia e libertà, e il danno si sta diffondendo come un virus".
"Berlusconi descrive noi, a sinistra del centro, come persone che sono abituate a diffondere l'odio mentre lui rappresenta l'amore. Non ho mai odiato nessuno e, purtroppo, non odio nemmeno Berlusconi, quindi mi sento male e colpito nella mia parte più intima dalle sue parole".
"Non posso aiutare quelli all'estero per capire perché gli italiani votano per Berlusconi, perché non lo capisco. La sua forza si basa in gran parte sulla debolezza della sinistra, costituita da conflitto interno e assenza di un programma. Non è che sia più intelligente, siamo noi che siamo più stupidi".
La vera verità
Alla domanda se Montalbano riesca a fare qualcosa contro Berlusconi, Camilleri risponde di no.
"Montalbano è solo un piccolo commissario e non è interessato alla politica. Montalbano è spesso definito come il rappresentante del bene nel duello tra legalità e illegalità in Italia, ma io non lo vedo così. Montalbano non è sempre nella legalità e le sue investigazioni non sono sempre mirate alla volontà di vedere i colpevoli arrestati e detenuti. Vuole semplicemente risolvere gli enigmi, capire i comportamenti umani e arrivare alla sua verità. Se questa verità sia confermata dai tribunali, significa meno. Montalbano sa molto bene – l’ha appreso da Leonardo Sciascia - che la verità non è necessariamente una verità legale, al contrario».
"Posso dare un esempio: in Sicilia, abbiamo avuto un politico democratico cristiano, giuridicamente mafioso. È stato assassinato dalla mafia perché non ha mantenuto le sue promesse. Sopra di lui stava un altro democratico cristiano, un vecchio senatore che era stato sette volte presidente del consiglio, e 33 volte ministro. Questo vecchio senatore fu dichiarato innocente dalla corte, perché ovviamente non aveva niente a che fare con la mafia. Questa è una verità legale che contrasta con un'altra verità che non può essere dimostrata, ma è vero!"
Traduzione di Paola Vannacci - Camilleri Fans Club
Corriere della sera,
10.12.2003
Improvvisi
Quel ponte di carta
Dunque, l’Europa ha bocciato quel ponte di Messina, il cui progetto
era stato approvato qualche mese fa e per cui si era anche stabilito il
conto del biglietto: 10 euro... La storia del ponte di Messina dura da
un secolo: e chissà se il ponte, quello vero, si farà mai.
C’è chi sostiene che non resisterebbe ai terremoti, e che è
sostanzialmente inutile: ci sono già i traghetti; e c’è chi,
al contrario, lo considera un’opera indispensabile per lo sviluppo del
Sud. Comunque stiano le cose, va però detto che il ponte di Messina
esiste da qualche anno e che funziona abbastanza bene, anche se è
soltanto di carta. È il ponte fatto coi libri di Andrea Camilleri:
che, primo tra gli scrittori nati sull’isola, ci racconta storie della
sua terra come storie normali. La Sicilia del commissario Montalbano è
un luogo pittoresco, dialettale e complicato quanto basta: ma è
anche un luogo comprensibile, sia pure con qualche sforzo, dai non siciliani.
Questo fatto assolutamente nuovo è il ponte di Messina di Andrea
Camilleri ed è anche, secondo me, il principale ingrediente del
suo straordinario successo. Con Camilleri, che Dio lo benedica, cade l’antico
pregiudizio (presente ancora in Tomasi di Lampedusa e in Sciascia) per
cui al fondo delle storie siciliane ci sarebbe qualcosa che non può
essere raccontato ma soltanto intuito, e soltanto dai siciliani. Viva il
ponte di Messina «Andrea Camilleri».
Sebastiano Vassalli
La Repubblica, 10.12.2003
I "terroristi" dell'acqua non meritano la nostra paura
[...]
E, aggiungerebbe forse il nostro grande scrittore etnico Andrea Camilleri,
Enna e Caltanissetta che "si tumpuliano" per il Salso.
[...]
Francesco Merlo
Sette (suppl. del Corriere
della sera), 11.12.2003
Cultura. Permesso ai maggiori
L’eros (ri)comincia a 70 anni
Le prove? Eccole. La vedova allegra e i preti, i camerati e i ragazzini
scatenati dell’ultimo Camilleri. Le signore insaziabili ed esplosive dei
disegni di Fellini da vecchio in mostra a new York. Le amazzoni nude e
danzanti di Ermanno Olmi.
“Tuo nonno fa più sesso di te”, recita la scritta grigio nera
di una grande insegna pubblicitaria. Sarà mica vero? Magari a mio
nonno non può capitare ma, a persone un po’ speciali, ad artisti
che hanno raggiunto un certa età, chissà…
Leggere per credere, l’ultimo Camilleri, classe 1929. Eravamo abituati
a Montalbano. Al commissario di Vigata, generoso, casto e pudico che alle
“fimmine”, da buon siciliano, non c’è dubbio che le “taliava”, ma
vi si abbandonava con parsimonia. Spesso assai timidamente si “curcava
allato” alla sua amata Livia, come scrive l’autore di Porto Empedocle nel
suo siculo-camilleresco.
E magari anche lei affettuosamente “taliava”. Ma certo, impegnato com’era,
non la “curcava” in senso stretto, troppo spesso.
Il commissario Montalbano ne “Il cane di terracotta” o ne “L’odore
della notte” o negli “Arancini di Montalbano” è sempre stato abbastanza
morigerato nelle sue manifestazioni erotiche, più simile a un commissario
Maigret, probo nel sesso e immune alle lusinghe del piacere. Lui – che
poi Zingaretti ha portato sul piccolo schermo sempre senza eccessi di morbosità
o di lascivia – era comunque un’eccezione: tutti gli altri personaggi dei
gialli di Camilleri, invece, a eccedere si sono sempre divertiti e le licenze
se le sono concesse assai volentieri, magari accoppiandosi con una capra
(ne “La stagione della caccia”). Robetta, però, da far sorridere
a confronto dello scatenamento della vena più sottile e più
eroticamente senile che Camilleri esibisce nell’ultimo, esilarante, aggressivo,
malinconico, e anche un po’ pulp, “La presa di Macallè” (Sellerio).
Chissà se in Camilleri c’è un Simenon nascosto (personalità
inquietante di cui i biografi descrivono le diecimila donne, le partouze,
il voyeurismo con mogli-amanti-cameriere). Ma adesso il bravissimo narratore
siciliano, quanto all’eros, ha superato se stesso.
“Mizzica!” è l’esclamazione che scappa a chiunque abbia occasione
di vedere nudo il Michilino, il figlio del camerata – siamo nell’era della
camicia nera, nel ’35 – Giugiù. Dio, a Michilino l’ha fatto così
singolare e così strano che, pur essendo un bambino, ha “uno stigliolo
grande quanto quello di un omo”. Il protagonista del libro è, a
dir la verità, proprio questo benedetto (o maledetto) stigliolo
che mette il fuoco nelle vene a quanti si accorgono di quell’immenso pacco
che staziona tra le gambe del piccolino: dalla vedova Clementina, amica
di “mamà” che non si trattiene e lo palpa di nascosto, al maestro
pedofilo e capo dell’opera nazionale balilla che lo introduce alla cosiddetta
“ginnastica degli spartani”, alla cugina Marietta che gli concede le sue
“minne” e in cambio assume l’onere di trastullare il cosiddetto “aciddruzzo”.
La pratica delle “cose vastase” a Vigata è raccontata da Camilleri
non solo come quotidiana, ma come assai ricercata a tutte l’ore. Corna
e tradimenti non mancano, come quelli della “mamà” che “la lotta”
(per intenderci quella per cui ci si stende per terra a pancia in su) col
papà la fa di notte mentre di giorno la fa col confessore, patre
Burruano.
Il fascistone Giugiù si fa sorprendere con la colf tra le lenzuola;
la Marietta delusa dagli “otto colpi” troppo rapidi del fidanzato scopre
il tempo lungo dell’amore con Giugiù; il prete commette “atti impuri”;
Michilino viene rovesciato come un guanto per i suoi attributi; tutti sono
coinvolti in quella sarabanda dei sensi definita giustamente una “priapata
storica”.
Camilleri, che ha conosciuto il successo assai tardi, il sesso più
rutilante e travolgente ce lo offre a un’età non veneranda ma consistente,
74 anni. Oggi il suo caso, di un artista che, superata l’età più
verde, scopre il grande divertimento dell’abbuffata o della “priapata”
che dir si voglia, non è isolato.
[...]
