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RASSEGNA STAMPA

MAGGIO 2006

 
Teleacras, 3.5.2006
Video intervista ad Andrea Camilleri

L'emittente agrigentina ha trasmesso una video intervista registrata in occasione degli Incontri con l'autore promossi dall'Assessorato Provinciale alla Pubblica Istruzione di Agrigento, in cui Camilleri parla della provincia agrigentina, dei profumi e dei colori della terra di Sicilia, dei movimenti culturali, dei suoi ricordi legati al liceo classico “Empedocle” di Agrigento, da lui frequentato.
 
 

AGE, 3.5.2006
TV: Ascolti, quasi 7 milioni per "Montalbano"

Roma. [...]
La replica de ''Il commissario Montalbano'', la fiction interpretata da Luca Zingaretti, ha registrato il 25.35 di share con un ascolto di 6 milioni 597mila telespettatori, risultando il programma piu' visto in prima serata con numerose punte d'ascolto di oltre sette milioni e picchi di share del 29% per cento, e superando ampiamente la fiction ''48 ore'' in prima visione su Canale 5.
[...]
 
 

La Sicilia, 4.5.2006
Secondo Camilleri...
Come lo scrittore agrigentino vede la sua terra e scrive le sue opere

Roma: un salotto bianco, le pareti dai colori chiari ricoperte da quadri, ritratti di Andrea Camilleri fatti dai suoi amici artisti. Fotografie di Porto Empedocle tra la fine dell'800 e l'inizio del 900. Una libreria a muro colma di libri, il legno chiaro e caldo del parquet. Immersi in questa suggestiva atmosfera della casa di Camilleri a Roma, Calogero Firetto, assessore provinciale alla Pubblica istruzione, e il noto scrittore empedoclino hanno conversato, seguiti dal giornalista Lorenzo Rosso e ripresi dalle telecamere per realizzare un video filmato che sarà trasmesso a giorni dalle tv locali. «Abbiamo ripercorso la memoria della società e il punto di partenza è stato "Pensione Eva" - ha spiegato Calogero Firetto - per raccontare come si è evoluta Porto Empedocle, come si è strutturata nel tempo, ponendo l'accento sui traffici commerciali, sulla flotta peschereccia, sui cantieri navali che nei primi del '900 erano tre. Abbiamo percorso la storia della Marina e le sue evoluzioni, da Molo di Girgenti a una città con una sua autonomia e con una crescita spaventosa della popolazione. Ho trovato Andrea Camilleri in splendida forma, lieto di parlare della sua Marina. Sono trascorsi così i 58 minuti dell'intervista: un atteggiamento familiare, tipico tra zio e nipote, accompagnato però da una certa distanza (continuava a chiamarmi assessore)».
- Avete parlato soltanto di "Pensione Eva"?
«No. "La vampa d'agosto", il suo ultimo lavoro, è stato commentato, discusso e raccontato. L'idea del libro è nata da un abusivismo edilizio, perpetrato nell'Agrigentino, di cui lo scrittore ha avuto cognizione un paio di anni fa. Si reca da invitato in una casa, un bambino scopre che in quella abitazione vi è un piano interrato ricoperto. E se invece di esserci un piano interrato ci fosse stato dentro un cadavere? E così è nata l'idea del libro».
- Quale messaggio trasmette Camilleri in questo video?
«L'esigenza di una crescita culturale ed economica della città. Ha nostalgia della sua terra ed è molto contento ogni qual volta ha la possibilità di recarvisi. Ha detto: «Ma non trovo più i compagni della mia giovinezza, trovo soltanto Alfonso Gaglio. Poi c'è l'odore-puzza del mio porto, inconfondibile, che riconoscerei tra molti altri». Per quello che mi riguarda, condivido la necessita di Camilleri di costruire una città diversa sia dal punto di vista della cura urbanistica che della sua stessa strutturazione economica e culturale e pertanto mi auguro che trovi l'impegno generoso delle energie migliori. L'incontro con lo scrittore è stato un modo per parlare anche della città nel suo divenire e delle sue radici».
Rita Baio
 
 

Vita e Pensiero n.2/2006 (in edicola il 4.5.2006)
Dialoghi. Andrea Camilleri e Luigi Ciotti
La mafia e le mafie, una priorità nazionale
Il noto scrittore autore di Montalbano e il sacerdote da sempre in prima linea contro la criminalità si confrontano sulle sfide ancora aperte nel Sud e non solo. Il mutamento di Cosa Nostra, le ambiguità e le collusioni, il ruolo della Chiesa.
[Uno stralcio del dialogo è stato anticipato su La Stampa del 14.4.2006]

Balduccio Sinagra e` un mafioso di vecchio stampo che compare in uno dei celeberrimi romanzi della saga di Montalbano di Andrea Camilleri, La gita a Tindari, ma potrebbe tranquillamente figurare in un romanzo di Sciascia. Abita in una fortezza in cima a una collina spelacchiata, guardata a vista da picciotti che sembrano i “bravi” dell’Innominato. Ma a differenza del personaggio manzoniano, don Balduccio non si pente. Come tutti i “mammasantissima” parla per “metafore, proverbi, aneddoti”. E` un criminale, ma ha un codice d’onore che rispetta.
Come tutti i mafiosi, considera le “ammazzatine” di qualunque tipo, dai regolamenti di conti agli omicidi eccellenti, una sconfitta, perche´ la mafia campa e ingrassa nel silenzio e in un sano, disonesto, quieto vivere. Il che naturalmente non impedisce a don Balduccio, all’occorrenza, di spargere sangue. Cerca di far fesso il commissario Montalbano, simbolo della Sicilia onesta e civile, e naturalmente non ci riesce. Don Balduccio rappresenta la mafia tradizionale degenerata in qualcosa di diverso, in qualcosa di piu` brutale, selvaggio, sofisticato e spietato.
Del resto Montalbano rappresenta la nuova fiducia dei siciliani nei confronti dello Stato. Quella fiducia che nella realta` si e` concretizzata, tra l’altro, nell’associazione antimafia Libera, fondata da don Luigi Ciotti, cui aderiscono numerosi esponenti della societa` civile. Abbiamo voluto parlare di mafia con questi due personaggi d’eccezione, che hanno affrontato il fenomeno da due prospettive diverse. Quel che segue e` il resoconto di un’intervista a due voci.
Oggi, almeno sui giornali e in tv, si parla meno di mafia. L’Italia sembra essere in tutt’altre faccende affaccendata. Significa che Cosa Nostra e` in difficolta` o che sta prosperando all’ombra del silenzio?
CAMILLERI: Non si sente piu` tanto parlare di mafia sui giornali o nelle televisioni perche´ la mafia, passato il periodo delle guerre intestine, non fa piu` notizia. “Fare notizia” e` il comandamento al quale obbedisce il giornalismo piu` quotidiano e volgare. Il kalashnikov o il tritolo facevano notizia, non la fa, per esempio, il controllo mafioso del sistema sanitario in Sicilia. Oggi come oggi la mafia e` entrata a gonfie vele, coi suoi uomini, nella politica. E sembra non creare scandalo che noi si debba chiamare col titolo di onorevole un individuo colluso con la mafia. Alla mafia si sta concedendo, in un certo senso, di agire a volto scoperto.
CIOTTI: Piu` che di mafia, ormai assimilata a Cosa Nostra, io preferisco sempre parlare di mafie, al plurale. La violenza delle mafie sembra “scomparsa” dai consuntivi dell’anno vecchio e dagli impegni di quello nuovo. Eppure le mafie non sono certo scomparse. I fatti dicono che continuano a prosperare, a governare, a uccidere. Basti pensare che negli ultimi dieci anni abbiamo avuto 2.500 vittime di mafia, di cui 155 vittime innocenti, fuori cioe` dai regolamenti di conti. Capisci che e` una guerra che si consuma tutti i giorni. L’abbandono della strategia della sfida agli apparati dello Stato e degli omicidi eccellenti (a parte l’omicidio Fortugno) significa solo ritorno alla normalita`, cioe` alla modalita` con cui nella storia le organizzazioni di stampo mafioso hanno costruito il loro potere e le loro fortune, inabissandosi nella societa` e mantenendo un atteggiamento di apparente deferenza verso le istituzioni e il potere costituito. Gli atteggiamenti trionfalistici di molti sono dunque impropri e frutto a dir poco di colpevole sottovalutazione. Tutto questo va detto a riconoscenza del generoso valore delle forze dell’ordine. Gli atteggiamenti trionfalistici dimostrano che una stagione (quella del contrasto forte, per esempio, a Cosa Nostra), che ha avuto il suo momento alto alla fine degli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, si e` chiusa lasciando il campo a un nuovo patto di convivenza. E` gravissimo che, per esempio, la Commissione antimafia nel suo rapporto finale non abbia una relazione unica, un rapporto univoco; ve ne e` una di maggioranza e una di minoranza. Questo e` inquietante: vuol dire che non c’e` accordo. E` un segno di estrema gravita`.
Mi ha colpito una frase che ho trovato proprio in un’intervista a lei, Camilleri: «La mafia tradizionale sta in galera, quella piu` pericolosa sta seduta a un tavolo e lavora su internet». Se i mafiosi nel senso tradizionale non esistono piu` o sono in via di estinzione, come si riconosce oggi un mafioso? Provenzano, il presunto capo della mafia, come ve l’immaginate, che riflessioni vi porta a fare?
CAMILLERI: A mio avviso Bernardo Provenzano conta ormai assai poco. Conta moltissimo invece come depistante immagine della mafia. E forse lo tengono ancora in vita per questo, per distogliere l’attenzione dalla mafia vera. Che oggi non ha piu` la coppola o il vestito di fustagno. Riina e` stato catturato perche´ aveva fatto il suo tempo. Una volta i mafiosi appartenevano a una “famiglia”, venivano iniziati con riti speciali, si conoscevano l’uno con l’altro. Oggi non c’e` piu` bisogno di conoscersi di persona, di giuramenti, di “punciute”, basta sapere la password giusta. Oggi il mafioso porta la cravatta, sa usare internet, e` raffinato. Come lo si riconosce? E come si fa a riconoscere un manager di una multinazionale come la mafia da un manager di un’altra multinazionale?
CIOTTI: Il professor Camilleri (di cui sono un appassionato lettore) ha sostanzialmente ragione. Camilleri conosce bene la sua terra. Purtroppo non tutta la mafia tradizionale sta in galera. Abbiamo tanta gente che sta ancora fuori. E` vero anche che, come dice Camilleri, le mafie sono sempre state delle anticipatrici delle trasformazioni sociali. La mafia e` un grande osservatorio. La storia insegna che la mafia e` sempre stata capace di anticipare i cambiamenti e le trasformazioni sociali, ha sempre sfruttato le nuove tecnologie. Ha trovato sponde in segmenti del mondo economico e imprenditoriale. Le mafie le trovi in Borsa, nelle operazioni di alta finanza. Il vero nodo e` il comune sentire mafioso, indefinito, inafferrabile, e per le mafie (in particolare per Cosa Nostra) e` la condizione vitale. Come l’acqua per il pesce. In questo bacino si stabiliscono i rapporti con la politica, con la societa`, e allora capisci che il problema e` che trovi commercialisti compiacenti, imprenditori a servizio, avvocati a libro paga, salotti bene. E anche pezzi di Chiesa che purtroppo a volte sono stati ambigui e silenziosi. Quanto a Provenzano, rispondo che non mi interessa piu` di tanto. Mi interessa (e mi spaventa) di piu` la corte che si e` creata intorno a Provenzano oggi.
Lei, Camilleri, ha detto recentemente: «Il giudice Gian Carlo Caselli e` stato il primo risarcimento che e` venuto a noi siciliani dal Nord». La pensa ancora cosi`? E cosa pensa don Ciotti di questa affermazione?
CAMILLERI: Vorrei richiamarmi a certe pagine de I vecchi e i giovani di Pirandello, per ricordare il modo infame col quale l’unita` d’Italia si concretizzo` in Sicilia. «Povera isola, trattata come terra di conquista!... Ed eran calati i continentali a incivilirli: calate le soldatesche nuove... calati tutti gli scarti della burocrazia... e i furti, gli assassini, le grassazioni orditi ed eseguiti dalla nuova polizia in nome del Real Governo... e falsificazioni, e sottrazioni di documenti e processi politici ignominiosi... E poi era venuta la Sinistra al potere: e usurpazioni e truffe e concussioni e favori scandalosi e scandaloso sperpero del denaro pubblico». I funzionari statali del Settentrione che vennero inviati nell’isola lo erano stati, in stragrande maggioranza, per punizione in seguito a qualche malversazione da loro compiuta. In Sicilia, che di suo certo non era una terra di santi, trovarono un habitat gia` pronto ad accoglierli, ben concimato. Col fascismo fu peggio. Con i governi del dopoguerra la mafia prospero` e si ingiganti` la corruzione. Per questo, quando dopo Falcone e Borsellino arrivo` Caselli, io mi sentii autorizzato a dire quella frase, che confermo. A quel livello, Caselli resta ancora, e purtroppo, il solo esempio di risarcimento.
CIOTTI: Io credo che questa sia una provocazione simpatica di Camilleri, fatta anche di affetto e di riconoscenza. Vorrei non dimenticare altri generosi piemontesi, come Carlo Alberto Dalla Chiesa. E anche Saveria Antiochia, mamma di Roberto Antiochia, che quando le uccisero il figlio che volontariamente si era messo a far da scorta al commissario Cassara`, disse: «Quando ti uccidono un figlio, sparano anche su di te. A me hanno sparato quel giorno». Era il 6 agosto del 1985. Questa donna da quel momento si mise in gioco ed entro` anche nell’impegno politico: e` una delle fondatrici di Libera. Lei e suo figlio sono ambedue piemontesi. E poi volevo ricordare certamente Caselli, ma ricordandolo c’e` sempre il sacrificio nascosto di una famiglia, c’e` una donna, una sposa, una madre, dei figli che hanno sofferto la solitudine, la lontananza, l’apprensione e tanto altro. Caselli e` un magistrato rigoroso e coraggioso. Ma Caselli lo hanno ucciso. Non si uccide solo con le armi. Non era mai successo nella storia di un Paese civile che venisse fatta una legge ad hoc per impedire a un magistrato di diventare procuratore generale antimafia. Vorrei aggiungere che sono orgoglioso anch’io di essere cittadino onorario di Gela e Niscemi. Mi sento anch’io un po’ siciliano. Allora non e` solo un risarcimento; dobbiamo sentire questa attenzione come una responsabilita`. Una corresponsabilita`. Quando parlo della Sicilia parlo sempre di una terra magica, bella. E “bello”, tradotto dal greco e dal latino, significa “onesto”. La Sicilia e` una terra onesta, mai la mafia potra` sottrarle questa onesta`.
L’infanzia violata ricorre spesso nei romanzi di Montalbano. E la tutela dei bambini, dei minori, e` uno dei punti su cui insiste da sempre don Ciotti. Quelli che lui chiama i figli della mafia, “madre premurosa, attenta, capace di garantire tutto”. Che ne pensate di un Paese che non sa proteggere i suoi figli piu` fragili?
CIOTTI: Sono ragazzi che, immersi in recinti mafiosi, rischiano di essere condannati alla loro diversita`. Li segna quel mondo al quale appartengono. Vi faccio un esempio: per il bambino che cresce in una famiglia mafiosa e` normale quello che respira in casa: le parole, i gesti, le scelte di papa` e mamma. E` anormale quello che succede fuori casa. Voglio dire che questi ragazzi sono il prodotto dei loro contesti di vita. Se non si interviene su quei contesti non se ne esce. Non si puo` pensare solo di intervenire sui ragazzi: occuparsi dei ragazzi e` giusto. Ma non diventi pero` l’alibi per non occuparsi di tutto il resto. Sono situazioni compromesse e difficili, dove tutti sono coinvolti: anziani, padri, madri, fratelli ecc. Non usiamo i ragazzi come copertura di una societa` malata, che arranca; si vada al concreto, con coerenza, si decida allora che la questione dei ragazzi in generale (giovani, famiglia, minori maltrattati) divenga una priorita` nazionale. La storia ci dice che, quando ci sono piu` servizi e risposte sociali adeguate per numero e qualita` ai bisogni di minorenni, la criminalita` minorile decresce. E viceversa.
CAMILLERI: Che ne penso di un Paese che non sa proteggere i suoi figli piu` fragili? Che e` un Paese perso. E che e` un Paese ancora piu` perso quando penso a come tratta, oltre che i propri, anche i figli degli extracomunitari.
Quale vi sembra attualmente l’atteggiamento della Chiesa nei confronti del fenomeno mafioso?
CAMILLERI: Mi sbagliero`, ma due sole volte ho visto la Chiesa, in quanto tale, intervenire con forza. La prima volta e` stato il cardinale Pappalardo di Palermo, la seconda volta e` stato Giovanni Paolo II. Due volte, forse troppo poco. Ma vorrei anche ricordare l’opera quotidiana e coraggiosissima e veramente cristiana di molti preti, alcuni dei quali uccisi dalla mafia. Il loro sacrificio e` una sollecitazione a parlare e agire con piu` determinazione.
CIOTTI: Devo dire anzitutto che ci sono delle testimonianze (alcune piu` note, altre piu` silenziose) coerenti, positive, molto molto belle. Ma in generale c’e` troppa prudenza e troppi silenzi. Lo dico con fatica, ma e` giusto dirlo. Voglio aggiungere una cosa. Non posso dimenticare le parole del giudice Livatino, ucciso dalla mafia. Nel suo diario scriveva: «Non ci sara` chiesto se siamo stati credenti, ma credibili». Una provocazione bella. Non basta dire, bisogna anche fare. Insomma, c’e` bisogno di concretezza.
In che cosa riponete le vostre speranze per il riscatto della Sicilia e dell’Italia?
CIOTTI: Nei siciliani. Ma qui e` importante quello che ha detto Ciampi a meta` gennaio 2006, durante una sua visita in Sicilia: non basta combattere la mafia, bisogna sconfiggerla. E aggiungeva che noi italiani e siciliani siamo in grado di farlo (son parole sue), ne abbiamo le armi, che consistono in un buon governo a tutti i livelli, locale, regionale e nazionale. Quanto piu` lo Stato e` presente, diceva Ciampi, tanto piu` debole e` la mafia. Io mi permetto di aggiungere che contro la mafia ci deve essere una risposta delle istituzioni, ma ci deve essere anche una maggiore responsabilita` nostra.
CAMILLERI: Le mie speranze per il riscatto della Sicilia e dell’Italia le ripongo nei siciliani e negli italiani. Tutti uniti. A ottant’anni suonati, non mi viene meno la fiducia nell’uomo.
A cura di Francesco Anfossi
 
