home page




RASSEGNA STAMPA

OTTOBRE 2005

 
La 7, 1.10.2005
Omnibus Weekend
Camilleri sono!
Intervista ad Andrea Camilleri di Enrico Vaime

Camilleri ha parlato della sua vita e della sua carriera, con riferimenti particolari all'attualità: i suoi 80 anni, la recente polemica sul "comunismo" dei telefilm di Montalbano, raccontando anche degli aneddoti più o meno già noti.
Ha parlato per esempio dell'influenza esercitata da Eduardo De Filippo nella scelta del suo linguaggio letterario: "Eduardo non usava il dialetto stretto, spesso lo ammorbidiva con parole italiane. Oppure sceglieva termini dialettali più comprensibili di altri."
Inoltre Camilleri ha raccontato un episodio legato al suo passato di grande bevitore.
"Ogni giorno riuscivo a bere una bottiglia intera di whisky, a digiuno, mantendendo la mia lucidità. Poi, da mezzogiorno in poi, basta. Un giorno mi arrivò una deliziosa lettera dalla J&B, in cui mi si diceva come fosse noto il mio essere un grande consumatore del loro prodotto, e come si preoccupassero della mia salute e delle mie finanze: mi mandarono un manualetto sul come fare il whisky in casa, risparmiando, oltre a 20 buoni sconto del 50%!". 
 
 

Quotidiano Nazionale, 1.10.2005
L'intervista: Lo sguardo dello scrittore Andrea Camilleri sui due volti contrastanti dell'isola
La mia Sicilia bagnata dal mare di gloria e sporcata dallo scandalo sanità

"Certo il contrasto è enorme: da una parte le regate di Coppa America al largo di Erice, dall'altra la gente che negli ospedali muore a grappoli per una banale anestesia. Però, a me, la faccenda di queste morti una dopo l'altra, tutte e solo in istituti pubblici, non mi quadra. Insomma, da giallista lo posso dire: mi puzza".
Andrea Camilleri non si meraviglia dei contrasti stridenti che la sua isola offre, non è una novità, anzi, è parte della sua storia. Se le ipertecnologiche barche che si affrontano sul suo mare strepitoso proiettano la Sicilia verso quella che ancora Camilleri definisce: "un'immagine assai più gradevole di quella consueta", quelle morti inspiegate sembrano affondarla nello stereotipo di società, almeno in certi settori, arretrata.
Troppo facile, però, per il padre del commissario Montalbano. Più probabile, per lui, che sia un altro episodio della Sicilia di misteri.
"Io – spiega la sua teoria – non ho idee precise, ma a fiuto questi casi non mi convincono. Insomma, possibile che neanche uno di quei decessi sia avvenuto in una clinica privata? No, uno in fila all'altro e tutti in strutture pubbliche".
Che ne pensa il suo amico commissario Montalbano?
Camilleri ride: "Non lo so, è un po' che non lo vedo. Però penso che un'indagine la farebbe. Sembra strano, ma alla fine, dopo questi casi mortali, qualcuno potrebbe inventare lo slogan: Nelle cliniche private non si muore. Non ho prove, ma come romanziere, posso permettermi di dirlo".
Non casi di malasanità, dunque?
"Ripeto, non lo so. È solo un sospetto. Per quanto riguarda la malasanità, ci tengo a dire una cosa: quest'estate per vari motivi, sei dei miei parenti hanno passato periodi di degenza in ospedali, pubblici naturalmente, di Agrigento e di Caltanisetta. Non c'era neanche il termometro. Però, c'erano, tra medici e infermieri, persone straordinarie che si dedicavano ai malati con il cuore, persone che con la loro coscienza supplivano alle carenze dei mancati finanziamenti. Ho la stessa esperienza diretta per quanto riguarda l'Oftalmico e il Santo Spirito di Roma. Però è ingiusto che lo Stato approfitti di questa generosità per sopperire alle sue mancanze".
Camilleri, chi dice Sicilia, piaccia o non piaccia, finisce col dire anche mafia. Eppure non se ne sente parlare da un sacco di tempo. Niente omicidi, niente "ammazzatine", tace anche la "lupara bianca". Che la sua isola vada verso il futuro senza l'Onorata Società'?
"La mafia, grazie! Sta benissimo. Quando non succedono quelle cose lì, vuol dire che sta attraversando un momento felice e florido. Naviga in tranquillità sotto il pelo dell'acqua ad altezza periscopio".
Mario Spezi
 
 

Il Giornale, 2.10.2005
Gino Paoli
La poesia è una finestra sul cuore 

[…]
«Sbaglierò, ma il vero artista non è un narratore, non è neppure un creatore: semmai un assemblatore, pensa a Omero, a Picasso. Che cosa fa, in fondo, un artista? Prende la vita, la divora, la digerisce e alla fine la espelle. Assemblando, più che inventando: come fai con le varie tinte, che le spremi sulla tavolozza e poi le mescoli. Perciò mi ritrovo negli scrittori siciliani, grandi maestri del colore: Sciascia, Camilleri e più di tutti Bufalino, “La diceria dell'untore”».
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 4.10.2005
La storia in giallo

Pietro Calabrese, Andrea Camilleri e Walter Veltroni presentano il libro di Cinzia Tani "L'insonne", alle ore 19 al Circolo Canottieri Aniene in lungotevere dell'Acqua Acetosa 119. Info: 06.47497328.
[Andrea Camilleri non ha partecipato, NdCFC]
 
 

Il Messaggero, 4.10.2005

E’ ingiustificato parlare male di “Elisa di Rivombrosa” come se questa seconda serie sia destinata all’insuccesso. In realtà le prime due puntate, durissimamente controprogrammate, non hanno fatto sorridere in termini di ascolto ma già alla terza lo share è salito al 25%. Va da sé che una serie in costume, molto romantico/sentimentale, non può sopportare l’urto di un Commissario Montalbano che affronta storie malavitose di oggi partendo da racconti del grande Andrea Camilleri. Ad Andrea Camilleri, grandissimo scrittore che in questi giorni ha compiuto 80 anni, desidero rivolgere pubblicamente infiniti auguri. Volevo dire che è uno spreco far scontrare “Elisa di Rivombrosa” con “Il Commissario Montalbano”. Sono due belle fiction, pur di sapore diverso.
Per “Elisa di Rivombrosa” l’80% del pubblico è femminile, per Montalbano la presenza maschile davanti al televisore è decisamente superiore alla media. Se per “Elisa di Rivombrosa” i più affezionati sono nel Centro Sud e nelle isole, per il personaggio di Andrea Camilleri gli appassionati risiedono nel Centro Nord. Conoscendo proprio queste differenze nel pubblico, a mio parere andava evitato lo scontro diretto. Non v’è dubbio comunque che con Montalbano prima e con “Il Maresciallo Rocca” adesso, la Rai ha fatto scendere in campo pezzi da novanta. Fateci caso: quando è in onda una serie forte tipo Rocca o Montalbano, anche i reality, che per loro natura dovrebbero avvicinare il pubblico che ama la realtà, perdono qualche colpo. Tutto ciò rientra comunque in un discorso che noi abbiamo fatto qualche volta e che a nostro parere torna di grande attualità: la televisione sta cercando nuovi percorsi che facciano evento e che, almeno in partenza, scuotano l’audience altrimenti attratta da altre suggestioni come il digitale terrestre o la tv satellitare. In presenza di belle storie interpretate da grandi attori (Zingaretti e Proietti lo sono a pieno titolo) si nota come il telespettatore, che ha sempre desiderato e desidera essere interattivo, partecipare al programma cioè entrarvi, preferisca tornare al suo status di telespettatore semplice e si lasci accompagnare da un racconto che non è vero in quanto è fiction ma che potrebbe essere vero.
Questo porta perciò a dire che da una parte avremo in futuro una fiction sempre più forte, obbligata al colpo sicuro, le news, qualche contenitore figlio più della radio che della tv e infine un ibrido tra varietà, game, interazione e quant’altro. In questa zona mista vi potrà trovare spazio il reality ma anche qualche ora di auspicabile sperimentazione.
 
 

La Stampa, 5.10.2005
Il Presidente Ds nell'ultimo racconto dello scrittore siciliano
Camilleri scrive la parodia del «diavolo» D’Alema
Un bruco coi baffetti. Dicivano macari che era 'ntelligenti, ma grevio e scostante

Un capo-diavolo coi baffetti, che va in barca, bolina e orza, che ci vuole a capire chi è? «Con uno scanto grannissimo - scrive Andrea Camilleri - uno scanto che m’apparalizzò, l’arricconobbi dai baffetti. Era lui, Delamaz, il capo supremo di tutti i diavoli di terra». Delamaz alias Massimo D’Alema. Un’intuizione letteraria fa corto circuito con la politica costringendola a smussare la coscienza di sé e infine concedersi il fuggevole lampo dell’auto-ironia: sarà proprio Massimo D’Alema, che fa sapere di essere «divertito», a presentare venerdì sera a Roma il racconto in cui il papà di Montalbano fa bonaria ma pungentissima ironia sul presidente dei Ds. Il racconto si chiama "Il diavolo che tentò se stesso", lo pubblica Carmine Donzelli e cela una storia che dice un sacco sulla politica italiana osservata parlando d’altro. L’editore voleva ripubblicare "Il diavolo innamorato" di Jacques Cazotte, in Italia introvabile da vent’anni, oltretutto uno dei 25 testi sommi inseriti da Borges nella leggendaria Biblioteca di Babele. Che c’entrava Camilleri? Una citazione casuale di Cazotte in uno dei tanti interrogatori di Montalbano, e Donzelli parte per la Sicilia. Propone a Camilleri di scrivere un’introduzione. Il vecchio scrittore lo ascolta, si schermisce, la vista gli dà così filo da torcere... Alla fine, tra «chiacchiari» di diavoli e medioevi, rilancia: «Un’introduzione no. Un racconto». Tema: la fecondazione assistita. Trama: c’è un diavolo di nome Bacab, un poveraccio agli ultimi gradini della scala sociale diabolica, alla ricerca di un espediente per farsi notare dai capi. Sarebbe fantastico, pensa, se riuscisse a indurre al sesso la pronipote della monaca di Monza, fimmina santissima. Ci prova e riprova, niente. Alla fine tenta una specie di fecondazione artificiale per farla restare incinta: «Mi andai ad assistimare nelle ‘ntragnisi. Pe tre notti travagliai nelle sò ’ntragnisi fino a squasi farla nesciri pazza di desiderio». Risultato raggiunto, Gertrude è incinta. Tutto bene? Neanche per idea. Bacab viene convocato dai superiori e indirizzato previo misterioso viaggio allo sfuggente capo dei capi diavoli: Delamaz-D’Alema. Lo riconosce dai baffetti, «e questo confermava le voci che correvano circa la sò vanità: quanno mai infatti si era visto un bruco coi baffetti che pilotava ‘na varca sia pure fatta di foglie? Ma le varche erano la sò passione, non sapeva arrisistiri a mettersi a fare lo skipper. Dicivano macari che era ‘ntelligenti, ma grevio e scostante». Bacab ne ha subitanea prova: Delamaz-D’Alema lo striglia, i suoi avversari gli stanno montando una campagna contro per l’ingravidamento della Gertrude, così scarica il sottoposto, tra una strambata e una bolina. Al poveretto non resta che commentare «noi diavoli sappiamo benissimo d’essere cunnannati per l’eternità, con bona paci di quello che hanno strogolato Origene, con la sò Parusia, e Scoto Eriugena. Minchiate di filosofi». Se c’era questa possibilità «lo ‘nferno a quest’ora si sarebbe completamenti svacantato», e chissà dove sarebbero D’Alema e la politica self confident, costretta adesso e infine a sorrider lievemente anche di sé.
Jacopo Iacoboni
 
 

Caserta24ore.it, 5.10.2005
Auser: invito alla lettura per Camilleri

L’Auser casertana, presieduta da Marisa Attanasio, riprende il ciclo di “Invito alla lettura”. Domani giovedì 6 ottobre, primo giovedì del mese, alle ore 17, presso la sede territoriale di via Roma 8, verrà presentato un giallo avvincente e ben costruito: “Il giro di boa” di Andrea Camilleri. Il commento è curato da Vanna Corvese, la lettura è affidata a Federica Sapienza. “Il giro di boa” (2003, edizioni Sellerio) prende le mosse da una crisi di Salvo Montalbano, che medita una svolta alla propria esistenza, amareggiato dalla violenta repressione della polizia e dalla scoperta di prove false costruite contro i manifestanti durante i drammatici fatti del G8 di Genova. Ma il ritrovamento di un cadavere galleggiante nel mare di Vigàta, dove il commissario nuota per placare la sua rabbia, lo coinvolge in un’inchiesta che si snoda nella ben nota toponomastica immaginaria di Camilleri. L’indagine incrocia la tragica vicenda di un bambino immigrato, in uno scenario fatto di ville abusive, stradine, spiagge e paesi, descritti magistralmente. La provincia di Montelusa e la storia narrata sono frutto di fantasia, ma rispecchiano ambienti e cronache reali, con problemi che toccano il lettore: l’enigma di traffici clandestini, il turpe sfruttamento di minori e il senso di stanchezza e sfiducia del cittadino. La realtà siciliana con i suoi odori, sapori e personaggi, è rappresentata efficacemente con un linguaggio particolare che ibrida il dialetto e l’italiano colto. Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle nel 1925, dopo una lunga attività letteraria, teatrale e televisiva, esordì come romanziere nel 1978 con una vicenda storica: “Il corso delle cose”. Quest’anno è tornato al romanzo storico col libro “Privo di titolo”, ispirato a un fatto di sangue del 1921. Nell’ultimo decennio ha incontrato grande successo e notorietà soprattutto col genere poliziesco. I gialli che hanno come protagonista il commissario Montalbano sono famosi in Italia e nel mondo. Tra gli altri, La forma dell’acqua (1994), Il birraio di Preston (1995), Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La concessione del telefono (1998), Gli arancini di Montalbano (1999), La prima indagine di Montalbano (2004). Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà Auser Caserta Onlus – Via Roma 8 – 81100 Caserta – Tel. 329.6118450
Maria Beatrice Crisci
 
 

Panorama, 6.10.2005
Dopo tutto
Montalbano in fuga dalla torta
Andrea Camilleri ha festeggiato gli 80 anni con soave distacco, imbarazzato dagli elogi eccessivi e dagli applausi ostentati. E ci ha regalato una frase unica. Da incorniciare.

Mi è tornata in mente la canzone di Georges Brassens Marquise. Pierre Corneille nel 1658, viste respinte le sue avance dalla marchesa du Parc, aveva composto alcune stanze per vendicarsene. Trascrivo e traduco (malamente: a questo siete abituati) le tre quartine che Brassens scelse per metterle in musica.
«Marquise, si mon visage
A quelques traits un peu vieux,
Souvenez-vous qu'à mon âge
Vous ne vaudrez guère mieux.
«Le temps aux plus belles choses
Se plait à faire un affront
Et saura faner vos roses
Comme il a ridé mon front.
«Le mesme cour des planètes
Règle nos jours et nos nuits
On m'a vu ce que vous estes;
Vous serez ce que je suis»
(Marchesa, se il mio viso
Ha qualche tratto un po' vecchio,
Ricordatevi che alla mia età
Voi non ve la caverete meglio.
Il tempo alle cose più belle
Si compiace di fare un affronto
E farà appassire le vostre rose
Come ha solcato la mia fronte.
Lo stesso corso dei pianeti 
Regola i nostri giorni e le nostre notti,
Mi videro come voi siete
Sarete come io sono).
Ammetterò di provare una certa solidarietà maschile col povero Corneille. Oltretutto, all'epoca in cui veniva respinto dalla giovane marchesa, aveva 53 anni, dieci di meno di me che ora ne scrivo. Brassens fu meno indulgente. Dopo aver musicato e cantato quei versi bellissimi e meschini, ci aggiunse una stanza di suo, immaginando la risposta della marchesa, costretta da secoli a subire in silenzio la vendetta del poeta.
«Peut-étre que je serai vielle,
Répond Marquise, cependant
J'ai vingtsix ans, mon vieux Corneille,
Et je t'emmerde en attendant»
(Magari sarò vecchia anch'io,
Risponde la Marchesa, ma intanto
Ho ventisei anni, Corneille, vecchio mio,
E nell'attesa, ti mando a farti fottere).
Vi dirò perché mi è tornato in mente: per Andrea Camilleri. Camilleri è evidentemente un uomo molto simpatico e cordiale, grazie al cielo: perché, se non lo fosse, uno di cosi smisurata fortuna darebbe qualche pretesto all'universale invidia. Invece niente: si può solo congratularsi con lui.
Ho scoperto che esiste un vocabolario siciliano-italiano, pubblicato da un'editrice romana, la quale lo dichiara «indispensabile per i lettori del commissario Montalbano e degli altri personaggi di Camilleri»: contiene 2.600 vocaboli. Non ne faccio il nome perché non sono affatto convinto che Camilleri sia entusiasta dell'impresa, benché sia capitato a pochi autori di inventare una lingua e indurre editori col fiuto degli affari a stampar loro dietro glossari per il popolo dei lettori. Del resto, figuriamoci il lavoraccio dei traduttori di Camilleri nelle lingue dichiaratamente straniere. Ho già detto qui che il successo di una lingua neanche siciliana, ma di Marina di Girgenti, nell'Italia frantumata dei nostri anni, e in Veneto e in Lombardia non meno che in regioni più pacate, è un indizio misterioso e significativo di qualche corrente calda sotto la pelle irritata di questo Paese. Io il glossario camilleriano l'ho letto, col piacere che danno tutti gli elenchi di parole o di cose, e ho ripassato anche le più belle nozioni della metafisica insulare, come il proverbio: «Ammàtula c'allisci e fai cannola, lu santu è di marmo e 'un sura», ma l'ho 
trascritto certo male. Invano ti pettini e ti fai i ricci, il santo è di marmo e non suda. Anche Camilleri non suda.
Poco fa ha sopportato con un certo gioviale stoicismo le celebrazioni del suoi ottant'anni, e poiché sette città, o 70, da Vigata a Pisa, se ne contendono, se non i natali, l'adozione, i festeggiamenti non finivano mai. Non c'ero, mannaggia, ma ho raccolto qualche eco. Elvira Sellerio gli ha regalato un volume speciale con la riproduzione di tutte le sue copertine: 450! Dalla piazza del suo paese, dopo la musica e la torta, il festeggiato ha cercato di riparare nella casa avita, una casa di modeste dimensioni, alla quale si accede da una scala piuttosto erta. La gente ha pensato che la festa si fosse senz'altro trasferita dalla piazza alla casa, arrivavano, bussavano di sotto, si arrampicavano, e si ammucchiavano. A un certo punto un volontario si è incaricato di annunciare gli arrivi, come nei balli di corte. Anche «Carlo Degli Esposti», il produttore di Montalbano, che stava per incamerare un nuovo record di ascolti.
Anche «Mondadori», che ha fatto trattenere il fiato, perché non si capiva quale redivivo portatore di quel glorioso cognome stesse arrivando, e invece erano quattro, ma senza il cognome. Il culmine è stato l'arrivo della casa editrice tedesca Lubbe, che vende più Montalbano di tutti al mondo, dopo Sellerio, e nel cui nome è scesa a fare gli auguri a Camilleri una delegazione di 30 persone.
E che c'entra la marchesa di Corneille? C'entra, alla rovescia. Perché in una delle celebrazioni Camilleri ha ascoltato dotte, documentate e forse prolisse disamine critiche della sua opera, terminate le quali ha dichiarato: «Dite quello che volete, tanto io ho ottant'anni, e non me ne importa niente».
Adriano Sofri
 