Mirella Serri
Sette (suppl. del Corriere
della sera), 11.12.2003
Magazine Libri
Cammeo. Le scuse di Sciascia
Per puro spirito di conversazione, un lettore di nome Paolo interviene
a proposito dei 100 romanzi da salvare degli ultimi 300 anni e propone
le sue integrazioni alla lista stilata dall´Observer "1) Il più
grande italiano degli ultimi decenni? Sciascia. La Sicilia e la mafia sono
scuse: parla di noi. La sua opera migliore? Il Contesto. Breve, denso,
come dovrebbero essere i libri; 2) Calvino è un gigante. Dà
fastidio perché è come l´uovo di Colombo: sembra quasi
che a scrivere come lui ci si possa riuscire tutti... sembra. Ma non è
un genio. Il genio è Borges; 3) un sottovalutato? Papini. A tratti
è odiodo, fascista per ripicca nei confronti di altri più
"coraggiosi" (vedi Croce), ma assolutamente interessante in quasi tutto
quello che scrive". A seguire ecco il lettore Vito Bevivino. "Ho 28 anni,
sono laureato in giurisprudenza (Avvocato, Concorsista per professione)"
che scrive: "Leggere a 14 anni "L´isola di Arturo" è punizione
ben più pesante che stare in ginocchio sui ceci". Poi passa alla
sua proposta e immagina un superscrittore che tenga assieme "Pirandello
(Il fu Mattia Pascal), Sciascia (scelga lei) e Camilleri (credo che La
concessione del telefono e Il birraio di Preston, i cui temi, sebbene non
siano forti come quelli di Levi, hanno dignità letteraria pari a
quella di Calvino)". Il lettore ipotizza poi una linea siciliana di sperimentazione
linguistica che va da Brancati ("Se fosse sopravvissuto all´intervento
avrebbe potuto completare il suo apporto alla nostra letteratura andando
ben oltre Paolo il caldo") a Vittorini, D´Arrigo e Camilleri. Risposte:1)
c´è un sottofondo comune tra Papini e Borges; 2) bisognerebbe
fare un elenco delle punizioni di una volta. In ginocchio sui ceci, faccia
a muro... 3) in letteratura, la Sicilia è la nostra Russia.
Antonio D´Orrico
La Sicilia, 11.12.2003
Siracusa-Stoccolma legame fortissimo
Gemellaggio.
Anche una serata dedicata agli scrittori siciliani davanti all'ambasciatore
italiano e al ministro Mazzella
Per una settimana si è parlato siciliano a Stoccolma in Svezia.
Cultura, arte e letteratura il filo conduttore del gemellaggio con la città
scandinava che ha ospitato una delegazione siracusana guidata dall'assessore
regionale ai Beni culturali Fabio Granata e dal direttore dell'Azienda
autonoma turismo Domenico Mirabella.
Nella rappresentanza siracusana anche il presidente dell'Ap Bruno Marziano,
il sovrintendente Voza, l'italianista Antonio di Grado dell'Università
di Catania e il prof. Natale Tedesco presidente onorario del Premio Vittorini.
Primo appuntamento l'incoronazione di Lucia di Svezia alla presenza dell'ambasciatore
italiano Giulio Vinci Gigliucci. E' risultata vincitrice Therese Andersonn,
18 anni, che sarà a Siracusa la prossima settimana. Durante la cerimonia
di incoronazione le nove finaliste si sono esibite nei canti tradizionali
svedesi offrendo anche «Santa Lucia» in italiano.
Per la tre giorni svedese è stata realizzata una mostra iconografica,
curata dall'editore Arnaldo Lombardi, per la promozione di alcuni scrittori
siciliani: Brancati, Quasimodo, Sciascia, Camilleri, Bufalino; e una serata
di letteratura siciliana promossa dall'Istituto italiano di cultura a Stoccolma
e dagli assessorati regionali ai Beni culturali e turismo.
«Il tema culturale di quest'anno – commenta Domenico Mirabella
direttore dell'Aat – ha voluto rappresentare un excursus sulla figura e
sull'opera di alcuni tra gli scrittori siciliani che hanno segnato e segnano
un'impronta nella letteratura italiana del novecento. E' stato per noi
motivo di orgoglio presentare a Stoccolma, la città dove viene assegnato
il Premio Nobel, il più prestigioso riconoscimento che possa essere
attribuito a chi abbia raggiunto particolari traguardi a favore dell'umanità,
uno spaccato della letteratura siciliana che così grande peso ha
avuto nella cultura italiana ed europea. Migliore cornice non poteva essere
che l'istituto Italiano di cultura “C. M. Clerici” che da sempre sostiene
e ospita l'Aat di Siracusa e la Sicilia».
Nella serata dedicata alla letteratura siciliana gli attori Alessandro
Quasimodo (figlio dello scrittore) e Mario Cei hanno interpretato alcune
poesie di Catullo, Saffo, Quasimodo, Ibico, Rufino. Particolarmente apprezzato
l'intervento di Antonio Di Grado ordinario di Letteratura italiana all'università
di Catania: «Gwinplaine (protagonista dell'Uomo che ride, di Victor
Hugo): "Milord, vengo a portarvi una notizia. Il genere umano esiste".
Anche grazie ai siciliani: a Verga che fa irrompere i "vinti" coi loro
bisogni e le loro ferite nel salotto buono della letteratura, a De Roberto
che smaschera le menzogne dei potenti e svela come cambino bandiera pur
di mantenere il potere, a Quasimodo e a Vittorini che cantano "il mondo
offeso" e "il genere umano dei morti di fame", a Brancati che alle dittature
oppone il buon senso degli uomini qualunque, a Sciascia che denunzia le
sconfitte della Ragione e le imposture del Potere. È un processo
alla storia, a quella fatta e scritta dai vincitori: da Libertà
ai Vicerè, da Pirandello a Brancati, da Tomasi a Sciascia si elabora
e si perfeziona la critica d'un falso progresso, lo smascheramento delle
mistificazioni. Questa, la diversità dei siciliani: non più
antropologica, ma intellettuale. Un argine contro l'omologazione, cui si
oppone un radicamento centripeto». Applaudito anche l'intervento
di Natale Tedesco che si è soffermato su «La dimora letteraria
dei siciliani». La serata all'Istituto italiano di cultura, presente
anche il ministro della Funzione pubblica Mazzella, si è conclusa
con un sontuoso buffet preparato da Pippo Imbesi. Nella tre giorni di Stoccolma
anche un incontro fra il presidente della Provincia regionale Bruno Marziano
e il sindaco della città Annika Billstrom. Obiettivo avviare un
itinerario per la commercializzazione dei prodotti agricoli di alta qualità
della provincia e potenziare i flussi turistici della terza età,
dalla Svezia a Siracusa, adesso attrezzata di una migliore ricettività
alberghiera.
Laura Valvo
La Sicilia, 11.12.2003
Fotografia
Pitrone «esporta» le sue opere a Cefalù
Sarà inaugurata domenica prossima, alle 19, nello SpazioArte
della Libreria Misuraca di Cefalù, una mostra del fotografo agrigentino
Angelo Pitrone. Raccoglie ritratti in bianco e nero di scrittori italiani,
realizzati negli ultimi venti anni in Sicilia, molti nella sua Agrigento,
città dove vive ed opera. Accanto a scrittori siciliani ritratti
nelle loro case, come Leonardo Sciascia o lo stesso Manlio Sgalambro, Pitrone
ha fotografato un Alberto Moravia davanti le colonne doriche del tempio
della Concordia di Agrigento. Ma la galleria si arricchisce pure di personaggi
della storia della letteratura italiana come Natalia Ginzburg, e Mario
Soldati, Vincenzo Consolo, Bonaviri, Collura, Buttitta, e il padre del
commissario Montalbano: Andrea Camilleri. Non sono semplici istantanee
rubate dal fotografo, ma un dialogo tra l'autore e il suo soggetto, un
progetto che non si è mai interrotto e che continua ad arricchirsi
di nuovi volti. Angelo Pitrone è ormai da qualche decennio presente
sulla scena della fotografia italiana con numerose mostre e volumi fotografici
aventi come tema soprattutto la Sicilia.
d.b.
Corriere della sera,
11.12.2003
Con il romanziere Winegardner a Palermo: scriverà il seguito
della saga di Puzo
«Esploro la Sicilia, rifarò il Padrino con i suoi volti»
Palermo - Don Vito Corleone, grazie a Marlon Brando e Al Pacino, ha
fatto il giro del mondo, ma il suo inventore e «padrino», Mario
Puzo, un piede nel paese di Liggio, Riina e Provenzano non lo mise mai.
Perché lo scrittore italo-americano lavorò al suo famoso
libro di mafia solo sulle carte e nelle biblioteche Usa. Al contrario,
il suo predestinato «erede», Mark Winegardner, 42 anni, tre
figli e 8 libri, che dovrà scrivere il seguito de Il padrino, è
da ieri a Palermo. Ancora poco noto fuori dagli Usa, Mark Winegardner è
stato chiamato dalla Random House, la stessa casa editrice di Puzo, per
continuarne l’opera. La sua sicula full immersion è cominciata davanti
all’Hotel delle Palme, il «santuario degli intrighi» sul quale
potrebbe ruotare un capitolo del romanzo con cui spera di ripetere il miracolo
editoriale di trent'anni fa.
