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RASSEGNA STAMPA

MAGGIO 2007

 
Bloomberg, 1.5.2007
Homicide and Pasta, Smart Detective, Dirty Bomb: May Mysteries

There may be perfectly nice people who don't respond to Andrea Camilleri's Inspector Montalbano mysteries, but I wouldn't want to have a drink with them. In “The Patience of the Spider”, the eighth of the Italian novelist's Montalbano series to appear in English, the inspector is recovering from a gunshot wound, but he's called back to work early to investigate a young woman's kidnapping.
In Montalbano, Camilleri takes a gruff, compassionate character it would be easy to sentimentalize and makes that gruffness an expression of his compassion rather than a disguise for it. Camilleri realizes that what makes the most beloved fictional detectives so appealing is that their impatience with cant, rules, niceties isn't tough-guy braggadocio. It's intolerance for whatever saps our humanity.
The treasure of the new book is Montalbano's struggle with mortality and age. Against intimations of his eventual decay, the pleasures he savors -- food (Camilleri's descriptions of Italian dishes could sell out any trattoria) and his emotionally bumpy, comfortably sexual relationship with his girlfriend, Livia -- seem more precious than ever.
”The Patience of the Spider”, translated from the Italian by Stephen Sartarelli, is published by Penguin (paperback, 256 pages, $13).
[…]
Charles Taylor
 
 

CastleRock News, 1.5.2007
Recensione del libro “Il gioco della mosca” (1995)
Camilleri e lo 'scantusu' Pirandello
Una piacevole passeggiata nella bella lingua siciliana, a tutti diventata più familiare grazie al grandissimo successo di Camilleri.

Difficile recensire “Il gioco della mosca”. Perché non è un romanzo, non è una raccolta di racconti. Non è nemmeno un diario. E' una sorta di dizionario, ma non di parole. Bensì di modi di dire, attuali o passati, del dialetto siciliano. Andrea Camilleri li ha raccolti, in ordine alfabetico e ce li spiega. Con la traduzione in italiano e poi con un aneddoto. Da cosa deriva quel proverbio? Perché si dice così? Alcuni di questi detti sono familiari a chi legge le avventure del commissario Montalbano. Altri sono sconosciuti. I racconti che li accompagnano sono a volte veri, magari vissuti dallo stesso Camilleri. A volte, invece, le spiegazioni si perdono nel mito, nella leggenda. Una piacevole passeggiata nella bella lingua siciliana, a tutti diventata più familiare grazie al grandissimo successo di Camilleri.
In questo libro troviamo tante curiosità, degli aneddoti simpatici, dalle storie d'amore e tradimenti di folkloristici personaggi di una Sicilia antica (ma che potrebbero accadere anche oggi, ed anche in altre regioni italiane), al leggendario incontro di un giovanissimo Camilleri con il premio Nobel Luigi Pirandello, suo concittadino e lontano parente, definito addirittura "scantusu" , spaventoso, dal bambino Camilleri che si trova davanti un vecchio alto, con la barba, con un grande mantello. E che chiaramente si spaventa. Tanto da tirare un sospiro di sollievo alla notizia della morte di Pirandello, così non sarebbe più apparso improvvisamente a fargli paura. C'è molto in questo libretto: la pensione Eva, il gioco della mosca del titolo, chioviri ad assuppaviddranu e tanto, tanto altro.
“Il gioco della mosca” è un libro che si può leggere tutto d'un fiato, oppure un po' per volta, un libro magari da tenere sul comodino, per cercare la spiegazione di una frase che si trova per caso in qualche romanzo di Camilleri. Un viaggio attraverso la cultura e la storia della Sicilia. Per sorridere e imparare qualcosa. Credo non si possa chiedere di più ad un libro di nemmeno cento pagine.
 
 

Thriller Magazine, 2.5.2007
L'ora del raduno
In occasione del primo decennale, si è tenuto a Roma il Primo Raduno Mondiale del Camilleri Fans Club

Sono passati ormai dieci anni da quando, un giorno non meglio definito del febbraio 1997, un gruppo di amici a Palermo decise, un po' per gioco, di dare il via a quello che oggi è il Fans Club Ufficiale dedicato a Andrea Camilleri.
Sembra ieri e invece sono passate decine di libri, centinaia di notizie, un numero non definibile di recensioni, tanti eventi...
Sembra ieri, ma sono proprio passati dieci anni. E in questo arco di tempo l'attività del Camilleri Fans Club è stata via via sempre più articolata, costante e produttiva.
La sede del club è, naturalmente, Vigata: recandosi all'indirizzo www.vigata.org è facile capire di cosa si sta parlando, del lavoro svolto dai soci, della fervida attività che viene svolta intorno all'autore, con un occhio di riguardo alla letteratura in generale.
Si è arrivati così nel 2007 e quale modo migliore per festeggiare questo importate compleanno se non con l'organizzazione del Primo Raduno Mondiale del CfC?
La preparazione di questo evento è partita ormai mesi fa e (se ne è già parlato anche sulle pagine di questa rivista) e finalmente la data prefissata è giunta.
E' la mattina del 29 aprile 2007, alle ore 10.00, quando al teatro San Genesio di Roma il tutto ha inizio. L'atmosfera è quella delle grandi occasioni: un po' di emozione nell'aria, un clima comunque informale e piacevole, un'accoglienza calorosa ai partecipanti.
Il raduno vuole infatti essere una sorta di bilancio degli anni trascorsi, un confronto diretto con Andrea Camilleri, uno scambio con l'autore, ma soprattutto vuole essere una festa, un momento di incontro e di unione tra i soci, tra chi spesso condivide esperienze, idee e vissuto solo attraverso il web. E così il raduno diventa l'occasione per rivedersi, per ritrovarsi, per riprendere i discorsi interrotti, uniti da colui che ha dato il via a tutto questo: il Sommo.
Quando alle 10.00 fa il suo ingresso in sala, Camilleri viene accolto da un caloroso applauso, ma, come nella miglior tradizione, un piccolo imprevisto dà il via alla manifestazione. Si comincia con un po' di ritardo, dovuto al mancato arrivo di Gaetano Savatteri, che dovrebbe svolgere il ruolo di moderatore, ma che ha avuto un imprevisto durante il viaggio da Palermo. Fa le sue veci, inizialmente, il Presidente del fans club, Filippo Lupo, che viene però salvato da Savatteri stesso, che arriva giusto in tempo per rivestire la propria funzione.
Comincia così una piacevole chiacchierata, il cui vero protagonista è il pubblico, che con le sue domande anima le due orette riservate all'incontro, sotto lo sguardo attento del moderatore. Gli argomenti trattati sono i più vari, l'autore si destreggia tra essi con abilità e maestria, tra una battuta sempre pronta, la giusta dose di serietà unita a un pizzico di ironia.
L'esordio spetta a Savatteri, che, in realtà, comincia con una domanda di rito: "Che effetto ti fa, Andrea, essere chiamato Sommo dai tuoi fans, quasi fossi il sacerdote di una nuova religione?"
E, rispondendo che accetta di buon grado questa definizione leggendovi ironia e affetto sinceri, Camilleri rompe il ghiaccio e dà il la all'incontro.
L'atmosfera di familiarità si palpa con mano, è evidenziata anche dal fatto che le domande da parte del pubblico non manchino: ci si confronta, si cerca soddisfazione a curiosità, si salta da un tema a un altro. Si parla perciò dei tempi che cambiano, di mafia, di Bernardo Provenzano, per citare solo alcuni argomenti.
Alcuni momenti ilari derivano dagli spunti lanciati dai partecipanti. A chi gli chiede di commentare la frase contenuta nel film "I Cento Chiodi" di Olmi "C'è più verità in una carezza che in tutte le pagine di questi libri", Camilleri risponde che è possibile leggere un bel romanzo con una mano e nel frattempo fare una carezza con l'altra, lasciando intendere che le generalizzazioni spesso non contengono grandi verità e scatenando l'ilarità della sala.
Un argomento di grande interesse è chiaramente quello relativo alla lingua, alla ricerca linguistica e alla creazione del così detto "camillerese". C'è tra il pubblico chi sostiene che in realtà ultimamente Camilleri non osi più, mentre l'autore sostiene di aver dato il massimo da questo punto di vista con "Il Re di Girgenti".
A questo proposito è molto interessante l'intervento di due dei traduttori delle opere di Camilleri all'estero, presenti in sala: Serge Quadruppani (traduttore francese) e Cecilia Jakobsen (traduttrice danese). Il tema posto è: tradurre/tradire. Come è stato possibile riprodurre nelle rispettive lingue un linguaggio particolare come quello ideato da Camilleri per i suoi romanzi? Entrambi hanno illustrato i propri "trucchi", le difficoltà incontrate, il gioco con i vocaboli che è l'unico mezzo per arrivare a creare qualcosa di simile al "camillerese", proponendo ai lettori locali un prodotto che sia il più vicino possibile come sensibilità linguistica a quella originale.
Non mancano inoltre le rivelazioni per tutti coloro che attendono con ansia le prossime uscite dei nuovi romanzi del Sommo. Alla domanda relativa alla mancata recente realizzazione di opere con una struttura simile a quella de "La concessione del telefono" o de "La scomparsa di Patò", l'autore analizza lo stretto legame tra il contenuto e la forma dell'opera, concludendo che uscirà per Sellerio un nuovo romanzo storico, che sarà strutturato proprio attraverso la trascrizione di documenti e testimonianze, dal titolo "Il nipote del Negus". E Montalbano? Montalbano tornerà in libreria a maggio con il suo dodicesimo romanzo, "La pista di sabbia", e l'autore anticipa che sarà sempre più dilaniato tra se stesso e il suo alter ego televisivo, oltre a essere sempre più in lotta con il suo autore, che a parere del personaggio, non gli rende la giustizia che merita.
Il tempo vola tra domande, riflessioni e scambi, così si arriva alle battute conclusive della manifestazione, che per i soci proseguirà al ristorante, gustando con il Sommo specialità siciliane. Il Presidente consegna all'autore un piccolo regalo preparato dagli iscritti al club: una raccolta delle pagine più belle dei romanzi di Camilleri, scelte dai soci, tra la sua vasta produzione.
Ancora una volta stupisce positivamente la disponibilità, la naturalezza e l'affetto dimostrati da Camilleri nel trascorrere qualche ora con gli iscritti al club perciò non ci resta che augurare dieci, cento, mille di questi raduni all'autore, agli organizzatori e a tutti i partecipanti!!!
Un doveroso grazie a CyberSalvia per le foto.
Chiara Bertazzoni
 
 

Università degli Studi dell'Aquila, 3.5.2007
Laurea Honoris Causa a Andrea Camilleri
L'Aquila 3 maggio 2007 ore 10.00 - Aula Magna Vincenzo Rivera - Palazzo Camponeschi, Piazza Santa Margherita, 2
Cerimonia per il conferimento della Laurea Specialistica Honoris Causa in Psicologia Applicata, Clinica e della Salute (indirizzo Psicologia Applicata all’Analisi Criminale) a Andrea Camilleri
Apertura della Cerimonia - Ferdinando di Orio (Magnifico Rettore dell'Università degli Studi dell'Aquila)
Presentazione - Claudio Pacitti (Preside della Facoltà di Psicologia)
Laudatio - Luigi Cataldi Madonna (Ordinario di Storia della Filosofia) - Andrea Camilleri dalla semiotica psicologica alla fenomenologia dell'anima
Lectio doctoralis - Andrea Camilleri - La religiosità di Provenzano
Proclamazione del laureato - Ferdinando di Orio (Magnifico Rettore dell'Università degli Studi dell'Aquila)
 
 

Il Messaggero, 3.5.2007
L'evento
Oggi Camilleri riceve la laurea honoris causa

Non c’è solo l’elezione del rettore a calamitare l’attenzione sull’Ateneo: oggi infatti è anche e soprattutto il giorno della laurea honoris causa conferita ad Andrea Camilleri, ottantaduenne scrittore di origine siciliana creatore (ma non solo) del commissario Montalbano, personaggio letterario e televisivo assai conosciuto.
Alle 10 nell’aula magna “Rivera” l’autore riceverà la laurea specialistica ad honorem in Psicologia applicata all’analisi criminale. A svolgere la laudatio sarà Luigi Cataldi Madonna, mentre nella lectio doctoralis Camilleri darà lettura di un suo scritto intitolato “La religiosità di Provenzano”. «Un componimento meraviglioso - il giudizio del rettore di Orio - Camilleri si è interessato molto all’Aquila e chissà che in futuro non possa nascere una qualche collaborazione».
Alb. Or.
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 3.5.2007
Allo Strehler
"La concessione del telefono" diventa uno spettacolo
Camilleri: così ho riscritto il mio romanzo per la scena
Primo amore. "Quando facevo il regista mi divertivo era un esercizio di pazienza"

Prima di scalare le classifiche con i suoi romanzi e con le avventure del suo ruvido commissario Montalbano (l´ultima, "La pista di sabbia", in uscita alla fine di maggio), Andrea Camilleri è stato uomo di teatro, con una carriera da regista che si lega ad autori come Pirandello, Beckett, Strindberg. Un amore che dura nel tempo, come dimostra lo spettacolo "La concessione del telefono", tratto da un suo romanzo e da lui stesso adattato, in scena in questi giorni al Teatro Strehler con la regia di Giuseppe Dipasquale. Un´esilarante commedia degli equivoci che esplode intorno a uno scambio di cognomi dovuto a un banale errore alfabetico, sullo sfondo di una Sicilia affollata di prefetti e carabinieri, uomini di stato e uomini di chiesa, mafiosi e compaesani.
Camilleri, il teatro continua ad affascinarla?
«Meno di un tempo, ma l´amore resta. Quando facevo il regista mi divertivo molto. Mi piacevano l´esercizio della pazienza e della mediazione tra il primo e l´ultimo degli attori, tra il macchinista e lo scenografo. Per tutti ci voleva la parola giusta».
Quanto ha influito il teatro nel suo lavoro di romanziere?
«Moltissimo. Quando in un romanzo devo introdurre un nuovo personaggio, prima di descriverlo, lo faccio parlare con un interlocutore. Butto giù tre o quattro pagine di dialoghi puri, come se fosse teatro. Da questo desumo se il mio personaggio è alto o basso, se balbetta, come è vestito e come si muove».
Come ha lavorato per adattare "La concessione dl telefono"?
«Prima di tutto accorpando i personaggi, che sono moltissimi, e obbligando alcuni attori a interpretarne più d´uno. E poi sullo spazio, che doveva essere ridotto ad un unico ambiente. Giuseppe Dipasquale, da ottimo regista, ha avuto una brillante in chiave di parodia: un archivio fatiscente e polveroso dove gli attori si muovono vestiti di pratiche burocratiche».
Come in tutte le sue storie, anche qui ci troviamo a Vigata.
«La mia Macondo, fatte le debite proporzioni in rispetto a Marquez. Vigata è la Sicilia, in tutta la sua complessità prismatica. Per definire i siciliani Brancati raccontava una storiella. In un palazzo di Catania, il signor Rossi e il signor Bianchi sono dirimpettai: percorrere il pianerottolo che separa la casa dell´uno da quella dell´altro è come attraversare l´oceano Atlantico».
Sara Chiappori
Teatro Strehler, largo Greppi, ore 20.30 (martedì e sabato ore 19.30, domenica ore 16). Fino al 13 maggio. Biglietti 29,50/23,50 euro. Tel. 848800304.
 