 

KataWeb, 6.10.2005
Alice: nel paese delle meraviglie

[...]
Luca Zingaretti si materializza nei panni del Commissario Montalbano alle 21 su Rai 1 per fare incetta di ascolti. Comunista o meno che sia. Contro di lui, inconsciamente e incoscientemente, Elisa di Rivombrosa, alla stessa ora (21:02) su Canale 5. Nell'avventura di oggi Elisa, interpretata da Vittoria Puccini, viene aggredita da un gruppo di malviventi al porto di Genova mentre cerca di imbarcarsi per Napoli. Ma viene salvata da un romantico capitano inglese. Quasi certamente poco comunista. Da ricordare però che nelle loro più recenti dichiarazioni, sia la Puccini che Zingaretti hanno promesso che smetteranno di interpretare i due personaggi più famosi delle fiction tv.
[...]
Katia Riccardi
 
 

La Provincia di Lecco, 6.10.2005
Stasera Zingaretti in replica su Ra1
Elisa, già finita la favola? La Rai ricicla Montalbano

La seconda serie di "Elisa di Rivombrosa", la fiction in costume di Canale 5, stenta a decollare negli ascolti: i primi tre episodi hanno infatti perso la sfida del «prime time» con la Rai. La terza puntata ha raggranellato 6.618.000 telespettatori (25,58% di share), un risultato sempre soddisfacente ma mai alle altezze del "Commissario Montalbano" di Raiuno (8.465.000 spettatori, 31,77%) e sempre in picchiata rispetto all'ultima puntata della prima serie - quella in cui Elisa strappò il conte Ristori dalla ghigliottina - che tenne appiccicati al video circa 13 milioni di italiani. Galvanizzata dai risultati della sfida, Raiuno oppone stasera uno Zingaretti d'annata, in "Gli arancini di Montalbano", del 1999. Ci si chiede come mai Elisa di Rivombrosa non stuzzichi più l'interesse dei telespettatori e, di conseguenza, quello degli inserzionisti pubblicitari.
[...]
Veniamo ai giorni nostri, con la sfida con Montalbano: duello vinto al primo colpo dalla schiettezza del viso del commissario. C'è chi dice giustamente - come la regista di Elisa, Cinzia Th Torrini - che non è stata una mossa tattica schierare questi due catalizzatori di ascolti. Ma chi ha scelto Montalbano l'ha fatto per la popolarità dei racconti di Andrea Camilleri e per la breve durata di ogni puntata: un'ora e mezza, niente seguito della storia in quella successiva. E poi, chi non avrebbe preferito le immagini delle assolate coste siciliane e della testa lucida di Montalbano ai broccati di dame e contesse, e al grigiore delle lacrime di Elisa per il suo conte Fabrizio? Molto più facile registrarsi un episodio di Elisa e farsene un'abbuffata nei piovosi pomeriggi invernali.
[...]
Alice Corti
 
 

La Repubblica, 6.10.2005
Tormentoni
Gli agitatori satirici dei blog

[...]
Sono la Gialappa´s dei blog letterari: si chiamano VMO, si presentano come Vincenzo Maria Ostuni e Basile Pesaro Borgna, coppia omosessuale di Cagliari dedita per passione alla lettura (nonostante i ripetuti errori di grammatica) e per professione allo sviluppo di siti Internet (nonostante la sgangherata veste grafica del blog). Nei fatti, sono i misteriosi agitatori satirici divenuti popolarissimi nella rete, e oggetto di una caccia all´individuazione che fin qui non ha trovato - né lo potrebbe - conferme.
Obiettivo apparente: staffilare gli autori di best-seller, gli stessi che da diversi mesi a questa parte sono nel mirino di un gruppo di critici, scrittori, editori in quanto agenti di una «Restaurazione» che soffocherebbe ogni voce fuori dal coro. Bersagli principali (e apparenti) dei VMO sono dunque Valerio Massimo Manfredi, Camilleri - storpiato in Cammellieri - e gli autori di gialli in assoluto.
[...]
Loredana Lipperini
 
 

La Stampa, 6.10.2005
Torino
Ma guardate che i ds non sono un partito di diavoli
Massimo D'Alema
 
 

Donzelli Editore
Appuntamento con il Diavolo...
Venerdì 7 ottobre 2005, ore 21,00
Aula Magna Facoltà di Studi orientali, Via Principe Amedeo 184 - ROMA
Incontro con Andrea Camilleri e Massimo D'Alema in occasione della pubblicazione di Il diavolo. Tentatore/Innamorato di Andrea Camilleri e Jacques Cazotte, Donzelli editore.
Coordina Giovanni Floris

"Era lui, Delamaz, il capo supremo di tutti i diavoli di terra.
Quanno mai si era visto un bruco coi baffetti che pilotava 'na varca sia pure fatta di foglie? Ma le varche erano la so passione, non sapeva arrisistiri a mettersi a fare lo skipper. Dicevano macari che era 'ntelligenti, ma grevio e scostante".
Sarcastico e tagliente. Inconfondibile lo stile di Camilleri: inconfondibile anche il bersaglio della sua ironia, quel Delamaz capo supremo di tutti i diavoli... Il D'Alema visto da Camilleri è una delle gustose sorprese dell'ultimo racconto del grande autore siciliano, Il diavolo tentatore, recentemente pubblicato in volume insieme al Diavolo innamorato di Jacques Cazotte, classico riconosciuto della narrativa fantastica di ogni tempo.
L'occasione era troppo ghiotta, e anche noi non abbiamo saputo "arrisistiri": mettere uno di fronte all'altro lo Scrittore e il Politico, curiosi di vedere come reagirà la miscela di due personalità brillanti e pungenti. Un incontro o uno scontro? Non lo sappiamo: per scongiurare il peggio, abbiamo chiamato un arbitro d'eccezione, allenato ai ring più difficili, Giovanni Floris. Siamo certi che avrà il suo bel da fare...

La registrazione integrale dell'incontro è stata trasmessa da Nessuno.Tv la sera dell'11.10.2005, ed è online sul sito dei Democratici di Sinistra.
 

Venerdì sera, all'Aula Magna c'è il Sommo
Serata estremamente piovosa a Roma, arrivo a Piazza Vittorio e mi metto a cercare l'Aula Magna, trovato il sito, viro a dritta verso una pizzeria araba dove mi sparo un favoloso panino col kebab, al ritorno verso l'A.M. mi si ferma davanti ai piedi (pioveva a tinchitè) un taxi da cui chi ti scende?
Giuro, il Maestro (o Sommo) atterra sul suolo urbano davanti ai miei piedi, accompagnato da una trintina stampellona, che vengo a sapere mò che trattasi della segretaria Valentina e non di sua figlia come avevo immaginato lì per lì.
Comunque il Maestro plana verso l'ingresso indisturbato, non ho avuto gana di chiedergli autografi, perchè mi sembrava invasivo disturbarlo...
La serata inizia piuttosto puntuale o in orario sul ritardo, come volete, presenti oltre al Maestro, Massimo D'Alema (con cui ho in comune la passione per la vela) e Giovanni Floris, nonchè un sorridente Corrado Augias tra il pubblico.
Floris inizia presentando il "Diavolo tentatore/innamorato" in cui si parla di schiere di diavoli che si coalizzano per produrre il diavolo più cattivo di tutti ed alla fine viene fuori un Santo.
Da qui la metafora sulla situazione politica è ovvia e inevitabile, nonchè gradita (almeno a Me).
Il Maestro dimostra (E' la prima volta che lo incontro dal vivo) una vena ironica non comune, nonchè una ferma militanza politica, così la serata vira decisamente verso le acque dello spot elettorale e lì resta.
Il tutto è filato liscio liscio, ma credetemi, è stato bello guardarsi intorno per vedere le facce delle persone presenti che si guardavano e applaudivano il Maestro con vero affetto, un pò come se fosse il nonno di tutti, che racconta storie e fa battute.
Al rompete le righe, il Maestro era visibilmente stanco, ma ha sopportato lo stesso l'arrembaggio degli autografi con entusiasmo direi e non ha negato niente a nessuno.
Me ne sono andato via soddisfatto di esserci stato, e dispiaciuto perchè nonostante le raccomandazioni di Linda la Diligata pe l'Urbe, ho dimenticato a casa la macchinetta fotografica.
Fabio
 
 

Evene, 7.10.2005
La critique
La Disparition de Judas, d'Andrea Camilleri

Pas la moindre trace de récit dans cet ouvrage. Juste un enchaînement de documents, témoignages, rapports administratifs divers, extraits d'articles de journaux. Vu de loin, cet enchaînement de pages hétéroclites - l'auteur joue à alterner les écritures et formats des documents - déboussole un peu, mais on ne regrette pas de surmonter cette appréhension initiale. On craint de devoir s'accrocher à une intrigue saccadée, il n'en est rien. Au contraire: par un véritable tour de force, les liens se font comme par magie et l'histoire se dévoile pas à pas, avec une fluidité parfaite malgré l'alternance des points de vue. En dehors de cette forme originale, le roman s'avère un policier très efficace, réfléchi, où la mystérieuse disparition du comptable Pato grimé en Judas s'avère très difficile à expliquer. L'humour est également très présent, chaque missive de l'administration ou des enquêteurs donnant lieu à une caricature amusante de leurs styles respectifs, et permettant à l'auteur de railler l'hypocrisie des rouages hiérarchiques et de la justice. Les embûches et les critiques envers les enquêteurs, leurs supérieurs obtus, l'avis de savants allumés, tout est prétexte à la dérision. Un livre original, autant sur le fond que sur la forme, une écriture alerte et drôle: une réussite.
Mikaël Demets
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 7.10.2005
La stagione
Camilleri e Puccini per il Luglio trapanese

"La concessione del telefono", allestimento dello Stabile di Catania, tratto dal best seller di Andrea Camilleri inaugurerà - il 28 novembre alle 21 - la stagione di prosa del Luglio musicale di Trapani. I due cartelloni, quello della prosa e quello lirico, sono stati presentati ieri dal direttore artistico Francesco Braschi. La trasposizione scenica dell´opera di Camilleri è del regista Giuseppe Di Pasquale. La stagione lirica si apre il 22 ottobre con "La rondine" di Giacomo Puccini. Gli abbonamenti per 12 spettacoli costano da 74 a 185 euro. I singoli spettacoli da 7 a 15 euro.
 
 

Il Venerdì, 7.10.2005
Montalbano (forse) in trasferta. A Topolinia

Riuscirà Topolino a far andare in trasferta il commissario Montalbano, che non ha mai indagato fuori della Sicilia? [Non è vero, NdCFC] Andrea Camilleri ha rivelato che la Disney gli ha chiesto più volte di scrivere una storia. Ma chi conosce il poliziotto che in tv ha il volto di Luca Zingaretti pensa che alla fine sarà Topolino ad andare a Vigata...
(s.f.)
 
 

Il Giornale, 7.10.2005
Per Camilleri la copertina non è mai troppo corta

In molti hanno festeggiato gli ottant'anni di Andrea Camilleri. Nella Sala degli arazzi, il salotto buono della Rai, il creatore del commissario Montalbano ha ricevuto gli auguri del presidente Petruccioli e del direttore generale Mocci, grati per gli ottimi ascolti della serie tratta dai suoi romanzi, ha ricevuto in regalo un calamaio antico e poi ha tagliato la torta bersagliato dai flash di decine di fotografi. Alla Sellerio la cerimonia è stata più riservata e il regalo veramente insolito. Elvira Sellerio ha voluto celebrare il compleanno in cifra tonda del suo autore di maggior prestigio pubblicando un volume che raccoglie le copertine di tutti i libri di Camilleri usciti nel mondo. Il risultato di questa decisione è un oggetto veramente interessante che non solo dà la dimensione, in termini strutturalisti, del successo di Camilleri; fornisce anche lo spaccato del sistema editoriale del mondo nell'epoca della globalizzazione. Prima di tutto l'indice. Le avventure del commissario Montalbano, ma anche altri libri di Camilleri come "Il birraio di Preston" o "La concessione del telefono", sono tradotti in 23 Paesi, anche se la Spagna andrebbe contata due volte, dato che ci sono edizioni in castigliano e in catalano. Interessante anche il fatto che in molte nazioni il sistema editoriale sia organizzato in modo da assicurare numerose uscite, in edizioni diverse, per lo stesso titolo. In Italia "La stagione della caccia" conta cinque edizioni, ma ne ha anche due in Francia e tre in Germania. Dopo l'occhiata all'indice si passa a sfogliare il volume e si nota che l'accorto curatore ha organizzato la presentazione delle copertine raccogliendole per titolo, permettendo così di seguire la storia editoriale di ogni opera e di effettuare un facile confronto fra le scelte grafiche dei vari Paesi nei quali è apparsa. Per "Il ladro di merendine" i francesi hanno optato su immagini realistiche, come gli olandesi e gli spagnoli di lingua catalana. I greci hanno una natura morta, gli ungheresi un tema astratto. Nessuno ha ripreso l'immagine della prima edizione italiana, il quadro di Fabio Failla "Il venditore di palloncini". Per "Un filo di fumo" la scelta Sellerio è invece stata ripresa in Grecia e in Francia, mentre sono i tedeschi a puntare sulla natura morta. Capita di rado di trovare un libro con tante informazioni, e così diverse, sull'editoria mondiale.
Sergio Valzania
 
 

ANSA, 7.10.2005
Ascolti tv: Montalbano batte Elisa

Roma - Il "Commissario Montalbano", in replica su Raiuno, ha battuto "Elisa di Rivombrosa 2" alla quarta puntata su Canale 5. L'episodio 'Gli arancini di Montalbano' e' stato seguito da 7.541.000 spettatori (28,76%).
[...]
 
 

Notizie Virgilio, 7.10.2005
Unione/ D'Alema: I 'diavoli' di Camilleri mi ricordano qualcuno...
Presidente Ds presenta il libro dello scrittore siciliano
Roma (Apcom) - "I diavoli di Camilleri sono una vera e propria coalizione e c'è una descrizione che mi ricorda una comitiva che conosco molto bene...". Il presidente dei Ds, Massimo D'Alema, è insieme a Andrea Camilleri e Giovanni Floris alla Facoltà di Lingue orientali de La Sapienza di Roma a presentare l'ultimo libro dello scrittore siciliano 'Il diavolo tentatore' e accetta volentieri di interpretare il ruolo che nel libro gli viene assegnato, quello del capo di una comitiva di diavoli che si ingegna per tentare gli angeli. E' lo stesso Camilleri a raccontare alla platea la storia: "Il capo dei diavoli si chiama Delamaz, ha i baffetti e gli piace andare a vela, con una barca fatta di foglie. Si trasforma in un bruco per parlare con il suo avversario e progetta un accordo con l'Arcangelo Gabriele. Di lui dicevano che era intelligente ma antipatico e scostante".
D'Alema accetta divertito di associare quella "baraonda in cui non si capisce nulla" raccontata da Camilleri alla coalizione "in cui militiamo" e ancor di più dice di apprezzare il ruolo del diavolo che richiama i suoi sottoposti all'ordine. "Condivido quel ruolo perché penso di avere ragione - dice -. In fondo l'estremista alla fine fa il gioco degli altri, l'estremista alla fine combina un pasticcio. Nel conflitto è bene che ci sia passione, ma un po' di disciplina e di organizzazione non fanno male neanche ai diavoli, figuriamoci a noi poveri diavoli".
Camilleri ammette di condividere la tesi del presidente Ds: "Le mie simpatie, infatti, non vanno al diavolo che combina un enorme casino, ma a chi deve riportare l'ordine".

Legge elettorale/ D'Alema: Prodi non sara' debole senza partito
"Ci attrezzeremo per vincere lo stesso"
Roma (Apcom) - "Ci sono tanti esempi di sindaci e governatori eletti con un grandissimo successo pur non appartenendo a un partito", quindi "chi non ha un partito non è detto che sia più debole". Lo dice il presidente dei Ds, Massimo D'Alema, alla presentazione del libro di Andrea Camilleri, rispondendo a una domanda di Giovanni Floris sulle conseguenze che la riforma della legge elettorale possono avere sulla candidatura del Professore. Secondo D'Alema, infatti, l'investitura di Prodi "avverrà con le primarie" e la sua forza è nell'essere "la figura in cui la coalizione trova la sintesi".
D'Alema assicura che ora tutto l'impegno è per "contrastare questa legge. Eravamo preparati a vincere con il maggioritario - dice - ma ci attrezzeremo a vincere lo stesso".
 