Proprio sulla trama, però, Winegardner, massiccio e gioviale,
ciuffo biondo alla Elvis Presley su un faccione quasi imberbe, si trincera
dietro un’ironia «professionale»: «Meglio rispettare
la vecchia tradizione dell’omertà».
Ma, in jeans e maglietta, senza l’aplomb del professore di Scrittura
creativa alla Florida State University, prende appunti e un po’ si tradisce
davanti al grande albergo dove, nel settembre ’57, mammasantissima come
Jo Bonanno e Genco Russo si riunirono preparando il summit di Appalachian,
nello Stato di New York, la convention con 65 boss sorpresi dal Fbi.
«Ecco i pezzi di storia della Cosa Nostra siculo-americana che
mi interessano perché comincerò proprio dagli anni Cinquanta
dove Puzo s’era interrotto», spiega anticipando il titolo, «Il
Padrino, gli anni perduti».
Intanto, cerca di far riaffiorare quei pezzi di storia passeggiando
verso il Teatro Massimo, scenario cruciale del Padrino parte terza. E dalla
scalinata in cui Al Pacino si disperò per l’esecuzione della figlia,
Winegardner scruta ogni angolo, partendo alla volta della colorata Vucciria
e di altri mercati popolari: «Mi interessano l’atmosfera, il dialetto,
le facce, i profumi. Perché il mio tirocinio nelle biblioteche,
come Mario Puzo, l’ho già fatto. Mentre io voglio vivere in presa
diretta le emozioni di questa terra, fino a Corleone...».
Con queste parole ha convinto l’uomo chiave dell’operazione, Jonathan
Karp, lo stesso editor della Random House che pubblicò gli ultimi
libri di Puzo, che ha avuto l’idea di un Padrino numero due e che ha scelto
Winegardner, chiamando a raccolta i migliori autori della scuderia per
una selezione top secret. Poi, quando la corona era stata già poggiata
sul capo del preferito, è scattata la soffiata al New Yorker, costringendo
Karp a svelare il nome dell’«erede» di Puzo.
«Karp è entusiasta del mio più recente romanzo,
"Crooked River Burning", ambientato a Cleveland, una storia con delitti,
intrighi e la cappa delle "famiglie" di New York», come racconta
l’autore per il momento da nessuno riconosciuto nella bottega del Capo
dove scopre l’apoteosi di un panino con le panelle, assaggiando poi in
una vecchia cucina a due passi dal mare il macco di fave e un calamaro
arrosto innaffiato da un ottimo bianco. «Atmosfere, profumi e sapori»,
sorride con gusto, «felice di non aver compiuto l’"errore" di Puzo»:
«Sono overwhelmed, sopraffatto dalla bellezza di questa capitale».
E a proposito di errori un altro vorrebbe evitarne, la mitizzazione
del mafioso: «E’ un rischio. Ma ai tempi di Puzo era diverso. Quel
"Padrino" irrompe nella società americana in una fase di svolta
repentina... Arriva nel momento in cui si può dire che gli americani,
semplici come sono, avevano perduto appena la loro innocenza, scossi da
eventi che si chiamano Vietnam e Watergate. Per la prima volta forse nella
sua storia, la fascia più ingenua della popolazione comincia a perdere
fiducia nel proprio governo. E con Puzo comunque scopre, oltre a guerrafondai
ed intrallazzatori, i clan a volte protetti dalla politica...».
Continua la passeggiata, incuriosito dalle librerie di via Maqueda
dove vede campeggiare un tappeto di libretti blu, quelli di Camilleri:
«Chi è?». E apprende solo qui che l’immaginaria Vigata
del commissario Montalbano è, anzi sarebbe, vicina ad Agrigento.
«Oh, si. Vorrei andare da quelle parti. Anche a Racalmuto, il paese
di Sciascia...», propone a se stesso estraendo la cartina dov’è
segnata la costa meridionale dell’isola, quella dello sbarco alleato del
’43. Non a caso. Ed anticipa un messaggio ai lettori americani: «Occupandomi
degli anni Cinquanta e Sessanta non potrò sfuggire all’autocritica
sulla mafia rigenerata in Sicilia dopo la liberazione dal fascismo. Più
scavo, più capisco che ci fu un approccio cinico dei liberatori,
che si cercò di trovare comunque una mano all’interno dell’isola,
un appoggio di clan mafiosi... Ma non dimentichiamo nemmeno che la necessità
di sconfiggere Hitler e Mussolini costituiva una priorità morale.
In fondo, come oggi accade in Afghanistan o in Iraq...».
E per un attimo riflette sulla storia che si ripete, passando dai notabili
mafiosi rimessi in piedi dopo lo Sbarco alla Bagdad di oggi: «Già,
in Iraq forse non riusciamo a trovare quel tipo di mafia che ci appoggiò
qui. Chissà, forse, con Genco Russo avremmo già vinto davvero
Saddam. Ovviamente, non so. Ma gli americani certamente vorrebbero uscirsene
ormai al più presto possibile da quell’inferno».
E la conversazione scivola sugli orrori di sempre: «La storia
è una sequenza di eventi drammatici. Forse è questa la marcia
degli imperi...». Ha detto impero? «Stando a quel che combina
Bush... No, non è proprio lui il mio personaggio preferito».
Un velo inquieto oscura l’ironia di Winegardner. Solo un attimo. E si rincuora:
«Il mio Padrino si ferma al secolo scorso».
Felice Cavallaro
Le Soir, (supplemento
"Les livres du Soir"), 12.12.2003
Les aventures de Zosimo le héros
S'ouvrant au début du XVIIIe siècle, par une tentative
de meurtre ratée, le dernier ouvrage d'Andrea Camilleri nous conte
la vie de Zosimo, simple paysan sicilien qui aurait pu vivre une petite
vie tranquille, entouré da sa famille, mais qui finira par devenir
le très éphèmère roi d'Agrigente.
Entre la noblesse locale, les occupants espagnols, le pouvoir religieux
et de nombreuses autres misères - dont la peste ne fut pas la moindre
-, la population se range derrière ce paysan doublé d'un
fin lettré, doté en prime de pouvoirs de divination et ami
d'un ermite exorciste.
Ce roman passionant est sans doute le meilleur livre du Sicilien Camilleri.
Un régal plein de verve, d'imagination, d'humour, d'émotion
et de rebondissements multiples. Le tout dans cette langue jubilatoire
qui mêle parlers régionaux, mots inventés et langue
classique.
Le roi Zosimo
Andrea Camilleri
traduit par Dominique Vittoz
Fayard, 384 p., 20 euros
Jean-MarieWynants
La Repubblica
(ed. di Palermo), 13.12.2003
Guida ai volumi da regalare. I romanzi di Saba Cloos o Collins e Dickens
"Il sarcofago dell´imperatore" e la Divina Commedia in siciliano
tra le strenne
L´America di Soldati e il teatro di Camilleri
Piccola guida alle novità editoriali e i consigli degli scrittori
Un autore sotto l´albero
Libri di Natale, da regalarsi o da far trovare sotto l´albero.
Una piccola guida alle novità editoriali, come il cofanetto che
raccoglie quattro romanzi della "signora in giallo" palermitana Saba Cloos,
l´immancabile Andrea Camilleri con "Teatro" oppure la "Divina Commedia"
in versi siciliani di padre Domenico Canalella. E poi i consigli di tre
scrittori palermitani: Santo Piazzese, Fulvio Abbate e Roberto Alajmo raccontano
quali libri e quali autori regalerebbero per questo Natale.
Le vacanze natalizie sono già alle porte, e il buon lettore comincia
a pregustare le ore che potrà trascorrere in compagnia di un bel
libro, romanzo o saggio poco importa. Libro che il buon lettore acquisterà
da sé o che, si spera, gli verrà regalato. Ecco, dunque,
alcuni suggerimenti per non collocare sotto l´albero il titolo sbagliato.
