RASSEGNA STAMPA
OTTOBRE 2005
La 7, 1.10.2005
Omnibus Weekend
Camilleri sono!
Intervista ad Andrea Camilleri di Enrico Vaime
Camilleri ha parlato della sua vita e della sua carriera, con riferimenti
particolari all'attualità: i suoi 80 anni, la recente polemica sul
"comunismo" dei telefilm di Montalbano, raccontando anche degli aneddoti
più o meno già noti.
Ha parlato per esempio dell'influenza esercitata da Eduardo De Filippo
nella scelta del suo linguaggio letterario: "Eduardo non usava il dialetto
stretto, spesso lo ammorbidiva con parole italiane. Oppure sceglieva termini
dialettali più comprensibili di altri."
Inoltre Camilleri ha raccontato un episodio legato al suo passato di
grande bevitore.
"Ogni giorno riuscivo a bere una bottiglia intera di whisky, a digiuno,
mantendendo la mia lucidità. Poi, da mezzogiorno in poi, basta.
Un giorno mi arrivò una deliziosa lettera dalla J&B, in cui
mi si diceva come fosse noto il mio essere un grande consumatore del loro
prodotto, e come si preoccupassero della mia salute e delle mie finanze:
mi mandarono un manualetto sul come fare il whisky in casa, risparmiando,
oltre a 20 buoni sconto del 50%!".
Quotidiano
Nazionale, 1.10.2005
L'intervista: Lo sguardo dello scrittore Andrea Camilleri sui due volti
contrastanti dell'isola
La mia Sicilia bagnata dal mare di gloria e sporcata dallo scandalo
sanità
"Certo il contrasto è enorme: da una parte le regate di Coppa
America al largo di Erice, dall'altra la gente che negli ospedali muore
a grappoli per una banale anestesia. Però, a me, la faccenda di
queste morti una dopo l'altra, tutte e solo in istituti pubblici, non mi
quadra. Insomma, da giallista lo posso dire: mi puzza".
Andrea Camilleri non si meraviglia dei contrasti stridenti che la sua
isola offre, non è una novità, anzi, è parte della
sua storia. Se le ipertecnologiche barche che si affrontano sul suo mare
strepitoso proiettano la Sicilia verso quella che ancora Camilleri definisce:
"un'immagine assai più gradevole di quella consueta", quelle morti
inspiegate sembrano affondarla nello stereotipo di società, almeno
in certi settori, arretrata.
Troppo facile, però, per il padre del commissario Montalbano.
Più probabile, per lui, che sia un altro episodio della Sicilia
di misteri.
"Io – spiega la sua teoria – non ho idee precise, ma a fiuto questi
casi non mi convincono. Insomma, possibile che neanche uno di quei decessi
sia avvenuto in una clinica privata? No, uno in fila all'altro e tutti
in strutture pubbliche".
Che ne pensa il suo amico commissario Montalbano?
Camilleri ride: "Non lo so, è un po' che non lo vedo. Però
penso che un'indagine la farebbe. Sembra strano, ma alla fine, dopo questi
casi mortali, qualcuno potrebbe inventare lo slogan: Nelle cliniche private
non si muore. Non ho prove, ma come romanziere, posso permettermi di dirlo".
Non casi di malasanità, dunque?
"Ripeto, non lo so. È solo un sospetto. Per quanto riguarda
la malasanità, ci tengo a dire una cosa: quest'estate per vari motivi,
sei dei miei parenti hanno passato periodi di degenza in ospedali, pubblici
naturalmente, di Agrigento e di Caltanisetta. Non c'era neanche il termometro.
Però, c'erano, tra medici e infermieri, persone straordinarie che
si dedicavano ai malati con il cuore, persone che con la loro coscienza
supplivano alle carenze dei mancati finanziamenti. Ho la stessa esperienza
diretta per quanto riguarda l'Oftalmico e il Santo Spirito di Roma. Però
è ingiusto che lo Stato approfitti di questa generosità per
sopperire alle sue mancanze".
Camilleri, chi dice Sicilia, piaccia o non piaccia, finisce col dire
anche mafia. Eppure non se ne sente parlare da un sacco di tempo. Niente
omicidi, niente "ammazzatine", tace anche la "lupara bianca". Che la sua
isola vada verso il futuro senza l'Onorata Società'?
"La mafia, grazie! Sta benissimo. Quando non succedono quelle cose
lì, vuol dire che sta attraversando un momento felice e florido.
Naviga in tranquillità sotto il pelo dell'acqua ad altezza periscopio".
Mario Spezi
Il Giornale, 2.10.2005
Gino Paoli
La poesia è una finestra sul cuore
[…]
«Sbaglierò, ma il vero artista non è un narratore,
non è neppure un creatore: semmai un assemblatore, pensa a Omero,
a Picasso. Che cosa fa, in fondo, un artista? Prende la vita, la divora,
la digerisce e alla fine la espelle. Assemblando, più che inventando:
come fai con le varie tinte, che le spremi sulla tavolozza e poi le mescoli.
Perciò mi ritrovo negli scrittori siciliani, grandi maestri del
colore: Sciascia, Camilleri e più di tutti Bufalino, “La diceria
dell'untore”».
[…]
La Repubblica (ed.
di Roma), 4.10.2005
La storia in giallo
Pietro Calabrese, Andrea Camilleri e Walter Veltroni presentano il libro
di Cinzia Tani "L'insonne", alle ore 19 al Circolo Canottieri Aniene in
lungotevere dell'Acqua Acetosa 119. Info: 06.47497328.
[Andrea Camilleri non ha partecipato, NdCFC]
Il Messaggero,
4.10.2005
E’ ingiustificato parlare male di “Elisa di Rivombrosa” come se questa
seconda serie sia destinata all’insuccesso. In realtà le prime due
puntate, durissimamente controprogrammate, non hanno fatto sorridere in
termini di ascolto ma già alla terza lo share è salito al
25%. Va da sé che una serie in costume, molto romantico/sentimentale,
non può sopportare l’urto di un Commissario Montalbano che affronta
storie malavitose di oggi partendo da racconti del grande Andrea Camilleri.
Ad Andrea Camilleri, grandissimo scrittore che in questi giorni ha compiuto
80 anni, desidero rivolgere pubblicamente infiniti auguri. Volevo dire
che è uno spreco far scontrare “Elisa di Rivombrosa” con “Il Commissario
Montalbano”. Sono due belle fiction, pur di sapore diverso.
Per “Elisa di Rivombrosa” l’80% del pubblico è femminile, per
Montalbano la presenza maschile davanti al televisore è decisamente
superiore alla media. Se per “Elisa di Rivombrosa” i più affezionati
sono nel Centro Sud e nelle isole, per il personaggio di Andrea Camilleri
gli appassionati risiedono nel Centro Nord. Conoscendo proprio queste differenze
nel pubblico, a mio parere andava evitato lo scontro diretto. Non v’è
dubbio comunque che con Montalbano prima e con “Il Maresciallo Rocca” adesso,
la Rai ha fatto scendere in campo pezzi da novanta. Fateci caso: quando
è in onda una serie forte tipo Rocca o Montalbano, anche i reality,
che per loro natura dovrebbero avvicinare il pubblico che ama la realtà,
perdono qualche colpo. Tutto ciò rientra comunque in un discorso
che noi abbiamo fatto qualche volta e che a nostro parere torna di grande
attualità: la televisione sta cercando nuovi percorsi che facciano
evento e che, almeno in partenza, scuotano l’audience altrimenti attratta
da altre suggestioni come il digitale terrestre o la tv satellitare. In
presenza di belle storie interpretate da grandi attori (Zingaretti e Proietti
lo sono a pieno titolo) si nota come il telespettatore, che ha sempre desiderato
e desidera essere interattivo, partecipare al programma cioè entrarvi,
preferisca tornare al suo status di telespettatore semplice e si lasci
accompagnare da un racconto che non è vero in quanto è fiction
ma che potrebbe essere vero.
Questo porta perciò a dire che da una parte avremo in futuro
una fiction sempre più forte, obbligata al colpo sicuro, le news,
qualche contenitore figlio più della radio che della tv e infine
un ibrido tra varietà, game, interazione e quant’altro. In questa
zona mista vi potrà trovare spazio il reality ma anche qualche ora
di auspicabile sperimentazione.
La Stampa, 5.10.2005
Il Presidente Ds nell'ultimo racconto dello scrittore siciliano
Camilleri scrive la parodia del «diavolo» D’Alema
Un bruco coi baffetti. Dicivano macari che era 'ntelligenti, ma grevio
e scostante
Un capo-diavolo coi baffetti, che va in barca, bolina e orza, che ci
vuole a capire chi è? «Con uno scanto grannissimo - scrive
Andrea Camilleri - uno scanto che m’apparalizzò, l’arricconobbi
dai baffetti. Era lui, Delamaz, il capo supremo di tutti i diavoli di terra».
Delamaz alias Massimo D’Alema. Un’intuizione letteraria fa corto circuito
con la politica costringendola a smussare la coscienza di sé e infine
concedersi il fuggevole lampo dell’auto-ironia: sarà proprio Massimo
D’Alema, che fa sapere di essere «divertito», a presentare
venerdì sera a Roma il racconto in cui il papà di Montalbano
fa bonaria ma pungentissima ironia sul presidente dei Ds. Il racconto si
chiama "Il diavolo che tentò se stesso", lo pubblica Carmine Donzelli
e cela una storia che dice un sacco sulla politica italiana osservata parlando
d’altro. L’editore voleva ripubblicare "Il diavolo innamorato" di Jacques
Cazotte, in Italia introvabile da vent’anni, oltretutto uno dei 25 testi
sommi inseriti da Borges nella leggendaria Biblioteca di Babele. Che c’entrava
Camilleri? Una citazione casuale di Cazotte in uno dei tanti interrogatori
di Montalbano, e Donzelli parte per la Sicilia. Propone a Camilleri di
scrivere un’introduzione. Il vecchio scrittore lo ascolta, si schermisce,
la vista gli dà così filo da torcere... Alla fine, tra «chiacchiari»
di diavoli e medioevi, rilancia: «Un’introduzione no. Un racconto».
Tema: la fecondazione assistita. Trama: c’è un diavolo di nome Bacab,
un poveraccio agli ultimi gradini della scala sociale diabolica, alla ricerca
di un espediente per farsi notare dai capi. Sarebbe fantastico, pensa,
se riuscisse a indurre al sesso la pronipote della monaca di Monza, fimmina
santissima. Ci prova e riprova, niente. Alla fine tenta una specie di fecondazione
artificiale per farla restare incinta: «Mi andai ad assistimare nelle
‘ntragnisi. Pe tre notti travagliai nelle sò ’ntragnisi fino a squasi
farla nesciri pazza di desiderio». Risultato raggiunto, Gertrude
è incinta. Tutto bene? Neanche per idea. Bacab viene convocato dai
superiori e indirizzato previo misterioso viaggio allo sfuggente capo dei
capi diavoli: Delamaz-D’Alema. Lo riconosce dai baffetti, «e questo
confermava le voci che correvano circa la sò vanità: quanno
mai infatti si era visto un bruco coi baffetti che pilotava ‘na varca sia
pure fatta di foglie? Ma le varche erano la sò passione, non sapeva
arrisistiri a mettersi a fare lo skipper. Dicivano macari che era ‘ntelligenti,
ma grevio e scostante». Bacab ne ha subitanea prova: Delamaz-D’Alema
lo striglia, i suoi avversari gli stanno montando una campagna contro per
l’ingravidamento della Gertrude, così scarica il sottoposto, tra
una strambata e una bolina. Al poveretto non resta che commentare «noi
diavoli sappiamo benissimo d’essere cunnannati per l’eternità, con
bona paci di quello che hanno strogolato Origene, con la sò Parusia,
e Scoto Eriugena. Minchiate di filosofi». Se c’era questa possibilità
«lo ‘nferno a quest’ora si sarebbe completamenti svacantato»,
e chissà dove sarebbero D’Alema e la politica self confident, costretta
adesso e infine a sorrider lievemente anche di sé.
Jacopo Iacoboni
Caserta24ore.it,
5.10.2005
Auser: invito alla lettura per Camilleri
L’Auser casertana, presieduta da Marisa Attanasio, riprende il ciclo
di “Invito alla lettura”. Domani giovedì 6 ottobre, primo giovedì
del mese, alle ore 17, presso la sede territoriale di via Roma 8, verrà
presentato un giallo avvincente e ben costruito: “Il giro di boa” di Andrea
Camilleri. Il commento è curato da Vanna Corvese, la lettura è
affidata a Federica Sapienza. “Il giro di boa” (2003, edizioni Sellerio)
prende le mosse da una crisi di Salvo Montalbano, che medita una svolta
alla propria esistenza, amareggiato dalla violenta repressione della polizia
e dalla scoperta di prove false costruite contro i manifestanti durante
i drammatici fatti del G8 di Genova. Ma il ritrovamento di un cadavere
galleggiante nel mare di Vigàta, dove il commissario nuota per placare
la sua rabbia, lo coinvolge in un’inchiesta che si snoda nella ben nota
toponomastica immaginaria di Camilleri. L’indagine incrocia la tragica
vicenda di un bambino immigrato, in uno scenario fatto di ville abusive,
stradine, spiagge e paesi, descritti magistralmente. La provincia di Montelusa
e la storia narrata sono frutto di fantasia, ma rispecchiano ambienti e
cronache reali, con problemi che toccano il lettore: l’enigma di traffici
clandestini, il turpe sfruttamento di minori e il senso di stanchezza e
sfiducia del cittadino. La realtà siciliana con i suoi odori, sapori
e personaggi, è rappresentata efficacemente con un linguaggio particolare
che ibrida il dialetto e l’italiano colto. Andrea Camilleri, nato a Porto
Empedocle nel 1925, dopo una lunga attività letteraria, teatrale
e televisiva, esordì come romanziere nel 1978 con una vicenda storica:
“Il corso delle cose”. Quest’anno è tornato al romanzo storico col
libro “Privo di titolo”, ispirato a un fatto di sangue del 1921. Nell’ultimo
decennio ha incontrato grande successo e notorietà soprattutto col
genere poliziesco. I gialli che hanno come protagonista il commissario
Montalbano sono famosi in Italia e nel mondo. Tra gli altri, La forma dell’acqua
(1994), Il birraio di Preston (1995), Il cane di terracotta (1996), Il
ladro di merendine (1996), La concessione del telefono (1998), Gli arancini
di Montalbano (1999), La prima indagine di Montalbano (2004). Associazione
per l’autogestione dei servizi e la solidarietà Auser Caserta Onlus
– Via Roma 8 – 81100 Caserta – Tel. 329.6118450
Maria Beatrice Crisci
Panorama, 6.10.2005
Dopo tutto
Montalbano in fuga dalla torta
Andrea Camilleri ha festeggiato gli 80 anni con soave distacco, imbarazzato
dagli elogi eccessivi e dagli applausi ostentati. E ci ha regalato una
frase unica. Da incorniciare.
Mi è tornata in mente la canzone di Georges Brassens Marquise.
Pierre Corneille nel 1658, viste respinte le sue avance dalla marchesa
du Parc, aveva composto alcune stanze per vendicarsene. Trascrivo e traduco
(malamente: a questo siete abituati) le tre quartine che Brassens scelse
per metterle in musica.
«Marquise, si mon visage
A quelques traits un peu vieux,
Souvenez-vous qu'à mon âge
Vous ne vaudrez guère mieux.
«Le temps aux plus belles choses
Se plait à faire un affront
Et saura faner vos roses
Comme il a ridé mon front.
«Le mesme cour des planètes
Règle nos jours et nos nuits
On m'a vu ce que vous estes;
Vous serez ce que je suis»
(Marchesa, se il mio viso
Ha qualche tratto un po' vecchio,
Ricordatevi che alla mia età
Voi non ve la caverete meglio.
Il tempo alle cose più belle
Si compiace di fare un affronto
E farà appassire le vostre rose
Come ha solcato la mia fronte.
Lo stesso corso dei pianeti
Regola i nostri giorni e le nostre notti,
Mi videro come voi siete
Sarete come io sono).
Ammetterò di provare una certa solidarietà maschile col
povero Corneille. Oltretutto, all'epoca in cui veniva respinto dalla giovane
marchesa, aveva 53 anni, dieci di meno di me che ora ne scrivo. Brassens
fu meno indulgente. Dopo aver musicato e cantato quei versi bellissimi
e meschini, ci aggiunse una stanza di suo, immaginando la risposta della
marchesa, costretta da secoli a subire in silenzio la vendetta del poeta.
«Peut-étre que je serai vielle,
Répond Marquise, cependant
J'ai vingtsix ans, mon vieux Corneille,
Et je t'emmerde en attendant»
(Magari sarò vecchia anch'io,
Risponde la Marchesa, ma intanto
Ho ventisei anni, Corneille, vecchio mio,
E nell'attesa, ti mando a farti fottere).
Vi dirò perché mi è tornato in mente: per Andrea
Camilleri. Camilleri è evidentemente un uomo molto simpatico e cordiale,
grazie al cielo: perché, se non lo fosse, uno di cosi smisurata
fortuna darebbe qualche pretesto all'universale invidia. Invece niente:
si può solo congratularsi con lui.
Ho scoperto che esiste un vocabolario siciliano-italiano, pubblicato
da un'editrice romana, la quale lo dichiara «indispensabile per i
lettori del commissario Montalbano e degli altri personaggi di Camilleri»:
contiene 2.600 vocaboli. Non ne faccio il nome perché non sono affatto
convinto che Camilleri sia entusiasta dell'impresa, benché sia capitato
a pochi autori di inventare una lingua e indurre editori col fiuto degli
affari a stampar loro dietro glossari per il popolo dei lettori. Del resto,
figuriamoci il lavoraccio dei traduttori di Camilleri nelle lingue dichiaratamente
straniere. Ho già detto qui che il successo di una lingua neanche
siciliana, ma di Marina di Girgenti, nell'Italia frantumata dei nostri
anni, e in Veneto e in Lombardia non meno che in regioni più pacate,
è un indizio misterioso e significativo di qualche corrente calda
sotto la pelle irritata di questo Paese. Io il glossario camilleriano l'ho
letto, col piacere che danno tutti gli elenchi di parole o di cose, e ho
ripassato anche le più belle nozioni della metafisica insulare,
come il proverbio: «Ammàtula c'allisci e fai cannola, lu santu
è di marmo e 'un sura», ma l'ho
trascritto certo male. Invano ti pettini e ti fai i ricci, il santo
è di marmo e non suda. Anche Camilleri non suda.
Poco fa ha sopportato con un certo gioviale stoicismo le celebrazioni
del suoi ottant'anni, e poiché sette città, o 70, da Vigata
a Pisa, se ne contendono, se non i natali, l'adozione, i festeggiamenti
non finivano mai. Non c'ero, mannaggia, ma ho raccolto qualche eco. Elvira
Sellerio gli ha regalato un volume speciale con la riproduzione di tutte
le sue copertine: 450! Dalla piazza del suo paese, dopo la musica e la
torta, il festeggiato ha cercato di riparare nella casa avita, una casa
di modeste dimensioni, alla quale si accede da una scala piuttosto erta.
La gente ha pensato che la festa si fosse senz'altro trasferita dalla piazza
alla casa, arrivavano, bussavano di sotto, si arrampicavano, e si ammucchiavano.
A un certo punto un volontario si è incaricato di annunciare gli
arrivi, come nei balli di corte. Anche «Carlo Degli Esposti»,
il produttore di Montalbano, che stava per incamerare un nuovo record di
ascolti.
Anche «Mondadori», che ha fatto trattenere il fiato, perché
non si capiva quale redivivo portatore di quel glorioso cognome stesse
arrivando, e invece erano quattro, ma senza il cognome. Il culmine è
stato l'arrivo della casa editrice tedesca Lubbe, che vende più
Montalbano di tutti al mondo, dopo Sellerio, e nel cui nome è scesa
a fare gli auguri a Camilleri una delegazione di 30 persone.
