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RASSEGNA STAMPA

FEBBRAIO 2006

 
MicroMega, 2.2006
Un divertissement che ritrae il declino morale e culturale dell’Italia
Dormire, svegliarsi forse...
In una conferenza tenuta all’università di Siena, la ‘fantastoria’ raccontata di Giulio Rossi, svegliatosi nel 2005 dopo un’ibernazione di 40 anni in capo a una storia che di ‘fanta’ non ha più nulla. Un gioco letterario che permette al creatore del commissario Montalbano di ritrarre con amara lucidità il declino morale e culturale del nostro paese.
Andrea Camilleri

[Si tratta del testo della lettura di Camilleri per l'apertura dell'anno accademico all'Università di Siena, noto col titolo Una storia di fantascienza, NdCFC] non è altrettanto interessante».
 
 

TG3, 1.2.2006
I luoghi di Montalbano - Una guida
Presentazione del volume edito da Sellerio (pag. 300).
 
 

Gazzetta del Sud, 1.2.2006
È già in libreria «La pensione di Eva»
Il mito delle case chiuse nei ricordi di Camilleri

Ritratto di provincia in un interno un po' particolare, durante quei critici anni Trenta italiani, tra sogni di imperi e di libertà. L'interno è una casa di tolleranza fiorente e, per quanto si possa, anche di buona reputazione, tant'è che durante il periodo di cui si racconta, riuscì a passare dalla terza alla seconda categoria. Se non proprio per la reputazione, perché di «bordello» comunque si tratta, il salto di classe avvenne per la qualità dell'«offerta» e l'efficienza dell'organizzazione, affidata in questo caso a una anziana maîtresse che sapeva di greco e di latino e generosamente dava ripetizioni agli svogliati (a scuola) frequentatori più giovani della casa. Per il suo nuovo romanzo («La pensione Eva», Mondadori editore, pagine 189, euro 14) Andrea Camilleri, pur senza allontanarsi dalla mitica Vigàta, si è preso una «vacanza narrativa». Ha messo a riposo il mitico commissario Montalbano e il filone dei romanzi storici, e ha deciso di scrivere un racconto «inqualificabile», come lui dice. Non nel senso di ignobile, ma piuttosto non classificabile dal punto di vista dello stile letterario. La pensione Eva, con le sue «damigelle» che cambiano ogni quindici giorni, è l'universo che scuote la provincia sonnolenta siciliana. Vi transitano figure e personaggi in qualche modo familiari nei romanzi di Camilleri; studenti squattrinati, nobili decaduti, mogli tradite, vedove appassionate, siciliani focosi. Nenè, Ciccio e Jacolino sono i protagonisti attorno ai quali si intreccia e si snoda il racconto sulla pensione Eva e su quell'umanità che le gira vicino. La casa chiusa, fa da sfondo a un romanzo di formazione dolce e crudele, che racconta un'epoca particolare della vita italiana, con l'aggiunta di quelle grosse sottolineature di cui è sempre capace la Sicilia, nel bene e nel male. Il sesso, la vita, il fascismo, la guerra, la speranza, la morale e l'immoralità; tutto si svolge dentro quella pensione Eva, luogo fisico realistico, ma anche metafora di un periodo storico difficile, che ha lasciato ferite nell'anima e nel corpo dell'umanità che in quegli anni ha vissuto. Le «picciotte» della pensione Eva, sono amanti e consolatrici di uomini in cerca di identità e rassicurazioni, che rincorrono dentro quello spazio proibito e in un certo senso familiare che è il bordello di Vigàta. Il linguaggio del racconto è quello di Camilleri, spontaneo, ironico, velato di quella tragicità che deriva da realtà amare, come la guerra con le sue bombe e la sua inutilità. La pensione Eva è il palcoscenico su cui passano i personaggi ilari e dolenti di quegli anni, il teatro delle improvvise performance del cavalier Calcedonio Lardera, cui il fragore delle bombe restituisce per un attimo l'impeto dell'antica e perduta virilità, o della «signorina» Biagiotti Teresa, in arte Tatiana, che nasconde il ritrattino del baffuto Stalin in parti del corpo quantomeno insospettabili. Tra fantasie erotiche e vicende umane allegre e tragiche, il romanzo di Camilleri, presenta un paesaggio umano che passa dalla voglia di scherzare e giocare, a una realtà in cui assieme alle case e alle cose schiantate dalle bombe, si schiantano anche la dignità e i corpi degli uomini. L'amore, inteso come bene e valore, però è più forte della morte, prevale sulla sciagura e sulle rovine e lascia nell'aria la scia del suo profumo. La pensione Eva è veramente esistita, mentre i personaggi e i fatti raccontati, assicura Camilleri, sono del tutto inventati. Ma, si sa che si dice così.
Domenico Nunnari
 
 

ANSA, 1.2.2006
Consegnato il finale a Sellerio
Camilleri: «Saprete come finisce Montalbano solo dopo la mia morte»

Roma. «La fine di Montalbano? L'ho già scritta e sta nel suo cantuccio». Lo ha detto Andrea Camilleri intervistato ieri in diretta da Marino Sinibaldi nel corso del programma «Fahrenheit» su Radiotre, in occasione della presentazione del suo ultimo libro «La pensione Eva» edito nei giorni scorsi da Mondadori ed ambientato nel paese immaginario di Vigata, ma in un'epoca precedente alla nascita di Montalbano. «Saprete come va a finire - ha sottolineato il popolare scrittore siciliano - quando non ci sarò più. Nel frattempo, usciranno altri libri di Montalbano, ma io intanto ho intravisto come far finire il personaggio: non fidandomi dei miei ottanta anni, ho scritto l'ultimo finale e l'ho consegnato ad Elvira Sellerio che lo custodisce. Ho trovato il modo: lo faccio scomparire come personaggio letterario, è impossibile che ritorni». Le avventure del commissario più famoso e amato d'Italia, cominciate con il primo romanzo, «La forma dell'acqua», hanno un epilogo certo, di cui Camilleri accenna solo l'inizio: «Montalbano arriva sul luogo di un delitto, una strada trafficata e piena di case che è stata chiusa al passaggio delle automobili. Tutti sono affacciati alle finestre, e c'è quasi un'aria di festa. Vedendolo, due persone si lanciano battute dai balconi: "è arrivato il commissario della televisione...". Montalbano si arrabbia subito, perché lui è quello vero, non è quello della tv. Ma per la gente allora
 
 

La Repubblica, 2.2.2006
Camilleri come Garcia Marquez parla di una casa chiusa
Eric-Emmanuel Schmitt vola sulle vette dell'arte di Mozart
Tra bordelli, estasi e ossessione libri che raccontano forme d'amore
E poi la storia di una donna nell'harem di un santone e la passione nella danza kathakali come metafora di vita

PRIMA VOLTA
Di puttane tristi diceva il titolo dell'ultimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez. Un po' più allegre, molto meno decadente il protagonista della storia, molto italiano l'autore ma sempre, come lui stesso dice, "racconti di casino" sono. E così scopriamo Andrea Camilleri che lascia il suo commissario, lascia il romanzo storico e si avventura in quello che, sempre parole sue, "vuole essere semplicemente una vacanza narrativa che mi sono voluto pigliare nell'imminenza degli ottant'anni".
Si intitola "Pensione Eva" (Mondadori, 14 euro), dove la pensione è proprio quello che si immagina: un bordello di Vigata negli anni venti in cui il giovane Nenè passa ore meravigliose. Nenè, adolescente pieno di ormoni in quella difficile Sicilia, scopre le prime esperienze sessuali. Una cugina, una vedova e poi finalmente il regno della Signura, la tenutaria del bordello che concede a un gruppo di ragazzini di entrare. Ed ecco materializzarsi la Tedesca, la Bolognese, la Lupa... Le stanze, gli odori di disinfettante, la gioia di poter avere un femmina nuda a disposizione come un dono del cielo. Prima dell'arrivo della guerra, prima dello sbarco degli Alleati, prima della mutazione genetica dell'Italia.
[...]
Dario Olivero
 
 

Donna Moderna, 2.2.2006
Questo mese ho voglia di...
...stupirmi, tremare, commuovermi, sapere, ricostruire. Ecco cinque libri appena usciti. Per tutti i gusti

[...]
...Ricostruire
Andrea Camilleri "La pensione Eva" Mondadori, e 14,00, pag. 192
Ve la ricordate la scena del film "C’era una volta in America" in cui i ragazzini pagavano l’amore mercenario con le pastarelle? Ci è venuta in mente leggendo le prime pagine di questo romanzo: Nenè, Ciccio e Jacolino cercano di capire che misteriose attività si svolgano dietro le porte della pensione Eva, il nuovo casino di Vigata. E, indagando, scoprono la vita delle ragazze che ci lavorano, il sesso (con molta e delicata tenerezza), l’amore e moltissime storie. Il tutto in quella lingua colorita a cui ci ha abituato il commissario Montalbano, e in quella stessa Vigata, ma sconquassata dalla guerra. Che al dolce e al piccante della storia aggiunge un fondo di amarezza.
Elena Dallorso
 
 

Adnkronos, 2.2.2006
Cultura: Sidney indaga sul "rinascimento dei dialetti italiani"

Sydney - Se la lingua italiana sta coinvolgendo un numero sempre crescente di studenti, il fenomeno della valorizzazione dei dialetti nella letteratura italiana non poteva passare inosservato neanche all'estero. Cosi', due tra i piu' importanti rappresentanti del genere, quali Camilleri e Montesano, saranno al centro di una conferenza organizzata presso l'Istituto Italiano di Cultura di Sydney, in collaborazione con la University of New England. Vittorio Leoni, giornalista e autore di vari saggi sulla lingua del giornalismo, presentera' l'incontro intitolato ''Il Rinascimento dei dialetti nella narrativa italiana contemporanea: il caso di Andrea Camilleri e Giuseppe Montesano'', in programma giovedi' 9 febbraio alle ore 18,30.
Protagonisti dell'incontro, il linguaggio proposto da Camilleri nei suoi libri, quel misto di italiano e dialetto siciliano desueto, che ha conquistato un vasto pubblico di lettori. Sull'esempio di Camilleri, ma questa volta usando il dialetto napoletano, c'e' anche Giuseppe Montesano, autore fra l'altro del romanzo ''Di questa vita menzognera'', che racconta la vicenda dei Negromonte, una famiglia di imprenditori napoletani senza scrupoli.
Lo scrittore, spesso introduce nei suoi dialoghi espressioni tipiche e forti del capoluogo partenopeo, riuscendo ed esprimere con intensita' la vivace e contraddittorieta' la societa' napoletana di oggi.
 
 

L'Arena, 2.2.2006
L’enciclica di Benedetto XVI al secondo posto nella saggistica
Il Papa è già in classifica

[...]
Il boom però ormai è alle spalle e riprendono un po’ di fiato i punteggi dei concorrenti. Soprattutto il primo della narrativa, un Andrea Camilleri “in vacanza”, una “madaleine” erotica, solo che qui le “jeunes filles” sono le disinibite ospiti di una “Pensione” con le persiane sempre chiuse di una Sicilia anni Trenta, rivisitata con malinconica pudicizia.
[...]
Alessandra Milanese
 
 

Sky Tg24, 3.2.2006
Intervista ad Andrea Camilleri
[anticipazione di un'intervista andata poi integralmente in onda il 12.2.2006, NdCFC]
 
 

Corriere della sera (ed. di Roma), 3.2.2006
Il libro
Caselli: «Io, magistrato fuori legge»

«Sono l’unico magistrato italiano al quale il parlamento ha dedicato espressa mente una legge. Una legge contra personam». Introduce così il suo nuovo libro «Un magistrato fuori legge» (ed. Melampo) l’ex procuratore capo di Palermo Gian Carlo Caselli che oggi presenta il volume presso l’associazione Informazione@ futurolabirinto2, in via Pompeo Magno 29 (alle 18). Con lui per un breve dibattito Nando dalla Chiesa e Andrea Camilleri.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 3.2.2006
Storia di un magistrato

Alle 18, Associazione Labirinto 2 (via Pompeo Magno 29), Gian Carlo Caselli presenta il suo libro "Un magistrato fuori legge". Ne parlano Andrea Camilleri e Nando Dalla Chiesa. Modera Antonio Roccuzzo.
 
 

Il Mattino, 3.2.2006
Lo sprint di Camilleri

Sarà pure un Camilleri «minore», come hanno osservato alcuni critici a proposito dell’ultimo romanzo - storico-sentimentale e senza Moltalbano - dello scrittore siciliano, però i lettori affezionati al «marchio» gli hanno permesso uno sprint in libreria che per ora ha bruciato persino il successo internazionale di Harry Potter.
[...]
 
 

Wiesbadener Tagblatt, 3.2.2006
Kulturnachrichten aus Ihrer Tageszeitung
Mit zwei Kommissaren auf Spurensuche in Italien
Die Schriftsteller Donna Leon und Andrea Camilleri lassen ihre Hauptfiguren nicht nur Kriminalfälle lösen

Venedig/Vigata Sie kennen sich nicht und es ist fraglich, ob sie sich mögen würden. Sie sind Kollegen, beiden in Italien zu Hause und könnten unterschiedlicher nicht sein. Eines aber verbindet Commissario Guido Brunetti und Commissario Salvo Montalbano: Sie haben als Hauptfiguren von Kriminalromanen zwei Autoren bekannt gemacht. Die in Venedig lebende Amerikanerin Donna Leon mit ihren Brunetti-Fällen und der Sizilianer Andrea Camilleri mit seinen Montalbano-Fällen führen regelmäßig die Bestseller-Listen an. Warum das so ist? Die Werke sind nicht nur gut zu lesende Krimis von literarischer Qualität, sie sind Lexika italienischer Lebensart:
L´italiano, der Italiener Guido Brunetti aus Venedig kennt die Etikette, er hält sich an die komplizierten, weil tradierten Spielregeln der italienischen Gesellschaft - auch wenn er sie nicht immer akzeptieren will. Er weiß, dass die Farbe des Leders der Armbanduhr und der Schuhe zusammen passen muss, die Pasta zu Hause am besten schmeckt und die illegalen Anbauten an seiner Eigentumswohnung Ärger bedeuten können - aber mit viel Glück und guten Beziehungen nicht müssen. Und er würde seine Tochter eindringlich vor Typen wie Salvo Montalbano warnen. Denn der Kollege aus Vigata/Sizilien fährt zu schnell, isst mehr als ihm gut tut, pflegt zweifelhafte Freundschaften, richtet Chaos in seinem Haus an und ist einem Flirt trotz fester Freundin nicht abgeneigt.
La famiglia, die Familie Würde der Fall eintreten, dass Montalbano über seine Bekanntschaften Rechenschaft ablegen müsste, wäre er um eine Antwort nicht verlegen. So weit seine in Norditalien lebende Freundin weg ist, ist auch der Gedanke, eine Familie mit ihr zu gründen. Montalbano ist sich selbst Ratgeber, und hätte er wie Brunetti eine so kluge Gattin und zwei im Großen und Ganzen unkomplizierte Kinder zur Seite, würde er zumindest behaupten, dass er das Leben dennoch am liebsten mit sich selbst ausmacht.
Mangiare, essen Müsste Montalbano pünktlich zum Essen zu Hause sein, würde er sich wohl einen einsamen Platz auf der Terrasse suchen. Er schätzt Gesellschaft beim Essen wenig. Es ist ihm heiliges Ritual, eine Nachrichtenbörse zwischen Vor- und Hauptspeise oder ein Diskussionsforum zum Nachtisch, wie es Gewohnheit der Brunettis ist, wäre für Montalbano unvorstellbar. Seine Mittagspause ist viel zu kurz, all die regionalen Spezialitäten zu genießen - sein Lieblingsgericht sind Triglie (Meerbarben) in allen Variationen, die Pause dauert Stunden. Für ein üppiges Abendessen oder Mitternachtsmahl, findet er im Kühlschrank stets von seiner Haushälterin vorbereitete Köstlichkeiten, die die Übersetzerin der Camilleri-Werke, Christiane von Bechtolsheim, im Anhang ausführlich beschreibt.
Conoscenze, Beziehungen Brunetti nutzt sie, Montalbano auch. Doch während dem Venezianer seine guten Kontakte zu Gesellschaft und Politik durch seinen adligen Schwiegervater meist unangenehm sind, pflegt der Sizilianer die seinen mit Hingabe. Es sind die kleinen Ganoven, die ihm einen Gefallen schuldig sind. Es ist der Reporter eines lokalen Fernsehsenders, der für einen guten Tipp gerne etwas genauer recherchiert. Brunetti hingegen kann sich stets auf seine Sekretärin verlassen. Sie ist es, die sich bei der Informationsbeschaffung oftmals in einer Grauzone bewegt, ihre Herkunft, ihre Kontakte sind ein Rätsel, das ihr Chef noch nicht gelöst hat. Die Kommissare eint ihr Misstrauen gegenüber Karrieristen und Paragrafenreitern, beide halten wenig von ihren Vorgesetzten - und der Erfolg, mit ihren ganz eigenen Methoden die Fälle zu lösen, gibt ihnen Recht.
Il mare, das Meer Brunetti fährt mit dem Polizeiboot über das Meer, Montalbano schwimmt darin. Ist in Venedig das Wasser oft Bedrohung, ist es in Sizilien Lebensgefühl. Montalbano kühlt im Meer sein Mütchen und kann am Strand besser nachdenken, als am Schreibtisch. Er rennt durch den Sand, versucht dabei zu verarbeiten, täglich mit Verbrechen konfrontiert zu sein. Vielleicht liegt auch deshalb sein Haus direkt am Meer, das ihm wie Brunetti Mittel zum Zweck ist: Der Sizilianer reagiert sich darin ab, der Venezianer nutzt das Wasser als Straße, auf der er sich fortbewegt, um seine Arbeit zu tun.
L´Italia, Italien Die Kommissare wissen um den Charme ihres Landes, leben mit dem kulturellen Erbe. Ihr Alltag ist bestimmt von der Konfrontation mit dem römischen Zentralismus, den mafiösen Parallelstrukturen, vor allem aber von menschlichen Katastrophen. Sie im wahrsten Sinne des Wortes ganz unterschiedlich zu verarbeiten, darauf kommt es an in den Geschichten von Donna Leon und Andrea Camilleri.
Der SWR2 sendet das Hörspiel "Das Spiel des Patriarchen" von Andrea Camilleri in einer Hörspielbearbeitung von Daniel Grünberg am 4. Februar, 23.03 Uhr (Teil 1) und am 11. Februar, 23.03 Uhr (Teil 2).
Die ARD zeigt die Leon-Verfilmung "Venezianisches Finale" am 18. Februar, 20.15 Uhr.
Literaturhinweis: Die Brunetti-Reihe von Donna Leon gibt es bislang in dreizehn Bänden bei Diogenes, die Montalbano-Reihe von Andrea Camilleri in sieben bei Lübbe.
Ulrike Trampus
 