Per gli estimatori del giallo la casa editrice Publisicula ha riunito
in un elegante cofanetto (16 euro) quattro romanzi della «signora
in giallo» palermitana Saba Cloos: "Giallo siculo", "La porta sbarrata",
"I fantasmi di Amalia", "Poker d´assi". Si tratta di romanzi ben
congegnati, scritti con la mano destra di Agata Christie e con quella sinistra
di Liala: ne vengono fuori un´atmosfera color seppia e intrighi a
cavallo tra il giallo e il rosa. Il tutto sullo sfondo di salotti della
buona borghesia, animati dallo sfavillio dell´argenteria sempre linda
e dal tintinnio di porcellane pregiate. Per i fan di Andrea Camilleri,
ma anche per chi non ne può più del commissario Montalbano,
ecco una vera chicca: il volume del "Teatro" (Lombardi Editori, 16 euro),
fatto a quattro mani dall´autore della "Concessione del telefono"
e dal suo allievo Giuseppe Dipasquale. Dal "Birraio di Preston" a "Troppu
trafficu ppi nenti" a "La cattura" è tutto uno scrosciare di risate
incontenibili, messe in moto dalla lingua di Camilleri, sempre sorprendente,
specie nel pirotecnico rifacimento dell´opera di Shakespeare.
C´è poi "America primo amore" di Mario Soldati (11 euro),
pubblicato dalla casa editrice Sellerio ed egregiamente curato da Salvatore
Silvano Nigro: un´occasione straordinaria per riavvicinarsi o per
prendere confidenza con uno scrittore a torto obliato che in questi racconti
ha saputo imprigionare lo stupore nei confronti di un mondo tutto da scoprire.
Dopo avere letto le bellissime pagine di Soldati, che danno forma a un
«diario con personaggi», fitto di ricordi, umori, incontri
e cose viste, forse si potrà finalmente guardare all´America
con occhi nuovi, e oggi non è poco. Sempre per i tipi della Sellerio,
due titoli dell´elegante collana "Il divano": il primo è "Il
pigro viaggio di due apprendisti oziosi" (9 euro) di Wilkie Collins e di
Charles Dickens. Si tratta di un racconto vergato in stato di grazia nel
quale i due grandi scrittori, due marche e due garanzie è il caso
di dire, mettono al corrente il lettore del loro viaggio avventuroso e
spensierato lungo le tappe della appena nata rete ferroviaria inglese,
con frequenti e piacevolissime soste nel meraviglioso e nel soprannaturale.
Racconto che alla fine diventa un vero e proprio inno all´oziosità
e alla pigrizia universale: cosa cercate di meglio durante le vostre vacanze?
Il secondo titolo è "La moda di Vanessa" (11 euro) di Gianna
Manzini, scrittrice di immagini e impressioni, autrice di indimenticabili
cronache di moda che firmava appunto con lo pseudonimo di Vanessa. Una
prosa cristallina, controllatissima, che scorre sulla pagina disegnando
sagome di donne, figure eleganti, silhouette raffinate. Da queste pagine
si ergono sarti, disegnatori, stilisti che hanno fatto la storia della
moda. Un libro, questo della Manzini, che può essere letto come
un trattato sull´eleganza o forse come il breviario dello stile e
della raffinatezza. Per chiudere con Sellerio, "Una stanza tutta per gli
altri" di Alicia Giménez-Barlett (14 euro): un romanzo sorprendente
che conferma le doti narrative e lo spessore della scrittura della creatrice
della serie poliziesca dell´ispettrice Petra Delicado. Un libro costruito
sul mitico gruppo di Bloomsbury, la comitiva intellettuale più influente
del secolo composta, tra gli altri, da Virginia e Leonard Woolf, Vanessa
Bell e Katherine Mansfield. Una comitiva vista dagli occhi di Nelly, la
domestica che dal 1916 al 1934 servì in casa Woolf e che consente
al lettore di assaporare il clima che in quella dimora si respirava e i
sogni che si nutrivano.
A Natale, si sa, non possono mancare i libri strenna: eccone due davvero
notevoli. Il primo di intitola "Il sarcofago dell´imperatore" (Dario
Flaccovio Editore, 100 euro) e consta del volume che raccoglie gli atti
dell´operazione di apertura del sarcofago di Federico II e della
ristampa de "I regali sepolcri del Duomo di Palermo". «Federico II
- scrive Giuseppe Bonaviri nell´introduzione - è un creatore
di miti, tuttora amato, studiato» e sottoposto a studi di atropo-archeologia
tombale di cui si dà esaurientemente conto nel primo dei due volumi.
Il secondo libro strenna è l´edizione della "Divina Commedia"
in versi siciliani di padre Domenico Canalella (Nuova Ipsa Editore), illustrata
da Salvatore Caputo (con la possibilità di acquisto anche rateale):
per chi vuole intraprendere un viaggio nell´aldilà linguistico
del nostro dialetto in buona compagnia.
Salvatore Ferlita
l'Unità, 13.12.2003
Antonino Caponnetto - Eroe contromano in difesa della legalità
(a cura di Salvatore Calleri, presentazione di Andrea Camilleri)
Diple Edizioni, pp.110, Euro 10,00
E’ un breviario laico. Un breviario che se l’Italia non fosse quella
che è, se il ministero dell’istruzione non fosse nelle mani in cui
è, se la lotta alla mafia fosse autenticamente valore condiviso
dall’intera classe politica, se gli ideali di onestà e integrità
morale fossero il sale della nostra democrazia, dovrebbe essere non solo
diffuso nelle scuole, ma recensito dai giornali e segnalato dalle televisioni.
[...]
Apre il breviario laico, una prefazione tutta giocata sul filo dei
ricordi di Andrea Camilleri, che con l’anziano magistrato si scrisse, parlò
a telefono, scambiò letture comuni, pur non avendo entrambi l’occasione
di incontrarsi mai. E fu un peccato. Scrive Camilleri: “Temevo di deluderlo.
Quel poco che ho scritto sulla mafia è una faccenda, in fondo, letteraria.
Lui la mafia l’aveva invece vissuta e combattuta sul campo di battaglia,
attraverso le indagini, i processi, le condanne. Le atroci perdite. Esponendosi
e pagando di persona…”
[...]
Saverio Lodato
Il Giornale
di Vicenza, 14.12.2003
Sale la psicosi da confezioni manomesse e spunta la mozzarella.
Sarà una bufala?
Mentre continuano le indagini sui casi di bottiglie di minerale e cartoni
di latte con il buco, ieri la denuncia di un vicentino, in questura con
il sacchetto gocciolante. Il sospetto, forte, è che si stia diffondendo
in provincia una sorta di allarme sociale: è stato raggiunto il
primo obiettivo dei veri sabotatori?
Dagli arancini di Montalbano alle mozzarelle del poliziotto. No, non
si tratta di una passione culinaria che accomuna i due funzionari dello
Stato: se l’uno, quello nato nella fantasia dello scrittore siciliano Andrea
Camilleri, la voglia di arancini di pasta di riso col ragù ce l’ha
nel sangue, il secondo, che lavora in questura a Vicenza, sulla mozzarella
deve stendere un verbale.
[…]
Ed è forse questo il risultato più prestigioso per i
sabotatori, quelli veri: creare allarme sociale, infondere il dubbio che
anche quello di cui ci eravamo sempre fidati possa nascondere qualcosa
di terribile.
Montalbano li avrebbe già arrestati, ma quello è un libro.
E la mozzarella? Speriamo che sia una bufala.
d. n.
