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RASSEGNA STAMPA

GENNAIO 2009

 
l'Unità, 2.1.2009
Lo chef consiglia
C’è Guantanamo. Ma Piccolo Cesare ha proclamato Bush tra i più grandi della storia
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Favara (AG), 3.1.2009
"Premio Internazionale Pietro Germi per la cinematografia e la cultura" ad Andrea Camilleri

Gaetano Pennino e Giuseppe Maurizio Piscopo hanno curato il volume Musica dai saloni (Casa-museo Antonino Uccello). La pubblicazione comprende anche un CD di "Musiche dai Saloni" interpretate dalla Compagnia di canto e musica popolare, ed è corredata da un prologo di Andrea Camilleri e da interventi, fra gli altri, di Marco Betta, Salvatore Ferlita, Gaetano Savatteri.
Il volume sarà presentato sabato 3 gennaio 2009 a Favara (AG).
Nell'occasione verrà conferito ad Andrea Camilleri il Premio Internazionale Pietro Germi per la cinematografia e la cultura, per il racconto Il Salone di Don Nonò.
Camilleri parteciperà tramite un intervento video registrato. La manifestazione, inizialmente prevista per il 29 novembre 2008, era stata rinviata a causa di un lutto cittadino.
 
 

La Repubblica, 3.1.2009
Debutta a Catania “Il birraio di Preston” lo spettacolo tratto dal romanzo dello scrittore divertente storia ambientata all’epoca dell’Unità d’Italia, sui rapporti tra potere e cittadini
Il teatro di Camilleri
'Vi racconto Vigata, come era un secolo fa'

Il Meridione è quello di Tomasi di Lampedusa e De Roberto, la Sicilia di allora quando, dopo l' Unità d'Italia e l'inizio del nuovo Stato, sembrava che tutto dovesse cambiare. Di diverso c'è lo sguardo ironico e disincantato di uno scrittore dei nostri tempi, uno che sa come è poi andata a finire e col gusto del racconto e una lingua fervida, svela sogni, trame, vendette, rancori di classe in una folla di personaggi, i soliti abitanti di Vigata ma un secolo e mezzo prima del Commissario Montalbano.
Andrea Camilleri stavolta è a teatro: uno dei suoi romanzi più divertenti, “Il birraio di Preston”, debutta, a dieci anni da una prima messa in scena, martedì 6 a Catania dove il Teatro Stabile festeggia i 50 anni di attività. Il regista è sempre Giuseppe Dipasquale; gli interpreti sono Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Marcello Perracchio (il dottor Pasquano del Montalbano tv); la storia «un esemplare caso sulla contrapposizione tra potere e cittadini», dice Andrea Camilleri, gentile, pieno di forza, da ragazzo ultraottantenne, continuando a fumare. Tra poco pubblicherà il nuovo Montalbano, "La tana delle vipere" (Sellerio); qui ha voluto firmare (col regista) l'adattamento del romanzo per il teatro che è un suo grande amore: da quando era responsabile prosa della Rai con Roberta Carlotto e prima ancora quando, giovane e coraggioso, portò per la prima volta in Italia alla fine degli anni Cinquanta, Beckett dopo essere stato allievo dell'Accademia di teatro Silvio d' Amico. «Ero un giovane scrittore. All'Accademia c'era una borsa di studio e mi dissi: se la vinco mi piazzo a Roma, mi metto in un giornale e frequento l'ambiente letterario. Però mi imbattei in Orazio Costa, il regista, l'unico vero maestro che conosco, il quale prese il mio cervello e lo dirottò sul teatro».
È vero che dall'Accademia però la cacciarono?
«Un fatto disciplinare. Mi sorpresero con una ragazza dove non avrebbero dovuto: dentro un convento. Uno scandalo inenarrabile. Ma continuai a collaborare con l'Accademia. Fino al '77 non ho scritto un rigo perché ero troppo preso da teatro e tv».
Il Birraio è del '95 e, come la “Concessione del telefono” altro romanzo portato in scena a Catania, è legato a un fatto storico reale.
«Sì, un fatto successo a Caltanisetta, non a Vigata come nel romanzo... ».
Già, perché si è inventato questa città, Vigata?
«Agli inizi, quando mi sentivo una botte che aspettava di essere stappata pensavo a Faulkner, alla sua contea immaginaria. Vigata è una città ladra, prende i fatti e li fa accadere. è la Sicilia. Oggi Montalbano, ieri, il prefetto Fortuzzi (Bortuzzi nel romanzo) impuntato a inaugurare il teatro Regina Margherita con quest'opera "Il birraio di Preston", senza una ragione plausibile al mondo tanto che finisce a schifìo. Un fatto interessante per il contrasto tra potere e libertà del cittadino, con tutta la tracotanza di chi comanda».
Ma almeno qui, l'esercizio di potere vola alto: per fare un'opera lirica, non per sistemare la propria amichetta...
«Non c'è dubbio. Ma erano altri tempi. Io vengo da una generazione coinvolta col fascismo, siamo vissuti in anni di arte imposta. Era questo che mi girava in testa quando scrissi il libro. Oggi non so se me la sentirei di incentrare il romanzo su un'opera lirica».
Lei scrive al passato per parlare del presente. Per dirci cosa?
«Sì, tutti i miei romanzi, tranne uno, "Il re di Girgenti", sono storici, ambientati dopo l'Unità di Italia, perché lì scoppiò il bubbone».
Che bubbone?
«Il modo in cui viene trattato il sud. Io sono convinto che i nostri nonni fecero parecchi errori nell'attuazione dello Stato unitario, errori che ci portiamo ancora appresso, a partire dal divario nord-sud. Prima dell'Unità il sud non stava male: in Sicilia avevamo 8mila telai in funzione chiusi nel giro di tre anni per favorire le industrie biellesi. E per questo che insisto su questi argomenti».
Oggi però ci dicono che prioritaria è la "questione del nord".
«Ma mi dica lei qual è la nazione al mondo che può concepire di lasciare a se stessa una parte di se stessa. Chi l'ha detto che il sud non debba riprendersi. Ci sono segni. Io che sono di sinistra ho applaudito alla Confindustria Sicilia che ha espulso dalla sua associazione chi paga il pizzo. Incenerire alla radice questi slanci sarebbe un errore. Anche perchè la mafia, è assodato, non è un fatto solo siciliano».
A proposito di sinistra, che ne dice di questa crisi in atto?
«Ci vorrebbe un ricambio totale. Solo i politici hanno questa faccia di riproporsi dopo sconfitte e errori. Spero in una nuova generazione... E che arrivi prima che stravolgano la Costituzione».
Preoccupato?
«Sono abbastanza vecchio per ricordare che l'Assemblea Costituente discusse per mesi per non rischiare un accentramento di potere che è quello che Berlusconi vuole. Non mi stancherò mai di dire che lui non è un politico di destra ma una anomalia. Questo signore possiede la casa editrice presso cui talvolta io pubblico, quattro tv, giornali e affiliati, assicurazioni… Da primo ministro qualunque cosa faccia, anche non volendo, torna a suo favore. Mi fa rabbia che il conflitto d'interesse sia ormai dimenticato».
Fiorello direbbe che le fa venir voglia di accendere una sigaretta.
«Ho già sei cicche davanti a me».
Quante ne fuma?
«60 al giorno, ma in realtà 15 perchè faccio tre tiri e poi spengo. È la tasca che ne risente più della salute. Io poi sono un dissuasore di fumatori. L'altro giorno ho visto un mezzo bambino che sfumacchiava, come un vecchio rincoglionito gli ho detto: "cosa fumi? non ti vergogni?" e avevo la sigaretta accesa, infatti lui mi fa: "perché? Tu non stai fumando?". "Ma ho 83 anni". "E io spero di arrivarci", mi ha risposto. Battuto 1 a 0».
Anna Bandettini
 