 

Corriere della sera, 4.5.2006
Vincitori e vinti

Il vice-questore della squadra «catturandi» Diego Montagna (Claudio Amendola, foto) non può nulla contro Montalbano. Nella battaglia dei polizieschi, la nuova serie di Canale 5, «48 ore», parte malino: solo 4.411.000 per il primo episodio (16,23% di share), ancora meno per il secondo. Se il buongiorno si vede dal mattino... Il commissario Zingaretti batte il vice-questore Amendola. Il pubblico italiano ama Montalbano (nella foto Luca Zingaretti), vede e rivede le puntate della fiction tratta da Camilleri: pur in replica, «Tocco d' artista» fa il pieno di audience: 6.597.000 spettatori in media, share del 25,36%, picchi del 30% sul finale.
 
 

L'Arena, 4.5.2006
Primo nella narrativa con «La vampa d’agosto» davanti a Hosseini
Camilleri, partenza a razzo

Sale impetuosa la “Vampa” di Camilleri che forse ci accompagnerà per tutta l’estate. Il commissario Montalbano si assesta in vetta con un’avventura (la decima, ma non l’ultima) che ha il congegno classico del giallo a scatole cinesi, indagini a spirali, un sequestro che porta ad un delitto che ne prepara un altro, un rompicapo sciolto solo nell’ultima pagina. Con un commissario che a “cinquantancico anni sonati” si sente vecchio e nel contempo gabbato come un “piccilidddro”.
[...]
A cura di Alessandra Milanese
 
 

Tappetta, 5.5.2006
Vampate

Il consueto appuntamento con Camilleri. Veramente bello. Fresco, a dispetto del titolo. E amaro. Con questo Montalbano sempre più umano, che non ha più l'udito di una volta e che per questo non "sente bene" e, di riflesso, interpreta male venendo meno a uno dei suoi saldi principi. E alla fine non muore neanche. Il Sommo fa invecchiare il suo personaggio ma non la sua scrittura.
Andrea Camilleri, "La vampa d’agosto", Sellerio, Palermo 2006 - Euro 11,00.
 
 

Corriere della sera, 5.5.2006
Dal papà di Camilleri in camicia nera al partigiano De Gregori ucciso a Porzûs

Il libro si intitola "I grandi vecchi", ma questo non significa che i 33 protagonisti siano vecchi davvero (semplicemente, sono da molti anni protagonisti della vita pubblica italiana: nella musica, nel cinema, nello sport).
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Nell’attesa che si definiscano i valori, si traccino i percorsi, si selezioni il nuovo, godiamoci intanto la storia dei nostri grandi vecchi. Certe cose ce le possono dire soltanto loro. Perché non ascolteremo più raccontare da una voce viva il 24 maggio 1915, quando con gli italiani viene chiamato alle armi anche il fante Carlo Orelli, il decano della Grande Guerra; o la marcia su Roma, che Mario Monicelli bambino guarda - con simpatia - sfilare dal terrazzo di casa. Tra le camicie nere c’era anche Giuseppe Camilleri, capo del fascio di Porto Empedocle, ispiratore del personaggio di Montalbano creato da suo figlio Andrea; che, da capo del Pci di Porto Empedocle, rievoca il giorno della strage di Portella della Ginestra, «una mattinata di festa e sbronze e un pomeriggio passato a vomitare», quando capì che i comunisti non avrebbero mai governato e lui non avrebbe più bevuto un bicchiere di vino.
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Aldo Cazzullo
 
 

Corriere della sera, 5.5.2006
L’offensiva dei dalemiani polisti: con lui, è il migliore dei peggiori
Dal disgelo con Tremonti all’appello di Ferrara oggi sul Foglio. Buttafuoco: il nostro Riccardo III. Feltri: disgrazia accettabile

[...]
Ama D'Alema chi non ama Benigni e Nanni Moretti (tranne quello berlusconidipendente del Caimano), chi non legge Paul Ginsborg e Camilleri, chi non ascolta Vecchioni e Piovani.
[...]
Aldo Cazzullo
 
 

La Sicilia, 6.5.2006
Il libro del giornalista Aldo Cazzullo
Sulle tracce dei grandi vecchi, per capire l'Italia di oggi

Catania. Alla generazione nata dopo gli anni '60 è mancata l'esperienza della politica sviluppata assieme. Nel riflusso ideologico ognuno ha badato ai fatti propri, credendo che il successo fosse fregare il vicino di banco. Solo qualche canzone per sentirsi coetanei. Queste le considerazioni di Aldo Cazzullo (giornalista di prestigio del Corriere della Sera) in occasione della presentazione del volume "I grandi vecchi", in cui raccoglie 33 interviste a personaggi della vita italiana da De Gregori a Dalla. Cerca le persone e trova che il commissario Montalbano è la controfigura del padre di Camilleri che fu fascista della Marcia su Roma.
[...]
Sergio Sciacca
 
 

Il Messaggero, 6.5.2006
Mike propone un quiz e il pubblico risponde

[...]
Nel regno della fiction italiana, eccezioni a parte, tutto procede a colpi di SS e di poliziotti del Duemila, di Papi e di santi. La tv è invasa da storie ambientate durante la Seconda guerra, da poliziotti troppo nuovi, protagonisti di storie troppo all’avanguardia ("48 ore") per un pubblico assuefatto a Camilleri, capace di drogarsi anche con la centesima replica di Montalbano.
[...]
Micaela Urbano
 
 

Il Gazzettino, 7.5.2006

Decima puntata delle infinite investigazioni del commissario più famoso d'Italia: Salvo Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri. Si svolge nella solita Vigàta, assediata dal caldo d'agosto, con il miraggio del mare lontano. L'ormai cinquantaduenne commissario è in piena crisi d'identità. Arrivato alla mezza età si ritrova sempre più spesso a meditare sul senso delle proprie azioni passate e presenti, sulla profondità dei suoi sentimenti, sullo sviluppo della sua esistenza. E non manca di immalinconirsi, struggendosi in un ricordo oppure tastando con mano le sue nuove debolezze fisiche ed emotive. Ma è proprio questa la sua forza: la capacità di analizzarsi, di ridimensionarsi. Salvo Montalbano è un antieroe per eccellenza. E anche qui, ne "La vampa d'agosto" (sempre per i tipi di Sellerio), riuscirà a risolvere un giallo all'apparenza perfetto con tanto di casa stregata e di scheletro ritrovato nel baule, alla "Arsenico e vecchi merletti". Prosa elegante, con virate filosofiche, senza dimenticare la suspense, Camilleri ancora una volta si rivela un maestro straordinario e unico.
[…]
Lorenza Stroppa
 
 

Corriere della sera, 7.5.2006
Beppe Grillo e Tiziano Terzani inseguono il commissario Montalbano

Maggio è appena cominciato ma la «vampa di agosto» già brucia la classifica: fedele alle previsioni, il nuovo giallo di Camilleri si riconferma primo anche questa settimana e sempre con indice 100.
[…]
(g.z.)
 
 

Corriere della sera, 7.5.2006
Palalottomatica
Mike, Cassano e Camilleri le mille maschere di Fiorello
Fiorello è tornato con «Volevo fare il ballerino», al Palalottomatica. L'urgenza della cronaca ha imposto nuovi personaggi nella scaletta, come il calciatore Cassano e il suo pallone sgonfiato al Real Madrid. Pochi i vecchi personaggi. Resistono Mike Bongiorno e lo scrittore Andrea Camilleri dalla nuvoletta di fumo.

[…]
Pochi i vecchi personaggi. C'è però lo scrittore Andrea Camilleri dalla nuvoletta di fumo. «Lo incontrai negli studi in via Asiago dove lui vive. Andammo al bar, si accendeva una sigaretta con quella che stava finendo. Gli chiesi se avesse mai pensato di smettere di fumare; rispose che l'aveva fatto Ma s'era sentito male fino a svenire. Così ho inventato il personaggio».
[…]
Valerio Cappelli
 
 

La Stampa, 7.5.2006
Celebrazione. Festeggiato ieri anche ad Asti il 154° di fondazione del corpo
«Noi come Montalbano»
Meno reati in città, più nei paesi

Montalbano sono. L’astrazione letteraria, il personaggio uscito dalla fantasia di Camilleri, reso celebre dalla serie tv, non ha i gradi del questore. Ma a Raffaele Gallucci, fisico minuto, gli occhiali «Ray Ban» e la grinta dello «sbirro» di lungo corso, il paragone non dispiace. E’ stato lui a fare ieri gli onori di casa al 154° anniversario di fondazione del Corpo.
[...]
Signor questore, lei ha ripetuto questo concetto della polizia tra la gente. Quasi un leit-motif, proprio come quello che va di moda adesso dell’investigatore alla Montalbano...
«Ma sono due immagini che sono ben ancorate alla realtà. Noi poliziotti siamo pienamente inseriti nella realtà sociale in cui viviamo e il Montalbano raccontato nei libri e sullo schermo è un po’ come vorremmo essere, anzi ci sforziamo di essere: uno che ascolta, osserva, indaga, stando a contatto con il mondo di tutti i giorni. Io personalmente vengo da una realtà, che è quella calabrese, molto affine al personaggio raccontato dallo scrittore».
[...]
 