Avanti!, 16.12.2003
“La presa di Macallè” ripercorre le tappe e le tragedie del
regime
L’Italia fascista vista da Camilleri
ROMA - Una Italia osservata con lo sguardo critico di chi non prende
le distanze da un periodo duro, in un'epoca caratterizzata da una morale
pubblica “imposta” dal regime, e che invece sottace una serie di piccole
violenze familiari, specchio riflesso dei valori espressi dalla società:
è questa in sintesi l'ambientazione di “La presa di Macallé”
ultimo romanzo di Andrea Camilleri (Edizioni Sellerio, 274 pag., Euro 10.00)
ai primi posti della classifica dei libri più venduti nelle ultime
settimane e cult da collezione. Il romanzo è ambientato a Vigata,
in Sicilia, nel 1935, durante la guerra in Abissinia, quando l'autore aveva
dieci anni. Ed è questa una novità perché fino ad
ora i romanzi storici di Camilleri erano ambientati tra il settecento e
l'ottocento: per la prima volta l'autore non utilizza documenti dell'epoca,
ma attinge ai ricordi della sua infanzia, pur non trattandosi di un libro
autobiografico. Il protagonista del romanzo è Michelino, un bambino
di sei anni, figlio del segretario politico del paese. Attraverso l'esasperata
descrizione dell'infanzia di Michelino viene tracciato un quadro simbolico
di una cultura dominata dal fanatismo, dalla contaminazione arbitraria
tra sacro e profano e dall'esasperata presenza del sesso in un contesto
bigotto e perbenista. Il padre, un fascista che in paese ha un riconosciuto
potere, appare fin dalle prime pagine del romanzo, il principale responsabile
di una mentalità che in famiglia (la famiglia è poi in fondo
lo specchio dell'intero paese) domina: i comunisti non sono uomini, sono
bestie, ucciderli quindi non è peccato; il tradimento di un uomo
può essere accettato, l'adulterio invece per la donna è da
punire con le botte e l'esilio; la violenza sessuale su di un bambino deve
essere risolta con una vendetta privata e mai denunciata pubblicamente;
le armi sono emanazione della virilità e del coraggio e quindi possono
essere date in mano a chi si prepara a diventare un buon fascista. Michelino
è un bambino solo, circondato da tanti familiari, ma comunque e
sempre solo. Suo malgrado, egli contempla estasiato i miseri fasti dell'Italia
fascista, rimane affascinato dalla mitologia che circonda il regime, le
parate, le mascherate, l'orgoglio imperiale e il disprezzo per i popoli
vinti. Ed è in questo delirio lucido che Michilino si costruisce
una morale rigida cui obbedisce con inflessibile determinazione. Cresciuto
con una concezione distorta di peccato e di fede, subisce abusi da parte
di adulti che violano nel profondo la sua stessa coscienza così
da renderlo un pluriassassino, fuciliere di Dio e del Duce. Michelino consumerà
implacabile le proprie vendette. Andrea Camilleri dà vita ad una
favola grottesca, nella quale i personaggi e la trama è inventata
ma il contesto storico è reale. La crudezza delle descrizioni, sia
che riguardino i numerosi rapporti sessuali presenti nel romanzo o i delitti
compiuti con tanta inconsapevolezza da Michelino, non è nell'abituale
stile dell'autore e potrebbe spiazzare il lettore “tipico” di Camilleri,
che ne apprezza la delicatezza narrativa di questo autore. Camilleri ne
“La presa di Macallè” non attrae il lettore con scene audaci, ma
tende a mostrare la violenza e l'ipocrisia di un momento della nostra storia
recente che ha segnato con forza anche il costume e la cultura dell'intero
Paese per più generazioni, denunciando contestualmente l'opera distruttiva
compiuta sulla psicologia di un bambino, un tradimento che vede alleati
due fondamentali simboli della morale: la chiesa e la famiglia.
Luca Rosa
Europalia.Italia,
16.12.2003
Alle ore 12:30, presso il Musée d'Art Ancien (Rue de la Régence
3 - 1000 Bruxelles), Marie-France Renard terrà una conferenza dal
titolo Sicile,
la lumière et le deuil; Pirandello, Sciascia, Camilleri.
Corriere della sera (cronaca
di Roma), 17.12.2003
Casa delle letterature
Diciotto artisti contemporanei raccontano le «Vacanze Romane»
Le opere di diciotto artisti contemporanei abbinate a racconti di altrettanti
scrittori: s'inaugura oggi, nella Casa delle Letterature di piazza dell'Orologio
3, la quarta edizione di «Vacanze Romane». La mostra (aperta
fino al 21 gennaio 2004) presenta una serie di binomi all'insegna del rapporto
parola-immagine, arte e letteratura, sul tema, come da titolo della rassegna,
le «vacanze romane». In mostra, tra gli altri, i lavori realizzati
da Mimmo Paladino, Felice Levini, Carla Accardi, Gianni Dessì, Luigi
Ontani, Piero Pizzi Cannella, Cristiano Pintaldi, Vettor Pisani, Enzo Cucchi,
Sandro Chia, Jannis Kounellis e Stefano Di Stasio. Tra i diciotto racconti
presenti, a illustrare temi e motivi delle opere in mostra, quelli firmati
da Lidia Ravera, Melania Mazzucco, Erri De Luca, Elena Stancanelli, Emanuele
Trevi, Edoardo Albinati, Niccolò Ammaniti, Vincenzo Cerami, Carlo
Lucarelli e Andrea Camilleri.
E. Sa.
Giornale di Brescia,
17.12.2003
Le ultime novità: romanzi a sfondo storico oppure che raccontano
storie, da Marco Apolloni a Francesco Guccini
Fra locande romane ed osterie di Bologna
L’Achille di Stefano Benni e il solito, inossidabile commissario Montalbano
di Andrea Camilleri
[...]
È la storia a dominare la scena delle novità, sugli scaffali
delle biblioteche. E sfuggiamo alla voglia di segnalare Camilleri: La presa
di Macallé (Sellerio, 274 pagine, 10 euro) ci ha davvero deluso.
(Per gli appassionati dello scrittore di Girgenti resta la consolazione
del primo dei Meridiani, Storie di Montalbano (Mondadori, 39 euro) dedicato
al mitico commissario).
[...]
Claudio Baroni
l'Unità, 17.12.2003
Sicilia cuore mio
E' appena tornata da un tour europeo in giro per piccoli locali dove
ha cantato canzoni siciliane miste ai suoi successi, che già le
è piovuto addosso un premio: miglior artista agli Italian Music
Awards. Non ha neppure trent'anni ma di riconoscimenti ne ha avuti a bizzeffe,
tanti da poter fare quello che voleva: suonare con una grande orchestra,
tradurre le sue canzoni in altre lingue, ritirarsi per otto mesi in una
comune sull'Etna alla ricerca dell'ispirazione, riempire gli stadi e fare
un disco unplugged. Carmen Consoli è la favola a lieto fine della
musica italiana: quella che non è mai scesa a compromessi perseverando
nel suo stile, su una lingua volutamente retrò che indugia sugli
avverbi che più lunghi non si può e descrive una Sicilia
che pare uscita da un romanzo di Sciascia. Come nelle favole, oggi porta
un cappotto rosa confetto in tinta con una borsa a forma di tartaruga e
con un sorrisone che la illumina. Dice di essere timida ma poi ti inchioda
con una straordinaria capacità di riprodurre fedelmente i dialetti
di mezz'Italia: romanesco quando vuole dare l'idea che "semo tutti fratelli",
milanese per descrivere il modo di fare dei discografici tutti marketing
e appuntamenti, siciliano quando si rilassa e torna nei suoi panni. Quelli
di una ragazza curiosa e estroversa: da Camilleri a Battiato, dalla sua
Catania all'idiosincrasia per le case discografiche, da Verga al suo lato
politico. Frammenti di pensiero di un'antidiva che quando sale sul palco
si mette i tacchi alti e l'acconciatura da geisha.
[...]
Ci sono giovani musicisti siciliani come Roy Paci che amano riscoprire
le tradizioni dell'isola. Penso al suo lavoro con la Banda Ionica che resuscita
la musica bandistica delle processioni...
"Tutti col tempo torniamo alle radici. Non è un caso che io
sia appena tornata da un tour europeo dove faccio canzoni come Stranizza
d'amuri (uscirà nel 2004 in un album di tributo a Battiato, Ndr)
e altri tradizionali. Usati nella modernità, è bellissimo.
Nei miei arrangiamenti e nelle armonie c'è molta Sicilia. Adoro
anche il lavoro che fa Camilleri sulla lingua, riutilizzanndo vocaboli
siciliani (talia al posto di guardare ad esempio). E' il recupero di uno
dei tanti colori d'Italia e noi di colori ne abbiamo tanti. Noi siciliani
siamo gente piuttosto impegnativa: pensa alla caponata, un piatto unico
che è una mescolanza di mille sapori. Non è significativo?"
[...]
Silvia Boschero
Il Messaggero,
19.12.2003
Consegna premi per la letteratura
Poeti e scrittori saranno premiati domani nel corso di una cerimonia
che si terrà al Comune di Cassino alle ore 16. Sono i vincitori
del settimo "Premio città di Cassino", del secondo "Premio San Benedetto",
del settimo "Premio di Sicilia", del terzo "Premio letterario nazionale
Salvatore Quasimodo". Riconoscimenti a Vittorio Sgarbi, Andrea Camilleri,
Alessandro Pagano, Gaetano Riggio e Donato Rivieccio.
Il Venerdì di
Repubblica, 19.12.2003
"Zingaretti sono"
Chissà se si è presentato così Luca Zingaretti,
commissario Montalbano in TV, ai suoi nuovi vicini di casa ragusani.
La Gazzetta del Sud ha rivelato che l'attore romano ha da poco acquistato
una villetta nel comune di Ragusa probabilmente sull'altopiano con vista
sul mare.
Lo stesso tratto di mare su cui affaccia la casa del suo celebre personaggio.
Che Zingaretti durante le riprese di una delle fiction più amata
dagli italiani, si fosse innamorato di Porto Empedocle-Vigàta e
dintorni era oramai cosa nota.
E lui stesso l'aveva detto al sindaco di Ragusa Tonino Solarino, cattolico
democratico di sinistra.
E magari il primo cittadino gli avrà dato una mano a trovare
casa.
D'altra parte se alle ultime elezioni amministrative lui ha sbaragliato
il centrodestra è anche un po merito di Montalbano.
Durante la campagna elettorale il coordinatore di FI in Sicilia Miccichè
aveva infatti attaccato duramente lo scrittore Andrea Camilleri creatore
del commissario di Vigàta.