 

Il Giornale, 3.2.2006
La letteratura è qualcosa che si mangia

È innegabile che il cibo sia un elemento fondamentale di cultura. E non solo: il cibo caratterizza un'epoca, una condizione sociale, un atteggiamento dell'essere. La classi più umili, che nei secoli passati mangiavano per sopravvivere, si nutrivano di quello che il territorio offriva loro: la famiglia di Padron 'Ntoni mangiava aringhe, quella di Tonio polenta di grano saraceno. Chi invece aveva la fortuna di poter scegliere il cibo a seconda del proprio gusto privilegiava piatti più elaborati, spesso preparati da grandi cuochi.
Anche per questo non è raro scorrere le pagine di un romanzo e incappare nella descrizione di un pasto, sia esso frugale come le omelettes alle erbe trangugiate di fretta da Pereira al Café Orquidea di Lisbona, oppure sfarzoso come il banchetto durante il quale si incendia la mente di Emma Bovary, o popolare come nel gaddiano Parapagàl in cui i giovani arricchiti mangiano ossobuco, aiutando la peptonizzazione della cena con una postprandiale sigaretta. Senza poi parlare di personaggi che hanno legato la propria immagine, il proprio modo di essere al piacere della tavola. I nomi si sprecano: dal panciuto Nero Wolfe che allieta le sue giornate tra la coltivazione delle orchidee e le delizie gastronomiche preparate dal cuoco francese, fino al commissario Montalbano che assapora in religioso silenzio pasta con le sarde e triglie di scoglio.
[...]
Illazioni. Fantasie. Ma è certo che sempre più spesso questa curiosità prende lo studioso e l'appassionato di letteratura. Ne è un esempio il libro di Maria Grazia Accorsi, Personaggi letterari a tavola e in cucina (Sellerio, pagg. 264, euro 16) che spazia, in modo forse troppo disinvolto, in uno zigzagante viaggio «letterario-gastronomico» per le vie d'Europa - e non solo - tra Otto e Novecento: da Goethe allo zio Tom, al Bacchelli del Mulino del Po.
[...]
Annalisa Gimmi
 
 

La Voce di Milano, 3.2.2006
TV locali
La coppia presidenziale che sfidò i dirigenti della televisione
Durante questo settenato i coniugi Ciampi hanno più volte sottolineato che la Tv a volte è cattiva maestra

[...]
Franca Ciampi, poi, ha fatto dal canto suo sapere qual’è la Tv che le piace: quella di Fiorello, del Commissario Montalbano e dello sceneggiato su Salvo D'Acquisto, ad esempio.
[...]
Riccardo Esposito
 
 

Corriere della sera, 4.2.2006
Il PG di Torino
E Caselli: polemiche su un cittadino onesto
Camilleri: la levata di scudi della Cdl? Sono appestati

Roma - «Appestati». Ride Andrea Camilleri della levata di scudi della Cdl alla candidatura di Gerardo D’Ambrosio tra le file ds. Giancarlo Caselli scuote la testa dicendo: «Ma è tre anni e mezzo che è in pensione dalla magistratura». E lui ripete divertito: «Appestati». Mentre si affanna sui gradini dell’associazione informazione@futuro - dove ieri a Roma ha presentato il libro di Caselli, «Un magistrato fuori legge» - Camilleri ricorda il «meraviglioso precedente di Paolo Borsellino». «Solo post mortem abbiamo scoperto che era di posizioni vicine a Fini. C’è mai stata una sentenza che abbia potuto farlo sospettare? Nessuna. Peppino Di Lello, vicino a Rifondazione, dice che si divertivano a discutere. Ma fuori dal lavoro». «Sarebbe come se dicessi non mi faccio più operare da un chirurgo di destra. Non mi fido» aggiunge e torna a sorridere, mentre si siede accanto all’ex procuratore di Palermo. Come lo chiama lui, «il primo risarcimento che i Piemontesi hanno mandato in Sicilia dopo l’Unità d’Italia». O anche il magistrato «che deve pagare il grave errore di aver dimostrato che fino all’80 Andreotti era "amichevole" e "disponibile" con la mafia».
Caselli è duro. «Siamo al paradosso. Non si discute più se sono candidabili persone vicine alla mafia o già condannate, ma se lo è un cittadino onesto che ha applicato bene le regole». E aggiunge: «Se l’inefficienza del sistema giustizia (tale che a fine febbraio il sistema informatico rischia la paralisi) si intreccia con la denigrazione continua della magistratura, si fa venire meno un pilastro dello Stato: la fiducia nella giustizia».
Ma lo scrittore è durissimo: «Il fascismo è un virus che non ci è stato iniettato. L’abbiamo sempre avuto nelle vene. E il fascismo o il Berlusconismo lo hanno rimesso in circolo». Dopo i giudici fedeli al duce e la dc del «porto delle nebbie», spiega Camilleri, «Tangentopoli è stata un ritorno alla normalità. La politica è implosa. Ma dalle sue ceneri è nata la Filibusta. Il punto non è "D’Ambrosio sì o D’Ambrosio no", ma quali pensieri anti-legali e anti-magistrati possono passare nella testa del capo della Filibusta. La diversità non è nei giudici ma in lui». Un solo dubbio per D’Ambrosio alleato di Andreotti: «Lo è già di Bobo e non è un problema. Ma di Andreotti lo sarebbe».
Virginia Piccolillo
 
 

La Repubblica, 4.2.2006
Da lunedì intervista allo scrittore
Camilleri segreto a Radio Capital

Roma - Da lunedì a venerdì Andrea Camilleri è protagonista di Capital Tribune, alle 8.45 su Radio Capital. Il papà di Montalbano racconta la sua "Pensione Eva" (il nuovo romanzo uscito per Mondadori) ma anche la sua iniziazione all´amore, alla letteratura, al fumo. Fino al senso del successo, al disagio per l´Italia che c´è, al rapporto con la moglie, il suo miglior critico, e con tre figlie e quattro nipoti.
[...]
 
 

La Sicilia, 4.2.2006
I libri più venduti
Camilleri in vetta, seconda Rowling

I libri più venduti della settimana.
I PIÙ VENDUTI IN ASSOLUTO
1) Camilleri, 'La pensione Eva' (Mondadori) 2) Rowling, 'Harry Potter e il principe Mezzosangue' (Salani) 3) Lewis, 'Le cronache di Narnia' (Mondadori)
NARRATIVA ITALIANA
1) Camilleri, 'La pensione Eva' (Mondadori) 2) Baricco, 'Questa storia' (Fandango) 3) Calvetti, 'Perchè tu mi hai sorriso' (Bompiani)
[...]
 
 

Il Gazzettino, 5.2.2006
Domani alle 18, in Sala Aiace a Udine, Claudio Magris presenterà "Tè per un cammello" di Jaroslaw Mikolajewski, prefazione di Andrea Camilleri, traduzione di Silvano De Fanti, Collana Oltre di Forum editrice 2005. Sarà presente l'autore.
Giornalista di "Gazeta Wyborcza", Mikolajewski è un affermato poeta polacco, tradotto in molte lingue. Eccellente conoscitore della letteratura italiana, ha tradotto tra gli altri Dante, Petrarca, Leopardi, Pavese, Sbarbaro, Montale, Pasolini e Camilleri.
 
 

Corriere della sera, 5.2.2006
Spunti
Lasciate in pace Pasolini

Si comprende l'affetto che li anima, ma firmare un appello per la riapertura del processo sulla morte di Pasolini rischia di sostituire la dietrologia alla letteratura. Perché mai Giuseppe Bertolucci, Andrea Camilleri, Enzo Siciliano, Bernard-Henri Lévy e l'altra cinquantina di intellettuali che ieri hanno firmato l' appello sull' Unità si dovrebbero sentire «complici degli assassini» del poeta se rispettano quanto stabilito il 26 aprile 1979 dalla Corte di Cassazione? Dopo quanto è successo - scrivono - non possiamo più accontentarci della versione ufficiale». Che cosa è successo? Nessuno davvero vuole che si apra un nuovo, inutile tormentone sulla morte di Pasolini, perché le contro-inchieste giornalistiche sono già state fatte, perché non ci sono autentici elementi nuovi, perché non ci sono prove da portare in Tribunale. «Il modo migliore per ricordare Pasolini» non è, come scrive l'Unità, «riaprire il processo», ma lasciarlo stare, smetterla di parlarne.
 
 

Radio Capital, 6-10.2.2006
'Altro che scrittore, sono un corrispondente di guerra!'
L'autore siciliano ospite in Capital Tribune