 

8.5.2006
Nino Cordio, ritratto a mano libera

Al cinema Politecnico Fandango (via Tiepolo 13/a, Roma), presentazione al pubblico con proiezione del documentario di Francesco Cordio.
Proiezioni alle ore 19:00 - 19:45 - 20:30 - 22:15.
Un documentario per raccontare la storia di Nino Cordio, artista siciliano scomparso nell’aprile del 2000: un percorso che ricorda l’aspetto umano e l’arte di Cordio, realizzato dal figlio regista Francesco, con un’intervista ad Andrea Camilleri e al critico d’arte Domenico Guzzi e con immagini di repertorio inedite.
Alle 21:15 le attrici Anna Ammirati, Chiara De Bonis, Stefania Orsola Garello, Ilenia Torti e Cinzia Villari, con l’accompagnamento musicale al contrabbasso di Ugo Valentini, leggeranno testi e poesie in omaggio all’artista, facendo da cornice a questa attesa proiezione cinematografica.
Ingresso libero. Info: mail@cordio.net.
 
 

Il Sole 24 Ore (suppl. "Domenica"), 8.5.2006
NarrItalia
Vacanze d'agosto col cadavere

Con "La vampa d’agosto", uscito da pochissimo, Andrea Camilleri è arrivato al quattordicesimo volume, fra romanzi e racconti, con protagonista il commissario Salvo Montalbano. La parte migliore della sua narrativa, ne siamo persuasi: nel solco di una tradizione del raccontare per intrattenere che ha lontane origini nella letteratura italiana. Vale, in più, per coinvolgere chi legga, l’acquisita familiarità coi personaggi, dai quali ci aspettiamo, pur nella novità delle singole trame, i soliti tic e le solite manie: le nuotate di Montalbano, le sue grandi abbuffate, gli obbrobri linguistici di Catarella, le scenate spesso fuori posto dell’algida Livia (Camilleri è soavemente perfetto nel farne un personaggio di rara antipatia). Ma, insieme a tutto questo, in "La vampa d’agosto" c’è anche invenzione, e gusto per il climax: inizia, il libro, come commedia borghese degli equivoci, continua come giallo anche macabro, con punte di orrore, prosegue come indagine analitica e minuziosa, che si apre all’indignazione di fronte allo sfascio della società italiana e alla crisi delle istituzioni (chi accuserà Camilleri di retorica si tolga la benda dagli occhi e si guardi in giro), si chiude con un finale beffardo: che anche l’intelligente, e all’occorrenza astuto, e comunque esperto della vita, Montalbano, sia stato imbrogliato? Da chi, lo vedrà da sé il lettore. Ma, per scoprire l’assassino, il commissario deve attraversare il clima dell’Italia di oggi, le “parentele perigliose”, gli ostacoli frapposti dalle “collusioni tra mafia e politica, tra mafia e imprenditoria, tra politica e banche, tra banche, riciclaggio e usura”.
Accenniamo alla trama. Per ordine di Livia, più antipatica del solito, Salvo deve cercare all’ultimo momento, per agosto, una casa unifamiliare -non un appartamento, precisa ripetutamente Livia; una casa, una villetta- per una coppia di amici di lei, Laura (l’amica del cuore e confidente) e Guido, più un bambino pestifero di tre anni, Bruno, il cui hobby è di nascondersi agli occhi dei genitori, dovunque ci si trovi. Detto fatto, la villetta è recuperata: è a un unico piano, con la vista di un mare meraviglioso, a due passi.
Camilleri si diverte molto, da principio, e ci fa divertire: la villetta è infestata da scarafaggi, topi e ragni, in progressione. Poi, quando tutto si risolve, con l’intervento di una squadra di “munnizzari”, ecco saltar fuori un piano sotterraneo della casa, completamente interrato e accessibile solo attraverso un cunicolo. Dove si è infilato lo sciagurato Bruno. Ci vorranno i pompieri per salvarlo; e però, giù, in una camera dell’appartamento segreto, probabilmente destinato a rivedere la luce al primo condono edilizio, c’è un baule. Nel baule, arrotolato nel nailon e sigillato con nastro adesivo, il cadavere (conservato) di una ragazza. Bella, bionda, sgozzata (il decesso risulterà di sei anni prima).
Sbarazzatosi di Livia (evviva!) che non fa che litigare con Salvo perché lui, in un primo momento, le ha taciuto del cadavere, e che rispedisce dritta al nord con gli amici, Camilleri avvia la parte dell’inchiesta, sbalzando Montalbano in un mondo di palazzinari (e relativi sottoposti) a dir poco disinvolti, di cantieri senza protezioni, di lavoratori extracomunitari in nero, di omertà e di complicità.
Ma le cose si complicano. La ragazza morta, Rina, benché timidissima e riservata –così dice a Montalbano la sorella gemella, Adriana, 22 anni, un vero schianto-, piaceva a troppi. Né è insensibile, il fidanzatissimo Montalbano, al fascino della magnifica e disinvolta Adriana… (ci vogliamo compromettere: la storia della relazione fra la giovane donna e il commissario è una delle cose più belle che Camilleri abbia mai scritto).
Grande Camilleri. Qualche volta lo abbiamo criticato. Per il fatto che il suo mondo è quello di Montalbano, non quello degli ambiziosi romanzi storici. Né, tra l’altro, può apparire in alcun modo narrativa minore questa sapiente mescidazione di giallo e di grande novella ricca di humour.
Giovanni Pacchiano
 
 

La Sicilia, 8.5.2006
Montalbano diventa re della finzione

Non fa mai troppo caldo e non fa mai freddo. Non ci sono abitazioni brutte né fra quelle dei ricchi né fra quelle dei poveri. Non ci sono uffici squallidi. Non ci sono colori smorti. Non ci sono paesaggi piatti. Non ci sono persone insignificanti. Non c'è indifferenza nei rapporti fra persone, che si tratti di poliziotti o di cittadini comuni. C'è invece affettività, sentimento, emozione. Ma il senso dell'umorismo evita che l'affettività, il sentimento e l'emozione vadano a finire in retorica.
Che cos'è, il mondo ideale? In un certo senso sì, almeno a giudicare dal fatto che i telespettatori continuano a seguire "Il commissario Montalbano" anche quando si tratta di puntate viste e riviste (la scorsa settimana "Tocco d'artista" ha avuto in replica 6.597.000 spettatori, contro i 4.411.000 di "48 Ore", nuovissimo poliziesco di Canale 5).
L'amore del pubblico italiano per la creazione di Andrea Camilleri arriva insomma fino alla prova estrema, quella del tempo che passa. Quale testimonianza migliore che in tv la qualità paga?
Nel caso di Montalbano, la qualità risiede con ogni evidenza in questo: il mondo ideale di cui dicevamo prima, pur non esistendo affatto, è assolutamente vero. Perché vera, o meglio autentica, è l'anima dei personaggi e delle storie da essi vissute. In altre parole, perché dietro c'è uno scrittore. Ci sono cioè l'ispirazione di Camilleri e lo stile di Camilleri.
Nei confronti dell'ispirazione e dello stile di Camilleri, sia il produttore della serie sia Raiuno hanno avuto fin dall'inizio il necessario rispetto, certo anche per la circostanza che Camilleri stesso era fra gli autori della sceneggiatura. Visti i risultati, ci aspetteremmo che Montalbano rappresentasse un modello per la trasposizione in fiction di qualsivoglia opera letteraria.
E invece quel modello, anzi potremmo dire quel "know how", solo di rado le fiction Rai vogliono, o possono, utilizzarlo.
Per esempio: due grandi scrittori del passato come Brancati e Moravia meritavano certo un rispetto pari a quello riservato a Camilleri. E questo anche in presenza di interventi ritenuti necessari per avvicinarli al pubblico di oggi. Ma né "Il bell'Antonio" né "La provinciale" (pur facendo parte di un ambizioso progetto dedicato a grandi scrittori italiani) recavano traccia dello straordinario "know how" utilizzato per Montalbano.
Il tempo, che notoriamente è un grande medico, ci aveva fatto dimenticare il malessere generato dalla versione televisiva de "Il bell'Antonio". Ma "La provinciale" è di pochi giorni fa, e il malessere è ancora fresco.
Perché, davanti a queste due "miniserie", ci siamo sentiti a disagio come spettatori e ancor più come spettatori/lettori? Perché la finzione letteraria, una volta privata dell'anima del suo autore, e dello stile del suo autore, in realtà non diventa un racconto più facile e più adatto al pubblico televisivo. Diventa finzione e basta. Cioè pettinature finte, vestiti finti, piazze e strade finte, ricevimenti finti, automobili finte, discorsi finti, lacrime finte.
 
 

9.5.2006
Montalbano, sob o calor de agosto

”La vampa d’agosto” é tórrida. Pode-se traduzir vampa por chama ou por calor, mas ela se mantém tórrida no verão siciliano em que se passa o novo romance de Andrea Camilleri, o décimo que tem o comissário Salvo Montalbano como protagonista.
Montalbano apareceu pela primeira vez em 1994, em “A forma da água”. O sucesso foi instantâneo. Outros livros se seguiram; além dos romances, contos e novelas. Vieram os filmes, feitos para a TV, mas em película e com raro cuidado plástico e de roteiro. Chegaram também videogames e guias para entender o mundo de Montalbano. E, claro, os trabalhos acadêmicos que tentavam entender os motivos de tamanho sucesso.
Suas histórias se passam em Vigàta, cidade imaginária que se parece bastante com Agrigento, no sul da Sicília, região onde Camilleri nasceu. Montalbano reproduz várias marcas dos detetives clássicos: absoluta honradez, temperamento forte, olho tão perspicaz quanto a razão. E os policiais de Camilleri também assumem características regulares do gênero: busca de pistas e despistes, impasses investigativos, solução imprevista. Trazem ainda a evidente influência do também siciliano Leonardo Sciascia com seu desconsolo em relação à Justiça e a razoável – e racional – desconfiança no aparato de Estado.
De Sciascia – e da vasta tradição literária siciliana – Camilleri empresta a disposição de indagar sobre a identidade siciliana e de investigar os desvãos históricos que fizeram a Sicília perder sua autonomia diante da vitória do projeto que unificou a Itália, no final do XIX. Da mesma tradição (mas, agora, não de Sciascia), Camilleri retoma o dialeto siciliano e as marcas da oralidade que passam a pontuar seu texto e o transformam numa língua híbrida e peculiar – como peculiar é a Sicília, com seus peixes e pedras, olhares e gestos.
Os dez romances de Montalbano (deixemos os textos curtos de fora) são seqüenciais: acompanham casos variados do comissário e seu quotidiano, suas pequenas manias e seu envelhecimento. Aliás, a partir do sexto (e talvez o mais fraco) romance – “O cheiro da noite”, de 2001 –, Montalbano começa a se ressentir da idade que chega e não pára mais de afligir-se, num movimento que ocupa boa parte das páginas dos três romances subseqüentes, até o nono. A centralidade da preocupação (que, para alguns, é inevitável num autor – Camilleri – que completou 80 anos em 2005) desloca parcialmente o foco das histórias, dando-lhes uma aparente vocação psicologizante que não aparecia nos primeiros cinco romances. Para realizar a guinada psicológica, nesses quatro livros (do sexto ao nono) as tramas policiais são intencionalmente fragilizadas e a narrativa se concentra no personagem, cada vez mais esmiuçado, cada vez mais contraditório e angustiado. Claro que a Itália de 2001 a 2006 – de Berlusconi – ofereceu bastantes razões para o desconsolo e em várias ocasiões o personagem aponta os desatinos do presente como motivo do incômodo que sente: preconceitos contra imigrantes, prevalecimento da corrupção, justiça traída (para usar um termo de Sciascia).
Infelizmente eles não mantiveram o nível literário dos cinco primeiros e o leitor regular temeu que o personagem estivesse se esgotando ou que Camilleri tivesse optado por uma saída mais confortável, a de simplificar as narrativas. O temor era ainda maior diante da promessa de Camilleri de que o personagem duraria dez romances. Faltaria só um.
E (talvez graças a San Calógero, padroeiro da Sicília) agora temos três boas notícias: haverá mais dois romances. Em outubro de 2006, será publicado o décimo-primeiro, “Il campo del vasaio” (O campo do oleiro), e em 2007 o décimo-segundo (e supostamente último), “Riccardino”. Ambos já foram entregues à editora, afastando um fantasma que assombrava Camilleri, o de morrer sem definir o destino de seu personagem. A melhor notícia, porém, é a terceira, que não vem da imprensa, mas da leitura. “La vampa d’agosto” é ótimo, retomando o vigor literário dos primeiros e se comparando ao melhor deles, “A voz do violino” (número quatro). A comparação, por sinal, é inevitável ao vermos Montalbano novamente atraído por uma mulher que abala sua fidelidade à Livia, namorada genovesa de tantos anos. Mas mais inevitável quando vemos a maneira como Camilleri articula passado e presente, reflete sobre os sentidos e a história do romance policial e identifica a narrativa como o lugar em que pistas e razão podem se encontrar. Mais: Camilleri relembra seus vínculos com o teatro pela insistência das dramatizações em que insere os personagens, resgata a imperfeição do policial como gênero e experiência vivida e politiza a discussão dos tempos difíceis sem carregar excessivamente nas tintas. E ainda leva a humanização do personagem ao extremo, expondo de forma crua e quase agressiva seus erros e limites. Para arrematar recoloca o tema do envelhecimento de maneira aparentemente óbvia e simples (a moça que tanto mexe com seus nervos tem pouco mais de vinte anos; ele, cinqüenta e cinco) para rapidamente transmutá-la num misto mais complexo de divagação e dilema existencial. Tudo num texto fluido, que leva à leitura quase ininterrupta e faz o leitor se envolver, como se estivesse diante de um folhetim, e passar a torcer por um desfecho ou outro. O final (que, não se preocupe, não será descrito aqui) só se compara novamente ao arremate seco e preciso de “A voz do violino”, mas com uma pungência que a serenidade do Montalbano de então não permitia.
Ou seja, sob o sol de agosto (que o faz suar terrivelmente) e ao calor de Adriana (a outra chama, para lembrar Octavio Paz), Montalbano prossegue vivo e tenso, e Camilleri continua provando que histórias policiais são espaços de boa literatura.
Júlio Pimentel Pinto
 