Risultato? Non solo gli elettori moderati ma anche molti di quelli
schierati più a destra hanno scelto Solarino.
Il primo atto del nuovo sindaco è stato quello di dire no ad
una statua dedicata al gerarca fascista Filippo Pennavaria.
Il secondo: dare il benvenuto a Zingaretti.
Bresciaoggi, 19.12.2003
A noleggio. Tutte le inchieste del commissario Montalbano
Quattro Alien per Sigourney e quarant’anni di storia italiana
[...]
IL COMMISSARIO MONTALBANO
Amatissimo dai telespettatori, insofferente dell'autorità e
umanissimo con i subalterni: si tratta di Salvo Montalbano, il commissario
di Vigata creato dalla penna di Andrea Camilleri che, dopo essere stato
un caso letterario, ha trovato la sua perfetta incarnazione in Luca Zingaretti,
protagonista di una serie di film, ora tutti disponibili in Vhs o Dvd:
"La forma dell'acqua", "Il cane di terracotta", "Tocco d'artista", "La
gita a Tindari", "Il senso del tatto", "Gli arancini di Montalbano", "L'odore
della notte", "Gatto e cardellino", "Il ladro di merendine", "La voce del
violino". Montalbano, la sua squadra e le donne della sua vita tornano
anche in homevideo con le avventure dirette per il piccolo schermo da Alberto
Sironi: ottimi tv movie curati nei particolari ed efficacemente sceneggiati
da Francesco Bruni e Salvatore De Mola.
"Il commissario Montalbano", di Alberto Sironi (Italia, 1999-2002)
Con Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Katharina Böhm, Peppino Mazzotta
e Angelo Russo
Giallo, distribuzione: ElleU Multimedia. Voto: 8.
[...]
Giornale di Brescia,
19.12.2003
La nostra intelligence gode di scarsa stima e la professione di 007
è potenzialmente poco gettonata fra i giovani intervistati nell’indagine
Servizi segreti, per gli italiani sono inefficaci
[...]
Chiamati poi ad immaginarsi nei panni di un personaggio di fantasia,
la maggioranza (27%), sceglie il commissario Montalbano ideato da Camilleri,
mentre James Bond raccoglie il 16,5% dei consensi.
[...]
La Repubblica
(ed. di Palermo), 20.12.2003
"Viaggiu dulurusu" nella chiesa di San Francesco Saverio apre la rassegna
della Provincia
Musica sacra e canti popolari "È il Natale della tradizione"
[...]
All´Abbazia Santa Anastasia di Castelbuono, il 27 dicembre, per
"La notte di Bacco" si svolgerà, dalle 19,30, una visita guidata
alla cantina con degustazione di prodotti tipici, accompagnata dalle note
jazz di Enrico Intra e dai brani di autori siciliani come Sciascia, Vittorini
e Camilleri interpretati da Francesco Giordano, Patrizia D´Antona
e Cocò Gulotta.
[...]
[L'evento non ha avuto luogo, NdCFC]
La Sicilia, 23.12.2003
Ispica
«Il cane di terracotta», al Curcio
Tra i banchi di scuola dell'istituto comprensivo «Gaetano Curcio»
di Ispica è tornato Camilleri con il libro «Il cane di terracotta»
che accompagnerà il povero Renzo nelle sue avventure. Il libro di
Camilleri è diventato oggetto di studio assieme ai «Promessi
Sposi», senza alcuna polemica. La discordia provocata dal «Birraio
di Preston» è ormai un lontano ricordo, anzi la coraggiosa
iniziativa del professore Lauretta, sostenuta dal dirigente scolastico,
ha indotto una casa editrice a proporre in edizione scolastica «Il
cane di terracotta».
Nessuno, allora, intendeva certamente sostituire gli intoccabili «Promessi
Sposi», l'ardita scelta, comunque, ha animato a livello nazionale
un dibattito che dura ancora. Alessandro Manzoni, per dirla con il prof.
Blandino, docente al «Curcio», continuerà certamente
ad essere proposto nel biennio come testo fondamentale della letteratura
italiana e ricca fonte di spunti e riflessioni, «solo che ad accompagnare
la lettura e a sostenere la motivazione degli alunni interviene, oggi,
un valido strumento di supporto che invita a guardare con più attenzione
alla realtà che ci circonda e a riflettere sulla nostra sicilianità».
d.f.
Il Piccolo, 27.12.2003
Michilino, malinconico soldatino del duce
Associazione 27 dicembre
'47 - Libertà e giustizia, 27.12.2003
Sabato, 27 dicembre ’03 alle 17.30 presso la cappella Bonajuto Catania,
via Bonajuto, 5-13 tel. 095/321338. Ingresso libero
27 dicembre 1947 - 27 dicembre 2003
"Libri, canzoni, donne di sogno, the e panettoni
Parafrasando Paolo Conte, nel titolo del nostro incontro di fine anno
abbiamo miscelato gli ingredienti della serata. Il libro è il Teatro
(Il birraio di Preston, Troppu trafficu ppi nenti, La cattura) di Andrea
Camilleri e Giuseppe Dipasquale, recentemente pubblicato da Lombardi editori.
Ne parleranno Antonio Di Grado e Giuseppe Dipasquale. Un brano della Cattura,
in omaggio al grande Turi Ferro, sarà letto da Pietro Montandon.
Le canzoni – tra una chiacchiera e l’altra – saranno affidate a Mariella
Grasso, flautata voce emergente del panorama musicale catanese. Il the
e i panettoni, infine, addolciranno discorsi e auguri di fine anno. E non
solo di fine anno: la data è quella che dà il nome alla nostra
associazione. E’ quella della promulgazione della costituzione, ai cui
valori occorre più che mai rifarsi, in questi tempi – avrebbe detto
Sciascia – “grevi, assai grevi”. Queste valutazioni e queste preoccupazioni
daranno senso, e ulteriori contenuti, agli auguri che ci scambieremo.
La Repubblica
(ed. di Palermo), 27.12.2003
Il rilancio del parco di Selinunte e il nuovo "Repertorio dei pazzi”
[…]
Il fronte letterario vede al lavoro i giovani scrittori palermitani:
se Roberto Alajmo sta scrivendo la versione aggiornata del "Repertorio
dei pazzi della città di Palermo", Giosuè Calaciura è
stato in Nigeria per realizzare una sorta di «prequel» del
suo "Sgobbo": l´obiettivo è quello di raccontare la vita delle
ragazze africane che vengono trascinate nel racket della prostituzione
attratte dal miraggio di un lavoro in Italia. Infine Andrea Camilleri,
che pare stia lavorando a un nuovo giallo del commissario Montalbano.
La Repubblica
(ed. di Palermo), 27.12.2003
Concerti
Fossati, Morandi e la festa Womad
Il 2004 porterà in Sicilia un´ondata di buona musica.
[…]
Destano curiosità le "Songs from Camilleri" di Marco Betta,
all´Orione per il Brass il 19 marzo".
Giusy La Piana
l'Unità, 28.12.2003
I versi di Camilleri si mettono a cantare
“Il fantasma nella cabina”, terza opera dello scrittore che annuncia
un altro Montalbano
E’ da tempo immemorabile (più di cinquant’anni) che seguiamo
– un po’ appartati, o come da lontano – il “progress” di Andrea Camilleri
nelle vicende umane, culturali e storiche del nostro Paese. Conteremo poi
meglio questo lungo tempo, perché intanto è lui, Camilleri,
che adesso ci viene incontro – da vicino – proprio nel nostro, prediletto,
campo della musica. E’ successo, infatti, che alcuni dei suoi racconti
siano stati trasformati in opere liriche. Tant’è, ne abbiamo già
viste due, a Siena, la scorsa estate, in prima assoluta (Il mistero
del finto cantante e Che fine ha fatto la piccola Irene?) e
una, rappresentata a Roma, in questi ultimi giorni, dal Teatro dell’Opera:
Il
fantasma nella cabina (già applaudita a Bergamo, l’anno scorso),
che è poi la prima di un ciclo di otto, articolato in quattro puntate
o “giornate”, accostandolo ad una nuova Tetralogia.
Al mutamento dei racconti in libretti per musica ha provveduto, e provvede
Rocco Mortelliti, già allievo, all’Accademia d’Arte drammatica di
Camilleri (e ne ha poi sposato una figlia), e adesso apprezzato quale attore
e regista anche cinematografico. Un suo film, I Tarassaghi , fu
in lizza, a Los Angeles, anni fa, per l’Oscar. Sta lavorando alla sceneggiatura
per la tv, in due puntate, del libro di Camilleri La scomparsa di Patò,
ed è lui il regista delle prime tre opere della Tetralogia suddetta,
alle quali, peraltro, partecipa anche recitando.