E che c'entra la marchesa di Corneille? C'entra, alla rovescia. Perché
in una delle celebrazioni Camilleri ha ascoltato dotte, documentate e forse
prolisse disamine critiche della sua opera, terminate le quali ha dichiarato:
«Dite quello che volete, tanto io ho ottant'anni, e non me ne importa
niente».
Adriano Sofri
KataWeb, 6.10.2005
Alice: nel paese delle meraviglie
[...]
Luca Zingaretti si materializza nei panni del Commissario Montalbano
alle 21 su Rai 1 per fare incetta di ascolti. Comunista o meno che sia.
Contro di lui, inconsciamente e incoscientemente, Elisa di Rivombrosa,
alla stessa ora (21:02) su Canale 5. Nell'avventura di oggi Elisa, interpretata
da Vittoria Puccini, viene aggredita da un gruppo di malviventi al porto
di Genova mentre cerca di imbarcarsi per Napoli. Ma viene salvata da un
romantico capitano inglese. Quasi certamente poco comunista. Da ricordare
però che nelle loro più recenti dichiarazioni, sia la Puccini
che Zingaretti hanno promesso che smetteranno di interpretare i due personaggi
più famosi delle fiction tv.
[...]
Katia Riccardi
La Provincia
di Lecco, 6.10.2005
Stasera Zingaretti in replica su Ra1
Elisa, già finita la favola? La Rai ricicla Montalbano
La seconda serie di "Elisa di Rivombrosa", la fiction in costume di
Canale 5, stenta a decollare negli ascolti: i primi tre episodi hanno infatti
perso la sfida del «prime time» con la Rai. La terza puntata
ha raggranellato 6.618.000 telespettatori (25,58% di share), un risultato
sempre soddisfacente ma mai alle altezze del "Commissario Montalbano" di
Raiuno (8.465.000 spettatori, 31,77%) e sempre in picchiata rispetto all'ultima
puntata della prima serie - quella in cui Elisa strappò il conte
Ristori dalla ghigliottina - che tenne appiccicati al video circa 13 milioni
di italiani. Galvanizzata dai risultati della sfida, Raiuno oppone stasera
uno Zingaretti d'annata, in "Gli arancini di Montalbano", del 1999. Ci
si chiede come mai Elisa di Rivombrosa non stuzzichi più l'interesse
dei telespettatori e, di conseguenza, quello degli inserzionisti pubblicitari.
[...]
Veniamo ai giorni nostri, con la sfida con Montalbano: duello vinto
al primo colpo dalla schiettezza del viso del commissario. C'è chi
dice giustamente - come la regista di Elisa, Cinzia Th Torrini - che non
è stata una mossa tattica schierare questi due catalizzatori di
ascolti. Ma chi ha scelto Montalbano l'ha fatto per la popolarità
dei racconti di Andrea Camilleri e per la breve durata di ogni puntata:
un'ora e mezza, niente seguito della storia in quella successiva. E poi,
chi non avrebbe preferito le immagini delle assolate coste siciliane e
della testa lucida di Montalbano ai broccati di dame e contesse, e al grigiore
delle lacrime di Elisa per il suo conte Fabrizio? Molto più facile
registrarsi un episodio di Elisa e farsene un'abbuffata nei piovosi pomeriggi
invernali.
[...]
Alice Corti
La Repubblica, 6.10.2005
Tormentoni
Gli agitatori satirici dei blog
[...]
Sono la Gialappa´s dei blog letterari: si chiamano VMO, si presentano
come Vincenzo Maria Ostuni e Basile Pesaro Borgna, coppia omosessuale di
Cagliari dedita per passione alla lettura (nonostante i ripetuti errori
di grammatica) e per professione allo sviluppo di siti Internet (nonostante
la sgangherata veste grafica del blog). Nei fatti, sono i misteriosi agitatori
satirici divenuti popolarissimi nella rete, e oggetto di una caccia all´individuazione
che fin qui non ha trovato - né lo potrebbe - conferme.
Obiettivo apparente: staffilare gli autori di best-seller, gli stessi
che da diversi mesi a questa parte sono nel mirino di un gruppo di critici,
scrittori, editori in quanto agenti di una «Restaurazione»
che soffocherebbe ogni voce fuori dal coro. Bersagli principali (e apparenti)
dei VMO sono dunque Valerio Massimo Manfredi, Camilleri - storpiato in
Cammellieri - e gli autori di gialli in assoluto.
[...]
Loredana Lipperini
La Stampa, 6.10.2005
Torino
Ma guardate che i ds non sono un partito di diavoli
Massimo D'Alema
Donzelli Editore
Appuntamento con il Diavolo...
Venerdì 7 ottobre 2005, ore 21,00
Aula Magna Facoltà di Studi orientali, Via Principe Amedeo 184
- ROMA
Incontro con Andrea Camilleri e Massimo D'Alema in occasione della
pubblicazione di
Il diavolo. Tentatore/Innamorato di Andrea Camilleri
e Jacques Cazotte, Donzelli editore.
Coordina Giovanni Floris
"Era lui, Delamaz, il capo supremo di tutti i diavoli di terra.
Quanno mai si era visto un bruco coi baffetti che pilotava 'na varca
sia pure fatta di foglie? Ma le varche erano la so passione, non sapeva
arrisistiri a mettersi a fare lo skipper. Dicevano macari che era 'ntelligenti,
ma grevio e scostante".
Sarcastico e tagliente. Inconfondibile lo stile di Camilleri: inconfondibile
anche il bersaglio della sua ironia, quel Delamaz capo supremo di tutti
i diavoli... Il D'Alema visto da Camilleri è una delle gustose sorprese
dell'ultimo racconto del grande autore siciliano, Il diavolo tentatore,
recentemente pubblicato in volume insieme al Diavolo innamorato
di Jacques Cazotte, classico riconosciuto della narrativa fantastica di
ogni tempo.
L'occasione era troppo ghiotta, e anche noi non abbiamo saputo "arrisistiri":
mettere uno di fronte all'altro lo Scrittore e il Politico, curiosi di
vedere come reagirà la miscela di due personalità brillanti
e pungenti. Un incontro o uno scontro? Non lo sappiamo: per scongiurare
il peggio, abbiamo chiamato un arbitro d'eccezione, allenato ai ring più
difficili, Giovanni Floris. Siamo certi che avrà il suo bel da fare...
La registrazione integrale dell'incontro è stata trasmessa
da
Nessuno.Tv la sera
dell'11.10.2005, ed è online
sul sito dei Democratici di Sinistra.
Venerdì sera, all'Aula Magna c'è il Sommo
Serata estremamente piovosa a Roma, arrivo a Piazza Vittorio e mi metto
a cercare l'Aula Magna, trovato il sito, viro a dritta verso una pizzeria
araba dove mi sparo un favoloso panino col kebab, al ritorno verso l'A.M.
mi si ferma davanti ai piedi (pioveva a tinchitè) un taxi da cui
chi ti scende?
Giuro, il Maestro (o Sommo) atterra sul suolo urbano davanti ai miei
piedi, accompagnato da una trintina stampellona, che vengo a sapere mò
che trattasi della segretaria Valentina e non di sua figlia come avevo
immaginato lì per lì.
Comunque il Maestro plana verso l'ingresso indisturbato, non ho avuto
gana di chiedergli autografi, perchè mi sembrava invasivo disturbarlo...
La serata inizia piuttosto puntuale o in orario sul ritardo, come volete,
presenti oltre al Maestro, Massimo D'Alema (con cui ho in comune la passione
per la vela) e Giovanni Floris, nonchè un sorridente Corrado Augias
tra il pubblico.
Floris inizia presentando il "Diavolo tentatore/innamorato" in cui
si parla di schiere di diavoli che si coalizzano per produrre il diavolo
più cattivo di tutti ed alla fine viene fuori un Santo.
Da qui la metafora sulla situazione politica è ovvia e inevitabile,
nonchè gradita (almeno a Me).
Il Maestro dimostra (E' la prima volta che lo incontro dal vivo) una
vena ironica non comune, nonchè una ferma militanza politica, così
la serata vira decisamente verso le acque dello spot elettorale e lì
resta.
Il tutto è filato liscio liscio, ma credetemi, è stato
bello guardarsi intorno per vedere le facce delle persone presenti che
si guardavano e applaudivano il Maestro con vero affetto, un pò
come se fosse il nonno di tutti, che racconta storie e fa battute.
Al rompete le righe, il Maestro era visibilmente stanco, ma ha sopportato
lo stesso l'arrembaggio degli autografi con entusiasmo direi e non ha negato
niente a nessuno.
Me ne sono andato via soddisfatto di esserci stato, e dispiaciuto perchè
nonostante le raccomandazioni di Linda la Diligata pe l'Urbe, ho dimenticato
a casa la macchinetta fotografica.
Fabio
Evene, 7.10.2005
La critique
La Disparition de Judas, d'Andrea Camilleri
Pas la moindre trace de récit dans cet ouvrage. Juste un enchaînement de documents, témoignages, rapports administratifs divers, extraits d'articles de journaux. Vu de loin, cet enchaînement de pages hétéroclites - l'auteur joue à alterner les écritures et formats des documents - déboussole un peu, mais on ne regrette pas de surmonter cette appréhension initiale. On craint de devoir s'accrocher à une intrigue saccadée, il n'en est rien. Au contraire: par un véritable tour de force, les liens se font comme par magie et l'histoire se dévoile pas à pas, avec une fluidité parfaite malgré l'alternance des points de vue. En dehors de cette forme originale, le roman s'avère un policier très efficace, réfléchi, où la mystérieuse disparition du comptable Pato grimé en Judas s'avère très difficile à expliquer. L'humour est également très présent, chaque missive de l'administration ou des enquêteurs donnant lieu à une caricature amusante de leurs styles respectifs, et permettant à l'auteur de railler l'hypocrisie des rouages hiérarchiques et de la justice. Les embûches et les critiques envers les enquêteurs, leurs supérieurs obtus, l'avis de savants allumés, tout est prétexte à la dérision. Un livre original, autant sur le fond que sur la forme, une écriture alerte et drôle: une réussite.
Mikaël Demets
La Repubblica
(ed. di Palermo), 7.10.2005
La stagione
Camilleri e Puccini per il Luglio trapanese
"La concessione del telefono", allestimento dello Stabile di Catania,
tratto dal best seller di Andrea Camilleri inaugurerà - il 28 novembre
alle 21 - la stagione di prosa del Luglio musicale di Trapani. I due cartelloni,
quello della prosa e quello lirico, sono stati presentati ieri dal direttore
artistico Francesco Braschi. La trasposizione scenica dell´opera
di Camilleri è del regista Giuseppe Di Pasquale. La stagione lirica
si apre il 22 ottobre con "La rondine" di Giacomo Puccini. Gli abbonamenti
per 12 spettacoli costano da 74 a 185 euro. I singoli spettacoli da 7 a
15 euro.
Il Venerdì,
7.10.2005
Montalbano (forse) in trasferta. A Topolinia
Riuscirà Topolino a far andare in trasferta il commissario Montalbano,
che non ha mai indagato fuori della Sicilia? [Non è vero, NdCFC]
Andrea Camilleri ha rivelato che la Disney gli ha chiesto più volte
di scrivere una storia. Ma chi conosce il poliziotto che in tv ha il volto
di Luca Zingaretti pensa che alla fine sarà Topolino ad andare a
Vigata...
(s.f.)
Il Giornale, 7.10.2005
Per Camilleri la copertina non è mai troppo corta
In molti hanno festeggiato gli ottant'anni di Andrea Camilleri. Nella
Sala degli arazzi, il salotto buono della Rai, il creatore del commissario
Montalbano ha ricevuto gli auguri del presidente Petruccioli e del direttore
generale Mocci, grati per gli ottimi ascolti della serie tratta dai suoi
romanzi, ha ricevuto in regalo un calamaio antico e poi ha tagliato la
torta bersagliato dai flash di decine di fotografi. Alla Sellerio la cerimonia
è stata più riservata e il regalo veramente insolito. Elvira
Sellerio ha voluto celebrare il compleanno in cifra tonda del suo autore
di maggior prestigio pubblicando un volume che raccoglie le copertine di
tutti i libri di Camilleri usciti nel mondo. Il risultato di questa decisione
è un oggetto veramente interessante che non solo dà la dimensione,
in termini strutturalisti, del successo di Camilleri; fornisce anche lo
spaccato del sistema editoriale del mondo nell'epoca della globalizzazione.
Prima di tutto l'indice. Le avventure del commissario Montalbano, ma anche
altri libri di Camilleri come "Il birraio di Preston" o "La concessione
del telefono", sono tradotti in 23 Paesi, anche se la Spagna andrebbe contata
due volte, dato che ci sono edizioni in castigliano e in catalano. Interessante
anche il fatto che in molte nazioni il sistema editoriale sia organizzato
in modo da assicurare numerose uscite, in edizioni diverse, per lo stesso
titolo. In Italia "La stagione della caccia" conta cinque edizioni, ma
ne ha anche due in Francia e tre in Germania. Dopo l'occhiata all'indice
si passa a sfogliare il volume e si nota che l'accorto curatore ha organizzato
la presentazione delle copertine raccogliendole per titolo, permettendo
così di seguire la storia editoriale di ogni opera e di effettuare
un facile confronto fra le scelte grafiche dei vari Paesi nei quali è
apparsa. Per "Il ladro di merendine" i francesi hanno optato su immagini
realistiche, come gli olandesi e gli spagnoli di lingua catalana. I greci
hanno una natura morta, gli ungheresi un tema astratto. Nessuno ha ripreso
l'immagine della prima edizione italiana, il quadro di Fabio Failla "Il
venditore di palloncini". Per "Un filo di fumo" la scelta Sellerio è
invece stata ripresa in Grecia e in Francia, mentre sono i tedeschi a puntare
sulla natura morta. Capita di rado di trovare un libro con tante informazioni,
e così diverse, sull'editoria mondiale.
Sergio Valzania
ANSA, 7.10.2005
Ascolti tv: Montalbano batte Elisa
Roma - Il "Commissario Montalbano", in replica su Raiuno, ha battuto
"Elisa di Rivombrosa 2" alla quarta puntata su Canale 5. L'episodio 'Gli
arancini di Montalbano' e' stato seguito da 7.541.000 spettatori (28,76%).
[...]
Notizie Virgilio,
7.10.2005
Unione/ D'Alema: I 'diavoli' di Camilleri mi ricordano qualcuno...
Presidente Ds presenta il libro dello scrittore siciliano
Roma (Apcom) - "I diavoli di Camilleri sono una vera e propria coalizione
e c'è una descrizione che mi ricorda una comitiva che conosco molto
bene...". Il presidente dei Ds, Massimo D'Alema, è insieme a Andrea
Camilleri e Giovanni Floris alla Facoltà di Lingue orientali de
La Sapienza di Roma a presentare l'ultimo libro dello scrittore siciliano
'Il diavolo tentatore' e accetta volentieri di interpretare il ruolo che
nel libro gli viene assegnato, quello del capo di una comitiva di diavoli
che si ingegna per tentare gli angeli. E' lo stesso Camilleri a raccontare
alla platea la storia: "Il capo dei diavoli si chiama Delamaz, ha i baffetti
e gli piace andare a vela, con una barca fatta di foglie. Si trasforma
in un bruco per parlare con il suo avversario e progetta un accordo con
l'Arcangelo Gabriele. Di lui dicevano che era intelligente ma antipatico
e scostante".
D'Alema accetta divertito di associare quella "baraonda in cui non
si capisce nulla" raccontata da Camilleri alla coalizione "in cui militiamo"
e ancor di più dice di apprezzare il ruolo del diavolo che richiama
i suoi sottoposti all'ordine. "Condivido quel ruolo perché penso
di avere ragione - dice -. In fondo l'estremista alla fine fa il gioco
degli altri, l'estremista alla fine combina un pasticcio. Nel conflitto
è bene che ci sia passione, ma un po' di disciplina e di organizzazione
non fanno male neanche ai diavoli, figuriamoci a noi poveri diavoli".
Camilleri ammette di condividere la tesi del presidente Ds: "Le mie
simpatie, infatti, non vanno al diavolo che combina un enorme casino, ma
a chi deve riportare l'ordine".
Legge elettorale/ D'Alema: Prodi non sara' debole senza partito
"Ci attrezzeremo per vincere lo stesso"
Roma (Apcom) - "Ci sono tanti esempi di sindaci e governatori eletti
con un grandissimo successo pur non appartenendo a un partito", quindi
"chi non ha un partito non è detto che sia più debole". Lo
dice il presidente dei Ds, Massimo D'Alema, alla presentazione del libro
di Andrea Camilleri, rispondendo a una domanda di Giovanni Floris sulle
conseguenze che la riforma della legge elettorale possono avere sulla candidatura
del Professore. Secondo D'Alema, infatti, l'investitura di Prodi "avverrà
con le primarie" e la sua forza è nell'essere "la figura in cui
la coalizione trova la sintesi".
D'Alema assicura che ora tutto l'impegno è per "contrastare
questa legge. Eravamo preparati a vincere con il maggioritario - dice -
ma ci attrezzeremo a vincere lo stesso".
KataWeb, 7.10.2005
Roma
D'Alema: Con CDL impossibile qualunque forma di dialogo
"Con questi, se ti metti d'accordo su una cosa la sera, la mattina
dopo l'hanno rovesciata. In quale paese del mondo si sbaracca una legge
elettorale alla vigilia delle consultazioni perche' non gli conviene? Siamo
di fronte a qualcosa che ha una sua pericolosa originalita'". Lo ha detto
Massimo D'Alema intervenendo alla presentazione dell'ultimo libro di Camilleri
all'Aula magna della facolta' di scienze orientali. (AGI)
D'Alema: Attenzione, non abbiamo ancora vinto
"Bisogna guardarsi dall'eccessiva sicurezza di avere gia' vinto le
elezioni. Nei prossimi mesi il cammino sara' aspro, costellato di insidie
e trappole. Solo una grande unita', passione politica e partecipazione
potra' fare si' che la profezia si avveri". Lo ha detto Massimo D'Alema
intervenendo alla presentazione dell'ultimo libro di Camilleri. (AGI)
l'Unità, 8.10.2005
Camilleri: voterò Prodi alle primarie
Duetto con D’Alema sul “Diavolo tentatore”. Il presidente DS: la
cultura laica alzi la voce
Roma. "Sono qui in veste di Jacques Cazotte, lui non poteva venire...
Poi nel caso sarò anche il diavolo tentatore, innamorato, biondino
o zoppo…". Così Massimo D'Alema, nella presentazione del libro di
Andrea Camilleri "Il Diavolo. Tentatore innamorato" ora in libreria per
la Donzelli Editore: una rilettura brillante del fantastico "Diavolo innamorato"
dello scrittore settecentesco francese. "Come si chiama il capogruppo dei
Luciferi? Fassino… be' non leggo mai i miei libri" scherza su di sé
lo scrittore siciliano. Insomma, come si chiama il capogruppo dei Diavoli,
chiede Giovanni Floris moderatore dell'incontro. "Non so, aveva dei baffetti...
Era un po' antipatico ma intelligente, sennò chi lo reggeva? risponde
Camilleri, che ha trasformato il suo Lucifero in provetta in un angelo.
Eppure "tutti tifano per il Diavolo, nel racconto di Cazotte è sotto
forma di bella donna. Qui invece sono tanti, una coalizione… Ne conosco
alcuni molto bene", è la metafora politica di D'Alema "alcuni avevano
legioni, altri neppure quelle.. e insieme facevano una baraonda infernale",
ride. Quanto alla legione di centrodestra "hanno stravolto tutte le regole.