 

Il Mattino, 9.5.2006
«Io e una poliziotta alla Montalbano»

Sarà banale ma lo dicono tutti: Alicia Giménez-Bartlett è il, anzi la, Camilleri di Spagna. Un fenomeno nel fenomeno letterario che è il giallo di questi anni, unico genere trainante in libreria. Le avventure dell’ispettrice Petra Delicado e del suo vice Fermìn Garzon, sette libri pubblicati in Italia da Sellerio, sono appuntamenti-culto per una vastissima schiera di lettori incantati da una scrittura che vola leggera sulle ali dell’autoironia. Lei è l’unica autrice iberica che si cimenta con successo con il poliziesco. Come mai? «Me lo chiedo anch’io. È facile essere primi quando si è soli». Alicia Giménez-Bartlett è oggi a Napoli, su invito della Federico II e dell’Istituto di cultura spagnolo, per una lezione universitaria sulla «Novela negra» che si terrà alle 16 nell’Aula Magna Piovani in via Porta di Massa. Tra Petra e il commissario Montalbano qualche affinità c’è: la solitudine, il sesso irrisolto, l’amore per il cibo. «Aggiungerei anche l’humour e la tendenza ad affrontare la vita con tranquillità. Ma Montalbano è troppo macho, ha scarsa considerazione per le donne». Petra invece è femminista. Come lei. «Sono femminista come devono esserlo le donne (e gli uomini) intelligenti. Senza contrapposizione. Al contrario di Patricia Cornwell, che vede solo maschi stupratori, io penso che alcuni uomini non siano male». Tant’è vero che lei tratta molto meglio Garzòn, amabile dolcissimo e rotondo, che la sua ispettrice rompiballe. «Lui è molto più simpatico, più umano. Petra talvolta abusa della sua autorità, è imprevedibile, è cinica. Sarà che ho avuto un buon rapporto con mio padre». Signora Giménez-Bartlett, esiste il giallo mediterraneo? «Esiste. Quelli che ne fanno parte, e che mi piacciono, sono Jean-Claude Izzo, Fred Vargas, Massimo Carlotto, Carlo Lucarelli. Scrittori che hanno introdotto nel giallo l’attualità, che raccontano la situazione politica e sociale del paese con persone vere, riconoscibili. Non è più neanche un genere, è un romanzo di testimonianza». Non c’è solo Camilleri. Inevitabilmente, la sua investigatrice deve fare i conti con Pepe Carvalho e con l’universo di Vàzquez Montalbàn. «Pepe e Petra sono due personaggi molto diversi per età anagrafica. I romanzi di Montalbàn sono un affresco della società franchista e post-franchista, i miei raccontano la Barcellona di oggi, classista, vivissima e corrotta». Carvalho è un eroe romantico. «Mai confondere il romanticismo con la fame. Prima del boom Barcellona era un disastro. Oggi la città è bella e dura, come esige la durezza del mondo capitalistico in cui è entrata. Forse la vita è disumanizzata, ma non la cambierei mai con quella del passato». La Spagna spesso viene citata anche da noi come modello di sviluppo. Vanno bene le cose, signora, a casa sua? «Vanno. Zapatero ha fatto molte promesse e le ha anche mantenute. Il governo sta facendo molti passi avanti, il paese cambia faccia, la gente trova lavoro». C’è consenso sulla riforma del diritto di famiglia? «Nella società spagnola certe decisioni non hanno scandalizzato quasi nessuno. Ma l’opposizione c’è e Aznar si muove bene». A quando la prossima indagine di Petra Delicado? «Sto scrivendo due nuovi romanzi. Attenti, nel prossimo ci sarà un cambiamento importante nella vita dei due investigatori». Petra assomiglia a lei? «Anch’io sono decisa, autoironica, con poche convinzioni». In che cosa crede? «Credo nell’amicizia. Nella bontà degli animali. Nella possibilità di migliorare la società. Credo meno nelle persone, ma bastano pochi uomini buoni a salvare il mondo». Una frase a cui si è ispirata la sua vita? «L’uomo è una passione inutile. L’ha detta Jean-Paul Sartre».
Santa Di Salvo
 
 

La Stampa, 9.5.2006
Una festa per il pubblico e per gli editori

Ha ridotto in cenere ogni precedente record l’edizione 2006 della Fiera del libro, che ieri ha chiuso i battenti a Torino con un bilancio che ha sopravanzato non solo le attese, ma i più rosei sogni degli organizzatori.
[...]
La classifica dei più venduti tra gli stand ruota intorno a Sellerio, con "La vampa d’agosto" di Andrea Camilleri, e a Mondadori con "Un posto nel mondo" di Fabio Volo, "I segreti di Roma" di Corrado Augias e ancora "Il Codice da Vinci" di Dan Brown.
[...]
Giovanna Favro
 
 

AmadeusOnline, 9.5.2006
Gavazzeni e Mozart
Il 15 maggio 2006 si terrà un concerto straordinario a favore della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – Sez. Milano per ricordare il direttore d’orchestra e compositore scomparso dieci anni fa

[...]
L'evento nasce dalla volontà del banchiere svizzero Dr. Hans Vontobel, Presidente Onorario dell'omonimo gruppo bancario, e dall'idea di Denia Mazzola Gavazzeni, fondatrice di Ab Harmoniae Onlus, che ha per presidente onorario la carismatica figura di Andrea Camilleri.
[...]
(Comunicato Stampa)
 
 

Il Sole 24 Ore, 10.5.2006
Settegiorni tv
Gli italiani catturati da Montalbano

Le immagini dell’isola di Levanzo illustrano le indagini del Commissario Montalbano e accompagnano le visioni di prima serata della maggioranza degli italiani.
Giunto alla sua quarta replica «Il senso del tatto», questo il titolo del libro di Andrea Camilleri da cui è stato tratto il film per la tv andato in onda ieri su Rai Uno, ha ancora un ascolto di 6,6 milioni di persone, più di qualsiasi altro programma ed anche più dell’ultima replica andata in onda il 22 febbraio del 2004. Un segnale di quanto poco apprezzata sia stata ieri l’offerta delle altre reti nelle ore di maggior ascolto.
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Riccardo Siliato
 
 

AGE, 10.5.2006
TV: Ascolti; Montalbano in replica il piu' visto

Roma - Le repliche de "Il commissario Montalbano" continuano a vincere la sfida degli ascolti: ieri la fiction proposta da Raiuno e' stato il programma piu' seguito in prima serata con 6 milioni 615 mila telespettatori pari al 25.97 di share. Raiuno e' stata cosi' la rete leader del prime time con il 25.13 di share, contro il 19.69 per cento di Canale 5.
[...]
 
 

Il Giornale, 10.5.2006
«48 ore», il poliziesco non decolla

[...]
"48 ore" stenta a decollare negli ascolti nonostante il repentino cambiamento della serata di programmazione (da martedì a lunedì per evitare il confronto con Montalbano, sera in cui lo share si è fermato al 14,39% e 13,72% nel primo e secondo episodio).
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Bologna), 11.5.2006
Lucarelli-Camilleri
Alle 21, al Teatro Stabile di Mordano, per il ciclo "Questa sera qualcosa di completamente diverso", Carlo Lucarelli videointervista Andrea Camilleri. Ingresso 8 euro. Info 0542.52668.
 
 

L'Arena, 11.5.2006
«Vampa d’agosto» in testa alla narrativa; entrano Magris e Coelho
Camilleri brucia tutti
Cambio di testimone in saggistica: Terzani lascia

La “bella estate” scoppia nella putrefazione (vera e propria) e nell’inganno tanto che ognuno si sente falso, sdoppiato, quasi gemello di se stesso. Moltabano ha cinquantacinque anni, l’incipiente vecchiaia gli “ditta dentro”, malinconica e la nostalgia della giovinezza lo espone ai colpi di sole. Come sempre è determinato a srotolare la matassa, ma questa volta il lettore può non essere d’accordo, perché è bello attardarsi in questo “giallo” anomalo, costruito a scatole cinesi. E’ avvincente lasciarsi bruciare da questa “Vampa d’agosto” che conferma Andrea Camilleri (gloriosa classe 1925) in vetta, nettamente staccato dai titoli seguenti.
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A cura di Alessandra Milanese
[...]
 
 

Il Sole 24 Ore, 12.5.2006
Libri
"La vampa d'agosto" di Andrea Camilleri

Bisogna saperle scrivere le trame gialle! E Andre Camilleri, contrariamente a molti più giovani epigoni, le sa scrivere. Questo fa sì che, anche quando non si trovi in stato di particolare grazia, come nell’ultimo romanzo sul commissario Montalbano, (il nono della serie, “La vampa d’agosto”) riesca ugualmente a tenere avvinti e interessati fino alla fine. Che peraltro è un classico “gran finale”, con colpo di scena, chiusura rapida e stretta al cuore necessaria.
Se però il finale è “grande” e la trama è buona, il romanzo zoppica “tanticchia”, come direbbe lo scrittore siciliano stesso. In particolare l’inizio è di lettura difficoltosa e di scrittura stentata, tanto da non sembrare quasi un Camilleri originale, ma uno dei suoi epigoni o un allievo, ma molto meno abile del maestro. Diciamocela tutta: l’incipit, anzi le prime 58 pagine sembrano aggiunte a forza e, sostanzialmente, non sono utili per il resto della trama. L’impressione che ne può derivare è quella di un buon racconto che sia stato allungato per trasformarlo in romanzo, ma il tutto fatto di malavoglia. Per cui ciò che era bello nel racconto resta bello e le aggiunte faticano a essere accettate. Non abbiamo nessuna prova di ciò e, come Montalbano, proseguiamo per intuizione, per il gusto, il “sciauro” dell’indagine, ma che non si metta “scanto” Camilleri: continueremo fedelmente a restargli lettori, anche se “La vampa d’agosto” non va collocato tra i migliori libri che hanno per protagonista il commissario di Vigata.
La trama, dicevamo, è rodata, ma anche complessa. Come già in altri casi si parte da un morto che viene dal passato (in questo caso sei anni) : una bellissima ragazza, violentata e sepolta in un baule, nel piano terra di un villino completamente sommerso dalla terra fino al primo piano per nascondere un abuso edilizio. Coprendo l’abuso si era però nascosto anche il delitto per lunghi anni. Montalbano scopre il cadavere e scopre anche che la bellissima ragazza ha una sorella gemella, altrettanto bella, che non manca di fare breccia nel cuore e nei pensieri del commissario, nonostante i 30 anni di età che li separano. Per i fedelissimi di Camilleri, a memoria è la prima volta che si conosce l’età esatta di Montalbano: 55 anni. Come vada a finire con la ragazza non ve lo diremo, così come non parleremo dei sospettati del delitto, se non per dire che, fino alla fine, la soluzione non si dipana. Dal punto di vista linguistico, forse una spia della difficoltà di scrittura, “La vampa d’agosto” presenta molte più difficoltà di comprensione del solito: il siciliano, di solito così ben misurato da Camilleri, fino a renderci comprensibili anche vocaboli che poco o niente hanno in comune con l’italiano, questa volta diventa più ostico, più duro, più ... siciliano insomma. Ne deriva una minor scorrevolezza di lettura. E se si pensa che l’autore ha sempre detto che quando c’è una trama gialla il linguaggio deve semplificarsi per non mettere a disagio il lettore, ne derivano solo due ipotesi: o Camilleri qui se n’è dimenticato, oppure non credeva nemmeno nella trama. Che, invece, costituisce l’ossatura forte di un romanzo ossessionato dal caldo di un agosto bruciante e brutale (il romanzo si svolge esattamente dal 1 al 31 agosto) e ricco dei soliti personaggi, con i soliti vizi e vezzi da commedia dell’arte a cui, romanzo dopo romanzo, telefilm dopo telefilm, non si può che essere affezionati. Oppure, in caso l’affezione non scattasse, non si può che reagire con la noia a vedere sempre le stesse persone che compiono gli stessi gesti, hanno gli stessi tic, commettono sempre gli stessi errori. Contrariamente al solito, molto blanda la critica sociale. Unico elemento di assoluta attualità, il riferimento ai pizzini di Provenzano.
Un grande libro? No. Un Camilleri minore. Poco più di un racconto. Ma al servizio di una macchina celibe, ormai in grado di girare quasi da sola. Arriveremo ai romanzi di Montalbano che si scriveranno da soli? Forse non siamo così lontani dal vero.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.5.2006
Baffi, sorrisi e ammiccamenti ecco i mille volti delle elezioni
Guerra di slogan e acconciature sui muri della città