Il papà di Montalbano torna con un nuovo romanzo, questa volta d'amore e dal sapore fortemente autobiografico, dal titolo 'La pensione Eva', per parlarci come solo lui sa fare della sua Sicilia e dei ricordi che lo legano alla sua prima volta...
L'iniziazione di Nenè
Nelle note finali avverte che il romanzo non è autobiografico, eppure chiama il protagonista Nenè, lo stesso appellativo con il quale familiari e amici sono soliti chiamare lei.
Il romanzo è autobiografico in parte. Alcuni dati sono autobiografici, ma poi sono debitamente stravolti dalla fantasia. Solo ieri leggevo una critica in cui si diceva che in questo libro tutto è vero e tutto è falso. Il critico aveva perfettamente ragione.
Tra le cose vere c'è la pensione Eva, il posto dove 'i masculi si possono affittare le fimmine nude', che lei, Andrea-Nenè-Camilleri, ha visto e visitato.
Non ho la minima reticenza a confessare. Esisteva questo luogo mitico, una casa chiusa verso la quale, come direbbe lo stesso Verdone, eravamo tutti tesi. C'era però un problema di età. Allora erano severissimi, c'erano spesso ispezioni della polizia. Se non si era maggiorenni non solo si veniva cacciati, ma gli stessi gestori andavano incontro a severe sanzioni.
Allora Nenè ha trovato una scappatoia: si è presentato il giorno di chiusura, il lunedì, come dal parrucchiere...
...e nei teatri.
Si ricorda gli odori?
La prima cosa che mi colpì da bambino fu l'odore di straordinaria pulizia, di formalina, di detergenti... che ho ritrovato molti anni dopo in un ospedale.
Quindi a lei fa un po' porno l'odore di formalina?
No, nessun effetto, ma gli odori furono senza dubbio la prima cosa che mi colpì. Gli odori anche delle ragazze, gli stessi profumi che per un certo periodo ho ritrovato nei calendari che distribuivano dai barbieri. Erano profumi ignobili, ma mi richiamavano immediatamente alla memoria un'epoca.
Ha frequentato la pensione Eva, ma non è stato questo il luogo della sua iniziazione al sesso, che in realtà lei voleva raccontare...
La mia prima volta, fortunatamente, è avvenuta fuori, ma io, Ciccio e altri amici queste cose ce le andavamo a cercare con il lanternino, perché se non fossimo stati dotati di buona volontà e seria perseveranza e applicazione alla riuscita dei nostri intenti non saremmo mai riusciti.
Al bordello intanto Nenè ha capito qualcosa 'di lu munnu', della vita...
La generosità di cuore delle prostitute è addirittura diventato un modo di dire. Nel romanzo cito un episodio autentico quando racconto la visita delle prostitute, con lo scopo di portare conforto, ai feriti straziati a cui nessuno voleva avvicinarsi.
Nel romanzo si parla anche della guerra. Il protagonista va in guerra mentre avviene lo sbarco alleato. Ricordi di Nenè-Camilleri?
I ricordi sono orrendi. Non ho fatto la guerra, ma mi sono trovato in un luogo più esposto ai bombardamenti. Si spalava per trovare i morti sotto le macerie o i resti dei corpi. Un'esperienza terribile. Gli odori erano terribili, specie sotto il sole di luglio che sembrava bruciare due volte data l'imminenza della fine che arrivava di minuto in minuto.
Fumo: vizio e passione
Il romanzo si chiude con la prima 'sicaretta' del protagonista Nenè. Ma a che età se l'è fatta questa prima 'sicaretta' Andrea Camilleri?
Io sono un fumatore accanito e non pentito a cui piace godersi in pieno i piccoli piaceri. Fumare di nascosto nel gabinetto della scuola, spegnere la sigaretta e nasconderla magari mezza accesa in tasca come facevano i miei compagni prima dei 18 anni, non mi piaceva.
Se l'è fumata davanti a sua madre?
Rispettoso delle leggi a modo mio, come il commissario Montalbano, a 18 anni me la sono fatta dare da mio padre. Affogai nella prima sigaretta perché aspirai, però mi piacque immensamente. Papà allora fumava le 'Serraglio'.
Non pentito come vive in questo mondo di fumofobi?
Mi ci adatto, anche se all'inizio questa fatwa contro i fumatori mi è parsa una cosa un po' troppo persecutoria.
Il successo a settant'anni
Si dice che questo sia il suo primo romanzo d'amore, ma in realtà l'ammore, quello con la 'm' rinforzata, quello che fa il sangue denso è presente in tantissimi suoi romanzi. Penso al rapporto di Montalbano con Livia e la sua amante svedese, a 'La presa di Macallè' sul bimbo che ce l'aveva lungo, 'Il diavolo', 'La concessione del telefono'... Qualcuno le farà la stessa accusa che è stata fatta a Màrquez con 'Memoria delle mie puttane tristi', cioè che dopo una certa età si ritorna agli slanci più pruriginosi.
Una signora mi scrisse una lettera dicendomi che anche il marito, verso i 70 anni, aveva cominciato a correre dietro alle cameriere. In realtà credo sia un'altra cosa. Credo che, per lui come per me, sia una dolcissima memoria di qualcosa che non c'è più.
Màrquez ha detto che non riesce più a scrivere una riga da un anno. Ha anche qualche problema con il computer...
Sono assai più giovane di lui perché io ho iniziato la carriera letteraria da appena vent'anni. Lui è partito più giovane di me, quindi la sua carriera ad un certo punto finirà, magari la sua nel 2020, e nel 2030 la mia.
Si aspettava 10 milioni di copie vendute, 120 traduzioni?
Si figuri, chi se lo sarebbe mai sognato!
Chi se lo sognava dai tempi de 'Il corso delle cose', 1967. Corso che è sinuoso, come diceva un saggio di Merleaux-Ponty, che le diede spunto.
Un saggio sull'eroe contemporaneo. L'eroe dei contemporanei che, come dice Merleaux-Pontyi, non ha più scritto il proprio destino nel cielo come l'eroe classico, ma sa benissimo che dietro l'angolo c'è la possibilità di rimetterci le penne, della sconfitta, dello scacco. Questa è la lontanissima base di partenza di Montalbano.
Il successo a 70 anni ha cambiato la sua vita, le sue abitudini?
Non ha cambiato nessuna abitudine. Con una battuta di 'C'era una volta in America' potrei dire che "l'unica cosa che è cambiata è che vado presto a letto la sera".
Per strada la beccano?
Per strada mi beccano lo stesso. Una domenica mattina sono stato rimproverato da una signora che mi ha intimato di tornare subito a casa a scrivere.
Se la perseguitano con gli autografi lei cede oppure, come le vere star, non si concede?
Firmerei autografi fino allo sfinimento!
Questo successo dopo i 70 anni è un frutto un po' troppo maturo o rende più larga la felicità?
Rende la felicità più larga, più godibile, meno stupida e più cosciente.
L'hanno scoperta Leonardo Sciascia e la Sellerio.
Il mio primo libro fu 'La strage dimenticata', un saggio che volevo far scrivere a Sciascia, al quale consegnai tutto il materiale. Quando Leonardo mi chiese perché gli consegnassi tutti quei documenti e perché invece il saggio non lo scrivessi io, risposi che non potevo scriverlo perché non avrei saputo scriverlo come l'avrebbe scritto lui. Allora Sciascia mi consigliò di scriverlo come sapevo scriverlo io e mi garantì che me lo avrebbe fatto pubblicare da Elvira Sellerio.
Mondo religioso e mondo laico
Montalbano si fa di romanzo in romanzo, oltre che sempre più anziano e introspettivo, anche parecchio più a disagio nel mondo che gli gira intorno. E' un disagio che Andrea Camilleri, per colpa del mondo, non riesce più a contenere o che, adesso che è Camilleri, si sente libero di manifestare?
Dicevo le stesse cose anche quando non ero Camilleri, solo che avevo un ristretto pubblico di ascoltatori. Del disagio nel quale tutti viviamo credo sia addirittura inutile parlare.
Quando apre il giornale e di mafia non si parla, Cuffaro resta sempre al suo posto... che reazione le viene?
Mi viene una reazione di rabbia, che si può esplicitare o prendendo il primo oggetto a tiro per buttarlo contro il muro o mettendosi al computer per scrivere.
Quanto la mette a disagio la chiesa di Ratzinger? Nei suoi romanzi i preti sono sempre scorretti, se la intendono con le parrocchiane, ricattano, intrallazzano... la loro moralità è pari a zero.
L'altro giorno ho letto riguardo le intercettazioni - in Italia ormai, grazie a questo metodo, possiamo sapere tutto di tutti, tant'è vero che a Fassino avrei consigliato di stare zitto... - fatte al fratacchione francescano ridanciano. Si tratta di cose che io non oserei scrivere, mi vergognerei a scrivere in modo così esplicito e volgare. Queste cose, il fatto che si violenti una suora o ci si faccia le parrocchiane, sono cose minori della Chiesa, la cosa più seria è l'ingerenza della Chiesa. Noi siamo veramente un paese a sovranità limitata. Si è visto negli ultimi tempi con gli interventi del cardinale Ruini, ora questo Papa dice che la Chiesa non deve intervenire nei fatti politici, speriamo che sia vero!
Però Ratzinger interviene sui fatti privati anche in maniera pesante.
Sui fatti privati può intervenire. Chi ci crede lo stia a sentire! L'essenziale è che non ci sia, come è accaduto, un cardinale che non riconosce la costituzionalità delle leggi italiane. Non può dirlo, questa frase gli è vietata!
Riguardo al tema della giustizia, ha confessato di avere l'ossessione della 'colonna infame' di Alessandro Manzoni. Perché?
Mi colpì perché, un po' come tutti, in un primo momento avevo odiato Manzoni. Quando poi mi capitò di leggere 'La colonna infame' curata da Giancarlo Vigorelli, mi servì come password per entrare ne 'I promessi sposi'. Successivamente mi è rimasto dentro il nucleo essenziale del romanzo, cioè la giustizia usata come ingiustizia, tema sviluppato poi da Leonardo Sciascia e presente anche nei miei romanzi. 'I promessi sposi', 'Storia di una colonna infame', Gogol' e 'I racconti di Pietroburgo', Sterne e il suo delizioso libro, Brancati, De Roberto... sono i miei autori preferiti, e Pirandello, che non cito perché sarebbe come chiedere a lei se ha due braccia. Dovunque dovessi incontrare Pirandello gli darei del 'Voscienza', che in siciliano significa 'Vostra Eccellenza'.
E dopo una pausa?
'Mi scusasse se ho scritto fissarie dopo di vossia!'
Su 'La Colonna infame' mi colpì la seguente frase: 'Ditemi quel che volete che io dica'. Dalla verità ottenuta con la forza, ha detto, esce solo menzogna.
Questa cosa si collega con la mafia. un giorno un mafioso vecchio, vero, storico, importante mi disse."Dottoreddu, ogni volta che spariamo è una sconfitta, perché io devo obbligarla a dire sì, ma con le parole la devo obbligare!".
Da Sellerio a Mondadori... e ritorno
L'ha scoperta Leonardo Sciascia. Ma chi era per lei Sciascia: un maestro, un amico, un conoscente?
Un maestro. La prima cerchia era composta dagli amici intimi, quelli che lo chiamavano 'Nanà', poi c'era la seconda cerchia, ristretta, che lo chiamava 'Leonà'. Io appartenevo a questa seconda cerchia.
Un ricordo dalla seconda cerchia?
Dolcissime e grandissime litigate perché io ero comunista e lui era un anticomunista sfegatato.
Lei è un comunista pubblicato dalla Mondadori di Berlusconi.
L'unica cosa che mi fa arrabbiare è che faccio guadagnare Berlusconi, al rovescio. Un nulla rispetto ai suoi guadagni oceanici, un niente, una goccia, ma quella goccia mi dispiace.
Non poteva rimanere solo con Sellerio?
E' chiaro che Sellerio è un riferimento, è la casa editrice alla quale sono più legato. Ogni tanto però mi viene concesso dalla magnanimità di Elvira Sellerio di 'metterle qualche corno', come dice lei stessa.
L'uomo del 'Continente'
Non solo lei usa magistralmente il dialetto, ma sembra non voler passare lo Stretto. Tutto quello che fa e racconta fanno i suoi 'eroi normali' sta in Sicilia. Ma la Sicilia, come diceva Elio Vittorini, è un continente?
Anche Goethe diceva che è un centro per capire.
Perché non passa lo Stretto?
Perché ci sto benissimo e sono dell'opinione dostoevskiana che se racconto bene il mio villaggio ho raccontato bene il mondo.
Ce lo metterebbe il ponte sulla Stretto?
Non sono né favorevole né contrario, ma voglio la garanzia da tutti i geologi del mondo, anche da quello del Katanga che, pur costruendo in un posto dove c'è stato un terremoto devastante e c'è un vulcano a dieci metri di distanza, lì si sta sicuri. Se mi dicono sì, allora sono favorevole.
E' un siciliano al cento per cento o c'è qualcosa della sicilianità che non sopporta?
La prima cosa che noi siciliani ci ripetiamo dentro, e in dialetto stretto, è: "Ma che 'bole chistu di mia?", qual è il secondo fine del suo discorso, dove vuole andare a parare? Vincere questa diffidenza è un atto di volontà.
La seconda e la terza?
Ce ne sono tante... ci sono momenti di attaccamento alla roba, quello verghiano, che non è però la roba della casa, ma la roba di qualcosa che ci è caro, come lo slittino infantile del ghiaccio del 'Cittadino Kaine' di Orson Welles, oppure il senso dell'orgoglio assoluto, smisurato, che appartiene a noi siciliani e che non è assolutamente il caso di avere.
Il possesso verghiano vale anche con le persone?
Anche con le persone, sì, però non si tratta dell'affetto retorico per la figlia femmina o la moglie, lo stesso discorso vale per l'amicizia. Di conseguenza le posizioni dei cerchiobottisti mi risultano totalmente incomprensibili.
Possesso anche nei confonti di sua moglie, la sua pre-lettrice?
No. Mia moglie è il giudice supremo da quando ho fatto la prima regia. Allora eravamo fidanzati e ne ho temuto il giudizio. Oggi alle spalle abbiamo quarantotto anni di matrimonio e continuo a temerne il giudizio. Per ora sono in sospeso, le ho dato da leggere il nuovo Montalbano che dovrà uscire l'anno prossimo e sto lì che aspetto.
Quando sua moglie dice 'questo no' lei lo cancella?
Lo cancello. Mi arrabbio come un pazzo ma so che ha ragione lei.
Com'è che la definisce sua moglie?
Mia moglie dice giustamente che non sono uno scrittore ma un corrispondente di guerra perché attorno a me ho bisogno di un enorme casino. Se non sento il rumore di un'automobile che frena bruscamente, di un'auto che passa rombando o la televisione del vicino accesa a tutto volume o i nipoti che irrompono nella stanza, io non posso scrivere. Il cinguettio degli uccelli nel chiuso della torre d'avorio mi porterebbe al suicidio nel giro di tre giorni.
Il mestiere di nonno
Nel 1988 è andato in pensione dopo 1300 regie radiofoniche, 120 teatrali, 80 televisive. E' stata una brutta botta o l'inizio di una vita nuova?
Era un'esperienza conclusa. Stavo facendo il salto dal trampolino verso la narrativa, per cui quando ho detto stop al teatro quell'esperienza era esaurita e irripetibile.
Oggi è padre di tre figli, e nonno di quanti nipoti?
Quattro.
Gli ha letto Verne, Salgari o Camilleri semplificato? Come si è comportato?
Ho trattato i miei nipoti sempre da pari a pari. L'ultima mia nipote, una bambina di 7 anni, ad esempio, è solita tenere il suo ufficio con il suo computerino, il suo telefonino... sotto questo grosso tavolo dove io scrivo. Con loro ho parlato sempre normalmente. Casomai sono stati loro a venirmi a chiedere spiegazioni. In quel caso spiegavo la cosa, ma poi ne inventavo altre mille e partivamo per la tangente... e ci divertivamo tutti.
Li ha portati ai giardinetti?
No, mai! Non mi ci vedo, non sono adatto. Una volta, dopo il telegiornale, intervistarono le mie due nipoti più grandi. Era un incontro con i nonni e ci misero anche me. Mi intervistarono, poi continuarono solo con le bambine. Non sapevo cosa stessero dicendo e avevo un batticuore terribile, ma sentii dalla più piccola una delle dichiarazioni più belle che potessi ascoltare: "Abito sullo stesso pianerottolo del nonno e mi piacerebbe abitare lontano... per il piacere di rivederlo". E' una considerazione bellissima!
L'antica saggezza siciliana
C'è un detto siculo, un proverbio o una massima che ricorda o ricorda ai suoi nipoti? Un insegnamento utile per tutti?
Ci sono, ma non sono insegnamenti che posso dire pubblicamente alla radio. C'è n'è uno, ad esempio, che recita: "Futtere addritta e camminare n'a rina portano l'uomo alla rovina".
Fare l'amore in piedi e camminare sulla sabbia portano alla rovina.
Capita spesso nei films che lei salta su di lui e lui regge lei... questo è un esercizio che ad una certa età porta a spezzarsi le reni. Questo la saggezza popolare te lo dice, come ti spiega anche che camminare sulla sabbia asciutta, quella che brucia i piedi, porta l'uomo alla rovina. Se per molti a ridurre l'uomo in cenere sono 'Bacco, tabacco e Venere', per i siciliani sono queste due cose.
Le piace l'imitazione che le fa Fiorello, lei che fuma dall'età di 8 anni?
Non è vero, io fumo da quando ne avevo 18. Tutto il resto sono fantasie di Fiorello, come quando mi sono fumato la fiaccola olimpica perché non avevo sigarette a portata di mano.
Ce l'ha una canzone da dedicare a qualcuno?
Le canzoni le dedicavo quando ne avevo l'età, ora non me la sento.
Allora siamo noi a dedicare 'La pensione Eva' di Camilleri a tutti gli ascoltatori!
Giulia Santerini
 
 

La Repubblica, 6.2.2006
Scaffale Italia

C´è quasi tutto Sciascia (in inglese). C´è tutto Camilleri, tre ripiani solo per lui, molto belle le copertine delle edizioni straniere. C´è Elsa Morante con un meraviglioso "Arturo´s Island" accanto al suo Moravia, il loro destino alfabetico e umano è stare insieme negli scaffali, una vicina all´altro. C´è Pavese ma anche Machiavelli e Boccaccio, c´è Mario Rigoni Stern con i suoi alpini nella neve, c´è Susanna Tamaro e c´è anche Faletti, vabbè, ci sono De Carlo e Baricco. C´è "Mr. Palomar" di Calvino e ci sono le sue "Città invisibili", chissà come gli sarebbe piaciuta questa nuova Torino spiazzante di tubi e cemento, e come l´avrebbe raccontata. C´è una fila intera di Primo Levi al centro del primo ripiano, un titolo dopo l´altro, bello sarebbe se tra qualche giorno li avessero venduti tutti. E c´è, incredibilmente, un lontano capolavoro come la "Grammatica della fantasia" di Gianni Rodari. E non è una libreria, non è un megastore, è l´edicola del centro stampa al Lingotto: chi ha pensato i titoli ha scelto, tra i molti modi di presentare l´Italia al mondo, il migliore.
Maurizio Crosetti
 
 

Vanity Fair, 9.2.2006
La recensione
"La Pensione Eva", di Andrea Camilleri

Piccola biografia non veritiera, “La pensione Eva” (Mondadori, pagg. 188 euro 14), è l’ultimo romanzo di Andrea Camilleri. Nenè, il protagonista, ha dodici anni, vive nella Sicilia della fine degli anni ’30 e vuole scoprire che cosa capita dentro la pensione Eva (che è una casa di tolleranza). Il libro è da una parte il racconto dell’iniziazione sessuale di Nenè, dall’altra l’insieme degli aneddoti (piccantini) della vita della pensione. Sullo sfondo la fine del fascismo, le bombe degli alleati e la seconda guerra mondiale (a cui Nenè, cresciuto, prenderà parte).
Sesso, sesso e sesso
Nenè scopre il sesso a dodici anni, giocando al dottore con la cugina Angela (di due anni più grande). Vuole fare all’amore ma non ci riesce. Angela gli spiega che, per il momento, “il suo coso è nico nico”, cioè ce l’ha troppo piccolo. Trauma. Nenè deve aspettare ancora qualche anno quando, raggiunta l’età dello sviluppo, vive la sua prima esperienza sessuale con la madre, vedova, di un suo compagno di scuola. Inizia poi a frequentare la pensione Eva, soprattutto per chiacchierare con le prostitute.
Quel che resta
Ennio Flaiano una volta scrisse: “Togliete all’italiano le case di tolleranza. Non resterà, per i suoi ricordi, che la vita militare.” Purtroppo ha ragione.
Giudizio: *
Legenda
**** Finirà (purtroppo)
*** mica male
** si vive anche senza
* come le istruzioni dello shampoo
Edoardo Camurri
 