 

Radio Alcamo Centrale - Pandolfo a colazione, 3.5.2007
Fan Club di Camilleri
Un nutrito gruppo di persone provenienti da tutta Italia vivono attraverso questo sito il mito di Camilleri.
Intervista a Grazia la Rossa, Socia del Camilleri Fans Club, sul Club, il sito e il Raduno del 29.4.2007.
Antonio Pandolfo e Fabio Barbera
Cliccare qui per ascoltare la registrazione della trasmissione
 
 

AISE, 3.5.2007
Cultura
Il commissario Montalbano torna al Columbus Centre di Toronto: nuovo appuntamento il prossimo 9 maggio

Toronto - Prosegue a Toronto il ciclo dedicato alle avventure di Salvo Montalbano, celebre commissario creato dalla penna di Andrea Camilleri interpretato sullo schermo da Luca Zingaretti. Grazie a Panorama Italian Canadian e alla collaborazione con il Columbus Centre, gli episodi della fortunata serie televisiva sono da mesi replicati per la collettività italiana e non residente nella capitale dell’Ontario.
Prossimo appuntamento il 9 maggio, quando alle 19.30 verrà proiettato "Par Condicio", film-tv tratto dalla raccolta "Un mese con Montalbano". L’ingresso, come sempre, è gratuito.
 
 

Latinera, 3.5.2007
Il Sommo

Lo chiamano così, i miei amici del Camilleri Fans Club. Andrea Camilleri è passato per la grande Rai (Maigret, ricordate?), per il Teatro e più tardi per la Letteratura. Io non so se la pensiamo allo stesso modo, con il CFC. Ma senza Camilleri le cose andrebbero diversamente, in Letteratura. "Il Birraio di Preston" non avrebbe ripristinato la Regola del Piacere Letterario. E io non avrei i miei DVD con Gino Cervi, e il mio appuntamento imperdibile con le repliche del Commissario Montalbano. E scusate se è poco.
Davide Camarrone
 
 

La Padania, 3.5.2007
Cresciuto al Giambellino, a pochi metri dalla casa di Mentana, l’attore è nato artisticamente al Derby, rinomato locale dei suoi zii
Il “Giudice” Abatantuono concede il bis
Domani sera su Canale 5 la seconda serie della fiction

[...]
In molti paragonano il suo personaggio a Montalbano con la Puglia al posto della Sicilia, una sorta di giudice contro commissario. Un paragone che la fa contento o che la infastidisce?
«Un paragone che mi inorgoglisce vista la bravura del regista Sironi e di Zingaretti. Entrambi raccontiamo una storia personale, la vita privata dietro il personaggio pubblico. Noi possiamo vantarci di avere la regia di Enrico Oldoini e dei bravi sceneggiatori, ma Camilleri è un’istituzione... La differenza sta anche nel fatto che le fiction seguono il nostro carattere. E io non abbandono mai la commedia, senza mi annoio. Vado più volentieri sul set se è per far ridere».
[...]
Rosanna Scardi
 
 

Giornale di Sicilia, 4.5.2007
I nuovi boss sono manager, navigano senza territorio
Lavorano su internet, c'è stata una modificazione delle cosche diventate grosse aziende
Pubblichiamo uno stralcio della lec­tio doctoralis, dal titolo «La religio­sità di Provenzano», dello scrittore Andrea Camilleri cui è stata conferi­ta dall'università dell'Aquila la lau­rea honoris causa in psicologia ap­plicata all'analisi criminale.

È chiaro che la mafia si trasforma. Una volta diciamo che i soldi si trovavano in campagna e la ma­fia era economia agricola, poi è diven­tata la mafia dei giardini, degli esporta­tori di arance, poi è diventata la mafia edilizia.
La mafia cambia ogni volta, sa adeguarsi, è una grossa multi­nazionale che si adegua al mutamento dei tempi. È chiaro che Bernardo Pro­venzano a mio avviso rap­presenta l'ultimo di una mafia di un certo tipo, de­stinata a scomparire. È lo stesso problema che si po­ne Montalbano. Soffrono i mafiosi al periodo di Provenzano di non potersi guardare negli occhi, quan­do discutono. e comunica­no solo con i pizzini. In realtà contemporaneamente a Provenzano un'ala della mafia non è più ricon­ducibile nei termini di Montalbano.
Mentre prima tutto doveva apparte­nere a una famiglia, che significa un territorio ristretto, oggi non c'è più bi­sogno di appartenere a una famiglia. Loro lavorano su internet. Sono diven­tati un' altra cosa, sono dei manager di una grossissima azienda e questi che vengono presi sono gli ultimi guardia­ni dell'orto perchè in realtà c'e stata una modificazione e le indagini diven­teranno sempre più difficili.
Montalbano si è chiamato fuori per­chè sul territorio non è più capace di capire nulla, perchè navigano senza territorio. Ci sono già i manager della mafia. Per ciò che riguarda la politica, quindi, è un problema grave, gravissi­mo. Il procuratore antimafia Grasso asserisce che la politica è altamente in­quinata dalla mafia, che la mafia or­mai lavora in politica in prima perso­na e la cosa viene sottovalutata, anco­ra oggi.
Andrea Camilleri
 
 

Il Messaggero, 4.5.2007
Laurea Honoris Causa
Il papà di Montalbano è tornato all'Aquila
All'Università
Camilleri e la religiosità di Provenzano
Applauditissima “lectio” dello scrittore all’Aquila, per la laurea “honoris causa”

L’Aquila - «Un evento indelebile per il capoluogo e per la sua Università». Non ha usato giri di parole Ferdinando di Orio, rettore (uscente) dell’Ateneo aquilano, nel definire la portata di quanto si è svolto ieri nell’Aula magna della facoltà di Lettere presso palazzo Camponeschi: in un’affollatissima cerimonia, lo scrittore (ma non solo) Andrea Camilleri ha ricevuto la laurea honoris causa in Psicologia applicata all’analisi criminale, svolgendo una lectio doctoralis dal titolo “La religiosità di Provenzano”.
L’ottantunenne scrittore di Porto Empedocle (Agrigento), “padre” del commissario Montalbano, noto personaggio letterario e televisivo, sia durante la lectio che nel dibattito ha scherzato molto con il pubblico, ma ha anche spiegato di essersi «commosso» per il riconoscimento: «Sono andato un po’ fuori dai binari - ha detto alla fine - perché avevo bisogno di una forte carica ironica che mi aiutasse ad esorcizzare la commozione per questo riconoscimento. Pensare che non ho mai avuto buoni rapporti con la mia Università ai tempi del mio studio!». «Sono veramente orgoglioso - ha commentato di Orio - di poter conferire questa laurea honoris causa, risultante di un reciproco processo di conoscenza: l’Università dell’Aquila riconosce i meriti culturali del maestro Camilleri ed egli conosce la nostra Università e la nostra città». Camilleri ha fatto spesso ricorso all’ironia, dunque: «La laurea in Psicologia applicata all’analisi criminale potrebbe dare una nuova svolta alla mia carriera? Mi auguro solo di non finire a “Primo Piano” a parlare del delitto di Cogne». Ancora: «Non mi piace quando mi chiamano “maestro”, perché non mi ci sento. Semmai preferisco essere chiamato “il Sommo”, come fanno i ragazzi del fan club».
Sottoposto in seguito al fuoco di fila delle domande, Camilleri non si è risparmiato. Così ha svelato di conoscere da tempo L’Aquila, «avendoci vissuto e lavorato quando seguivo due mie allieve dell’Accademia di arte drammatica che mettevano in scena atti unici presso il teatro San Filippo», anche se «non potrei ambientarci un romanzo perché per me è troppo difficile uscire dalla Sicilia! Conosco questa città ma non saprei cosa pensa la gente che cammina per le strade: dei siciliani invece indovino almeno l’un percento, il che mi aiuta a scrivere». Lo scrittore ha ricordato poi con piacere «la visita ai Laboratori nazionali del Gran Sasso, una delle esperienze più entusiasmanti della mia vita, tanto che ci tornerò il prossimo 27 maggio: sono già d’accordo col direttore Eugenio Coccia».
Anche il Camilleri “serio” tuttavia ha interessato la platea, sviscerando nel suo intervento la religiosità del boss Bernardo Provenzano a partire dai suoi “pizzini”: «Coreografia, esteriorità - è stata la tesi finale - idolatria, superstizione: questi gli elementi costituenti la religiosità di Provenzano. E di conseguenza, le sue invocazioni a Dio e alla Divina Provvidenza sono più scongiuri, parole magiche, frasi antijettatorie che preghiere autentiche. Solo che, badate bene, non sanno di esserlo».
Alberto Orsini
 
 

Corriere della sera, 4.5.2007
La recensione
I personaggi di Camilleri sono divertenti ma un po' macchiette

Enormi faldoni rigurgitanti carte e polvere pronti a crollare sotto il peso di un foglio in più, sono lo spazio scenico - ideato da Antonio Fiorentino - in cui vive la commedia «La concessione del telefono» che Andrea Camilleri con il regista Giuseppe Dipasquale ha tratto dall' omonimo romanzo dell' autore empedoclino. Tra le scartoffie si aggirano personaggi - gli originali costumi sono di Angela Gallaro - travolti dalla valanga di equivoci, intrighi e complotti da loro stessi messi in atto. Motore della complicata vicenda è la richiesta di una concessione telefonica che il napoletano Pippo, abitante nella Sicilia di fine Ottocento con la moglie Taninè figlia del ricco commerciante don Nenè, marito in seconde nozze della giovane e bella Lillina, fa alla prefettura. Telefono che servirà nei piani del furbastro Pippo per fissare appuntamenti amorosi con Lillina. E la domanda di concessione scatena una serie di situazioni che si stratificano e si intersecano, protagonisti un prefetto truffaldino con la fissa del pericolo socialista, mafiosi e integerrimi funzionari, corrotti e corruttori, amanti e mogli, mariti e cornuti, padri e padrini. È un tourbillon di accadimenti e quiproquò sotto i quali si cela il peso della burocrazia, della mafia e del perbenismo. Una commedia che la regia spinge decisamente sul piano della farsa e che gli attori interpretano con visibile divertimento. Una farsa e una recitazione cui ogni tanto manca la misura e i personaggi diventano macchiette che suscitano un riso meccanico e il disegno di fondo si appanna. Uno spettacolo comunque divertente e nella nutrita compagnia di bravi attori vanno segnalate le prove di Francesco Paolantoni, un Pippo opportunista che «tira a campare» al meglio, del poliedrico Pippo Pattavina e del più raffinato ma non meno divertente Tuccio Musumeci, di Alessandra Costanzo e di Gian Paolo Poddighe.
LA CONCESSIONE DEL TELEFONO Teatro Strehler, fino al 13 maggio
Magda Poli
 
 

Maurizio Costanzo Show, 5.5.2007
Hanno partecipato Andrea Camilleri, il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso, Carlo Lucarelli, il giornalista Francesco La Licata, l'attore Cesare Bocci (interprete di Mimì Augello nei telefilm del Commissario Montalbano) e Salvo Ficarra & Valentino Picone.
Presenti anche alcuni Soci del Camilleri Fans Club.
 
 

Sky Cinema, 5.5.2007
Speciale. A maggio tutti i sabati
Su Sky Cinema Mania e Sky Cinema Classics parlano gli scrittori
Ciak, si legge!
Qual è il rapporto tra scrittore e rappresentazione cinematografica? Scopritelo nello speciale prodotto e trasmesso sui canali Sky Cinema, con le interviste agli scrittori più noti come Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Luis Sepulveda, John Grisham, Patrick McGrath, John Le Carré.
Un'appassionante esplorazione alla scoperta dei segreti che trasformano i romanzi in pellicole. Un'intrigante indagine per sfatare il pregiudizio secondo il quale "il libro è sempre meglio del film".