[…]
La serialità, come sostiene Umberto Eco, agevola una percezione consolatoria, in modo che ognuno veda quel che è abituato a vedere. È lo stesso meccanismo che ha consacrato il successo del Montalbano di Camilleri: sterssi tic puntata dopo puntata, stesse macchiette di contorno (Catarella ormai alter ego del commissario a furor di popolo), stessi cibi, stessa spiaggia e stesso mare.
[…]
Tano Gullo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.5.2006
Il personaggio. Approda al Politeama il progetto di Olivia Sellerio
Un filo di fumo firmato "Accabbanna"
Ha musicato il romanzo di Camilleri. Martedì il concerto con la band al completo

Un filo di fumo, inatteso e ben diverso da quello che annuncia la tragedia pucciniana della Madama Butterfly, si leva dal comignolo della nave sonora chiamata Accabbanna. «Un filo di fumo» è il titolo del primo romanzo di Andrea Camilleri, uno dei pochi che non appartiene alla serie del commissario Montalbano - spiega la cantante palermitana Olivia Sellerio, al timone di Accabbanna assieme al compositore e contrabbassista ligure Pietro Leveratto - Opportunamente ridotta da Giuseppe Dipasquale e raccontata dalla voce di Fiorello, con alcuni brevi interventi dello stesso Camilleri, quest´opera a fine mese inaugura una collana di audio-libri allegati a L´Espresso e si avvale di un commento sonoro realizzato, oltre che da me e Pietro, da Paolo Damiani, violoncello, ed Enrico Rava, tromba. In seguito uscirà anche "Donna di Porto Pim" di Antonio Tabucchi, con la voce di Marco Baliani, alcuni miei canti in portoghese ed i suoni di Leveratto e altri musicisti».
Dopo il successo raccolto dall´eponimo album d´esordio pubblicato l´anno scorso dalla Egea e le applaudite esibizioni italiane ed internazionali, Accabbanna approda nuovamente a Palermo, in edizione aggiornata, nell´ambito della rassegna "Summernight" organizzata dagli Amici della Musica. A differenza degli altri appuntamenti, il concerto si svolge al teatro Politeama martedì stasera (ore 21, biglietto 20 euro, ridotto 15 euro, studenti 10 euro, info 091.6373743) con la formazione stabile completata da Giampaolo Casati, tromba, Gaspare Palazzolo, sassofoni, Tobia Vaccaro, chitarre e violino, Mauro Schiavone, pianoforte, e Giovanni Apprendi, percussioni. Accanto alle suggestive riletture di una tradizione siciliana filtrata da suoni, arrangiamenti e sensibilità attuali e pervasa da un sottile gusto jazzistico, verranno proposti anche materiali di nuova composizione che faranno parte del prossimo disco e alcune ghiotte anticipazioni, appunto, dell´imminente "Un filo di fumo".
«La cosa più complicata dell´audio-libro - aggiunge Sellerio - era compiere una reale integrazione tra strumenti, canto e parola che lasciasse distinti e intelligibili i tre elementi ma che, al contempo, creasse un flusso sonoro ed emotivo unitario tra musica e lettura». «Sul piano estetico - interviene Leveratto - altrettanto impegnativa è stata l´esigenza di bilanciare un duplice contrasto: da un lato, la drammatica e sanguigna vocalità di Olivia a confronto con l´ironia e la marcata inflessione usate da Fiorello, dall´altro, la forte sicilianità dei due contrapposta alle suggestioni liriche di Damiani ed al particolare universo melodico di Rava. Alla fine credo di avere trovato il giusto raccordo tra le diverse espressività».
Gigi Razete
 
 

ttl, 13.5.2006
Qui fanno la differenza Bianchi e rossi

Anche qui abbiamo un presidente: pure lui ultraottantenne, «sudista» e un tanticchia comunista, addirittura micromeghista, ma nel contempo nazionalpopolare, eletto in classifica a stragrandissima maggioranza, letto e amato da tutte le parti e in ogni dove. E con il consenso della critica già assunto nel cielo blu dei Meridiani. Camilleri è, che di romanzo in romanzo diverte, conforta e ammonisce un Paese «foresta pietrificata, fatta di corruzione, imbroglio, malaffare, indegnità, affarismo» (“La vampa d’agosto”, pag. 114). Due le novità della settimana nella classifica camilleriana.
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.5.2006
Agrigento. Viaggio nella cultura di provincia. Associazioni, artisti e mode
Nella Valle del paradosso le veline aiutano la cultura
Lo spirito di Pirandello aleggia in ogni angolo, dalle librerie al Teatro Margherita dai giardini rinati sotto i templi alla Fondazione Sciascia

In una delle città più mafiose della Sicilia pare che i libri più venduti siano quelli contro la mafia, per giunta scritti dalla persona più odiata e osteggiata dai potenti di Agrigento, Giuseppe Arnone, avvocato e simbolo di Legambiente, che da anni denuncia le collusioni fra politica e Cosa nostra. Paradossi, direbbe Pirandello. «Nella mia città vendo più copie di Camilleri - dice Arnone - Addirittura 3-4mila per ogni libro che esce».
[...]
Da un lato il paesaggio del "Kaos", dove sorge la casa natale di Pirandello dall´altro le ciminiere dei cementifici di Porto Empedocle e i palazzoni a otto piani.
Immagini che ricorrono spesso nelle discussioni che facciamo con Enzo Lauretta, scrittore noto in Italia e all´estero, il quale, al contrario di Andrea Camilleri, suo ex compagno di liceo, ha preferito restare ad Agrigento.
[...]
Luciano Mirone
 
 

Step1, 13.5.2006
Spazio e Tempo nel noir italiano contemporaneo
Le due dimensioni analizzate in un incontro che ha visto come protagonisti docenti di fama internazionale e scrittori esperti del genere

Si è svolto giovedì 11 in aula 3 del Palazzo Centrale l’incontro denominato “Spazio e Tempo nel noir italiano contemporaneo”, che si inserisce all’interno del ciclo di incontri e seminari “PORTOLANI V”. Sono intervenuti, come relatori, alcuni dei più importanti e riconosciuti critici e scrittori del settore: Barbara Garlaschelli (scrittrice), Santo Piazzese (scrittore), prof. Laurent Lombard (Università di Saint-Etienne), prof. Gisella Padovani (Università di Catania), coordinati dal docente di letteratura italiana della Facoltà di Lingue e letterature straniere, il professore Giuseppe Traina.
[...]
Con l’intervento della professoressa Padovani sono state tracciate le linee di demarcazione di quella che può essere definita la “geografia” del giallo italiano contemporaneo. La Padovani ha analizzato le caratteristiche ed i maggiori esponenti di questo genere. Per quanto riguarda il giallo siciliano ha sottolineato come quest’ultimo spicchi per la sua originalità e finezza, citando, tra gli altri, autori come Camilleri o Piazzese che ben interpretano questo stile.
[...]
Gli scrittori Santo Piazzese e Barbara Garlaschelli si sono soffermati su alcune caratteristiche del “mestiere di scrittore”, affermando l’uno l’aspetto ludico di questa attività e l’altra "...che gli scrittori sono principalmente inventori di storie le quali non necessariamente hanno a che fare con la loro vita privata. Lo scrittore, componendo il suo romanzo, spesso non è cosciente di ciò che scrive e solo tramite l’analisi dei critici è possibile cogliere gli aspetti più profondi".
[...]
Sara Pappalardo
 
 

La Sicilia, 14.5.2006
Vino, murales e libri agrigentini
Nei saloni del Lingotto di Torino ottima performance e stand superaffollato di personaggi famosi

Fisicamente si trova a Roma, ma con la mente è sempre presente a Porto Empedocle. Si dice preoccupato Andrea Camilleri dello stato di abbandono in cui versa il vecchio casale di famiglia sulle alture del paese, «da tempo «ripulito» di ogni cosa dai ladri - spiega - e con le erbacce alte che ormai entrano fin dentro casa!».
Nel salotto, tra una selva di libri e quadri, sulla parete che divide il silenzio del suo appartamento dal traffico sempre caotico di via Trionfale, c'è incorniciata pure una vecchia stampa.
«E' il molo di Girgenti com'era nell'Ottocento - spiega - ma io così non sono riuscito a vederlo! Ai miei tempi era già molto cambiato! Però mi piacerebbe che il porto tornasse come allora, brulicante di commerci e perennemente intasato dalle navi».
E' Vigata l'oggetto del discorrere dello scrittore empedoclino, in una tiepida serata romana, con alcuni ospiti, tra cui l'assessore provinciale alla pubblica istruzione Lillo Firetto. Camilleri si lascia prendere dai ricordi e racconta dei tempi passati, degli anni giovanili e di quello che per lui rappresenta «il paese». Conferma che anche quest'anno non intende rinunciare ai suoi tradizionali giorni di vacanza nella casa dietro il municipio.
«Però ogni volta che torno - confida - mi sento sempre più solo. Gli amici di un tempo non ci sono più; se ne sono andati da un pezzo e io mi ritrovo quasi come un sopravvissuto».
Ad un certo punto Andrea si alza e mostra un vecchio quadro ad olio appeso nel corridoio. E' un suo ritratto, da giovane, con gli occhiali, quando era magro e con i capelli in testa.
«Me lo ha fatto un mio amico - spiega - il pittore Leo Guida negli anni Quaranta ed è un altro caro ricordo del mio paese!».
-Lo sa che a Porto Empedocle si discute molto su come sarebbe meglio investire un milione e mezzo di euro, pronta cassa, racimolati dall'amministrazione con la vendita di una serie di alloggi popolari?
«Ne ho solo sentito parlare, ma per me il miglior investimento è sempre quello che si fa nella Cultura. Capisco che a Porto Empedocle questo sia un discorso non facile ma è così. Piuttosto bisognerebbe che qualcuno prima o poi si facesse avanti per cercare di restaurare quella magnifica casa sulla collina, dove andavo in campagna, da ragazzo, frequentata in estate da gente del calibro di Luigi Pirandello».
 
 

La Gazzetta del Mezzogiorno, 14.5.2006
Bentornato caro dialetto

Si parla di poesia dialettale a San Giovanni Rotondo, un tema portato in auge dalle attenzioni che gli editori stanno riservando a questa lingua che muore e non muore e che tutti continuiamo ad amare e a praticare. Qualcuno sostiene che sia stato Zanzotto a sdoganare il dialetto, ma se si tengono in conto le attenzioni di Pasolini per il vocabolario di Casarsa e le antologie curate da Franco Brevini e Giovanni Tesio per Einaudi e Mondadori, ci si accorge di come lo sdoganamento sia avvenuto per effetto di un sentimento collettivo di salvaguardia e di difesa della cultura preborghese già ai primi degli anni Settanta. Certo la battaglia è tutta in piedi, perché per troppi anni uscire dalla lingua materna rappresentò affrancarsi dalla schiavitù contadina e farsi metropolitani. Oggi poi che la fuga verso la globalità è diventata una febbre, il dialetto è avvertito in modo diverso dalle fasce sociali, così c'è la medioborghesia che lo utilizza per infiorettare il proprio italiese perché fa moda, vedi il caso del camillerismo, che a differenza di Sciascia non offre più dubbiosità e incertezze politiche ma la certezza dello sceriffo simpatico e di provincia dunque legato alla dialettalità e alla sicurezza che alla fine i buoni e la legge vincono. E c'è poi un proletariato di provincia e urbano che lo usa per necessità e c'è chi ancora lo snobba e lo ha a schifo in quanto strumento subalterno e della subalternità e chi infine lo usa in modo ard come mezzo letterario di tipo cult, vedi «La Capagira» di Piva, «L'albero degli zoccoli» di Olmi e «Capatosta» di Lopez.
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La Sicilia, 16.5.2006
Proposta laurea h.c. per Camilleri, Glass e Merlo

Catania. Andrea Camilleri diventerà dottore. L'ha deciso ieri mattina il consiglio di facoltà di lettere e filosofia che ha deliberato, a maggioranza, di proporre la laurea honoris causa per l'ideatore del commissario Montalbano e di tanti altri libri di grande successo. In verità Camilleri, è già dottore. Ha ottenuto negli ultimi anni riconoscimenti di questa natura anche da altri atenei italiani. Ma attribuita da una facoltà siciliana è l'ulteriore testimonianza di stima e di affetto che questa terra tributa ad un grande autore italiano, tradotto in moltissime lingue, amato dal pubblico e apprezzato dalla critica. "Abbiamo deciso, come consiglio di facoltà, di proporre la laurea ad honoris causa [sic!, NdCFC] per Andrea Camilleri. - annuncia il preside Enrico Iachello -. E' un grande autore italiano che ha ottenuto un ottimo successo e che ha un buon rapporto anche con la nostra facoltà".
Camilleri non sarà il solo neo dottore che Lettere auspica di avere. Il titolo è stato proposto anche per Philipp Glass e Francesco Merlo. Il primo è un famoso musicista statunitense che più volte si è esibito a Catania e, tra queste anche lo scorso aprile, nell'ambito dell'Etnafest, quando tenne una particolarissima lezione all'auditorium di Lettere. Il secondo, oggi "grande firma" del giornalismo italiano e autorevole commentatore di fatti politici e di costume, è catanese e si fece le ossa a La Sicilia. La proposta passerà adesso al vaglio del Senato Accademico per l'approvazione definitiva. Sempre che non arrivi un clamoroso no, come quello che impedì il titolo al cantautore Franco Battiato e al grande compositore Aldo Clementi.
Michele Barbagallo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.5.2006
Il concerto
Il glossario di Camilleri cantato da "Accabanna"

Andrea Camilleri non ha esitato nell´indicare nella musica degli Accabbanna e nella loro deliziosa capacità di rileggere la musica popolare siciliana, con accenti moderni che non ne stravolgono la tradizione, il commento sonoro ideale al proprio "Un filo di fumo" che da fine maggio inaugura una nuova collana di audio-libri allegati all´Espresso. L´ensemble guidato dalla cantante palermitana Olivia Sellerio e dal contrabbassista genovese Pietro Leveratto stasera al teatro Politeama (ore 21, biglietto 20 euro) è ospite di "Summernight", la rassegna organizzata dagli Amici della Musica, con la formazione stabile completata da Giampaolo Casati, tromba, Gaspare Palazzolo, sassofoni, Tobia Vaccaro, chitarre e violino, Mauro Schiavone, pianoforte, e Giovanni Apprendi, percussioni.
Accanto al repertorio contenuto nell´eponimo album d´esordio, pubblicato l´anno scorso dalla Egea, Accabbanna propone anche materiali di nuova composizione che faranno parte del prossimo disco, «quasi pronto ma costretto a tardare l´uscita a causa del perdurante successo di quello attuale» precisano con un misto di rammarico e soddisfazione i due leader, e "Glossario", ghiotta anticipazione dell´imminente "Un filo di fumo", in cui la Sellerio, su musiche di Leveratto, ha costruito il testo assemblando pezzi del glossario che, al tempo della prima edizione (1980), Garzanti aveva richiesto caldamente a Camilleri, temendo che il pubblico non si raccapezzasse col linguaggio dello scrittore empedoclino.
Dopo la tappa palermitana, Accabbanna intraprenderà una lunga serie di impegni estivi internazionali tra cui, a giugno, il festival di Baku, in Azerbaigian, e, a luglio, il festival di Montreal, in Canada.
g.r.
 