 

La Sicilia, 3.1.2009
Un "Birraio di Preston" rinnovato
Teatro Stabile. Dal 6 gennaio al Verga la ripresa dello spettacolo tratto dal testo di Andrea Camilleri

Prosegue la programmazione del cinquantenario del Teatro Stabile. Prossimo appuntamento con «Il birraio di Preston», tratto dal testo di Andrea Camilleri e adattato per le scene dallo stesso Camilleri insieme a Giuseppe Dipasquale, direttore dello Stabile che cura anche la regia. Alla presentazione dello spettacolo è dedicata la conferenza stampa che avrà luogo stamattina alle 10,45 al teatro Verga. Giuseppe Dipasquale, insieme al cast dello spettacolo, illustrerà motivazioni e significati di una produzione che affonda le radici nella letteratura e nelle tradizioni isolane, in linea con le finalità istituzionali dello Stabile.
Con «Il birraio di Preston» si riprende e rinnova, dieci anni dopo, un allestimento che al racconto camilleriano affianca la regia di Dipasquale. A firmare le scene è Antonio Fiorentino, i costumi Gemma Spina, le musiche Massimiliano Pace, le luci Franco Buzzanca. In scena Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Marcello Perracchio, Gian Paolo Poddighe, Mimmo Mignemi, Angelo Tosto, Franco Mirabella, Margherita Mignemi; e ancora Cosimo Coltraro, Giampaolo Romania, Sergio Seminara, Ester Anzalone, Chiara Cimmino, Alberto Bonavia, Stefania Nicolosi, Gianluca Ridolfo. La programmazione è prevista al Verga, dal 6 gennaio all'1 febbraio.
Fervono intanto le prove per dare vita al plot ambientato nella seconda metà dell'Ottocento in un piccolo paese siciliano, che nella topografia camilleriana è il solito Vigàta, ma quasi un secolo e mezzo prima dell'avvento di Montalbano. Nel Comune sorge la necessità di inaugurare il nuovo teatro civico «Re d'Italia». Il prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigata perché più importante e sede della Prefettura, s'intestardisce di aprire la stagione lirica con «Il birraio di Preston», melodramma di Ricci di scarso valore.
In realtà nessuno vuole la rappresentazione di quell'opera. Ma il Prefetto obbliga addirittura a dimettersi ben due Consigli di amministrazione del teatro pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione dei vigatesi all'arte. I circoli culturali locali si disputano allora la decisione circa la scelta del titolo da rappresentare, ma il Prefetto Bortuzzi, fiorentino, facendosi forte della sua autorità impone la propria volontà. Si arriva quasi a una guerra civile tra le due fazioni… Osserva Dipasquale: «Come ormai sembra essere chiaro nello stile di Camilleri, il racconto parte da un fatto che vuole essere di per sé affabulatorio, misterioso e incantatore. Proprio come il “c'era una volta” dei bambini. E di un bambino si tratta: l'occhio innocente di un bimbo, per purezza nei confronti del mondo, per incontaminazione, per il suo essere “fanciullino” è il motore dell'azione. Ad esso è destinata, in apertura del romanzo, la scoperta dell'unica grande tragedia che incombe su Vigàta; le altre saranno come delle ipotragedie in questa contenute e da questa conseguenti. Ossia lo spaventoso incendio che nell'originale struttura narrativa costituisce l'inizio e al tempo stesso la conclusione del racconto».
 