Trattasi di un programma (della durata di un'ora circa) che prova ad analizzare il rapporto di amore/odio tra letteratura e cinema, ovvero il come, il quando ed il perché certi film siano solo la brutta copia di eccellenti romanzi, mentre taluni riescono addirittura meglio dell'originale.
Chiamati ad esprimere il loro parere, molti autorevoli scrittori e sceneggiatori, tra i quali naturalmente Andrea Camilleri, e, tra quelli a noi più vicini ;-)) De Cataldo e Lucarelli.
Il Sommo, intervistato dalla prima fila di poltrone rosse di un cinema, con un bel portacenere di ottone massiccio a fargli indispensabile compagnia, ha espresso, in più riprese, il suo punto di vista su alcune note riduzioni cinematografiche. Non solo: la nota più colorita è stata quando ha parlato del suo approccio al "Codice da Vinci": "Ne ho letto 50 pagine e poi l'ho lanciato contro il muro", col suo tono consueto di quando vuol dire che non se ne può più... avete capito vero? ;-D
E poi, sul mio Film Cult assoulto è stata detta una verità che combacia perfettamente col mio sentire ;-)
Insomma, una goduria per il lettorcinefilo...
Donna Sara
 
 

Il Giornale, 7.5.2007
Quei manichini difettosi animati dall’odio per la vita

Incrociare le figure irredente e irredimibili che vivono nei racconti di Silvana Grasso è un po’ come mettere i piedi in uno stagno: se all’inizio si percepisce solo il gelo dell’acqua e lo schifo vegetale, si immaginerà poi con preoccupazione la miriade di batteri che lo popola finché l’apparizione di rane, insetti carnivori, piccole bisce non spinga a tirare i piedi in secco. Ugualmente i bestioni, i cariati pusillanimi o i vampiri della Grasso dichiarano la loro virulenza con le pustole del volto, le alopecie mucose o le croste sulle braccia. Presto la virulenza diventerà assalto meccanico, greve, diretto.
Quando dispone di una storia abbastanza forte da sostenere la parabola che va dalla tara, dal guasto alla catastrofe, la pagina di Silvana Grasso splende di un’incisività narrativa e di una densità retorica che nel panorama attuale della narrativa italiana ha pochi rivali; tale per esempio da ridurre un Camilleri a quantité négligéable.
[...]
Fabrizio Ottaviani
 
 

Auditorium Parco della Musica, 8.5.2007
Presentazione di "Sale nero"

Alle 18 Giuliano Amato, Laura Boldrini, Andrea Camilleri, Ignazio De Francisci presentano "Sale nero" di Valentina Loiero. Introduce Gianni Borgna. Coordina Giovanni Maria Bellu.
[Camilleri non è potuto intervenire, NdCFC]
 
 

Il Mattino, 8.5.2007
Lancio di un volume, simulata la campagna mediatica

Dal momento che uno dei profili professionali presi in esame è quello del responsabile dell'ufficio stampa, i ragazzi del Carducci hanno avuto un compito da svolgere: mettere in moto tutto il meccanismo mediatico per lanciare un libro. E ora eccoli nella Saletta Rossa consegnare a Diego Guida i propri elaborati contenenti le strategie ipotizzate. Qualcuno ha lavorato in proprio, altri hanno preferito unire le forze e formare una équipe. Bisogna dire che non era un'impresa propriamente facile, non solo per mancanza di esperienza ma anche perché c'era da inventare addirittura un lancio per una collana nuova e cioè i falsi d'autore. Una iniziativa originale della casa editrice Guida che vede impegnato uno scrittore a riproporre una storia attribuendone la paternità a un altro autore, di grande notorietà, cercando possibilmente anche di ricalcarne lo stile. E cosa tocca in sorte agli studenti del Carducci? Un Boccaccio interpretato, si fa per dire, da un mito della suspense come Andrea Camilleri. Il dibattito è animato: lo scrittore siciliano ha buttato giù "La novella di Antonello da Palermo", e cioè "una novella che non poté entrare nel Decamerone" e pare proprio che abbia fatto grande presa. Diego Guida riconosce che i ragazzi che l'hanno messa tutta: Anna Russo e Roberta Floreale leggono gli elaborati soffermandosi anche a dare qualche spiegazione sulle scelte fatte; poi è la volta di Ludovica Capone che propone una scheda e anche una figura da copertina. Insomma la figura del responsabile dell'ufficio stampa sembra riscuotere grandi consensi: pensare a una complessa strategia per proporre al meglio un prodotto culturale è un po' come dare il proprio contributo alla diffusione della cultura, senza contare, al di là delle recensioni ottenute, tutti i risvolti che accompagnano il lancio di un libro come la presentazione in diverse città, l'invito agli ospiti giusti. E l'ufficio stampa, viene chiesto, non ha forse a che fare anche con tutte quelle strutture culturali e a cui vengono inviati i cataloghi aggiornati? E allora si apre un altro capitolo, quello appunto dei clienti abituali o di quelli che potrebbero essere interessati a conoscere l'attività della casa editrice: sono oltre 20mila, si fa rilevare, i nominativi che normalmente ricevono tutte le informazioni circa i movimenti letterari proposti, le novità delle collane già consolidate e di quelle appena lanciate; un mercato molto vasto che abbraccia diversi paesi e che sta aprendo dei grandi varchi anche in paesi lontani come il Giappone.
ca.ma.
 
 

Corriere della sera, 9.5.2007
l' Intervista
Alicia, la Camilleri spagnola
«Il nostro tempo è un Giallo»

«Il poliziesco smaschera la società di oggi, più della letteratura seria
La mia eroina Petra? Ironica e anti-sentimentale, come noi zapatere»

Alicia Giménez-Bartlett, una delle protagoniste più attese di questa Fiera dei vent' anni, di confini se ne intende. Nel senso che per lei, almeno dal punto di vista letterario, quasi non esistono. Le sue novelas negras con protagonista un'ispettrice dal nome che sembra un ossimoro, Petra Delicado (Pietra Delicata), sono più vendute in altri Paesi (l'Italia e la Germania, per esempio) che in Spagna. Di più: il suo nuovo romanzo, "Nido vuoto", è uscito prima da noi, da Sellerio, quasi un regalo ai lettori italiani che infatti l'hanno premiata spedendolo nei piani alti della classifica dei più venduti. «Non so spiegarmene il motivo - dice da Barcellona, dove vive -. In Spagna non mi hanno mai amato così tanto. Suppongo di aver toccato qualche corda che ho in comune con voi. Il che mi affascina perché il vostro è pur sempre il Paese della cultura. La verità è che ho una storia d'amore con gli italiani». E poco conta che i suoi romanzi siano sempre ambientati in una Barcellona così vivida da poterne quasi respirare l'aria perché, dice, «è una città con una sua propria personalità, però, in fondo, è meno importante di quanto possa sembrare. È il simbolo di qualunque metropoli europea all'avanguardia».
Ma i confini geografici non sono gli unici che Alicia Bártlett ama valicare. Anche quelli dei generi letterari sono per lei una sfida, e infatti, accanto ai gialli che le hanno dato denaro e popolarità, scrive libri tradizionali (come "Una stanza tutta per gli altri", dedicato a Virginia Woolf). Per quanto riguarda il giallo, poi, ha idee precise. I suoi sono spesso una discesa nell'attualità più desolata. Petra e il suo vice Fermin Garzon si sono trovati ad indagare, nel corso del tempo, nel mondo delle scommesse sugli animali ("Giorno da cani") e delle sette esoteriche ("Messaggeri dell'oscurità"), hanno affrontato una specie di Vallettopoli in salsa catalana ("Morti di carta"), hanno dato la caccia a un violentatore seriale ("Riti di morte"), risolto delitti consumati nei quartieri alti ("Serpenti nel Paradiso") e nel mondo parallelo dei senzatetto ("Un bastimento carico di riso"). «Credo che, in generale, il romanzo dovrebbe testimoniare il suo tempo. Nella letteratura cosiddetta "seria", invece, il rapporto con la realtà è considerato negativamente, come se lo scrittore dovesse esprimere soltanto il suo mondo interiore. Il noir in qualche modo giustifica la cronaca della realtà. Non penso che questa debba essere la cosa più importante, però è un'ideale ambientazione in cui possiamo rifletterci».
Anche nella sua protagonista Petra ci si può riflettere, benché Alicia la veda più come un anti-modello. Grintosa e ironica, pluridivorziata, antisentimentale e sessualmente libera ma capace di tenerezza verso il suo vice, il grassoccio Garzon, più anziano di lei, figlio di una Spagna interna e sonnolenta qual è quella di Salamanca, è, secondo la sua creatrice, «piena di contraddizioni e poco equilibrata, non adatta a rappresentare le donne della Spagna di oggi che sono abbastanza liberate, ma molto meno di quanto sarebbe necessario». Anche quello della scrittura, d'altro canto, è ancora un confine da superare. Le gialliste, in Spagna come in Italia, sono poche, come se questo fosse un lavoro da maschi. «Dopotutto la libertà è una conquista relativamente recente e molte autrici forse vogliono raccontare cose più importanti che le storie di crimini».
La Spagna sta vivendo un momento di grande vitalità culturale, come se solo ora fosse definitivamente uscita dal buio del franchismo. Per Alicia Giménez-Bartlett, zapaterista convinta, il merito non è certo della politica, tuttavia «la sensazione di essere andati molto avanti in alcuni aspetti della vita civile è importante per la creatività». Rientra in questo quadro anche il fiorire di scrittori, giallisti e non, che utilizzano come sfondo per i loro racconti la Chiesa cattolica, spesso presa di mira per colpe o intransigenze passate o attuali. «La Spagna è un paese cattolico, ma non come l'Italia. Per molti di noi la religione ha un aspetto politico-conservatore, da rifiutare. In Italia è diverso: per voi il Vaticano è un'istituzione a cui, in ogni caso, si deve portare rispetto. La Chiesa mi affascina. Ogni tanto, scrivendo, mi è capitato di essere cattivella nei suoi confronti, senza avere alcun problema. Solo una volta l'editore italiano mi ha censurato un passaggio, per altro molto poco malizioso, sul sesso del Papa».
C' è un altro confine in cui, nell'Italia che ama le semplificazioni, Alicia è stata rinchiusa ed è l'etichetta di Camilleri al femminile: «Non mi dispiace, Camilleri è un maestro. A volte risulta un po' tradizionalista per come vede le donne. Ma mi rendo conto che è Montalbano il colpevole, non lui. Con la mia Petra sarebbe un bel match: litigherebbero, ma insieme se la godrebbero un sacco».
Cristina Taglietti
 
 

11.5.2007
La pista di sabbia
Sarà in libreria il 7 giugno La pista di sabbia (Sellerio), il dodicesimo romanzo del commissario Montalbano.
 
 

Il Venerdì, 11.5.2007
Quali sono gli ingredienti che fanno di un giallo una lettura appassionante e terrificante? La regina inglese del genere lo racconta in un libro in uscita. E un lettore molto speciale cerca di spiegare il mistero del thrller d'autore
Ecco come la Highsmith mi fa morire di paura
Prefazione al libro della giallista in uscita per minimum fax
Andrea Camilleri
 
 

Festival della Filosofia 2007 "Confini", 11.5.2007
Sala Sinopoli ore 09.30
Reale, virtuale, immaginato: quali confini?
Tavola rotonda con Andrea Camilleri, Carlo Freccero, Enrico Ghezzi, Lidia Ravera; conduce Alberto Abruzzese
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Sappiamo tutti che i nuovi media permettono di costruire e di accedere a “realtà” fino a poco tempo fa inimmaginabili, inaccessibili o non costruibili. Quali rapporti intercorrono tra l’elaborazione immaginativa, così come viene praticata tradizionalmente da narratori e romanzieri, e i mondi virtuali che prendono corpo prevalentemente nel mondo dei computer e del digitale? Le nuove tecnologie dell’immaginazione elaborano ancora la realtà, o costituiscono soltanto un’alternativa ad essa, abbandonandola alla sua opacità e imperscrutabilità? O sono possibili nuove alleanze, nuove ibridazioni, nuovi modi di significare, comprendere e interpretare il reale in cui siamo immersi? Uno dei più noti studiosi di comunicazione di massa farà dialogare su questi temi uno degli scrittori italiani più letti di tutti i tempi, esperto anche di televisione e di teatro, una scrittrice che è anche sceneggiatrice, l’inventore di “blob” e un grande professionista della televisione.
 
 

L'Arena, 11.5.2007
Tavole rotonde
«Stagioni» di Rigoni Stern vince la gara dei 20 anni

È "Stagioni" di Mario Rigoni Stern, uscito nel 2006, il titolo che ha vinto quale miglior libro degli ultimi vent’anni. È stato scelto da più di 1500 giovani che hanno dato vita a Bookstock tra i libri, uno per ogni anno dei vent’anni della Fiera del Libro, che corrispondono a vent’anni della nostra produzione culturale.
La gara è stata il filo rosso della serata condotta da Marino Sinibaldi con il comico Natalino Balasso che hanno costruito un sistema a eliminazioni tra un numero e l’altro che ha portato alla cinquina dei finalisti tra i quali è stato scelto il vincitore: oltre al libro di Rigoni Stern erano in gara "Il Paradiso degli Orchi" di Daniel Pennac, "Il birraio di Preston" di Andrea Camilleri, "La versione di Barney" di Mordecai Richler e "Io non ho paura" di Niccolò Ammaniti.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Torino), 11.5.2007
Il mio Camilleri nei campi nuoresi
«Le pecore e il pastore» di Andrea Camilleri (Sellerio)

Un urlo inumano squarcia la pace delle campagne del nuorese: la perpetua Santina scopre di essere incinta. Il pastore Sandro si ritrova in una grotta dove rinviene un documento copto sul maggioritario a doppio turno. Le cose si complicano quando, ad Annecy, Monsignor Milingo moltiplica gli spinelli dei turisti. L´ispettore Taraseddu non risolve il caso ma arresta il proprio padrone di casa per non pagare l´affitto.
[...]
Natalino Balasso (a cura di Luca Iaccarino)
 
 

Fiera del libro, 12.5.2007
Camilleri sono!
Spazio Stock, ore 18:00. Proiezione dello small format Camilleri sono!
Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli. Come si scrive un giallo... a quattro mani
Sala Gialla, ore 20:30. Proiezione del documentario di Matteo Raffaelli A quattro mani (minimum fax media) e presentazione della riedizione del libro di Patricia Highsmith Come si scrive un giallo (minimum fax), con prefazione di Andrea Camilleri. Col regista intervengono la produttrice Rosita Bonanno e Giancarlo De Cataldo.
 