In quale paese al mondo si sbaracca una legge elettorale alla vigilia delle
elezioni perché non conviene? Ma non hanno ancora inventato una
legge che fa vincere con meno voti". D'Alema dipinge questa destra: "I
poveri sono diventati piu' poveri e i ricchi piu' ricchi. Noi al governo
dovremo far pagare un po' di tasse a chi si arricchisce con le plusvalenze".
Un destra pericolosa che nell'Europarlamento fa schiamazzare i leghisti
contro il presidente Ciampi, tanto che "una collega mi ha detto: poverini"
voi italiani.
"Il problema è non aver saputo fermare la Babele all'inizio
del suo profilarsi", alza il tono Camilleri che, da scrittore, soffre per
il "vocabolario che Berlusconi si è fatto per sé". D'Alema
entra a punta di spillo: "Berlusconi è solo un sintomo, la malattia
è profonda nella società. Lui ha parlato il linguaggio del
qualunquismo antipolitico che non era il nostro, ma era radicato negli
italiani". Ora, dopo le "rovinose polemiche" del centrosinistra, il presidente
Ds invita caldamente ad andare a votare Prodi alle primarie. Camilleri
raccoglie: «Andrò a votare alle primarie e voterò Prodi».
Dall'ironia alla metafora lo scrittore commenta agrodolce: "Non siamo piu'
i bei diavoli di una volta, ormai ci sono solo diavoli burocratici. La
cosa peggiore è che sono state accettate le regole dell'avversario".
E a ritroso dà ragione all'urlo di Nanni Moretti "dopo abbiamo sempre
vinto". D'Alema ammette di non aver gradito quel grido "infernale" che
però ha "scosso" i partiti. Credo che dovremmo sempre simpatizzare
per i diavoli, soffro un po' dell'invadenza degli angeli", commenta strappando
l'applauso: "Penso che sia stato giusto non mettere nella Costituzione
europea il riferimento alle radici giudaico cristiane". Certo "i vescovi
"non devono stare zitti, ma si deve sentire piu' forte la voce di una cultura
laica" auspica D'Alema nell'aula magna della Facoltà di Studi orientali
della Sapienza.
Natalia Lombardo
Centumcellae News,
8.10.2005
Da D'Alema e Camilleri una sferzata al centrosinistra
Anche “Centumcellae News” alla presentazione del nuovo libro di Camilleri
e Cazotte: “Il Diavolo. Tentatore. Innamorato”. Ospite il Presidente dei
Ds.
Roma - All'appuntamento di venerdì sera alla Facoltà di
Studi Orientali dell'università “La Sapienza” sono in molti a partecipare
per assistere all'incontro tra il Presidente dei DS Massimo D'alema e uno
dei più apprezzati scrittori italiani contemporanei, Andrea Camilleri,
troppo spesso relegato nel solo ruolo di "papà" del commissario
Montalbano. Ed è il giornalista di Rai3 Giovanni Floris, al quale
si deve il merito di aver resistito in questi anni di governo di centro
destra in una televisione che più che informare è stata un
mezzo di "distra(u)zione" di massa, a coordinare l'incontro per la presentazione
del nuovo libro edito da Donzelli di Andrea Camilleri e Jacques Cazotte
"Il Diavolo. Tentatore. Innamorato". Da una parte, quindi, il racconto
di Cazotte, "Il diavolo innamorato", che segna l'inizio del racconto fantastico
moderno; la storia infatti vede nella Napoli di fine Settecento, un giovane
capitano spagnolo misurarsi con il proprio coraggio sfidando il diavolo,
che si presenta sotto le spoglie seducenti di una bellissima giovane donna,
la quale innamorata e tentatrice cerca di attrarre il bel soldato, fino
a quando non giunge la cattolicissima madre del capitano che cercherà
di sottrarre il figlio dalle braccia della diabolica, innamoratissima tentatrice.
Dall'altra, invece, il racconto di Camilleri, "Il diavolo che tentò
se stesso", il quale nasconde, e neppure in modo sottile, un riferimento
alla nostra politica, sullo sfondo di uno scontro tra Angeli e Diavoli
dove il capo dei Diavoli è l'arcidiavolo Delamaz, il quale "non
sapeva resistir a far lo skipper" e si costruisce una barca con due foglie,
e il capo degli Angeli è "l'Arcangilo Gabriele"; e quando Delamaz
dovrà incotrarlo lo troverà in una sala trucco televisivo.
Non è difficile dare un volto politico a questi personaggi e non
è difficile iniziare a parlare di loro, avendo, guarda caso, proprio
l'arcidiavolo Delamaz presente in sala.
Sarà molto interessante seguire la riflessione politica in una
fase dove sempre più cresce la febbre che assale gli uscenti paurosi
di perdere e i contendenti che dopo gli epocali risultati delle regionali
lottano per non perdere l'onda del successo politico. Camilleri è
sincero e non parla da nostalgico ma semplicemente rimprovera a quelli
che non sono più i "bei diavoli di una volta" sostanzialmente tre
cose: "La scarsa compattezza contro colui che si combatte, la scarsa forza
nel portare avanti la battaglia, ma soprattutto aver accettato le regole
della parte avversa". Camilleri spiegherà poi quel "soprattutto"
più avanti: "quello che si è delineato in Italia, e non semplicemente
in questi anni di governo di centro destra, è il frutto di un malessere
e di una voglia del popolo italiano di andare verso questa direzione manifestatasi
la prima volta nel '94. Questo ha generato la vittoria di Berlusconi nel
2001 e gli ha dato la libertà di costruirsi un vocabolario nuovo,
personale, che io non parlo, voi non parlate e quindi di certo non possiamo
comprendere perchè siamo persone per bene, ma che è stato
adottato da molti. Ma allora ciò che è importante chiedersì
è: perchè gli è stata data la possibilità di
creare una nuova babele?"
Floris gira la domanda a D'alema, il quale da abile politico e conoscitore
esperto dell'arte della dialettica, gira intorno al discorso ma dice due
cose molto importanti. La prima è il riconoscimento che "la politica
italiana è cambiata e non poco in questi anni, nella Prima Repubblica
c'era un confronto tra avversari nel rispetto delle regole, ora c'è
uno scontro frontale caratterizzato dall'invettiva ed è importante
cercare di non cadere vittime di questo nostro tempo. La seconda è
che Berlusconi non è la fonte dei mali in Italia e non è
semplicemente sconfiggendolo che si risolveranno i problemi, perchè
il malessere è ben più profondo, perchè se è
vero che Berlusconi ha utilizzato un nuovo lessico, questo stesso lessico
è quello di una parte degli italiani che parlano un linguaggio fatto
di qualunquismo e di antipoliticità. Così la sinistra invece
di combattere questo malessere rovesciando il problema, ha aperto l'ennesimo
rovinoso dibattito politico interno. Invece di creare un libero confronto
di valori si è portato avanti un solo relativismo etico."
Queste parole fanno capire che ormai la nostra realtà politica
e sociale è stata analizzata e sviscerata, che politica e cultura
sono concordi nel riconoscere che se le cose vanno cambiate bisogna lavorare
tanto e bisogna promettere non favole ma lacrime e sangue. Camilleri concluderà
dicendo : "Siamo tutti sulla stessa barca, e il timoniere dovrebbe ascoltare
di più, possiamo scornarci ma portare avanti delle precise finalità
all'interno di un programma, che non deve consistere nello spostare semplicemente
i problemi ma scegliendo di fare meno politica e di mostrare più
coraggio". D'Alema tra l'altro riconosce che è importante far sì
che l'elettorato sia convinto della propria scelta e parla addirittura
di "un eccesso di programma nato grazie anche a quella parte di popolazione
che ha dato la scossa e ha fatto da argine ai problemi dei pariti. Ora
bisognerà rendere questo programma un progetto che abbia una sua
fungibilità e che diventi bandiera del centro sinistra, con dei
compiti precisi: ridefinire il ruolo dell'Italia all'estero, tornare ad
avere un profilo verso il mondo arabo e la Comunità Europea, investire
nell'istruzione, sulla cultura e e sul riequilibrio sociale".
Ultimo importante tassello all'interno della discussione le primarie
del Centro Sinistra del 16 Ottobre. Floris fa notare come in realtà
Prodi non sia esponente di un unico partito e come la possibilità
di andare alle politiche con un sistema proporzionale faccia nascere il
problema con chi Prodi si schiererà. A questo D'Alema risponde con
molta sicurezza: "Prodi è un punto di sintesi di una coalizione
intera, anche alle regionali i candidati non erano candidati di partito
ma della coalizione e noi ci prepariamo a vincere anche con il proporzionale".
A questo punto Floris dopo i ringraziamenti di rito chiede a Camilleri
di chiudere l'incontro, e lui lo fa magistralmente: "Io voterò Prodi".
L.A.
Corriere della sera,
8.10.2005
Alla presentazione del libro di Camilleri
E il presidente Ds elogia il diavolo: mi è simpatico, è
simbolo di curiosità
Roma - Il capo dei diavoli, l’arcidiavolo, si chiama Delamaz e lui,
l’uomo che lo ha ispirato, Massimo D’Alema, dice che “ha simpatia per il
diavolo, precursore dell’Illuminismo, simbolo della curiosità, della
rottura delle regole, dell’erotismo inteso come conoscenza che rompe i
legami tradizionali”. Delamaz è protagonista di un racconto di Andrea
Camilleri pubblicato da Donzelli assieme al “Diavolo innamorato” che Jacques
Cazotte scrisse a metà del ‘700. D’Alema e Camilleri, moderati da
Giovanni Floris, si sono confrontati eri sera nell’aula magna della Facoltà
di studi orientali. C’è un elenco di diavoli, nel racconto, e di
ogni diavolo sono elencate le legioni. “I diavoli di Camilleri - ha detto
D’Alema - formano una coalizione di eserciti, mi ricordano una comitiva
che conosco abbastanza bene. Camilleri parla anche dei diavoli che non
avevano legioni, conosco anche quelli e chiedono collegi… quei diavoli
fanno una gran baraonda che talvolta somiglia alla coalizione nella quale
militiamo”.
La Stampa, 8.10.2005
Alla presentazione del libro di Camilleri
E il presidente ds elogia il diavolo: mi è simpatico, è
simbolo di curiosità
Roma - Il capo dei diavoli, l'arcidiavolo, si chiama Delamaz e lui,
l'uomo che lo ha ispirato, Massimo D'Alema, dice che «ha simpatia
per il diavolo, precursore dell'illuminismo, simbolo della curiosità,
della rottura delle regole, dell'erotismo inteso come conoscenza che rompe
i legami' tradizionali». Delamaz è protagonista di un racconto
di Andrea Camilleri pubblicato da Donzelli assieme al «Diavolo innamorato»
che Jacques Cazotte scrisse a metà del '700. D'Alema e Camilleri,
moderati da Giovanni Floris, si sono confrontati ieri sera nell'aula magna
della Facoltà di studi orientali. C'è un elenco di diavoli,
nel racconto, e di ogni diavolo sono elencate le legioni. «I diavoli
di Camilleri - ha detto D'Alema - formano una coalizione di eserciti, mi
ricordano una comitiva che conosco abbastanza bene. Camilleri parla anche
dei diavoli che non avevano legioni, conosco anche quelli e chiedono collegi...
Quei diavoli fanno una gran baraonda che talvolta somiglia alla coalizione
nella quale militiamo».
La Gazzetta
del Mezzogiorno, 8.10.2005
La battaglia dell'Auditel. Canale 5 in piena crisi d'ascolti
Un Montalbano fa sempre bene
«Elisa» ko contro le repliche e adesso arriva l'urto
di Celentano
Un Montalbano d'epoca, al terzo passaggio tv, supera il 28% e batte
il sequel della saga in costume di Elisa di Rivombrosa (25,47%) che aveva
fatto sognare il pubblico televisivo femminile ed era diventato un fenomeno
extratelevisivo lo scorso anno. I più maligni, sottolineando lo
zoccolo duro di Raiuno, il pubblico anziano, dicono oggi che gli spettatori
non si sono neppure accorti che "Gli arancini di Montalbano" erano stati
visti più volte. Ma l'analisi della composizione del pubblico non
dà loro ragione. Giovedì prossimo si replica la replica de
"Il gatto e il cardellino" con Luca Zingaretti/Montalbano su Raiuno, al
terzo passaggio, quinta puntata di Elisa 2 su Canale 5. Se la dolce e determinata
Vittoria Puccini, ormai vedova del Conte Ristori, di nuovo affascinata
dalla new entry Antonio Cupo, non è riuscita nel sorpasso con Montalbano,
figuriamoci cosa accadrà con il debutto giovedì 20 ottobre
dell'Rockpolitik di Adriano Celentano che alla prima puntata schiererà
come minimo Roberto Benigni.
[...]
Dunque per Canale 5 i risultati di Elisa sono ben soddisfacenti, anche
nel rapporto costo/ascolto. Certo, mai quanto Montalbano in replica, sul
cui successo alla Rai brindano. I gialli di Camilleri in tv rivelano, passaggio
dopo passaggio, una sorprendente affezione del pubblico che già
in passato aveva premiato la riproposizione del Commissario. In fondo,
la prima tv dei due nuovi episodi ha fatto appena un 3% in più della
replica degli "Arancini", come dire che per il pubblico l'importante è
che Zingaretti commissario a Vigata ci sia, risolva i gialli e nuoti insieme
a noi. Intanto tra una settimana Montalbano torna sul set per le riprese
dei due nuovi episodi "La pazienza del ragno" e "Il gioco delle tre carte"
(tratto dai racconti dell'autore) che Raiuno conta di trasmettere subito
pronti, al massimo a primavera. A quel punto i gialli di Camilleri trasposti
in tv saranno in tutto 14, una lunga collezione. Sull'addio al commissario,
campione di ascolti anche in replica, che Zingaretti definisce «scelta
dolorosa» non ci sono ancora definitive certezze. Nel «no»
secco di alcuni mesi fa pare si sia aperto uno spiraglio.
Alessandra Magliaro
Il Tempo, 9.10.2005
D’Alema: «Berlusconi è il diavolo»
Un’ora e mezzo di dibattito — che s'annunciava scintillante e ricco
di satira, ironie e sarcasmi all'odor di zolfo — dedicato al diavolo. Tentatore
e innamorato, nella versione attuale di Andrea Camilleri e in quella d'antan
(fine Settecento) di Jacques Cazotte (Il Diavolo. Tentatore / Innamorato,
Donzelli editore). Duellanti: l'autore del commissario Montalbano e il
presidente dei ds Massimo D'Alema. Non casuale, come contraddittore, visto
che — nel racconto di Camilleri — il capo supremo di tutti i diavoli di
terra è un certo Delamaz, identificabile (oltre che per il cognome)
per i baffetti e la passione per la barca a vela. «Le varche»,
racconta Bacab, il lucifugo (un demonietto in forma di verme, che pratica
abitudini e località del corpo umano che lo rendono un parente stretto
delle piattole), «erano la sua passione, non sapeva arrisistiri a
mattersi a fare lo skipper. Dicevano macari che era intelligenti, ma grevio
e scostante». Antipatico, ed è anche questo un segno di riconoscimento
del modello ispiratore. Dunque: Camilleri da una parte, e D'Alema dall'altra.
Lo scrittore e lo dimonio in persona. In mezzo — a far da moderatore —
Giovanni Floris, quello di Ballarò. E di fronte duecentocinquanta
spettatori, ad affollare l'aula magna della facoltà di Studi Orientali
di Roma. Roba da leccarsi i baffi (o i baffetti, per restare in tema).
L'avvio è stato brioso, e l'illusione ha preso corpo. Un tono disinvolto
e divertito, con Delamaz fiero di identificarsi con D'Alema (o viceversa)
e Camilleri a spassarsela per aver fatto centro. Ma è durata poco:
la compiacenza assatanata del pubblico ha fatto sì che il dibattito
degenerasse presto in comizio, e i due (spalleggiati da Floris, e incitati
dall'assemblea) hanno rivolto altrove le loro frecce, scegliendosi come
bersaglio — di comune accordo — il solito satanasso: cioè Berlusconi.
La satira — come accade spesso in questi casi da scuola — ha lasciato il
passo all'invettiva. Sembrava un film della Guzzanti, e questo paragone
non dovrebbe inorgoglire nessuno dei due (presunti) contendenti. Alla fine
si può dire che la battuta migliore della serata (e infatti la platea
ne ha riso di gusto, senza neppure coprirsi la bocca per pudore) è
stata di Achille Campanile, citato da Camilleri, che in una delle sue folgoranti
commedie in due battute, fece incontrare Sant'Antonio nel deserto con il
principe degli inferi, e andò così, nel dialogo originale:
«Sant'Antonio: "Diavolo, diavolo, perché mi tenti?". Diavolo:
"Perché tentar non nuoce"». Sipario. Il comizio (nel quale
l'anima girotondina di Camilleri s'è accomodata con quella politicamente
corretta di D'Alema) è roba da cronaca politica, e neppure originale.
Il pubblico applaudiva gli slogan e si sbellicava (moderatamente) agli
insulti; annuiva quando D'Alema affermava che il centrodestra ha reso i
poveri più poveri e i ricchi più ricchi; accoglieva con tiepido
entusiasmo l'invito a votare in massa alle primarie perché «un
Prodi indebolito renderebbe più forte Berlusconi»; condivideva
in pieno l'idea che il conflitto politico si sia imbarbarito, per colpa
(soltanto) del nemico. Chiudiamola qui, per dedicare un po' di spazio al
tema della serata, che era Mefisto. L'inferno sovrappopolato di diavoli
di sinistra — descritto da Camilleri nel consueto gramelot siciliano —
è piaciuto molto a D'Alema: quei diavoli, ha detto, «formano
una coalizione di eserciti: mi ricordano una comitiva che conosco abbastanza
bene. Camilleri parla anche dei diavoli che non avevano legioni: conosco
anche quelli, e chiedono collegi. Quei diavoli fanno una gran baraonda
che talvolta somiglia alla coalizione nella quale militiamo». Belzebù
affascina l'ex presidente del Consiglio: «Mi piace parlare del diavolo,
che ha avuto uno spazio straordinario nella letteratura europea. Era il
simbolo di un risveglio della curiosità e della trasgressione. Era
un prodotto dell'Illuminismo». E gli piace (moltissimo, vanitoso
com'è) anche Delamaz che rimprovera il povero diavolo estremista
e girotondino, che non osserva la disciplina in un conflitto politico che
deve rispettare le regole». Gli estremisti finiscono sempre per fare
il gioco degli avversari. Combinano pasticci. «Questo vale per i
diavoli, figuriamoci per noi poveri diavoli». Camilleri — che s'è
riconosciuto spesso nelle posizioni dei girotondini — ha definito «molto
lucida» la lettura di D'Alema, confermando però la propria
simpatia per quelli «che fanno casino». L'estremismo — in altre
parole — è «infantile» (come diceva Lenin), ma semina
qualche dubbio e qualche idea nuova. E poi, «non c'è più
il Diavolo di una volta». Chissà se alludeva a Togliatti,
o provava (addirittura) ad accendere un cero alla memoria di Josiph Giugasvilj,
conosciuto nella comunità dei terrestri con il nome di Stalin. Il
sinonimo estremo di Belfagor. E se poi l'allegro dibattito culturale è
degenerato in politica, una spiegazione c'è. La conoscevano i nostri
nonni, quando recitavano il vecchio adagio secondo il quale «la farina
del diavolo finisce in crusca». Ma funzione ugualmente un'altra stilla
di saggezza popolare: «Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi».
Perché è narciso, e si fa prendere la mano dalla platea.