 

CataniaOggi, 3.1.2009
Con Camilleri la Sicilia non è solo “fichi d’India e ricotta salata!”

Il Teatro Stabile di certo non godrà del singolo successo di Pipino il Breve… Si preannuncia infatti la positiva sorte dell’attesissimo “Il Birraio di Preston”. A darne interessanti anticipazioni, stamane, ci ha pensato Giuseppe Dipasquale che arricchendo le premesse con la presenza degli attori protagonisti, ha confidato dettagli e speranze di questo spettacolo: “dopo dieci anni si presenta con una formazione nuova, con una moderna interpretazione musicale… un decennio fa ebbe successo, ma non ebbe vita…”. Intenzioni chiare dunque, Giuseppe Dipasquale, da regista, vuol rendere giustizia al grande scritto di Camilleri. “Il cantore di Vigàta” (così il regista chiama con stima lo scrittore siciliano), però, “come sempre c’è, ma non c’è”: si fa desiderare, evita la conferenza stampa, sebbene sia estremamente presente nei commenti e nelle descrizioni dello spettacolo: “ha la capacità del racconto, già dall’incipit percepiamo lo sguardo di Camilleri, lo sguardo di uno stupore quasi fanciullesco rispetto a ciò che accade” -continua Dipasquale- “Andrea Camilleri racconta dell’essere umano, di dinamiche che oggi sono fattori di crisi. Da un semplice battibecco viene fuori una rivoluzione con tre morti: scena specchio di un oggi in cui non si capisce più cosa è realtà e cos’è finzione. Lo spettacolo è altamente composito: ci sono molteplicità di generi, di chiavi di lettura e di dimensioni linguistiche”. Bastano queste parole a stuzzicare i probabili spettatori e anche quelle di Pino Micol che definisce lo spettacolo come “una sinergia di scenografia e luci, di immagini moderne con strumenti tradizionali”, dove vengono “esaltate le scene più gustose e tagliati gli orpelli, con una recitazione a ritmi più serrati” come dice Mariella Lo Giudice. La stessa riesce a mostrare il fulcro del merito della pièce di Camilleri, un diamante letterario che sa esaltare la nostra Sicilia… perchè la Sicilia, dice l’attrice, “non è solo fichi d’india e ricotta salata!”.
Maria Chiara Caramagno
 
 

Il Messaggero, 3.1.2009
Italiani da sfogliare tra amori e ricordi

[…]
All’appuntamento del 2009 con i lettori si fa trovare puntuale anche Andrea Camilleri. In “Un sabato, con gli amici” (Mondadori) non c’è il commissario Montalbano, ma un’indagine sì: si scava nei traumi e nelle ferite dell’infanzia che segnano la vita di un gruppo di adulti che si ritrova a cena.
[…]
F.Fan.
 
 

l'Unità, 4.1.2009
Lo chef consiglia
L’infinita emergenza umanitaria
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 4.1.2009
Teatro Stabile. Giuseppe Dipasquale direttore artistico e regista presenta il riallestimento del testo di Camilleri, dieci anni dopo
«Questo Birraio di Preston emblema di sicilianità»