 

Euro crime, 12.5.2007
Camilleri, Andrea
The Shape of Water
Paperback: 256 pages (Feb. 2004) Publisher: Picador ISBN: 0330492861

This wonderful book was first published in 1994, but is as fresh today as it was the year it was written. The plot is simple: a man's body is discovered in a car in what is euphemistically called the Pasture, the red light district of Vigata, a small town in Sicily. The victim, Silvio Luparello, was a politician on the brink of success: unusually for Italy, he has an unblemished record. Not only is his body found in compromising circumstances, but according to the post mortem he died of natural causes. Why should this apparently upright citizen take such a risk on the eve of his success? Even more strangely, no sooner is the death announced than Luparello's lawyer, widely thought to be the architect of his successful career, joins forces with his chief rival for political office to sew up the election.
Inspector Salvo Montalbano is the detective faced with this puzzling case. He is under pressure from various powerful quarters to close it, but several things don't add up, in particular the discovery of a very expensive piece of jewellery near the crime scene, and the question of how the car could have got to its final, grim destination. Just as water takes the shape of whatever vessel it is in, so the clues and witness statements seem to shift in whatever direction Montalbano pushes.
The beauty of this book is in the evocation of place: the way in which the townspeople of all types live; the background of endemic political corruption; and the ways in which honest men like Montalbano have evolved to live with it - presented with wry, understated humour. Above all, though, is the sense of place, in which the family of the victim, Montalbano's colleagues, friends (male and female), witnesses and townspeople, are all portrayed tellingly.
Gradually, Montalbano finds out more about the strange circumstances of Luparello's death. First it seems that the wife of the victim's rival is responsible. Yet the more Montalbano investigates, the more it seems to him that he is being led by the nose. He keeps on digging, interviews everyone, talks his boss (in a lovely scene) into letting him continue despite all attempts to make him close the case, and eventually solves the crime.
THE SHAPE OF WATER is one of those books whose appeal lies not in the detective aspects, though those are certainly satisfying, but in the characters that populate the story. Everyone seems to walk from real life into the pages, and when they leave, you can imagine them returning to their daily lives. I loved everything about this book, and am especially thankful that there are several more novels in this series that I have yet to read.
Maxine Clarke
 
 

Reuters, 12.5.2007
Fiera libro, con VerdeNero storie ispirate da crimini ambientali

Torino - Il racket del commercio di animali esotici ed il mondo delle corse clandestine di cavalli fanno da sfondo per due fiction saldamente legate a fatti realmente avvenuti, nel mondo dei crimini ambientali.
Sono i primi due volumi della collana "VerdeNero. Storie di Ecomafia" che Edizioni Ambiente, in collaborazione con Legambiente, presenta oggi alla Fiera Internazionale del Libro di Torino.
Racconti d'autore che prendono spunto da vicende reali contenute nei rapporti Ecomafie, che Legambiente realizza ogni anno.
"Quest'anno il rapporto lo pubblichamo noi e quando lo abbiamo letto abbiamo capito che all'interno c'erano storie straordinarie, già delle sceneggiature, stilate da giornalisti e magistrati. Da lì l'idea che possano interessare a scrittori già con taglio sociale", spiega a Reuters Alberto Ibba, direttore commerciale di Edizioni Ambiente, uno degli ideatori dela collana.
"Ne abbiamo individuato alcune particolarmente significative, cercando gli autori più adatti", aggiunge, precisando che gli scrittori devolveranno una parte dei diritti al progetto "SalvaItalia" di Legambiente, per recuperare beni sequestrati alla mafia.
Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Niccolò Ammaniti e Piero Colaprico sono tra gli autori che tradurranno in chiave narrativa storie realmente avvenute nel campo del crimine ambientale, dall'abusivismo edilizio al traffico di rifiuti tossici agli ecomostri.
Prime uscite presentate a Torino, "Bestie" in cui Sandrone Dazieri percorre valli bergamasche e il cuore di Milano inseguendo sul filo del'ironia il tortuoso percorso del racket degli animali esotici ed in via d'estinzione, un business criminale estremamente fiorente.
"Fotofinish" raccoglie invece tre racconti assai diversi tra loro di Giacomo Cacciatore, Valentina Gebbia e Gery Palazzotto (autori segnalati da Andrea Camilleri", dice Ibba) , tutti ambientati nel mondo delle corse clandestine di cavalli, un fenomeno criminale che tocca l'apice in Sicilia ed a Palermo in particolare, dove più volte le forze dell'ordine hanno sorpreso e bloccato gare organizzate illecitamente, in cui gli animali vengono ferocemente maltrattati.
Prossima uscita, "Melma" di Eraldo Baldini, ficton ambientata nel 2050, storia di ecoterroristi con sullo sfondo il Petrolchimico di Porto Marghera.
 
 

Strada facendo, 13.5.2007
Intervista al Presidente del Camilleri Fans Club.
 
 

Kataweb.it, 13.5.2007
Camilleri e Lucarelli, incontro giallo

Un misterioso pacchetto viene imbarcato su un aereo a Punta Raisi, l’aeroporto di Palermo. Lo seguiamo nel suo viaggio fino all’arrivo su una scrivania ingombra di carte, davanti a un computer, nella stanza scura di un’antica rocca emiliana. Il pacchetto contiene una coppia di cannoli siciliani, e in un di essi c’è un ‘pizzino’, un piccolo foglietto. Il mittente è Andrea Camilleri, il creatore del celebre commissario Montalbano, impegnato proprio in questo periodo con ben altri ‘pizzini’, quelli celebri del boss mafioso Bernardo Provenzano, sul quale sta scrivendo un libro che uscirà per Mondadori. Il destinatario è un altro scrittore ‘giallo’, il Carlo Lucarelli di "Almost Blue" e "Misteri d’Italia". Con queste immagini si apre "A quattro mani", il documentario di Matteo Raffaelli dedicato a due dei nostri autori più amati, prodotto da minimumfax media e da Rai Tre, che è stato presentato alla Fiera di Torino.
Un piccolo esperimento di letteratura ‘per immagini’ che svela ricordi d’infanzia, esordi editoriali e segreti di scrittura di Camilleri e Lucarelli, facendoli dialogare a distanza con l’espediente dell’intervista parallela. Raccontando i loro luoghi, la Sicilia e l’Emilia, e serbando per il finale una rivelazione: i due scrittori progettano una storia ‘a quattro mani’ in cui il brusco Salvo Montalbano dovrebbe finire per dare manforte alla Grazia Negro di "Almost Blue". La voce roca di Camilleri racconta l’infanzia in Sicilia, negli anni del Fascismo e l’amicizia con Leonardo Sciascia che lo spinse a scrivere il primo romanzo.
Mentre Lucarelli, con il gusto per la suspence che ha decretato il successo non solo dei suoi libri ma anche dei suoi programmi televisivi rintraccia l’origine della sua vocazione nelle sue paure di bambino, nelle suggestioni del ‘maniero’ in cui ha trascorso l’infanzia, nel museo delle armi che ne occupa il primo piano. Immagini di repertorio, scorci della campagna emiliana e di quella siciliana accompagnano i due autori mentre ripercorrono le loro tecniche narrative, spiegano la difficoltà di iniziare una nuova storia, le tecniche per costruirla, il gusto di usare un genere, quello poliziesco, per raccontare l’Italia di oggi e il nostro passato. Fino a svelare, nella parte finale, il gusto del loro incontro, e quell’idea di scrivere insieme una nuova storia.
Dell’incontro tra Montalbano e Grazia Negro non svelano granché, ma non v’è dubbio che i tanti lettori di entrambi lo aspetteranno con curiosità. E anche se non si conosce la data di uscita, si sa però che l’editrice dovrebbe essere minimum fax.
 
 

La Sicilia, 13.5.2007
Porto Empedocle

Si sta rivelando un successo la presenza del Comune empedoclino e della Pro Loco nell'annuale Salone internazionale del Libro in corso di svolgimento al Lingotto di Torino. Un successo perché lo stand del paese natale di Andrea Camilleri è stato meta di vip dell'editoria, del giornalismo, della letteratura e, ovviamente di gente comune.
Gente affamata di storie camilleriane, ma anche pirandelliane visto che sull'asse dei due scrittori Porto Empedocle intende far lievitare il proprio ritorno in termini d'immagine. Antonio Sellerio, Gaetano Savatteri, Alain Elkan e lo scrittore Antonio De Benedetti hanno sostato lungamente nello spazio concesso a Porto Empedocle - unico comune siciliano presente al Salone con quello di Siracusa - per respirare l'atmosfera trasferita nel capoluogo piemontese dalla delegazione empedoclina.
In prima fila c'erano il sindaco Calogero Firetto, il presidente della Pro Loco Paolo Savatteri. A contribuire al successo della presenza vigatese alla kermesse libraria è stata anche la particolare posizione dello stand. Posto esattamente a metà strada tra la cosiddetta sala Blu e il Caffè Letterario, mete tra le più prestigiose e per certi versi mondane dell'annuale appuntamento cultural - commerciale torinese. Nello stand vengono distribuiti depliant e materiale in grado di raccontare le bellezze di Porto Empedocle, della vera Vigata raccontata da Camilleri e del borgo citato da Pirandello che un pò empedoclino lo è stato.
Soddisfazione e orgoglio è stato manifestato dal sindaco Calogero Firetto, poco prima di fare ritorno nel paese marinaro: «E' stata una ottima occasione per far vedere a tutti che da noi la cultura si può coniugare con il turismo, nel nome di Camilleri e Pirandello. Speriamo ci sia un ritorno già nella stagione estiva ormai alle porte».
Francesco Di Mare
[Non ci risulta alla Fiera di Torino alcuno stand di Porto Empedocle, ne' la presenza del Sindaco o del Presidente della Pro Loco, NdCFC]
 
 

La Stampa, 13.5.2007
Area business
Nuovo Camilleri cercasi. La calata degli agenti

[...]
Quanto a Patrick Nola, del colosso Usa Penguin, è a Torino perché «noi già pubblichiamo Camilleri, e stiamo cercando un altro come lui». Trovato? «Non so. Riparto per New York con un po’ di idee, poi si vedrà».
[...]
Giovanna Favro
 
 

Pura lana di vetro, 13.5.2007
Definita la Camilleri spagnola, l’abbiamo intervistata al Salone del Libro di Torino allo stand Sellerio, il suo editore italiano
Conversazione con Alicia Gimenez Bartlett

Ha insegnato per tredici anni lettere in un liceo. E dopo averla conosciuta, vi assicuro, che ci si rammarica di non averla avuta come prof.
E' Alicia Gimenez Bartlett, una delle ospiti di punta della 20ma edizione  della Fiera del Libro di Torino.
Allo stand Sellerio, l'editore italiano della scrittrice, i lettori sfogliano i suoi libri, ma non sembrano notarla, mentre i giornalisti fanno la fila per intervistare quella che ormai è nota in Italia come una sorta di Camilleri in gonnella.
Di primo acchito i due scrittori mi sembra che abbiano in comune solo una cosa: "i sigaretti", come direbbe Camilleri. Il tempo di stringerci la mano e di presentarci e  la Bartlett mi invita fuori dai capannoni della fiera per fumare. Tra una boccata di fumo e l'altra, iniziamo a chiacchierare. Che sollievo, la creatrice di Petra Delicado è una donna minuta con occhi intelligenti e pieni di ironia, una vera affabulatrice dall'aria sorniona. Uno spirito arguto. E' molto contenta di questo suo viaggio promozionale in Italia. E chiede  a due signore del suo entourage di portarla di sera in un posto dove si possa degustare una buona grappa.
La sua ultima fatica, "Nido Vuoto", sta scalando le classifiche. Sgrana i suoi occhi grandi color nocciola ed è quasi stupita nel sottolineare in italiano: "Davanti a me, c'è solo il Papa!". In effetti, l'Italia, assieme alla Germania, è il Paese che più ama la saga di Petra Delicado e del suo assistente Garzon Fermin.
Per rompere il ghiaccio inizio a  togliermi qualche piccola curiosità. Non so se poi avrei il coraggio di chiederle certe amenità, una volta tornate sui divanetti dello stand Sellerio.
E' contenta o le scoccia essere chiamata la "Camilleri spagnola"?
"E' una semplificazione schematica, facile da capire, rappresentativa di un certo genere letterario. Ma non mi dà fastidio, anzi è un onore". E aggiunge nella sua lingua: "Bueno, Camilleri es Camilleri!".
A pensarci bene  il commissario Montalbano farebbe una bella coppia con la Delicado. "In effetti - commenta l'autrice  - Anche se  Montalbano è troppo macho per Petra. Se i due si fidanzassero, sarebbe una bella battaglia campale!".
[...]
 