Massimo Tosti
La Provincia,
9.10.2005
Confagricoltura. Uno studio rivolto ai tecnici ma anche ai consumatori
sulla produzione casearia
In un dossier la filiera del latte
Presentazione il 28 ottobre alla Fiera di Cremona
Cremona - Confagricoltura sceglie la Fiera internazionale di Cremona
in programma dal 27 al 30 ottobre a Cà de’ Somenzi per presentare
il quinto dei dieci dossier tematici dedicati ad altrettanti prodotti dell’agricoltura
italiana e realizzati nell’ambito della campagna di sensibilizzazione ‘La
qualità in campo. Una scelta di valore’. Venerdì 28 ottobre
alle 15 a CremonaFiere verrà illustrato lo studio sulla filiera
del latte e dei formaggi, un dossier rivolto sia a un pubblico di esperti
che al consumatore consapevole e appassionato.
[...]
Un excursus arricchito dalle testimonianze e dai racconti di giornalisti,
opinion leaders e personaggi famosi quali ad esempio Alfonso Iaccarino,
Antonello Colonna e Andrea Camilleri.
[...]
Vittoriano Zanolli
Il Sole 24 Ore (suppl.
"Domenica"), 9.10.2005
Ex libris
Il bestseller sulla bocca di tutti
Le vie per accedere alle classifiche librarie sono insondabili. A parte
fenomeni come Harry Potter, o Dan Brown, per i quali le ragioni di un successo
così largo restano comunque difficili da capire, restano pochi altri
modi per riuscire a vendere tanti libri.
Il più semplice è approdare in televisione. In Italia
è successo, per esempio, ad Andrea Camilleri. “Benedetto” dallo
show di Maurizio Costanzo, ha avuto, da quel momento in poi, un accesso
facilitato ai lettori (fermo restando che si è poi imposto, a nostro
parere, per l’oggettiva buona qualità del prodotto: il pubblico
è influenzabile ma non stupido).
[...]
Stefano Salis
La Stampa, 10.10.2005
I premi Costantino Nigra
Welfare Cremona,
11.10.2005
La protezione negata
Il rapporto ICS sul diritto di asilo in Italia edito da Feltrinelli,
con la prefazione di Andrea Camilleri
Esce oggi nelle librerie LA PROTEZIONE NEGATA, il primo rapporto curato
da ICS sul diritto di asilo. Il volume, edito da Feltrinelli, è
arricchito da una prefazione di Andrea Camilleri.
ICS, con l'esperienza di un'organizzazione che da anni è impegnata
nella protezione dei rifugiati anche nei paesi di origine e nelle aree
di crisi, racconta la condizione dei rifugiati presenti in Italia e il
livello di rispetto del diritto di asilo.
Il quadro che ne emerge è desolante. “La protezione è
negata” commenta Gianfranco Schiavone, vice presidente ICS “Negata quando
chi fugge da guerre e persecuzioni si ritrova rinchiuso in centri di detenzione
dove dignità e diritti sono schiacciati. Negata quando si preferisce
investire nella protezione delle frontiere piuttosto che nella protezione
e nell'accoglienza delle persone. Negata perché in Italia manca
ancora una legge sul diritto di asilo”.
ICS ha elaborato informazioni, dati, racconti, testimonianze insieme
a enti e operatori con i quali da anni condivide il cammino di difesa del
diritto di asilo. E' nato così un lavoro puntuale che abbraccia
tutti i temi relativi al diritto di asilo. Dall'analisi della normativa,
ai percorsi di accoglienza e di integrazione.
Sono state analizzate le scarse risorse economiche destinate all'asilo,
comparandole con gli alti costi del trattenimento e della detenzione nei
CPT. Se accogliere un rifugiato costa poco più di 18 euro al giorno,
trattenere un cittadino straniero in un centro di detenzione costa quotidianamente
oltre 71 euro a persona.
Allo stesso modo si raccontano i drammatici luoghi della frontiera
e gli assurdi “percorsi a ostacoli” della procedura per ottenere il riconoscimento
dello status di rifugiato.
ICS denuncia, quindi, l'assenza di un sistema di raccolta dati in Italia
e rielabora le statistiche esistenti. Emerge che la popolazione rifugiata
in Italia è ben più alta di quanto dichiarato dalle istituzioni
centrali: risultano esserci, infatti, circa 19.000 persone esterne ai dati
statistici ufficiali, “rifugiati invisibili”. Una lacuna statistica che
fa perdere alle persone l'opportunità di godere della protezione
e alle istituzioni centrali l'occasione di godere di sostanziosi finanziamenti
europei.
Come commenta Camilleri nella bella prefazione, ci si trova di fronte
alla “istituzionalizzazione del rifiuto a priori dell'ospitalità
a chi ne avrebbe invece tutto il diritto”. Conclude poi lo scrittore “Il
diritto di asilo è sancito da trattati e leggi internazionali. Ma
non credo che esistano trattati e leggi che impongano il dovere di asilo.
Teoricamente, non dovrebbe essercene bisogno perché accogliere nella
propria casa chi viene a chiedere riparo è un moto spontaneo, istintivo
dell'uomo. Vuol dire che da noi questo spontaneo gesto di umanità
lo si va perdendo”.
La Repubblica, 11.10.2005
Viaggi tra piazze, castelli e parchi. Da Thelma & Louise a Elisa
di Rivombrosa
Turisti per caso. Sul set di un film
Negli anni Novanta l´interesse di alcuni cinefili diventa trend
turistico. Da Kastelorizo allo Utah, da Aglié a Matera: la fiction
invade la realtà.
I ristoranti inventano ricette segrete che evocano Mel Gibson o Montalbano
Ci sono luoghi che persino sulle mappe è difficile trovare:
ma lì si ritrovano gli "eroi"
Roma - Alzi la mano chi conosce il castello ducale di Agliè.
Risultato considerevole: 11 milioni con punte di 13, esattamente quelli
che per la scorsa stagione sono rimasti la sera incollati alla tv per Elisa
di Rivombrosa. Altra prova. Dice niente Scicli? Vediamo Vigata, sono lo
stesso luogo, più o meno, dipende dall´inquadratura e dell´alone
che lascia la brezza del mare in questa puntata. Del Commissario Montalbano,
ovvio. Chi non lo ha visto. Soprattutto chi ha visto davvero i luoghi del
poliziotto di Camilleri e reso celebre dalla fiction tv. Tanti. Nella provincia
di Ragusa, set naturale della serie, nel 2005 gli arrivi sono aumentati
del 20%. Effetto Montalbano, indubbio. Per dire, nella stanza del questore,
che nella realtà è l´ufficio del sindaco di Scicli
Bartolomeo Falla, ad agosto ci sono andati in 8mila con la stessa domanda:
«Che è qui la stanza di Montalbano?». Il primo cittadino
è contento, e così i siciliani di lì, i ristoratori
per esempio, quelli che sotto Taormina, sotto Siracusa, verso sinistra,
a Montelusa, pardon, Ragusa, offrono spaghetti alla Montalbano. La ricetta
è un giallo. Ma quel che sta succedendo non è un´invenzione.
[...]
Alessandra Retico
La Repubblica
(ed. di Palermo), 12.10.2005
Il forum
Processo al giallo
Nel boom siciliano
Il boom di Camilleri, il successo di Piazzese, la proliferazione degli
epigoni, la nascita di collane specialistiche e persino di librerie specializzate:
il fenomeno del giallo siciliano, dopo avere sbancato le classifiche di
vendita, sembra essere arrivato a un punto di rottura, rischiando di monopolizzare
l´attenzione di editori e lettori a dispetto di altri generi e del
romanzo classico. Di questo argomento abbiamo parlato in redazione con
due giallisti siciliani come Santo Piazzese e Piergiorgio Di Cara, autori
rispettivamente de "I delitti di via Medina-Sidonia" e "Hollywood Palermo",
e con l´editore-libraio Sergio Flaccovio. Al forum hanno partecipato
i critici letterari di "Repubblica" Marcello Benfante (che ha organizzato
un ciclo di conversazioni sul giallo, ogni giovedì alla libreria
Pegaso di via Notarbartolo) e Salvatore Ferlita.
Tra i temi trattati, la grande lezione di Sciascia, attenta al contesto
politico, l´emulazione ad ogni costo di Camilleri, le strategie di
marketing delle case editrici, e la differenza tra i gialli classici, quelli
della collana Mondadori, e gli interpreti del genere nati in Sicilia.
Troppi detective
Repubblica: «Qualche anno fa abbiamo registrato la nascita del
fenomeno del giallo siciliano: prima il boom di Camilleri, poi esperienze
autonome come quella di Piazzese, adesso, invece, siamo a un passo dall´inflazione.
C´è il rischio che, sulla scorta del successo di vendite,
in Sicilia non si scriva più un romanzo se non c´è
il morto ammazzato e l´investigatore di turno?
Piazzese: «Ho qui le classifiche di vendita di Arianna, che esprimono
i criteri di giudizio del mercato. Nel 2003 tra i 25 libri più venduti
solo 4 sono gialli. Nel 2005, dato aggiornato al periodo tra il 20 e il
26 giugno, sui 25 libri più venduti 5 sono gialli. Io questa inflazione
francamente non la vedo e mi chiedo se siamo in presenza di un fatto letterario
o di un "pompaggio" mediatico».
Flaccovio: «Io non vedo il fenomeno del giallo. Camilleri è
un caso a sé, ancora tutto da valutare, poi ci penserà la
storia. Ma lo stesso Camilleri non è un giallista».
Piazzese: «Camilleri ha avuto il merito di sdoganare il giallo.
Ma il caso Camilleri-giallista è nato dopo, perché lui è
diventato famoso con "Il birraio di Preston", che non è un giallo».
Flaccovio: «È una questione, anche di tecnica di narrazione,
per esempio quella che ha scelto Simenon con Maigret. Ma il vero giallo
in Italia l´ha portato Mondadori. Con un mercato diverso, un pubblico
diverso che legge solo quello, tutt´altra cosa da Camilleri o Piazzese.
Autori validissimi che usano la struttura, la tecnica del giallo per suscitare
sensazioni, raccontare emozioni, disegnare personaggi che poi fanno il
romanzo. E per me questi sono romanzi veri e propri».
Piazzese: «In pratica succede che se c´è un libro
che è un giallo si dice che è un giallo e basta, se è
un buon libro giallo si dice che non è un giallo ma un romanzo».
Di Cara: «Sicuramente l´inflazione del giallo c´è,
sul piano delle pubblicazioni. Quasi tutti gli editori hanno creato delle
collane specializzate. C´è insomma una varietà di case
editrici che pubblica romanzi gialli. Ma viene pubblicata anche robaccia,
a fronte, però, di buoni autori. Il problema non è tanto
che ci siano molti autori di gialli, quanto il fatto che il genere è
stato enfatizzato. Tanto che siamo vicini al punto di rottura».
Flaccovio: «E poi siamo di fronte a un marketing banale delle
case editrici. L´equazione è: se Camilleri vende, mettiamoci
tutti a fare gialli».
Repubblica: «Il termine giallo è molto ampio, comprende
la letteratura ad effetto, sensazionalistica. Quello che è in crisi
non è il giallo, che anzi di gode di buona salute, ma il mystery,
che richiede una tecnica precisa, vuole scrittori specializzati. Oggi,
anche per libri che non hanno niente a che vedere con il giallo, il risvolto
di copertina sottolinea sempre qualche elemento poliziesco, ricorrendo
magari al più sofisticato termine "noir". Di Sciascia si diceva
che usava la struttura del giallo, ma che i suoi libri erano tutt´altra
cosa. Una volta etichettare un libro come "giallo" significava ghettizzarlo.
La gran parte dei gialli di oggi sono autoironici, metaletterari, parodistici
in qualche caso. Il gioco è: vi ricordate com´erano i gialli?
Alajmo, ottimo scrittore, aveva intrapreso la pista del giallo nel suo
ultimo libro, "È stato il figlio", ma poi l´ha lasciata a
metà cammino, dopo essersi consultato con Di Cara: il giallo infatti
richiede una disciplina molto rigorosa».
Di Cara: «Ricordo che mi fece leggere la parte poliziesca di
"Cuore di madre" e mi accorsi che procedeva per cliché, per approssimazione,
usava termini che un poliziotto non si sognerebbe mai di utilizzare. Noi
non diremmo mai "dobbiamo risolvere il caso". Lui da persona intelligente,
eliminò questa parte. Poi mi è capitato di incontrare dei
giovani che così come noi, vent´anni fa fingevamo di fare
i musicisti perché sapevamo suonare la chitarra, fingono di essere
scrittori, si comportano, si vestono da scrittori. Il giallo è un
genere che ha fortuna ma che ha indotto in un pubblico sprovveduto l´idea
di poter giocare a fare gli scrittori. E questa cosa mi preoccupa».
Repubblica: «La proliferazione è innegabile. Camilleri
una volta ha detto: è come se, coi miei gialli, avessi tolto il
tappo. Da qui una specie di "funzione Camilleri", pericolosamente imperante,
ma non soltanto nell´ambito del poliziesco. Riguardo al giallo siciliano,
poche sono le coincidenze tra un romanzo e un altro, e tante le differenze:
certo, ci sono gli inserti dialettali, per rendere ancora più realistica
la narrazione, ma non vedo una vera e propria emulazione. Per un esordiente
forse è più facile muoversi sui binari del giallo. Sempre
Camilleri dice che quando si mette un morto ammazzato in una storia, è
come se l´autore camminasse appoggiato a una ringhiera. Il rischio
di cadere si corre sempre, ma c´è una stampella cui appoggiarsi».
Piazzese: «Consolo accusò il giallo di essere un genere
reazionario perché consolatorio. Ma questo potrà essere vero
per i vecchi gialli. I gialli contemporanei sono tutt´altro che consolatori:
la quantità di entropia che contengono alla fine è maggiore
di quella che c´è all´inizio del libro».
Repubblica: «Si può non essere d´accordo sulla separazione
fra alta letteratura e bassa letteratura basata sul pregiudizio crociano
riguardo ai generi. Abbiamo dei titoli gialli che non sono considerati
letteratura perfino quando sono grandi capolavori. Non dipende dal tipo
di narrazione, ma dall´autore, dalla qualità della scrittura,
dello stile».
Flaccovio: «Insisto: se l´autore vuole raccontare un omicidio
e lo fa risolvere nel corso della storia senza preoccuparsi di emozionare
il lettore, non è letteratura, è un giallo, anche carino,
piacevole da leggere, ma è un´altra cosa».
Repubblica: «Ma c´è il rischio che nella letteratura
siciliana, con l´inflazione del giallo, succeda quello che è
successo nel cinema, quando non si girava un film a Palermo che non trattasse
di mafia?».
Flaccovio: «Può succedere perché c´è
sempre un meccanismo industriale. Nel caso del giallo, è un genere
che è sempre esistito e sempre esisterà. Esiste la classificazione
che è fatta per dare etichette. Se ci saranno dei buoni autori si
continueranno a fare dei buoni libri gialli, altrimenti no».
Repubblica: «In Sicilia la Ambrosecchio, la Santangelo, Marco
Vespa e altri, dimostrano che si può fare letteratura a prescindere
dai morti ammazzati, facendo a meno dello schema rassicurante del poliziesco.
Quindi esiste un´altra via letteraria, giusto?».
Di Cara: «Ciascuno di noi ha una sua via originale e riconoscibile.
Non si può dire che ciascuno di noi scrive alla Lucarelli o alla
Carlotto. Piazzese scrive con una tecnica tutta sua».
Repubblica: «Quelli di Piazzese, per esempio, sono gialli siciliani
che però non trattano il tema della mafia: come mai?».
Piazzese: «Io ho aspettato dieci anni per propormi a un editore.
Mi trovavo in un villaggio sull´orlo del deserto profondo della Tunisia
e sono entrato in un caffè. Un cammelliere mi ha chiesto da dove
venivo e dopo che gliel´ho detto lui mi fa: "Palermo: Totò
Schillaci, Totò Riina". Era il 1995. Mi sono chiesto: ma possibile
che siamo noti solo per questo? E quella è stata la spinta a pubblicare.
Con tutto il rispetto per Totò Schillaci».
Repubblica: «Certo è che venticinque anni fa certi libri
sarebbero stati preceduti da tremila virgolette davanti al termine giallo...».
Flaccovio: «È quello che dicevamo poc´anzi: stiamo
subendo il marketing banale delle case editrici».
Di Cara: «La mia casa editrice francese mi ha pubblicato in una
collana non gialla. La verità è che nelle case editrici non
ci sono degli esperti del genere. Mi viene in mente solo Luigi Bernardi.
Manca la cultura da parte dei redattori, mancano i veri esperti del genere».
Piazzese: «Uno dei motivi per cui le case editrici puntano a
far rientrare nei gialli libri che non lo sono è che si pubblica
un numero sterminato di libri illeggibili».
Repubblica: «Vi ricordate la Libreria del giallo di Palermo?
È stato un tentativo di cavalcare un fenomeno, ma in realtà
se tutta la letteratura diventa gialla, a varie sfumature, una libreria
specialistica non ha più senso».
Flaccovio: «Però l´aumento della produzione è
positivo perché conferma il libro come mezzo di comunicazione».
Piazzese: «Sì, ma un lettore che si avvicina al banco
delle novità e pesca un libro a caso, solo una volta su dieci si
tratta di un libro leggibile. Negli incontri con le scuole mi metto a raccontare
come se fossero libro rosa della serie Harmony le storie di Anna Karenina
e Madame Bovary, per far capire loro che sono gli autori a fare la differenza».
Di Cara: «Il "Codice da Vinci" dopo 30 pagine mi ha annoiato
poi visto il successo mi sono incuriosito e ho scoperto che è un
libro stupido, che racconta cose poco credibili...».
Repubblica: «Questa attenzione ai particolari dimostra cos´è
un vero giallista. In Italia manca una "cultura" del giallo. Spesso difettano
anche le condizioni sociali. Non è certo un caso che nei gialli
siciliani manchi la figura del serial killer. Forse solo Roberto Mistretta,
scrittore di Mussomeli, è riuscito a inventarsi nel suo ultimo romanzo,
Sordide note infernali, la figura del serial killer siciliano».
Di Cara: «In Sicilia il serial killer è un sicario della
mafia. Salvatore Grigoli, l´assassino di padre Puglisi, sarebbe diventato
un serial killer».
Repubblica: «La riscoperta del romanzo storico, sempre sull´onda
di Camilleri, potrebbe diventare un alternativa al giallo in Sicilia?».
Flaccovio: «Sì, perché il romanzo storico in termini
di mercato trova lettori, attenzione, anche senza obbedire alla classificazione.
In libreria è sempre presente».
Piazzese: Io non parlerei di alternative. Per me il valore dei libri
è funzione della loro qualità intrinseca, a prescindere dal
genere di appartenenza».
Repubblica: «Quando si parla di gialli, viene da pensare sempre
a Sciascia, che nei suoi romanzi, che definiva gialli eretici, offriva
chiavi di lettura per capire il contesto politico. Quel genere non è
più praticato oggi. Perché? È cambiata la Sicilia
o non c´è più nessuno in grado di analizzare il contesto?».
Di Cara: «Però credo che "Il giro di boa" di Camilleri
dia delle dritte per leggere la contemporaneità. Anche Carlotto
è uno che indaga nella cronaca».
Flaccovio: «Solo il tempo potrà giudicare. Io il giallo,
per come lo intendiamo oggi, lo classifico come fenomeno temporaneo legato
ad una moda e a certe scelte di editori. Il tempo ci dirà di che
sono pasta sono certi autori».
Repubblica: «Spotorno e Riccobono continueranno a indagare?».
Piazzese: «Credo proprio di sì».
Di Cara: «Il mio prossimo libro sarà ambientato in Calabria
e continuerà la saga di Riccobono».
Repubblica: «Spezziamo una lancia per la fantascienza, che è
un genere più di rottura rispetto al giallo, più problematico.