 

Gazzetta del Sud, 7.2.2006
Andrea Camilleri: «La pensione Eva»
Quando il sesso e, forse, l'amore si conoscevano nelle case chiuse

C'è un motivo «professionale» per cui le ragazze che lavoravano nei casini cambiavano ogni quindici giorni. Per evitare che dall'incontro carnale potesse sviluppare una scintilla e che un cliente e una delle ragazze si innamorassero l'una dell'altro. Una preoccupazione fondata: basta che per tre mesi la rotazione si interrompa – nel momento più duro della Seconda guerra mondiale in Sicilia, dall'aprile al giugno 1943 – che nascono due storie d'amore, indissolubili. Una con finale lieto e l'altra tragico. «La pensione Eva», forse il più autobiografico tra i romanzi di Andrea Camilleri, è la lunga storia del piccolo ma frequentato casino del suo paese siciliano e di cosa questa realtà avesse significato nell'iniziazione sessuale del giovane Camilleri. «Sì, questo è l'argomento – spiega lo scrittore – l'iniziazione di un ragazzo di Sicilia negli anni della guerra più duri della Sicilia, il 1942, il 1943. Certo, con questa specie di estrema curiosità di entrare in una sorta di regno del proibito, della trasgressione che per un giovane di buona famiglia è rappresentata da una casa chiusa». «Io la casa chiusa – prosegue lo scrittore – l'ho conosciuta dall'interno. La mia esperienza non è stata da cliente. Per una serie di circostanze io finisco per conoscere queste ragazze da semplice amico. Facevano quindi racconto delle loro esperienze straordinarie e io mi sono trovato come Proust che in "All'ombra delle fanciulle in fiore" si paragona a un botanico davanti a infinite varietà di piante da studiare». Camilleri ci tiene a sottolineare che «nel libro ci sono, però, anche storie d'amore vero. A parte la storia del protagonista giovanissimo, si intrecciano due storie d'amore, tra due ragazze della casa chiusa e due giovani che da clienti si cangiano in innamorati. Quando per tre mesi la rotazione delle ragazze non è più possibile a causa della guerra ed esse divengono stanziali allora i rapporti diventano più lunghi ed è facile innamorarsi». La «pensione Eva» ha una particolare cura nei dettagli, ad esempio il nome dei capitoli: «Sì – spiega – l'ho diviso in capitoli i cui nomi si rifanno a classici della pittura e della letteratura. Ce n'è uno, "Prodigi e miracoli", in cui tutta l'esperienza della casa chiusa acquista un sapore visionario. Quel luogo, proprio perché è il luogo della trasgressione ufficiale, diventa luogo della trasgressione della realtà, aperto all'invenzione fantastica». Camilleri sottolinea che il libro «non è completamente autobiografico: ci sono elementi veri ed elementi di fantasia, parte sicuramente da un lato autobiografico. Tra i romanzi che ho scritto è il più autobiografico anche se "La presa di Macallè" come foto d'ambiente, di una situazione, lo è forse altrettanto». È però un libro sicuramente diverso dagli altri e il perché è nel fatto che «a un certo punto, quando arriva a ottanta anni uno si può rompere i cabba... uno si può anche stancare di Montalbano e prendersi una sia pur breve vacanza. Vacanza perché si tratta di un argomento diverso dagli altri e perché anche la scrittura vera e propria si richiama alle prime esperienze di ricerca come in "Un filo di fumo" o "Il corso delle cose" più che ai lavori venuti dopo. Offre meno asperità ai miei lettori non siciliani». Pensione Eva sarà un libro che inaugurerà una nuova stagione di polemiche sulle case chiuse? «Mi auguro proprio di no! – risponde Camilleri –. Le case chiuse hanno fatto il loro tempo, la loro epoca. Allora avevano un senso, oggi l'iniziazione sessuale dei giovani avviene non più attraverso un corpo mercenario, c'è una libertà che nemmeno ci immaginavamo». Tuttavia la prostituzione è fiorente come forse mai. «È vero – dice – ma non credo che sia fiorente per i giovani, forse per gente più matura. Comunque questo non è un libro sui casini».
Valeria Bonfiglio
 
 

La Sicilia, 7.2.2006
La Sicilia vista dalla littorina

Palermo. La vecchia "littorina" ha finalmente lasciato il passo al nuovo tecnologico "minuetto". Ma la condizione delle ferrovie in Sicilia richiama ancora le immagini di stazioni desolate e dei treni di una volta. E conserva la memoria di un dramma sociale, come quello dell'emigrazione, che riempiva le carrozze di uomini e donne con le valigie di cartone e la speranza di un avvenire migliore. Non si respira però solo un'aria nostalgica, c'è anche spazio per i disagi antichi, gli stili nuovi e le curiosità insopprimibili del viaggiatore nelle pagine del libro "Linea di terra. Viaggio in Sicilia per treni e stazioni>>, pubblicato da "Edizioni di passaggio" (152 pagine, 40 euro) che raccoglie le foto di Angelo Pitrone, interventi di Franco La Cecla e Roberta Valtorta e un'intervista di Gaetano Savatteri ad Andrea Camilleri.
Legato al treno quanto lo è alle sigarette e al suo Montalbano, Camilleri rivela di essere un passeggero molto particolare. Il viaggio non lo stressa, pare anzi che lo distenda perché spesso gli consente di conoscere ambienti e paesaggi che non sono mai scomparsi anche se i ritmi quotidiani tendono a non farli più vedere. Camilleri racconta il suo rapporto con i treni e le stazioni con l'occhio rivolto sempre alla Sicilia di ieri e di oggi, a partire dal ricordo delle lunghe 'traversate' da Palermo a Porto Empedocle che duravano più di quattro ore. E lui ne era perfino contento perché impiegava il tempo per divorare i libri acquistati da Flaccovio. Erano i tempi in cui, dopo un viaggio così pesante, era accolto dalla madre con l'invito a farsi un bagno per togliersi di dosso il fumo e la polvere di carbone.
Il treno in Sicilia ha intrigato anche la letteratura (da Sciascia a Vittorini) e talvolta ha innescato perfino grandi battaglie sociali. Camilleri ne ricorda una soprattutto: "C'è stata una rivolta in Sicilia, durata a lungo e molto seria, che riguardava il potenziamento di una tratta ferroviaria che privilegiava Caltanissetta con Catania rispetto a Caltanissetta con Agrigento e quindi Porto Empedocle. Sarebbe inspiegabile, se dietro tutto questo non ci fosse la questione dello zolfo, cioè la possibilità di trasportare più velocemente lo zolfo delle miniere dell'interno verso le raffinerie di Catania piuttosto che verso quelle di Agrigento. Al solito, intervennero due o tre deputati con maggior peso politico e questo provocò una rivolta con incendio di municipi e cose incredibili".
Oggi i problemi sono altri e riguardano principalmente la modernizzazione delle tratte, il raddoppio della Palermo-Messina, la soppressione dei "rami secchi". Ma nessun viaggio nel tempo potrà modificare l'immagine di una Sicilia che, vista da un finestrino, appare molto simile a quella di sempre anche quando è molto cambiata. E può capitare perfino di vedere che, di fianco alla rotaia, c'è un autobus che corre più veloce del treno.
 
 

Il Gazzettino, 7.2.2006
"Tè per un cammello", il giallo parodia del post moderno

Nato come gioco (con il termine gioco al quale viene tolta ogni sfumatura negativa e inteso come profonda espressione dell'anima - la puntualizzazione è di Claudio Magris) è diventato un successo letterario, al di là di ogni attesa, se attesa - almeno da parte dell'autore, il polacco Jaroslaw Mikolajewski - c'era. Una storia tutta particolare, quella de "Tè per un cammello" (Ovvero i casi e i casini dell'investigatore McCoy), che si "avvale" di una presentazione di Andrea Camilleri, autore che lo scrittore polacco - che sottolinea di essere "soprattutto un poeta" -, grande cultore della letteratura italiana, ha tradotto nella sua lingua. Partito come romanzo poliziesco a puntate per il Magazine della Gazeta Wyborzca, («Mi avevano chiesto un romanzo "americano"»), il libro si era sviluppato inizialmente attraverso puntate "spacciate" per traduzioni da quattro lingue diverse, tutte scritte da uno scrittore anglosassone, Jeffrey Tarter. Poi, ragioni meramente "tecniche" (il giornale chiedeva le coordinate bancarie dell'autore al quale versare i compensi), hanno portato Mikolajewski a svelare il gioco.
Il libro? Un giallo che, tecnicamente, giallo è: c'è il delitto (la moglie assassinata in camera da letto), c'è la ricerca del o dei colpevoli. Un'investigazione che si svolge in un luogo indefinito, parodia del post-moderno, in un contesto mutante, «da cancellazione di ogni identità» (Magris). Ma il giallo sembra quasi un pretesto per parlare d'altro, leggendo le avventure dell'ex poliziotto ed ex alcolista McCoy: «L'indagine si fa da sè, un po' come la vita, che si fa da sè», è uno degli indizi lanciati ieri da Magris, al quale il traduttore, Silvano De Fanti ne ha aggiunto un altro: «Cerchiamo di non perderci troppo negli indizi che dovrebbero portarci all'assassino, ma di leggere il libro con maggior rilassatezza». Mikolajewski parla del libro come di un romanzo «di uno che non sa cosa è successo nella propria vita perché è un alcolista e a volte ha dei vuoti di memoria ai quali, quando viene restituito alla realtà, cerca di dare una risposta. Il problema che si pone è cosa significa avere rimorsi senza avere la memoria dei peccati commessi. Un tema che non è postmoderno, ma modernissimo».
Presentando il libro, Mikolajewski ha anche tracciato quella che potrebbe essere la strada del romanzo giallo per il futuro: diventare un romanzo di costume, anche psicologico, cercando di dare una risposta a nuovi comportamenti (come ad esempio, il nuovo terrorismo che può nascere nei Paesi non terroristi). E non è mancato un apprezzamento per Camilleri: «Mi piace come persona, la sua energia, la sua dimensione umana, la sua scelta di testimoniare la propria vita attraverso la propria opera».
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 8.2.2006
Montalbano e cinque autori in cerca di un paesaggio
L'itinerario. Un libro con le foto dei luoghi e le citazioni dei gialli
In viaggio con Montalbano
Guida alla Sicilia di film e romanzi
Sellerio pubblica un libro che ricostruisce la mappa di luoghi del commissario
Cinque autori descrivono il mosaico di strade che forma Vigàta
I cinque autori disegnano un atlante virtuale che aderisce alla realtà
Otto itinerari accompagnati dalle fotografie e dalle citazioni dei gialli

Nell´intreccio tra mondo reale e mondo virtuale spesso i confini si confondono e l´uno si incunea nell´altro spiazzando la nostra percezione. Un esempio? C´è la Sicilia geografica - colline assolate, spiagge pastello, paesi arroccati - a cui si sovrappongono i luoghi dove si muove il commissario Montalbano con i suoi pard. E c´è, infine l´ambientazione televisiva degli intrecci di Andrea Camilleri.
Tre realtà diverse dilatate in un unico contenitore, la cui decifrazione affidiamo ora alla fantasia, ora all´occhio testimone. Ci si sono messi in cinque sulle orme del più celebre commissario d´Italia (Maurizio Clausi, Davide Leone, Giuseppe Lo Bocchiaro, Alice Pancucci Amarù e Daniela Ragusa) per disegnare queste tre mappe intrecciate. Risultato della paziente ricerca è il libro "I luoghi di Montalbano" (Sellerio, 290 pagine, 14 euro): otto itinerari, uno per ciascuno dei polizieschi di Camilleri, che i lettori potranno utilizzare come guida per escursioni fantastico-reali in giro per l´Isola. Il volume è arricchito da una dettagliata descrizione dei luoghi televisivi e da una corposa documentazione fotografica a colori, comprese alcune cartine stradali, che ci immette immediatamente a contatto con case, spiagge, vicoli e panorami che hanno fatto la fortuna dello scrittore siciliano.
I cinque esploratori, come fece il cartografo arabo al-Idrisi alla corte normanna di re Ruggero, hanno ricostruito l´atlante di questa nuova Sicilia emersa da sollecitazioni letterarie e culturali. Camilleri per sua ammissione dichiara che l´invenzione non è il suo forte. «Ho sempre bisogno - dice all´intervistatore Marcello Sorgi ne "La testa ci fa dire" - di una spinta di verità». Sicché è stato facile pedinare Montalbano nei suoi tragitti libreschi e televisivi per ritrovare, strada facendo, le trattorie, gli uffici, le cattedrali, i mercati, le spiagge, le vie le "mannare" e le contrade. Le finzioni infatti aderiscono come le tessere di un puzzle ai luoghi della geografia reale, zigzagando tra paesi, scogli e campagne dove Camilleri è nato e dove Montalbano investiga con Mimì, mangia con Livia nella trattoria "San Calogero", e si incavola con Fazio. Così la guida ai luoghi immaginari che gli autori identificano nella realtà diventa l´atlante vero di un paese altrettanto reale che si annida nelle pieghe della Sicilia geografica.
«Il libro - come scrivono gli autori - diventa utile guida per un pellegrinaggio da fare con i piedi per terra e con la testa sospesa nell´aria delle avventure "sbirresche"».
Una ulteriore prova che la realtà rincula davanti all´avanzata impetuosa della virtualità. Ormai, e non è un paradosso, la vita vera si vive più nelle affollate arterie del web che nelle piazze deserte di città e paesi. È molto più facile conoscere persone nelle chat che nelle scale dei condomini, così come l´anonimato del contatto informatico alleggerisce la pesantezza dei rapporti interpersonali diretti, condizionati da sospetti e controllati da schermature interiori. Sul filo dei media il corpo perde peso e interesse e il cervello dilaga. Salvo Montalbano nell´immaginario degli italiani è più bravo di qualsiasi altro commissario. E Vigata e Montelusa sono conosciute almeno quanto Porto Empedocle e Agrigento. Cosa è reale e cosa è virtuale?
Mettiamo che Luca Zingaretti, l´attore che ha dato le sembianze al commissario buongustaio, si trovi per caso davanti a una banca mentre è in corso una rapina, probabilmente solo lui non si vedrebbe come Salvo Montalbano. Tutta la gente assiepata si sentirebbe rassicurata nel vedere sul posto l´abile investigatore capace di disinnescare qualsiasi tensione e di risolvere qualsivoglia rompicapo.
Ma non è solo l´ingenuità dell´identificazione dei telespettatori con l´attore protagonista, fenomeno che esiste da sempre (ricordate il buon Alberto Lupo che non ne poteva più di sentirsi invocare come medico quando qualcuno stava male nei suoi paraggi a seguito del successo televisivo del suo dottor Manson tratto da "La cittadella" di Cronin?), la stessa ingenuità che agli albori del cinema faceva scappare gli spettatori dalla sala terrorizzati dall´angoscia palpabile di essere travolti quando la locomotiva filmata dai fratelli Lumiere irrompeva sul telone bianco. Ora è diverso: i lettori e gli spettatori sono smaliziati e sanno riconoscere benissimo la finzione. Il trucco c´è e lo vedono. Nonostante ciò preferiscono sognare il rassicurante mondo virtuale. Andare a fare il bagno a Puntasecca o alla Scala dei turchi non è più la stessa cosa dopo i serial televisivi. C´è un gusto in più. La casa di "Marinella" (come quella de "Il postino" di Troisi nell´isola di Salina) poi l´affittano a peso d´oro ai turisti che vogliono fare una vacanza con il brivido del thriller o del mito. Di che ci stupiamo? Il salotto di Costanzo-Vespa non è più gratificante di quello di casa? I comici di Zelig non sono più divertenti dei barzellettieri di ogni giorno? I mostri irreali con cui si intrattengono nelle play station i nostri figli non sono forse più rassicuranti dei mostri terrificanti della vita? E l´ansioso Catarella televisivo non è più spassoso di quell´altrettanto ansioso, però molesto, collega d´ufficio? Così va la vita. Forse.
Tano Gullo
 
 

Il Messaggero, 9.2.2006
L'incantesimo di Camilleri

Alle ore 18.30, presentazione del volume di Ornella Palumbo "L'incantesimo di Camilleri", (Editori Riuniti). Intervengono Beatrice Alfonzetti, Maria Pia Ammirati, Nino Borsellino, Silvana Cirillo e Walter Pedullà. Modera Giovanni Floris. Sarà presente Andrea Camilleri. Istituto Nazionale per la Grafica, palazzo Poli, sala Dante, via Poli 54.
 