 

www.italy.dk - et magasin om Italien, 14.5.2007
Camilleri Fans Club

Man skulle ikke tro, nogen kunne finde på at stifte en fanklub for en ældre forfatter, der skriver på dialekt og dyrker lokalhistoriske skrøner - en fyr i stil med de gubber, der udgør kundekredsen på frisørsaloner med pensionistklipninger.
Men det var akkurat, hvad en håndfuld arbejdskammerater på en IT-virksomhed gjorde, da de i 1997 etablerede en fanklub for den da 71-årige forfatter Andrea Camilleri.
Her i sit jubilæumsår kan Camilleri Fans Club prale af et medlemstal i nærheden af 3.500. Tre og et halvt tusind! Størsteparten er italienere, men der er også ca. 300 medlemmer fordelt over hele resten af kloden fra Malta til Malaysia, indbefattet Danmark med tre medlemmer.
Andrea Camilleri (f. 1925) er ophav til den populære serie om den sicilianske kommissær Montalbano. Ham har også det danske publikum stiftet bekendtskab med, ikke mindst takket være de vellykkede tv-film, der er produceret over en stribe af bøgerne.
I Italien er Camilleri lige så højt elsket for sine andre bøger. De består i en række sicilianske krøniker baseret på lokalhistoriske hændelser og spejler på intelligent vis nutidens samfund og dårskab i fortidens (La stagione della caccia, Il birraio di Preston, Il re di Girgenti m.fl.). Desværre findes de ikke på dansk, men de er meget vittige og kan varmt anbefales.
Camilleris popularitet og anseelse er kommet nedefra, fra den egentlige motor i bogbranchen: læserne. Bag om ryggen på det litterære parnas, der længe ignorerede hans forfatterskab, begyndte læserne at anbefale hans bøger til hinanden. En sand læseglæde var slået ud i lys lue og bredte sig som en løbeild, fra syd til nord og langt ud over landegrænserne.
På den måde blev Andrea Camilleri i slutningen af 1990'erne til den mest folkekære og bedst sælgende forfatter i hele Italien. Til trods for at han altså skriver på et italiensk spækket med siciliansk dialekt. Dette træk fik i første omgang flere forlag til at afvise hans bøger. Det kan de så ærgre sig gule og grønne over nu, når de ser hans svimlende salgstal.
De sicilianske dialektudtryk viste sig faktisk at tiltrække læserne fremfor at afskrække dem. Også fordi Andrea Camilleri anvender dem på en måde, så man kan regne ud, hvad de betyder. En del steder indføjer han det modsvarende italienske udtryk lige i halen på det sicilianske - og vupti, har man fået et instant kursus i siciliansk for begyndere.
Camilleri Fans Club opstod spontant på en arbejdsplads, nemlig på virksomheden Italtels sicilianske filial i Carini, som udvikler avanceret software inden for telefoni. En arbejdsplads beliggende i et typisk hightech-palads af glas og stål og befolket med unge nørder på forkant med det 21. årh.s teknologi.
Der er kort sagt tale om den diamentrale modsætning til det gammeldags lilleby-univers, Camilleri har skabt med den fiktive lokalitet Vigàta. Den danner rammen om både Montalbano-serien og hans øvrige bøger.
Nørderne faldt pladask for Camilleris miljøskildringer og hans underfundige humor, skarpe ironi og farverige sicilianske sprog. I frokostpausen diskuterede man ikke længere fodbold og sidste nyt fra Seattle og Silicon Valley, men sidste nyt fra Vigàta. En dag havde en af Italtel-medarbejderne, Mario La Mantia, en overraskelse til de andre: Han havde tilrettelagt en lille webside med diverse materiale om deres fælles yndlingsforfatter, lavet sådan at den løbende kunne opdateres og udvides.
Herfra var der ikke langt til idéen om en fanklub, som skulle fungere digitalt gennem mailinglist og chatside. Den stiftede man så i foråret 1997 og lancerede den på internetadressen www.vigata.org.
Den lille firmaklub - dygtigt ledet af bl.a. Filippo Lupo og Beppe Di Gregorio - har i de forløbne ti år udviklet sig til et enormt netværk med internationale udløbere og aktiviteter ud over det rent virtuelle. F.eks. er man med til at organisere mød-forfatteren-arrangementer og digitale udgivelsesprojekter.
Hjemmesiden har udviklet sig til en veritabel vidensbank, en skatkiste af informationer (mestendels på italiensk) med fokus på Andrea Camilleris forfatterskab og tilgrænsende emner.
Der er mange nyttige og underholdende ting at hente her. Bl.a. er der en glimrende siciliansk-italiensk ordbog. De madglade kan smovse i opskrifter på Montalbanos livretter, de rejsglade kan få inspiration til en Sicilienstur i Camilleris fodspor osv.
Forvandlingen fra lokal kantineklub til international forening er heldigvis sket uden at den uhøjtidelige stemning, der prægede foretagendet i dets spæde start, er gået fløjten.
Det kunne man forvisse sig om, da klubben den 29. april 2007 fejrede 10 års jubilæum med et mega-træf i Rom. Der var deltagelse af Camilleri himself i topform, 80 glade fans i alle aldre (bemærkelsesværdigt mange yngre mennesker) og fra flere nationer samt et par stykker af hans oversættere, deriblandt undertegnede.
Stævnet blev ikke mindre humørfyldt af, at den sidste halvdel af seancen var henlagt til "Trattoria" i Via Pozzo delle Cornacchie, en af Den evige Stads mest trendy restauranter. Her blev der disket op med en lækker siciliansk buffet og Nero d'Avola ad libitum til at fugte ganen med.
Inden man gik over til bordets glæder, havde fansene i et par timer lejlighed til at stille spørgsmål til Andrea Camilleri. Mange emner kom op at vende, lige fra sprog og oversættelsesproblemer til kulturlivets generelle tilstand og den tiltagende magelighed i kulturindustrien, som Camilleri anklager for at satse alt for bevidstløst på det sikre og fantasiløse.
Der blev også drøftet mafiabossen Provenzanos særlige meddelelsesform, forskellen på mentaliteten i dag og for tyve år siden, kvindens rolle på Sicilien, maleren Caravaggio, som Camilleri netop har skrevet en 'falsk selvbiografi' over, og meget, meget mere.
Fanklubbens bestyrelse omtaler konsekvent Camilleri som 'il sommo'. Denne højstemte titulering plejer ellers at være forbeholdt den store Dante Alighieri. Camilleri betroede mig da også, at han kun finder sig i det, fordi den kærligt-ironiske klang ikke er til at tage fejl af. Der består et meget lunt og humorbetonet forhold mellem Camilleri og hans beundrere.
Jubilæumsstævnet vidnede ikke alene - som forventeligt var - om den beundring, respekt og varme, som fansene omfatter Camilleri med. Det slående og stærkt opmuntrende var at konstatere, hvor kompetente læsere han har; hvor engagerede de er, ikke blot i deres yndlingsforfatter, men i livet og verden omkring sig.
Hvis man skulle have lyst til at være med i denne utraditionelle klub, er det en smal sag for italienskkyndige at melde sig ind. Eneste betingelse er, at man ejer og har læst mindst én af Camilleris bøger.
Cecilia Jakobsen
 
 

La Sicilia, 14.5.2007
Trieste e Istanbul due città crocevia di popoli e culture

Era stata annunciata [da chi? NDCFC] la sua presenza, assieme a Carlo Lucarelli, per raccontare come si scrive un giallo "a quattro mani". Invece lo scrittore Andrea Camilleri, alla Fiera del Libro di Torino che chiude oggi, si è fatto vedere solo attraverso un video-documentario ugualmente seguitissimo per questa edizione dedicata al tema: "Venti, oltre confine".
[...]
Assente, come detto, Andrea Camilleri, il papà del commissario Montalbano è stato invece virtualmente presente attraverso lo stand della Provincia Regionale di Agrigento e del Comune di Porto Empedocle, sua città natale, enti intenzionati sempre più a promuovere l'immagine della città letteraria di Vigata. L'editrice Elvira Sellerio ha preferito portare a Torino "la Montalbano di Spagna" [la "Camilleri" di Spagna, NdCFC], quella Alicia Gimenez Bartlett in queste settimane in testa alle classifiche dei libri più venduti con il suo "Nido vuoto" per un incontro con i lettori più affezionati.
[...]
Lorenzo Rosso
 
 

La Sicilia, 15.5.2007
Premi
Maria Attanasio vince il Vittorini

[...]
«Arrivato alla sua dodicesima edizione - ha detto il presidente della Provincia di Siracusa Bruno Marziano - il premio è ora diventato adulto e possiamo dire che porti anche fortuna. I libri di Andrea Camilleri e Niccolo Ammanniti dopo aver vinto il Vittorini sono diventati casi letterari».
 
 

Il Messaggero, 15.5.2007
Romanzi
La Sicilia è un piccolo paese da ricordare
Alfonso Marchese ricorre al dialetto per descrivere e catturare

[...]
«Torno, ma non sono più quello di prima», esordisce il protagonista di "Sbarco in Sicilia" (il Filo editore, 237 pagine, 15 euro), nuovo libro di Alfonso Marchese. Ridisceso a Mistretta (Messina), dov'è nato, prova a sciogliere un bagaglio d'ingombranti ricordi. Lo aiuta il vernacolo, che gli presta abbondanti immagini, pittoresche e vivaci, meste e lugubri.
Il primo capitolo rievoca una sacra rappresentazione - “martuoriu” - dove il dialetto si rifà più a Bufalino che a Camilleri (due nomi richiamati nella prefazione di Sergio Zavoli).
[...]
Pietro M. Trivelli
 
 

Anteprima, 5.2007
Teatro
Camilleri approda in palcoscenico
Al Biondo dal 16 al 27 la trascrizion teatrale della “Concessione del telefono”

Dopo “Il birraio di Preston”, un altro romanzo di Andrea Camilleri. approda in teatro. Stavolta tocca a “La concessione del telefono”, in una trasposizione scenica dell'autore insieme a Giuseppe Dipasquale, che firma la regia.
A calcare le tavole del teatro Biondo di Palermo,dal 16 al 27 maggio, un gruppo di attori molto amati dal pubblico: Francesco Paolantoni, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, MarcelloPerracchio e Gian Paolo Poddighe insieme ad Alessandra Costanzo, Pietro Montandon, Angelo Tosto. Antonio Fiorentino firma la scenografia, Angela Gallaro i costumi, Massimiliano Pace le musiche. “La concessione del telefono” è ambientata in quella Vigàta che si potrebbe definire la Facondo di Andrea Camilleri, emblema di una certa Sicilia, crogiolo in cui si raccolgono umori, attitudini, personaggi isolani.
La vicenda è reale: a Camilleri, cioè, capitò nell’estate del 1995 di imbattersi in un decreto ministeriale datato 1892, per la richiesta di una linea telefonica privata. Il decreto in questione conteneva così tanti adempimenti burocratici “più o meno deliranti” da fargli venire subito in mente l’idea di scriverne.
Tutto ruota attorno a uno scambio di lettere dell'alfabeto: Filippo Genuardi fa domanda per avere la concessione di una linea telefonica al prefetto di Montelusa (altro luogo denso di significati e umori della Sicilia di Camilleri), che chiama Vittorio Parascianno anziché Marascianno.
E sarà proprio questo scambio di lettere, apparentemente innocuo, ad innescare una serie di equivoci e fraintendimenti, arrivando a scomodare Prefettura, Questura, Pubblica Sicurezza, Benemerita Arma dei Reali Carabinieri e perfino don Calogero Longhit­ano, il mafioso del paese.
E c’è da scommettere che gli attori in scena, Tuccio Musumeci e Francesco Paolantoni in testa, sapranno essere all'altezza della situazione, dei luoghi e degli imbrogli che man mano si presenteranno loro.
"La Concessione risale a una quindicina di anni dopo i fatti che ho contato nel “Birraio di Preston” e perciò qualcuno potrebbe domandarmi perché mi ostino a pistiare e ripistiare sempre nello stesso mortaio, tirando in ballo, quasi in fotocopia, i soliti prefetti, i soliti questori - scrive Andrea Camilleri nelle sue note - La citazione ad apertura del libro è tratta da “I vecchi e i giovani” di Pirandello e mi pare dica tutto. Nei limiti del possibile, essendo questa storia esattamente datata, ho fedelmente citato ministri, funzionari dello stato e rivoluzionari col loro vero nome (e anche gli avvenimenti di cui furono protagonisti sono autentici)".
In questa versione teatrale de “La concessio­ne del telefono”, prodotta dal Teatro Stabile, di Catania, la vera protagonista sarà la lingua, la parola, il linguaggio che gioca con sé stesso e che poi si fa scenario. E del resto, teatro a parte, quello della lingua è sempre stato per Camilleri un terreno privilegiato e suggestivo, in cui indagare e da cui attingere a piene mani, ricalcando sonorità e modi d'uso siciliani, improbabili costrutti grammaticali e ritmi che diventano sinfonia. "Ora, questo romanzo, diventa teatro - scrive ancora Camilleri - Sarà il mio destino, sarà la mia vita passata di uomo di teatro. Pirandello amava dire che il lavoro dell'auto­re terminava quando egli riusciva a mettere la parola “fine” alla scrittura teatrale. Bene, questo copione ha la parola fine, messa nel­l'ultima pagina. Tuttavia mi sento di chiosa­re il buon Luigi - conclude lo scrittore – è proprio nella messa in scena che inizia un nuovo viaggio del testo, sempre diverso e sempre nuovo, sempre imprevedibile, sempre disperatamente esaltante. Per questo il confine del teatro è come l'orizzonte dei viaggiatori nei mari d'Oceano: sempre presente, mai raggiungibile".
a. fr.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.5.2007
Il debutto. Al Biondo "La concessione del telefono" con Paolantoni
Camilleri in teatro racconta la burocrazia
Tuccio Musumeci "Abbiamo giocato con l´impasto linguistico dell´autore"

È una commedia degli imbrogli, più che degli equivoci. Nasce da una tresca amorosa e resta invischiata in una rete appiccicosa, dove a farla da padrone è una burocrazia che curiosamente accomuna la mafia allo Stato. "La concessione del telefono", dal best seller di Andrea Camilleri, ha debuttato un anno fa allo Stabile di Catania, e stasera alle 21 arriva al teatro Biondo, con la regia di Giuseppe Dipasquale che con Camilleri firma anche l´adattamento scenico. Il cast schiera una premiata ditta di pezzi da novanta: Francesco Paolantoni sarà "Pippo" Genuardi, ovvero il protagonista che chiede l´attivazione di una nuova linea telefonica, Marcello Perracchio è il suocero cornuto Emanuele Schillirò, Tuccio Musumeci è don Calogero Longhitano, il mafioso di Vigata, Pippo Pattavina, alla Fregoli, interpreta sette ruoli, tanti quanti sono gli intermediari chiamati in causa per attivare la linea, Gian Paolo Poddighe è il prefetto Vittorio Marascianno, e Alessandra Costanzo è Taninè, la moglie di Genuardi.
«Il nocciolo della commedia è un paradosso tutto mediterraneo - racconta Giuseppe Dipasquale - una faccenda di donne inserita nella lotta tra il potere della mafia, e quello, altrettanto deviato, dello Stato. Così ci abbiamo giocato fin dalla metafora dell´ambientazione scenica: i personaggi sembrano partoriti dalla burocrazia e la scena è composta da una montagna di faldoni che incarta letteralmente tanto la mafia quanto lo Stato». L´adattamento scenico ha seguito passo passo la forma del romanzo, «che è per metà narrativo, dialogante, e per metà epistolare: la difficoltà, allora era quella di renderlo teatrale senza usare l´espediente di leggere in scena le lettere». Il copione definitivo è venuto fuori dopo nove stesure e poi è stato ulteriormente limato. «Ho eliminato l´aspetto naturalistico e ne ho fatto una vicenda paradossale - continua il regista - la tragedia arriva solo nel finale, per il resto si ride dall´inizio alla fine».
Tuccio Musumeci, dal canto suo, interpreta un mafioso edulcorato e sui generis. «È un capomafia che non si sente poi tanto - racconta l´attore catanese - un boss ottocentesco ridicolizzato come qui sono tutti gli esponenti delle forze dell´ordine, dal prefetto al questore. Don Calogero esercita un potere limitato: se fosse riportato ai nostri giorni sarebbe uno di quei guappi fasulli delle commedie napoletane». Sull´avventura nella lingua di Camilleri, Musumeci aggiunge: «Quella di Camilleri è una lingua inventata dall´agrigentino e il testo più che un romanzo è un carteggio variegato. E quindi noi attori catanesi ci siamo un po´ trattenuti, abbiamo giocato con lo scrittore ma abbiamo rispettato le movenze del suo impasto linguistico».
Si replica fino al 27 maggio, informazioni allo 091 7434341.
Laura Nobile
 