In
Sicilia abbiamo avuto Franco Enna che si è cimentato con buoni esiti
sia nel giallo che nella fantascienza. Ma prima esistevano i generi, ora
purtroppo non più».
Piazzese: «C´è un autore di fantascienza americano,
ma di origini messinesi. Si chiama Ben Bova e in Italia è stato
pubblicato nella collana Urania. Lui immagina che in un lontano futuro
la sede del nuovo Governo Mondiale sarà Messina. Che naturalmente
avrà il ponte. Scritto in tempi non sospetti».
Di Cara: «Sarebbe bello scrivere un romanzo di fantascienza ambientato
a Palermo».
PRO
Lucarelli "Raccontano la realtà"
A Torino un derby letterario tra siciliani e bolognesi Camilleri e
Di Cara contro Matrone e Bettini
Giallisti bolognesi contro giallisti siciliani. Non si tratta dell´ennesima
partita del cuore, ma di un incontro letterario che avrà luogo a
Torino [non a Torino, ma a Casalecchi di Reno (BO), NdCFC], al quale prenderanno
parte autori di noir nati a Bologna e in Sicilia. Da una parte Marco Bettini,
Maurizio Matrone, Giampiero Rigosi, Luigi Bernardi; dall´altra, Valentina
Gebbia, Giacomo Cacciatore, Piergiorgio Di Cara, Gery Palazzotto, Andrea
Camilleri (in videoconferenza [non in video conferenza, ma con la registrazione
di un'intervista in video]). Animatore della manifestazione, Carlo Lucarelli:
«L´idea - spiega il conduttore di "Blu notte" - l´ho
avuta lo scorso anno, a Courmayeur: una giornata del Noir in festival infatti
era dedicata alla Sicilia. Perché, ho pensato, non coinvolgere gli
scrittori isolani e organizzare un incontro a Bologna, per parlare di due
diverse scuole italiane del giallo?».
Ma ha un senso parlare di una scuola siciliana del noir?
«Ha un senso nella misura in cui se ne parla non facendo riferimento
a una precisa poetica. A dei dettami letterari precisi, inderogabili. Camilleri,
ad esempio, è molto diverso da Piazzese. Come Piazzese non ha quasi
nulla in comune con Piergiorgio Di Cara. Ci sono dunque alcuni scrittori
che utilizzano lo stesso genere, percorrendo poi strade diverse. Molti
hanno come modello l´intramontabile Sciascia, anche se poi se ne
distaccano, per lo stile e per le cose narrate. Lo stesso discorso vale
per i giallisti bolognesi».
Da quando Camilleri si è imposto con le storie di Montalbano,
in Sicilia il giallo è diventato quasi una scelta obbligata. E così?
«Certo, salta all´occhio il numero cospicuo di noir pubblicati
in questi ultimi anni. Ma non bisogna pensare per forza all´emulazione.
Vuol dire che il genere del giallo si presta perfettamente per raccontare
questo tempo, le nostre città di oggi, le attitudini criminali».
C´è un rischio di saturazione?
«La saturazione si può scongiurare tentando nuovi approcci.
In Sicilia come altrove, i gialli che vedono la luce sono spesso libri
belli, che illuminano zone oscure della nostra storia. C´è
saturazione quando non c´è selezione».
Salvatore Ferlita
CONTRO
Consolo "Qui mancano i contenuti"
Sciascia partiva da un cadavere per spiegare tante altre cose e alla
fine il colpevole non si trovava mai
«Giallo, poliziesco, noir: è scrittura senza sguardo sulla
situazione storica, politica, sociale». Perentorio e tagliente il
giudizio di Vincenzo Consolo sulla febbre del giallo che sembra aver contagiato
gli scrittori, siciliani e non solo. L´autore del "Sorriso dell´ignoto
marinaio" preferirebbe non parlare, ma alla fine cede.
Vincenzo Consolo, ma allora la gente che acquista libri e si appassiona
all´ultimo caso da risolvere, cosa sta inseguendo?
«In questi libri c´è solo l´indagine, la meccanicità
della struttura narrativa svuotata dai contenuti. Non è un caso
che il giallo sia nato nel mondo anglosassone, conservativo, sfruttatore
e colonialista. Il poliziesco rappresentava il migliore dei mondi possibili».
Eppure un suo collega e amico, Leonardo Sciascia, ha adoperato la struttura
del giallo per i suoi romanzi…
«Sciascia raccontava un "poliziesco rovesciato". Partiva cioè
dal cadavere steso sull´asfalto per raccontare tante altre cose.
E quasi mai si trovava il colpevole, perché il potere non può
indagare su se stesso. E poi non era quello che interessava a Leonardo,
ma il racconto, che diviene analisi della società».
Quindi come giudica i racconti polizieschi?
«Sono un prodotto borghese e capitalistico, senza nessuna critica
al sistema. Una scrittura di consumo e intrattenimento, prodotta in laboratorio
sul modello americano. Ai nostri giorni, poi, si tratta di narrazioni di
secondo grado, mediate dalla televisione. La narrativa ripete la cifra
telematica. La tivù ormai nutre tutto, viviamo in un mondo platonico
di caverne e ombre, con l´illusione che questa sia la realtà».
Ma lei cosa legge?
«In questo momento sto rileggendo Cervantes, anche in vista di
una conferenza che dovrò tenere. "Don Chischiotte", "Galatea", le
opere teatrali. Per me è un momento di grande gioia, e sono felice
di avere ancora molti classici ancora da leggere».
Paola Nicita
AISE, 12.10.2005
Cultura
"La lingua italiana tra narrativa e cinema dagli anni Settanta ad
oggi": l’IIC di Marsiglia celebra la V Settimana della Lingua Italiana
nel Mondo
Marsiglia - "La lingua italiana tra narrativa e cinema dagli anni Settanta
ad oggi". Sarà questo il leit motive con cui l’Istituto Italiano
di Cultura di Marsiglia celebrerà, dal 15 al 22 ottobre, la V Settimana
della Lingua Italiana nel Mondo, che si svolge come sempre sotto l'Alto
Patronato del Presidente della Republica Italiana.
[...]
Quest'anno il tema della settimana sarà "Letteratura e cinema
dagli anni 70 ai giorni nostri" e si concluderà con un duplice omaggio
allo scrittore Andrea Camilleri.
[...]
Venerdì 21 ottobre, a partire dalle ore 19.00, presso l’Istituto,
si terrà una serata speciale in occasione dell’80° anniversario
dello scrittore italiano Andrea Camilleri. L’evento prevede la proiezione
de "La cucina di Montalbano", un episodio dell'ultima serie televisiva
prodotta da RAI TV "Il Commissario Montalbano" e, quindi, la proiezione
di un'intervista allo scrittore. Presenzierà la serata la sig.ra
Alferj, segretaria personale di Camilleri.
In una occasione tutta italiana non poteva mancare infine uno spazio
dedicato alla gastronomia, che strettamente si lega ad ogni altro ambito
della vita umana. E così, sabato 22 ottobre, alle ore 21.00, presso
il ristorante "Les Arcenaulx" di Marsiglia, si terrà una serata
all'insegna di letteratura e gastronomia intitolata "Viaggio nella Sicilia
gastronomica attraverso l'opera di Camilleri".
[...]
La Repubblica
(ed. di Palermo), 13.10.2005
La matita allegra
Gianni Allegra
Corriere della sera,
13.10.2005
E' arrivato il nuovo mensile, con le grandi firme del quotidiano
In edicola un Corriere con più «Style»
Parla in primo luogo al pubblico maschile, attento alla qualità
della vita: un nuovo concetto di stile a far da comune denominatore
E' in edicola Style Magazine, il nuovo mensile del Corriere della Sera.
[...]
Il mensile pubblica in anteprima un racconto inedito di Andrea Camilleri.
[...]
[In effetti non si tratta di un inedito. Lo scritto di Camilleri
pubblicato sul Magazine è infatti
Le
vacanze alla casina, NdCFC]
AGE, 14.10.2005
TV: Ascolti; 'Le Iene show' si aggiudicano la serata, Montalbano
batte Elisa
Roma - Montalbano in replica batte ancora Elisa, ma con le Iene show
e' Mediaset a vincere la serata di ieri (e anche la seconda serata).
[...]
In prima serata, con Mediaset al 47,12% e Rai al 41,35%, su Raiuno
il 'Gatto e il cardellino' del ciclo sul 'Commissario Montalbano, vince
al terzo passaggio con 7 milioni 11 mila spettatori (27,29%) e Raiuno e'
rete leader con 27,54%, mentre 'Elisa di Rivombrosa' su Canale 5 arriva
seconda con un risultato comunque accettabile 6 milioni 204 mila e 24,53%.
Al terzo posto Italia 1 con 'Le Iene show' seguite da 4 milioni 28 mila
spettatori (17,24%).
[...]
Andrea Nunziata
Pubblicita` Italia,
14.10.2005
Fatti & Persone / Ascolti del giorno
Ascolti: ancora una vittoria per Montalbano
Ieri in prima serata il programma più visto è stata la
replica della serie tv "Il commissario Montalbano", in onda su Raiuno,
che ha ottenuto 7.011.000 telespettatori e il 27,28% di share.
[...]
ANSA, 14.10.2005
Beresford stregato da Zingaretti
Regista interessato a lavorare con interprete Montalbano
Pordenone - Luca Zingaretti e la sua interpretazione ne 'Il commissario
Montalbano' hanno 'stregato' il regista australiano Bruce Beresford. E'
quanto emerso nel corso di una conferenza stampa che Beresford ha tenuto
a Sacile (Pn), nell'ambito delle Giornate del cinema muto. 'Sono un appassionato
del 'Commissario Montalbano', ha detto il regista. 'Ho letto i libri di
Andrea Camilleri, ma la cosa che mi ha colpito di piu' e' la bravura di
Luca Zingaretti. Mi piacerebbe molto lavorare con lui'.
l'Unità, 15.10.2005
Editoriali
Il colore del pregiudizio
È noto che l’influenza della televisione sulle persone è
raramente diretta e manifesta. I mezzi di comunicazione di massa esercitano
un’influenza più sottile, attivando o rinforzando stereotipi e pregiudizi
e proponendo efficacemente stili di vita e modelli di comportamento. Mi
è capitato di vedere, a pochi giorni di distanza uno dall’altro,
due spettacoli andati in onda in prima serata su RaiUno: il maresciallo
Rocca e il commissario Montalbano.
Si tratta di due serie televisive a larghissimo ascolto e che, per
la loro spiccata «italianità», possono avere un impatto
inconsapevole particolarmente rilevante. Voglio anche premettere che i
suddetti programmi rappresentano quanto di meglio offre la nostra televisione
di stato per il grande pubblico e mostrano, in genere, una inusuale attenzione
ai possibili effetti dei messaggi veicolati (per esempio, nel rappresentare
i rapporti con gli immigrati). Per questo motivo mi ha ancor più
colpito, dopo aver visto entrambi, l’immagine e il messaggio che trasmettono
sulle donne, sulla coppia e sui ruoli di genere.
Nella serie del maresciallo Rocca, giunta ora alla quinta edizione,
le donne sono così rappresentate: l'attuale fidanzata, Veronica
Pivetti, è un po’ stupida (nonostante sia una brava insegnante!)
e passa pazientemente la vita aspettando il maresciallo - che nel frattempo
compie le sue eroiche gesta - e sperando solo che, prima o poi, lui le
chieda di sposarlo. A sua volta, la figlia del maresciallo, che nelle edizioni
passate era descritta come «ragazza moderna», aspetta ora un
figlio e fa continue scenate di gelosia al marito poliziotto, inconsapevole
del fatto che lui nel frattempo sta rischiando la vita o aiutando a risolvere
casi importantissimi. Entrambe le donne, in sostanza, sono dipinte come
emotive, deboli e incapaci di scelte autonome. Dall'altra parte gli uomini
appaiono, svegli, determinati, coraggiosi e anche spiritosi.
Prendiamo adesso il commissario Montalbano. La fidanzata - che non
lo vede mai perché lei vive a Genova e lui è sempre superimpegnato
- lo reclama per un fine d'anno a Parigi (ma che pretesa!), viaggio deciso
insieme e organizzato molto tempo prima. Montalbano - che con acume, coraggio
e generosità scioglie i nodi di un caso molto intricato - preferisce
alla fine restarsene a Licata [Sic! NdCFC] occhieggiando altre donne
(straniere!) e mangiando arancini. Qui la donna in questione appare emancipata
- perché lavora lontano da lui e lo lascia campare - ma in compenso
è tremendamente noiosa e rassegnata a passare tristemente in solitudine
il suo sospirato capodanno a Parigi.
Ora, se questa è l'idea delle donne presente - e continuamente
ribadita - nel nostro paese, c'è da chiedersi perché diavolo
si stia discutendo di quote per le donne in politica: le donne non saranno
panda (leggi: specie in via di estinzione da preservare in luoghi protetti)
come affermano di continuo - e quindi in modo scarsamente originale - alcune/i
parlamentari, ma è meglio che rientrino presto in casa a fare la
calzetta e, comunque... stiano al loro posto che noi abbiamo da fare.
Sto studiando da alcuni anni l'impatto che hanno avuto, negli Stati
Uniti, le cosiddette azioni affermative tese al riequilibrio di etnie e
genere all'interno del mondo del lavoro (qualcosa di simile alle nostre
azioni positive). Il più dibattuto tra gli interventi di questo
tipo è proprio l'introduzione di posti riservati al gruppo svantaggiato,
ossia di quote.
La ricerca nel campo mostra che questo tipo di interventi presenta
alcuni rischi e potenziali effetti collaterali proprio per chi ne usufruisce:
per esempio, nelle persone che acquisiscono un posto di lavoro attraverso
questa strada si può riscontrare un abbassamento dell'autostima
e della fiducia nelle proprie capacità, soprattutto se non si è
prestata abbastanza attenzione alla congruenza tra la preparazione della
persona che viene inserita e il tipo di prestazione che questa è
chiamata a svolgere. Per questo motivo mi sono fatta l'idea che gli interventi
forzati di riequilibrio devono essere considerati come provvedimenti straordinari,
da mettere in atto solo quando sollecitazione e incoraggiamento alla partecipazione
(o alla progressione di carriera) non producono risultati, o producono
risultati insufficienti.
Ebbene, penso che l'attuale situazione delle donne in politica nel
nostro paese sia proprio uno dei quei casi in cui è necessario intervenire
con una forte azione di riequilibrio, e non solo con le quote, ma con l'immissione
in lista di donne (competenti) in posizioni potenzialmente vincenti. Il
problema, infatti, è proprio quello di una effettiva disuguaglianza
di opportunità che non sembra possibile colmare per altra via.
Gioca contro, innanzitutto, la mancanza di un vero intento di eleggere
donne e di investire su di esse come risorsa: la presenza delle donne in
politica è tuttora, come ha scritto Bianca Beccalli anni or sono,
«ritualmente omaggiata» ma presto accantonata.
Ma gioca contro, anche, il continuo richiamo e rinforzo di vecchi stereotipi
e pregiudizi nella tv di stato (e mi sono limitata alla parte migliore
di questa, sorvolo per vergogna su molti spettacoli in questa e in altre
tv!) che riconducono le donne nella gabbia - questa si che è una
gabbia! - dei ruoli di sempre.
Angelica Mucchi Faina
Film Point, 17.10.2005
Produzione fiction
"Gli inconsapevoli" di Camilleri
Scritto da Andrea Camilleri con Rocco Mortelliti al quale è stata affidata anche la regia - Gli Inconsapevoli – è
la storia di due attori dal carattere diametralmente opposto che, dimenticati dal pubblico e snobbati da grande schermo,
grazie a un giovane impresario, molto raffinato, ritornano sull'onda del successo. Ma saranno degli insoliti omicidi a
complicheranno la storia dei due protagonisti. L’inizio delle riprese è previsto per 10 gennaio del 2006 e la preparazione
inizierà già dal prossimo mese di novembre 2005. Prodotto dalla Cinema International Comunications per la RAI non sono
stati ancora resi noti altri dettagli sui protagonisti. Per informazioni contattare la CINEMA INTERNATIONAL
COMUNICATIONS - Via Antonio Baiamonti, 2 – Roma 00195 - Tel. 063721534 - 063721535 - Fax: 063701773
RaiDoc, 18.10.2005
ALT
Camilleri e la sicilianità tema di 'Alt'
[Riportiamo la presentazione della trasmissione da un comunicato
ANSA per una replica della trasmissione, NdCFC]
Roma - 'Camilleri e la Sicilianita'' e' il tema della puntata di 'Alt',
il settimanale culturale di Arte, Letteratura e Teatro, in onda su Rai
Doc domani alle 23.00, condotto da Irene Grazioli. Una chiacchierata con
lo scrittore in un viaggio in Sicilia: Camilleri parlera' della sua isola
attraverso il racconto di una carriera costruita sull'amore per il teatro,
per i libri e per la televisione. A seguire, le testimonianze di artisti
siciliani e non, che hanno trovato nella sicilianita' e nei dialetti fonte
d'ispirazione per il proprio lavoro. Lando Buzzanca, rivisitando i suoi
film, parlera' della sua Palermo, dei suoi personaggi e di un certo periodo
in cui ha rappresentato nell'immaginario il tipico esempio di maschio italiano.
Gaetano Savatteri raccontera' il suo ultimo libro 'I Siciliani', mentre
Fabrizio Gifuni parlera' del suo ultimo spettacolo 'L'ingegner Gadda va
alla guerra' e di cosa abbiano rappresentato nella storia culturale italiana
i dialetti. Non manchera' lo spazio dedicato alla cucina siciliana: Manfredi
Giannoni e' andato in una trattoria siciliana, cercando di rubare i segreti
delle ricette del commissario Montalbano allo chef Filippo La Mantia. Rossella
Fiumi, danzatrice e coreografa, raccontera' della sua esibizione al 'Video
danza film fest' di Catania e il fotografo siciliano Gian Maria Battista
Falcone descrivera' gli scatti della sua isola. Inoltre, saranno trasmessi
i retroscena dello spot di 'W Radio2' di Fiorello e Baldini con Andrea
Camilleri.
(ANSA, 14.11.2005)
Adnkronos, 18.10.2005
Spettacolo
Tv: fiction, Montalbano superstar nelle vendite all'estero
Roma - ''Il commissario Montalbano'' superstar ma tutta la fiction italiana
attira le tv di tutto il mondo. Sono molti i titoli che Rai Trade ha proposto
con successo al Mipcom di Cannes a buyers e distributori internazionali.
I nuovi episodi della fiction con Luca Zingaretti sono stati visionati
e opzionati da tv di oltre trenta Paesi, quelli che gia' detenevano i diritti
delle dieci precedenti puntate.
Non è m@i troppo
tardi, 18.10.2005
La puntata odierna è stata dedicata a Luciano Somma, poeta e
Socio del Camilleri Fans Club, che ha anche parlato di Andrea Camilleri
e della Mailing List del Club.
La
registrazione è online sul sito di Tele 5 Napoli.
La Sicilia, 19.10.2005
Caltanissetta
Andrea Camilleri al Liceo oggi parla di San Calogero
[Camilleri non sarà presente. Il volume presentato contiene
un'intervista allo scrittore, NdCFC]
Oggi alle ore 17:30 nell'aula magna del Liceo classico "Ruggero Settimo"
si terrà un incontro organizzato dalla Società Dante Alighieri,
presieduta dalla prof.ssa Marisa Sedita Migliore. Sarà presentato
il testo "San Calogero, un agrigentino venuto da lontano", curato dagli
autori Alessandro Bertirotti, Rosa Maria Indelicato e Marcella Sardo. Il
volume, pubblicato dalla "Bonanno editori", è inserito nella collana
di antropologia e scienze cognitive della casa editrice. L'incontro prevede
anche un intervento dello scrittore Andrea Camilleri.