 

Il Giornale, 11.2.2006
Libri premiati con zampino di Tolstoj

Caro Granzotto, mi rivolgo a lei per un quesito di natura letterario-legale. Se uno scrittore, tale AC, nell'estendere un racconto utilizza un fatto di cronaca nera di circa 60 anni fa - peraltro oggetto di una riesumazione storica di circa 30 anni dopo, fatta (bene) da un altro scrittore, tale AV - commette qualcosa di assimilabile al plagio, anche se AC in postfazione recita: «Nomi e situazioni sono da me inventati bla, bla, bla»? Vengo alla fattispecie: nel libro di Andrea Cammilleri [Sic!, NdCFC] «La paura di Montalbano», edizioni Mondadori, 2002, vi è un racconto dal titolo «Meglio lo scuro» che, grazie alla mia buona memoria mi è sovvenuto essere una versione romanzata - con intervento a posteriori dell'immarcescibile commissario Montalbano - del caso Vassallo/Raimondi del 1948, avvenuto in quel di Caltanissetta (moglie avvelena il marito) e che ebbe un lungo iter giudiziario finito nel 1958. Questo episodio fa parte di una ampia raccolta di casi giudiziari della prima decade del secolo scorso curata da Antonio Vellani nel volume «Le pietre dello scandalo» Ediz. Mondadori 1975. Personalmente ritengo non si tratti di un plagio, bensì di un mezzuccio per fare cassetta. Le chiedo comunque un giudizio morale.

Quand'ero studente si diceva: se copi una frase, è plagio. Se scopiazzi intere pagine è ricerca. Chi copia, insomma, ha sempre la scusa buona. Eppure carta canta: plagio, in italiano, significa illecita appropriazione e divulgazione sotto proprio nome di un'opera o parte di un'opera che è frutto dell'ingegno altrui. Ergo, chi plagia, chi copia, non ha ingegno. Al romanziere, nella fattispecie, gli si è seccata, se mai l'ha avuta, l'inventiva. Scrivere un racconto rispolverando un caso giudiziario, oltre tutto già rispolverato da altro autore, forse non è plagio, ha ragione lei. Ma allora cos'è? Sarà mica ricerca? Dicono che Camilleri sia un poderoso giallista. Non lo metto in dubbio (a differenza di lei, caro Panzera, io non ne ho mai letto un rigo. Uno sprovveduto mi fece omaggio, qualche tempo fa, di «La pensione Eva». Ci centrai in pieno la pattumiera), ma non m'era mai capitato di sentire che un poderoso giallista avesse bisogno di ispirarsi a fatti di cronaca nera riportati e sviscerati in un libro. Non Agatha Christie, quanto meno, non Conan Doyle, Rex Stout o Ellery Queen. La cui poderosità risiedeva nel talento, nell'ingegno, non nella ricerca.
Plagio bello e buono mi par invece essere quello - svelato di recente da Claudia Carmina, una ricercatrice dell'Università di Palermo - commesso da Melania Mazzucco. Intere pagine di Guerra e Pace trasferite, col copia e incolla, in quelle di "Vita", romanzo col quale la plagiatrice si buscò anche un Premio Strega. E qui una domanda si pone: dando per scontato che i quattrocento giurati dello Strega rappresentino la punta di diamante della nostrana force de frappe culturale e che quindi Tolstoj lo conoscano a menadito, possibile che a nessuno di loro sia venuto un dubbio? O vuoi vedere che votano ciò che non leggono? O vuoi vedere che non hanno mai letto Tolstoj? Comunque sia, colti con le mani nel barattolo della marmellata i plagiatori si difendono tutti alla stessa maniera.
Melania Mazzucco come Rosa Giannetta Alberoni (una speciale predilezione per "Via col Vento" di Margaret Mitchell) o come Enzo Siciliano (idem per "Mister Norris se ne va" di Christopher Isherwood): «Non è stata un'operazione consapevole». Così se la cava Mazzucco precisando che, virgolette: «Avevo letto con grande passione tutto Tolstoj a 14 anni. In "Vita", però, è tornato da solo». Da solo, ma guarda tu che scherzi ti tira Tolstoj. Letto poco dopo l'età della dentizione le si appiccica alla memoria, parola per parola, virgola per virgola, neanche avesse usato Saratoga-il-silicone-sigillante e poi, zacchete, tutt'un tratto - ma non un tratto a caso, esattamente mentre era lì che scriveva "Vita" - gli ritorna, parola per parola, virgola per virgola, sulla penna. Da solo. Da non crederci, eh, caro Panzera?
Paolo Granzotto
 
 

Adnkronos, 11.2.2006
Musica: Roma, la 'Sideral edizioni' ricorda Franco Mannino

Roma - La Sideral Edizioni, a un anno dalla scomparsa del suo fondatore Franco Mannino, giovedi' 16 febbraio alle ore 18.00, presso la Libreria Note Book dell'Auditorium - Parco della Musica di Roma, ricordera' il compositore, direttore d'orchestra operistico e sinfonico, pianista di fama mondiale, saggista, commediografo, scrittore di molti libri ed editore, presentando una serie di opere legate alla figura poliedrica di Mannino. In particolare, si tratta di quattro cd di esecuzioni pianistiche di Mannino, molte delle quali mai uscite su questo tipo di supporto, rimasterizzate e due libri da lui firmati dal titolo ''Appunti, Note, Ricordi'', con la prefazione di Andrea Camilleri e ''Genii'', con la prefazione di Ennio Morricone e l'introduzione di Elisabeth Mann Borgese e la ristampa per la collana editoriale da lui fondata del libro ''La Tela di Penelope'' di Susanna Fioretti, con prefazione di Maria Camilla Pallavicini, il primo pubblicato da Sideral nella sua nuova veste di editrice libraria e discografica, e stampato a Kabul da una cooperativa di donne afghane.
[...]
 
 

Corriere di Novara, 11.2.2006
La lanterna di “Diogene”, oggi

Sappiate che se, per assurdo, un ladro di passaggio vi rubasse una mano che, in seguito ad un incidente stradale, vi si fosse staccata dal corpo, la mano (alla stregua di un oggetto ritrovato) sarebbe di sua proprietà e lui non sarebbe imputabile. Questo perché, in molti Paesi del mondo, la legislazione non ha ancora preso definitivamente in esame certe problematiche relative alla proprietà del corpo umano e dove non c’è diritto, non c’è punizione.
Il paradossale esempio di “fantagiurisprudenza” è stato fatto, venerdì scorso al centro culturale Mir, durante la presentazione di “Diogene. Filosofare oggi”, una neonata rivista di filosofia a taglio divulgativo.
[…]
Ma, accanto a questi temi “alti” e ad una sezione di Logica, la rivista presenta anche accattivanti rubriche, dove la filosofia diventa un esercizio ludico: si accosta al mondo dei fumetti, tratteggiando un “Charlie Brown esistenzialista” o, mettendo in relazione i Simpson e l’etica kantiana, esplora quello della musica, con “La psicologia del rock”, strizza l’occhio ai media occupandosi de “Le metamorfosi del Commissario Montalbano”, e non manca di parlare di sport, mode e cinema.
A promuovere il progetto a Novara Nicola Simonetti, insegnante di Filosofia e Scienze sociali, traduttore italiano di Kim e autore, insieme a Raffaella Zanardi, del manuale “Filosofia e scienze della mente” (Armando Editore): «La filosofia non deve rimanere chiusa in una torre d’avorio. Anche l’uomo moderno può, e deve, usare a suo modo la lanterna di Diogene». E da marzo, la potrà trovare in edicola o in abbonamento. Info: www.diogene.cc.
Mariangela Mollica
 
 

Sky Tg24, 12.2.2006
Speciale su Andrea Camilleri
Camilleri sono
Intervistato da Denise Negri, il creatore del commissario Montalbano conversa di letteratura e di politica, riflette sulla vita, sulla memoria, sul tempo che passa.
 
 

Quotidiano Nazionale, 12.2.2006
I libri
La Pensione Eva

Che la sua scoperta del sesso fosse avvenuta grazie alla Pensione Eva - la casa chiusa di Porto Empedocle al tempo in cui era bambino - ce lo aveva accennato nella "Biografia del figlio cambiato", ma mancavano i dettagli che oggi invece lo scrittore siciliano ci fornisce in questo volumetto dedicato alla sua iniziazione, vera o romanzata che sia. Delicatissimo senza mai essere ipocrita, esplicito ma mai volgare, Camilleri fornisce un'ulteriore prova della sua magnificenza di narratore: l'educazione sentimental-sessuale del piccolo Andrea si incastona negli ultimi anni di guerra, lo sconvolgimento del quotidiano, la vita che, come sempre, diviene forza sovrannaturale nel momento in cui si contrappone alla morte.
 
 

The Independent, 12.2.2006
Crime In Brief
Excursion to Tindari
Excursion to Tindari by Andrea Camilleri PICADOR £12.99 £11.99 P&P FREE) 08700 798 897

The fifth of Stephen Sartarelli's English translations of the Inspector Salvo Montalbano detective novels, which feature the head of police investigations in the fictional town of Vigàta in Sicily, is in several respects the most interesting so far. Beginning with the murder of a young man, and the subsequent discovery that an elderly couple from the same block of flats has disappeared, the plot unfolds swiftly, drawing in more and more apparently disparate characters. Camilleri's gift for sketching people and places with remarkable vividness and astonishing fecundity is deployed to the full in Excursion to Tindari, ensuring that the charm of these works is maintained even as a growing sense of menace envelops the story. And the conclusion, in the best detective-story manner, surprises while, on reflection, seeming inevitable. Camilleri is well-known in Italy for his left-wing views, which in this novel he allows to animate Inspector Montalbano's passion for justice. For a knowing, caustic portrait of contemporary Italian society, seen through the familiar lens of the classic poliziesco, this novel will not disappoint.
Matthew Hoffman
 
 

La Repubblica, 12.2.2006
Quando l´imbroglione diventa eroe

[...]
E anche il morto dell´ultima [Sic!, NdCFC] inchiesta di Montalbano, "L´odore della notte" (2001, Sellerio), un "mago" del raggiro di pensionati, è un lestofante di cui Camilleri ha letto in un articolo di Ciccio (Francesco) La Licata.
[...]
Daria Galateria
 
 

Articolo 21, 13.2.2006
Dietro la nuova filibusta, il solito virus fascista
Il narratore siciliano rilegge l’ultimo libro del procuratore Caselli
Andrea Camilleri
 
 

Associazione Amici di Sciascia, 14.2.2006
Alle ore 17:00, presso il Liceo "E.Q. Visconti" (Piazza del Collegio Romano, Roma), nell'ambito del ciclo di incontri L'Enciclopedia di Leonardo Sciascia: Caos, ordine e caso, Andrea Camilleri e Nino Borsellino parleranno sul tema Tra Manzoni e Pirandello.
[Andrea Camilleri, diversamente da quanto annunciato, non ha potuto essere presente.
Online sul nostro sito gli appunti che Camilleri aveva preparato per il suo intervento: Attualità di un'introduzione: punti che ritengo attuali nell’"Introduzione" di Leonardo Sciascia alla “Storia della colonna infame”di Alessandro Manzoni per le edizioni Sellerio, NdCFC
]
 
 

Adnkronos, 14.2.2006
Libri
Roma, il regista Ugo Gregoretti racconta la sua vita

Ugo Gregoretti domani alle ore 18.30, presso la Sala Deluxe della Casa del Cinema, presentera' il suo libro intitolato ''Finale Aperto. Vita scritta da se stesso''. Il volume, edito Aliberti, e' la divertente autobiografia di un grande regista che racconta il proprio percorso. Interverranno, per parlare con lo scrittore, il sindaco Walter Veltroni, gli scrittori Andrea Camilleri e Dacia Maraini e il giornalista Nello Ajello, coordinati da Andrea Vianello. Inoltre, l'incontro sara' preceduto, alle ore 16.30, dalla proiezione del film ''Maggio Musicale'', pellicola di Ugo Gregoretti del 1989, interpretata da Malcolm McDowell, Shirley Verrett, Elisabetta Pozzi e Chris Merritt.
 
 

Il Tempo, 15.2.2006
Rai e Mediaset affilano le armi per la battaglia di primavera. Tanti i ritorni sul video

[..]
La programmazione futura della prima rete di Viale Mazzini, dagli inizi di marzo ridurrà in maniera consistente la presenza del varietà. Le due serate, infatti, del martedì e del venerdì, saranno appannaggio della fiction, genere predominante nella settimana di Raiuno. Si inizia infatti, già subito dopo il festival di Sanremo, venerdì 10 marzo, con il ritorno su Raiuno de «Il commissario Montalbano» con lo storico protagonista Luca Zingaretti, di cui sono previste le ultime due puntate di questa serie.
[...]
Marida Caterini Grandi
 
 

Libero, 15.2.2006
Succede di tutto nel bordello del nuovo Camilleri
Una prof. maitresse insegna ai giovani greco antico e sesso
Nella singolare pensione avvengono miracoli. Ma Baffone riesce a fallire