 

Italia Estera, 16.5.2007
“Perugia in giallo”: da Montalbano a Bordelli tutto il poliziesco italiano in un convegno di studi all’Università per stranieri

Ad istruire un’indagine al di sopra di ogni sospetto sul poliziesco italiano ci hanno pensato due docenti di letteratura dell’Università per Stranieri di Perugia, Maurizio Pistelli, autore del recente studio Un secolo in giallo, storia del poliziesco italiano e Norberto Cacciaglia, direttore del Dipartimento di Culture Comparate dell’Ateneo, i quali hanno curato l’organizzazione di un inedito simposio sul giallo italiano che la Stranieri ospiterà nei giorni 17 e 18 maggio prossimi: "Perugia in Giallo - Indagine sul Poliziesco Italiano".
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Gazzetta del Sud, 17.5.2007
L'esordio letterario di Salvo Sottile
Una Sicilia violenta ma ammaliante

C'è Palermo, ammaliante e violenta e un ragazzo ammaliatore e di buon cuore: ma c'è anche Filippo La Mantia - chef siciliano di grande successo con la sua «trattoria» a Roma - alla cui vita si è, in parte, ispirato Salvo Sottile, conduttore del Tg5, per scrivere, al suo esordio letterario, "Maqeda" (Baldini Castoldi Dalai; pagg. 300, 17 euro).
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Il libro sarà presentato il 6 giugno a Roma da Toni Capuozzo e Barbara Palombelli. Ci sarà anche Andrea Camilleri e, ovviamente, Filippo La Mantia.
Marco Presti
 
 

ANSA, 18.5.2007
L’editore Guida pubblica un delizioso «falso» Boccaccio scritto dal papà del commissario Montalbano
Camilleri, ritorna il Commissario Collura

Roma - Torna Cecé Collura, il commissario di bordo di una nave da crociera, creato dal fertilissimo Andrea Camilleri. Non si tratta di una novità nell'accezione completa della parola: 'Le inchieste del commissario Collura' erano già stati pubblicati da una piccola casa editrice nel 2002, la Libreria dell' Orso di Pistoia che ne tirò (vendendole) 60 mila copie. Secondo la Mondadori (che ne ha acquistato i diritti), però, il mercato può ancora assorbire questo secondo commissario dello scrittore siciliano, e dunque ripubblica il volume nella collana Piccola biblioteca Oscar. Collura, come sottolinea lo stesso Camilleri, "é amico di Salvo Montalbano, ma i racconti non sono dello stesso tipo del commissario di Vigata, questo è un puro divertissement".
Si tratta di otto racconti che Camilleri scrisse per il quotidiano La Stampa come "intrattenimento estivo", precisa lo scrittore. Che hanno avuto grande fortuna: tre di questi sono già stati trasformati in opere liriche dal regista Rocco Mortelliti e dal direttore d'orchestra Marco Betta. Cecé (Vincenzo) Collura quasi suo malgrado diventa commissario di bordo su una nave da crociera, assistito da un fedele collaboratore, il triestino Scipio Premuda. Tra feste, ricchi premi e cotillon, sulla nave accadono eventi e fenomeni strani, tanto che Collura è costretto a rivedere radicalmente l'idea di aver accettato un incarico di assoluto riposo. Gli toccherà indagare seriamente. "Sono contento dell' iniziativa della Mondadori - commenta Camilleri - gli Oscar hanno una larghissima diffusione".
 
 

Bresciaoggi, 18.5.2007
L’editore Guida pubblica un delizioso «falso» Boccaccio scritto dal papà del commissario Montalbano
Camilleri e la novella che non entrò nel Decamerone
Boccaccio, «La novella di Antonello da Palermo», autentico falso di Andrea Camilleri, Guida Editore, pagg. 55, euro 7,50.

La scrittura è (anche) falsificazione, come diceva Borges, falsificazione della realtà, vita di secondo grado, finzione che ha la potenza, fra l’altro, di smascherare persino i vizi e i crimini degli uomini: pensate alla messa in scena che Amleto apparecchia nella corte di Elsinore davanti allo zio usurpatore, assassino di suo padre. Andrea Camilleri sa tutto ciò, eccome, anzi talvolta ne fa la ragione principale dei suoi romanzi dove, partendo da una piccola notizia storica, ci ricama sopra con la sua inarrivabile abilità affabulatoria. Ma questa volta ha esagerato: lo scrittore di Porto Empedocle ha addirittura inventato una novella di Boccaccio, «che non potè entrare nel Decamerone» (per forza, Boccaccio non l’aveva mai scritta!).
Il libro si intitola «La novella di Antonio da Palermo» ed è pubblicata da Guida nella collana «Autentici falsi d’Autore». E’ un libretto delizioso in cui Camilleri scrive in simil Boccaccio, in una lingua tosco-sicula che, dopo le prime pagine, acquista tutta la succosa morbidezza camilleriana.
L’argomento è, come si può immaginare, assai licenzioso. Antonello Marino, un giovane e ricco palermitano, si invaghisce di Iancofiore, sua dirimpettaia nel quartiere del Cassero, moglie giovane e bellissima dell’anziano medico Pietro Pagolo Losapio che la tiene segregata in casa, e con uno stratagemma riesce a conquistarla. Antonello si finge malato e confessa al dottore che trovandosi con una bella donna «con la quale più fiate praticato avea, mentre a darci diletto l’un l’altra ancora una volta cì apprestavamo, l’orgoglio mio, chinato tantosto il capo, addormentossi». Il dottor Losapio gli dà un unguento, ma la guarigione, naturalmente, non arriva. La fine è immaginabile perché sia il caso di raccontarla.
Camilleri scrive che una copia della novella gli è stata data da una discendente di Giovanni Bovara, uno studioso del Boccaccio morto nella Grande guerra. Ma Giovanni Bovara è anche il nome del protagonista (che in quel caso, però, faceva l’ispettore dei mulini di Montelusa) del suo romanzo «La mossa del cavallo». Come si vede lo scrittore siciliano si diverte a imprigionare il lettore nella sua matassa, ma la cosa ancora più spassosa del libro è che Camilleri, non pago della sua falsificazione, sostenendo che Boccaccio possa avere scritto la novella a Napoli, si mette a polemizzare con gli specialisti, con Asor Rosa in particolare, che parla di «inconfondibile impronta fiorentina» che starebbe dietro a tutte le novelle del Decamerone. «Ma via, uno scrittore non ha bisogno di essere fisicamente in un certo luogo per restituirne, sulla pagina, l’inconfondibile impronta», scrive Camilleri. Come dargli torto. Lui di solito scrive a Roma, dove abita, ma, nonostante il venticello di Trastevere, l’inconfondibile impronta dei suoi romanzi rimane, per fortuna, sempre siciliana.
 
 

Adnkronos, 19.5.2007
Polizia: Palermo, per 155° Anniversario breve racconto di Andrea Camilleri

Palermo - Si chiama 'Un pomeriggio movimentato' il breve racconto dello scrittore Andrea Camilleri distribuito questa mattina in Piazza del Parlamento a Palermo in occasione della cerimonia della Festa della Polizia.
Lo scrittore siciliano, per celebrare il 155esimo anniversario della Fondazione della Polizia di Stato, ha voluto ancora una volta metter mano a penna e calamaio per dar vita ad un breve racconto, utilizzando il suo solito linguaggio dialettale.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 19.5.2007
Il Salone del Libro
A Torino la Sicilia in ombra
Il caso. La Regione dimentica di aprire un suo stand. Celebrato Camilleri tra gli autori isolani

Al Salone del libro di Torino la Sicilia non è stata assente. Sin dalla festa di anteprima, Camilleri è stato citato - e recitato - come uno degli autori più ammirati dal pubblico negli ultimi venti anni. Non pochi gli editori, più o meno giovani, che hanno esposto le novità (tra cui Sellerio, Flaccovio e Di Girolamo) e gli autori invitati ad incontrare i lettori (tra gli altri Gaetano Savatteri, Giovanni Ventimiglia, Silvana La Spina e Roberto Alajmo). C´è stato anche - impreziosito da libri antichi, stampe e disegni della Fondazione "Ignazio Mormino" - Banco di Sicilia.
Eppure è stata una presenza monca. A differenza di altri anni, in cui la Sicilia è stata rappresentata anche istituzionalmente da uno stand dell´amministrazione regionale, e a differenza di altre manifestazioni del genere alle quali la Regione partecipa regolarmente, quest´anno l´assessorato alla Pubblica istruzione e ai Beni culturali non ha predisposto nessuna partecipazione al Salone di Torino.
[…]
Non pochi visitatori si aspettavano di trovare lo stand e chiedevano - invano - dove si trovasse. Hanno potuto ripiegare sugli spazi (per la verità non esaltanti né per l´estetica dell´allestimento né per la vivacità delle iniziative culturali) della provincia regionale di Siracusa e della città di Porto Empedocle (la Vigàta del commissario Montalbano).
[…]
Augusto Cavadi
 
 

La Sicilia, 19.5.2007
Una cena con Salvo Montalbano nella splendida cornice di Parigi

Dopo il successo ottenuto dapprima a Marsigi e successivamente a New York, Francesco Maria Naccari, noto attore agrigentino, vola a Parigi con l'iniziativa «A cena con i piatti del commissario Montalbano». La particolare e gustosa cena letteraria, ideata dal gestore di un noto ristorante agrigentino Vittorio Collura, e da Francesco Maria Naccari, è in programma giovedì prossimo a Casa Sicilia, Boulevard Haussmann, Paris. “A cena con i piatti del commissario Montalbano”, rientra nell'ambito della manifestazione “Culture e gastronomie dans les leiux des romans de Andrea Camilleri”, in programma nella capitale francese dal 23 al 30 maggio. Francesco Maria Naccari, Vittorio Collura e gli organizzatori dell'associazione culturale Arte e musica di Favara, insieme con gli chef che prepareranno i piatti del particolare menù, partiranno alla volta di Parigi lunedì. Giusto il tempo per organizzare la cena e fare le prove generali della serata tutta italiana dedicata ad Andrea Camilleri e alla storia dei siciliani. «Con questo recital - ha spiegato Francesco Maria Naccari - perché di uno spettacolo si tratta, vogliamo raccontare questa storia che è la nostra stessa sicilianità: cibo e linguaggio sono impregnati da sapori, odori che raccontano il nostro territorio e il territorio diventa attore». Nel corso della cena prevista per giovedì, Francesco Maria Naccari darà voce ad alcuni brani tratti dai romanzi di Camilleri: «Strada facendo stabiliì che aveva passato una giornata pisanti assai e che si meritava perciò un premio di consolazione. Gli avevano vagamente accennato a una trattoria aperta, da qualche misata, una decina di chilometri dopo Montelusa, dove si mangiava bonu. Gli avevano macari detto il nome "Giugiù u carritteri". "Uno dei momenti che accompagna le indagini del commissario è la tavola - ha proseguito Francesco Maria Naccari - Lo stare a tavola di Montalbano, quindi di Camilleri, diventa lo stare a tavola di noi siciliani».
Rita Baio
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.5.2007
Un racconto inedito dello scrittore in occasione della cerimonia
La polizia fa festa con Camilleri
Il questore Caruso "È caccia ai patrimoni dei padrini"

È stato l´anno della cattura di Bernardo Provenzano, e non solo. Il bilancio 2006 per la polizia di Palermo è fra tanti successi. Ha voluto celebrarli anche lo scrittore Andrea Camilleri, con un racconto inedito: "Un pomeriggio movimentato" s´intitola.
[...]
Oggi, a partire dalle 11, sarà possibile visitare "Il villaggio della legalità", a piazza Vittoria, dove verrà distribuito il racconto di Camilleri, grazie alla collaborazione fra la questura e Sellerio.
 
 

Bat24ore.it, 21.5.2007
“Bioetica e diritti umani: eutanasia e donazione organi”
A Barletta un convegno nell'ambito del Progetto pluriennale e interdisciplinare “L'uomo tra scienza ed etica”

Mercoledì 23 presso la sala rossa del castello, dalle ore 8,30 alle ore 21,30, si terrà una giornata seminariale sul tema: “Bioetica e diritti umani: eutanasia e donazione organi”.
La manifestazione rientra nell'ambito del Progetto pluriennale e interdisciplinare “L'uomo tra scienza ed etica” del Liceo Scientifico “Carlo Cafiero” ed ha il patrocinio dell'Amministrazione Comunale, della Regione Puglia, dell'Ufficio scolastico regionale e dell'ASL Bat.
[...]
Il programma prevede in videoregistrazione “L'intellettuale e il sociale” intervista allo scrittore Andrea Camilleri.
[...]
 