Tra gli autori del volume c'è la giovane nissena Marcella Sardo,
laureatasi in Relazioni Pubbliche lo scorso anno e attualmente collaboratrice
del prof. Alessandro Bertirotti alla cattedra di Relazioni Pubbliche di
Catania. Lo studente Corrado Sillitti (della classe 3ª D del Liceo)
curerà gli intermezzi musicali.
"Nel volume - spiega Marcella Sardo - viene analizzato il "culto calogerino"
e la sua liturgia non canonica, blasfema per alcuni, pagana per altri,
ma indiscutibilmente ricca di pathos emotivo. Si approfondiscono le manifestazioni
più spontanee e genuine della festa per il "Santo nero" attraverso
la festa, gli ex voto, le icone, i suoni. Si cerca una possibile risposta
al perchè, per il popolo, San Calogero, è il patrono del
cuore".
Va. Ma.
Inform, 19.10.2005
Lingua e cultura italiana
All’Istituto di Cultura di Lisbona, V Settimana della Lingua Italiana
nel mondo
Lisbona - Dal 23 al 29 ottobre, V Settimana della Lingua Italiana nel
Mondo anche a Lisbona. L’evento è promosso dall’Istituto Italiano
di Cultura in Portogallo, con la collaborazione del Ministero degli Affari
Esteri, dell’Accademia della Crusca e del Ministero per gli Italiani nel
Mondo, del Centro Cultural di Belém, dell’Associazione Teatrio di
Venezia e della Casa della Musica di Porto.
Tema della V edizione “La lingua italiana tra narrativa e cinema dagli
anni Settanta ad oggi”.
[...]
Tra i numerosi eventi segnaliamo presso l’IIC di Lisbona il 27 alle
ore 20 proiezione de “Il Commissario Montalbano – Il cane di terracotta”
di Alberto Sironi, ispirato al romanzo Andrea Camilleri, con Luca Zingaretti.
[...]
Corriere della sera,
19.10.2005
Da Camilleri a Faletti, i nostri autori più gettonati della
Buchmesse
Mentre l'agente Wylie punta sul nuovo Baricco
Il giallo salva l'Italia in trasferta alla fiera di Francoforte
Piacciono ancora gli scrittori italiani in Germania? A giudicare dalle
recensioni contenute nei supplementi dei giornali tedeschi dedicati alla
Fiera del Libro che si apre oggi, si direbbe di no. Il numero speciale
dello Spiegel, per esempio, cita solo quattro libri italiani, un noir di
Raul Montanari, "Chiudi gli occhi" (List), la biografia di Mozart scritta
dallo storico Piero Melograni (Siedler) e poi Andrea Camilleri. Presente
con "La presa di Macallè" e con il bel libro intervista scritto
da Saverio Lodato (tutti e due da Piper). Sempre siciliano è l'altro
caso della stagione, "Chi è Lou Sciortino" del catanese Ottavio
Cappellani, venduto in diciotto Paesi è tradotto da Pendo che ha
chiamato l'autore in Germania per un tour imponente di presentazioni.
[...]
Ranieri Polese
Corriere della sera,
20.10.2005
Ieri si è aperta la Buchmesse. Parla l'editore tedesco, che
da 40 anni traduce i nostri scrittori
L'Italia salvata da Ammaniti, Scarpa, Nove
Wagenbach: "La vostra narrativa non è morta, mancano i lettori"
Francoforte
[...]
Nel suo catalogo non ci sono solo gli scrittori (fra questi Camilleri).
[...]
"Wagenbach è la casa editrice in Germania con più titoli
italiani. Da poco ho raccolto gli interventi politici di Camilleri, un
libro che non c'è in Italia."
[...]
Ranieri Polese
Politicamente
scorretto
Dal 21 al 23 ottobre 2005 a Casalecchio di Reno (BO)
Politicamente scorretto - La letteratura indaga i gialli della politica
Convegni, dibattiti, reading, testimonianze, film, book-shop e mostre
su misteri irrisolti e omissis inquietanti della nostra Repubblica.
Il progetto è nato grazie alla collaborazione di Carlo Lucarelli;
del comitato scientifico fa parte Andrea Camilleri.
Venerdì
21 ottobre, ore 15:00-17:00 - Politicamente scorretto - Lo stato
del giallo rispetto alla politica.
Scrittori a confronto sui risvolti politici che emergono dal giallo
e dal noir nella letteratura contemporanea: Luigi Bernardi, Giorgio Boatti,
Piero Colaprico, Giancarlo De Cataldo, Giuseppe Genna, Stefano Tura, Nicoletta
Vallorani. Coordina Carlo Lucarelli.
Videointervista a Andrea Camilleri.
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il video via ADSL
Sabato
22 ottobre, ore 10:30-13:00 - Giallo Bologna - Nero Palermo.
Incontro tra giallisti bolognesi e giallisti palermitani: Luigi Bernardi,
Marco Bettini, Giacomo Cacciatore, Piergiorgio Di Cara, Valentina Gebbia,
Maurizio Matrone, Geri Palazzolo, Giampiero Rigosi. Coordina Carlo Lucarelli.
Videointervista a Andrea Camilleri sullo stato della letteratura noir
in merito alle questioni siciliane.
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Istituto Italiano
di Cultura di Marsiglia
V Settimana Mondiale della Lingua Italiana
Ciclo: "Letteratura e cinema"
Speciale 80o anniversario dello scrittore italiano Andrea Camilleri.
La cucina di Montalbano
Venerdì 21 ottobre 19.00 - Istituto Italiano di Cultura
Proiezione di un episodio dell'ultima serie televisiva prodotta da
RAI TV: Il Commissario Montalbano.
Proiezione di un'intervista dello scrittore Andrea Camilleri.
Presenzierà la serata la sig.ra Alferj, segretaria personale
di A. Camilleri.
Sabato 22 ottobre 21.00 - Ristorante "Les Arcenaulx"
"Caffé letterario con il Commissario Montalbano"
Serata all'insegna di letteratura e gastronomia.
Prenotazione al ristorante: 25€, partecipazione alle spese. Tel:
0491598030.
La Stampa, 21.10.2005
In scena a Torino
L’Italia ribatte il Brasile 3 a 2 (però in teatro)
Un istante, un attimo, un nanosecondo, insomma un'infinità di
tempo di Italia-Brasile 3 a 2, partita di calcio giocata il 5 luglio 1982,
ore 17,15, nell'adesso spianato stadio Sarrià di Barcellona, va
in scena questa sera e per le sere di domani e di domenica al teatro Juvarra,
inizio alle 20,45, via Juvarra 15. E' una pièce di ispirazione calcistica,
proprio quella sfida che sembrava segnata a favore dei sudamericani e che
invece lanciò gli italiani verso la conquista del titolo mondiale.
Trattasi di un intervento decisivo del portiere azzurro Dino Zoff, su uno
di quei palloni che i radiotelecronisti battezzano già gol, e che
invece venne fermato proprio sulla linea. La faccenda dura appunto un tempo
brevissimo come esecuzione pura e semplice, anzi come momento in cui il
pallone smette di rotolare e viene bloccato proprio sulla linea. Davide
Enia, autore e interprete, ha fatto esordire la sua opera, la sua operazione
anche musicale il 21 maggio 2002 allo stadio Meazza di Milano, in occasione
del «Festival Teatri dello Sport». Il teatro Juvarra ha già
ospitato altre cose interesanti sul calcio, di calcio. Stavolta l'attore
si presenta con due musicisti in scena, Fabio Finocchio e Giulio Barrocchieri,
intanto che in locandina si presenta come ex giocatore fermato da una malora
al ginocchio e ridotto, intensamente però, a tifare per il suo grande
Palermo anziché giocare con la maglia rosanera. Il parlare del racconto,
che «convoca» giocatori celebri e che spazia del calcio giocato
in strada sino alle funzioni autenticamente religiose tenute da Diego Armando
Maradona al San Paolo di Napoli, è nell'italiese siculo santificato
da Camilleri. Con in più la musica e la garanzia degli interpreti
di esser «filologicamente» scorretti. Gli appassionati di calcio,
di musica, di Camilleri, di Zoff non devono assolutamente dribblare la
proposta.
Gian Paolo Ormezzano
Il Mattino,
22.10.2005
Il Premio Rossellini
Andrea Camilleri e Cucinotta star della passerella di Maiori
Premiato un filmaker di Eboli
Forse ci sarà anche Andrea Camilleri, mentre hanno confermato
le loro presenze Agostino Saccà, gli attori de "La Squadra" e di
Un posto al sole". Sono solo alcuni degli ospiti della VI edizione del
Premio Rossellini che si svolgerà a Maiori dal 25 al 29 ottobre
e alla cui giuria sono giunte oltre cento sceneggiature.
[...]
Paolo Romano
[Camilleri non sarà presente, NdCFC ]
La Repubblica, 23.10.2005
Cultura. Lo scrittore siciliano ha compiuto ottant´anni e Sellerio
Editore gli ha regalato un piccolo, prezioso libro con la collezione di
tutte le sue copertine: trecento, stampate in venticinque paesi. Un´occasione
per smontare i meccanismi di uno straordinario successo editoriale e per
mettere in discussione l´immagine dell´isola che questi romanzi
hanno diffuso ovunque
Il giro del mondo di Camilleri
C´è complicità tra il genio dell´autore e
gli ignavi di Sicilia, perché è molto comodo stare dentro
un clichè, in una isolatissima isola senza ponti
Lo strano caso delle Due Sicilie
Andrea Camilleri:La Sicilia per me è il villaggio di Tolstoj,
quando diceva: "Descrivi bene il tuo villaggio e avrai descritto il mondo"
Andrea Camilleri ha maritato i suoi figli, ma certamente non ha scelto
le loro mogli. Per ogni libro-figlio c´è una copertina-nuora
che Camilleri si ritrova in casa o, se volete scambiare i generi, per ogni
pubblicazione-figlia c´è una copertina-genero. Ma Camilleri
non è le sue copertine. Ad esempio, la bella copertina turca della
“Gita a Tindari”, “Tindari Gezisi”, giocata soprattutto sul bianco e nero
con l´aggiunta del rosso del sangue, non rimanda certo a Camilleri,
ma alle gerarchie dei colori che, in ogni Paese, sono diverse. Per noi
il bianco significa l´eccellenza, il candore e la purezza mentre
il nero è l´oscurità. Per i turchi è esattamente
il contrario, forse perché era Nero il mare attorno al quale svilupparono
la loro potenza ed era invece con disprezzo liquidato come "Mare Bianco"
quel Mediterraneo che fu la nostra apertura, la nostra fantasia, la nostra
vita. Così gli antichi greci non conoscevano l´azzurro perché,
spiegava Nietzsche, mancava loro la profondità dell´infinito
e neppure nel mare e nel cielo riuscivano a vedere il blu.
Perdersi dunque nei codici di queste belle trecento copertine, che
Sellerio ha raccolto in un volume omaggio agli ottanta anni di Andrea Camilleri
e ai suoi 35 romanzi, significa imbarcare gli occhi e dimenticarsi dei
libri che spesso i grafici neppure leggono. Sempre le copertine sono un´altra
cosa rispetto ai libri. Le copertine seducono il lettore con le linee,
con i colori e con la tattilità. Sono come i vestiti che da tempo
non sono più sudditi del corpo che li indossa, ma rimandano agli
stilisti e al loro linguaggio. In copertina, lo stesso autore diventa estraneo
al suo libro, la copertina non è la droga che ne potenzia la lettura.
È come la pubblicità: ci sono straordinari spot di prodotti
che nessuno poi verifica, e si può giustamente dire che il prodotto
è
un pretesto per la pubblicità come il libro è un pretesto
per la copertina.
Capita dunque di sentirsi sedotto da un intimo femminile, ma di non
sopportare il corpo della donna, - la moglie, un´amica, una detestabile
zia - che lo indossa. Con Camilleri la faccenda si complica, perché
non solo ci piacciono queste copertine, prova fisica dello straordinario
successo internazionale di un autore tradotto in ben 25 lingue. Ma ci piace
anche lui. Ci piace tutto di Camilleri, tranne la sua scrittura. Intanto
ha la voce calda e pastosa, il felicissimo tormentone del Fiorello radiofonico.
Ed è un uomo all´antica, un incrocio arabo-normanno che ha
reso la Sicilia più incomprensibile ma più popolare. Di Camilleri
sono simpatici anche il suo essere di sinistra come un ragazzino, la sua
ironia, e soprattutto l´intramontabilità del talento, la disgiunzione
tra il talento e l´anagrafe, quell´esser diventato in tarda
età lo scrittore italiano più prolifico, più venduto
e più letto in Italia e nel mondo; quell´essere un ottantenne
bravo nell´inventare trame e nel produrre gialli a ritmo industriale,
nel farsi "tragediatore" delle anime perse.
Camilleri insomma è l´anziano che tutti vorremmo essere.
Ci piace, dunque. Ma come ci piacevano i nostri nonni dei quali detestavamo
la "nonnità": la loro fede politica monarchica per esempio, la devozione
ai santi e ai miracoli, i proverbi, i malocchi, i pregiudizi... Insomma,
di Camilleri non ci piace la sua Sicilia che è dialetto finto, è
marginalità, è caricatura, è surrogato, è l´eco
di una voce, è l´ombra di una terra. Agli stranieri Camilleri
piace perché è poeticamente pittoresco, e perché grazie
a lui misurano la distanza tra la loro presunta "Übermensch" e l´umanità
lenta, antica, attardata, bloccata, implosa. E molti siciliani sono contenti
di essere descritti come un´umanità a statuto speciale, amano
la cortina che li nasconde, li protegge e li tiene fuori dalla storia che,
purtroppo, è pesante. Il siciliano adora ricoverarsi nella "cameretta"
descritta da Brancati. C´è insomma una complicità più
o meno dichiarata tra il genio di Camilleri e gli ignavi di Sicilia, perché
è molto comodo stare dentro un cliché definito una volta
per tutte, cittadini di una isolatissima isola arcaica senza ponti, isolani
per caratteristiche biologiche e per qualità del liquido seminale,
titolari di una separatezza che ovviamente non esiste se non come stereotipo,
come pregiudizio che raccoglie, in disordine, malanni personali e banalità
di ogni genere.
In Sicilia una finestra chiusa significa paura, un uomo che ride è
Liolà, un cittadino che vuol farsi i fatti propri è omertoso,
il vestito nero di una donna non è un segnale sexy come a Parigi,
ma è un sospetto di lutto, un indizio di reato, l´allegoria
di una lupara. E il velo sulla testa di una signora è il segno ancestrale
di una cultura araba. Un uomo che si appisola nel pomeriggio è don
Giovanni in Sicilia. Un pranzo è una mangiata. Un amico è
un complice. Un amore è una tragedia. Un bacio è un tradimento.
Uno sguardo è un ingravidamento. E non c´è fondo senza
sottofondo, non c´è salsa di pomodoro che non sia unica, inimitabile,
irripetibile. Il tutto descritto con la lascivia sentimentale di certe
orrende cose di noi stessi che ci piacciono tanto, quasi fossero anacronistiche
virtù, elisir da paradiso perduto.
Attenzione: è vero che la Sicilia è anche delirio, patacca,
finzione, dialetto masticato, mafia e orrore. Ma non è questa la
Sicilia delle professioni moderne, delle università, dei licei,
e neppure dei famosi mercati, la Vucciria di Palermo e la Fera o luni di
Catania, che ormai sono mercati internazionali. I venditori sono senegalesi,
arabi, cinesi... E gli acquirenti sono maltesi, brasiliani, marocchini,
tunisini, dello Sri Lanka, indiani, mauriziani... Chi pensa di trovare
la cosiddetta "autenticità" della Sicilia di Camilleri nei mercati-simbolo
di Palermo e di Catania, rimane subito spiazzato perché vi trova
invece la globalizzazione e la babele. Così le università
siciliane nulla hanno di diverso da quelle francesi o londinesi, senza
ovviamente misurarle con i punti di eccellenza, ma con l´umanità
che le frequenta: gli insegnanti, gli studenti, i bidelli.
Chi parla oggi il dialetto di Camilleri in Sicilia? Dov´è
la Sicilia di Camilleri in Sicilia? Certo, Camilleri non è il responsabile
di quest´idea di separatezza che ha trovato già confezionata
nella cultura sicilianista, e alla quale persino Sciascia ha fornito il
suo contributo. Camilleri eredita la sua Sicilia dalla letteratura sulla
Sicilia, ed è vero che la letteratura è sempre ficiton. Nessuno
pensa di conoscere la verità dei comites palatii di Carlo Magno
attraverso l´”Orlando furioso”, che è un documento, ma non
è un manuale di storia e di sociologia. Nessuno vuole applicare
alla letteratura il criterio zdanoviano del realismo. Sempre la letteratura
inventa, deforma, aggiunge, amplifica. Ma Camilleri riduce. Il segreto
del suo grande successo è nella ripresa facile, nella volgarizzazione
e nell´offerta di tutti i vecchi cliché, di tutti i vecchi
luoghi comuni presentati con la semplicità compiaciuta del realismo,
quasi fosse il Simenon della piccola gente di Sicilia. La letteratura postgiudizio
diventa con lui letteratura pregiudizio. Se la buona letteratura è
sempre surreale la sua è "sottoreale".
Mi è persino accaduto, a me che sono siciliano, di incontrare
dei tedeschi che erano stati in Sicilia dopo avere letto Camilleri. «Ma
voi non siete così» dicevano, felicemente sorpresi di non
avere trovato i siciliani camillerianeschi. Erano contenti che non ci fosse
corrispondenza tra la scimmia e la gabbia. E a loro volta i siciliani erano
felici di riaccreditarsi, di liberarsi della scimmia, della separatezza
e della diversità, ma ciascuno rifugiandosi ancora una volta nel
più vieto dei luoghi comuni della separatezza, così rinchiudendosi
di nuovo nella gabbia: «Eh sì, anche io sono siciliano. Siciliano
sì, ma diverso».
Francesco Merlo
Parla Niccolò Ammaniti
"Una melodia che conquista"
«L´ho conosciuto nel´99. Eravamo a Catania, lui e
Fausto Bertinotti dovevano presentare il mio libro “Ti prendo e ti porto
via”. In quell´occasione ho scoperto due cose: che il leader di Rifondazione
Comunista è un vero critico letterario e che Camilleri è
un narratore da tavola, nel senso che ha un pensiero narrativo, sempre».
Niccolò Ammaniti è anche l´autore di “Branchie” (Ediesse,
poi Einaudi), di “Io non ho paura” (Einaudi), dal quale è stato
tratto il film di Gabriele Salvatores. Ora il popolo dei suoi fan (121mila
siti in rete) è in attesa dell´annunciato romanzo dal titolo
provvisorio “Meno 273” (Mondadori) che dovrebbe uscire nei primi mesi del
2006.
Ammaniti che tipo è Andrea Camilleri?
«Affettuoso, come può esserlo un lettore. Quella prima
volta in cui ci siamo incontrati mi ha molto colpito».
Come mai?
«Ha un modo di fare speciale e poi entra nel vivo del tema, senza
preamboli. È schivo, apparentemente introverso ma è anche
diretto, disponibile. Vive in un mondo suo, molto forte, che può
sembrare inaccessibile, ma la sua capacità di raccontare apre ogni
porta. È un uomo che ha sempre espresso i suoi pensieri, ha scontato
la sua sincerità, basta ripensare alla vicenda della Rai. Quelli
come lui sono davvero pochi».
Ha anche una fantasia infinita.
«È vero, anno dopo anno scrive storie. In questo assomiglia
ad un altro grande affabulatore, Georges Simenon. Dentro di lui c´è
un fatto narrativo che non si spegne. In genere, dopo una certa età
ci si ripete, ma Camilleri è all´interno di una corrente di
narrazione. Fa lo scrittore con tranquillità. Gli studenti dell´Accademia
di arte drammatica ricordano che quando insegnava riusciva a "prendere"
le persone e a portarle fino dove voleva».