Catania.  Spettacolo benaugurale per il Teatro Stabile di Catania siglato Andrea Camilleri. Presentato ieri in conferenza stampa il riallestimento di uno dei romanzi più famosi e più letti del grande scrittore empedoclino: " Il birraio di Preston" per la regia di Giuseppe Dipasquale. A lui in doppia veste di direttore dello Stabile etneo e regista il compito di presentare il progetto, che debutterà il 6 gennaio al Teatro Verga. «Sono passati dieci anni dalla prima edizione, un bel tempo per maturare e rielaborare uno spettacolo. E' un'edizione rinnovata, nel cast, le musiche, la scenografia snellita. Questa è un'opera che sento mia, per vari motivi, ho con Camilleri un rapporto endemico e amicale, abbiamo elaborato la non facile drammaturgia a quattro mani. E' un allestimento per nulla datato, un testo che trovo altamente composito e dai molteplici registri, un ventaglio poliedrico dal tragico al lirico, dal grottesco ai paradossi tanto cari a Camilleri. Per colpa di un prefetto cocciuto e ottuso, interpretato da Gianpaolo Poddighe, si scatena una rivoluzione assurda. Una vera guerra civile, un incendio con tre morti in scena, tutto per colpa dell'improbabile opera di tal Luigi Ricci appunto: «Il birraio di Preston». Iperbole umanissima di questa nostra terra così ben descritta da un maestro di sicilianità, il cantore di Vigata come amo definire Camilleri».
Il testimone passa a Mariella Lo Giudice, in forma baschetto sbarazzino, veterana del Birraio, nel doppio ruolo delle sorelle Concetta e Agatina Riguccio. «Uno spettacolo come questo è come un grande amore, non lo dimentichi. Il testo era come imploso dentro chi ha partecipato alla prima edizione, riesplode rinnovando la gioia di allora, la complicità. In dieci anni molte cose cambiano, per me rimane immutato l'amore per Giulio Brogi come collega e amante in scena. Lo spettacolo è diverso si adegua ai tempi, gli spettatori amano fare zapping, prediligono ritmi diversi. Questa messa in scena ha tempi meno dilatati, più serrati, secondo me si esalta di più il testo che stavolta è libero da orpelli inutili, e più scorrevole».
Giulio Brogi , in scena Delegato Puglisi, annuisce alle parole di Mariella e aggiunge: «Per me rifare il Birraio è una vacanza dell'intelligenza e una gioia immensa. Amo la Sicilia, conosco pregi e difetti, e Camilleri è una mente illuminata. Chi meglio di lui sa raccontarla?».
Interviene Antonio Fiorentino, ideatore della non semplice scenografia: «La scena è semplificata, ho tolto alcuni marchingegni senza alterare il fascino e l'estetica del racconto. C'è una doppia visione realistica e sospesa, con la complicità di un mago delle luci come Franco Buzzanca, siamo riusciti ad ottenere un effetto sinergico, innovativo e un moderno effetto di "smaterializzazione". Conclude in musica il bravo compositore Massimiliano Pace: «E' per me il primo spettacolo della premiata ditta Camilleri-Dipasquale. Ho destrutturato la musica operistica di Ricci per equilibrarle con il battito del romanzo e dei Vigatesi. Animando con le note le gesta dei ribelli, rielaborando le tante contestate melodie, per gioco e per fazione».
Francesca Motta
 
 

Avui, 4.1.2009
Regaleu bona literatura
Novel·les, poesia, pensament... remenar en una llibreria és un dels grans plaers dels lectors, però per si disposeu de poc temps us oferim alguns suggeriments

[…]
Quatre obres de Camilleri
I de tret arriscat a tret segur, Edicions 62 també proposa una capsa amb tres títols d'Andrea Camilleri: «La forma de l'aigua», «El gos de terracota» i «El lladre de pastissets». Es tracta dels primers casos del comissari Montalbano, que ara eren impossibles de trobar. En canvi, La Magrana ens proposa un Camilleri ben diferent, el de «La mort d'Amalia Sacerdote», una novel·la sobre la corrupció política.
[...]
Ada Castells
 
 

Il Gazzettino, 4.1.2009
Dacia Maraini

[…]
È stato un buon anno per il romanzo italiano?
«Sono usciti libri anche popolari, alcuni fortunatissimi sotto il profilo delle vendite. Penso ai romanzi di Camilleri che continuano a stupire […] ».
[…]
Edoardo Pittalis
 
 

l'Unità, 6.1.2009
Lo chef consiglia
Un esempio di parole autentiche? Quelle di Napolitano il 31 dicembre
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Teatro Stabile Catania, 6.1-1.2.2009
Teatro Verga
Il birraio di Preston
Autore, Andrea Camilleri
Regia, Giuseppe Dipasquale

INFORMAZIONI
dal romanzo di Andrea Camilleri
riduzione e adattamento teatrale Andrea Camilleri - Giuseppe Dipasquale
scene Antonio Fiorentino
costumi Gemma Spina
musiche Massimiliano Pace
luci Franco Buzzanca
regia Giuseppe Dipasquale
con Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Marcello Perracchio, Gian Paolo Poddighe, Mimmo Mignemi, Angelo Tosto, Franco Mirabella, Margherita Mignemi, Cosimo Coltraro, Giampaolo Romania, Sergio Seminara, Ester Anzalone, Chiara Cimmino, Alberto Bonavia, Stefano Nicolosi,
produzione Teatro Stabile di Catania
NOTE DI REGIA
Con "Il birraio di Preston" lo Stabile di Catania riprende e rinnova un allestimento di grande successo che al fascino del racconto camilleriano affianca l’avvincente regia di Giuseppe Dipasquale, coautore della riduzione e qui alla testa di un cast eccellente, che annovera Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Pino Micol, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio, Gian Paolo Poddighe.
Un piccolo paese siciliano, che nella topografia camilleriana è il solito Vigàta, durante la seconda metà dell’Ottocento. Sorge la necessità di inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”. Il prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigata perché più importante e sede della Prefettura, si intestardisce di inaugurare la stagione lirica con un melodramma di Ricci di scarso valore.
In realtà nessuno vuole la rappresentazione di quell’opera. Ma il Prefetto obbliga addirittura a dimettersi ben due consigli di amministrazione del teatro pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione dei vigatesi all’Arte, al Sublime. I circoli culturali locali si disputano allora la decisione circa la scelta del titolo da rappresentare, ma il Prefetto Bortuzzi, cavalier dottor Eugenio, fiorentino, facendosi forte della sua autorità impone la propria volontà.
Si arriva quasi a una guerra civile tra le due fazioni…
Come ormai sembra essere chiaro nello stile di Camilleri, il racconto parte da un fatto che vuole essere di per sé stupefacente, affabulatorio, misterioso e incantatore. Proprio come il c’era una volta dei bambini. E di un bambino si tratta: l’occhio innocente di un bimbo, per purezza nei confronti del mondo, per incontaminazione, per il suo essere “fanciullino” e il motore dell’azione. Ad esso e destinata, in apertura del romanzo, la scoperta dell’unica grande tragedia che incombe su Vigàta (le altre saranno come delle ipotragedie in questa contenute e da questa conseguenti).
 