 

KataWeb, 7.10.2005
Roma
D'Alema: Con CDL impossibile qualunque forma di dialogo
"Con questi, se ti metti d'accordo su una cosa la sera, la mattina dopo l'hanno rovesciata. In quale paese del mondo si sbaracca una legge elettorale alla vigilia delle consultazioni perche' non gli conviene? Siamo di fronte a qualcosa che ha una sua pericolosa originalita'". Lo ha detto Massimo D'Alema intervenendo alla presentazione dell'ultimo libro di Camilleri all'Aula magna della facolta' di scienze orientali. (AGI)
D'Alema: Attenzione, non abbiamo ancora vinto
"Bisogna guardarsi dall'eccessiva sicurezza di avere gia' vinto le elezioni. Nei prossimi mesi il cammino sara' aspro, costellato di insidie e trappole. Solo una grande unita', passione politica e partecipazione potra' fare si' che la profezia si avveri". Lo ha detto Massimo D'Alema intervenendo alla presentazione dell'ultimo libro di Camilleri. (AGI)
 
 

l'Unità, 8.10.2005
Camilleri: voterò Prodi alle primarie
Duetto con D’Alema sul “Diavolo tentatore”. Il presidente DS: la cultura laica alzi la voce

Roma. "Sono qui in veste di Jacques Cazotte, lui non poteva venire... Poi nel caso sarò anche il diavolo tentatore, innamorato, biondino o zoppo…". Così Massimo D'Alema, nella presentazione del libro di Andrea Camilleri "Il Diavolo. Tentatore innamorato" ora in libreria per la Donzelli Editore: una rilettura brillante del fantastico "Diavolo innamorato" dello scrittore settecentesco francese. "Come si chiama il capogruppo dei Luciferi? Fassino… be' non leggo mai i miei libri" scherza su di sé lo scrittore siciliano. Insomma, come si chiama il capogruppo dei Diavoli, chiede Giovanni Floris moderatore dell'incontro. "Non so, aveva dei baffetti... Era un po' antipatico ma intelligente, sennò chi lo reggeva? risponde Camilleri, che ha trasformato il suo Lucifero in provetta in un angelo. Eppure "tutti tifano per il Diavolo, nel racconto di Cazotte è sotto forma di bella donna. Qui invece sono tanti, una coalizione… Ne conosco alcuni molto bene", è la metafora politica di D'Alema "alcuni avevano legioni, altri neppure quelle.. e insieme facevano una baraonda infernale", ride. Quanto alla legione di centrodestra "hanno stravolto tutte le regole. In quale paese al mondo si sbaracca una legge elettorale alla vigilia delle elezioni perché non conviene? Ma non hanno ancora inventato una legge che fa vincere con meno voti". D'Alema dipinge questa destra: "I poveri sono diventati piu' poveri e i ricchi piu' ricchi. Noi al governo dovremo far pagare un po' di tasse a chi si arricchisce con le plusvalenze". Un destra pericolosa che nell'Europarlamento fa schiamazzare i leghisti contro il presidente Ciampi, tanto che "una collega mi ha detto: poverini" voi italiani.
"Il problema è non aver saputo fermare la Babele all'inizio del suo profilarsi", alza il tono Camilleri che, da scrittore, soffre per il "vocabolario che Berlusconi si è fatto per sé". D'Alema entra a punta di spillo: "Berlusconi è solo un sintomo, la malattia è profonda nella società. Lui ha parlato il linguaggio del qualunquismo antipolitico che non era il nostro, ma era radicato negli italiani". Ora, dopo le "rovinose polemiche" del centrosinistra, il presidente Ds invita caldamente ad andare a votare Prodi alle primarie. Camilleri raccoglie: «Andrò a votare alle primarie e voterò Prodi». Dall'ironia alla metafora lo scrittore commenta agrodolce: "Non siamo piu' i bei diavoli di una volta, ormai ci sono solo diavoli burocratici. La cosa peggiore è che sono state accettate le regole dell'avversario". E a ritroso dà ragione all'urlo di Nanni Moretti "dopo abbiamo sempre vinto". D'Alema ammette di non aver gradito quel grido "infernale" che però ha "scosso" i partiti. Credo che dovremmo sempre simpatizzare per i diavoli, soffro un po' dell'invadenza degli angeli", commenta strappando l'applauso: "Penso che sia stato giusto non mettere nella Costituzione europea il riferimento alle radici giudaico cristiane". Certo "i vescovi "non devono stare zitti, ma si deve sentire piu' forte la voce di una cultura laica" auspica D'Alema nell'aula magna della Facoltà di Studi orientali della Sapienza.
Natalia Lombardo
 
 

Centumcellae News, 8.10.2005
Da D'Alema e Camilleri una sferzata al centrosinistra
Anche “Centumcellae News” alla presentazione del nuovo libro di Camilleri e Cazotte: “Il Diavolo. Tentatore. Innamorato”. Ospite il Presidente dei Ds.

Roma - All'appuntamento di venerdì sera alla Facoltà di Studi Orientali dell'università “La Sapienza” sono in molti a partecipare per assistere all'incontro tra il Presidente dei DS Massimo D'alema e uno dei più apprezzati scrittori italiani contemporanei, Andrea Camilleri, troppo spesso relegato nel solo ruolo di "papà" del commissario Montalbano. Ed è il giornalista di Rai3 Giovanni Floris, al quale si deve il merito di aver resistito in questi anni di governo di centro destra in una televisione che più che informare è stata un mezzo di "distra(u)zione" di massa, a coordinare l'incontro per la presentazione del nuovo libro edito da Donzelli di Andrea Camilleri e Jacques Cazotte "Il Diavolo. Tentatore. Innamorato". Da una parte, quindi, il racconto di Cazotte, "Il diavolo innamorato", che segna l'inizio del racconto fantastico moderno; la storia infatti vede nella Napoli di fine Settecento, un giovane capitano spagnolo misurarsi con il proprio coraggio sfidando il diavolo, che si presenta sotto le spoglie seducenti di una bellissima giovane donna, la quale innamorata e tentatrice cerca di attrarre il bel soldato, fino a quando non giunge la cattolicissima madre del capitano che cercherà di sottrarre il figlio dalle braccia della diabolica, innamoratissima tentatrice. Dall'altra, invece, il racconto di Camilleri, "Il diavolo che tentò se stesso", il quale nasconde, e neppure in modo sottile, un riferimento alla nostra politica, sullo sfondo di uno scontro tra Angeli e Diavoli dove il capo dei Diavoli è l'arcidiavolo Delamaz, il quale "non sapeva resistir a far lo skipper" e si costruisce una barca con due foglie, e il capo degli Angeli è "l'Arcangilo Gabriele"; e quando Delamaz dovrà incotrarlo lo troverà in una sala trucco televisivo. Non è difficile dare un volto politico a questi personaggi e non è difficile iniziare a parlare di loro, avendo, guarda caso, proprio l'arcidiavolo Delamaz presente in sala.
Sarà molto interessante seguire la riflessione politica in una fase dove sempre più cresce la febbre che assale gli uscenti paurosi di perdere e i contendenti che dopo gli epocali risultati delle regionali lottano per non perdere l'onda del successo politico. Camilleri è sincero e non parla da nostalgico ma semplicemente rimprovera a quelli che non sono più i "bei diavoli di una volta" sostanzialmente tre cose: "La scarsa compattezza contro colui che si combatte, la scarsa forza nel portare avanti la battaglia, ma soprattutto aver accettato le regole della parte avversa". Camilleri spiegherà poi quel "soprattutto" più avanti: "quello che si è delineato in Italia, e non semplicemente in questi anni di governo di centro destra, è il frutto di un malessere e di una voglia del popolo italiano di andare verso questa direzione manifestatasi la prima volta nel '94. Questo ha generato la vittoria di Berlusconi nel 2001 e gli ha dato la libertà di costruirsi un vocabolario nuovo, personale, che io non parlo, voi non parlate e quindi di certo non possiamo comprendere perchè siamo persone per bene, ma che è stato adottato da molti. Ma allora ciò che è importante chiedersì è: perchè gli è stata data la possibilità di creare una nuova babele?"
Floris gira la domanda a D'alema, il quale da abile politico e conoscitore esperto dell'arte della dialettica, gira intorno al discorso ma dice due cose molto importanti. La prima è il riconoscimento che "la politica italiana è cambiata e non poco in questi anni, nella Prima Repubblica c'era un confronto tra avversari nel rispetto delle regole, ora c'è uno scontro frontale caratterizzato dall'invettiva ed è importante cercare di non cadere vittime di questo nostro tempo. La seconda è che Berlusconi non è la fonte dei mali in Italia e non è semplicemente sconfiggendolo che si risolveranno i problemi, perchè il malessere è ben più profondo, perchè se è vero che Berlusconi ha utilizzato un nuovo lessico, questo stesso lessico è quello di una parte degli italiani che parlano un linguaggio fatto di qualunquismo e di antipoliticità. Così la sinistra invece di combattere questo malessere rovesciando il problema, ha aperto l'ennesimo rovinoso dibattito politico interno. Invece di creare un libero confronto di valori si è portato avanti un solo relativismo etico."
Queste parole fanno capire che ormai la nostra realtà politica e sociale è stata analizzata e sviscerata, che politica e cultura sono concordi nel riconoscere che se le cose vanno cambiate bisogna lavorare tanto e bisogna promettere non favole ma lacrime e sangue. Camilleri concluderà dicendo : "Siamo tutti sulla stessa barca, e il timoniere dovrebbe ascoltare di più, possiamo scornarci ma portare avanti delle precise finalità all'interno di un programma, che non deve consistere nello spostare semplicemente i problemi ma scegliendo di fare meno politica e di mostrare più coraggio". D'Alema tra l'altro riconosce che è importante far sì che l'elettorato sia convinto della propria scelta e parla addirittura di "un eccesso di programma nato grazie anche a quella parte di popolazione che ha dato la scossa e ha fatto da argine ai problemi dei pariti. Ora bisognerà rendere questo programma un progetto che abbia una sua fungibilità e che diventi bandiera del centro sinistra, con dei compiti precisi: ridefinire il ruolo dell'Italia all'estero, tornare ad avere un profilo verso il mondo arabo e la Comunità Europea, investire nell'istruzione, sulla cultura e e sul riequilibrio sociale".
Ultimo importante tassello all'interno della discussione le primarie del Centro Sinistra del 16 Ottobre. Floris fa notare come in realtà Prodi non sia esponente di un unico partito e come la possibilità di andare alle politiche con un sistema proporzionale faccia nascere il problema con chi Prodi si schiererà. A questo D'Alema risponde con molta sicurezza: "Prodi è un punto di sintesi di una coalizione intera, anche alle regionali i candidati non erano candidati di partito ma della coalizione e noi ci prepariamo a vincere anche con il proporzionale". A questo punto Floris dopo i ringraziamenti di rito chiede a Camilleri di chiudere l'incontro, e lui lo fa magistralmente: "Io voterò Prodi".
L.A.
 
 

Corriere della sera, 8.10.2005
Alla presentazione del libro di Camilleri
E il presidente Ds elogia il diavolo: mi è simpatico, è simbolo di curiosità

Roma - Il capo dei diavoli, l’arcidiavolo, si chiama Delamaz e lui, l’uomo che lo ha ispirato, Massimo D’Alema, dice che “ha simpatia per il diavolo, precursore dell’Illuminismo, simbolo della curiosità, della rottura delle regole, dell’erotismo inteso come conoscenza che rompe i legami tradizionali”. Delamaz è protagonista di un racconto di Andrea Camilleri pubblicato da Donzelli assieme al “Diavolo innamorato” che Jacques Cazotte scrisse a metà del ‘700. D’Alema e Camilleri, moderati da Giovanni Floris, si sono confrontati eri sera nell’aula magna della Facoltà di studi orientali. C’è un elenco di diavoli, nel racconto, e di ogni diavolo sono elencate le legioni. “I diavoli di Camilleri - ha detto D’Alema - formano una coalizione di eserciti, mi ricordano una comitiva che conosco abbastanza bene. Camilleri parla anche dei diavoli che non avevano legioni, conosco anche quelli e chiedono collegi… quei diavoli fanno una gran baraonda che talvolta somiglia alla coalizione nella quale militiamo”.
 
 

La Stampa, 8.10.2005
Alla presentazione del libro di Camilleri
E il presidente ds elogia il diavolo: mi è simpatico, è simbolo di curiosità

Roma - Il capo dei diavoli, l'arcidiavolo, si chiama Delamaz e lui, l'uomo che lo ha ispirato, Massimo D'Alema, dice che «ha simpatia per il diavolo, precursore dell'illuminismo, simbolo della curiosità, della rottura delle regole, dell'erotismo inteso come conoscenza che rompe i legami' tradizionali». Delamaz è protagonista di un racconto di Andrea Camilleri pubblicato da Donzelli assieme al «Diavolo innamorato» che Jacques Cazotte scrisse a metà del '700. D'Alema e Camilleri, moderati da Giovanni Floris, si sono confrontati ieri sera nell'aula magna della Facoltà di studi orientali. C'è un elenco di diavoli, nel racconto, e di ogni diavolo sono elencate le legioni. «I diavoli di Camilleri - ha detto D'Alema - formano una coalizione di eserciti, mi ricordano una comitiva che conosco abbastanza bene. Camilleri parla anche dei diavoli che non avevano legioni, conosco anche quelli e chiedono collegi... Quei diavoli fanno una gran baraonda che talvolta somiglia alla coalizione nella quale militiamo».
 
 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 8.10.2005
La battaglia dell'Auditel. Canale 5 in piena crisi d'ascolti
Un Montalbano fa sempre bene
«Elisa» ko contro le repliche e adesso arriva l'urto di Celentano

Un Montalbano d'epoca, al terzo passaggio tv, supera il 28% e batte il sequel della saga in costume di Elisa di Rivombrosa (25,47%) che aveva fatto sognare il pubblico televisivo femminile ed era diventato un fenomeno extratelevisivo lo scorso anno. I più maligni, sottolineando lo zoccolo duro di Raiuno, il pubblico anziano, dicono oggi che gli spettatori non si sono neppure accorti che "Gli arancini di Montalbano" erano stati visti più volte. Ma l'analisi della composizione del pubblico non dà loro ragione. Giovedì prossimo si replica la replica de "Il gatto e il cardellino" con Luca Zingaretti/Montalbano su Raiuno, al terzo passaggio, quinta puntata di Elisa 2 su Canale 5. Se la dolce e determinata Vittoria Puccini, ormai vedova del Conte Ristori, di nuovo affascinata dalla new entry Antonio Cupo, non è riuscita nel sorpasso con Montalbano, figuriamoci cosa accadrà con il debutto giovedì 20 ottobre dell'Rockpolitik di Adriano Celentano che alla prima puntata schiererà come minimo Roberto Benigni.
[...]
Dunque per Canale 5 i risultati di Elisa sono ben soddisfacenti, anche nel rapporto costo/ascolto. Certo, mai quanto Montalbano in replica, sul cui successo alla Rai brindano. I gialli di Camilleri in tv rivelano, passaggio dopo passaggio, una sorprendente affezione del pubblico che già in passato aveva premiato la riproposizione del Commissario. In fondo, la prima tv dei due nuovi episodi ha fatto appena un 3% in più della replica degli "Arancini", come dire che per il pubblico l'importante è che Zingaretti commissario a Vigata ci sia, risolva i gialli e nuoti insieme a noi. Intanto tra una settimana Montalbano torna sul set per le riprese dei due nuovi episodi "La pazienza del ragno" e "Il gioco delle tre carte" (tratto dai racconti dell'autore) che Raiuno conta di trasmettere subito pronti, al massimo a primavera. A quel punto i gialli di Camilleri trasposti in tv saranno in tutto 14, una lunga collezione. Sull'addio al commissario, campione di ascolti anche in replica, che Zingaretti definisce «scelta dolorosa» non ci sono ancora definitive certezze. Nel «no» secco di alcuni mesi fa pare si sia aperto uno spiraglio.
Alessandra Magliaro
 
 

Il Tempo, 9.10.2005
D’Alema: «Berlusconi è il diavolo»

Un’ora e mezzo di dibattito — che s'annunciava scintillante e ricco di satira, ironie e sarcasmi all'odor di zolfo — dedicato al diavolo. Tentatore e innamorato, nella versione attuale di Andrea Camilleri e in quella d'antan (fine Settecento) di Jacques Cazotte (Il Diavolo. Tentatore / Innamorato, Donzelli editore). Duellanti: l'autore del commissario Montalbano e il presidente dei ds Massimo D'Alema. Non casuale, come contraddittore, visto che — nel racconto di Camilleri — il capo supremo di tutti i diavoli di terra è un certo Delamaz, identificabile (oltre che per il cognome) per i baffetti e la passione per la barca a vela. «Le varche», racconta Bacab, il lucifugo (un demonietto in forma di verme, che pratica abitudini e località del corpo umano che lo rendono un parente stretto delle piattole), «erano la sua passione, non sapeva arrisistiri a mattersi a fare lo skipper. Dicevano macari che era intelligenti, ma grevio e scostante». Antipatico, ed è anche questo un segno di riconoscimento del modello ispiratore. Dunque: Camilleri da una parte, e D'Alema dall'altra. Lo scrittore e lo dimonio in persona. In mezzo — a far da moderatore — Giovanni Floris, quello di Ballarò. E di fronte duecentocinquanta spettatori, ad affollare l'aula magna della facoltà di Studi Orientali di Roma. Roba da leccarsi i baffi (o i baffetti, per restare in tema). L'avvio è stato brioso, e l'illusione ha preso corpo. Un tono disinvolto e divertito, con Delamaz fiero di identificarsi con D'Alema (o viceversa) e Camilleri a spassarsela per aver fatto centro. Ma è durata poco: la compiacenza assatanata del pubblico ha fatto sì che il dibattito degenerasse presto in comizio, e i due (spalleggiati da Floris, e incitati dall'assemblea) hanno rivolto altrove le loro frecce, scegliendosi come bersaglio — di comune accordo — il solito satanasso: cioè Berlusconi. La satira — come accade spesso in questi casi da scuola — ha lasciato il passo all'invettiva. Sembrava un film della Guzzanti, e questo paragone non dovrebbe inorgoglire nessuno dei due (presunti) contendenti. Alla fine si può dire che la battuta migliore della serata (e infatti la platea ne ha riso di gusto, senza neppure coprirsi la bocca per pudore) è stata di Achille Campanile, citato da Camilleri, che in una delle sue folgoranti commedie in due battute, fece incontrare Sant'Antonio nel deserto con il principe degli inferi, e andò così, nel dialogo originale: «Sant'Antonio: "Diavolo, diavolo, perché mi tenti?". Diavolo: "Perché tentar non nuoce"». Sipario. Il comizio (nel quale l'anima girotondina di Camilleri s'è accomodata con quella politicamente corretta di D'Alema) è roba da cronaca politica, e neppure originale. Il pubblico applaudiva gli slogan e si sbellicava (moderatamente) agli insulti; annuiva quando D'Alema affermava che il centrodestra ha reso i poveri più poveri e i ricchi più ricchi; accoglieva con tiepido entusiasmo l'invito a votare in massa alle primarie perché «un Prodi indebolito renderebbe più forte Berlusconi»; condivideva in pieno l'idea che il conflitto politico si sia imbarbarito, per colpa (soltanto) del nemico. Chiudiamola qui, per dedicare un po' di spazio al tema della serata, che era Mefisto. L'inferno sovrappopolato di diavoli di sinistra — descritto da Camilleri nel consueto gramelot siciliano — è piaciuto molto a D'Alema: quei diavoli, ha detto, «formano una coalizione di eserciti: mi ricordano una comitiva che conosco abbastanza bene. Camilleri parla anche dei diavoli che non avevano legioni: conosco anche quelli, e chiedono collegi. Quei diavoli fanno una gran baraonda che talvolta somiglia alla coalizione nella quale militiamo». Belzebù affascina l'ex presidente del Consiglio: «Mi piace parlare del diavolo, che ha avuto uno spazio straordinario nella letteratura europea. Era il simbolo di un risveglio della curiosità e della trasgressione. Era un prodotto dell'Illuminismo». E gli piace (moltissimo, vanitoso com'è) anche Delamaz che rimprovera il povero diavolo estremista e girotondino, che non osserva la disciplina in un conflitto politico che deve rispettare le regole». Gli estremisti finiscono sempre per fare il gioco degli avversari. Combinano pasticci. «Questo vale per i diavoli, figuriamoci per noi poveri diavoli». Camilleri — che s'è riconosciuto spesso nelle posizioni dei girotondini — ha definito «molto lucida» la lettura di D'Alema, confermando però la propria simpatia per quelli «che fanno casino». L'estremismo — in altre parole — è «infantile» (come diceva Lenin), ma semina qualche dubbio e qualche idea nuova. E poi, «non c'è più il Diavolo di una volta». Chissà se alludeva a Togliatti, o provava (addirittura) ad accendere un cero alla memoria di Josiph Giugasvilj, conosciuto nella comunità dei terrestri con il nome di Stalin. Il sinonimo estremo di Belfagor. E se poi l'allegro dibattito culturale è degenerato in politica, una spiegazione c'è. La conoscevano i nostri nonni, quando recitavano il vecchio adagio secondo il quale «la farina del diavolo finisce in crusca». Ma funzione ugualmente un'altra stilla di saggezza popolare: «Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi». Perché è narciso, e si fa prendere la mano dalla platea.
Massimo Tosti
 
 

La Provincia, 9.10.2005
Confagricoltura. Uno studio rivolto ai tecnici ma anche ai consumatori sulla produzione casearia
In un dossier la filiera del latte
Presentazione il 28 ottobre alla Fiera di Cremona