Sicilia orientale, Porto Empedocle, tra Vigata e Montelusa, anni di guerra 1942-43. Una villetta a tre piani, quasi attaccata al molo di levante, fresca di intonaco, ha le persiane verdi sempre abbassate. Questa pensione Eva – come si legge nella lucente targa in corsivo – suscita la perplessa, ansiosa curiosità del dodicenne Nenè. Il ragazzo fantastica: che ci fanno dentro la casa le “fatuzze buone”, le buone fate, le signorine con gli uomini? Non lo aiutano le “parolazze” casino, budella, buttane, dette dai coetanei. Soddisfacente a metà la pur franca dichiarazione del padre: nella pensione i “masculi” affittano femmine nude per un quarto d’ora, mezz’ora. Ma perché? A combinare cosa? Intanto Nenè cerca almeno di vedere come sia fatta sottogonna la tredicenne cugina Angela, giocando al dottore, in soffitta, distesi a turno su un divano polveroso e traballante, lui il medico, lei la paziente. Il vocabolo dei grandi, “ficcare”, maliziosamente accennato da Angela, lascia in sospeso la faccenda per l’improvvisa malattia ai polmoni della ragazza e relativa partenza dal paese. Finchè come si faccia ad avere una donna, glielo spiega il più esperto Ciccio: “uno sceglie la femmina che gli piace, va a ficcare, e quando ha finito, paga la marchetta”. Inutile comunque pensarci ora. Per andare in casino ci vogliono 18 anni. Tanto tempo da aspettare. Una eternità. Così in “Gradus ad Parnassum”, primo capitolo de “La pensione Eva”, ultimo romanzo Mondatori firmato da Andrea Camilleri, con espressioni in dialetto gioiose e drammatiche.
Ma non si tratta del solito, pruriginoso resoconto di iniziazione sessuale, o meglio, non c’è solo questo. L’avventura erotica apre le età della vita per i tre “picciotti” Nenè, Ciccio, Jacolino. La pensione Eva è, a suo modo, centro privato e pubblico del mondo che cambia. I tre amici diventano uomini alla scuola del sesso; ma, in mezzo alle loro due età, ci stanno la guerra e la distruzione, l’amore e la morte.
Prima che scada la fatale licenza dei 18 anni, il colpo di fortuna capita quando il padre di Jacolino, don Stefano, elegante, intrallazzatore e ruffiano, prende a gestire la pensione Eva. La rinnova completamente. La fa passare dalla terza alla seconda categoria. Una magnificenza, un lusso: lavabi, bidè in tutte le camere, tariffe aumentate, ma femmine appetitose e procaci sotto il controllo della maitresse, signora Flora, sua fedele amica palermitana. Con solenne esattezza cronologica, l’inaugurazione, presente il federale in borghese, avvenne il 2 febbraio 1942. ecco allora il piano di Ciccio, consenziente don Stefano: i tre picciotti amici andranno in casino, non nelle ore del “travaglio”, ma il lunedì, giorno di chiusura al pubblico. Le loro figureranno altrettante visite di cortesia alle femmine della quindicina, non come buttane , ma come conoscenti. In effetti, per niente malefemmine, le sei ospiti della pensione sono anch’esse “picciotte”, ragazze amiche e confidenti dei picciotti Nenè, Ciccio, Jacolino. I quali, ogni lunedì si intrattengono, conversano, mangiano con loro. Ogni lunedì scorpacciate di pesce fresco, formidabili bevute insieme, condite con straordinari episodi erotici raccontati dalle giovani ospiti.
La pensione Eva viene così a determinarsi come simpatica, settimanale casa d’appuntamenti dove, volendo, i tre amici “ficcano” gratis. E al tempo stesso come luogo ameno, dove si narrano storie di sesso, esperienze di vita piccanti e dolorose. E ciascuna storia fa capire “qualcosa di lu munnu” (del mondo). Disponibile, educatrice persino madame Flora, ex professoressa di liceo che impartisce vantaggiose lezioni a Jacolino, scolasticamente debole in greco. Estrose le vicende ludiche, le trovate sessuali del lunedì. Spettacolare, nella pensione Eva, il gioco al giudizio di Paride, pronte e complici le ragazze della quindicina: uno, due, tre, via il reggiseno, e vediamo chi ha le tette più belle.
Edificanti, suggestive cronache sono narrate nel terzo capitolo “All’ombra delle fanciulle in fiore”. L’ottantenne cavalier Calcedonio Lardera, flanellista emerito, in quotidiane, caste visite serali alla pensione Eva, dall’improvviso quanto provvidenziale scoppio di una bomba a pochi passi dall’ingresso ritrova per un attimo l’impeto della virilità da anni in disarmo. Non sempre tuttavia le esperienze rievocate dalle picciotte si concludono con prodigi e miracoli sessuali da tipico effetto viagra. Emergono storie politiche eroticamente, polemicamente grottesche. La Biagiotti Teresa, puttana comunista, nome d’arte Tatiana, deve incontrare in gran segreto un importante avvocato, un compagno dal sesso avvizzito e meschino per quattro anni in galera senza mai una donna. Dovere di partito e sollecitazione di mestiere consigliano Tatiana a un espediente erettile: ritagliare una foto di Stalin e sovrapporla, con un nastrino, alla propria “parte femminesca”. Niente da fare. Il compagno avvocato non si “risveglia”. Bandiera rossa e ghigno staliniano questa volta non trionfano.
Risate, sangue e lacrime.
Incursioni aeree angloamericane e sconfitte dell’Asse.
Sulle città “granellate di bombe”, ovunque cadaveri.
Nel nord Africa, il generale Rommel attacca e contrattacca sanguinosamente.
A Porto Empedocle giunge una bianca motonave tedesca, piena di feriti, provenienti dal litorale libico. Poveri figli di mamma, sono picciotteddi ridotti malamente, alcuni così sconciati che le delegate fasciste non hanno stomaco di vederli. Tocca alle picciotte della pensione Eva. Sono esse che, guidate dalla signora Flora, salgono a bordo. E serenamente incontrano lo sconcerto e l’orrore. La buttana Emanuela racconta del ferito senza gambe, privo del braccio sinistro, la testa tutta fasciata, il cartellino con nome e grado: sergente Hans Grimmel. Prova a chiamarlo a bassa voce. Faticosamente Hans si volta, tira la donna a sé. La vuole più vicina. Emanuela si inginocchia accanto al letto. Hans le toccala spalla, la fronte, il naso, la bocca, il seno. Emanuela capisce. Libera la camicetta dalla gonna. Si sbottona toglie il reggiseno. Hans le accarezza il petto nudo lungamente. Poi ritira la mano e comincia a tossire forte. Una tosse insistente, convulsa. L’infermiera spiega: il ferito non sta tossendo, ma piange, singhiozza commosso e indifeso.
Renato Bertacchini
 
 

Corriere della sera, 15.2.2006
Carofiglio, Faletti e Carlotto conquistano la patria del thriller
L’America scopre l’Italia. In giallo

Il thriller italiano va alla conquista degli Stati Uniti. Negli ultimi tempi, i nostri giallisti hanno invaso riviste e quotidiani, creando una situazione al limite del paradosso: «Se qualcuno mi avesse chiesto qualche anno fa quale fosse il più assurdo dei miei sogni, avrei risposto di presentare un libro, un mio libro, tradotto, a New York», racconta Gianrico Carofiglio alla presentazione della versione americana del suo «Testimone inconsapevole», edito in Italia da Sellerio e pubblicato negli States da Bitter Lemon press con il titolo «Involuntary witness» (pp.340, $ 15,45). Parole che sono state riprese dalle colonne de The New Yorker , una delle più prestigiose riviste di cultura al mondo. Per il settimanale americano, Carofiglio «scrive romanzi vivaci, ironici che sono al tempo stesso storie d’amore, trattati filosofici e legal thriller». Il suo doppio ruolo di procuratore della Repubblica e romanziere - in un contesto dove il confine tra vita vissuta e sceneggiature da fiction è labile - ha calamitato simpatia. Tuttavia, non si tratta di un caso isolato, ma di una nuova tendenza che coinvolge anche altri autori. L’America è considerata la patria del thriller. Maestri come Dashiell Hammett e Raymond Chandler hanno fatto la storia del genere, i vari Jeffery Deaver, Patricia Cornwell, James Ellroy, spopolano oggi in ogni lembo dei cinque continenti. Ma ora i detective alla Lincoln Rhyme o Kay Scarpetta si trovano a fronteggiare sia l’inglese masticato da Salvo Montalbano e soci, sia il fascino dell’immaginario «esotico» italiano. La rivista The Nation , un anno fa, - in un articolo intitolato «I piaceri del crimine» - contemplava il lato seduttivo dei gialli di Andrea Camilleri (pubblicati da Viking e Penguin): «le strade anguste, tortuose che abbracciano il Mediterraneo; agitate vie cittadine che portano i nomi di grandi leader invece di numeri, sentieri polverosi che serpeggiano tra bungalow fatiscenti». Un’Italia di provincia, accoppiata a trame che traboccano di suspense e a un protagonista, Montalbano, in grado di evocare personaggi che fanno ormai parte del gotha della letteratura come «Mike Hammer o Sam Spade».
Si sta facendo largo nel panorama statunitense anche Massimo Carlotto. Il suo «Arrivederci amore ciao» è uscito da poco negli States da Europa Editions - la «filiale» americana dell’editore e/o - con il titolo «The goodbye Kiss» (pp.192, $ 14,95), attirando l’interesse di diversi critici: per The New York Times del 22 gennaio, il tono narrativo del romanzo è «freddo e senza cuore, ma, in un modo che fa accapponare la pelle, affascinante»; Kirkus Reviews , invece, ha definito il thriller un «tomo esplosivo, malizioso, caldamente raccomandato ai fan di James Mallahan Cain per la sua brutale amoralità e la sua velocità veramente stupefacente».
Proprio a Cain e al suo «Il postino suona sempre due volte» si era ispirato Luchino Visconti nel 1943 per girare «Ossessione», adattando la trama alle valli del Po. Dalla California alla pianura padana, dalla penna di uno scrittore americano a un gigante del cinema: la storia sembra ripetersi, dopo oltre 60 anni, ma a parti inverse. Stavolta è il thriller italiano a solcare l’Atlantico, ad attirare l’attenzione di un regista di fama internazionale. Infatti, a portare sul grande schermo «Io uccido», il bestseller di Giorgio Faletti (che verrà pubblicato negli Stati Uniti in primavera sempre dal gruppo Baldini Castoldi Dalai), dovrebbe essere David Cronenberg, che ha diretto in passato «La mosca» e «Il pasto nudo». Dai libri ai cinema, il momento d’oro del thriller italiano si arricchisce di un altro tassello e apre, ammiccando agli studios, nuovi possibili orizzonti.
Emanuele Buzzi
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.2.2006
La presentazione. In volume le foto di Pitrone
Quei treni che trasportano la nostra vita
Tra i testi l´intervista a Camilleri sulla rivolta scoppiata per le linee contese

Le stazioni hanno ricoperto nell´immaginario collettivo un ruolo significativo, poiché hanno rappresentato per tanto tempo il luogo del viaggio per eccellenza, in particolare in una regione come la Sicilia segnata da oltre un secolo di emigrazioni. La casa Edizioni di passaggio (Palermo) ha dedicato a questo straordinario patrimonio, storico e paesaggistico al contempo, il volume fotografico "Linea di terra. Viaggio in Sicilia per treni e stazioni", di Angelo Pitrone, con testi di Franco La Cecla, Roberta Valtorta ed un´intervista ad Andrea Camilleri di Gaetano Savatteri (152 pagine, 40 euro).
Il libro sarà presentato alle 18 alla Biblioteca comunale di Palermo (piazza Casa Professa). Con l´autore interverranno: Giuseppe Campione, presidente e amministratore delegato del gruppo logistico Gmc spa, che ha sponsorizzato il progetto, Ignazio De Francisci, procuratore della repubblica di Agrigento, Salvatore Ferlita e Gaetano Savatteri, giornalisti, Giovanni Ruffino, preside della facoltà di Lettere e filosofia di Palermo.
Attraverso le stazioni, i binari e i paesaggi, si snoda un viaggio suggestivo alla scoperta di una Sicilia insolita e poco battuta. Perché, come si racconta nell´intervista ad Andrea Camilleri «C´è un treno nella vita di ogni siciliano». Continua lo scrittore: «Per lungo tempo il treno è stato l´unico mezzo di collegamento per noi siciliani. Le corriere sono successive. Ma all´inizio di tutto c´è il treno che innesca anche grandi battaglie sociali. Ad esempio, c´è stata una rivolta in Sicilia, durata a lungo e molto seria, che riguardava il potenziamento di una tratta ferroviaria che privilegiava Caltanissetta con Catania rispetto a Caltanissetta con Agrigento e quindi Porto Empedocle. Sarebbe inspiegabile, se dietro tutto questo non ci fosse la questione dello zolfo delle miniere dell´interno verso le raffinerie di Catania piuttosto che verso quelle di Agrigento. Al solito, intervennero due o tre deputati con maggior peso politico e questo provocò una rivolta con incendio di municipi e cose incredibili».
Binari e paesaggi ma anche prodotti di Sicilia, come il vino della cantina Masseria del feudo Grottarossa di Francesco e Carolina Cucurullo, giovane azienda vinicola nissena che sarà presente alla manifestazione.
 
 

L'Arena, 16.2.2006
Camilleri e i cowboy in testa alla classifica

In vetta sempre il romanzo di formazione di Camilleri, prima dolce e poi crudele, che ha per sfondo “La pensione Eva”, una casa chiusa dove si sfogano le fantasie erotiche di un’Italia addormentata dai languori della carne e dai miasmi del fascismo.
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Alessandra Milanese
 
 

Salernonotizie, 16.2.2006
Salerno in lilbreria: ecco i libri più venduti e quelli consigliati

I libri piu` venduti
Andrea Camilleri - “La pensione Eva – (Mondadori Editore)
Per le stanze della Pensione Eva, il casino del paese e della varia umanità che lo circonda, transitano personaggi provinciali e sonnolenti. La "casa chiusa" diventa lo sfondo di un romanzo di formazione prima dolce e poi crudele. In mezzo a queste presenze carnali trascorre la giovinezza di Nenè, Ciccio e Jacolino, i tre personaggi principali attorno ai quali si muovono storie e vicende di diversa natura. Frequentando la Pensione i liceali si imbattono in apparizioni spirituali, fantasmi letterari, vicende di confine fra poesia e realtà che li spingono a confrontarsi con i misteri della vita e della guerra stessa. Una storia questa vera, che tocca le corde del cuore, una storia in cui fantasia e realtà si mescolano nel percorso di crescita di Nenè e dei suoi compagni.
[...]
Rossella Graziuso
 
 

Adnkronos, 17.2.2006
Cultura: Salone del Libro di Viaggio di Catania alla BIT 2006

Milano - Il primo Salone del Libro di Viaggio di Catania (24 -26 febbraio) sara' protagonista presso il Padiglione Sicilia anche alla BIT 2006, la Borsa Internazionale del Turismo in programma da domani al 21 febbraio.
[...]
Inoltre, saranno allestite quattro mostre fotografiche, fra le quali ''L'identita' ritrovata: Viaggio nella Sicilia del Sud Est'', 100 fotografie di Gaetano Gambino in occasione della presentazione del libro omonimo di Fabio Granata, con un'introduzione di Andrea Camilleri.
[...]
 
 

Puntocom, 17.2.2006
Cultura scomparsa dalla tv pubblica
Il grido di dolore si è alzato alla presentazione romana dell'autobiografia del regista Ugo Gregoretti

Scrivere un'autobiografia senza cadere nella retorica autocelebrativa è davvero molto difficile: raccontare la propria vita come se fosse la sceneggiatura di un film surrealista, senza un filo logico apparente, lo è senz'altro di più. Il regista Ugo Gregoretti, classe 1930, ha seguito questa seconda strada per confezionare il denso memoriale "Finale aperto. Vita scritta da se stesso" che, agilmente e senza compiacimento, ripercorre la sua lunga carriera nel mondo dello spettacolo. Mercoledì scorso, sul filo dei ricordi («Labilissimi, fugacissimi, nascosti nel dimenticatoio», dice Gregoretti), la presentazione del libro - alla Casa del Cinema di Roma - è stata preceduta dalla proiezione di "Maggio musicale", suo delicato lungometraggio autobiografico in cui la parte del protagonista-regista (suo alter ego nel film) è affidata al misurato Malcolm McDowell. Non poteva esserci prologo migliore per introdurre i tanti aneddoti della vita di Gregoretti, raccontati da chi - negli anni - l'ha conosciuto bene e al contempo indagare il suo rapporto con il cinema, a tratti conflittuale. Il giornalista Nello Ajello ricorda l'adolescenza trascorsa insieme a Napoli, a partire dal 1944: «La città si rifletteva nei suoi vasti occhiali da astigmatico e tutto quello che vedeva subiva il trattamento-Gregoretti: diventava cioè aereo, surreale e garbatamente comico. Si divertiva a fare dei fumetti umoristici prendendo spunto dalla realtà circostante. Il segno di questa sua autobiografia è pungentemente eroicomico: è lui l'Armata Brancaleone di se stesso». Lo scrittore Andrea Camilleri non si spiega perché un «genio come Gregoretti» sia scomparso dalla televisione di oggi: «Tutto quello che lui ha fatto per il piccolo schermo è conservato nelle Teche della Rai: da molti anni non gli è più consentito di fare televisione come vorrebbe farla lui. Non si è trattato di un editto bulgaro (ogni riferimento al recente passato è puramente voluto, ndr) né di un provvedimento politico/censorio da parte di obbedienti funzionari, ma di qualcosa di ben più grave: in Italia l'avvento selvaggio e politicamente protetto della tv commerciale ha prodotto una sorta di sprofondamento della piattaforma culturale che la tv di Stato era andata faticosamente creando». D'altra parte, secondo Camilleri, i danni dei palinsesti-spazzatura omologati - specie nell'ultimo decennio - sono sotto gli occhi di tutti: «Rapidissimamente si è involgarito il gusto dei telespettatori, ormai di palato grosso: in una tv fatta di barzellette più o meno volgari, di "Isola dei famosi" e di "Grande Fratello", potrebbe ancora trovare posto la televisione di altissima qualità di Gregoretti?». Certamente, in un'orgia di reality show, si tratterebbe di una bizzarra (quanto salutare) anomalia. Pienamente d'accordo con l'analisi televisiva di Camilleri il sindaco di Roma Walter Veltroni (che insieme a Gregoretti, sul finire degli anni Settanta, è stato consigliere comunale della giunta capitolina presieduta dal sindaco Giulio Carlo Argan): «Allora c'era l'indice di gradimento dei programmi, adesso è tutto quantitativo: il "quant'è?" ha definitivamente sostituito il "com'è?». Se questo paese è cresciuto, diventando altro da ciò che era, è stato grazie anche al potente fattore unificante dato da una televisione di altissima qualità fatta da Ugo Gregoretti, Carlo Emilio Gadda, Raffaele La Capria e molti altri. Chi sta oggi in Rai faccia un po' il confronto?». Veltroni ricorda i comuni trascorsi politici: «Lui era il più "svagato" consigliere comunale che io ricordi: buffo, elegante, lieve. Erano tempi di grande fermento culturale, in cui nel Parlamento sedevano intellettuali come Leonardo Sciascia, Natalia Ginzburg e Andrea Barbato». Altri tempi.
La scrittrice Dacia Maraini, sua grande amica, sceglie dei passi emblematici dell'autobiografia per mettere in evidenza la sottile ironia dell'autore (seduto al suo fianco, ndr), a partire proprio dall'incipit: «Io sono malato di non-protagonismo, eppure mi piace tanto parlare di me!». «Deliziosa forma di pudore narcistico», (chiosa la Maraini, ndr). Ma non si ride soltanto, come dimostra l'excepit, in cui confessa la sua condizione di nonno-mancato: «Parlo ai miei nipoti immaginari: ormai ne ho quattro e vado per il quinto? me li sono inventati e vivo per loro». Tenero e struggente al tempo stesso.
Dopo tanti attestati di stima spetta a Gregoretti fare un breve resoconto dolceamaro della genesi di quest'autobiografia: «L'ho scritta in forma di sceneggiatura perché il mio sogno è tornare a fare un film, prima di finire anch'io nei necrologi. La mia carriera cinematografica è stata un po' "sfigata", come dicono i miei figli: spero di riuscire a portare sul grande schermo questo libro». La chiusa gregorettiana, però, è all'insegna del buonumore: «Un mio giovane amico "romanesco", quando gli ho detto che il mio libro sarebbe stato presentato dalle persone che hanno preso la parola qui stasera mi ha detto: "Ma chi te credi da esse, Dostoevskij?"».
Manuel Massimo
 