 

Apcom, 21.5.2007
Libri/ Un Montalbano arabo nei meandri della Palestina
"Il maestro di Betlemme" di Matt Beynon Rees (Cairo editore)

Milano - "E' un libro sulla gente della Palestina, che racconta la loro vita di tutti i giorni, ma è anche intrattenimento. Non è un libro politico, più che altro l'ho scritto con un punto di vista sociologico e antropologico". Matt Beynon Rees, giornalista nato in Galles a lungo inviato in Medio Oriente, definisco così il suo primo romanzo "Il maestro di Betlemme", che esce in questi giorni in italiano per i tipi di Cairo editore. Un giallo calato nella realtà dei Territori palestinesi che presenta al pubblico del nostro Paese il detective Omar Yussef, che lo stesso autore dice di aver creato ispirandosi al commissario Montalbano di Camilleri. "Ho imparato di più sulla Sicilia - ha spiegato Rees, a Milano per il lancio del suo romanzo - leggendo 'La forma dell'acqua' di Andrea Camilleri, piuttosto che saggi e libri storici, perché con i romanzi di Montalbano si entra in contatto diretto con la cultura di un Paese".
Il debito di Rees nei confronti dello scrittore siciliano si manifesta anche nella forma che ha scelto di dare alla sua storia: "Un solo personaggio centrale intorno a cui ruota tutta la vicenda. Come Montalbano - ha aggiunto Rees - anche Omar Yussef è una finestra sulla cultura del popolo palestinese e grazie al romanzo giallo io posso descrivere le vicende del conflitto tra israeliani e palestinesi, ma anche raccontare quello che i miei personaggi mangiano, quello che sentono e, soprattutto, posso entrare nella testa delle persone. Che è una cosa che il giornalismo, con il suo vincolo di obiettività, non può fare".
[...]
 
 

Matt Beynon Rees, 21.5.2007
Conferenza stampa
Milano, Hotel Manin

"L'Italia ha giocato un ruolo fondamentale nella decisione di scrivere un romanzo. Alla base della creazione del mio detective c'è la figura di Salvo Montalbano, e la lettura del primo libro di Andrea Camilleri che è stato tradotto in inglese, e cioè "La forma dell'acqua". Ho imparato molto di più sulla cultura della Sicilia da questo romanzo di quanto avessi appreso attraverso la lettura di un paio di testi di storia e di numerosi articoli giornalistici dedicati a quest'isola. Che adesso adoro...
Allora mi sono chiesto "Come mai un romanzo giallo mi ha dato di più, in termini di approfondimento, di quanto avessero fatto dei libri specialistici e degli articoli?". Beh, il segreto, secondo me, sta nel fatto che c'è un solo personaggio veramente centrale, nel romanzo; e questo personaggio, Salvo, così forte e ben caratterizzato, riesce a portare il lettore non solo nella vicenda del romanzo, ma proprio nella cultura, nelle tradizioni, nella storia, nel modo di pensare del suo popolo. Devo dire quindi grazie ad Andrea Camilleri, e alla sua scrittura limpida, se ho preso coraggio e mi sono messo a scrivere."
Maddalena
 
 

Aesse - Azione sociale, 5.2007
Intervista ad Andrea Camilleri
Siciliano sono!
La mente che ha creato il commissario Montalbano a colloquio con noi nel quindicesimo anniversario della strage di Capaci. Al momento sta studiando i pizzini di Provenzano e ne farà un libro; i proventi dei diritti d’autore andranno ai figli degli uomini dello stato uccisi dalla mafia.

Quindici anni fa i delitti di Falcone e Borsellino. Come si è trasformata la Sicilia da allora?
Ho l’impressione che dalla fine dell’epoca delle stragi siano avvenute due cose importanti. Una, estremamente positiva, è stata la presa di coscienza della gente rispetto a quello che era la mafia. Contemporaneamente il boss Bernardo Provenzano, succeduto a Totò Riina, ha scelto la strada dell’immersione: la mafia ha continuato ad agire come faceva prima ma ha cambiato tattica, attuando la “non apparenza”. Attenzione, questo non significa che sia scomparsa o che sia meno pericolosa. Ha continuato ad esistere come un sommergibile armato di siluri che invece di navigare in superficie, naviga a quota telescopio. La mafia continua a esistere anche oggi…
Nonostante l’arresto di Provenzano…
Certo, senza dubbio. Anzi, l’arresto di Provenzano è un pericolo perché potrebbe apparire come un colpo definitivo assestato alla mafia, mentre non è così. Provenzano è caduto sul campo, ma ci sono già tre successori pronti a prendere il suo posto. Non bisogna illudersi, non dobbiamo adagiarci nell’illusione che Cosa Nostra sia oramai in via di estinzione, non è così. Ripeto, ci sono i successori, Matteo Messina Denaro, Salvatore Lo Piccolo e il così detto “Veterinario” in corsa per essere i nuovi capi.
Strategia dell’immersione e fine delle stragi hanno dato un’impressione errata, come sa benissimo il procuratore antimafia Piero Grasso che anche nel suo ultimo libro ha avvertito su questo rischio.
Alla luce di quanto sta dicendo, che valore hanno l’entusiasmo dei siciliani alla notizia dell’arresto di Provenzano, la confisca dei beni della mafia e la loro nuova gestione ad opera dei giovani dell’associazione Libera, per esempio?
L’entusiasmo non deve esserci solo nell’occasione dell’arresto o dell’anniversario della cattura di un boss, deve continuare sempre. Nel momento in cui si allenta è finita. La sola repressione che può esercitare la magistratura sulla mafia non basta. Contro la mafia serve una tensione morale forte e continua, solo così si otterranno dei risultati.
Quando la mafia distrugge campi e vigneti confiscati alla mafia e affidati a Libera non possiamo pensare che sia un semplice fatto di cronaca. Una cosa simile dovrebbe suscitare un’indignazione pari a quella che avrebbe prodotto una strage, perché è la manifestazione della presenza continua della mafia che combatte per i propri interessi e minaccia direttamente con la distruzione chi lavora sui suoi vecchi terreni.
Parlava di tensione morale: è questa la forza che anima e muove il suo Commissario Montalbano?
Senza dubbio. Io mi sono trovato sul luogo di una strage di mafia che uccise 6 persone a 10 centimetri da me, a Porto Empedocle; bene, il primo sentimento è stato orrore e rabbia, la paura è venuta dopo 3 o 4 ore. Orrore e rabbia: sono questi sentimenti a farci restare vigili e a mantenere la tensione giusta per combattere la mafia.
Ha detto di essere riuscito, attraverso la figura di Montalbano, «a far passare un'idea di Stato che è una legge che capisce e tutela, che sa muoversi autonomamente rispetto a un altro stato». Qual è lo Stato che c’è in Sicilia?
Se dovessi spiegarlo ad un bambino direi che esiste uno Stato che è quello italiano del quale siamo parte. Ci sono poi delle persone che dicono di avere un altro Stato e un altro Statuto che è solo virtuale perché basato sulle cattive azioni compiute per un proprio tornaconto. Non bisogna farsi prendere da questa fascinazione dell’altro Stato, quello che in Sicilia abbiamo conosciuto anche troppo bene.
Montalbano incarna ciò che lei sogna di vedere in Sicilia oppure ciò che vede in molti suoi conterranei e che rischiava di non essere conosciuto altrove?
Diciamo le due cose assieme.
Nei giorni scorsi ha ricevuto una laurea honoris causa in psicologia e la sua lectio doctoralis illustrava la “religiosità di Provenzano”. Secondo lei, Provenzano e Don Pino Puglisi si rivolgevano allo stesso Dio?
Assolutamente no. Don Puglisi pregava Dio, Provenzano pregava un totem che credeva fosse Dio. Tra le pagine della sua amata Bibbia, Provenzano conservava una preghiera in cui chiedeva a Dio di guidarlo e di proteggerlo. Dio però ci ha insegnato ad agire in maniera completamente diversa da quella di un boss mafioso; quindi, il dio al quale si riferiva lui era un suo dio personale, una sua superstizione. La sua religiosità è tutta una superstizione. Quando Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi gridò: «Non uccidere», Provenzano deve aver pensato: «Non uccidere? E cosa sto dicendo io da due anni?», quasi come se quel monito fosse stata per lui un’investitura, un riconoscimento. A muovere questa sua idea non era certo un problema morale, ma la convenienza: uccidere fa troppo rumore. La sua è una contorta religiosità da interpretare.
Un’ultima domanda: nei suoi romanzi, si percepisce la presenza della mafia, ma non se ne parla mai direttamente, non è mai in primo piano. Perché?
Se uno che scrive e parla di mafia, finisce inevitabilmente per nobilitarla. Ho paura di scrivere di protagonisti mafiosi perché rischio di portarli ad un livello che non meritano. La migliore letteratura per la gente di mafia sono i rapporti di carabinieri e polizia e le condanne dei giudici.
Elisa Cerasoli
 
 

CCSNews, 22.5.2007
Consigli per un'estate serena: "Piattaforma" di Houellebecq

L’estate imperversa, siamo a Maggio e si sa, non esistono più le mezze stagioni. Ma a parte i luoghi comuni, basta con Camilleri, Fabio Volo e Faletti. Quest’anno portiamoci qualcosa di consistente sotto l’ombrellone.
[...]
Cristiana Paone
 
 

Ap, 23.5.2007
Mastrogiacomo/ Il mondo della cultura chiede liberazione Hanefi
E chiede a Roma: "è questa la democrazia" che esportiamo?

Roma - Il mondo della cultura e dell'informazione italiana si mobilita a fianco di Emergency per chiedere la liberazione di Rahmatullah Hanefi.
Cliccare qui per leggere l'appello e l'elenco completo dei firmatari, fra i quali anche Andrea Camilleri.
 
 

I love Sicilia, 6.2007 (in edicola 23.5.2007)
Napolitano in sella a una Montante

E' stato Andrea Camilleri stesso a fare omaggio al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di uno degli esemplari da collezione a tiratura limitata della sicilianissima bici Montante, modello Kalos, subito ribattezzata la bici di Camilleri, nel corso della festa di primavera a Castelporziano, alla presenza di 2000 bambini, accompagnati dalle note dell'orchestra dell'istituto Regina Margherita di Palermo. Una vera e propria bici d'élite. E' talmente bella che Andrea Camilleri ha deciso di tenerla nel salotto di casa. E' stato grazie allo scrittore siciliano che la bici Montante (prodotta dall'azienda di Antonello Montante, protagonista di un nostro I love Caltanissetta) a tiratura limitata, chiamata dal suo costruttore Kalos, è entrata nella storia. Camilleri, giovanissimo, durante lo sbarco degli alleati americani sulla costa sud dell'isola, si andò a rifugiare per scampare dai bombardamenti di Porto Empedocle a casa dei suoi amici a Serradifalco. Finiti quei terribili giorni era necessario scoprire che fine avesse fatto il padre, rimasto a Porto Empedocle. E fu quella bicicletta che glielo consentì, senza tradirlo in quei 50 km di strada disastrata che separava il figlio dal padre. Nasce proprio da questo racconto, a cui è dedicata la serie limitata da collezione di biciclette Montante, l'idea di riprodurre lo stesso modello, omaggiato dall'imprenditore siciliano al presidente della Repubblica Napolitano.
 
 

ASSUD, 24.5.2007
Catania - TSC: Riccardo Garrone porta in scena 'Il vitalizio' di Pirandello
Teatro Stabile di Catania. Debutta "Il vitalizio". Favola di Pirandello trasposta da Andrea Camilleri. Protagonista è Riccardo Garrone.

Una precisa scelta culturale è alla base della messinscena di un’opera come "Il vitalizio" di Pirandello, che Andrea Camilleri ha felicemente adattato per il teatro dalla novella dell’autore agrigentino. In programmazione al Verga dal 5 al 24 giugno, la produzione del Teatro Stabile di Catania è firmata per la regia da Walter Manfrè, per le scene da Giuseppe Andolfo; per i costumi di Francesca Cannavò; per le musiche originali da Carlo Muratori, per le luci da Renzo Di Chio. Lo spettacolo può contare su un protagonista d’eccezione e beniamino del pubblico come Riccardo Garrone, qui affiancato da un ampio cast che annovera Franz Cantalupo, Romana Cardile, Valentina Ferrante, Barbara Gallo, Daniele Gonciaruk, Massimo Leggio, Raniela Ragonese, Giampaolo Romania, Giuseppe Scarcella, Adele Tirante, Nella Tirante, Donatella Venuti.
Preme qui sottolineare il senso dell’operazione che vuole essere un ulteriore invito a pescare dentro l’ampio mare della narrativa isolana per trarne nuovi possibili modelli di validissima drammaturgia. Del resto "Il vitalizio" è già teatro. Così come sono teatro tante altre novelle pirandelliane e tanti altri romanzi che nel tempo potrebbero trovare una forma di maggiore diffusione se elaborati sotto forma drammaturgica. In questo caso il connubio Pirandello-Camilleri offre la possibilità di seguire la sotterranea matrice fatta di umori e di umorismo che consente alla letteratura siciliana - anche attraverso autori quali Brancati, Vittorini e Sciascia - di qualificarsi fra le più alte del panorama europeo del ’900. E con grazia ed ironia Camilleri affonda la penna dentro la scrittura pirandelliana, fonte alla quale egli si è nutrito. Ed ecco trasposto sulla scena un racconto straordinario per la capacità di esprimere tematiche esistenziali sotto una forma leggera, divertita e malinconica.
II ricco commerciante di stoffe, Michelangelo Scinè, con negozio sul corso di Agrigento, spinto anche dalla avidità della moglie, vuole diventare proprietario terriero acquisendo terreni su terreni. Non volendo però cacciare molti quattrini, escogita il metodo di individuare i piccoli, poveri, proprietari delle masserie della zona che, per motivi anagrafici e di salute, sembrino avere pochi giorni ormai da vivere. Propone loro il versamento di un vitalizio che egli verserà nelle loro mani, sotto tutela del notaio Nocio Zagara, ogni mese, fino alla fine dei loro giorni.Come contropartita, essi dovranno abbandonare la loro terra e cederla subito, all'atto del contratto, a lui. Se vivranno a lungo, Michelangelo Scinè rischierà di pagare quella terra forse più del suo valore reale ma se essi morranno presto, come tutto lascia presagire, egli avrà pagato per quella stessa terra poco più che una miseria. Il primo a cedere è il vecchio Ciuzzo Pace. Cede la sua terra in cambio del vitalizio ma dopo qualche mese poveraccio, muore. Spinto dall'avidità, Scinè scopre che il terreno accanto a quello di Ciuzzo Pace appartiene al vecchio possidente Maràbito, al quale egli propone lo stesso contratto.
E Maràbito accetta. Con dolore, perché egli ama ogni zolla della sua terra, ogni piuma di ogni uccello che vola su quel terreno, ma accetta. Ma Maràbito non muore: passano i giorni i mesi, gli anni. Non muore. Sopravvive alle angherie di Scinè, della moglie di lui, del notaio Zagara, di tutti coloro che, nell'intrecciarsi della storia, tentano di mettere le mani sulla sua terra. E tutti costoro egli vede morire, uno dietro l'altro. Alla fine, quando Maràbito avrà compiuto più di cento anni, non sarà ancora morto. Ed a lei, alla Morte, egli si rivolgerà, chiamandola. Ma Lei non ne vorrà sentire donandogli, forse, una non richiesta eternità.
Una favola emblematica, gioiosa, ironica, paradossale, allusiva. Uno spettacolo dove la logica malinconica di Pirandello, attraversata dalla intelligente ironia di Camilleri, può raggiungere vertici di autentico godimento. Anche per l'anima.
(R.A.)
 