Sono particolarmente felici quei testi che diventano poi “arie”, preziose
anche nei riferimenti alla realtà del nostro tempo (Chi troppu e
chi nenti. C’è gente chi mori pi fare arricchire àutri, ca
dicunu: pensiamo nui pi vui…), ben respiranti nella musica di Marco
Betta. Una musica che si apre anche ad un nuovo jazz, lì dove serve,
ma che soprattutto rievoca la memoria di antichi canti siciliani, le cui
continue variazioni costituiscono l’ossatura di questa tetralogia.
“La terza giornata – dice Marco Betta – sarà intitolata Trappole
d’amore in prima classe, e comprende due racconti. La quarta, pronta
per il 2006, completerà il ciclo con tre racconti riuniti nel titolo
La
scomparsa della vedova inconsolabile. Mi piacerebbe che Gianluigi Gelmetti
potesse dirigere una delle prossime opere, anche con quella verve sfoggiata
in un Barbiere di Siviglia, partecipando dal podio alle vicende
della scena, suonando la chitarra per accompagnare il canto di Almaviva”.
Lo sentiamo, Betta, da Palermo. Ha lasciato da qualche tempo la direzione
artistica del Teatro Massimo, affidata ieri a Piero Bellugi e, in attesa
dei libretti per la terza e quarta “giornata”, sta scrivendo la musica
per un video sulla morte di Falcone e Borsellino.
“Sì, si tratta di un film-documentario su Palermo nei giorni
tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992 che sono quelli in cui furono uccisi
Giovanni Falcone, con la moglie e tre agenti, e Paolo Borsellino, con tutta
la sua scorta. Ma ho anche avviato la composizione della mia prima sonata
per pianoforte e della prima sinfonia, per grande orchestra, che ho intitolato
Lacrime.
E’ dedicata ai morti di mafia e di guerra”.
Diremmo che Mortelliti, Betta e Camilleri che li ispira, sono ora una
terna (omne trinum perfectum) sacrosanta nel riannodare nuove esperienze
ai problemi storici, culturali e sociali dell’oggi. Una terna avviata da
lui, Camilleri che è, a sua volta, diremmo, il punto estremo dell’altra,
avviata da Verga, proseguita da Sciascia.
Da oltre cinquant’anni – dicevamo – seguiamo il cammino di Camilleri.
Cioè da quando fu premiata la sua partecipazione al Festival della
Gioventù, svoltosi a Firenze nel 1948. C’eravamo, e avevamo con
noi, per le cose musicali, Lele D’Amico e Goffredo Petrassi. Fu una meraviglia
anche questa, perché la musica – grazie a Luigi Dalla Piccola –
fu ospitata alla grande nel Conservatorio. Glielo abbiamo ricordato, quel
Festival, a Camilleri, sentendolo al telefono, e lui è andato avanti
nei ricordi.
“Sì, ma l’ultima volta che ci siamo visti fu a Genova, cinquantatre
anni fa, in quella Settimana della Cultura promossa nel 1950, appunto,
dal sindaco Gelasio Adiamoli”.
Ce n’eravamo dimenticati. Camilleri vinse un premio per la poesia,
e nella giuria c’erano anche Sibilla Aleramo, Flora Volpini, Mario Socrate,
Giacomo De Benedetti. Si anima nel ricordo la voce di Camilleri, che risuona
un po’ come contrariata, contrastata da un raffreddore.
“No, non è il raffreddore. E’ che ho sulla testa una nube stroncatoria,
e il silenzio. Una nube sul mio ultimo libro, La presa di Macallè.
Hanno puntato tutto sulla esasperata sessualità, e non su quel momento
della nostra storia, la guerra di Etiopia nel 1935, con tanti suoi riflessi
anche sull’infanzia”.
Lo stiamo leggendo adesso. Un libro tragico, spietatamente straordinario,
con al centro un ragazzino, Michilinu – un angelo minchiutu – che odia
i neri, vuole ucciderli tutti, e sputa persino sulla statua di San Caloriu,
perché ha la faccia nera.
“Storie e personaggi – dice Camilleri – sono inventati, ma risponde
a verità il contesto storico, cioè la guerra di Etiopia.
Mondadori pubblicherà tutti i miei romanzi storici. Lavoro in surplus,
e scriverò ancora un Montalbano”.
Qualcuno pensa che Montalbano possa anche incontrarsi con Cecè
Collura, il commissario di bordo, protagonista dei racconti marini, che
ora diventano una tetralogia.
“La parola tetralogia mi spaventa. Sono cose wagneriane.” E perché?
Al mito nibelungico si aggiunge un mito… commissariale. “Ma io avevo scritto
otto raccontini d’intrattenimento estivo, per il quotidiano La Stampa,
e niente di più. Ora sono persino sbalordito che diventino la complessità
di un’opera. Ma un po’ anche mi diverte”.
Certo, e servirà a dissolvere quella nube. Auguri per tutto.
Come? No, non faremo passare altri cinquant’anni.
Erasmo Valente
La Sicilia, 28.12.2003
Presentazione del libro all'associazione «27 dicembre '47»
Camilleri-Di Pasquale autori di «Teatro»
Catania. Sulla delicatezza che comporta il passaggio di un libro ad
opera teatrale si è soffermata l'attenzione dell'Associazione «27
dicembre '47 - Libertà e Giustizia» che, scegliendo la giornata
di ieri quale data simbolo della propria istituzione, ha presentato nella
Cappella Bonajuto «Teatro», un libro fresco di stampa. La curiosità,
al di là del titolo secco ed esplicativo, sta proprio nell'autore,
anzi nei suoi autorevoli autori, Andrea Camilleri e Giuseppe Di Pasquale,
una singolare accoppiata tra uno scrittore e uno regista. Il testo (presentato
in una serata dedicata per altro al grande Turi Ferro) - come ha spiegato
il presidente dell'associazione Antonio Di Grado - è il frutto di
tre rappresentazioni teatrali dal comune percorso, essendo tutte e tre
frutto di rielaborazioni originali di archetipi letterari o teatrali, con
il comune denominatore di essere state messe in scena da un unico regista:
«Il birraio di Preston», «Troppu trafficu ppi nenti»
e «La cattura».
«Il primo ha una fonte letteraria di successo (ossia l'omonimo
romanzo di Camilleri messo in scena allo Stabile di Catania nel '99) che
racconta in modo esemplare una Sicilia che parla di se stessa con ironia
e distacco; il secondo esperimento (Troppu trafficu ppi nenti), presentato
dallo stesso Dipasquale, dopo una performance musicale della cantante jazzista
Eleonora Alicata, mette in luce il divertimento che gli autori decidono
di costruire sulla vita di un certo messinese Michele Scrollalanza, un
lavoro paragonabile allo shakespeariano «Troppo rumore per nulla».
Alternata alla lettura di alcuni passi del libro, fatta dall'attore
Pietro Montandon, è stata poi analizzata «La cattura»,
la novella della raccolta «La giara» di Pirandello, ultima
ed esemplare interpretazione teatrale di Turi Ferro, che mostra una visione
disperata del senso dell'accadimento.
Ida Scandura
La Repubblica
(ed. di Palermo), 28.12.2003
L´insegnante di Lettere dello scrittore firma "Un racconto siciliano",
un romanzo ambientato nel 1920 e pubblicato a Napoli
Favara diventa Tallusa con la "prof" di Camilleri
Lia Giudice debutta in letteratura a 92 anni
È stata la professoressa di lettere di Andrea Camilleri al liceo
"Empedocle" di Agrigento, lo stesso dove aveva studiato Luigi Pirandello.
Ora Lia Giudice a 92 anni pubblica un romanzo di atmosfere ottocentesche.
La trama si snoda nella Favara del 1920 dove contadini e minatori vivono
stracarichi di fatica e miserie. Sullo sfondo l´eco delle speranze
accese dai fasci dei lavoratori 40 anni prima, poi sciolti sotto il piombo
degli sgherri di Crispi. "Tallusa: un racconto siciliano" (Edizioni Dante
e Descartes, 164 pagine, 10 euro) è una sorta di ritorno al passato.
Le pagine della Giudice, infatti, ci rimandano alle atmosfere create da
Luigi Capuana: c´è un sentimento del realismo che alligna
nella provincia, alla Luisa Adorno per capirci, che conferisce alla trama
una veridicità e una patina di antico che allontana il lettore dal
tempo presente. L´anziana scrittrice, con tocco leggero, ci narra
i rituali che a inizio Novecento scandivano la vita delle famiglie borghesi
e contadine: la recita del rosario, che rimanda ai "Vicerè" di De
Roberto e al "Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa, la vita nel baglio, la
preparazione della salsa di pomodoro e delle confetture di marmellata,
la raccolta delle mandorle. È come se sotto gli occhi del lettore,
per magia, si materializzasse l´isola dei ricordi, dei rimpianti.