Se dovesse scegliere: meglio il commissario Montalbano o i romanzi?
«Preferisco la sua parte immaginativa, io faccio parte di quelli
che non amano seguire le trame che si dipanano lungo il filo di un´indagine».
E il linguaggio di Camilleri?
«Per me non è stato facilissimo seguirlo. Anzi, ho dovuto
fare i conti con quella lingua, addirittura ogni tanto saltando qualche
parola incomprensibile. È una strana melodia, puoi non capirla a
fondo, ma ne sei catturato; è un suono aspro, quasi cacofonico».
Come si spiega tanto successo, nonostante la difficoltà?
«L´ho detto prima: Camilleri racconta storie semplici alle
quali è facili appassionarsi: costruisce con le parole l´affresco
di un mondo apparentemente immobile che ti cattura».
Alessandra Rota
Corriere della sera,
23.10.2005
La pagella
Si rivede il commissario
Andrea Camilleri, "La luna di carta", Sellerio, Pagine 267, Euro 11.
Torna Montalbano e Camilleri fa di nuovo centro. Alla sua veneranda
età sprizza una freschezza di scrittura - tra ilare ironia e cupo
sarcasmo - e un'esplosione di invenzione che fa diventare vecchi tutti
i giovani scrittori che quest'anno l'editoria ha mandato pomposamente in
libreria. Montalbano questa volta si trova davanti al cadavere di un rappresentante
di prodotti farmaceutici, seduto nella
poltrona di casa sua in una situazione sconcia. Ci sono in primo piano
due splendide donne, la sorella e l'amante del morto: sono due femmine
ambigue, da cui il commissario rischia d'essere irretito e sviato nella
sua indagine. Sullo sfondo c'è un verminaio di politici corrotti
e di mafiosi, di cocainomani e di killer: insomma, c'è tutto l'orrore
di oggi quale può trovare un investigatore onesto che cerca una
verità. La trova, ne scopre un'altra e poi un'altra ancora, fino
al limite dello spavento d'anima.
Voto 7
Giorgio De Rienzo
La Repubblica
(ed. di Palermo), 23.10.2005
Il dibattito
Sicilia ed Emilia a confronto sul giallo
Un confronto tra due realtà diverse ma accomunate da un´unica
passione: quella per il noir. Le città guardate attraverso i finestrini
di una volante o con gli occhi di un autista dell´autobus. A Casalecchio
di Reno, nell´ambito della manifestazione “Politicamente scorretto,
La letteratura indaga i gialli della politica”, scrittori bolognesi e palermitani
a confronto. Carlo Lucarelli, durante il dibattito "Giallo Bologna - Nero
Palermo" mette insieme i siciliani come Giacomo Cacciatore, Pier Giorgio
Di Cara, Valentina Gebbia e Geri Palazzotto con agli emiliani Luigi Bernardi,
Marco Bettini, Maurizio Matrone e Giampiero Rigosi. In video il collegamento
con Andra Camilleri. «Ognuno di noi - ha detto l´inventore
del commissario Montalbano - mette in luce un aspetto del prisma complesso
che è la realtà siciliana. In fondo, tutta la letteratura
non è altro che una grandissima indagine».
.com, 25.10.2005
Zanzare & tigri
Mi manda Valzania
Per convincere Andrea Camilleri ad apparire con Fiorello negli spot
di annuncio di Vivaradiodue, ci è voluta l'intercessione di Sergio
Valzania. Su consiglio dello showman siciliano, il direttore della radio
ha preso carta e penna per scrivere una lettera allo scrittore, che conosce
da anni. Risposta positiva.
M. Sabatini
La Stampa, 25.10.2005
Castelnuovo
Il 13 novembre la premiazione del concorso intitolato a Nigra
C'è attesa a Castelnuovo Nigra, per la cerimonia finale del quarto
premio letterario intitolato a Costantino Nigra, fissata per domenica 13
novembre. L'ospite d'onore (sempre che confermi la sua presenza) sarà
Andrea Camilleri, che si è guadagnato la menzione più importante
nella categoria «Antropologia e letteratura».
[...]
Giornale di Brescia,
25.10.2005
Ha chiuso in bellezza e Saccà, direttore di Rai Fiction, annuncia
la sesta serie delle avventure del personaggio interpretato da Gigi Proietti
Il Maresciallo Rocca non va in pensione
Il fascino della fiction in divisa confermato dai successi di "Montalbano"
e "Distretto di polizia"
[...]
Il personaggio del Maresciallo Rocca riscuote consensi da circa dieci
anni, visto che la prima puntata della serie fu trasmessa nel gennaio 1996.
Non è da meno il Commissario Montalbano, la "creatura" di Andrea
Camilleri, portata sul piccolo schermo da Luca Zingaretti per la prima
volta nel 1999 ("Ladro di merendine"), e che quest’anno, pur in replica,
ha battuto la "fiction evento" dell’anno scorso «Elisa di Rivombrosa».
Altro successo in divisa è quello di «Distretto di polizia»
che, al contrario di Rocca e Montalbano, legati rispettivamente alle figure
di Proietti e Zingaretti, presenta un impianto pi ù corale. Nella
fiction di Canale 5 ciò che funziona è il «Distretto»
con i suoi personaggi, che cambiano di volta in volta, mentre sarebbe difficile
immaginare un Maresciallo Rocca che non sia Proietti o un Montalbano che
non sia Zingaretti.
[...]
Adnkronos, 25.10.2005
Teatro: Roma, Dopo Sessant'Anni Tornano Alla Ribalta i Guf
Il progetto nasce dalla volonta' di Turi Vasile di riscattare l'importanza
del teatro Guf (del quale fu uno dei protagonisti) e grazie al sostegno
dell'Enap - Ente Nazionale Assistenza Previdenza scrittori, pittori, musicisti,
autori, che, gia' anni fa con il presidente Andrea Camilleri, pubblico'
il volume ''Atti senza senso. L'avanguardia ignorata degli anni Quaranta''
nel quale sono raccolti i tre atti unici diretti da Giordano.
Yahoo! Notizie,
25.10.2005
Un omaggio a Camilleri: un libro con le sue 300 copertine
La casa editrice Sellerio, la prima ad aver puntato sull'autore siciliano
dandogli visibilità e lentamente anche il grande successo di cui
ora gode in tutto il mondo, ha voluto fare un omaggio ad Andrea Camilleri
per i suoi ottant'anni: un volume con la riproduzione di tutte le copertine
che hanno avuto i suoi libri nelle più svariate edizioni internazionali.
Il volume ha più motivi di interesse: diventa un'analisi del gusto,
del significato simbolico di forme e colori, che variano di nazione in
nazione, ma anche un colpo d'occhio sulla visione internazionale della
Sicilia, sull'immagine dell'isola che i romanzi di Camilleri hanno diffuso
all'estero.
Informazioni Editoriali s.p.a
La Repubblica (ed.
di Roma), 26.10.2005
Valle
Il teatro universitario di Renato Giordano
C´era una volta il teatro universitario. Non solo quello del leggendario
CUT romano degli anni ´50 dove si formarono Gigi Proietti, Antonio
Calenda, Leo De Berardinis e Carlo Quartucci. Ma anche quello molto meno
noto del GUF (Gruppi universitari fascisti). A farcelo scoprire con tre
atti unici allestiti ha pensato il regista Renato Giordano ideatore e curatore
del progetto "Atti senza senso (l´avanguardia ignorata degli anni
Quaranta)". «Ne "La valigia" di Enrico Ribulsi - dice Giordano -
il Tempo scandisce Arrivi e Partenze di un giovane in un clima da Metropolis;
"Un uomo sta per morire" di Turi Vasile e Alberto Perrini racconta le ultime
ore di un esotico Re dello Zucchero; infine, "Il cavallo" di Ennio De Concini
dove debuttò Giulietta Masina è ambientato in un manicomio
pre-Basaglia». Il 27, nel pomeriggio convegno sul tema con Andrea
Camilleri e Giorgio Albertazzi.
Teatro Valle, via del Teatro Valle 21, tel. 06/68803794. Il 27 e 28.
Nico Garrone
Il Messaggero,
26.10.2005
Le avanguardie anni Quaranta: “Atti senza senso”
Durante il regime, e in particolar modo a partire dai primissimi anni
quaranta, il Minculpop (Ministero della Cultura Popolare) proibì
le rappresentazioni di opere appartenenti alla drammaturgia di paesi nemici.
Era ovvio che non si poteva portare, neanche sotto forma di metafora, il
pensiero del nemico in casa. Quest'atteggiamento favorì la formazione
e la valorizzazione di un teatro italiano animato «da una sincera,
anche se talvolta ingenua, ansia di rinnovamento» che si andava orientando
verso un tipo di drammaturgia impegnata, in opposizione a quello che allora
veniva chiamato il teatro “digestivo”, e che in alcuni casi anticipò
addirittura le tematiche espresse anni dopo dal più famoso “teatro
dell'assurdo” di Genet e Jonesco. Era il periodo in cui in tutta Italia
sorsero i cosiddetti Teatri-Guf (Gruppi Universitari Fascisti) che, a dispetto
dell'appellativo, racconta Andrea Camilleri, «si qualificarono subito
come laboratori di sperimentazione e di ricerca tutt'altro che subordinati
agli orientamenti e agli indirizzi del regime».
A questa poco conosciuta stagione teatrale saranno dedicate due intere
serate, domani e venerdì, al teatro Valle, grazie al progetto "Atti
senza senso". L'avanguardia ignorata degli Anni Quaranta, fortemente voluto
dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Domani pomeriggio
sarà organizzato un dibattito di apertura (con la partecipazione
tra gli altri di Mario Verdone, Andrea Camilleri e Giorgio Albertazzi)
mentre nel corso delle due serate verranno riproposti, con la regia di
Renato Giordano, tre atti unici ("La Valigia" di Enrico Ribulsi, "Un uomo
sta per morire" di Turi Vasile e Alberto Perrini e "Il cavallo" di Ennio
De Concini) di alcuni dei principali esponenti di quella dimenticata avventura
teatrale.
G.Mal.
La Sicilia, 26.10.2005
Siracusa
Vasquez, teatro per tutti i gusti
Una stagione per tutti i gusti al teatro Vasquez.
[...]
"La concessione del telefono" (una novità assoluta di Andrea
Camilleri e Giuseppe di Pasquale) con Francesco Paolantoni, Tuccio Musumeci
e Pippo Pattavina.
[...]
g.i.
Istituto Italiano
di Cultura di Lisbona
V edição da Semana da Língua Italiana no Mundo
(de 23 a 29 de Otubro de 2005)
A língua italiana entre narrativa e cinema desde os anos
setenta até hoje
Quinta-feira, 27 de Outubro: Instituto Italiano de Cultura
- 20h00 Projecção do filme: "Il Commissario Montalbano
– Il cane di terracotta" de Alberto Sironi, inspirado no romance de Andrea
Camilleri – Com Luca Zingaretti – Duração 102’ – Ano 2000
(legendado em italiano)
La Repubblica
(ed. di Genova), 27.10.2005
Le idee
Allo Spielberg con Gelasio Adamoli e Camilleri
I labirinti che è capace di costruire la storia creano qualche
volta itinerari divertenti e istruttivi.
Quale nesso infatti può legare Silvio Pellico, il carbonaro
autore del romanzo "Le mie prigioni" memoriale ottocentesco della sua esperienza
nel carcere dello Spielberg, Gelasio Adamoli sindaco di Genova dal 23 febbraio
1948 al 15 giugno del 1951 e Andrea Camilleri, creatore del personaggio
del commissario Montalbano?
È di qualche giorno fa la notizia che l´amministrazione
comunale di Brno città della nuova Repubblica ceca (capitale Praga)
ha deciso di trasformare la fortezza che campeggia ai limiti del centro
storico in un lussuoso albergo. Dal 1789 al 1854 la fortezza fu adibita
a carcere di stato dagli Austriaci per punire i detenuti politici.
Il più alto numero di patrioti rinchiusi in quell´orribile
carcere era composto da italiani. Una grande stele sovrastata da una lupa
capitolina ricorda i giovani carbonari italiani che lì morirono.
Pietro Maroncelli viene ricordato nel racconto di Pellico per la subita
amputazione della gamba da parte di un "cerusico" estemporaneo che fu gratificato
dalla vittima dell´operazione con il dono della rosa che questi teneva
in cella. Nei lunghi corridoi interni, ben intonacati, in un itinerario
che racconta la cruda egemonia degli austriaci sul popolo ceco ci sono
belle lapidi che raccontano e tengono viva la memoria di carbonari e mazziniani
della Giovane Italia che trascorsero lunghi anni in queste celle nelle
quali sono conservati tavolacci di ciliegio e robusti ceppi (oggi ben ripuliti
e disinfettati) a testimonianza di orrori lontani.
Nell´emozione della memoria storica e dell´impegno italiano
verso la memoria risorgimentale in una stanza che illustra le presenze
della autorità italiane allo Spielberg a fianco della foto di Oscar
Luigi Scalfaro con ovvia sciarpa bianca, campeggia una bella foto nella
quale, in prima fila, cappotto spigato con cintura ai fianchi, baffetti
neri e capelli ben stirati ecco Gelasio Adamoli. Un pezzo di storia genovese.
Ma anche italiana se è vero che la città di Termoli nel chiedere
la concessione della medaglia d´oro al valore militare al presidente
Ciampi ha voluto citare come eroi della propria Resistenza i fratelli Gelasio
e Altobrando Adamoli che il località il Ceppo armarono un cannone
per sparare contro i tedeschi in una coraggiosa operazione militare.
Diventato sindaco, Adamoli organizzò le Olimpiadi nazionali
della cultura che si svolsero al circolo culturale Lumen e che videro campione
lirico per "bellezza e intensità di immagini", così riferisce
il Lavoro del 15 dicembre 1950, un giovane poeta, Andrea Camilleri, per
la poesia "Morte di Garcia Lorca". "Nell´alba sporca di voli / e
d´uomini col viso chiuso come un pugno / fu certo una cosa assai
semplice / trafiggere contro un muro / la tuta azzurra di un gitano / e
rompergli l´ultimo grido tra i denti. / E il verde sopra i prati
fu ancora verde / dolce rimase il vento tra gli ulivi".
Non sarebbe bello per la città di Mameli e di Mazzini dimenticare
lo Spielberg. È auspicabile che il Comune di Genova si associ alle
tante proteste che sono partite verso Brno da molte parti d´Italia.
A Fratta Polesine, paese dove è sepolto Giacomo Matteotti, l´11
novembre sarà inaugurato un convegno su "Silvio Pellico e i carbonari
nelle prigioni dello Spielberg". Nel ricordare che Mazzini aderì
alla carboneria con trame ordite dentro il teatro Carlo Felice, sarebbe
bello che Genova tenesse bene in mano i fili della storia del nostro Paese.
Gelasio Adamoli sarebbe contento di una rinnovata solidarietà e
Andrea Camilleri, magari, potrebbe dedicare alla città una nuova
poesia esattamente cinquantacinque anni dopo.
Matteo Lo Presti
Il Giornale
di Calabria, 27.10.2005
Per accontentare tutti i gusti
Presentato a Reggio Calabria il Cartellone del Teatro Cilea. Si comincia
il 18 novembre
Reggio Calabria. Anche per questa stagione il cartellone del teatro
“Francesco Cilea” di Reggio Calabria si presenta ricco, interessante ed
adatto ad accontentare i differenti gusti della platea reggina.
[...]
Dicembre (il 2, il 3 e il 4) si aprirà con “La Concessione del
telefono” di Andrea Camilleri con Francesco Paolantoni. Per l’occasione
è prevista la presenza del noto scrittore siciliano.
[...]
Unimagazine.it,
27.10.2005
Un festival 'politicamente scorretto'
Lo scorso fine settimana Casalecchio di Reno, provincia di Bologna,
ha ospitato una manifestazione sulla letteratura gialla e noir impegnata
nelle indagini dei casi politici irrisolti che hanno segnato la storia
del nostro paese. Motore di questa iniziativa sono stati due grandi giallisti,
Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, assieme al magistrato Libero Mancuso
e all’Assessore Paola Parenti.
Durante i tre giorni si sono susseguiti convegni, dibattiti, reading,
film e mostre che hanno affrontato il tema sia nei suoi aspetti più
teorici, come i rapporti fra la letteratura e la politica, le indagini
svolte dai mass media, la rappresentazione della documentazione processuale,
sia nei suoi aspetti più concreti, come il caso della Uno Bianca
e Portella della Ginestra.
Paola Parenti, assessore alla cultura del comune di Casalecchio, precisa
che Politicamente Scorretto non aveva intenzione di essere un festival,
nel senso che non si è voluto dare spettacolo dei gialli della politica,
ma l’intenzione era piuttosto cercare di capire per non dimenticare e «cercare
di affrontare con maggiore lucidità la costante inquietudine e insicurezza
di questi tempi». Il senso del progetto è stato dunque la
creazione di un coinvolgimento della cittadinanza a partire dalle opere
letterarie che scavano in un terreno trascurato o a volte persino nascosto
dalla politica, dagli organi di giustizia e dall’informazione ufficiale.
Il punto di vista dello scrittore acquisisce quindi un’importanza notevole.
Si tratta di colui che ricerca i documenti, compie un’operazione storicistica,
tralasciata o eseguita in modo scorretto da chi lo ha preceduto. La funzione
del romanzo giallo va oltre all’intrattenimento, diviene politicamente
scorretta quando cerca di scoprire la verità, anche al costo di
andare contro le sentenze emesse e le verità taciute.
Carlo Lucarelli, scrittore di libri gialli ed autore di trasmissioni
televisive di approfondimento sui grandi misteri della storia del nostro
paese, spiega perché la letteratura, appartenente al mondo del fantastico,
cerchi di influenzare il reale. Il ficcanasare dello scrittore di gialli
all’interno delle cose che non vanno è un segno distintivo di questo
genere letterario, dice Lucarelli: «da Agata Christie ed Ellery Queen,
agli “hard boiled” con connotazioni sociali come quelli di Raymond Chandler
e Dashell Hammett, fino al noir disperato di James Ellroy e Patrick Manchette,
passando attraverso gli italiani come Giorgio Scerbanenco, Sandrone Dazieri,
Massimo Carlotto, Giuseppe Genna e tutti gli altri, la letterature di genere
non ha fatto altro che raccontare la metà oscura della società,
analizzandola, criticandola e denunciandola».
Il romanzo giallo si è rivelato romanzo sociale e politico e
ha acquisito la funzione di “mettere in scena i meccanismi del potere,
della corruzione, dell’intrigo e della sopraffazione”. Andrea Camilleri,
in un intervento video dalla sua Sicilia [In effetti da casa sua, NdCFC],
ha riassunto il valore della letteratura nella risposta che essa fornisce
alla richiesta universale di conoscenza.
Politicamente Scorretto è nato dunque da un forte bisogno di
conoscenza dei cittadini, che messi di fronte ai tanti, troppi, casi insoluti
o troppo frettolosamente archiviati della storia d’Italia, sentono il bisogno
di incontrarsi per parlare, per ricordare e ricostruire. A fare loro da
guida c’è stato chi questo lavoro lo fa quotidianamente. «Lo
scopo degli incontri», dice Lucarelli, «è stato proprio
questo: mettere assieme alcuni scrittori italiani e mettere a confronto
questa letteratura di genere».
Emilio Urbinati
La Repubblica
(ed. di Palermo), 27.10.2005
Michele Casarùbea ha completato negli anni ben 46 romanzi. Adesso
il primo è in libreria
L´uomo che scriveva di notte senza raccontarlo alla famiglia
"Vucciria" è edito da Flaccovio. L´autore è un
commercialista palermitano di 66 anni dalla incredibile storia
I figli scoprirono la sua passione quando lui finì in ospedale
per un infarto: "Io non l´avrei mai voluto pubblicare"
[...]