Cremona - Confagricoltura sceglie la Fiera internazionale di Cremona in programma dal 27 al 30 ottobre a Cà de’ Somenzi per presentare il quinto dei dieci dossier tematici dedicati ad altrettanti prodotti dell’agricoltura italiana e realizzati nell’ambito della campagna di sensibilizzazione ‘La qualità in campo. Una scelta di valore’. Venerdì 28 ottobre alle 15 a CremonaFiere verrà illustrato lo studio sulla filiera del latte e dei formaggi, un dossier rivolto sia a un pubblico di esperti che al consumatore consapevole e appassionato.
[...]
Un excursus arricchito dalle testimonianze e dai racconti di giornalisti, opinion leaders e personaggi famosi quali ad esempio Alfonso Iaccarino, Antonello Colonna e Andrea Camilleri.
[...]
Vittoriano Zanolli
 
 

Il Sole 24 Ore (suppl. "Domenica"), 9.10.2005
Ex libris
Il bestseller sulla bocca di tutti

Le vie per accedere alle classifiche librarie sono insondabili. A parte fenomeni come Harry Potter, o Dan Brown, per i quali le ragioni di un successo così largo restano comunque difficili da capire, restano pochi altri modi per riuscire a vendere tanti libri.
Il più semplice è approdare in televisione. In Italia è successo, per esempio, ad Andrea Camilleri. “Benedetto” dallo show di Maurizio Costanzo, ha avuto, da quel momento in poi, un accesso facilitato ai lettori (fermo restando che si è poi imposto, a nostro parere, per l’oggettiva buona qualità del prodotto: il pubblico è influenzabile ma non stupido).
[...]
Stefano Salis
 
 

La Stampa, 10.10.2005
I premi Costantino Nigra
 
 

Welfare Cremona, 11.10.2005
La protezione negata
Il rapporto ICS sul diritto di asilo in Italia edito da Feltrinelli, con la prefazione di Andrea Camilleri

Esce oggi nelle librerie LA PROTEZIONE NEGATA, il primo rapporto curato da ICS sul diritto di asilo. Il volume, edito da Feltrinelli, è arricchito da una prefazione di Andrea Camilleri.
ICS, con l'esperienza di un'organizzazione che da anni è impegnata nella protezione dei rifugiati anche nei paesi di origine e nelle aree di crisi, racconta la condizione dei rifugiati presenti in Italia e il livello di rispetto del diritto di asilo.
Il quadro che ne emerge è desolante. “La protezione è negata” commenta Gianfranco Schiavone, vice presidente ICS “Negata quando chi fugge da guerre e persecuzioni si ritrova rinchiuso in centri di detenzione dove dignità e diritti sono schiacciati. Negata quando si preferisce investire nella protezione delle frontiere piuttosto che nella protezione e nell'accoglienza delle persone. Negata perché in Italia manca ancora una legge sul diritto di asilo”.
ICS ha elaborato informazioni, dati, racconti, testimonianze insieme a enti e operatori con i quali da anni condivide il cammino di difesa del diritto di asilo. E' nato così un lavoro puntuale che abbraccia tutti i temi relativi al diritto di asilo. Dall'analisi della normativa, ai percorsi di accoglienza e di integrazione.
Sono state analizzate le scarse risorse economiche destinate all'asilo, comparandole con gli alti costi del trattenimento e della detenzione nei CPT. Se accogliere un rifugiato costa poco più di 18 euro al giorno, trattenere un cittadino straniero in un centro di detenzione costa quotidianamente oltre 71 euro a persona.
Allo stesso modo si raccontano i drammatici luoghi della frontiera e gli assurdi “percorsi a ostacoli” della procedura per ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato.
ICS denuncia, quindi, l'assenza di un sistema di raccolta dati in Italia e rielabora le statistiche esistenti. Emerge che la popolazione rifugiata in Italia è ben più alta di quanto dichiarato dalle istituzioni centrali: risultano esserci, infatti, circa 19.000 persone esterne ai dati statistici ufficiali, “rifugiati invisibili”. Una lacuna statistica che fa perdere alle persone l'opportunità di godere della protezione e alle istituzioni centrali l'occasione di godere di sostanziosi finanziamenti europei.
Come commenta Camilleri nella bella prefazione, ci si trova di fronte alla “istituzionalizzazione del rifiuto a priori dell'ospitalità a chi ne avrebbe invece tutto il diritto”. Conclude poi lo scrittore “Il diritto di asilo è sancito da trattati e leggi internazionali. Ma non credo che esistano trattati e leggi che impongano il dovere di asilo. Teoricamente, non dovrebbe essercene bisogno perché accogliere nella propria casa chi viene a chiedere riparo è un moto spontaneo, istintivo dell'uomo. Vuol dire che da noi questo spontaneo gesto di umanità lo si va perdendo”.
 
 

La Repubblica, 11.10.2005
Viaggi tra piazze, castelli e parchi. Da Thelma & Louise a Elisa di Rivombrosa
Turisti per caso. Sul set di un film
Negli anni Novanta l´interesse di alcuni cinefili diventa trend turistico. Da Kastelorizo allo Utah, da Aglié a Matera: la fiction invade la realtà.
I ristoranti inventano ricette segrete che evocano Mel Gibson o Montalbano
Ci sono luoghi che persino sulle mappe è difficile trovare: ma lì si ritrovano gli "eroi"

Roma - Alzi la mano chi conosce il castello ducale di Agliè. Risultato considerevole: 11 milioni con punte di 13, esattamente quelli che per la scorsa stagione sono rimasti la sera incollati alla tv per Elisa di Rivombrosa. Altra prova. Dice niente Scicli? Vediamo Vigata, sono lo stesso luogo, più o meno, dipende dall´inquadratura e dell´alone che lascia la brezza del mare in questa puntata. Del Commissario Montalbano, ovvio. Chi non lo ha visto. Soprattutto chi ha visto davvero i luoghi del poliziotto di Camilleri e reso celebre dalla fiction tv. Tanti. Nella provincia di Ragusa, set naturale della serie, nel 2005 gli arrivi sono aumentati del 20%. Effetto Montalbano, indubbio. Per dire, nella stanza del questore, che nella realtà è l´ufficio del sindaco di Scicli Bartolomeo Falla, ad agosto ci sono andati in 8mila con la stessa domanda: «Che è qui la stanza di Montalbano?». Il primo cittadino è contento, e così i siciliani di lì, i ristoratori per esempio, quelli che sotto Taormina, sotto Siracusa, verso sinistra, a Montelusa, pardon, Ragusa, offrono spaghetti alla Montalbano. La ricetta è un giallo. Ma quel che sta succedendo non è un´invenzione.
[...]
Alessandra Retico
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.10.2005
Il forum
Processo al giallo

Nel boom siciliano
Il boom di Camilleri, il successo di Piazzese, la proliferazione degli epigoni, la nascita di collane specialistiche e persino di librerie specializzate: il fenomeno del giallo siciliano, dopo avere sbancato le classifiche di vendita, sembra essere arrivato a un punto di rottura, rischiando di monopolizzare l´attenzione di editori e lettori a dispetto di altri generi e del romanzo classico. Di questo argomento abbiamo parlato in redazione con due giallisti siciliani come Santo Piazzese e Piergiorgio Di Cara, autori rispettivamente de "I delitti di via Medina-Sidonia" e "Hollywood Palermo", e con l´editore-libraio Sergio Flaccovio. Al forum hanno partecipato i critici letterari di "Repubblica" Marcello Benfante (che ha organizzato un ciclo di conversazioni sul giallo, ogni giovedì alla libreria Pegaso di via Notarbartolo) e Salvatore Ferlita.
Tra i temi trattati, la grande lezione di Sciascia, attenta al contesto politico, l´emulazione ad ogni costo di Camilleri, le strategie di marketing delle case editrici, e la differenza tra i gialli classici, quelli della collana Mondadori, e gli interpreti del genere nati in Sicilia.
 

Troppi detective

Repubblica: «Qualche anno fa abbiamo registrato la nascita del fenomeno del giallo siciliano: prima il boom di Camilleri, poi esperienze autonome come quella di Piazzese, adesso, invece, siamo a un passo dall´inflazione. C´è il rischio che, sulla scorta del successo di vendite, in Sicilia non si scriva più un romanzo se non c´è il morto ammazzato e l´investigatore di turno?
Piazzese: «Ho qui le classifiche di vendita di Arianna, che esprimono i criteri di giudizio del mercato. Nel 2003 tra i 25 libri più venduti solo 4 sono gialli. Nel 2005, dato aggiornato al periodo tra il 20 e il 26 giugno, sui 25 libri più venduti 5 sono gialli. Io questa inflazione francamente non la vedo e mi chiedo se siamo in presenza di un fatto letterario o di un "pompaggio" mediatico».
Flaccovio: «Io non vedo il fenomeno del giallo. Camilleri è un caso a sé, ancora tutto da valutare, poi ci penserà la storia. Ma lo stesso Camilleri non è un giallista».
Piazzese: «Camilleri ha avuto il merito di sdoganare il giallo. Ma il caso Camilleri-giallista è nato dopo, perché lui è diventato famoso con "Il birraio di Preston", che non è un giallo».
Flaccovio: «È una questione, anche di tecnica di narrazione, per esempio quella che ha scelto Simenon con Maigret. Ma il vero giallo in Italia l´ha portato Mondadori. Con un mercato diverso, un pubblico diverso che legge solo quello, tutt´altra cosa da Camilleri o Piazzese. Autori validissimi che usano la struttura, la tecnica del giallo per suscitare sensazioni, raccontare emozioni, disegnare personaggi che poi fanno il romanzo. E per me questi sono romanzi veri e propri».
Piazzese: «In pratica succede che se c´è un libro che è un giallo si dice che è un giallo e basta, se è un buon libro giallo si dice che non è un giallo ma un romanzo».
Di Cara: «Sicuramente l´inflazione del giallo c´è, sul piano delle pubblicazioni. Quasi tutti gli editori hanno creato delle collane specializzate. C´è insomma una varietà di case editrici che pubblica romanzi gialli. Ma viene pubblicata anche robaccia, a fronte, però, di buoni autori. Il problema non è tanto che ci siano molti autori di gialli, quanto il fatto che il genere è stato enfatizzato. Tanto che siamo vicini al punto di rottura».
Flaccovio: «E poi siamo di fronte a un marketing banale delle case editrici. L´equazione è: se Camilleri vende, mettiamoci tutti a fare gialli».
Repubblica: «Il termine giallo è molto ampio, comprende la letteratura ad effetto, sensazionalistica. Quello che è in crisi non è il giallo, che anzi di gode di buona salute, ma il mystery, che richiede una tecnica precisa, vuole scrittori specializzati. Oggi, anche per libri che non hanno niente a che vedere con il giallo, il risvolto di copertina sottolinea sempre qualche elemento poliziesco, ricorrendo magari al più sofisticato termine "noir". Di Sciascia si diceva che usava la struttura del giallo, ma che i suoi libri erano tutt´altra cosa. Una volta etichettare un libro come "giallo" significava ghettizzarlo. La gran parte dei gialli di oggi sono autoironici, metaletterari, parodistici in qualche caso. Il gioco è: vi ricordate com´erano i gialli? Alajmo, ottimo scrittore, aveva intrapreso la pista del giallo nel suo ultimo libro, "È stato il figlio", ma poi l´ha lasciata a metà cammino, dopo essersi consultato con Di Cara: il giallo infatti richiede una disciplina molto rigorosa».
Di Cara: «Ricordo che mi fece leggere la parte poliziesca di "Cuore di madre" e mi accorsi che procedeva per cliché, per approssimazione, usava termini che un poliziotto non si sognerebbe mai di utilizzare. Noi non diremmo mai "dobbiamo risolvere il caso". Lui da persona intelligente, eliminò questa parte. Poi mi è capitato di incontrare dei giovani che così come noi, vent´anni fa fingevamo di fare i musicisti perché sapevamo suonare la chitarra, fingono di essere scrittori, si comportano, si vestono da scrittori. Il giallo è un genere che ha fortuna ma che ha indotto in un pubblico sprovveduto l´idea di poter giocare a fare gli scrittori. E questa cosa mi preoccupa».
Repubblica: «La proliferazione è innegabile. Camilleri una volta ha detto: è come se, coi miei gialli, avessi tolto il tappo. Da qui una specie di "funzione Camilleri", pericolosamente imperante, ma non soltanto nell´ambito del poliziesco. Riguardo al giallo siciliano, poche sono le coincidenze tra un romanzo e un altro, e tante le differenze: certo, ci sono gli inserti dialettali, per rendere ancora più realistica la narrazione, ma non vedo una vera e propria emulazione. Per un esordiente forse è più facile muoversi sui binari del giallo. Sempre Camilleri dice che quando si mette un morto ammazzato in una storia, è come se l´autore camminasse appoggiato a una ringhiera. Il rischio di cadere si corre sempre, ma c´è una stampella cui appoggiarsi».
Piazzese: «Consolo accusò il giallo di essere un genere reazionario perché consolatorio. Ma questo potrà essere vero per i vecchi gialli. I gialli contemporanei sono tutt´altro che consolatori: la quantità di entropia che contengono alla fine è maggiore di quella che c´è all´inizio del libro».
Repubblica: «Si può non essere d´accordo sulla separazione fra alta letteratura e bassa letteratura basata sul pregiudizio crociano riguardo ai generi. Abbiamo dei titoli gialli che non sono considerati letteratura perfino quando sono grandi capolavori. Non dipende dal tipo di narrazione, ma dall´autore, dalla qualità della scrittura, dello stile».
Flaccovio: «Insisto: se l´autore vuole raccontare un omicidio e lo fa risolvere nel corso della storia senza preoccuparsi di emozionare il lettore, non è letteratura, è un giallo, anche carino, piacevole da leggere, ma è un´altra cosa».
Repubblica: «Ma c´è il rischio che nella letteratura siciliana, con l´inflazione del giallo, succeda quello che è successo nel cinema, quando non si girava un film a Palermo che non trattasse di mafia?».
Flaccovio: «Può succedere perché c´è sempre un meccanismo industriale. Nel caso del giallo, è un genere che è sempre esistito e sempre esisterà. Esiste la classificazione che è fatta per dare etichette. Se ci saranno dei buoni autori si continueranno a fare dei buoni libri gialli, altrimenti no».
Repubblica: «In Sicilia la Ambrosecchio, la Santangelo, Marco Vespa e altri, dimostrano che si può fare letteratura a prescindere dai morti ammazzati, facendo a meno dello schema rassicurante del poliziesco. Quindi esiste un´altra via letteraria, giusto?».
Di Cara: «Ciascuno di noi ha una sua via originale e riconoscibile. Non si può dire che ciascuno di noi scrive alla Lucarelli o alla Carlotto. Piazzese scrive con una tecnica tutta sua».
Repubblica: «Quelli di Piazzese, per esempio, sono gialli siciliani che però non trattano il tema della mafia: come mai?».
Piazzese: «Io ho aspettato dieci anni per propormi a un editore. Mi trovavo in un villaggio sull´orlo del deserto profondo della Tunisia e sono entrato in un caffè. Un cammelliere mi ha chiesto da dove venivo e dopo che gliel´ho detto lui mi fa: "Palermo: Totò Schillaci, Totò Riina". Era il 1995. Mi sono chiesto: ma possibile che siamo noti solo per questo? E quella è stata la spinta a pubblicare. Con tutto il rispetto per Totò Schillaci».
Repubblica: «Certo è che venticinque anni fa certi libri sarebbero stati preceduti da tremila virgolette davanti al termine giallo...».
Flaccovio: «È quello che dicevamo poc´anzi: stiamo subendo il marketing banale delle case editrici».
Di Cara: «La mia casa editrice francese mi ha pubblicato in una collana non gialla. La verità è che nelle case editrici non ci sono degli esperti del genere. Mi viene in mente solo Luigi Bernardi. Manca la cultura da parte dei redattori, mancano i veri esperti del genere».
Piazzese: «Uno dei motivi per cui le case editrici puntano a far rientrare nei gialli libri che non lo sono è che si pubblica un numero sterminato di libri illeggibili».
Repubblica: «Vi ricordate la Libreria del giallo di Palermo? È stato un tentativo di cavalcare un fenomeno, ma in realtà se tutta la letteratura diventa gialla, a varie sfumature, una libreria specialistica non ha più senso».
Flaccovio: «Però l´aumento della produzione è positivo perché conferma il libro come mezzo di comunicazione».
Piazzese: «Sì, ma un lettore che si avvicina al banco delle novità e pesca un libro a caso, solo una volta su dieci si tratta di un libro leggibile. Negli incontri con le scuole mi metto a raccontare come se fossero libro rosa della serie Harmony le storie di Anna Karenina e Madame Bovary, per far capire loro che sono gli autori a fare la differenza».
Di Cara: «Il "Codice da Vinci" dopo 30 pagine mi ha annoiato poi visto il successo mi sono incuriosito e ho scoperto che è un libro stupido, che racconta cose poco credibili...».
Repubblica: «Questa attenzione ai particolari dimostra cos´è un vero giallista. In Italia manca una "cultura" del giallo. Spesso difettano anche le condizioni sociali. Non è certo un caso che nei gialli siciliani manchi la figura del serial killer. Forse solo Roberto Mistretta, scrittore di Mussomeli, è riuscito a inventarsi nel suo ultimo romanzo, Sordide note infernali, la figura del serial killer siciliano».
Di Cara: «In Sicilia il serial killer è un sicario della mafia. Salvatore Grigoli, l´assassino di padre Puglisi, sarebbe diventato un serial killer».
Repubblica: «La riscoperta del romanzo storico, sempre sull´onda di Camilleri, potrebbe diventare un alternativa al giallo in Sicilia?».
Flaccovio: «Sì, perché il romanzo storico in termini di mercato trova lettori, attenzione, anche senza obbedire alla classificazione. In libreria è sempre presente».
Piazzese: Io non parlerei di alternative. Per me il valore dei libri è funzione della loro qualità intrinseca, a prescindere dal genere di appartenenza».
Repubblica: «Quando si parla di gialli, viene da pensare sempre a Sciascia, che nei suoi romanzi, che definiva gialli eretici, offriva chiavi di lettura per capire il contesto politico. Quel genere non è più praticato oggi. Perché? È cambiata la Sicilia o non c´è più nessuno in grado di analizzare il contesto?».
Di Cara: «Però credo che "Il giro di boa" di Camilleri dia delle dritte per leggere la contemporaneità. Anche Carlotto è uno che indaga nella cronaca».
Flaccovio: «Solo il tempo potrà giudicare. Io il giallo, per come lo intendiamo oggi, lo classifico come fenomeno temporaneo legato ad una moda e a certe scelte di editori. Il tempo ci dirà di che sono pasta sono certi autori».
Repubblica: «Spotorno e Riccobono continueranno a indagare?».
Piazzese: «Credo proprio di sì».
Di Cara: «Il mio prossimo libro sarà ambientato in Calabria e continuerà la saga di Riccobono».
Repubblica: «Spezziamo una lancia per la fantascienza, che è un genere più di rottura rispetto al giallo, più problematico. In Sicilia abbiamo avuto Franco Enna che si è cimentato con buoni esiti sia nel giallo che nella fantascienza. Ma prima esistevano i generi, ora purtroppo non più».
Piazzese: «C´è un autore di fantascienza americano, ma di origini messinesi. Si chiama Ben Bova e in Italia è stato pubblicato nella collana Urania. Lui immagina che in un lontano futuro la sede del nuovo Governo Mondiale sarà Messina. Che naturalmente avrà il ponte. Scritto in tempi non sospetti».
Di Cara: «Sarebbe bello scrivere un romanzo di fantascienza ambientato a Palermo».
 