 

AGE, 17.5.2006
TV: ascolti; reti Rai al primo posto

Roma - Raiuno si e' aggiudicata ieri gli ascolti del prime time, registrando il 25.81 di share contro il 21.57% di Canale 5, riproponendo la fiction ''Il commissario Montalbano'': l'episodio 'L'odore della notte', con 6 milioni 379mila telespettatori e uno share del 26.68%, e' stato il programma piu' seguito in prima serata.
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Corriere della sera - Magazine, 18.5.2006
La recensione
Il commissario Montalbano a 55 anni ha perso la testa per una ragazza di 22

Caro commissario Mon­talbano, le scrivo per informarla, se già non ne fosse a conoscenza, che il maestro Camilleri ha deciso di sopprimerla, anzi lo ha già fatto e il manoscritto, pronto per la stampa, giace in un luogo sicuro (lei da bravo poliziotto avrà già ca­pito qual è). Il maestro Ca­milleri mi confessò la sua azione (difficile dire se buo­na o cattiva) questo Natale durante un'intervista a casa sua. Il racconto fu preciso e molto tecnico e credo che dietro quell'apparente freddezza professionale Camilleri mascherasse una certa commozione, un groviglio di sentimenti (come lei sa non è un uomo crudele, an­zi). Quello che Camilleri mi disse allora (e che è molto di più di quanto fu poi pub­blicato in seguito dai gior­nali e detto dalle televisio­ni), preferirei non esporlo in dettaglio e non mi accusi di reticenza o addirittura di omertà. Le basti sapere che dietro mia esplicita doman­da Camilleri escluse di averle inflitto la benché mi­nima sofferenza nel mano­scritto che segna la sua fi­ne. Caro Montalbano, lei sa i sentimenti di stima e, se mi permette, di affetto che nutro nei suoi confronti e può immaginare quanto mi dispiaccia quello che è accaduto ma il maestro dav­vero non poteva comportarsi diversamente, il suo è stato un gesto d'amore. Il grado di coinvolgimento che Camilleri ha nei suoi confronti emerge dramma­ticamente in questa nuova avventura, “La vampa d'a­gosto”, che è tra le più belle, sentite e meglio congegna­te della ormai lunga serie. Si comincia dall'idea eccel­lente del villino sul mare che nasconde sotto le fon­damenta un villino gemello e invisibile che contiene in un baule il cadavere di una bellissima e giovanissima ragazza. Si continua, caro commissario, con la sua crisi di 55enne, con la sua ribellione all'idea di invec­chiare e con il suo innamoramento per la sorella ge­mella (questa è una storia di doppi) dell'uccisa, quel­l'Adriana (22 anni) che, ne sono certo, continua a occupare i sogni, gli incubi e le insonnie delle sue notti. Un velo di malinconia si stende su questa storia e si deposita anche sulle gag di Catarella e sulla burocratica efficienza di Fazio. In que­sto romanzo, poi, manca Mimì Augello, il suo secon­do, il suo amico fraterno, che appare di sfuggita solo nel corso di una telefonata. E l'assenza di Mimì pesa su quanto tragicamente avvie­ne nell'inchiesta. Probabil­mente, Mimì presente, le cose sarebbero andate in un altro modo, lui avrebbe saputo fermarla, farla rinsa­vire in tempo dalla sua paz­zia d'amore. Però quella pazzia d'amore è giusta e liberatoria, anche se imma­gino quanto le sia costata e le stia costando. Lei sa quanto io cordialmente (e nemmeno poi tanto cordial­mente a essere sincero) detesti la sua fidanzata Li­via, donna noiosa anche nella sua incarnazione tele­visiva. Mi perdoni, ma que­sta è una lettera sincera. Insomma, volevo compli­mentarmi con lei per que­sta bella e dolorosa storia (che è già prima in classifi­ca: c'è una giustizia in Ita­lia), e invitarla a riflettere su una cosa che Camilleri ha detto una volta. Il mae­stro disse che lei era sem­pre più venuto somiglian­do, nei modi e nei pensieri, al padre dello scrittore. Quindi lei commissario è, in un certo senso, il papà di Camilleri. Ma ne è anche evidentemente il figlio. Dio, quanto deve essere costato quell'harakiri letterario (so­lo letterario?) al maestro!
Antonio D’Orrico
 
 

WUZ, 19.5.2006
Andrea Camilleri
La vampa d'agosto

"Ho voglia di vederti".
Muto, Montalbano, muto. Tagliati la lingua, Salvo, ma non diri quel "macari io" che ti stava scappanno.  
Le parole della picciotta, squasi sussurrate, gli ficiro viniri la sudarella.
"Ho proprio tanta voglia di vederti".
La sudarella principiò a sbaporargli dalla pelli, a divintari un vapore acqueo liggero liggero pirchì a malgrado che erano le novi di sira, faciva ancora un càvudo da assintomare.

L’estate in Sicilia non scherza, il calore accende i sensi e fiacca i corpi. In più l’agosto fa già, nella calura soffocante, prevedere l’autunno e la maturazione tracima in decadenza. Per questo già dal titolo ci si poteva aspettare un romanzo intenso, che segnasse un passaggio, un apice e un declino. Montalbano ha 55 anni (ben di più quindi dell’ottimo Zingaretti che lo impersonifica e che nell’immaginario collettivo viene ormai identificato con la creatura di Camilleri) e si trova in una situazione molto difficile, sia da un punto di vista personale che professionale.
Ma torniamo alla vicenda narrata: Livia, l’eterna fidanzata del commissario, decide di trascorrere le vacanze estive a Vigàta insieme a una coppia di amici che affittano per quel soggiorno un villino in una posizione incantevole. I due “continentali” hanno anche un bambino ed è da lui che inizia la trama gialla della storia. Tutto sembra trascorrere serenamente per Salvo, Livia e la famigliola amica: la casa offre ombra e silenzio magici, il caldo riempie i cuori di affetti, il paesaggio circostante è di una bellezza mozzafiato: non è difficile ritrovarsi in quel luogo, anche senza conoscerlo se si hanno negli occhi certe immagini che il regista televisivo regala agli spettatori, paesaggi ampi e ricchi di colori, il blu intenso del mare in lontananza e un cielo trasparente, è la Sicilia, terra magnifica e misteriosa.
Il bambino però sparisce all’improvviso: è stato rapito? è in pericolo? si è allontanato e non sa come tornare? Tutte le ipotesi spaventano e in ogni caso sconvolgono la vacanza e tutti i suoi attori.
Montalbano naturalmente indaga, ma le ricerche lo portano oltre, oltre ciò che ci si aspetta e che lui stesso vorrebbe…
Sarebbe sciocco raccontare la trama, in un giallo è fondamentale che la scoperta la faccia il lettore.
È invece importante fissare l’attenzione sulla novità di alcuni temi, soprattutto in relazione al protagonista.
I sensi sembrano accendersi nel maturo commissario in modo nuovo e ciò lo turba, lo preoccupa e lo frastorna: è l’agosto. Ma i 55 anni gli fanno presagire un autunno imminente, una malinconia mai conosciuta lo assale, la nostalgia lo domina: ed è questo che lo espone maggiormente, lo rende più vulnerabile al sapore della giovinezza. Un senso di morte incombente, che non è solo quella violenta su cui deve indagare, ma è un tormento interno, una intima nuova ansia che attanaglia e che prende il lettore con la stessa intensità della trama e della storia.
Chi mai risolverà l’eterno enigma che ci condanna alla vecchiaia e alla morte? Nessun commissario lo potrà fare e Camilleri ci ammonisce a non dimenticarlo.
Grazia Casagrande
 
 

Tutti i colori del giallo, 20.5.2006
Un filo di fumo
È stato trasmesso in anteprima un brano letto da Andrea Camilleri dell'audiolibro "Un filo di fumo", che sarà in edicola giovedì 8 giugno 2006 con L'espresso.
 
 

Newspaper24.it, 21.5.2006
Torna "Mangiarsi le parole"

Il 25, 26, 27 e 28 maggio prossimi si svolgerà a Livorno la quinta edizione di “Mangiarsi Le Parole”, un festival nato (e cresciuto, migliaia gli spettatori ogni volta) per esplorare la cultura del cibo attraverso la letteratura e viceversa. La manifestazione si snoderà nelle sale e salette di mattoni rossi della cinquecentesca Fortezza Vecchia, affacciata sul porto, dove si avvicenderanno oltre 40 eventi in 4 giorni: incontri con scrittori, poeti, ma anche con esperti di vini e cibi. E poi spettacoli teatrali e concerti, cene con delitto, proiezioni, degustazioni abbinate a reading di poesia, esibizioni di cuochi, giri in battello lungo i canali medicei con l’accompagnamento di stornelli. Mangiarsi Le Parole 2006, organizzata dall’associazione culturale Valdemar insieme alla libreria Gaia Scienza con il patrocinio del Comune e della Provincia di Livorno e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno, è ispirata al tema “Nazioni, culture, sapori”, e inserita nel programma di festeggiamenti del Comune per il Quattocentenario di Livorno, città nata da un miscuglio di etnie e di culture, insomma, un “cacciucco”, come il suo piatto più tipico.
[…]
Tra i filoni nei quali si articolerà il festival, quest’anno sarà esplorato il rapporto tra letteratura gialla/noir e superalcolici : esistono un commissario o un detective che rinuncino ad un bicchiere di  wiskhy, pastis, pernod o altri liquori?  Ne parlerà (il 27) l’onorevole Oliviero Diliberto, insospettabile appassionato del genere, in un duetto con il giallista Giampaolo Simi. E poi è previsto un incontro con i due sceneggiatori del commissario Montalbano, il livornese Francesco Bruni e Salvatore De Mola, in collegamento telefonico con Andrea Camilleri (il 26).Gli aspiranti detective golosi potranno verificare il proprio fiuto, cimentandosi l’uno contro l’altro alle cene con delitto , a dipanare gli enigmi in giallo proposti dallo scrittore Giampaolo Simi (il 26, il 27 e il 28).
[…]
 
 

Il Quotidiano della Calabria, 22.5.2006
La "vampa" di Camilleri

Che non sia un semplice giallo, che i gialli non siano semplici gialli, Andrea Camilleri lo dice nei suoi romanzi. E anche in "La vampa d'agosto" (Sellerio editore, pp. 271, 11 euro).
Non vivono, i romanzi di Camilleri, fuori dalla realtà, anche se non ne dipendono. Non c'è solo la Sicilia del barocco architettonico, dove, per lo più, i registi della fortunata serie televisiva ambientano i film, ma anche la devastazione edilizia, i condoni: "l'Italia serva" che Dante ha lasciato in eredità alla letteratura. C'è la politica, come una meteora, e il cibo: questa volta freddo ché la calura agostana non permette di mangiare piatti caldi. Lo si immagina, senza voler provare a cucinarlo.
C'è Montalbano, e non si dovrebbe neanche dire, visto che si tratta di una serie di romanzi che lo hanno come protagonista. Ma, parlandone come di un personaggio che attraversa la quotidianità, ci si chiede come sarà in questo romanzo, cosa lo renderà diverso. Montalbano vive, cresce, cambia, invecchia, si appesantisce. Il respiro dell'evoluzione del personaggio sembra riempire Montalbano come quello che Arold Bloom, in un suo saggio, descrive per i personaggi skahespeariani. Crescono nella durata del dramma, si modificano, come ogni uomo che non "nescia quatratu e mora quatratu". Certo, se al regista teatrale Camilleri dovesse venire proposto l'accostamento ne direbbe cose "garruse" o, forse, ne riderebbe.
Inoltre, il Commissario s'innamora di una ragazza, ventiduenne: una quartina di Fernando Pessoa, nel romanzo, la descrive: "Testa di pallido oro / Con occhi d'azzuro cielo, / Chi t'ha dato l'incantesimo / Che io non sia più io?". Chiunque si sarebbe innamorato di quella ragazza, cascano tutti: Fazio per un istante, Catarella danzante. Montalbano, a oltre cinquant'anni, si rimprovera di non avere gli anni per resistere.
La scrittura di Camilleri è visiva, non si dimentica, accompagna e richiede l'immaginazione e, poi, nei rimandi continui alla rappresentazione, verifica e sperimenta quella scrittura che va al di là della carta impressa, su cui si sono espressi intellettuali come Eco. In questo romanzo - come già da un po' (al di là dell'ormai scopertissima tecnica cinematografica di Camilleri che non interessa più capire ché, tanto, importa il piacere che accompagna le parole), se si vuole ricordare il Maigret di Simenon, uno dei maestri dell'autore siciliano, i dialoghi indirizzano la lettura più ancora del racconto del narratore.
Due notazioni infine. Più volte Camilleri lo ha detto: Montalbano avrà una fine, non dolorosa, ma l'avrà. Forse, è il corso naturale delle cose, che mai sembra sfuggire all'autore nei suoi romanzi, che governa anche l'inevitabilità della fine. Al lettore fedele, allo spettatore distratto, la nostalgia.
In ultimo: la lingua usata da Camilleri. In ogni nuovo suo libro, anche in quelli di ambientazione storica, qualche parola in più di un vocabolario infinito viene aggiunta a comporre una realissima lingua viva che coinvolge i suoi lettori, anche quelli di Bolzano.
Poi, siccome il romanzo è un giallo, non lo si può raccontare. Peraltro, siccome è un bel giallo, non si può aspettare che ne venga fatto un film, per leggerlo. Si legge, d'un fiato o centellinando le parole: nella maniera che più si vuole.
Vito Bevivino
 