 

La Sicilia, 6.1.2009
Quella notte «scantusa» di Vigata
Catania. Debutta stasera, ore 20.45, al Teatro Verga lo spettacolo " Il birraio di Preston" dal romanzo di Andrea Camilleri. In scena fino all'1 febbraio.

E' la voce rauca e inconfondibile di quel geniale "birbante" di Andrea Camilleri a introdurci tra le pagine recitate della messinscena di uno dei suoi libri più amati e conosciuti: "Il birraio di Preston" al debutto stasera al Teatro Verga per la regia di Giuseppe Dipasquale, a dieci anni dalla precedente edizione. Era una notte che faceva spavento, veramente scantusa nel paesino di Vigata. Il piccolo Gerd Hoffer, in scena Gianluca Ridolfo, esile biondino, si sveglia per un bisogno impellente e vede il bagliore di un incendio nella Vigata sospesa, ideata dallo scenografo Antonio Fiorentino. Camilleri gran burattinaio ci accompagnerà con la sua voce fuori campo, nei meandri del casus belli, incontreremo ben sessantuno personaggi fino al gran finale. Il narratore-autore in carne e ossa, deus ex machina del marchingegno teatrale è Pino Micol, uomo dotato di grande charme e attore di razza, così descrive il suo caleidoscopico personaggio. «Il mio ruolo è semplice da esporre, difficilissimo da interpretare. Come un prestigiatore tiro fuori dal cappello personaggi, concatenamenti, episodi. E' come raccontare una fiaba, per farsi capire si interpretano i vari soggetti. Alla stregua di Fregoli tengo le fila del pasticciaccio tra quei guerrafondai dei vigatesi e il Signor prefetto e recito a soggetto secondo chi mi ritrovo a raffigurare. Una sorta di grillo parlante che diventa urlante, considerato lo spassoso caos della storia». Mariella Lo Giudice interpreta le sorelle Riguccio, entrambe preda di amori clandestini e pruriginosi. «Due donne un'unica anima. Concetta, la vedova, morirà bruciata tra le braccia del suo amante Gaspano, Agatina le salverà l'onore e si purificherà da quel fuoco di lutto invaghendosi del delegato Puglisi. Un rito catartico di amore e morte di forte impatto emotivo». Nel ruolo del compromesso delegato Puglisi torna Giulio Brogi, bravo e sempre evergreen. «Mi diverto ancora a fare teatro. Nella vita come in scena mi piacciono le donne: conquisto Agatina e mi do da fare a indagare sulle cause del "misterioso incendio". Camilleri è un autore illuminato che ama la Sicilia pur bacchettandola». A Gian Paolo Poddighe tocca vestire i panni del Prefetto Bortuzzi, per colpa sua si scatena questa rivoluzione e tragedia tutta da ridere. "Un toscanaccio cocciuto senza cultura, lui la Sicilia ama guardarla in foto. Si incaponisce a voler mettere in scena un'operina insulsa "Il birraio di Preston" e scatena un putiferio. Sapete perché? Per omaggiare la sua signora, altro che amore per l'arte". Marcello Perracchio con maestria ci regala tre macchiette, il Dottor Gammacurta, l'Onorevole Fiannaca e Don Pippino Mazzaglia: «E' il mio secondo Birraio, lo spettacolo è più agile ma il racconto e l'atmosfera rimangono intatta. Mi diverto con i miei personaggi, spero solo di riuscire nel compito non facile di differenziarli». Alla corte del prefetto Bortuzzi c'è Don Memè Ferraguto impersonato dall'impareggiabile Mimmo Mignemi (anche uomo di Hoffer e milite Bonavia): «Un mafiosetto scadente pauroso e vigliacchetto. Mi atteggio ma non ho midollo, un opportunista, tanto ridicolo da far ridere anche me». Angelo Tosto, attore eclettico si destreggia tra le parti del Questore Colombo, il marchese Coniglio e Nando Traquandi: "Prima questore, poi nobile e infine rivoluzionario. Tre dialetti diversi: il siciliano una bazzecola per me, il romanesco semi-facile rispolverando i ricordi dei miei soggiorni romani, il milanese un'impresa ardua spero di farcela". Spetta a Margherita Mignemi (anche Angelica Gammacurta, Moglie Pizzuto) nelle vesti di Effy la cantante dell'Opera lanciare quell'"acuto che più acuto non si può" scintilla mortale del fatidico incendio. Non semplice la molteplicità dei ruoli per Franco Mirabella uomo di Hoffer, Antonio Pizzuto, Spadolini, comm. Restuccia, Nini Prestia, Girlando, Tano Barreca, cantante Daniele, una prova rocambolesca per il bravo attore catanese. E ancora ricordiamo impegnati anche loro in contrapposte personificazioni, tutti efficaci e valenti: Giampaolo Romania, Sergio Seminara, Cosimo Coltraro, Ester Anzalone, Chiara Cimmino, Alberto Bonavia, Stefania Nicolosi. Le belle musiche sono di Massimiliano Pace. I costumi di Gemma Spina sono di chiaro sapore ottocentesco, con colori che richiamano la natura, niente nero luttuoso stile vecchia Sicilia, bensì sfumature di arancio, giallo e verde. Gli attori in mutandoni indossano di tutto: redingote, frac, tube, pizzi, busti, lacci, trinoline e "gabbie". Un turbinio di colori, suoni, aromi, spettacolo corale e originale per questa Sicilia iperbolica, inconcepibile, da far sbellicare dalle risate e riflettere firmata Camilleri.
Francesca Motta
 