PRO
Lucarelli "Raccontano la realtà"
A Torino un derby letterario tra siciliani e bolognesi Camilleri e Di Cara contro Matrone e Bettini

Giallisti bolognesi contro giallisti siciliani. Non si tratta dell´ennesima partita del cuore, ma di un incontro letterario che avrà luogo a Torino [non a Torino, ma a Casalecchi di Reno (BO), NdCFC], al quale prenderanno parte autori di noir nati a Bologna e in Sicilia. Da una parte Marco Bettini, Maurizio Matrone, Giampiero Rigosi, Luigi Bernardi; dall´altra, Valentina Gebbia, Giacomo Cacciatore, Piergiorgio Di Cara, Gery Palazzotto, Andrea Camilleri (in videoconferenza [non in video conferenza, ma con la registrazione di un'intervista in video]). Animatore della manifestazione, Carlo Lucarelli: «L´idea - spiega il conduttore di "Blu notte" - l´ho avuta lo scorso anno, a Courmayeur: una giornata del Noir in festival infatti era dedicata alla Sicilia. Perché, ho pensato, non coinvolgere gli scrittori isolani e organizzare un incontro a Bologna, per parlare di due diverse scuole italiane del giallo?».
Ma ha un senso parlare di una scuola siciliana del noir?
«Ha un senso nella misura in cui se ne parla non facendo riferimento a una precisa poetica. A dei dettami letterari precisi, inderogabili. Camilleri, ad esempio, è molto diverso da Piazzese. Come Piazzese non ha quasi nulla in comune con Piergiorgio Di Cara. Ci sono dunque alcuni scrittori che utilizzano lo stesso genere, percorrendo poi strade diverse. Molti hanno come modello l´intramontabile Sciascia, anche se poi se ne distaccano, per lo stile e per le cose narrate. Lo stesso discorso vale per i giallisti bolognesi».
Da quando Camilleri si è imposto con le storie di Montalbano, in Sicilia il giallo è diventato quasi una scelta obbligata. E così?
«Certo, salta all´occhio il numero cospicuo di noir pubblicati in questi ultimi anni. Ma non bisogna pensare per forza all´emulazione. Vuol dire che il genere del giallo si presta perfettamente per raccontare questo tempo, le nostre città di oggi, le attitudini criminali».
C´è un rischio di saturazione?
«La saturazione si può scongiurare tentando nuovi approcci. In Sicilia come altrove, i gialli che vedono la luce sono spesso libri belli, che illuminano zone oscure della nostra storia. C´è saturazione quando non c´è selezione».
Salvatore Ferlita
 

CONTRO
Consolo "Qui mancano i contenuti"
Sciascia partiva da un cadavere per spiegare tante altre cose e alla fine il colpevole non si trovava mai

«Giallo, poliziesco, noir: è scrittura senza sguardo sulla situazione storica, politica, sociale». Perentorio e tagliente il giudizio di Vincenzo Consolo sulla febbre del giallo che sembra aver contagiato gli scrittori, siciliani e non solo. L´autore del "Sorriso dell´ignoto marinaio" preferirebbe non parlare, ma alla fine cede.
Vincenzo Consolo, ma allora la gente che acquista libri e si appassiona all´ultimo caso da risolvere, cosa sta inseguendo?
«In questi libri c´è solo l´indagine, la meccanicità della struttura narrativa svuotata dai contenuti. Non è un caso che il giallo sia nato nel mondo anglosassone, conservativo, sfruttatore e colonialista. Il poliziesco rappresentava il migliore dei mondi possibili».
Eppure un suo collega e amico, Leonardo Sciascia, ha adoperato la struttura del giallo per i suoi romanzi…
«Sciascia raccontava un "poliziesco rovesciato". Partiva cioè dal cadavere steso sull´asfalto per raccontare tante altre cose. E quasi mai si trovava il colpevole, perché il potere non può indagare su se stesso. E poi non era quello che interessava a Leonardo, ma il racconto, che diviene analisi della società».
Quindi come giudica i racconti polizieschi?
«Sono un prodotto borghese e capitalistico, senza nessuna critica al sistema. Una scrittura di consumo e intrattenimento, prodotta in laboratorio sul modello americano. Ai nostri giorni, poi, si tratta di narrazioni di secondo grado, mediate dalla televisione. La narrativa ripete la cifra telematica. La tivù ormai nutre tutto, viviamo in un mondo platonico di caverne e ombre, con l´illusione che questa sia la realtà».
Ma lei cosa legge?
«In questo momento sto rileggendo Cervantes, anche in vista di una conferenza che dovrò tenere. "Don Chischiotte", "Galatea", le opere teatrali. Per me è un momento di grande gioia, e sono felice di avere ancora molti classici ancora da leggere».
Paola Nicita
 
 

AISE, 12.10.2005
Cultura
"La lingua italiana tra narrativa e cinema dagli anni Settanta ad oggi": l’IIC di Marsiglia celebra la V Settimana della Lingua Italiana nel Mondo

Marsiglia - "La lingua italiana tra narrativa e cinema dagli anni Settanta ad oggi". Sarà questo il leit motive con cui l’Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia celebrerà, dal 15 al 22 ottobre, la V Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che si svolge come sempre sotto l'Alto Patronato del Presidente della Republica Italiana.
[...]
Quest'anno il tema della settimana sarà "Letteratura e cinema dagli anni 70 ai giorni nostri" e si concluderà con un duplice omaggio allo scrittore Andrea Camilleri.
[...]
Venerdì 21 ottobre, a partire dalle ore 19.00, presso l’Istituto, si terrà una serata speciale in occasione dell’80° anniversario dello scrittore italiano Andrea Camilleri. L’evento prevede la proiezione de "La cucina di Montalbano", un episodio dell'ultima serie televisiva prodotta da RAI TV "Il Commissario Montalbano" e, quindi, la proiezione di un'intervista allo scrittore. Presenzierà la serata la sig.ra Alferj, segretaria personale di Camilleri.
In una occasione tutta italiana non poteva mancare infine uno spazio dedicato alla gastronomia, che strettamente si lega ad ogni altro ambito della vita umana. E così, sabato 22 ottobre, alle ore 21.00, presso il ristorante "Les Arcenaulx" di Marsiglia, si terrà una serata all'insegna di letteratura e gastronomia intitolata "Viaggio nella Sicilia gastronomica attraverso l'opera di Camilleri".
[...] 
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.10.2005
La matita allegra
Gianni Allegra


 
 

Corriere della sera, 13.10.2005
E' arrivato il nuovo mensile, con le grandi firme del quotidiano
In edicola un Corriere con più «Style»
Parla in primo luogo al pubblico maschile, attento alla qualità della vita: un nuovo concetto di stile a far da comune denominatore

E' in edicola Style Magazine, il nuovo mensile del Corriere della Sera.
[...]
Il mensile pubblica in anteprima un racconto inedito di Andrea Camilleri.
[...]
[In effetti non si tratta di un inedito. Lo scritto di Camilleri pubblicato sul Magazine è infatti Le vacanze alla casina, NdCFC]
 
 

AGE, 14.10.2005
TV: Ascolti; 'Le Iene show' si aggiudicano la serata, Montalbano batte Elisa

Roma - Montalbano in replica batte ancora Elisa, ma con le Iene show e' Mediaset a vincere la serata di ieri (e anche la seconda serata).
[...]
In prima serata, con Mediaset al 47,12% e Rai al 41,35%, su Raiuno il 'Gatto e il cardellino' del ciclo sul 'Commissario Montalbano, vince al terzo passaggio con 7 milioni 11 mila spettatori (27,29%) e Raiuno e' rete leader con 27,54%, mentre 'Elisa di Rivombrosa' su Canale 5 arriva seconda con un risultato comunque accettabile 6 milioni 204 mila e 24,53%. Al terzo posto Italia 1 con 'Le Iene show' seguite da 4 milioni 28 mila spettatori (17,24%).
[...]
Andrea Nunziata
 
 

Pubblicita` Italia, 14.10.2005
Fatti & Persone / Ascolti del giorno
Ascolti: ancora una vittoria per Montalbano

Ieri in prima serata il programma più visto è stata la replica della serie tv "Il commissario Montalbano", in onda su Raiuno, che ha ottenuto 7.011.000 telespettatori e il 27,28% di share.
[...]
 
 

ANSA, 14.10.2005
Beresford stregato da Zingaretti
Regista interessato a lavorare con interprete Montalbano

Pordenone - Luca Zingaretti e la sua interpretazione ne 'Il commissario Montalbano' hanno 'stregato' il regista australiano Bruce Beresford. E' quanto emerso nel corso di una conferenza stampa che Beresford ha tenuto a Sacile (Pn), nell'ambito delle Giornate del cinema muto. 'Sono un appassionato del 'Commissario Montalbano', ha detto il regista. 'Ho letto i libri di Andrea Camilleri, ma la cosa che mi ha colpito di piu' e' la bravura di Luca Zingaretti. Mi piacerebbe molto lavorare con lui'.
 
 

l'Unità, 15.10.2005
Editoriali
Il colore del pregiudizio

È noto che l’influenza della televisione sulle persone è raramente diretta e manifesta. I mezzi di comunicazione di massa esercitano un’influenza più sottile, attivando o rinforzando stereotipi e pregiudizi e proponendo efficacemente stili di vita e modelli di comportamento. Mi è capitato di vedere, a pochi giorni di distanza uno dall’altro, due spettacoli andati in onda in prima serata su RaiUno: il maresciallo Rocca e il commissario Montalbano.
Si tratta di due serie televisive a larghissimo ascolto e che, per la loro spiccata «italianità», possono avere un impatto inconsapevole particolarmente rilevante. Voglio anche premettere che i suddetti programmi rappresentano quanto di meglio offre la nostra televisione di stato per il grande pubblico e mostrano, in genere, una inusuale attenzione ai possibili effetti dei messaggi veicolati (per esempio, nel rappresentare i rapporti con gli immigrati). Per questo motivo mi ha ancor più colpito, dopo aver visto entrambi, l’immagine e il messaggio che trasmettono sulle donne, sulla coppia e sui ruoli di genere.
Nella serie del maresciallo Rocca, giunta ora alla quinta edizione, le donne sono così rappresentate: l'attuale fidanzata, Veronica Pivetti, è un po’ stupida (nonostante sia una brava insegnante!) e passa pazientemente la vita aspettando il maresciallo - che nel frattempo compie le sue eroiche gesta - e sperando solo che, prima o poi, lui le chieda di sposarlo. A sua volta, la figlia del maresciallo, che nelle edizioni passate era descritta come «ragazza moderna», aspetta ora un figlio e fa continue scenate di gelosia al marito poliziotto, inconsapevole del fatto che lui nel frattempo sta rischiando la vita o aiutando a risolvere casi importantissimi. Entrambe le donne, in sostanza, sono dipinte come emotive, deboli e incapaci di scelte autonome. Dall'altra parte gli uomini appaiono, svegli, determinati, coraggiosi e anche spiritosi.
Prendiamo adesso il commissario Montalbano. La fidanzata - che non lo vede mai perché lei vive a Genova e lui è sempre superimpegnato - lo reclama per un fine d'anno a Parigi (ma che pretesa!), viaggio deciso insieme e organizzato molto tempo prima. Montalbano - che con acume, coraggio e generosità scioglie i nodi di un caso molto intricato - preferisce alla fine restarsene a Licata [Sic! NdCFC] occhieggiando altre donne (straniere!) e mangiando arancini. Qui la donna in questione appare emancipata - perché lavora lontano da lui e lo lascia campare - ma in compenso è tremendamente noiosa e rassegnata a passare tristemente in solitudine il suo sospirato capodanno a Parigi.
Ora, se questa è l'idea delle donne presente - e continuamente ribadita - nel nostro paese, c'è da chiedersi perché diavolo si stia discutendo di quote per le donne in politica: le donne non saranno panda (leggi: specie in via di estinzione da preservare in luoghi protetti) come affermano di continuo - e quindi in modo scarsamente originale - alcune/i parlamentari, ma è meglio che rientrino presto in casa a fare la calzetta e, comunque... stiano al loro posto che noi abbiamo da fare.
Sto studiando da alcuni anni l'impatto che hanno avuto, negli Stati Uniti, le cosiddette azioni affermative tese al riequilibrio di etnie e genere all'interno del mondo del lavoro (qualcosa di simile alle nostre azioni positive). Il più dibattuto tra gli interventi di questo tipo è proprio l'introduzione di posti riservati al gruppo svantaggiato, ossia di quote.
La ricerca nel campo mostra che questo tipo di interventi presenta alcuni rischi e potenziali effetti collaterali proprio per chi ne usufruisce: per esempio, nelle persone che acquisiscono un posto di lavoro attraverso questa strada si può riscontrare un abbassamento dell'autostima e della fiducia nelle proprie capacità, soprattutto se non si è prestata abbastanza attenzione alla congruenza tra la preparazione della persona che viene inserita e il tipo di prestazione che questa è chiamata a svolgere. Per questo motivo mi sono fatta l'idea che gli interventi forzati di riequilibrio devono essere considerati come provvedimenti straordinari, da mettere in atto solo quando sollecitazione e incoraggiamento alla partecipazione (o alla progressione di carriera) non producono risultati, o producono risultati insufficienti.
Ebbene, penso che l'attuale situazione delle donne in politica nel nostro paese sia proprio uno dei quei casi in cui è necessario intervenire con una forte azione di riequilibrio, e non solo con le quote, ma con l'immissione in lista di donne (competenti) in posizioni potenzialmente vincenti. Il problema, infatti, è proprio quello di una effettiva disuguaglianza di opportunità che non sembra possibile colmare per altra via.
Gioca contro, innanzitutto, la mancanza di un vero intento di eleggere donne e di investire su di esse come risorsa: la presenza delle donne in politica è tuttora, come ha scritto Bianca Beccalli anni or sono, «ritualmente omaggiata» ma presto accantonata.
Ma gioca contro, anche, il continuo richiamo e rinforzo di vecchi stereotipi e pregiudizi nella tv di stato (e mi sono limitata alla parte migliore di questa, sorvolo per vergogna su molti spettacoli in questa e in altre tv!) che riconducono le donne nella gabbia - questa si che è una gabbia! - dei ruoli di sempre.
Angelica Mucchi Faina
 
 

Film Point, 17.10.2005
Produzione fiction
"Gli inconsapevoli" di Camilleri

Scritto da Andrea Camilleri con Rocco Mortelliti al quale è stata affidata anche la regia - Gli Inconsapevoli – è la storia di due attori dal carattere diametralmente opposto che, dimenticati dal pubblico e snobbati da grande schermo, grazie a un giovane impresario, molto raffinato, ritornano sull'onda del successo. Ma saranno degli insoliti omicidi a complicheranno la storia dei due protagonisti. L’inizio delle riprese è previsto per 10 gennaio del 2006 e la preparazione inizierà già dal prossimo mese di novembre 2005. Prodotto dalla Cinema International Comunications per la RAI non sono stati ancora resi noti altri dettagli sui protagonisti. Per informazioni contattare la CINEMA INTERNATIONAL COMUNICATIONS - Via Antonio Baiamonti, 2 – Roma 00195 - Tel. 063721534 - 063721535 - Fax: 063701773
 
 

RaiDoc, 18.10.2005
ALT
Camilleri e la sicilianità tema di 'Alt'
[Riportiamo la presentazione della trasmissione da un comunicato ANSA per una replica della trasmissione, NdCFC]

Roma - 'Camilleri e la Sicilianita'' e' il tema della puntata di 'Alt', il settimanale culturale di Arte, Letteratura e Teatro, in onda su Rai Doc domani alle 23.00, condotto da Irene Grazioli. Una chiacchierata con lo scrittore in un viaggio in Sicilia: Camilleri parlera' della sua isola attraverso il racconto di una carriera costruita sull'amore per il teatro, per i libri e per la televisione. A seguire, le testimonianze di artisti siciliani e non, che hanno trovato nella sicilianita' e nei dialetti fonte d'ispirazione per il proprio lavoro. Lando Buzzanca, rivisitando i suoi film, parlera' della sua Palermo, dei suoi personaggi e di un certo periodo in cui ha rappresentato nell'immaginario il tipico esempio di maschio italiano. Gaetano Savatteri raccontera' il suo ultimo libro 'I Siciliani', mentre Fabrizio Gifuni parlera' del suo ultimo spettacolo 'L'ingegner Gadda va alla guerra' e di cosa abbiano rappresentato nella storia culturale italiana i dialetti. Non manchera' lo spazio dedicato alla cucina siciliana: Manfredi Giannoni e' andato in una trattoria siciliana, cercando di rubare i segreti delle ricette del commissario Montalbano allo chef Filippo La Mantia. Rossella Fiumi, danzatrice e coreografa, raccontera' della sua esibizione al 'Video danza film fest' di Catania e il fotografo siciliano Gian Maria Battista Falcone descrivera' gli scatti della sua isola. Inoltre, saranno trasmessi i retroscena dello spot di 'W Radio2' di Fiorello e Baldini con Andrea Camilleri.
(ANSA, 14.11.2005)
 
 

Adnkronos, 18.10.2005
Spettacolo
Tv: fiction, Montalbano superstar nelle vendite all'estero

Roma - ''Il commissario Montalbano'' superstar ma tutta la fiction italiana attira le tv di tutto il mondo. Sono molti i titoli che Rai Trade ha proposto con successo al Mipcom di Cannes a buyers e distributori internazionali. I nuovi episodi della fiction con Luca Zingaretti sono stati visionati e opzionati da tv di oltre trenta Paesi, quelli che gia' detenevano i diritti delle dieci precedenti puntate.
 
 

Non è m@i troppo tardi, 18.10.2005
La puntata odierna è stata dedicata a Luciano Somma, poeta e Socio del Camilleri Fans Club, che ha anche parlato di Andrea Camilleri e della Mailing List del Club.
La registrazione è online sul sito di Tele 5 Napoli.
 