Una Sicilia in via di estinzione che oggi, dove sopravvive, continua a
solleticare la curiosità degli antropologi.
Nell´Agrigento degli anni Quaranta, non ancora aggredita dal
cemento, Lia Giudice era una giovanissima docente anticonformista e Camilleri
uno studente curioso e scavezzacollo che spartiva il suo tempo tra i libri
e le zingarate con gli amici. Nella compagnia del futuro scrittore di successo
c´era anche il fratello di lei, Gaspare, che qualche anno dopo sarebbe
diventato uno studioso di Pirandello di alto profilo. Era un gruppo eterogeneo
che sprizzava vitalità. Pomeriggi e pomeriggi sui testi teatrali,
che avrebbero poi messo in scena a Porto Empedocle, e nelle ore assolate
a scorrazzare con le biciclette per le colline della Valle dei templi.
E nel tempo che restava, per sfuggire alla noia del paese, la messa in
scena di una serie di scherzi, alcuni dei quali rimasti nella memoria della
comunità. Come quando sostituirono la foto in una lapide con quella
del ciabattino che aveva la bottega proprio nell´atrio dell´abitazione
dei Camilleri. Prima lo stupore dei compaesani nell´apprendere della
morte fulminea del calzolaio, poi la rabbia della vittima che voleva conto
e ragione di quella mascalzonata. Ma a fare le spese della verve creativa
della combriccola erano anche gli stessi componenti del clan goliardico-culturale.
Una volta con un abile fotomontaggio, ai tempi cosa non facile, trasformarono
l´ateo più incallito della compagnia in un pretino che svolazzava
lieve in una foto con altri seminaristi. È facile immaginare il
sarcasmo e i lazzi che accompagnarono per lungo tempo ogni comparsa della
vittima. Ricorda Gaspare Giudice: «Negli anni del liceo abbiamo dato
vita a un gioco letterario, che consisteva di formare una frase a partire
da una parola curiosa che l´uno proponeva all´altro. In un
gioco di rimbalzo creavamo delle storie vere e proprie. Un giorno lanciai
ad Andrea il verbo "s´infutura", che risultò così adatto
alla retorica fascista da ispirare al mio amico un tema grazie al quale
si aggiudicò i "Ludi juvenile", giochi letterari prelittoriali».
La professoressa di Camilleri si è formata alla facoltà
di Lettere dell´Università di Palermo alla severa scuola di
Bruno Lavagnini, ordinario di Letteratura greca. Proprio allo studioso
venne affidata la direzione della biblioteca della facoltà, che
versava in uno stato pietoso. Lui rifondò la biblioteca, scatenando
però l´invidia dei colleghi, i quali brigarono per fargli
togliere l´incarico. Quando ricorda il suo maestro Lia Giudice, donna
d´altri tempi, trattiene un moto di commozione.
Nel ricostruire la Favara dei suoi nonni la scrittrice è ricorsa
a un espediente usuale nel mondo letterario: trasfigurare nel romanzo il
nome della città dove è ambientato. La storia della narrativa
è piena di paesi immaginari per rappresentare luoghi reali o comunque
verosimili: la Balbec di Marcel Proust, la Yoknapatawpha di Faulkner, la
Peyton Place dei peccati, di Grace Metalious, la magica Macondo di "Cent´anni
di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez, fotocopia di Aracataca, luogo
di nascita dello scrittore colombiano. Per restare in Sicilia c´è
la Nataca di Vitaliano Brancati, che è quasi l´anagramma di
Catania; la Regalpetra (Racalmuto) di Sciascia e infine il caso Agrigento-Girgenti,
che nelle pagine di Luigi Pirandello diventa ora Richieri ora Montelusa.
Quest´ultimo nome è stato preso a prestito proprio da Camilleri,
conterraneo e lontano parente di Pirandello, per ambientarvi, con Vigata-Porto
Empedocle, le avventure del suo commissario Montalbano.
Tano Gullo
L’intervista. Gli anni al liceo Empedocle e i consigli al "suo" Andrea
"Non voglio imitare il mio ex allievo"
Nella Agrigento degli anni Quaranta l´autrice era un´insegnante
anticonformista e il padre di Montalbano uno studente ribelle.
La trama racconta le miserie di contadini e minatori evocando le atmosfere
di Capuana e di Lampedusa
Signora Lia, dica la verità "Tallusa: un racconto siciliano"
l´ha scritto per emulare il suo ex allievo Camilleri?
«Assolutamente no. È da tempo che lavoravo a questa storia,
almeno da venti anni, quando ancora il fenomeno Camilleri era tutto da
esplodere».
Come mai ha pensato a un romanzo alla venerabile età di 90 anni?
«In precedenza avevo pubblicato due libri ambientati nel mondo
della scuola. Ed era stato faticoso trovare un editore in entrambe le occasioni.
Così rimandavo sempre la stesura dei ricordi della terra di mia
madre, Favara, nel romanzo diventata Tallusa. Ma le storie di quei contadini
e di quei minatori, visti con gli occhi di una famiglia borghese, continuavano
a farmi compagnia. Sicché quando ho trovato Raimondo Di Maio, un
editore-libraio napoletano, pronto a scommettere sulla mia opera, ho rotto
ogni idugio».
Tallusa come Vigàta? Non è che incosciamente ha voluto
ricorrere a un espediente letterario caro al suo ex allievo?
«Non escludo che possa esserci stata qualche suggestione. La
verità è che avendo inserito nella trama elementi di fantasia
ho voluto evitare delle commistioni tra realtà e invenzione».
Come era lo studente Camilleri?
«Era un ragazzo normale, molto vivace e con il pallino della
poesia. Un giorno venne a trovarmi la madre con un plico pieno di poesie
di Andrea. Mi invitò a leggerle per averne un giudizio critico.
Dopo averle lette, la prima volta che incontrai a scuola il giovane autore
gli dissi: ragazzo mio, sono belle, però guarda che la poesia italiana
non si ferma a Gabriele D´Annunzio. E lo invitai a leggere altri
autori, come Eugenio Montale e Umberto Saba. Ma soprattutto, lo esortai
a raccontare nei suoi versi la vita che gli scorreva davanti agli occhi
e dentro di sé. Mi piace pensare che questi miei consigli lo abbiano
aiutato nel suo percorso formativo. È un modo come un altro per
illudermi di aver contribuito un pochino anch´io a farlo diventare
il grosso personaggio che è oggi».
Dopo gli anni del liceo Empedocle ha più rivisto il suo ex allievo?
«Sì, qualche anno dopo a Roma, dove mi ero trasferita
dopo la parentesi siciliana. Io insegnavo in un liceo e Camilleri, che
negli anni Cinquanta lavorava nella capitale, mi veniva ogni tanto a trovare.
Il che mi faceva un immenso piacere».
Di cosa parlavate?
«Delle sue nuove esperienze televisive e soprattutto della sua
passione per il teatro, che aveva radici negli anni del liceo».
Legge i romanzi di Montalbano?
«Fino a poco tempo fa sì. Per un certo periodo ho seguito
con entusiasmo, e un pizzico di orgoglio, l´attività del mio
Andrea. Ma da qualche anno, a causa dei problemi alla vista, tipici della
mia età, leggo sempre meno. E questo mi dispiace moltissimo».
Quali sono i romanzi di Camilleri che ha amato di più?
«I miei preferiti sono quelli storici».
Alcuni titoli?
«"La concessione del telefono" e "La strage dimenticata"».
Salvatore Ferlita
La Sicilia, 28.12.2003
In scena il «Teatro... nel Teatro»
Agrigento. E' stata presentata ieri la manifestazione denominata: «Teatro...
nel Teatro» (viaggio delle compagnie insieme agli autori siciliani
di ieri e di oggi).
[…]
Per il quarto appuntamento bisognerà attendere il 23 gennaio
sempre, alle ore 21, al teatro «Re Grillo» di Licata. Il Piccolo
Teatro città di Agrigento metterà in scena «Il Vitalizio»
di Andrea Camilleri, tratta dall'opera di Pirandello, per la regia di Marco
Parodi.
[…]
Per tutti gli spettacoli, l'ingresso al teatro sarà gratuito.
L'iniziativa, della Provincia regionale di Agrigento, mira a mettere in
evidenza la bellezza dei nostri teatri.
«Questa rassegna - dice l'assessore provinciale alla Cultura,
Benedetto Adragna - nasce con l'intento di creare una sorta di rete culturale
del teatro che utilizza le strutture presenti nel nostro territorio per
determinare sempre più interesse fra i nostri giovani ed anche una
possibilità di permanenza di qualche giorno in più per i
tanti turisti che vengono dalle nostre parti per godere delle nostre ricchezze
storiche, archeologiche e naturali».
Gaetano Ravanà
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