 

Stradanove, 22.5.2006
Libri. La vampa d'agosto, Andrea Camilleri
Ritorna Montalbano

Chiunque comperi un romanzo di Camilleri deve sapere che sarebbe meglio che annullasse qualunque programma immediato che non riguardi il libro appena acquistato, perché è impossibile interrompere la lettura di un poliziesco che ha il commissario Montalbano per protagonista.
Detto questo, diciamo pure che il pretesto narrativo, ovvero il punto di partenza della vicenda, è piuttosto esile, ma la genialità di Camilleri è ed è sempre stata proprio in questo: la capacità di individuare uno spunto in uno dei tanti episodi di malavita che riempiono le cronache dei giornali e sviluppare poi una storia che ruota intorno ai personaggi che ormai ci sono noti, a cui ci siamo affezionati e che, tuttavia, sono sempre capaci di regalarci delle sorprese.
Il titolo del libro, “La vampa d’agosto”, stabilisce il tempo dell’azione- calda, caldissima estate, non un soffio d’aria, i negozi di elettrodomestici hanno esaurito i ventilatori, il nostro Salvo sborsa quaranta euro per un miniventilatore a pile, refrigerio personale di un venditore ambulante.
E però, nel corso del romanzo, la vampa della calura diventerà simbolo di una fiammata di passione che si spegnerà anche presto, lasciando Montalbano avvilito. I fatti: Mimì Augello chiede di prolungare le ferie, Salvo non si può muovere, Livia verrà a passare le ferie a Vigata con una coppia di amici che hanno un bambino di tre anni e affitteranno una villetta. Ad un certo punto scompare il bambino pestifero ed è così che, per caso, si scopre che la villetta ha in realtà due piani, uno dei quali interrato- ma chi si stupisce più degli abusi edilizi? Intanto poi c’è il condono…
Il problema è che nel piano occultato c’è il cadavere di una ragazza, scomparsa sei anni prima, in un baule. E, visto che si parla di edilizia, di appalti e di palazzinari, c’è anche un operaio, un disgraziato di arabo, che è morto cadendo da un’impalcatura- in apparenza è colpa sua, era ubriaco, sul posto c’erano le sbarre di protezione. In apparenza, per l’appunto.
Se è meglio non dire altro riguardo alla trama gialla, possiamo però indugiare un attimo sull’evoluzione del personaggio di Montalbano, quello che cambia di più nel gruppo di protagonisti della serie. Salvo ha cinquantacinque anni, già nel romanzo precedente “La luna di carta” aveva manifestato una certa stanchezza, una propensione alla riflessione su dove stesse andando la sua vita, sul legame inconcluso con Livia che risente della lontananza e di decisioni non prese. Qui c’è una quasi-rottura con Livia che tronca la vacanza e riparte per il Nord con gli amici traumatizzati dalla vicinanza con un cadavere (hanno ragione e dà da pensare il cinismo di Salvo indotto dall’abitudine alla morte, ma Livia è veramente antipatica) e Salvo, che non riesce a parlare con la fidanzata neppure per telefono, è facile preda della tentazione. Qual è il cinquantacinquenne che non cede alla lusinga del corteggiamento di una bella ragazza giovane? Ed è così che la scena finale del libro è quella di un Montalbano che “natava e chiangiva. Per la raggia, per l’umiliazione, per la vigogna, per la sdillusione, per l’orgoglio ferito.”
Un romanzo da leggere d’un fiato, anche se ci pare di notare che la stanchezza di Montalbano rifletta un poco di stanchezza anche da parte di Camilleri.
Marilia Piccone
 
 

Comunicati.net, 22.5.2006
Tra le news: "Milano ricorda le vittime di mafia", commemorazione degli attentati a Falcone e Borsellino

Tra le news vi segnaliamo:
Quando: 23 maggio
Dove: Milano, Associazione Nazionale Magistrati e Libera
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Ore 18.00 presso l'Auditorium del Liceo Volta, Via Benedetto Marcello Milano "La gita a Tindari", rappresentazione della riduzione teatrale del romanzo di Andrea Camilleri a cura degli studenti del Liceo Volta.
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Stilos, 23.5-5.6.2006
Andrea Camilleri. L’ultimo "Montalbano" accentua la vena ilare
Il teatro di Camilleri, una pochade

Tutti i gialli di Montalbano ubbi­discono a un tempo narrativo, il passato remoto, che tiene l'ora, il commissario essendo seguito dal lettore passo dopo passo durante l'in­tera giornata e la vicenda poliziesca svolgendosi nell'arco di una mancia­ta di giorni. Grazie a questo modello invariato Camilleri ha potuto stavolta fermare la trama sotto un cielo immoto, una canicola agostana di cui se l'autore non indica mai la temperatu­ra è per designare un'afa primordiale e colloidale, una condizione di caldo opprimente che non è solo l'habitat naturale della Sicilia estiva costretta a soggiacere come sotto una cappa eschilea, ma anche e soprattutto la causa di iridiscenti eccessi comporta­mentali, azioni immotivate e irricono­scibili, sbotti d'anima che involgono un'autentica hybris frutto di una ananké insemprata. Cosicché non c'è personaggio in questo nuovo episodio seriale che non sia ravanato e in arsi: a cominciare da Montalbano, che si fa rimproverare da un collega perché non mostra più la perspicacia investi­gativa di un tempo (tanto da doversi scrivere delle lettere per fare il punto sulle indagini come già gli è capitato in "La luna di carta"), perde la testa per una ventenne con la quale tradisce Li­via, compie ripetute violazioni deon­tologiche fino a rendersi responsabile di veri e propri reati, picchia un ragaz­zo tramortendolo; anche Adriana, la ventenne sans merci che lo seduce, è fuori ruolo: disinibita, insensibile, im­probabile e spietata; e ancora: il sosti­tuto procuratore Tommaseo è più che in passato ossessionato da tentazioni pruriginose e morbose, il questore Bonetti-Alderighi è preda di una mania senza senso, interessandogli soltanto avere da Montalbano le risposte a un suo questionario, la stessa Livia appa­re «antartica» dopo il gran caldo pati­to nella sua breve vacanza in Sicilia; e c'è anche un contadino che va in ripe­tute escandescenze alla sola vista di un poliziotto.
Il caldo torrido che fa da pabulum a un teatrino delle apparenze non è da Ca­milleri agito come un'azione di ri­messa, ma è il fomite di una veronica di azioni umane alla cui esorbitanza vanno riconosciute attenuanti specia­li che si traducono in un carosello di mimi e bozzetti entro il quale i perso­naggi diventano figurine e i caratteri risultano caricature. Il teatro di Camil­leri trasmuta per questa via sempre più verso la sotie, lascia Pirandello e prende Brancati, assume la pochade e si sterilizza in una sciarada di mac­chiette. Ma la struttura del giallo non si lascia trascinare in questa deriva e conserva la forza della lezione più schiettamente camilleriana.
A dispetto dell'opinione corrente se­condo cui la prolificità dell'autore è il prezzo pagato alla tenuta narrativa dei romanzi montalbaniani, è proprio il ri­gore della costruzione che dà prova di esemplarità, disciplina e cura del det­tato. Si prenda il caso delle indagini sulla scomparsa della vittima: essendo avvenuta sei anni prima, cioè (tenuto conto della perfetta aderenza che Ca­milleri osserva tra carriera di Montal­bano e calendario) nel 2000, avrebbe dovuto essere lo stesso commissario di Vigata a occuparsene, mentre ve­diamo che così non è; dimodochè Ca­milleri escogita di spostare il luogo della scomparsa a una decina di chilo­metri, in una contrada del territorio di Marina di Montereale, la cui giurisdi­zione spetta al commissariato di Fiac­ca. Un escamotage di bella pasta. Sal­vo lasciare inspiegato il motivo per cui, quando la scomparsa della ragaz­za si rivela un omicidio, è Montalbano a indagare e non più il collega di Fiac­ca, che pure il nostro Salvo contatta per avere notizie delle indagini di sei anni prima e di un incidente sul lavo­ro avvenuto proprio nella villa di Ma­rina. Senonchè Camilleri trova anche in questo caso la soluzione, facendo sì che al tempo della scomparsa Montereale dipendesse da Fiacca per poi passare di competenza di Vigata e quindi nelle mani di Montalbano. Un puro infingimento che non ha riscon­tro nella realtà, perché se Fiacca è Sciacca, Montereale è Realmonte e Vigata è Porto Empedocle, si capisce - guardando una carta geografica - co­me Camilleri abbia sì curato nei partico­lari la scena sulla quale allestire la sua storia, ma ricorrendo a delle inveroso­miglianze, come delle contraintes, che sono più che evidenti, perché Sciacca dista oltre cinquanta chilometri da Real­monte che è invece a due passi da Montelusa e Vigata, cioè Agrigento e Porto Empedocle.
Camilleri ci ha abituati ad astrarre la Si­cilia nello stesso momento in cui ad es­sa si confà con scrupolo di topografo. L'aveva già detto che la sua Vigata evo­ca un paese irreale nella Sicilia più rea­le e anche stavolta si è rifatto al canone: ripetendo peraltro anche qui già esperi­te tirate sui mali italiani quali l' abusivi­smo edilizio e le collusioni tra poteri istituzionali e poteri forti fino a replica­re addirittura una terzina di Dante sulla «serva Italia», così macchiando la sua vena di una patina di moralismo che aduggia il giallo stingendolo da polizie­sco in politico e caricandolo di implica­zioni ideologiche già viste in passato e delle quali Camilleri mostra di non ave­re alcuna intenzione di liberarsi.
Gianni Bonina
 
 

BresciaOggi, 23.5.2006
Sellerio pubblica una «guida turistica» dedicata ai luoghi in cui sono ambientate le vicende dei romanzi di Andrea Camilleri
In vacanza con Montalbano
Otto itinerari tra la spiaggia di Punta Secca e i bar di Vigata

Un viaggio tra luoghi letterari, paesaggi dell’anima, set televisivi e scenari visitabili di una Sicilia fuori mano tutta da scoprire. Un atlante geografico del commissario Montalbano, il poliziotto più amato di Italia, grazie al magistero di Andrea Camileri, ma anche grazie alle riduzioni per il piccolo schermo di Alberto Sironi con Luca Zingaretti interprete, le cui repliche continuano a fare pieno di audience.
«Il luoghi di Montalbano. Una guida» (Sellerio editore, pp. 285, euro 14) è un libro che unisce il dilettevole all’utile: sulla scorta delle suggestioni stimolate dalla lettura e dalla visone, ci porta, come in una sorta di pellegrinaggio tra il turistico e il votivo, a rintracciare scorci e locations di una terra in cui natura e cultura hanno celebrato un matrimonio perfetto, smascherando i travestimenti della fiction e i depistaggi di Camileri.
Va da sé che Vigàta è Porto Empedocle, che Montelusa è Agrigento, che la famosa casa di Montalbano a Marinella si trova davanti alla spiaggia di Punta Secca, frazione di Santa Croce di Camerina.
Ma quel che è ancor più interessante, per chi ha letto, visto e immaginato Montalbano, è ritrovare strade, bar, palazzi, chiese, semplici fondali che per un attimo si sono fermati nella nostra cornea e che sono a portata di mano.
Gli autori della «guida» sono cinque architetti: Maurizio Clausi, Davide Leone, Giuseppe Lo Bocchiaro, Alice Pancucci Amarù, Daniela Ragusa, tutti quanti accomunati dallo stesso culto.
Quelli descritti sono otto itinerari. Si parte da «La forma dell’acqua», primo romanzo di cui è protagonista Montalbano, appunto con la spiaggetta di Punta Secca, a «La pazienza del ragno» con il giardino della Kolymbetra nella Valle dei Templi. Il perimetro, sia dei gialli di Camilleri che della fiction, delimita il territorio degli Iblei, quel triangolo tra Ragusa, Modica, Scicli che oggi viene considerato tra i più incontaminati e incantevoli della Sicilia peraltro meno nota. Un libro che può essere consultato per vacanze sfiziose e che innesca un godibile gioco di specchi e di rimandi testuali.
n.d.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 23.5.2006
Il libro
Riccobono lascia la Sicilia per affrontare la ´ndrangheta

Il nuovo romanzo giallo dello scrittore palermitano Piergiorgio Di Cara, "Vetro freddo", edizioni e/o, sarà presentato alle 19 da Santo Piazzese [e da Filippo Lupo, Presidente del CFC, NdCFC] da Expa, la galleria di architettura di via Alloro.
Protagonista, ancora una volta è l´ispettore Salvo Riccobono, figura ricorrente nei libri di Di Cara. Stavolta l´ispettore non ha ancora finito di mordere la polvere nella trincea di una guerra contro la criminalità organizzata che assume i contorni di una sfida personale e si ritrova proiettato in un´avventura ancora più oscura. Trasferito in Calabria dopo essere stato nel mirino della mafia palermitana, rimasto ferito in un agguato sotto casa per aver individuato e incastrato un boss e i suoi accoliti, Salvo è ormai diventato un obiettivo sensibile e si trova ora alle prese con un fenomeno che rispetto a quello palermitano presenta caratteristiche e modalità molto interessanti e rivelatrici sulla ‘ndrangheta calabrese.
Il racconto di un´indagine su un traffico di stupefacenti svela infatti un mondo se possibile ancora più malvagio e spietato di quello che ha conosciuto in Sicilia. Nei paesaggi ostili e antichi dell´Aspromonte l´organizzazione si avvale di una rete localistica ancor più brutale e primitiva. L´ispettore è costretto a cimentarsi con una realtà nuova, dura, ma ancora una volta dimostra che, come un vero mastino, nulla lo induce a mollare la presa sul filo di giorni opachi annebbiati dal fumo delle immancabili sigarette e dalle brume degli appostamenti nei boschi, nello stillicidio dei pedinamenti e della sala ascolto.
Una testimonianza diretta di questa guerra di logoramento nella quale il lettore non mancherà di sentirsi coinvolto, interpellato, chiamato a una partecipe e riconoscente solidarietà.
 