Dei grandi narratori siciliani promuove quasi tutti, tranne Camilleri.
«Per valutarlo bene dovrebbe scrivere un libro». Scusi, finora
cosa ha scritto? «Le avventure di Montalbano. Sciascia fa anche ridere,
Camilleri fa solo ridere».
[...]
Tano Gullo
Romagnaoggi.it,
28.10.2005
Si fanno in quattro i Gruppi di lettura in biblioteca
Cervia - Continua l’attività del Gruppo di Lettura della Biblioteca
Comunale di Cervia, che per le prossime settimane prepara quattro "tavoli
di lettura" per soddisfare un maggior varietà di esigenze e di gusti
culturali.
L’esperienza del Gruppo di Lettura, iniziata nel 2000, ha registrato
un notevole apprezzamento da parte dei lettori. La Biblioteca ha quindi
raccolto e fatto propri suggerimenti sull’orario, sui generi preferiti
e sui temi da affrontare.
[…]
Mercoledì 16 novembre, alle ore 20.30, è la volta di
"Pagine gialle", che avrà come oggetto "La forma dell’acqua" di
Andrea Camilleri (Sellerio). Altri appuntamenti, il mercoledì sera
alle 20.30: 21 dicembre con Eraldo Baldini, "Mal’aria"(Frassinelli), 25
gennaio 2006 con Marcello Fois, "Sheol" (Einaudi), 1 marzo con Alessandro
Perissinotto, "Al mio giudice" (Rizzoli).
E’ invece in programma per lunedì 30 gennaio 2006, alle ore
20.30, l’avvio del Gruppo di Lettura "L’Italia da leggere", con "Romanzo
criminale" di Giancarlo De Cataldo (Einaudi).
[…]
La Repubblica
(ed. di Palermo), 29.10.2005
Il personaggio
I cent´anni di Alessi. Inventò il marchio Dc
Giuseppe Alessi, uno dei padri nobili dell´autonomia regionale,
compie oggi 100 anni, tutti vissuti all´insegna di una straordinaria
vitalità politica e professionale.
[…]
Dopo lo scioglimento del movimento indipendentista, quando nell´isola
si ritrovano a vagare 150 mila voti, vorrebbe che il partito fosse oculato
nell´accogliere i transfughi. In un saggio su Micromega - novembre
´99 - Camilleri racconta cosa avvenne a Caltanissetta: Alessi è
segretario provinciale, propone che le domande di ammissione dei paesi
del cosiddetto "Vallone" tra cui Villalba, rappresentata da Calogero Vizzini,
e Mussomeli con Giuseppe Genco Russo, siano esaminate dalle sezioni nei
paesi e non accettate in blocco. Ma un certo cavaliere Benintendi, presidente
della Conferenza di San Vincenzo, si adopera per il loro accoglimento a
scatola chiusa. Lo chiama e dice: «Lei sa che i comunisti usano tali
violenze contro i nostri da non consentire nemmeno le libere manifestazioni,
i cortei. Ebbene, abbiamo bisogno della protezione di persone forti per
fermare le violenze dei comunisti». A distanza di molti anni Alessi
commenta: «Il cavaliere Benintendi era persona estremamente retta
ed anima candida, veramente cristiana; ma, secondo me, sbagliava. Rimasi
in minoranza, il gruppo entrò in massa e da quel momento si appropriò
del partito».
[…]
Amelia Crisantino
Macaluso
"Quando donò dieci lire per l´Unità"
[…]
Che ruolo aveva Alessi in quella Caltanissetta cuore dell´antifascismo
siciliano?
«Militava nel fronte cattolico, mentre noi eravamo nel partito
comunista clandestino. Ma c´era rispetto e la consapevolezza che
il nemico comune era il regime di Mussolini».
Tra voi c´era anche un giovanissimo Leonardo Sciascia, che all´occorrenza
veniva comandato a infiltrarsi tra i neri...
«Sì, c´era Leonardo e tanti altri: Pompeo Colajanni,
Gino Cortese, Gaetano Costa, il capo dei minatori Calogero Boccadutri e
quel Michele Ferrara, protagonista del romanzo di Camilleri "Privo di titolo",
accusato ingiustamente dell´assassinio del fascista Calogero Gattuso.
Con Ferrara, un muratore di grande carisma, e Alessi mi ritrovai sui banchi
del primo Consiglio comunale dopo la Liberazione».
[…]
Tano Gullo
La Gazzetta
del Mezzogiorno, 29.10.2005
Sono circa 13 milioni, 9 milioni di donne e 4 di uomini, gli italiani
hanno ogni giorno questo problema
L'impronunciabile «bisogno»
Problemi intestinali: in Italia costano ogni anno 250 mln di Euro
«Dottori, n'tuppai». Così lamenta il proprio disturbo
un personaggio siciliano di un romanzo di Camilleri. Il poverino chiede
al medico una «ricetta» per poter realizzare la propria evacuazione
difficile e quasi impossibile. L'imbarazzo: In Italia, ogni anno, si spendono
250 milioni di Euro (secondo i dati del ministero della Salute) per prodotti
inutili e, spesso, dannosi tendenti ad assecondare «l'impronunciabile
bisogno» (Stefano Cagliano, Cortina ed.).
[…]
Nicola Simonetti
La Nuova Sardegna,
30.10.2005
Camilleri e Cossiga tra i giurati del premio letterario “Deledda”
Antonio Bassu
Il Messaggero,
30.10.2005
Dipasquale e “La concessione del telefono”
«Così metto in scena Camilleri»
Roma - Per avere un filo diretto con l'amante (e seconda moglie del
suocero), Filippo Genuardi scrive alla prefettura di Vigàta: vuole
una linea telefonica privata. Perché alla prefettura? Per errore.
E perché a Vigàta? Perché a raccontare la storia di
questo “fessacchiotto messo in mezzo da due lati” è Andrea Camilleri,
che a Vigàta ti fa incontrare mezza Italia, da Montalbano al birraio
di Preston ai personaggi de “La concessione del telefono”, per l’appunto,
il secondo romanzo che lo scrittore empedoclino ha reso spettacolo teatrale,
e che debutterà allo Stabile di Catania l'8 novembre. Nel cast,
tra gli altri, Francesco Paolantoni, Tuccio Musumeci e Pippo Patavina.
Come per “Il birraio di Preston”, l’idea è stata sviluppata con
Giuseppe Dipasquale, ex-allievo di Camilleri all’Accademia Silvio D’Amico,
regista e direttore artistico del teatro di Racalmuto, paese di Sciascia.
Si può dire che questa storia, ambientata nel 1892 «sia
attuale di per sé - spiega Dipasquale - senza forzature. Vigàta,
che non è un luogo topograficamente individuabile ma virtuale, è
il Paese delle Carte. Genuardi manda una carta e riceve in risposta una
carta. Proprio come accade da secoli con le questioni urgenti che il Sud
sottopone all’attenzione dello Stato centrale. Si fanno commissioni, si
mandano lettere, ma la risposta non arriva mai». Il protagonista
(Paolantoni) è “costretto” a ricorrere alla mafia, il che innesca
una serie di equivoci che sfociano nella mancata concessione e addirittura
nella morte dell’ingenuo adultero. «Non è un caso che si parli
di ricorso alla mafia, né che la concessione faccia pensare alla
“grazia”. In Genuardi c’è tutto il problema italiano, sociale e
religioso. Lui viene ucciso e il prefetto lo fa diventare agli occhi del
popolo un pericoloso sovversivo».
Sembra di riconoscere, oltre al grottesco e alle maschere dell’Autorità
pirandelliani, una prigione kafkiana di scartoffie. «Assolutamente
sì, anche se lo spettacolo ha la stessa chiave comica del romanzo,
che si declina in ironia, satira sociale e pochade. Si parte dall’equivoco
per arrivare al paradosso. Genuardi è simbolo di un’incapacità
cosmica dell’individuo e dei siciliani di procedere di pari passo con la
propria coscienza». Allora c’è anche un’autocritica? «La
Sicilia - continua Dipasquale, catanese di nascita e romano d’adozione
- è gioia e amarezza, è legata a una tracotanza divina che
l’ha sempre fatta andare piano. Lo diceva anche Moravia a Sciascia: il
sud sceglie la via più difficile per risolvere i problemi più
semplici. Ma suggerisce un insegnamento, lo stesso di Camilleri ai ragazzi
dell’Accademia, “che le storie non basta dirle, bisogna saperle raccontare”.
Paola Polidoro
Corriere della Sera,
30.10.2005
Diventa uno spettacolo il pamphlet «La concessione del telefono»
Camilleri, risate a teatro tra le carte dei burocrati
Equivoci e intrighi nel paese di Montalbano
Catania - Il Muro di Berlino era niente. Perché ce n' è
uno che nessuno riesce ad abbattere. Quello della burocrazia, arroccata
nel suo bunker di carta, con presuntuosi funzionari che, celati tra montagne
di faldoni, producono attese snervanti, mezze risposte, rinvii, strafottenze
e ingiustizie, annientando il cittadino semplice. Come accade nell' ironico
pamphlet di Andrea Camilleri «La concessione del telefono»,
il testo adesso trasformato dallo stesso prolifico autore e dal regista
Giuseppe Dipasquale in una commedia teatrale tutta da vedere e da ridere.
In vista della prima che l'8 novembre aprirà la stagione del
Teatro Stabile di Catania, si prova a ritmo incessante fra vere montagne
di carta costruite come scenario per gli esilaranti equivoci in cui inciampa
Filippo Genuardi, il «cittadino semplice» interpretato da un
inedito Francesco Paolantoni, affiancato a due comici siciliani di livello,
Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina.
Lo sfondo, come accade anche per le gesta del commissario Montalbano,
resta l' immaginaria Vigàta che stavolta diventa metafora di un'
intera isola, anzi del Mezzogiorno perché, come spiega Dipasquale,
«le regioni del Sud hanno sempre lanciato appelli e richieste di
urgenza allo Stato centrale ottenendo risposte dilatorie, oblique, insufficienti,
dai tempi della Commissione Sonnino alle tante commissioni antimafia succedutesi
via via».
E la risposta non è mai negativa ma interlocutoria, incompleta,
insufficiente, come succede al Genuardi (Paolantoni) quando invia al prefetto
la richiesta per la concessione di una linea telefonica a uso privato.
Linea che per lui, invaghito della moglie del suocero, serve ad agevolare
gli appuntamenti clandestini.
Ma la richiesta andava presentata all' amministrazione delle Poste.
E cominciano i rimpalli finché il cittadino si affida a un mafioso
locale, Don Lollò (Musumeci), pronto a intervenire, ma chiedendo
a sua volta un favore in cambio.
Lettera dopo lettera il prefetto si inquieta, indaga sul Genuardi e
i carabinieri lo indagano per attività sediziosa. Ecco la rete di
ministri, prefetti, geometri, direttori generali, proprietari terrieri,
commercianti, questori che si intreccia in un groviglio calato come un
gioco più grande sulla tresca e su un cittadino stordito, impotente,
vinto.
Con Camilleri che ci ha preso gusto ad adattare questo testo del '
97, rivisto e corretto di pugno, dando il via libera a Dipasquale solo
all' ottava stesura del copione.
Naturalmente senza allontanarsi dalle linee portanti della vicenda
ambientata, non a caso, nel 1892, perché di vicenda reale si tratta,
come spiega l' autore: «Nell' estate del 1995, tra vecchie carte
di casa, trovai davvero un decreto ministeriale per la concessione di una
linea telefonica privata. Un documento che presupponeva una così
fitta rete di deliranti adempimenti burocratico-amministrativi da farmi
venir subito voglia di scriverci sopra...».
E' lo stesso contesto dell' altra opera già messa in scena qualche
anno fa sempre con Giuseppe Dipasquale, «Il birraio di Preston».
Ed è Camilleri a prevenire eventuali quesiti a prove in corso: «Qualcuno
potrebbe domandarmi perché mi ostino a pistiare e ripistiare sempre
nello stesso mortaio, tirando in ballo, quasi in fotocopia, i soliti prefetti,
i soliti questori, i soliti funzionari... Metto le mani avanti e rinvio
alla citazione inserita in apertura del testo». Una paginetta de
«I vecchi e i giovani» di Pirandello, un riferimento esplicito
alla «povera isola, trattata come terra di conquista» e ai
«poveri isolani trattati come barbari che bisognava incivilire».
Senza risposte concrete. Fra rinvii e concessioni negate.
Felice Cavallaro
La Repubblica
(ed. di Palermo), 30.10.2005
Gli scrittori fanno il giro del mondo
Siciliani a Babele
La fortuna dei libri all´estero: a Mosca si presenta "Il Gattopardo"
in russo, un´edizione anche in Corea
Lampedusa conta 29 traduzioni con un solo romanzo contro le 40 dell´opera
omnia di Pirandello
"I delitti di via Medina Sidonia" di Piazzese sarà pubblicato
anche in Brasile, "Cuore di madre" di Alajmo conquista la Francia
"Montalbano sono", tormentone del personaggio di Camilleri, è
stato tradotto in ventotto lingue tra cui il finlandese, il lituano e il
turco
La nuova traduzione in russo del “Gattopardo”, che verrà presentata
nei prossimi giorni all´Istituto italiano di cultura a Mosca, offre
il destro non solo per fare il punto sulla fortuna di cui gode all´estero
il capolavoro del principe di Lampedusa, ma anche per aggiornare la mappa
delle traduzioni degli scrittori nati in Sicilia. Le sorprese non sono
poche, a cominciare proprio dal romanzo di Tomasi, di cui hanno visto recentemente
la luce nuove versioni in tedesco, greco, rumeno, basate sull´ultima
ristampa del romanzo, curata da Gioacchino Lanza Tomasi. Tra breve, inoltre,
verranno pubblicate le traduzioni in israeliano, in inglese e, per la prima
volta, in coreano. “Il Gattopardo” è di certo il romanzo siciliano
più tradotto al mondo, mentre è Luigi Pirandello l´autore
che può vantare il maggior numero di lingue in cui hanno visto la
luce le sue opere. Presente in ben sessantaquattro nazioni, l´autore
del “Fu Mattia Pascal” è stato tradotto in almeno quaranta lingue,
come si evince dal volumetto Pirandello nel mondo, stampato dalla Biblioteca
museo a cura di Antonino Perniciaro. Ma attenzione, la traduzione in una
lingua straniera non è sempre sinonimo di successo e di visibilità:
quando infatti alcuni drammi di Pirandello furono tradotti in tedesco da
un ebreo, le porte dei teatri furono sbattute in faccia al drammaturgo
agrigentino. Per riammettere nel repertorio le sue opere, fu necessario
che un ariano approntasse una nuova versione.
Al terzo posto della classifica, troviamo Andrea Camilleri, con un
bottino di ventotto edizioni. È davvero sorprendente il numero delle
lingue in cui la fatidica frase, "Montalbano sono", può essere pronunciata:
dal finlandese al lituano, dal turco all´ebraico, dal giapponese
all´ungherese (“La forma dell´acqua” e “Il cane di terracotta”
sono i romanzi più letti all´estero), come è attestato
dal libro, edito da Sellerio, regalo per i suoi ottant´anni, che
raccoglie le copertine di tutte le edizioni straniere dei suoi romanzi.
Lo scarto, dunque, che separa l´autore del “Re di Girgenti” da Tomasi
di Lampedusa è davvero irrisorio, anche se va detto che il confronto
è impari: a fronte dell´opera unica del principe di Lampedusa,
ci stanno una quarantina di libri del più prolifico scrittore italiano
vivente.
Al quarto posto troviamo Leonardo Sciascia, forte delle ventiquattro
lingue in cui i suoi romanzi e i saggi sono stati tradotti: dallo spagnolo
al turco, dal russo al giapponese (l´attenzione nipponica per la
Sicilia letteraria è provata anche dalla recente traduzione del
saggio storico “Mille anni in Sicilia” del giornalista Giuseppe Quatriglio).
Va poi detto che il noto italianista Mario Fusco ha da poco congedato,
per i tipi di Fayard, la nuova traduzione in francese dell´opera
omnia di Sciascia. A prova del fatto che in terra di Francia l´attenzione
nei confronti della produzione dell´autore di Racalmuto non è
minimamente scemata, anzi. E di duraturo successo nella patria di Voltaire
si può parlare anche a proposito di Giuseppe Bonaviri, di cui ha
di recente visto la luce la traduzione in francese di “Vicolo blu”. Lo
scrittore di Mineo, con le sue sedici lingue, occupa il quinto posto della
nostra classifica, a pari merito con Gesualdo Bufalino, i cui romanzi sono
stati tradotti anche in finlandese, coreano, ebraico, lussemburghese e
greco (lingua in cui è stato tradotto anche Enzo Lauretta, dei cui
romanzi c´è pure una versione ungherese). La scrittura barocca
di Vincenzo Consolo, invece, può vantare almeno otto diverse trasposizioni,
tra cui l´olandese, il rumeno, il catalano e il tedesco. E a proposito
dell´interesse dei tedeschi nei confronti degli scrittori siciliani,
vanno ricordate le traduzioni in tedesco dei libri di Santo Piazzese, Domenico
Conoscenti, Gian Mauro Costa, Paolo Di Stefano (tradotto anche in Francia)
e di Piergiorgio Di Cara (i cui primi due romanzi sono stati tradotti in
francese da Serge Quadruppani, che più volte si è coraggiosamente
misurato coi romanzi di Andrea Camilleri). Riguardo a Piazzese, va detto
che, oltre alle versioni francesi dei suoi tre romanzi, l´anno prossimo
sarà in circolazione l´edizione brasiliana dei “Delitti di
via Medina-Sidonia”. Un racconto del biologo-scrittore, poi, è stato
inserito in un´antologia dedicata ai narratori italiani e stampata
in Egitto. Ma, per tornare sulle rive della Senna, va detto che la traduzione
di “Cuore di madre” di Roberto Alajmo è stata accolta dai quotidiani
("Le Monde" in prima fila) e dalle riviste specializzate come un vero e
proprio caso letterario: pagine e pagine di servizi, interviste, speciali.
Tanto che l´editore ha dovuto approntare subito una seconda edizione.
Lo scorso anno, “Cuore di madre” era già stato tradotto in olandese
e presentato in un museo di Amsterdam.
Tra gli ultimi a conoscere il successo d´oltralpe, il giovane
Roberto Mistretta, che da poco ha pubblicato il noir “Sordide note infernali”,
con la prefazione di Santo Piazzese. Il suo precedente romanzo, “Non crescere
troppo”, sta per vedere la luce in Germania, col titolo Das falsche spiel
del fischers, per i tipi della Luebbe, la stessa casa editrice dei romanzi
di Camilleri e del famigerato “Codice da Vinci”.
La letteratura siciliana, dunque, come una cartacea torre di Babele.
Salvatore Ferlita
La Provincia,
30.10.2005
Teatro. Il monologo segue quelli dedicati a Emma Bovary e a Carmen
Monica non ha paura del rogo
L’attrice Guerritore vestirà i panni di Giovanna D’Arco
Roma
[…]
Non c’è solo il teatro nell’orizzonte dell’attrice, che sta
infatti preparando un film, che segnerà il suo debutto nella sceneggiatura
e soprattutto nella regia. Titolo “L’assassinio della contessa Trigona”,
un caso di amore e morte, di amanti e delitti nell’Italia del 1911, proprio
mentre il terremoto devasta Messina e il sud. I dialoghi saranno di Andrea
Camilleri.
[…]
[In effetti c’è stata soltanto una conversazione fra Camilleri
e la Guerritore, NdCFC]
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