 

18.2.2006
Il diario di Montalbano sulla Primavera di MicroMega

Da venerdì 24 febbraio, e fino al 14 aprile, saranno pubblicati 8 numeri settimanali de "La primavera di MicroMega", in cui Andrea Camilleri curerà una rubrica fissa, "Il diario del commissario Montalbano".
Altre rubriche saranno curate da Lidia Ravera ("La signorina Zoccolo duro") e Marco Travaglio ("Ipse dixit" e "Il cavalier Bugiardoni").
 
 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 19.2.2006
Best seller. Delude «Pensione Eva»
Camilleri Il '900 scandito a quindicine
Nostalgia canaglia del «casino»

Mettiamola così: se - come dice l'autore - La Pensione Eva è «una vacanza narrativa», allora a Camilleri piace il turismo di massa. Per il «casino», infatti, luogo d'ambientazione del romanzo, i nati nella prima metà del secolo scorso ci sono passati tutti, o quasi. A cominciare dagli artisti, ovviamente. Le cosiddette «case chiuse» erano, infatti, un altrove ideale per fare a buon mercato le prime prove di trasgressione. Chi c'è passato, ci ha lasciato un pezzo di cuore. Anche il padre di Montalbano, evidentemente, benché alla fine specifichi che questo suo libro non è autobiografico ma «fortunatamente inqualificabile», cosa che a noi non pare. A nostro giudizio, infatti, La Pensione Eva non ha nulla di eccentrico ma è opera piuttosto scontata, come ogni pacchetto «turistico» preconfezionato. In realtà non è neppure un romanzo ma una somma di aneddoti forzatamente tenuti insieme da un sentimento diffuso di sobria nostalgia, piuttosto che dalla continuità narrativa dei tre giovani protagonisti (Nenè, Ciccio e Iacolino) o dal coro delle «buttane». La Pensione Eva, in realtà, è un tributo dell'autore alla propria giovinezza e, precisamente, a quel momento aurorale di poetica scoperta della bellezza attraverso il corpo femminile e il sesso. La parte più viva del libro è, dunque, la prima, quella «senza casino» degli approcci infantili di Nenè con la cugina Angela. Insomma, i preliminari «mitici». A dire il vero, anche qui siamo al solito giochino del dottore ma l'insieme rende bene la sferzante vaghezza del desiderio ancora sconosciuto che muove i due ragazzi. Poi Angela esce di scena e si porta via l'innocenza. Dopo la scialba iniziazione di Nenè con la mamma vedova di un compagno di classe, comincia il tormentone del casino..., la progressiva scoperta da parte dei ragazzi della verità su quello che alla pensione Eva davvero si fa, le manovre di aggiramento per entrarci non avendo l'età e, quindi, la scoperta di quel mondo a parte: la tenutaria, la quindicina, il tariffario, le ipocrisie, il maschilismo, l'intimità, l'umanità varia dei clienti fanfaroni e frustrati e delle ragazze, serenamente tristi in quel loro singolare chiostro. Come in un pirandelliano gioco di specchi in cui la verità non si sa mai quale sia, la pacata rassegnazione delle «buttane» che non lo dicono ma sognano la vita di fuori è speculare al desiderio di chi con loro da quella vita cerca un'evasione. Capita, allora, che il marito balbuziente - a cui la moglie «bacchettona» praticamente «non la dà» e che, quindi, frequenta regolarmente «il casino» (ogni sabato sera con la scusa di una partita a carte con lo zio) - finisce per guarire dal proprio difetto di parola quando, scopertolo, all'uscita dalla pensione Eva, la gentile consorte gli suona una padellata in testa. Per dirla ancora con Pirandello, Camilleri, però, comicamente si ferma «all'avvertimento del contrario» senza toccare la profondità umoristica del sentimento correlato. La pensione Eva, pare, perciò il rituale filmino (sempre lo stesso nonostante i luoghi diversi) che al ritorno dalle vacanze, ogni anno, amici o parenti ti propongono alla prima cena dopo l'estate. Anche l'adrenalina linguistica del siciliano - ancora una volta pompata dall'autore a dosi massicce nella sintassi italiana - senza la sponda di una storia vera perde gran parte della propria credibilità come un gran goal... ma in allenamento.
Michele Trecca
 
 

L'Eco di Bergamo, 19.2.2006
È uscito un Camilleri: il Papa non può arrivare in cima alla classifica
 
 

Avvenire, 19.2.2006
La polemica. Per l'editoria di oggi un libro vale solo quando stravende. Alcuni scrittori italiani hanno preso in parola questa visione mercantile e sfornano romanzi e racconti in cui si ammicca al banale, al luogo comune, a una realtà tanto vaga quanto gratuita. E la letteratura soffre. Ecco cinque casi esemplari
Processo ai best seller
Oggi, si dice, siamo tutti più poveri. Verità discussa, ma tangibile. Però non esiste soltanto il degrado economico e morale. Il Belpaese scivola inesorabilmente verso il degrado letterario, e forse è anche peggio. Se nella scrittura si colgono i sintomi della malattia del proprio tempo, il successo di alcuni autori italiani - quelli che figurano in questa pagina, per esempio [Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Giorgio Faletti, Paola Calvetti e Melissa P., NdCFC] - potrebbe rappresentare già una diagnosi: l'opulenza logora lo stile e lo stile malato diventa contagioso. Soprattutto per i lettori

ANDREA CAMILLERI
Apriamo con trepidazione il nuovo romanzo di Andrea Camilleri: “La pensione Eva”(Mondadori). Ci chiniamo reverenti sul brano iniziale: «Fu tanticchia prima dei suoi dodici anni che Nenè finalmente capì quello che capitava dintra alla Pensione Eva tra i màscoli grandi che la frequentavano e le fìmmine che ci abitavano». Alziamo la testa, tanticchia perplessi. Poi, con tanticchia masochismo, riprendiamo la lettura: «Fin da quando sua matre aveva acconsentito che poteva andare a trovare da sulo a suo patre che travagliava nel porto, consenso che ebbe quando accomenzò a frequentare la scola limentare, che Nené venne pigliato di grandissima curiosità per la Pensione Eva».
Solleviamo di nuovo la testa, facciamo un bel respiro, ci impediamo di scoppiare in una risatina convulsa. Però siamo tanticchia divertiti. E vorremmo che anche la nostra famigliola partecipasse alla nostra ilarità letteraria. Ci alziamo è andiamo, dintra le mura domestiche, a cercare màscoli grandi e fìmmine. Purtroppo siamo soli, anzi da suli. Chiamiamo d'urgenza il dottore della Mutua, quello che ci consiglia le sane letture, e gli leggiamo i brani suddetti. Il dottore ascolta in silenzio, poi manda un grido, vuole che corriamo a visitarlo. Teme di avere un infarto letterario. Mormora: «Ma è tutto così?». Gli rispondiamo che sapremo dirglielo tra una cinquantina di pagine.
Leggiamo altre cinquanta, pagine e richiamiamo il dottore: «E tutto così, purtroppo». Il dottore urla di chiamare l'ambulanza. «Per lei?».
«No, per l'autore. Io, graziaddio, mi sento tanticchia bene».
Ricominciamo, cioè arricomenzamo a leggere. Ci sembra di essere tornati alla scola limentare dove tanticchia maestre ci davano delle gran botte (bottane?) sulle dita infreddolite. Invece, siamo a Vigàta, amena e inesistente località sicula celebrata da reggimenti di analfabeti letterari, tra patri, matri e picciliddri tanticchia innocenti.
Uno crede che il degrado di questi anni sia stato soltanto politico, economico e morale. C'è stato anche il degrado letterario e culturale, non meno inquietante degli altri. Si badi bene, i fenomeni alla Camilleri, tanticchia mediocrità più tanticchia successo, sono sempre esistiti ed esisteranno ancora. Ma mai si era assistito alla indifferenza o complicità di tanticchia critica letteraria di fronte a prodotti di seconda e terza mano fatti passare per opere di stile.
Vi immaginate la reazione di un Emilio Cecchi al cospetto di un Meridiano Mondadori dedicato a Camilleri? Si sarebbe buttato, nella sua Firenze, nell'Arno in piena. Il degrado consiste proprio in questo: indifferenza o complicità della classe dei colti, con o senza virgolette. Perfino Montalbano («Montalbano, sono») si è recentemente imbarcato su un gommone e si è messo a remare a tutta forza, allontanandosi dalla Sicilia e soprattutto dall'Italia. Raggiunto per telefonino gli hanno chiesto dove andasse. «In Marocco», ha risposto. «Ho tanticchia intenzione di chiedere asilo politico e letterario».
[...]
Giuseppe Bonura
 
 

Kölner Stadt-Anzeiger, 21.2.2006
Buch
Amüsant, aber auch lehrreich
Andrea Camilleri: „Italienische Ver hältnisse“. Wagenbach, 141 Seiten, 9,90 Euro

Ein Land, dessen Befreiung vom Faschismus auch auf die Zusammenarbeit zwischen amerikanischen Soldaten und sizilianischer Mafia zurückgeht; ein Land, dessen aktueller Ministerpräsident zu Zeiten mehr mit der Pflege seines Äußeren als mit der Wohlfahrt seines Landes beschäftigt ist, reizt ebenso zum Widerspruch wie zum fantasievollen Kommentar. Und es bedarf der näheren Erläuterung. „Italienische Verhältnisse“ breitet Andrea Camilleri, Krimi- und Romanautor, Drehbuchschreiber und Regisseur, vor allem aber kritischer Beobachter seines Landes in einem kleinen Band vor dem Leser aus.
In kurzen, manchmal nur eine Seite füllenden Stücken - mal eine Fabel, mal ein „Interview“ mit einem deutschen Kaiser, mal ein Rückgriff auf das an tragisch-komischen Erinnerungen reiche Leben - setzt sich der mittlerweile über 80-jährige sizilianische Autor mit seinem Land auseinander. Thematisch kreisen die meisten Texte um Silvio Berlusconi und dessen Regierung, um das Verhältnis zwischen Staat und Kirche. Die einzelnen Kapitel sind oft amüsant, manchmal auch lehrreich. Zu mancher für deutsche Leser unverständliche Anspielung oder Abkürzung hilft eine kurze Liste zu erwähnten Namen und Fakten im Anhang. Gleichwohl zündet die Pointe in einigen von Camilleris Stücken nur, wenn der Leser bereits vor der Lektüre mit den Verhältnissen in Italien einigermaßen vertraut ist. Etwa in dem wundervollen Stück „Das Mysterium des falschen Sängers“: Dort nimmt Camilleri mit Spott Berlusconis Vergangenheit als Kreuzfahrtschiff-Entertainer aufs Korn.
Zum Abschluss bietet Camilleri sogar der Fangemeinde seiner hierzulande berühmtesten Figur, des Commissario Salvo Montalbano, einen Leckerbissen. Ein Tischgespräch mit dem Ermittler aus Vigata, Titel: „Warum Commissario Montalbano aufhört“.
Peter Seidel
 
 

La Sicilia, 22.2.2006
Troppo onore per il commissario... Camilleri

Sembrava davvero divertito lo scrittore Andrea Camilleri. Ieri sera, conversando al telefono da Roma, ha sorriso nell'apprendere che qualcuno, (l'avvocato Nino Gaziano del Foro di Agrigento) abbia invocato il suo talento e quindi anche il suo aiuto in un'aula del Tribunale, nel corso di un delicato processo contro alcuni presunti mafiosi empedoclini, per interpretare una frase dialettale estrapolata da alcune intercettazioni telefoniche che rientrano tra le prove acquisite dal collegio.
Secondo il legale Gaziano, infatti, che è pure presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati, chi meglio di Andrea Camilleri sarebbe in grado di decifrare il significa di quella frase curiosa, intercettata in un dialogo tra «marinisi» e risolvere il «caso» con una precisazione al di sopra di ogni sospetto?
«Ma davvero hanno chiesto una perizia filologica su questa frase? - chiede sbigottito il papà del commissario Montalbano. E prosegue: «Quella citazione («scrivi n'capu u ghiaccio») è la prima volta in assoluto che la sento pronunciare e poi non mi pare neppure che appartenga al dialetto empedoclino! Forse, pensando a me, hanno sbagliato persona, perché sono solo uno che scrive, ma non mi sento affatto un esperto di parlata marinise».
Camilleri ha comunque spiegato che, per l'interpretazione di una frase, qualsiasi frase dialettale, è assolutamente importante «il contesto» e siccome da quelle poche parole il contesto non si evince o non è dato sapere (e forse non si conoscerà mai) «ritengo che sia impossibile poter dare una giusta interpretazione al detto! Ma sono comunque onorato ugualmente del fatto che si sia pensato subito al sottoscritto per risolvere il «caso» . Scrittore lo sono - conclude Andrea Camilleri - ma più che n'capu u ghiacciu, scrivo solitamente sopra qualcosa destinato a rimanere e che non si scioglie tanto facilmente!».
 
 

MelBookstore, 23.2.2006
Mel Roma, giovedì 23 febbraio ore 18.00
Andrea Camilleri incontra Piergiorgio Di Cara, autore di "Hollywood Palermo" (Colorado noir)
aperitivo offerto da spumanti Cesarini Sforza
[Per sopraggiunti impegni personali Andrea Camilleri non ha potuto essere presente. L'incontro è stata condotto da Gaetano Savatteri, NdCFC]
 
 

La Repubblica, 23.2.2006
Il cuore di "MicroMega"
La rivista diretta da Paolo Flores d´Arcais compie vent´anni

Roma. Nata nel segno di Voltaire, ora MicroMega festeggia i suoi vent´anni con Zapatero, il leader che dice e fa cose di sinistra, «l´unico capace di praticare un riformismo coerente». Paolo Flores d´Arcais scruta con pignoleria i bozzoni della rivista in edizione settimanale, da domani in edicola per otto settimane: in copertina il dialogo con il premier spagnolo, poi le rubriche fisse di Andrea Camilleri, Lidia Ravera e Marco Travaglio (Il signor Bugiardoni, non è azzardato immaginarne il dedicatario). In apertura un violento editoriale contro il cardinal Ruini e il clericalismo, lo firma Marcello Pera. Un refuso o che altro? «Le frasi sono tutte di Pera, autentiche e certificate. Le ha cucite insieme Travaglio, rispettandone il contesto. Risalgono a un passato recente, non molti anni fa».
[...]
 