 

l'Unità, 6.1.2009
Parlando di
Teatro siciliano a Salamanca

Nella prestigiosa università di Salamanca (Spagna) è stata istituita una Cattedra dedicata alla cultura e agli autori teatrali della Sicilia, per promuovere e diffondere il patrimonio dell’Isola, da Pirandello a Sciascia, da Brancati a Vittorini, da Malgioglio a Camilleri. Pronta anche la traduzione di «Tutto il teatro» di Stefano Pirandello, figlio di Luigi.
 
 

Il Messaggero, 6.1.2009
Quel libro, un gesto politico

L’unica ad avere le idee chiare sull’ardua questione è la camorra. I critici letterari, dopo essersi nei decenni scorsi avvitati intorno ad alti quesiti a cosa serve la letteratura? Ha una funzione politica? Ha un qualche effetto pratico? hanno convenuto che la letteratura è attività che lascia il tempo che trova: appartiene al passato remoto l’illusione che essa possa – illuminismo, romanticismo, verismo, futurismo e neorealismo - contribuire a migliorare il mondo. Ora invece arriva la risposta eloquente, la reazione quasi esplosiva, della camorra: il sapere è potere, e la scrittura, oltre che un’attività, è un’azione. Uccidete insomma l’infame Saviano: Gomorra, è devastante come una battaglia perduta. Nessuna politica aveva mai danneggiato tanto la camorra. La narrativa antimafia di Camilleri? Le bombe delle mafie sono intelligenti: non si ammazza la letteratura se non ha effetti collaterali.
[…]
Walter Pedullà
 
 

Corriere della Sera, 6.1.2009
Il piccolo fratello
Il romanzo pop? C'è anche in Italia

Un importante libro di Donald Sassoon. Con vecchi e nuovi pregiudizi

Viene salutato giustamente come un libro importante, di quelli destinati a rimanere a lungo nel catalogo di un editore. L' editore è Rizzoli. Il titolo "La cultura degli Europei dal 1800 a oggi" e si tratta di un'opera monumentale, di oltre 1.500 pagine. L'autore, ordinario di Storia europea comparata a Londra, si chiama Donald Sassoon. La tesi non è nuovissima: cultura non sono solo Madame Bovary e Tolstoj, ma anche la radio, internet, la tv, quel che ascoltiamo grazie a un i-Pod.
[...]
Se torniamo alla letteratura, da un bel pò di decenni a questa parte qualcosa è cambiato anche da noi. Basterebbe ricordare due bestseller d'autore mica da ridere, come "Se una notte d'inverno" un viaggiatore e "Il nome della rosa" (citato solo en passant). Per non dire poi dei fenomeni Tamaro, Baricco, Camilleri (del tutto ignorati). E dei bestseller italiani a getto continuo - gialli e noir, ma non solo - che ogni giorno troviamo ben assestati in classifica, tra Harry Potter e Dan Brown: paraletteratura, insinua qualcuno, ma tradottissima all'estero. Non è il «prodotto culturale pensato per il mercato» che interessava a Sassoon? Ebbene, siamo arrivati anche noi.
Paolo Di Stefano
 
 

l'Unità, 7.1.2009
Lo chef consiglia
Quante vittime miete la burocrazia? I «burosauri» resistono a tutto
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Lasiciliaweb, 7.1.2009
Camilleri: "Il fondo è sempre più in là"

Roma - "Se per incanto tutti i mafiosi e i camorristi dovessero sparire dalla faccia della terra in un giorno, il fenomeno mafioso resterebbe, come dimostra il caso di Facebook. Questo significa che questo approccio, queste modalità stanno entrando pericolosamente nel Dna degli italiani".
È il commento di Andrea Camilleri al fenomeno di gruppi di sostenitori di Totò Riina e, più in generale, della mafia, comparso sul social network Facebook. "Sono esterrefatto - ha proseguito lo scrittore siciliano - si pensa sempre che si è toccato il fondo e invece, come si vede, il fondo è sempre ancora più in là".
 