 

La Sicilia, 23.5.2006
Porto Empedocle

Fino all'ultimo momento pensava e forse sperava di non scendere in campo in prima persona, ma alla fine si è piacevolmente arreso. Calogero Firetto, attuale assessore provinciale alla Pubblica Istruzione, in politica da diversi anni a dispetto della giovane età è appoggiato dal proprio partito, l'Udc, da Alleanza Nazione, dall'Mpa e dalla lista Città Nuova. E'stato il primo candidato a fare affiggere sui muri più grandi del paese il proprio gigantesco manifesto elettorale, raffigurante la sua faccia con sullo sfondo il porto empedoclino, il mare e parte della zona industriale.
Quasi una metafora di quello che Firetto vuol far conciliare nel proprio programma che spazia tra tanti aspetti del vivere a Porto Empedocle.
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C'è poi la carta turistica: «Da sindaco farò diventare Porto Empedocle un centro dove turismo e cultura si fondono. Manterremo e ricreeremo dal nulla i luoghi di Camilleri, costituendo anche un itinerario camilleriano perché i luoghi di Montalbano sono qui. Porto Empedocle città letteraria dunque, fatto salvo il nome originale del paese».
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Francesco Di Mare
 
 

News Settimanale, n.19
Andrea Camilleri. "La vampa d'agosto"
Agosto di fuoco per Montalbano. Decimo romanzo con il commissario siciliano più amato d'Italia.
Una storia in cui clima atmosferico e clima psicologico sono caldi, anzi bollenti.

Montalbano ha una relazione tempestosa con la sua donna, Livia, che mantiene sempre a prudente distanza, sia fisica che emotiva. Il suo collega Mimì Augello ha dovuto anticipare le sue vacanze estive per un problema familiare, così ha fatto slittare anche quelle del commissario, rendendo Livia ancora più nervosa. L'eterna fidanzata lo ha incaricato di cercare una villa per una coppia di amici che varrà a stare vicino a loro, a Vigàta, in agosto, per tenerle compagnia quando Montalbano si assenta per lavoro. Tutto questo ha reso il commissario già molto irritabile, ma la situazione diventa ingestibile quando sopraggiunge "la vampa d'agosto".
Dal primo del mese inizia a fare così caldo che la terra di Sicilia sembra dominata dal caos. Il figlio degli amici di Livia scompare e viene ritrovato nel paino sotterraneo e abusivo della villa affittata per loro da Montalbano. La casa sembra maledetta, subisce in pochi giorni l'invasione di scarafaggi, topi, ragni e infine, nel piano abusivo, viene trovato il cadavere di una ragazza. Gli amici se ne vanno spaventati e Livia li segue, indignata. Montalbano si trova solo nell'estate infuocata e, per risolvere il caso, gli rimane solo l'istinto, che fa cilecca, mentre la volontà di rimanere fedele a Livia inizia a vacillare quando la bellissima gemella della ragazza uccisa gli fa una corte serrata. Il commissario non fa altro che sudare, e il caso si complica.
'La vampa d'agosto' è il decimo romanzo di Camilleri che ha come protagonista Montalbano e il personaggio, costruito con abilità quasi artigianale, non manca mai di suscitare empatia, con i suoi difetti e le sue umane debolezze. Il commissario adora mangiare e beve parecchio, nonostante la canicola. Quando fa caldo non resiste, anche perchè ha la pancia e lavora in mutande, chiuso nel suo ufficio al commissariato. L'istinto di Montalbano ricompare appena in tempo, alla fine, ma a quel punto la sua volontà, indebolita dall'età e dal caldo, cede alla passione amorosa.
Monica Romanò
 
 

Il Giornale, 24.5.2006
Sorpresa, anche il critico letterario del «Corsera» legge Dan Brown e Faletti

Caro direttore,
desidererei intervenire a proposito del lungo intervento di Caterina Soffici sulla presenza della cultura nelle pagine dei quotidiani sollecitato dal mio articolo su Vita e Pensiero (n. 2, 2006).
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L'ultimo svelto, teso Camilleri, scontato come giallo - l'assassino -, ma ben lavorato come rapporti tra personaggi, con finale in levare.
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Ermanno Paccagnini (critico letterario del «Corriere della Sera»)
 
 

Il Sole 24 Ore, 24.5.2006
Settegiorni TV
Raul Bova trascina gli ascolti Mediaset

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La replica di «Il giro di boa», una delle indagini del Commissario Montalbano, occupa la seconda posizione con 5,5 milioni di persone che confermano la longevità del personaggio di Andrea Camilleri interpretato da Luca Zingaretti.
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Riccardo Siliato
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.5.2006
Da Camilleri a Carmen Consoli mobilitazione anti Cuffaro
Borsellino, in campo gli intellettuali
Intellettuali e artisti in campo per Rita Borsellino. Da Claudio Bisio a Andrea Camilleri, in 30 firmano un manifesto a sostegno della candidata dell´Unione: «La Sicilia può voltare pagina».

Trenta intellettuali e artisti scendono in campo per sostenere la candidatura di Rita Borsellino e lanciano un appello a guardare al futuro della Sicilia «con fiducia».
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«Il 28 maggio la Sicilia può voltare pagina. Può rimettere al centro della politica l´etica e i valori ma anche gli interessi, i tanti interessi sani e le ambizioni di uomini e donne che ogni giorno lottano per affermare i propri diritti: lavoro, sicurezza, sanità, sviluppo», è il messaggio sottoscritto tra gli altri da Baudo, Claudio Bisio, Andrea Camilleri, Ciprì e Maresco, Carmen Consoli, Vincenzo Consolo, Nino D´Angelo, Dario Fo, Carla Fracci, Leo Gullotta, Luigi Lo Cascio, Fiorella Mannoia, Marcelle Padovani, Roy Paci, Giuseppe Tornatore, Oliviero Toscani, Roberto Vecchioni, Pamela Villoresi.
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Antonella Romano
 
 

ilpunto-online.it, 25.5.2006
Sesto Fiorentino. Torna "All'ombra di un romanzo", iniziativa che promuove la lettura

A grande richiesta si ripeterà quest’anno l’iniziativa di promozione della lettura "All’ombra di un romanzo: suggestioni di letture per l’estate" organizzata dalla Biblioteca pubblica Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino.
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Il ciclo di conferenze di Maurizio Quercioli della Libreria Edison di Firenze e letture dell’attrice Monica Bauco si terrà come lo scorso anno nel Giardino della Lucciola alle 21,30 per quattro martedì a partire dal 30 maggio.
Si parlerà di autori contemporanei di ogni parte del mondo, da Baricco a Galeano, da Camilleri a Nafisi, da Al Aswani alla Nothomb e di libri freschi di stampa, o quasi, come vuole la formula di questa iniziativa.
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Corriere della sera, 28.5.2006
Elzeviro

Qualcosa sta cambiando nella storia personale del commissario Montalbano e può inquietare i suoi affezionati lettori. I fatti, prima di tutto. C’è una piccola villa e nascosto nelle sue fondamenta un villino gemello. Fatto misterioso. Nel sotterraneo c’è un baule e dentro il baule il cadavere di una ragazza giovanissima (e bellissima) su cui si è perpetrata un’ignominiosa violenza. Il commissario entra in uno scenario di nefandezze: collusioni tra mafia e politica, banche e usura. L’indagine è perigliosa: il caldo estivo («la vampa d’agosto») si fa «foco diavolesco» e tutto si fa doppio. Montalbano a cinquantacinque anni, alla soglia della vecchiaia, ha un’irresistibile nostalgia di giovinezza e si innamora pazzamente di una ventiduenne che è poi la gemella della vittima. Camilleri sfuma i personaggi consueti del suo teatrino (Catarella e Fazio), cancella Mimì: stregato da ciò che gli «ditta dentro» corre un’inedita avventura che spiazzerà i lettori.
 
 

La Stampa, 30.5.2006
L'erosione della vecchia Dc
Andrea Camilleri
 
 

Libero Blog, 30.5.2006
Ti mollo perché ho letto il libro di Dan Brown
È successo a Trento. Lascia la futura sposa, dopo aver finito il "Codice da Vinci"

Com'è noto, la letteratura si divide in diversi generi: il filone che più di tutti ha contribuito ad indirizzare le linee base della politica e, di conseguenza, dei modelli di società, è stato certamente quello filosofico.
Dai greci, passando dai romani, per arrivare poi ai nostri giorni, i filosofi, attraverso i loro trattati, hanno influenzato le scelte politiche verso talune, piuttosto che talaltre,idee di società. I romanzi di fantasia, invece, difficilmente riescono ad influenzare le scelte degli uomini, e quando è accaduto, è stato solo in forma marginale. Per comprenderne gli effetti, in Italia possiamo prendere come esempio il fenomeno letterario di Andrea Camilleri. L'autore siciliano, con abilità e maestria sta portando nel nostro lessico una ventata di nuove frasi siciliane, che sicuramente sono destinate a rimanervi in maniera permanente. Ma nonostante la popolarità, le opere dello scrittore empedoclino non arriveranno mai a modificare gli usi e costumi del Paese, né tanto meno a dettarne le scelte politiche. Questo perché, a differenza dei trattati filosofici le sue sono appunto di fantasia.
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Liborio Butera
 
 

La Gazzetta di Sondrio, 30.5.2006
Le lingue del cinema (doppiaggio e sottotitolaggio nei film d'autore)
"Diversità culturale: di quale lingua parliamo?"

La Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è un festival che da sempre mette a confronto le tematiche e le culture più diverse: quale luogo migliore per discutere allora anche di tematiche importanti e sempre attuali come quella della diversità linguistica nel cinema con tutte le problematiche che ne conseguono specialmente riguardo la conservazione dell’identità culturale legata alla scelta del doppiaggio, sottotitolaggio se non alla decisione di "girare" in una lingua "dominante", determinata spesso dalla necessità di entrare nel mercato globale audiovisivo?
Un tema questo sempre attuale, di molto peso e sentito dal mondo cinematografico autorale e da quanti difendono con forza la propria identità contro l’appiattimento linguistico determinato sempre più dalla scelta "obbligata" verso "una sola lingua", l’inglese.
Quale lingua, quale e che tipo di doppiaggio, di traduzione e di adattamento; quale e che tipo di sottotitolaggio, didascalico, indicativo, letterale?
(Il convegno si è tenuto presso la Villa degli Autori al Lido di Venezia, nell'ambito delle iniziative delle Giornate degli Autori, sezione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia).
L'evento, realizzato in collaborazione con la Coalizione Italiana per la Diversità Culturale, nata per volontà dell'Associazione Nazionale Autori Cinematografici - ANAC – in sinergia con la Società Italiana Autori ed Editori - SIAE -, con la Fondazione Nazionale Accademia di Santa Cecilia e con l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ha voluto essere un momento di riflessione ed elaborazione sul complesso rapporto tra identità culturale e linguaggio audiovisivo.
In particolar modo, si è cercato di indagare la relazione tra lingua parlata e scritta, utilizzate nei film, e le variabili storiche, geografiche, socio-culturali e economiche.
Molte personalità della cultura italiana hanno già preso parte all'Assemblea Costituente della Coalizione Italiana per la Diversità Culturale, quali Bernardo Bertolucci, Andrea Camilleri, Ennio Morricone, Ugo Gregoretti, Citto Maselli e Carlo Lizzani.
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Diana Barrows
 
 

Il Sole 24 Ore, 31.5.2006
Settegiorni TV
Montalbano record anche quando fa il bis

Dalla Sicilia con furore il “Commissario Montalbano” si conferma campione di ascolti anche con le repliche; l’episodio “Par condicio” porta al trionfo Rai Uno con 6,6 milioni di telespettatori che decidono di seguire le indagini di Luca Zingaretti e della sua squadra, scritte da Andrea Camilleri, in testa anche all’attuale classifica dei libri con “La vampa d’agosto”.
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Riccardo Siliato
 
 

 


 
Last modified Saturday, January, 28, 2023