 

l'Unità, 23.2.2006
Amnesty: «Tre volte vulnerabili»: minori, migranti e in detenzione

Dal 2003 Amnesty International ha raccolto 890 denunce e informazioni riguardanti la presenza di minori nella maggior parte dei centri di detenzione per stranieri in Italia. Minori «tre volte vulnerabili», scrive l’organizzazione per i diritti umani, perché «soli, in fuga e in regime di detenzione dopo essere sbarcati sulle nostre coste». È il dossier di Amnesty dal titolo "Invisibili. Minori migranti detenuti all’arrivo in Italia", edito da Ega con la prefazione di Andrea Camilleri, non svela nulla di nuovo purtroppo. Diverse le organizzazioni internazionali, dall’Unicef ad Emergency, che dal 2005 ad oggi hanno lanciato forte e chiaro l’allarme violazione/diritti alla frontiera italiana per i minorenni.
«Siamo in possesso di informazioni precise inerenti 28 casi, –spiega Giusy D’Alconzo, ricercatrice che ha collaborato alla stesura del Rapporto A.I.- minori non accompagnati detenuti tra gennaio 2002 e agosto 2005 e oggi scomparsi nel nulla. Quasi tutti erano richiedenti asilo provenienti dai paesi dell’Africa sub-sahariana, in cui la situazione dei diritti umani è molto grave».
L’ufficio di ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International giovedì diffonde i nuovi dati: «Sono 80mila i migranti rifugiati che hanno raggiunto l’Italia via mare. Tra questi, centinaia erano i piccoli anche non accompagnati, talvolta neonati». Che fine hanno fatto? Eritrea, Etiopia, Somalia, Turchia, Africa del Nord e Medio Oriente, sono i principali luoghi di provenienza. Raggiungono l’Italia a bordo di imbarcazioni e nella maggior parte dei casi vengono messi in stato di detenzione immediatamente dopo l’arrivo, sebbene non vi sia alcuna legge nazionale e internazionale che giustifichi questa sistematica procedura. «Non ce la sentiamo di escludere che la maggior parte sia stata rimpatriata con i charter diretti in Libia –spiega Giusy D’Alconzo- e che a bordo di questi voli ci fossero diversi minorenni».
«Una prefazione serve a guidare con garbo il lettore che s’appresta a leggere –scrive Camilleri nelle prime pagine di Invisibili- ma, nel caso specifico, io non sono in condizioni di mettermi su questo piano (...) perché sono totalmente coinvolto (...) da essere portato alla reazione violenta, all’invettiva». Difficile mantenere il distacco nel leggere le storie di Sania, Mohamed e Yusef scappati dall’Africa con la loro mamma dopo che il papà era stato arrestato perché oppositore del governo. Impossibile non farsi coinvolgere dal racconto della mamma di Selma, che quando la sua piccola aveva solo 20 giorni ha attraversato il Mediterraneo a bordo di una carretta e poi è finita in una struttura detentiva. Eron, 16 anni, invece, il cpt se lo ricorda bene. Lui in Italia è arrivato da solo e ha dormito diversi giorni in roulotte con gli adulti. Come John, 15 anni, che ha viaggiato da solo attraverso il Sudan, la Libia e il mare e che raccontando la sua storia si chiede: «Mi hanno fatto spogliare davanti a tutti e poi nudo ho dovuto fare delle flessioni. Cosa centra questo con la mia identità?».
Cosa stabilisce la legge italiana? «Non abbiamo trovato in nessun testo normativo leggi che giustifichino queste anomalie nell’accoglienza alle frontiere –denuncia D’Alconzo- chiediamo risposte al governo e al ministro Pisanu». Di sicuro la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini, pur nella loro enorme contradditorietà davanti al diritto internazionale, alla Convenzione di Ginevra e alla Convenzione ONU di New York, stabiliscono norme chiare per tutelare i diritti dei minori che in nessun caso dovrebbero finire in un Cpt, Cpta, CdI. La legge stabilisce che si tuteli l’unità familiare e che in presenza anche solo del sospetto che il migrante abbia meno di 18anni, si proceda al suo trasferimento in una casa famiglia e alla nomina immediata di un tutore legale. Risposte, quelle di Amnesty, che il governo prima o poi dovrà dare.
In ultimo la questione Italia-Libia, mercoledì al centro anche dell’audizione del ministro degli Esteri Fini e di quello degli Interni Pisanu. La firma degli accordi bilaterali tra questi due paesi risale al 13 dicembre 2000, quando il ministro degli Esteri era Lamberto Dini. Poi seguì la ratifica e le modifiche introdotte nel 2003 dal governo Berlusconi, o almeno è questo che mercoledì ha sostenuto Pisanu nell’audizione parlamentare.
«Noi abbiamo controllato e non ci risulta alcun documento di ratifica agli atti –conclude la ricercatrice di Amnesty.- Chiediamo al ministro se ci sono problemi di comunicazione nei suoi uffici. Vogliamo visionare quel testo». Ma sono in molti a voler conoscere i contenuti di questo accordo. Per ultima, a settembre 2005, la Commissione Giustizia e Libertà del Parlamento Europea, che, in visita a Lampedusa, ha ufficializzato la stessa richiesta al governo italiano. In quella circostanza la risposta ufficiale data agli 11 europarlamentari fu: «Non l’abbiamo con noi ma possiamo riassumervi i contenuti».
Valentina Petrini
 
 

l'Unità, 24.2.2006
Storia di Milo, bambino invisibile
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 25.2.2006
Università, è tempo di talk show
Guzzanti: "Bari è una città che sa ridere". E a marzo c´è Grillo
Satira e cinema vanno in cattedra. Gli studenti baresi a scuola dalle star

[...]
Corrado Petrocelli, preside di Lettere e organizzatore dell´incontro di ieri, dice: «Sono incontri legati integrativi di un percorso di studio. Non cerchiamo personalità di grido, invitiamo anche docenti stranieri, personalità meno note. Io ho contattato anche lo scrittore Andrea Camilleri. Non è potuto venire per motivi di salute».
[...]
Davide Carlucci
 
 

Salone del libro di viaggio
Catania, 24-26.2.2006

Verrà presentato il video-libro Il cantore di Vigàta, una pubblicazione per le scuole in cui Andrea Camilleri racconta la sua Sicilia, quella dei suoi personaggi e quella della sua infanzia (con la regia di Giuseppe Dipasquale).
Saranno inoltre allestite delle mostre fotografiche, fra le quali L'identità ritrovata: Viaggio nella Sicilia del Sud Est, 100 fotografie di Gaetano Gambino in occasione della presentazione del libro omonimo di Fabio Granata, con un'introduzione di Andrea Camilleri.
 
 

Altrove, 25.2.2006
Week end a Roma per incontrare Andrea Camilleri e Giancarlo De Cataldo

Imola. Assieme all’agenzia viaggi Santerno, Altrove organizza un viaggio a Roma di due giorni per incontrare Andrea Camilleri (creatore del commissario Montalbano) e Giancarlo De Cataldo (autore di “Romanzo criminale”). Si parte sabato 25 febbraio da Imola alle ore 7, arrivo previsto a Roma intorno a mezzogiorno. Alle ore 17, si svolgerà l’incontro con i due scrittori presso la sala meeting del Grand Hotel Fleming di Corso Francia. Ritorno la domenica pomeriggio. Per iscrizioni - il costo del viaggio è di 108 euro (comprendente andata e ritorno in pullman, pernottamento presso l’Hotel Fleming e prima colazione inclusa) - rivolgersi all’agenzia viaggi Santerno in via Melloni 21. Per informazioni 0542/32372 -35850 - info@altrovelarivista.it oppure consultare il sito www.altrovelarivista.it.
 
 

ASSUD, 25.2.2006
Palermo - A Mondello il gran Carnevale. Maschere, carri e ballerine

[…]
Fino al 16 marzo ai Cantieri culturali alla Zisa (spazio Grande Vasca) si svolgerà la mostra del fotografo Arturo Patten: una quarantina di ritratti tra cui anche quelli di Andrea Camilleri, Dacia Maraini ed Elvira Sellerio. L’esposizione dei lavori del celebre reporter, originario degli Stati Uniti ma grande appassionato della Sicilia, è curata dal Centro culturale francese di Palermo. Rimarrà aperta al pubblico, con ingresso libero, tutti i giorni (compreso sabato e domenica) dalle 9 alle 19. Per la mostra di Patten la Giunta comunale ha stanziato un contributo di 2 mila e 500 euro.
[…]
 
 

Per un pugno di libri, 26.2.2006
"Eugénie Grandet" di Honoré de Balzac
Interventi di Andrea Camilleri ed Edoardo Sanguineti (1)
Interventi di Andrea Camilleri ed Edoardo Sanguineti (2)
Interventi di Andrea Camilleri ed Edoardo Sanguineti (3)
 
 

Il Messaggero, 28.2.2006
Il respiro profondo de "La Terra"
Andrea Camilleri
 
 

Il Secolo XIX, 28.2.2006
La coppia alla radio in sostegno dei bambini detenuti nei Cpt
Spot di Fiorello e Camilleri «Ricordatevi degli invisibili»

Una campagna per sostenere i diritti degli "invisibili", i minori detenuti nei Cpt (Centri di prima accoglienza) per gli immigrati. L'ha ideata Amnesty International, che ha anche preparato uno spot radiofonico in cui Fiorello e lo scrittore Andrea Camilleri invitano a "dare una mano" ai minori che arrivano in Italia ma di cui "non si sa più nulla". Bambini e adolescenti che sbarcano in Italia da soli o con le famiglie, ma che non vengono calcolati dalle statistiche sull'immigrazione come se non esistessero: come se fossero invisibili.
"Appena arrivati vengono rinchiusi nel Cpt dove rimangono per giorni, in spregio alle norme internazionali" denuncia Giusy D'Alconzo, che per Amnesty ha curato un dettagliato rapporto sull'argomento. Una ricerca in cui vengono citati 890 casi di minori detenuti "illegalmente" nei Cpt (o in strutture similari) tra il 2002 e il 2005. "Ma la cifra è notevolmente sottostimata - spiega D'Alconzo - il rapporto è una conseguenza della preoccupazione per la politica del Governo in tema di immigrazione, aumentata dalle tante segnalazioni di immigrati, avvocati e associazioni riguardo a bimbi e adolescenti detenuti nei centri per immigrati. Eppure il diritto internazionale prevede che i minori non accompagnati non vadano mai detenuti ma che vengano invece affidati subito ai servizi sociali. Per quelli accompagnati, ossia giunti con la famiglia, la detenzione può scattare solo in casi estremi, mentre quella sistematica di nuclei familiari è assolutamente vietata".
Secondo Amnesty quindi l'Italia viola di continuo le norme internazionali. "Del resto - prosegue D'Alconzo - lo ha ammesso lo stesso ministro dell'interno Pisanu, che ha parlato di 500 minori transitati per il Cpt di Lampedusa. Sugli immigrati al di sotto dei 18 anni però il governo non fornisce dati". Amnesty se li è procurati sul campo e dal rapporto emerge che un minore passa in media 20 giorni nei Cpt e denuncia il fatto che lì bambini e adolescenti dormono mischiati agli adulti.
Amnesty spera di far conoscere questa situazione agli italiani grazie allo spot di Fiorello, diffuso per una settimana da diverse radio regionali. Il ministero dell'interno però bolla come "destituite di fondamento" le notizie di Amnesty e in una nota ricorda che "il trattenimento nei Cpt può essere disposto solo per gli stranieri maggiorenni destinatari di un provvedimento di allontanamento. Non è pertanto ipotizzabile la presenza di minori, accompagnati e non, nei centri di accoglienza temporanea. Può accadere invece che, in occasione di sbarchi massicci, diversi minori siano inizialmente assistiti nei Cpt per il tempo strettamente necessario ad accertarne la minore età, per poi essere affidati ai servizi sociali. Un fatto confermato dai 1270 minori sbarcati sulle coste siciliane che l'anno scorso sono stati affidati ai servizi sociali con il tramite dell'autorità giudiziaria.
Luca De Carolis
 
 

3sat, 2.2006
Andrea Camilleris sizilianische Küche
Die kulinarischen Leidenschaften des Commissario Montalbano
Angelehnt an die "Commissario-Montalbano-Romane" von Andrea Camilleri ist das Autorenduo durch Sizilien gereist - auf der Suche nach den wirklichen hinter den literarischen Orten. Herausgekommen ist eine gelungene Mischung zwischen Fiktion, Fakten und Kulinarium - ein Vergnügen beim Lesen, ein Genuss beim Nachkochen.

Kein Autor hat es so wie Andrea Camilleri verstanden, Sizilien in eine kulinarisch-literarische Landschaft zu verzaubern. Keine Kochbuchautoren haben es so wie Martina Meuth und Bernd Neuner-Duttenhofer vermocht, kulinarische Leidenschaften in wunderbare Bildbände über Land und Leute zu verwandeln. Angelehnt an die Handlungen der Kriminalromane von Andrea Camilleri, durchstreifen die Autoren Sizilien, stets auf der Suche nach Commissario Montalbano, dem Genießer. Sie lassen sich betören vom bunten Leben und dem Duft der Märkte von Palermo bis Vigàta, und sie besuchen Montalbanos Lieblings-Trattorien. Die fabelhafte Haushälterin Adelina, die hinreißende Signora Clementina Vasile Cozzo und Pina sowie natürlich Mimìs Schwester Franca verraten, wie sie ihre Gerichte zubereiten. Eine Fülle an Rezepten und praktischen Tipps zur Zubereitung sowie Variationsmöglichkeiten, die das Angebot hiesiger Märkte berücksichtigen, schlagen die Brücke von der Literatur zur genussvollen Realität.
Die Begegnungen mit dem Gemüsehändler, dem Fischer und dem Seeigelverkäufer, die Besuche bei Cassata-Spezialisten und den Konditorenkünstlerinnen, die Martorana-Früchte aus Marzipan herstellen - sie sind so spannend, als hätte Andrea Camilleri sie beschrieben.
Wo die zahlreichen Zitate aus den Romanen in die Welt Commissario Montalbanos führen, da locken die Fotos von Martina Meuth den Leser hinein in die sizilianischen Landschaften, Städte und Dörfer, Häuser und Räume. So entstand - mal mit köstlichen Speisen, mal mit verführerisch arrangierten Zutaten - ein wahres Fest der Sinne. Eine Verführung zur Lebenskunst, begleitet von einem Vorwort Andrea Camilleris.
Die Autoren:
Das Ehepaar Martina Meuth und Bernd Neuner-Duttenhofer gehört zu den bekanntesten deutschen Kochbuchautoren und kulinarischen Journalisten. Als Gastgeber ihrer Fernsehsendung "Servicezeit Essen und Trinken" sind sie einem Millionenpublikum bekannt. Seit über 25 Jahren arbeiten sie für verschiedene Zeitschriften, haben Standardwerke übersetzt und fast 50 eigenen Bücher veröffentlicht.
Die 13 Bände ihrer Reihe "Kulinarische Landschaften - Küche, Land und Leute" setzten neue Maßstäbe in der Literatur der Kochkunst. Ebenso erfolgreich wurden ihre "Reiseführer für Lebenskünstler" und das neue Standardwerk der modernen Küche "Der große Meuth-Neuner-Duttenhofer".
Info
Martina Meuth, Bernd Neuner-Duttenhofer, ANDREA CAMILLERIS SIZILIANISCHE KÜCHE. Die kulinarischen Leidenschaften des Commissario Montalbano. Edition Lübbe, ISBN: 3-7857-1570-6
Anders Fernsehen
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 16, 2011