 

La Sicilia, 7.1.2009
L'assassinio di Camilleri
In un romanzo riportato l’omicidio dello scrittore empedoclino

Qualcuno gli ha sparato mentre si trovava seduto ai tavoli del "Caffè Patti" a Porta di Ponte.
Chi è quell'anziano scrittore, ucciso con quattro colpi di pistola poco prima di pronunciarsi pubblicamente su una delicata vicenda dal sapore squisitamente provinciale?
Non certo Andrea Camilleri, chiamato, in questa «storia», come «super partes» a dirimere la controversia sul cambio del nome dell'antico «Circolo Luigi Pirandello», che a distanza di cento anni alcuni soci vorrebbero ora intitolare ad un altro scrittore sempre della stessa provincia; Leonardo Sciascia.
S'intitola «Aspettando Montalbano» il «noir» di Guglielmo Trincanato, quarantenne professore di Filosofia al liceo e figlio dell'ex deputato regionale democristiano Gaetano, in libreria per i tipi di «Medinova».
Un romanzo d'esordio, questo, che prendendo spunto dalle interminabili quanto inutili disquisizioni dei soci di quel vecchio e polveroso Circolo dalle poltrone di velluto rosso, corre tutto sul filo di una polemica tipicamente agrigentina, destinata a infrangere la monotona vita della città.
Con un Andrea Camilleri (proprio lui empedoclino di nascita, imparentato con i Pirandello oltre che amico di lunga data di Sciascia) chiamato, suo malgrado, dall'alto della sua autorevolezza, a fare da arbitro sul cambio di un nome che suona come un insulto per la comunità di Vigàta e che invece è motivo d'orgoglio per gli abitanti di Regalpetra.
Così tra sottili minacce, lettere anonime in latino e perfino attentati alla statua di Sciascia riprodotto a grandezza naturale mentre passeggia sul corso principale di Racalmuto (cui ignoti segano la testa) e danneggiamenti all'unico monumento a Pirandello a Porto Empedocle (imbrattato col fango), si arriverà ad un finale pieno di sorprese in cui il papà del commissario Montalbano, in merito alla vicenda, deciderà (gattopardescamente) di non decidere.
Ed è qui che entrano in gioco i killer e le successive indagini del giovane capo della Squadra Mobile che rivolgerà i suoi sospetti verso due onorevoli politici locali.
Il lettore non va mai privato del piacere di scoprire da sé il finale e quindi qui ci fermiamo. Dando però merito all'editore Antonio Patti di aver messo a segno quest'altro «colpo» editoriale d'inizio d'anno assieme ad altri due nuovi titoli ("Non ricordo più il tuo volto" di Francesco Geraci e "Illucescit" del giovanissimo Lillo Casà) anch'essi in libreria nei prossimi giorni e che si preannunciano destinati a riscuotere l'attenzione di molti lettori.
Lorenzo Rosso
 
 

Comunicatori Pubblici, 7.1.2009
PA e letteratura, l'agenda con gli incipit preferiti dai dipendenti

Quest'anno la Regione Emilia Romagna ha rinnovato l'agenda annuale che da tempo stampava e distribuiva. [...] L'idea sorprendente è all'interno: gli ideatori dell'agenda hanno chiesto ai dipendenti regionali di inviare "l'incipit del cuore". Di segnalare le righe iniziali, il paragrafo con cui comincia il libro a cui sono più legati, quello che ricorda un periodo della vita o un evento significativo della propria storia. Ne sono poi stati sorteggiati un numero sufficiente per riempire le pagine dell'agenda annuale del 2009. I risultati sono interessanti e  le scelte degli autori meritano uno sguardo curioso.
[...]
Casuali o singolari alcune assenze, potrebbe dire qualcuno: e il signor K di Kafka, alle porte del castello o alle prese con l'angosciante processo? E l'estenuante richiesta di una concessione del telefono di Camilleri? I fantasmi  burocratici e organizzativi sono proprio scarsi e paiono non colpire più di tanto l'immaginario di questi raffinati e disincantati lettori. Quando si legge, sembrano consigliarci, meglio evadere, e alla grande.
[...]
Marino Cavallo
 
 

l'Unità, 8.1.2009
Lo chef consiglia
Amo i vignettisti, più persuasivi di un articolo di fondo
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