 

La Sicilia, 19.10.2005
Caltanissetta
Andrea Camilleri al Liceo oggi parla di San Calogero
[Camilleri non sarà presente. Il volume presentato contiene un'intervista allo scrittore, NdCFC]

Oggi alle ore 17:30 nell'aula magna del Liceo classico "Ruggero Settimo" si terrà un incontro organizzato dalla Società Dante Alighieri, presieduta dalla prof.ssa Marisa Sedita Migliore. Sarà presentato il testo "San Calogero, un agrigentino venuto da lontano", curato dagli autori Alessandro Bertirotti, Rosa Maria Indelicato e Marcella Sardo. Il volume, pubblicato dalla "Bonanno editori", è inserito nella collana di antropologia e scienze cognitive della casa editrice. L'incontro prevede anche un intervento dello scrittore Andrea Camilleri.
Tra gli autori del volume c'è la giovane nissena Marcella Sardo, laureatasi in Relazioni Pubbliche lo scorso anno e attualmente collaboratrice del prof. Alessandro Bertirotti alla cattedra di Relazioni Pubbliche di Catania. Lo studente Corrado Sillitti (della classe 3ª D del Liceo) curerà gli intermezzi musicali.
"Nel volume - spiega Marcella Sardo - viene analizzato il "culto calogerino" e la sua liturgia non canonica, blasfema per alcuni, pagana per altri, ma indiscutibilmente ricca di pathos emotivo. Si approfondiscono le manifestazioni più spontanee e genuine della festa per il "Santo nero" attraverso la festa, gli ex voto, le icone, i suoni. Si cerca una possibile risposta al perchè, per il popolo, San Calogero, è il patrono del cuore".
Va. Ma.
 
 

Inform, 19.10.2005
Lingua e cultura italiana
All’Istituto di Cultura di Lisbona, V Settimana della Lingua Italiana nel mondo

Lisbona - Dal 23 al 29 ottobre, V Settimana della Lingua Italiana nel Mondo anche a Lisbona. L’evento è promosso dall’Istituto Italiano di Cultura in Portogallo, con la collaborazione del Ministero degli Affari Esteri, dell’Accademia della Crusca e del Ministero per gli Italiani nel Mondo, del Centro Cultural di Belém, dell’Associazione Teatrio di Venezia e della Casa della Musica di Porto.
Tema della V edizione “La lingua italiana tra narrativa e cinema dagli anni Settanta ad oggi”.
[...]
Tra i numerosi eventi segnaliamo presso l’IIC di Lisbona il 27 alle ore 20 proiezione de “Il Commissario Montalbano – Il cane di terracotta” di Alberto Sironi, ispirato al romanzo Andrea Camilleri, con Luca Zingaretti.
[...]
 
 

Corriere della sera, 19.10.2005
Da Camilleri a Faletti, i nostri autori più gettonati della Buchmesse
Mentre l'agente Wylie punta sul nuovo Baricco
Il giallo salva l'Italia in trasferta alla fiera di Francoforte

Piacciono ancora gli scrittori italiani in Germania? A giudicare dalle recensioni contenute nei supplementi dei giornali tedeschi dedicati alla Fiera del Libro che si apre oggi, si direbbe di no. Il numero speciale dello Spiegel, per esempio, cita solo quattro libri italiani, un noir di Raul Montanari, "Chiudi gli occhi" (List), la biografia di Mozart scritta dallo storico Piero Melograni (Siedler) e poi Andrea Camilleri. Presente con "La presa di Macallè" e con il bel libro intervista scritto da Saverio Lodato (tutti e due da Piper). Sempre siciliano è l'altro caso della stagione, "Chi è Lou Sciortino" del catanese Ottavio Cappellani, venduto in diciotto Paesi è tradotto da Pendo che ha chiamato l'autore in Germania per un tour imponente di presentazioni.
[...]
Ranieri Polese
 
 

Corriere della sera, 20.10.2005
Ieri si è aperta la Buchmesse. Parla l'editore tedesco, che da 40 anni traduce i nostri scrittori
L'Italia salvata da Ammaniti, Scarpa, Nove
Wagenbach: "La vostra narrativa non è morta, mancano i lettori"

Francoforte
[...]
Nel suo catalogo non ci sono solo gli scrittori (fra questi Camilleri).
[...]
"Wagenbach è la casa editrice in Germania con più titoli italiani. Da poco ho raccolto gli interventi politici di Camilleri, un libro che non c'è in Italia."
[...]
Ranieri Polese
 

Politicamente scorretto
Dal 21 al 23 ottobre 2005 a Casalecchio di Reno (BO)
Politicamente scorretto - La letteratura indaga i gialli della politica
Convegni, dibattiti, reading, testimonianze, film, book-shop e mostre su misteri irrisolti e omissis inquietanti della nostra Repubblica.
Il progetto è nato grazie alla collaborazione di Carlo Lucarelli; del comitato scientifico fa parte Andrea Camilleri.

Venerdì 21 ottobre, ore 15:00-17:00 - Politicamente scorretto - Lo stato del giallo rispetto alla politica.
Scrittori a confronto sui risvolti politici che emergono dal giallo e dal noir nella letteratura contemporanea: Luigi Bernardi, Giorgio Boatti, Piero Colaprico, Giancarlo De Cataldo, Giuseppe Genna, Stefano Tura, Nicoletta Vallorani. Coordina Carlo Lucarelli.
Videointervista a Andrea Camilleri.
Guarda il video via MODEM
Guarda il video via ADSL

Sabato 22 ottobre, ore 10:30-13:00 - Giallo Bologna - Nero Palermo.
Incontro tra giallisti bolognesi e giallisti palermitani: Luigi Bernardi, Marco Bettini, Giacomo Cacciatore, Piergiorgio Di Cara, Valentina Gebbia, Maurizio Matrone, Geri Palazzolo, Giampiero Rigosi. Coordina Carlo Lucarelli.
Videointervista a Andrea Camilleri sullo stato della letteratura noir in merito alle questioni siciliane.
Guarda il video via MODEM
Guarda il video via ADSL
 
 

Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia
V Settimana Mondiale della Lingua Italiana
Ciclo: "Letteratura e cinema"
Speciale 80o anniversario dello scrittore italiano Andrea Camilleri. La cucina di Montalbano

Venerdì 21 ottobre 19.00 - Istituto Italiano di Cultura
Proiezione di un episodio dell'ultima serie televisiva prodotta da RAI TV: Il Commissario Montalbano.
Proiezione di un'intervista dello scrittore Andrea Camilleri.
Presenzierà la serata la sig.ra Alferj, segretaria personale di A. Camilleri.
Sabato 22 ottobre 21.00 - Ristorante "Les Arcenaulx"
"Caffé letterario con il Commissario Montalbano"
Serata all'insegna di letteratura e gastronomia.
Prenotazione al ristorante: 25€, partecipazione alle spese. Tel: 0491598030.
 
 

La Stampa, 21.10.2005
In scena a Torino
L’Italia ribatte il Brasile 3 a 2 (però in teatro)

Un istante, un attimo, un nanosecondo, insomma un'infinità di tempo di Italia-Brasile 3 a 2, partita di calcio giocata il 5 luglio 1982, ore 17,15, nell'adesso spianato stadio Sarrià di Barcellona, va in scena questa sera e per le sere di domani e di domenica al teatro Juvarra, inizio alle 20,45, via Juvarra 15. E' una pièce di ispirazione calcistica, proprio quella sfida che sembrava segnata a favore dei sudamericani e che invece lanciò gli italiani verso la conquista del titolo mondiale. Trattasi di un intervento decisivo del portiere azzurro Dino Zoff, su uno di quei palloni che i radiotelecronisti battezzano già gol, e che invece venne fermato proprio sulla linea. La faccenda dura appunto un tempo brevissimo come esecuzione pura e semplice, anzi come momento in cui il pallone smette di rotolare e viene bloccato proprio sulla linea. Davide Enia, autore e interprete, ha fatto esordire la sua opera, la sua operazione anche musicale il 21 maggio 2002 allo stadio Meazza di Milano, in occasione del «Festival Teatri dello Sport». Il teatro Juvarra ha già ospitato altre cose interesanti sul calcio, di calcio. Stavolta l'attore si presenta con due musicisti in scena, Fabio Finocchio e Giulio Barrocchieri, intanto che in locandina si presenta come ex giocatore fermato da una malora al ginocchio e ridotto, intensamente però, a tifare per il suo grande Palermo anziché giocare con la maglia rosanera. Il parlare del racconto, che «convoca» giocatori celebri e che spazia del calcio giocato in strada sino alle funzioni autenticamente religiose tenute da Diego Armando Maradona al San Paolo di Napoli, è nell'italiese siculo santificato da Camilleri. Con in più la musica e la garanzia degli interpreti di esser «filologicamente» scorretti. Gli appassionati di calcio, di musica, di Camilleri, di Zoff non devono assolutamente dribblare la proposta.
Gian Paolo Ormezzano
 
 

Il Mattino, 22.10.2005
Il Premio Rossellini
Andrea Camilleri e Cucinotta star della passerella di Maiori
Premiato un filmaker di Eboli

Forse ci sarà anche Andrea Camilleri, mentre hanno confermato le loro presenze Agostino Saccà, gli attori de "La Squadra" e di Un posto al sole". Sono solo alcuni degli ospiti della VI edizione del Premio Rossellini che si svolgerà a Maiori dal 25 al 29 ottobre e alla cui giuria sono giunte oltre cento sceneggiature.
[...]
Paolo Romano
[Camilleri non sarà presente, NdCFC ]
 
 

La Repubblica, 23.10.2005
Cultura. Lo scrittore siciliano ha compiuto ottant´anni e Sellerio Editore gli ha regalato un piccolo, prezioso libro con la collezione di tutte le sue copertine: trecento, stampate in venticinque paesi. Un´occasione per smontare i meccanismi di uno straordinario successo editoriale e per mettere in discussione l´immagine dell´isola che questi romanzi hanno diffuso ovunque
Il giro del mondo di Camilleri
 

C´è complicità tra il genio dell´autore e gli ignavi di Sicilia, perché è molto comodo stare dentro un clichè, in una isolatissima isola senza ponti
Lo strano caso delle Due Sicilie
Andrea Camilleri:La Sicilia per me è il villaggio di Tolstoj, quando diceva: "Descrivi bene il tuo villaggio e avrai descritto il mondo"

Andrea Camilleri ha maritato i suoi figli, ma certamente non ha scelto le loro mogli. Per ogni libro-figlio c´è una copertina-nuora che Camilleri si ritrova in casa o, se volete scambiare i generi, per ogni pubblicazione-figlia c´è una copertina-genero. Ma Camilleri non è le sue copertine. Ad esempio, la bella copertina turca della “Gita a Tindari”, “Tindari Gezisi”, giocata soprattutto sul bianco e nero con l´aggiunta del rosso del sangue, non rimanda certo a Camilleri, ma alle gerarchie dei colori che, in ogni Paese, sono diverse. Per noi il bianco significa l´eccellenza, il candore e la purezza mentre il nero è l´oscurità. Per i turchi è esattamente il contrario, forse perché era Nero il mare attorno al quale svilupparono la loro potenza ed era invece con disprezzo liquidato come "Mare Bianco" quel Mediterraneo che fu la nostra apertura, la nostra fantasia, la nostra vita. Così gli antichi greci non conoscevano l´azzurro perché, spiegava Nietzsche, mancava loro la profondità dell´infinito e neppure nel mare e nel cielo riuscivano a vedere il blu.
Perdersi dunque nei codici di queste belle trecento copertine, che Sellerio ha raccolto in un volume omaggio agli ottanta anni di Andrea Camilleri e ai suoi 35 romanzi, significa imbarcare gli occhi e dimenticarsi dei libri che spesso i grafici neppure leggono. Sempre le copertine sono un´altra cosa rispetto ai libri. Le copertine seducono il lettore con le linee, con i colori e con la tattilità. Sono come i vestiti che da tempo non sono più sudditi del corpo che li indossa, ma rimandano agli stilisti e al loro linguaggio. In copertina, lo stesso autore diventa estraneo al suo libro, la copertina non è la droga che ne potenzia la lettura. È come la pubblicità: ci sono straordinari spot di prodotti che nessuno poi verifica, e si può giustamente dire che il prodotto è un pretesto per la pubblicità come il libro è un pretesto per la copertina.
Capita dunque di sentirsi sedotto da un intimo femminile, ma di non sopportare il corpo della donna, - la moglie, un´amica, una detestabile zia - che lo indossa. Con Camilleri la faccenda si complica, perché non solo ci piacciono queste copertine, prova fisica dello straordinario successo internazionale di un autore tradotto in ben 25 lingue. Ma ci piace anche lui. Ci piace tutto di Camilleri, tranne la sua scrittura. Intanto ha la voce calda e pastosa, il felicissimo tormentone del Fiorello radiofonico. Ed è un uomo all´antica, un incrocio arabo-normanno che ha reso la Sicilia più incomprensibile ma più popolare. Di Camilleri sono simpatici anche il suo essere di sinistra come un ragazzino, la sua ironia, e soprattutto l´intramontabilità del talento, la disgiunzione tra il talento e l´anagrafe, quell´esser diventato in tarda età lo scrittore italiano più prolifico, più venduto e più letto in Italia e nel mondo; quell´essere un ottantenne bravo nell´inventare trame e nel produrre gialli a ritmo industriale, nel farsi "tragediatore" delle anime perse.
Camilleri insomma è l´anziano che tutti vorremmo essere. Ci piace, dunque. Ma come ci piacevano i nostri nonni dei quali detestavamo la "nonnità": la loro fede politica monarchica per esempio, la devozione ai santi e ai miracoli, i proverbi, i malocchi, i pregiudizi... Insomma, di Camilleri non ci piace la sua Sicilia che è dialetto finto, è marginalità, è caricatura, è surrogato, è l´eco di una voce, è l´ombra di una terra. Agli stranieri Camilleri piace perché è poeticamente pittoresco, e perché grazie a lui misurano la distanza tra la loro presunta "Übermensch" e l´umanità lenta, antica, attardata, bloccata, implosa. E molti siciliani sono contenti di essere descritti come un´umanità a statuto speciale, amano la cortina che li nasconde, li protegge e li tiene fuori dalla storia che, purtroppo, è pesante. Il siciliano adora ricoverarsi nella "cameretta" descritta da Brancati. C´è insomma una complicità più o meno dichiarata tra il genio di Camilleri e gli ignavi di Sicilia, perché è molto comodo stare dentro un cliché definito una volta per tutte, cittadini di una isolatissima isola arcaica senza ponti, isolani per caratteristiche biologiche e per qualità del liquido seminale, titolari di una separatezza che ovviamente non esiste se non come stereotipo, come pregiudizio che raccoglie, in disordine, malanni personali e banalità di ogni genere.
In Sicilia una finestra chiusa significa paura, un uomo che ride è Liolà, un cittadino che vuol farsi i fatti propri è omertoso, il vestito nero di una donna non è un segnale sexy come a Parigi, ma è un sospetto di lutto, un indizio di reato, l´allegoria di una lupara. E il velo sulla testa di una signora è il segno ancestrale di una cultura araba. Un uomo che si appisola nel pomeriggio è don Giovanni in Sicilia. Un pranzo è una mangiata. Un amico è un complice. Un amore è una tragedia. Un bacio è un tradimento. Uno sguardo è un ingravidamento. E non c´è fondo senza sottofondo, non c´è salsa di pomodoro che non sia unica, inimitabile, irripetibile. Il tutto descritto con la lascivia sentimentale di certe orrende cose di noi stessi che ci piacciono tanto, quasi fossero anacronistiche virtù, elisir da paradiso perduto.
Attenzione: è vero che la Sicilia è anche delirio, patacca, finzione, dialetto masticato, mafia e orrore. Ma non è questa la Sicilia delle professioni moderne, delle università, dei licei, e neppure dei famosi mercati, la Vucciria di Palermo e la Fera o luni di Catania, che ormai sono mercati internazionali. I venditori sono senegalesi, arabi, cinesi... E gli acquirenti sono maltesi, brasiliani, marocchini, tunisini, dello Sri Lanka, indiani, mauriziani... Chi pensa di trovare la cosiddetta "autenticità" della Sicilia di Camilleri nei mercati-simbolo di Palermo e di Catania, rimane subito spiazzato perché vi trova invece la globalizzazione e la babele. Così le università siciliane nulla hanno di diverso da quelle francesi o londinesi, senza ovviamente misurarle con i punti di eccellenza, ma con l´umanità che le frequenta: gli insegnanti, gli studenti, i bidelli.
Chi parla oggi il dialetto di Camilleri in Sicilia? Dov´è la Sicilia di Camilleri in Sicilia? Certo, Camilleri non è il responsabile di quest´idea di separatezza che ha trovato già confezionata nella cultura sicilianista, e alla quale persino Sciascia ha fornito il suo contributo. Camilleri eredita la sua Sicilia dalla letteratura sulla Sicilia, ed è vero che la letteratura è sempre ficiton. Nessuno pensa di conoscere la verità dei comites palatii di Carlo Magno attraverso l´”Orlando furioso”, che è un documento, ma non è un manuale di storia e di sociologia. Nessuno vuole applicare alla letteratura il criterio zdanoviano del realismo. Sempre la letteratura inventa, deforma, aggiunge, amplifica. Ma Camilleri riduce. Il segreto del suo grande successo è nella ripresa facile, nella volgarizzazione e nell´offerta di tutti i vecchi cliché, di tutti i vecchi luoghi comuni presentati con la semplicità compiaciuta del realismo, quasi fosse il Simenon della piccola gente di Sicilia. La letteratura postgiudizio diventa con lui letteratura pregiudizio. Se la buona letteratura è sempre surreale la sua è "sottoreale".
Mi è persino accaduto, a me che sono siciliano, di incontrare dei tedeschi che erano stati in Sicilia dopo avere letto Camilleri. «Ma voi non siete così» dicevano, felicemente sorpresi di non avere trovato i siciliani camillerianeschi. Erano contenti che non ci fosse corrispondenza tra la scimmia e la gabbia. E a loro volta i siciliani erano felici di riaccreditarsi, di liberarsi della scimmia, della separatezza e della diversità, ma ciascuno rifugiandosi ancora una volta nel più vieto dei luoghi comuni della separatezza, così rinchiudendosi di nuovo nella gabbia: «Eh sì, anche io sono siciliano. Siciliano sì, ma diverso».
Francesco Merlo
 

Parla Niccolò Ammaniti
"Una melodia che conquista"

«L´ho conosciuto nel´99. Eravamo a Catania, lui e Fausto Bertinotti dovevano presentare il mio libro “Ti prendo e ti porto via”. In quell´occasione ho scoperto due cose: che il leader di Rifondazione Comunista è un vero critico letterario e che Camilleri è un narratore da tavola, nel senso che ha un pensiero narrativo, sempre». Niccolò Ammaniti è anche l´autore di “Branchie” (Ediesse, poi Einaudi), di “Io non ho paura” (Einaudi), dal quale è stato tratto il film di Gabriele Salvatores. Ora il popolo dei suoi fan (121mila siti in rete) è in attesa dell´annunciato romanzo dal titolo provvisorio “Meno 273” (Mondadori) che dovrebbe uscire nei primi mesi del 2006.
Ammaniti che tipo è Andrea Camilleri?
«Affettuoso, come può esserlo un lettore. Quella prima volta in cui ci siamo incontrati mi ha molto colpito».
Come mai?
«Ha un modo di fare speciale e poi entra nel vivo del tema, senza preamboli. È schivo, apparentemente introverso ma è anche diretto, disponibile. Vive in un mondo suo, molto forte, che può sembrare inaccessibile, ma la sua capacità di raccontare apre ogni porta. È un uomo che ha sempre espresso i suoi pensieri, ha scontato la sua sincerità, basta ripensare alla vicenda della Rai. Quelli come lui sono davvero pochi».
Ha anche una fantasia infinita.
«È vero, anno dopo anno scrive storie. In questo assomiglia ad un altro grande affabulatore, Georges Simenon. Dentro di lui c´è un fatto narrativo che non si spegne. In genere, dopo una certa età ci si ripete, ma Camilleri è all´interno di una corrente di narrazione. Fa lo scrittore con tranquillità. Gli studenti dell´Accademia di arte drammatica ricordano che quando insegnava riusciva a "prendere" le persone e a portarle fino dove voleva».
Se dovesse scegliere: meglio il commissario Montalbano o i romanzi?
«Preferisco la sua parte immaginativa, io faccio parte di quelli che non amano seguire le trame che si dipanano lungo il filo di un´indagine».
E il linguaggio di Camilleri?
«Per me non è stato facilissimo seguirlo. Anzi, ho dovuto fare i conti con quella lingua, addirittura ogni tanto saltando qualche parola incomprensibile. È una strana melodia, puoi non capirla a fondo, ma ne sei catturato; è un suono aspro, quasi cacofonico».
Come si spiega tanto successo, nonostante la difficoltà?
«L´ho detto prima: Camilleri racconta storie semplici alle quali è facili appassionarsi: costruisce con le parole l´affresco di un mondo apparentemente immobile che ti cattura».
Alessandra Rota
 
 

Corriere della sera, 23.10.2005
La pagella
Si rivede il commissario
Andrea Camilleri, "La luna di carta", Sellerio, Pagine 267, Euro 11.