 

RomaOne.it, 24.5.2007
Fotografia: allo spazio Etoile 25 anni di Italia
La mostra, organizzata nei locali in piazza san Lorenzo in Lucina, rappresenta gli scatti più importanti della nostra storia italiana, a cura dell'agenzia Ansa. Da Sandro Pertini tifoso al "caso" Rockpolitik

Roma, 24 maggio 2007 - Sandro Pertini che esulta in una stanza del Quirinale dopo una partita vittoriosa della nostra nazionale, nell'82, e Franco Modigliani che riceve il premio nobel dell'economia accanto all'inizio del programma tv "Quelli della notte". Ma anche lo strepitoso successo del primo Camilleri con "La forma dell'acqua" nel '94, o gli splendidi affondi della mamma Vezzali nel 2004. E' da visitare, approfittando della splendida cornice di san Lorenzo in Lucina, la mostra "25 anni nel cuore dell'Italia", che espone tantissime immagini dell'archivio fotografico Ansa.
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Sara Regimenti
 
 

24.5.2007
Francoforte
Porta un libro a cena
Nell'ambito della seconda rassegna enogastronomico-letteraria "Porta un libro a cena", lettura bilingue (tedesco-italiana) di alcune opere di Andrea Camilleri.
Per info: Philippsruherstr. 10 - D - 60314 Frankfurt am Main. Tel. +49(0)6994415461, Fax +49(0)6994415462, Mobil +49(0)179-4905659, E-mail porta-un-libro-a-cena@t-online.de.
 
 

Messaggero Veneto, 25.5.2007
L'archivio di Luigi Candoni di nuovo in Carnia

Udine. Luigi Candoni, il drammaturgo originario di Arta Terme, assieme a Pier Paolo Pasolini, Siro Angeli e David Maria Turoldo è sicuramente l’autore teatrale più significativo che la cultura friulana abbia prodotto nel corso dello scorso secolo. Originario di Arta, dove nacque nel 1921, dopo incoraggianti esordi nella nostra regione, Candoni trasferì la propria attività teatrale a Roma, dove divenne l’ideatore del Festival delle Novità, una rassegna di teatro d’avanguardia scopre e lancia Andrea Camilleri, Gian Maria Volontè, Renzo Giovanpietro, Alberto Lupo, Oreste Lionello, Paola Borboni, oltre a proporre, con largo anticipo sui tempi, autori come Beckett, Jonesco e Genet.
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Laboratori Nazionali del Gran Sasso, 27.5.2007
Open Day 2007
Tra gli ospiti Andrea Camilleri.
 
 

Castlerock, 30.5.2007
Il piacere dell'indizio
Recensione del libro "Le pecore e il pastore" (2007)
Camilleri ha voluto accompagnarci dietro le quinte della composizione di un romanzo, dove nasce l’idea, dove si fiuta la storia, per mostrarci come si insegue il sottile filo che unisce la realtà alla finzione letteraria.

Gli anni passano per il maestro Andrea Camilleri, non è un mistero, e forse essi lo liberano dalla necessità di stupire il mondo; non ha più bisogno di comporre opere prime, catturare il succo della terra siciliana e tradurlo in storie.
Fino ad ora abbiamo potuto godere di un prodotto letterario finito. In questa occasione ha forse voluto accompagnarci dietro le quinte della composizione di un romanzo, dove nasce l'idea, dove si fiuta la storia, per mostrarci come si insegue il sottile filo che unisce la realtà alla finzione letteraria, dove la storia e le storie si confondono in una voce narrante.
"Le pecore e il pastore" non è un romanzo, né un racconto in sé, bensì il racconto di come comincia un racconto, cioè il luogo mentale dove ha origine la scintilla creativa, una nebbia densa di indizi e personaggi che man mano si rischiara in diversi piccoli intrecci, ancora separati da nessi mancati, caratterizzato da piani temporali ancora sfasati, disomogeneità di luoghi, motivazioni deboli, scarsi elementi.
La scintilla scatta leggendo in un libro una breve nota a piè di pagina, una postilla quasi insignificante che, però, lascia intravedere tutto un mondo di interrogativi. Camilleri ci spiega quale grande piacere sia seguire l'indizio, comparare le prove, verificare l'attendibilità delle fonti, scoprire il dettaglio, l'informazione, l'intuizione che ci spinge più in là, più vicino a quale verità o segreto non sappiamo ancora, ma che pregustiamo, come una caccia al tesoro, sofferta, piena di vicoli ciechi, false piste, dove il tesoro è magari reale, ma irraggiungibile.
La morale è che, come sempre, il piacere più grande sta nella ricerca…
a) dove (ubi)
Camilleri ci guida in un tour storico investigativo nei luoghi che costituiranno lo scenario del "fatto":
1) l'eremo boscoso della Quisquina, sopra Palermo, che Rosalia Sinibaldi, futura santa patrona della città, nel XII secolo, scelse come luogo di ritiro mistico. La Quisquina diventerà via via nei secoli un rifugio di santi e peccatori, di fuggitivi e asceti, accogliendo prima e tradendo poi, infine, nel XIX secolo, "Il pastore".
2) il convento di monache benedettine del San Rosario di Palma, fortemente voluto dalla famiglia Tomasi, principi di Lampedusa, nel XVII secolo; nelle sue celle trovarono perpetua dimora le figlie in tenera età dei Tomasi, antesignane de "le pecorelle", quasi sacrificate sull'altare di un fervore mistico totalizzante.
b) chi (quis)
I personaggi che si muovono, inconsapevoli, gli uni verso gli altri, in un sentiero tracciato in tempi diversi.
1) Giovanni Battista Peruzzo, Vescovo di Agrigento, difensore dei diritti dei contadini nella terra principe del latifondo, la Sicilia. Simbolo della contraddizione in seno alla Chiesa, combattuto tra l'anima povera e l'anima ricca, tra la giustizia e la sottomissione, tra la missione e l'obbedienza.
Amato e temuto da molti, subisce un agguato quasi mortale nel perimetro sacro e profano della Quisquina; la sua sopravvivenza sembrerà ai più un segno della benevolenza divina.
2) Suor Maria Crocifissa della Concezione, secondogenita di Giulio Tomasi e di Rosalia Traina, venuta al mondo con un destino monastico, nel 1658 a soli 13 anni entra nella clausura del convento del San Rosario di Palma, insieme alle sorelle. Tra digiuni, preghiere, cilici e frequenti estasi, leggenda vuole che il Diavolo in persona intrattenesse un carteggio con lei e, alla fine, deluso, le lanciasse addirittura un sasso. Il suo sventolato ideale mistico, la sua abnegazione in nome dell'obbedienza, nonostante vari indizi facessero pensare più ad un disagio psichico che ad una naturale vocazione, la portarono alla soglia della santità, e ne fecero un esempio per tutte le future consorelle.
c) cosa, in che modo (quomodo) e quando (quando)
Il fatto in nuce si distingue in due fasi: nel 1956 il vescovo si trova alla Quisquina in compagnia dell'amico Don Graceffa, quando ignoti gli sparano. La ferita è molto grave, ma Peruzzo resiste fino all'arrivo dei soccorsi e, dopo vari giorni in bilico tra la vita e la morte, si salva. Sebbene in molti avessero interessi politici alla sua dipartita, soprattutto per la sua posizione a favore dei contadini, la stampa, le forze dell'ordine e infine il processo stesso non ne fanno mai cenno, e tutto si risolve in una questione di banditismo.
Contemporaneamente a questi fatti, nei giorni in cui Peruzzo si trova in condizioni gravi, la comunità del monastero benedettino di Palma di Montechiaro, guidato dalla Badessa Enrichetta Fanara, per unanime consenso, sacrifica la vita di 10 giovani suore in un patto con Dio per il quale, a fronte delle 10 vite, sia fatta salva quella del vescovo.
Il fatto è inquietante. Le pecore, trascinate da fervore mistico, nella scia di tradizione del convento, commettono forse un sacrilegio di cui non si rendono conto, concedendo nuova linfa ad antichi riti pagani, a una visione del mondo precristiana, ad una febbre poco ortodossa e poco religiosa, che dal mistico sconfina assurdamente nell'eretico.
d) perché (quid)
Camilleri, e tutti i lettori con lui, si interrogano sulle ragioni che possono aver condotto a quest'epilogo, e più in generale, sulla natura dei rapporti che legano emblematicamente le pecore e il pastore, le contraddizioni mai sciolte tra clero e fedeli, tra dogmi e sentimenti.
L'autore investiga su tutti i dettagli, le sfumature, i moventi e gli sfondi psicologici, ma data la materia trattata, il suo istinto investigativo, infine, si arrende, con una domanda in punta di penna… al di là, una storia tutta da immaginare.
Il gioco dell'investigatore ci viene servito come piatto unico, ma è solo un antipasto che ci stuzzica l'appetito e ci lascia a pancia vuota. Gli indizi, i brevi approfondimenti storici, le poche notizie costituiscono probabilmente un buon canovaccio per una storia, non la storia stessa.
Da questo lavoro preparatorio si potrebbe forse ricavare una grande storia siciliana di contesti, personaggi e segreti inizialmente da immaginare, lentamente da svelare, pienamente da gustare e infine completamente da portare alla luce, in una cornice romanzesca ampia e compiuta.
Le motivazioni dell'autore alla base di questa scelta rimangono insondate.
Laura Narcisi
 
 

La Sicilia, 30.5.2007
Intervento di Francesco Sabatini presidente dell'Accademia della Crusca
L'italiano e la dignità dei dialetti

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Quanto all'uso del dialetto in letteratura, converrà infine notare che l'unico caso in cui esso ha fatto guadagnare miliardi sia all'autore che ai suoi editori è quello di Andrea Camilleri. Nei cui racconti e romanzi i suoi ammiratori, e persino alcuni critici, sono arrivati a vedere un ammirevole esempio di stile plurilinguistico. Quando in realtà la sua prosa è semplicemente un modesto italiano basico cosparso di termini siciliani assolutamente superflui sia dal punto di vista semantico che da quello fonetico.
Parolette che lui spruzza qui e là nella pagina immaginando di renderla più gustosa, a mo di passolini ficcati nell'impasto del panettone, ma che a orecchie un po' più fini risultano subito moleste.
Margherita Smeraldi
 
 

Il Resto del Carlino (ed. di Modena), 30.5.2007
Il cartellone
Storchi, trent'anni di prosa e (ricordi)
La stagione dell’anniversario di Ert. sarà celebrata fra classici, nuova drammaturgia e sarà la conferma del teatro di regia. Non mancheranno gli appuntamenti per le famiglie; in primo piano lo spettacolare Slava’s snowshow e il fantasioso musical Peter Pan

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La stagione 2007 – 2008 del teatro Storchi non poteva che essere decisamente speciale.
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Sono tante le perle che costellano un cartellone davvero pregiato. Per esempio [...] "La concessione del telefono", dal romanzo di Andrea Camilleri, con Francesco Paolantoni.
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Stefano Marchetti
 
 

La Stampa, 31.5.2007
L'Italia non rischia un Matsuoka
Andrea Camilleri
 
 

Corriere della sera, 31.5.2007
Inaugurazione
«All'Olimpico», il Flaminio ha di nuovo la sua libreria

Avendo riaperto, la libreria All' Olimpico, festeggia. Alle 18,30 di oggi, beneaugurante «bicchierata» tra gli scaffali, in piazza Gentile da Fabriano numero 16. (È stato invitato pure Carlo Lucarelli, chissà se verrà).
[...]
Ventidue mesi fa, quando la libreria chiuse, al rammarico del quartiere si unì quello di clienti narratori come Camilleri e Lodoli (ma anche Piperno e De Cataldo sono affezionati della libreria).
[...]
Ilaria Sacchettoni
 
 

Il Giornale, 31.5.2007
Cammilleri e il giallo di Porta Pia

Da una vita si occupa tutti i giorni di santi, pur avendo la casa intasata da una strabiliante collezione di Batman d’ogni foggia e dimensione. E da una vita s’è rassegnato a essere confuso con Camilleri, quello con una emme sola, che di nome fa Andrea ed è nato come lui ad Agrigento: riceve persino dagli editori le copie d’obbligo dei romanzi scritti dall’altro, nonostante abitino il primo a Milano e il secondo a Roma.
Adesso Rino Cammilleri ha deciso di rinnovare la sfida all’omonimia e torna a vestire i panni del giallista.
[...]
Stefano Lorenzetto
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 16, 2011