Torna Montalbano e Camilleri fa di nuovo centro. Alla sua veneranda età sprizza una freschezza di scrittura - tra ilare ironia e cupo sarcasmo - e un'esplosione di invenzione che fa diventare vecchi tutti i giovani scrittori che quest'anno l'editoria ha mandato pomposamente in libreria. Montalbano questa volta si trova davanti al cadavere di un rappresentante di prodotti farmaceutici, seduto nella 
poltrona di casa sua in una situazione sconcia. Ci sono in primo piano due splendide donne, la sorella e l'amante del morto: sono due femmine ambigue, da cui il commissario rischia d'essere irretito e sviato nella sua indagine. Sullo sfondo c'è un verminaio di politici corrotti e di mafiosi, di cocainomani e di killer: insomma, c'è tutto l'orrore di oggi quale può trovare un investigatore onesto che cerca una verità. La trova, ne scopre un'altra e poi un'altra ancora, fino al limite dello spavento d'anima.
Voto 7
Giorgio De Rienzo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.10.2005
Il dibattito
Sicilia ed Emilia a confronto sul giallo

Un confronto tra due realtà diverse ma accomunate da un´unica passione: quella per il noir. Le città guardate attraverso i finestrini di una volante o con gli occhi di un autista dell´autobus. A Casalecchio di Reno, nell´ambito della manifestazione “Politicamente scorretto, La letteratura indaga i gialli della politica”, scrittori bolognesi e palermitani a confronto. Carlo Lucarelli, durante il dibattito "Giallo Bologna - Nero Palermo" mette insieme i siciliani come Giacomo Cacciatore, Pier Giorgio Di Cara, Valentina Gebbia e Geri Palazzotto con agli emiliani Luigi Bernardi, Marco Bettini, Maurizio Matrone e Giampiero Rigosi. In video il collegamento con Andra Camilleri. «Ognuno di noi - ha detto l´inventore del commissario Montalbano - mette in luce un aspetto del prisma complesso che è la realtà siciliana. In fondo, tutta la letteratura non è altro che una grandissima indagine».
 
 

.com, 25.10.2005
Zanzare & tigri
Mi manda Valzania
Per convincere Andrea Camilleri ad apparire con Fiorello negli spot di annuncio di Vivaradiodue, ci è voluta l'intercessione di Sergio Valzania. Su consiglio dello showman siciliano, il direttore della radio ha preso carta e penna per scrivere una lettera allo scrittore, che conosce da anni. Risposta positiva.
M. Sabatini
 
 

La Stampa, 25.10.2005
Castelnuovo
Il 13 novembre la premiazione del concorso intitolato a Nigra

C'è attesa a Castelnuovo Nigra, per la cerimonia finale del quarto premio letterario intitolato a Costantino Nigra, fissata per domenica 13 novembre. L'ospite d'onore (sempre che confermi la sua presenza) sarà Andrea Camilleri, che si è guadagnato la menzione più importante nella categoria «Antropologia e letteratura».
[...]
 
 

Giornale di Brescia, 25.10.2005
Ha chiuso in bellezza e Saccà, direttore di Rai Fiction, annuncia la sesta serie delle avventure del personaggio interpretato da Gigi Proietti
Il Maresciallo Rocca non va in pensione
Il fascino della fiction in divisa confermato dai successi di "Montalbano" e "Distretto di polizia"

[...]
Il personaggio del Maresciallo Rocca riscuote consensi da circa dieci anni, visto che la prima puntata della serie fu trasmessa nel gennaio 1996. Non è da meno il Commissario Montalbano, la "creatura" di Andrea Camilleri, portata sul piccolo schermo da Luca Zingaretti per la prima volta nel 1999 ("Ladro di merendine"), e che quest’anno, pur in replica, ha battuto la "fiction evento" dell’anno scorso «Elisa di Rivombrosa». Altro successo in divisa è quello di «Distretto di polizia» che, al contrario di Rocca e Montalbano, legati rispettivamente alle figure di Proietti e Zingaretti, presenta un impianto pi ù corale. Nella fiction di Canale 5 ciò che funziona è il «Distretto» con i suoi personaggi, che cambiano di volta in volta, mentre sarebbe difficile immaginare un Maresciallo Rocca che non sia Proietti o un Montalbano che non sia Zingaretti.
[...]
 
 

Adnkronos, 25.10.2005
Teatro: Roma, Dopo Sessant'Anni Tornano Alla Ribalta i Guf

Il progetto nasce dalla volonta' di Turi Vasile di riscattare l'importanza del teatro Guf (del quale fu uno dei protagonisti) e grazie al sostegno dell'Enap - Ente Nazionale Assistenza Previdenza scrittori, pittori, musicisti, autori, che, gia' anni fa con il presidente Andrea Camilleri, pubblico' il volume ''Atti senza senso. L'avanguardia ignorata degli anni Quaranta'' nel quale sono raccolti i tre atti unici diretti da Giordano.
 
 

Yahoo! Notizie, 25.10.2005
Un omaggio a Camilleri: un libro con le sue 300 copertine

La casa editrice Sellerio, la prima ad aver puntato sull'autore siciliano dandogli visibilità e lentamente anche il grande successo di cui ora gode in tutto il mondo, ha voluto fare un omaggio ad Andrea Camilleri per i suoi ottant'anni: un volume con la riproduzione di tutte le copertine che hanno avuto i suoi libri nelle più svariate edizioni internazionali. Il volume ha più motivi di interesse: diventa un'analisi del gusto, del significato simbolico di forme e colori, che variano di nazione in nazione, ma anche un colpo d'occhio sulla visione internazionale della Sicilia, sull'immagine dell'isola che i romanzi di Camilleri hanno diffuso all'estero.
Informazioni Editoriali s.p.a
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 26.10.2005
Valle
Il teatro universitario di Renato Giordano

C´era una volta il teatro universitario. Non solo quello del leggendario CUT romano degli anni ´50 dove si formarono Gigi Proietti, Antonio Calenda, Leo De Berardinis e Carlo Quartucci. Ma anche quello molto meno noto del GUF (Gruppi universitari fascisti). A farcelo scoprire con tre atti unici allestiti ha pensato il regista Renato Giordano ideatore e curatore del progetto "Atti senza senso (l´avanguardia ignorata degli anni Quaranta)". «Ne "La valigia" di Enrico Ribulsi - dice Giordano - il Tempo scandisce Arrivi e Partenze di un giovane in un clima da Metropolis; "Un uomo sta per morire" di Turi Vasile e Alberto Perrini racconta le ultime ore di un esotico Re dello Zucchero; infine, "Il cavallo" di Ennio De Concini dove debuttò Giulietta Masina è ambientato in un manicomio pre-Basaglia». Il 27, nel pomeriggio convegno sul tema con Andrea Camilleri e Giorgio Albertazzi.
Teatro Valle, via del Teatro Valle 21, tel. 06/68803794. Il 27 e 28.
Nico Garrone
 
 

Il Messaggero, 26.10.2005
Le avanguardie anni Quaranta: “Atti senza senso”

Durante il regime, e in particolar modo a partire dai primissimi anni quaranta, il Minculpop (Ministero della Cultura Popolare) proibì le rappresentazioni di opere appartenenti alla drammaturgia di paesi nemici. Era ovvio che non si poteva portare, neanche sotto forma di metafora, il pensiero del nemico in casa. Quest'atteggiamento favorì la formazione e la valorizzazione di un teatro italiano animato «da una sincera, anche se talvolta ingenua, ansia di rinnovamento» che si andava orientando verso un tipo di drammaturgia impegnata, in opposizione a quello che allora veniva chiamato il teatro “digestivo”, e che in alcuni casi anticipò addirittura le tematiche espresse anni dopo dal più famoso “teatro dell'assurdo” di Genet e Jonesco. Era il periodo in cui in tutta Italia sorsero i cosiddetti Teatri-Guf (Gruppi Universitari Fascisti) che, a dispetto dell'appellativo, racconta Andrea Camilleri, «si qualificarono subito come laboratori di sperimentazione e di ricerca tutt'altro che subordinati agli orientamenti e agli indirizzi del regime».
A questa poco conosciuta stagione teatrale saranno dedicate due intere serate, domani e venerdì, al teatro Valle, grazie al progetto "Atti senza senso". L'avanguardia ignorata degli Anni Quaranta, fortemente voluto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Domani pomeriggio sarà organizzato un dibattito di apertura (con la partecipazione tra gli altri di Mario Verdone, Andrea Camilleri e Giorgio Albertazzi) mentre nel corso delle due serate verranno riproposti, con la regia di Renato Giordano, tre atti unici ("La Valigia" di Enrico Ribulsi, "Un uomo sta per morire" di Turi Vasile e Alberto Perrini e "Il cavallo" di Ennio De Concini) di alcuni dei principali esponenti di quella dimenticata avventura teatrale.
G.Mal.
 
 

La Sicilia, 26.10.2005
Siracusa
Vasquez, teatro per tutti i gusti

Una stagione per tutti i gusti al teatro Vasquez.
[...]
"La concessione del telefono" (una novità assoluta di Andrea Camilleri e Giuseppe di Pasquale) con Francesco Paolantoni, Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina.
[...]
g.i.
 
 

Istituto Italiano di Cultura di Lisbona
V edição da Semana da Língua Italiana no Mundo (de 23 a 29 de Otubro de 2005)
A língua italiana entre narrativa e cinema desde os anos setenta até hoje

Quinta-feira, 27 de Outubro: Instituto Italiano de Cultura
- 20h00 Projecção do filme: "Il Commissario Montalbano – Il cane di terracotta" de Alberto Sironi, inspirado no romance de Andrea Camilleri – Com Luca Zingaretti – Duração 102’ – Ano 2000 (legendado em italiano)
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 27.10.2005
Le idee
Allo Spielberg con Gelasio Adamoli e Camilleri

I labirinti che è capace di costruire la storia creano qualche volta itinerari divertenti e istruttivi.
Quale nesso infatti può legare Silvio Pellico, il carbonaro autore del romanzo "Le mie prigioni" memoriale ottocentesco della sua esperienza nel carcere dello Spielberg, Gelasio Adamoli sindaco di Genova dal 23 febbraio 1948 al 15 giugno del 1951 e Andrea Camilleri, creatore del personaggio del commissario Montalbano?
È di qualche giorno fa la notizia che l´amministrazione comunale di Brno città della nuova Repubblica ceca (capitale Praga) ha deciso di trasformare la fortezza che campeggia ai limiti del centro storico in un lussuoso albergo. Dal 1789 al 1854 la fortezza fu adibita a carcere di stato dagli Austriaci per punire i detenuti politici.
Il più alto numero di patrioti rinchiusi in quell´orribile carcere era composto da italiani. Una grande stele sovrastata da una lupa capitolina ricorda i giovani carbonari italiani che lì morirono. Pietro Maroncelli viene ricordato nel racconto di Pellico per la subita amputazione della gamba da parte di un "cerusico" estemporaneo che fu gratificato dalla vittima dell´operazione con il dono della rosa che questi teneva in cella. Nei lunghi corridoi interni, ben intonacati, in un itinerario che racconta la cruda egemonia degli austriaci sul popolo ceco ci sono belle lapidi che raccontano e tengono viva la memoria di carbonari e mazziniani della Giovane Italia che trascorsero lunghi anni in queste celle nelle quali sono conservati tavolacci di ciliegio e robusti ceppi (oggi ben ripuliti e disinfettati) a testimonianza di orrori lontani.
Nell´emozione della memoria storica e dell´impegno italiano verso la memoria risorgimentale in una stanza che illustra le presenze della autorità italiane allo Spielberg a fianco della foto di Oscar Luigi Scalfaro con ovvia sciarpa bianca, campeggia una bella foto nella quale, in prima fila, cappotto spigato con cintura ai fianchi, baffetti neri e capelli ben stirati ecco Gelasio Adamoli. Un pezzo di storia genovese. Ma anche italiana se è vero che la città di Termoli nel chiedere la concessione della medaglia d´oro al valore militare al presidente Ciampi ha voluto citare come eroi della propria Resistenza i fratelli Gelasio e Altobrando Adamoli che il località il Ceppo armarono un cannone per sparare contro i tedeschi in una coraggiosa operazione militare.
Diventato sindaco, Adamoli organizzò le Olimpiadi nazionali della cultura che si svolsero al circolo culturale Lumen e che videro campione lirico per "bellezza e intensità di immagini", così riferisce il Lavoro del 15 dicembre 1950, un giovane poeta, Andrea Camilleri, per la poesia "Morte di Garcia Lorca". "Nell´alba sporca di voli / e d´uomini col viso chiuso come un pugno / fu certo una cosa assai semplice / trafiggere contro un muro / la tuta azzurra di un gitano / e rompergli l´ultimo grido tra i denti. / E il verde sopra i prati fu ancora verde / dolce rimase il vento tra gli ulivi".
Non sarebbe bello per la città di Mameli e di Mazzini dimenticare lo Spielberg. È auspicabile che il Comune di Genova si associ alle tante proteste che sono partite verso Brno da molte parti d´Italia. A Fratta Polesine, paese dove è sepolto Giacomo Matteotti, l´11 novembre sarà inaugurato un convegno su "Silvio Pellico e i carbonari nelle prigioni dello Spielberg". Nel ricordare che Mazzini aderì alla carboneria con trame ordite dentro il teatro Carlo Felice, sarebbe bello che Genova tenesse bene in mano i fili della storia del nostro Paese. Gelasio Adamoli sarebbe contento di una rinnovata solidarietà e Andrea Camilleri, magari, potrebbe dedicare alla città una nuova poesia esattamente cinquantacinque anni dopo.
Matteo Lo Presti
 
 

Il Giornale di Calabria, 27.10.2005
Per accontentare tutti i gusti
Presentato a Reggio Calabria il Cartellone del Teatro Cilea. Si comincia il 18 novembre

Reggio Calabria. Anche per questa stagione il cartellone del teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria si presenta ricco, interessante ed adatto ad accontentare i differenti gusti della platea reggina.
[...]
Dicembre (il 2, il 3 e il 4) si aprirà con “La Concessione del telefono” di Andrea Camilleri con Francesco Paolantoni. Per l’occasione è prevista la presenza del noto scrittore siciliano.
[...]
 
 

Unimagazine.it, 27.10.2005
Un festival 'politicamente scorretto'

Lo scorso fine settimana Casalecchio di Reno, provincia di Bologna, ha ospitato una manifestazione sulla letteratura gialla e noir impegnata nelle indagini dei casi politici irrisolti che hanno segnato la storia del nostro paese. Motore di questa iniziativa sono stati due grandi giallisti, Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, assieme al magistrato Libero Mancuso e all’Assessore Paola Parenti.
Durante i tre giorni si sono susseguiti convegni, dibattiti, reading, film e mostre che hanno affrontato il tema sia nei suoi aspetti più teorici, come i rapporti fra la letteratura e la politica, le indagini svolte dai mass media, la rappresentazione della documentazione processuale, sia nei suoi aspetti più concreti, come il caso della Uno Bianca e Portella della Ginestra.
Paola Parenti, assessore alla cultura del comune di Casalecchio, precisa che Politicamente Scorretto non aveva intenzione di essere un festival, nel senso che non si è voluto dare spettacolo dei gialli della politica, ma l’intenzione era piuttosto cercare di capire per non dimenticare e «cercare di affrontare con maggiore lucidità la costante inquietudine e insicurezza di questi tempi». Il senso del progetto è stato dunque la creazione di un coinvolgimento della cittadinanza a partire dalle opere letterarie che scavano in un terreno trascurato o a volte persino nascosto dalla politica, dagli organi di giustizia e dall’informazione ufficiale.
Il punto di vista dello scrittore acquisisce quindi un’importanza notevole. Si tratta di colui che ricerca i documenti, compie un’operazione storicistica, tralasciata o eseguita in modo scorretto da chi lo ha preceduto. La funzione del romanzo giallo va oltre all’intrattenimento, diviene politicamente scorretta quando cerca di scoprire la verità, anche al costo di andare contro le sentenze emesse e le verità taciute.
Carlo Lucarelli, scrittore di libri gialli ed autore di trasmissioni televisive di approfondimento sui grandi misteri della storia del nostro paese, spiega perché la letteratura, appartenente al mondo del fantastico, cerchi di influenzare il reale. Il ficcanasare dello scrittore di gialli all’interno delle cose che non vanno è un segno distintivo di questo genere letterario, dice Lucarelli: «da Agata Christie ed Ellery Queen, agli “hard boiled” con connotazioni sociali come quelli di Raymond Chandler e Dashell Hammett, fino al noir disperato di James Ellroy e Patrick Manchette, passando attraverso gli italiani come Giorgio Scerbanenco, Sandrone Dazieri, Massimo Carlotto, Giuseppe Genna e tutti gli altri, la letterature di genere non ha fatto altro che raccontare la metà oscura della società, analizzandola, criticandola e denunciandola».
Il romanzo giallo si è rivelato romanzo sociale e politico e ha acquisito la funzione di “mettere in scena i meccanismi del potere, della corruzione, dell’intrigo e della sopraffazione”. Andrea Camilleri, in un intervento video dalla sua Sicilia [In effetti da casa sua, NdCFC], ha riassunto il valore della letteratura nella risposta che essa fornisce alla richiesta universale di conoscenza.
Politicamente Scorretto è nato dunque da un forte bisogno di conoscenza dei cittadini, che messi di fronte ai tanti, troppi, casi insoluti o troppo frettolosamente archiviati della storia d’Italia, sentono il bisogno di incontrarsi per parlare, per ricordare e ricostruire. A fare loro da guida c’è stato chi questo lavoro lo fa quotidianamente. «Lo scopo degli incontri», dice Lucarelli, «è stato proprio questo: mettere assieme alcuni scrittori italiani e mettere a confronto questa letteratura di genere».
Emilio Urbinati
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.10.2005
Michele Casarùbea ha completato negli anni ben 46 romanzi. Adesso il primo è in libreria
L´uomo che scriveva di notte senza raccontarlo alla famiglia
"Vucciria" è edito da Flaccovio. L´autore è un commercialista palermitano di 66 anni dalla incredibile storia
I figli scoprirono la sua passione quando lui finì in ospedale per un infarto: "Io non l´avrei mai voluto pubblicare"

[...]
Dei grandi narratori siciliani promuove quasi tutti, tranne Camilleri. «Per valutarlo bene dovrebbe scrivere un libro». Scusi, finora cosa ha scritto? «Le avventure di Montalbano. Sciascia fa anche ridere, Camilleri fa solo ridere».
[...]
Tano Gullo
 
 

Romagnaoggi.it, 28.10.2005
Si fanno in quattro i Gruppi di lettura in biblioteca

Cervia - Continua l’attività del Gruppo di Lettura della Biblioteca Comunale di Cervia, che per le prossime settimane prepara quattro "tavoli di lettura" per soddisfare un maggior varietà di esigenze e di gusti culturali.
L’esperienza del Gruppo di Lettura, iniziata nel 2000, ha registrato un notevole apprezzamento da parte dei lettori. La Biblioteca ha quindi raccolto e fatto propri suggerimenti sull’orario, sui generi preferiti e sui temi da affrontare.
[…]
Mercoledì 16 novembre, alle ore 20.30, è la volta di "Pagine gialle", che avrà come oggetto "La forma dell’acqua" di Andrea Camilleri (Sellerio). Altri appuntamenti, il mercoledì sera alle 20.30: 21 dicembre con Eraldo Baldini, "Mal’aria"(Frassinelli), 25 gennaio 2006 con Marcello Fois, "Sheol" (Einaudi), 1 marzo con Alessandro Perissinotto, "Al mio giudice" (Rizzoli).
E’ invece in programma per lunedì 30 gennaio 2006, alle ore 20.30, l’avvio del Gruppo di Lettura "L’Italia da leggere", con "Romanzo criminale" di Giancarlo De Cataldo (Einaudi).
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 29.10.2005
Il personaggio
I cent´anni di Alessi. Inventò il marchio Dc

Giuseppe Alessi, uno dei padri nobili dell´autonomia regionale, compie oggi 100 anni, tutti vissuti all´insegna di una straordinaria vitalità politica e professionale.
[…]
Dopo lo scioglimento del movimento indipendentista, quando nell´isola si ritrovano a vagare 150 mila voti, vorrebbe che il partito fosse oculato nell´accogliere i transfughi. In un saggio su Micromega - novembre ´99 - Camilleri racconta cosa avvenne a Caltanissetta: Alessi è segretario provinciale, propone che le domande di ammissione dei paesi del cosiddetto "Vallone" tra cui Villalba, rappresentata da Calogero Vizzini, e Mussomeli con Giuseppe Genco Russo, siano esaminate dalle sezioni nei paesi e non accettate in blocco. Ma un certo cavaliere Benintendi, presidente della Conferenza di San Vincenzo, si adopera per il loro accoglimento a scatola chiusa. Lo chiama e dice: «Lei sa che i comunisti usano tali violenze contro i nostri da non consentire nemmeno le libere manifestazioni, i cortei. Ebbene, abbiamo bisogno della protezione di persone forti per fermare le violenze dei comunisti». A distanza di molti anni Alessi commenta: «Il cavaliere Benintendi era persona estremamente retta ed anima candida, veramente cristiana; ma, secondo me, sbagliava. Rimasi in minoranza, il gruppo entrò in massa e da quel momento si appropriò del partito».
[…]
Amelia Crisantino
 

Macaluso
"Quando donò dieci lire per l´Unità"

[…]
Che ruolo aveva Alessi in quella Caltanissetta cuore dell´antifascismo siciliano?
«Militava nel fronte cattolico, mentre noi eravamo nel partito comunista clandestino. Ma c´era rispetto e la consapevolezza che il nemico comune era il regime di Mussolini».
Tra voi c´era anche un giovanissimo Leonardo Sciascia, che all´occorrenza veniva comandato a infiltrarsi tra i neri...
«Sì, c´era Leonardo e tanti altri: Pompeo Colajanni, Gino Cortese, Gaetano Costa, il capo dei minatori Calogero Boccadutri e quel Michele Ferrara, protagonista del romanzo di Camilleri "Privo di titolo", accusato ingiustamente dell´assassinio del fascista Calogero Gattuso. Con Ferrara, un muratore di grande carisma, e Alessi mi ritrovai sui banchi del primo Consiglio comunale dopo la Liberazione».
[…]
Tano Gullo
 
 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 29.10.2005
Sono circa 13 milioni, 9 milioni di donne e 4 di uomini, gli italiani hanno ogni giorno questo problema
L'impronunciabile «bisogno»
Problemi intestinali: in Italia costano ogni anno 250 mln di Euro

«Dottori, n'tuppai». Così lamenta il proprio disturbo un personaggio siciliano di un romanzo di Camilleri. Il poverino chiede al medico una «ricetta» per poter realizzare la propria evacuazione difficile e quasi impossibile. L'imbarazzo: In Italia, ogni anno, si spendono 250 milioni di Euro (secondo i dati del ministero della Salute) per prodotti inutili e, spesso, dannosi tendenti ad assecondare «l'impronunciabile bisogno» (Stefano Cagliano, Cortina ed.).
[…]
Nicola Simonetti
 
 

La Nuova Sardegna, 30.10.2005
Camilleri e Cossiga tra i giurati del premio letterario “Deledda”
Antonio Bassu
 
 

Il Messaggero, 30.10.2005
Dipasquale e “La concessione del telefono”
«Così metto in scena Camilleri»

Roma - Per avere un filo diretto con l'amante (e seconda moglie del suocero), Filippo Genuardi scrive alla prefettura di Vigàta: vuole una linea telefonica privata. Perché alla prefettura? Per errore. E perché a Vigàta? Perché a raccontare la storia di questo “fessacchiotto messo in mezzo da due lati” è Andrea Camilleri, che a Vigàta ti fa incontrare mezza Italia, da Montalbano al birraio di Preston ai personaggi de “La concessione del telefono”, per l’appunto, il secondo romanzo che lo scrittore empedoclino ha reso spettacolo teatrale, e che debutterà allo Stabile di Catania l'8 novembre. Nel cast, tra gli altri, Francesco Paolantoni, Tuccio Musumeci e Pippo Patavina. Come per “Il birraio di Preston”, l’idea è stata sviluppata con Giuseppe Dipasquale, ex-allievo di Camilleri all’Accademia Silvio D’Amico, regista e direttore artistico del teatro di Racalmuto, paese di Sciascia.
Si può dire che questa storia, ambientata nel 1892 «sia attuale di per sé - spiega Dipasquale - senza forzature. Vigàta, che non è un luogo topograficamente individuabile ma virtuale, è il Paese delle Carte. Genuardi manda una carta e riceve in risposta una carta. Proprio come accade da secoli con le questioni urgenti che il Sud sottopone all’attenzione dello Stato centrale. Si fanno commissioni, si mandano lettere, ma la risposta non arriva mai». Il protagonista (Paolantoni) è “costretto” a ricorrere alla mafia, il che innesca una serie di equivoci che sfociano nella mancata concessione e addirittura nella morte dell’ingenuo adultero. «Non è un caso che si parli di ricorso alla mafia, né che la concessione faccia pensare alla “grazia”. In Genuardi c’è tutto il problema italiano, sociale e religioso. Lui viene ucciso e il prefetto lo fa diventare agli occhi del popolo un pericoloso sovversivo».
Sembra di riconoscere, oltre al grottesco e alle maschere dell’Autorità pirandelliani, una prigione kafkiana di scartoffie. «Assolutamente sì, anche se lo spettacolo ha la stessa chiave comica del romanzo, che si declina in ironia, satira sociale e pochade. Si parte dall’equivoco per arrivare al paradosso. Genuardi è simbolo di un’incapacità cosmica dell’individuo e dei siciliani di procedere di pari passo con la propria coscienza». Allora c’è anche un’autocritica? «La Sicilia - continua Dipasquale, catanese di nascita e romano d’adozione - è gioia e amarezza, è legata a una tracotanza divina che l’ha sempre fatta andare piano. Lo diceva anche Moravia a Sciascia: il sud sceglie la via più difficile per risolvere i problemi più semplici. Ma suggerisce un insegnamento, lo stesso di Camilleri ai ragazzi dell’Accademia, “che le storie non basta dirle, bisogna saperle raccontare”.
Paola Polidoro
 
 

Corriere della Sera, 30.10.2005
Diventa uno spettacolo il pamphlet «La concessione del telefono»
Camilleri, risate a teatro tra le carte dei burocrati
Equivoci e intrighi nel paese di Montalbano

Catania - Il Muro di Berlino era niente. Perché ce n' è uno che nessuno riesce ad abbattere. Quello della burocrazia, arroccata nel suo bunker di carta, con presuntuosi funzionari che, celati tra montagne di faldoni, producono attese snervanti, mezze risposte, rinvii, strafottenze e ingiustizie, annientando il cittadino semplice. Come accade nell' ironico pamphlet di Andrea Camilleri «La concessione del telefono», il testo adesso trasformato dallo stesso prolifico autore e dal regista Giuseppe Dipasquale in una commedia teatrale tutta da vedere e da ridere.
In vista della prima che l'8 novembre aprirà la stagione del Teatro Stabile di Catania, si prova a ritmo incessante fra vere montagne di carta costruite come scenario per gli esilaranti equivoci in cui inciampa Filippo Genuardi, il «cittadino semplice» interpretato da un inedito Francesco Paolantoni, affiancato a due comici siciliani di livello, Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina.
Lo sfondo, come accade anche per le gesta del commissario Montalbano, resta l' immaginaria Vigàta che stavolta diventa metafora di un' intera isola, anzi del Mezzogiorno perché, come spiega Dipasquale, «le regioni del Sud hanno sempre lanciato appelli e richieste di urgenza allo Stato centrale ottenendo risposte dilatorie, oblique, insufficienti, dai tempi della Commissione Sonnino alle tante commissioni antimafia succedutesi via via».
E la risposta non è mai negativa ma interlocutoria, incompleta, insufficiente, come succede al Genuardi (Paolantoni) quando invia al prefetto la richiesta per la concessione di una linea telefonica a uso privato. Linea che per lui, invaghito della moglie del suocero, serve ad agevolare gli appuntamenti clandestini.
Ma la richiesta andava presentata all' amministrazione delle Poste. E cominciano i rimpalli finché il cittadino si affida a un mafioso locale, Don Lollò (Musumeci), pronto a intervenire, ma chiedendo a sua volta un favore in cambio.
Lettera dopo lettera il prefetto si inquieta, indaga sul Genuardi e i carabinieri lo indagano per attività sediziosa. Ecco la rete di ministri, prefetti, geometri, direttori generali, proprietari terrieri, commercianti, questori che si intreccia in un groviglio calato come un gioco più grande sulla tresca e su un cittadino stordito, impotente, vinto.
Con Camilleri che ci ha preso gusto ad adattare questo testo del ' 97, rivisto e corretto di pugno, dando il via libera a Dipasquale solo all' ottava stesura del copione.
Naturalmente senza allontanarsi dalle linee portanti della vicenda ambientata, non a caso, nel 1892, perché di vicenda reale si tratta, come spiega l' autore: «Nell' estate del 1995, tra vecchie carte di casa, trovai davvero un decreto ministeriale per la concessione di una linea telefonica privata. Un documento che presupponeva una così fitta rete di deliranti adempimenti burocratico-amministrativi da farmi venir subito voglia di scriverci sopra...».
E' lo stesso contesto dell' altra opera già messa in scena qualche anno fa sempre con Giuseppe Dipasquale, «Il birraio di Preston». Ed è Camilleri a prevenire eventuali quesiti a prove in corso: «Qualcuno potrebbe domandarmi perché mi ostino a pistiare e ripistiare sempre nello stesso mortaio, tirando in ballo, quasi in fotocopia, i soliti prefetti, i soliti questori, i soliti funzionari... Metto le mani avanti e rinvio alla citazione inserita in apertura del testo». Una paginetta de «I vecchi e i giovani» di Pirandello, un riferimento esplicito alla «povera isola, trattata come terra di conquista» e ai «poveri isolani trattati come barbari che bisognava incivilire». Senza risposte concrete. Fra rinvii e concessioni negate.
Felice Cavallaro
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 30.10.2005
Gli scrittori fanno il giro del mondo
Siciliani a Babele
La fortuna dei libri all´estero: a Mosca si presenta "Il Gattopardo" in russo, un´edizione anche in Corea
Lampedusa conta 29 traduzioni con un solo romanzo contro le 40 dell´opera omnia di Pirandello
"I delitti di via Medina Sidonia" di Piazzese sarà pubblicato anche in Brasile, "Cuore di madre" di Alajmo conquista la Francia
"Montalbano sono", tormentone del personaggio di Camilleri, è stato tradotto in ventotto lingue tra cui il finlandese, il lituano e il turco

La nuova traduzione in russo del “Gattopardo”, che verrà presentata nei prossimi giorni all´Istituto italiano di cultura a Mosca, offre il destro non solo per fare il punto sulla fortuna di cui gode all´estero il capolavoro del principe di Lampedusa, ma anche per aggiornare la mappa delle traduzioni degli scrittori nati in Sicilia. Le sorprese non sono poche, a cominciare proprio dal romanzo di Tomasi, di cui hanno visto recentemente la luce nuove versioni in tedesco, greco, rumeno, basate sull´ultima ristampa del romanzo, curata da Gioacchino Lanza Tomasi. Tra breve, inoltre, verranno pubblicate le traduzioni in israeliano, in inglese e, per la prima volta, in coreano. “Il Gattopardo” è di certo il romanzo siciliano più tradotto al mondo, mentre è Luigi Pirandello l´autore che può vantare il maggior numero di lingue in cui hanno visto la luce le sue opere. Presente in ben sessantaquattro nazioni, l´autore del “Fu Mattia Pascal” è stato tradotto in almeno quaranta lingue, come si evince dal volumetto Pirandello nel mondo, stampato dalla Biblioteca museo a cura di Antonino Perniciaro. Ma attenzione, la traduzione in una lingua straniera non è sempre sinonimo di successo e di visibilità: quando infatti alcuni drammi di Pirandello furono tradotti in tedesco da un ebreo, le porte dei teatri furono sbattute in faccia al drammaturgo agrigentino. Per riammettere nel repertorio le sue opere, fu necessario che un ariano approntasse una nuova versione.
Al terzo posto della classifica, troviamo Andrea Camilleri, con un bottino di ventotto edizioni. È davvero sorprendente il numero delle lingue in cui la fatidica frase, "Montalbano sono", può essere pronunciata: dal finlandese al lituano, dal turco all´ebraico, dal giapponese all´ungherese (“La forma dell´acqua” e “Il cane di terracotta” sono i romanzi più letti all´estero), come è attestato dal libro, edito da Sellerio, regalo per i suoi ottant´anni, che raccoglie le copertine di tutte le edizioni straniere dei suoi romanzi. Lo scarto, dunque, che separa l´autore del “Re di Girgenti” da Tomasi di Lampedusa è davvero irrisorio, anche se va detto che il confronto è impari: a fronte dell´opera unica del principe di Lampedusa, ci stanno una quarantina di libri del più prolifico scrittore italiano vivente.
Al quarto posto troviamo Leonardo Sciascia, forte delle ventiquattro lingue in cui i suoi romanzi e i saggi sono stati tradotti: dallo spagnolo al turco, dal russo al giapponese (l´attenzione nipponica per la Sicilia letteraria è provata anche dalla recente traduzione del saggio storico “Mille anni in Sicilia” del giornalista Giuseppe Quatriglio). Va poi detto che il noto italianista Mario Fusco ha da poco congedato, per i tipi di Fayard, la nuova traduzione in francese dell´opera omnia di Sciascia. A prova del fatto che in terra di Francia l´attenzione nei confronti della produzione dell´autore di Racalmuto non è minimamente scemata, anzi. E di duraturo successo nella patria di Voltaire si può parlare anche a proposito di Giuseppe Bonaviri, di cui ha di recente visto la luce la traduzione in francese di “Vicolo blu”. Lo scrittore di Mineo, con le sue sedici lingue, occupa il quinto posto della nostra classifica, a pari merito con Gesualdo Bufalino, i cui romanzi sono stati tradotti anche in finlandese, coreano, ebraico, lussemburghese e greco (lingua in cui è stato tradotto anche Enzo Lauretta, dei cui romanzi c´è pure una versione ungherese). La scrittura barocca di Vincenzo Consolo, invece, può vantare almeno otto diverse trasposizioni, tra cui l´olandese, il rumeno, il catalano e il tedesco. E a proposito dell´interesse dei tedeschi nei confronti degli scrittori siciliani, vanno ricordate le traduzioni in tedesco dei libri di Santo Piazzese, Domenico Conoscenti, Gian Mauro Costa, Paolo Di Stefano (tradotto anche in Francia) e di Piergiorgio Di Cara (i cui primi due romanzi sono stati tradotti in francese da Serge Quadruppani, che più volte si è coraggiosamente misurato coi romanzi di Andrea Camilleri). Riguardo a Piazzese, va detto che, oltre alle versioni francesi dei suoi tre romanzi, l´anno prossimo sarà in circolazione l´edizione brasiliana dei “Delitti di via Medina-Sidonia”. Un racconto del biologo-scrittore, poi, è stato inserito in un´antologia dedicata ai narratori italiani e stampata in Egitto. Ma, per tornare sulle rive della Senna, va detto che la traduzione di “Cuore di madre” di Roberto Alajmo è stata accolta dai quotidiani ("Le Monde" in prima fila) e dalle riviste specializzate come un vero e proprio caso letterario: pagine e pagine di servizi, interviste, speciali. Tanto che l´editore ha dovuto approntare subito una seconda edizione. Lo scorso anno, “Cuore di madre” era già stato tradotto in olandese e presentato in un museo di Amsterdam.
Tra gli ultimi a conoscere il successo d´oltralpe, il giovane Roberto Mistretta, che da poco ha pubblicato il noir “Sordide note infernali”, con la prefazione di Santo Piazzese. Il suo precedente romanzo, “Non crescere troppo”, sta per vedere la luce in Germania, col titolo Das falsche spiel del fischers, per i tipi della Luebbe, la stessa casa editrice dei romanzi di Camilleri e del famigerato “Codice da Vinci”.
La letteratura siciliana, dunque, come una cartacea torre di Babele.
Salvatore Ferlita
 
 

La Provincia, 30.10.2005
Teatro. Il monologo segue quelli dedicati a Emma Bovary e a Carmen
Monica non ha paura del rogo
L’attrice Guerritore vestirà i panni di Giovanna D’Arco

Roma
[…]
Non c’è solo il teatro nell’orizzonte dell’attrice, che sta infatti preparando un film, che segnerà il suo debutto nella sceneggiatura e soprattutto nella regia. Titolo “L’assassinio della contessa Trigona”, un caso di amore e morte, di amanti e delitti nell’Italia del 1911, proprio mentre il terremoto devasta Messina e il sud. I dialoghi saranno di Andrea Camilleri.
[…]
[In effetti c’è stata soltanto una conversazione fra Camilleri e la Guerritore, NdCFC]
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 16, 2011