AGI, 8.1.2009
Sindaco cancella nome 'Vigata' dalla citta' di Camilleri

Agrigento - Il sindaco di Porto Empedocle (Agrigento) Calogero Firetto ha deciso di cancellare la scritta "Vigata" posta sulle tabelle stradali all'ingresso della citta' d'origine dello scrittore Andrea Camilleri che con quel nome immaginario la designa nei suoi romanzi del commissario Montalbano. L'iniziativa di aggiungere "Vigata" sui cartelli era stata adottata quattro anni fa, con il via libera dello stesso Camilleri. "Vigata -ha detto il sindaco Firetto- con il nostro paese non c'entra. Camilleri nelle sue opere letterarie racconta i fatti e i personaggi di Porto Empedocle che pero' non e' stato rappresentato nella fiction televisiva. Pertanto, per ripristinare la storia, e' indispensabile che il nostro comune si presenti a chi viene da fuori con il suo unico vero nome, Porto Empedocle e basta. Solo una scritta su un cartello stradale non puo' cambiare le sorti di una comunita'. Noi stiamo lavorando a fondo su un progetto che prevede il rilancio turistico dei luoghi cari a Camilleri, senza alcuna speculazione sui nomi, ma sui contenuti". A Porto Empedocle in pochi, infatti, hanno gradito la scelta della produzione televisiva di ambientare in provincia di Ragusa gli episodi della fiction dedicata al commissario Montalbano. A Porto Empedocle resta comunque in piedi l'idea di sistemare nella piazza principale del paese una statua a grandezza naturale del personaggio creato da Camilleri, ed e' in corso un dibattito per decidere se la scultura debba o no avere le sembianze dell'attore Luca Zingaretti.
 
 

La Sicilia, 8.1.2009
Porto Empedocle. I cittadini hanno votato sul progetto di statua a Montalbano
Referendum, scaduto il termine


Due dei bozzetti presentati nelle scorse settimane da noti scultori anche di fama nazionale. Se ne riconosce uno che raffigura il commissario Montalbano in costume adamitico. Quello che verrà piazzato in via Roma sarà certamente vestito

Porto Empedocle. Si è conclusa ieri la votazione della cosiddetta giuria popolare chiamata dal Comune a indicare l'immagine migliore da dare alla statua raffigurante il commissario Montalbano.
Com'è noto, l'amministrazione ha deciso di rendere concreta la gratitudine della comunità locale al personaggio creato da Andrea Camilleri, commissionando a un artista scultore di fama nazionale la realizzazione dell'immagine, da piazzare nel cuore di via Roma. Prima delle feste la Pro Loco e la stessa amministrazione chiesero e ottennero la collaborazione di alcuni commercianti, chiedendo loro di affiggere nelle proprie attività i bozzetti proposti dagli scrittori che hanno partecipato al concorso d'idee bandito dal Comune. In questi giorni sono stati centinaia gli empedoclini e non solo che hanno indicato questa o quella opera scultorea quale migliore rappresentazione da dare al commissario camilleriano. Questo pomeriggio è previsto lo spoglio delle schede al termine del quale verrà scelto il bozzetto più gradito.
Il responso di questo curioso referendum verrà inviato a Roma, allo stesso Camilleri che la prossima settimana presiederà la giuria, questa volta tecnica, che deciderà ufficialmente che faccia, che corpo, che atteggiamento dare a Montalbano. Di certo c'è che lo scrittore avrà l'ultima parola sul voto di preferenza e che entro la prossima settimana si saprà chi sarà lo scultore che avrà l'onore di forgiare con le proprie mani e i propri attrezzi il commissario che stazionerà perennemente su un marciapiede del salotto cittadino. Un commissario al quale i teppisti dovranno fare attenzione a non avvicinarsi per danneggiarne il corpo. Il Comune sta infatti avviando la procedure per acquistare e far collocare una telecamera a circuito chiuso, da puntare costantemente sulla statua, al fine di scoraggiare eventuali atti di vandalismo. Insomma, in Municipio, con in testa il sindaco Calogero Firetto a questa vicenda tengono molto, anche per i benefici effetti che avrà e che sta avendo a livello d'interesse mediatico.
Un noto settimanale televisivo ha per esempio ritagliato un certo spazio al «caso» della statua dedicata a Montalbano, mentre troupe televisive sono annunciate nei giorni dell'inaugurazione della stessa scultura, ipotizzabile ad aprile prossimo. Anche Luca Zingaretti, il Montalbano televisivo, un salto a Porto Empedocle potrebbe farlo.
F. D. M.
 
 

ANSA, 8.1.2009
Energia: Sgarbi, no a rigassificatore nell'agrigentino

Salemi (Trapani) - ''Il sindaco di Porto Empedocle, invece di gingillarsi con un grottesco bando per una scultura a grandezza naturale del 'commissario Montalbano' che doveva essere scelta da una giuria presieduta dal perdigiorno Andrea Camilleri, farebbe buona cosa a difendere la sua citta' dall'infame progetto del rigassificatore, estrema violenza ad una citta' devastata dalla criminalita' e dalla nuova mafia delle pale eoliche''. Lo dice il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi. ''Che senso ha - si chiede Sgarbi - dedicare la scultura a un personaggio fantastico che ha agito in una citta' che si chiama 'Vigata' negando perfino il nome di Porto Empedocle che glorifica un eroe inesistente? Il sindaco di Porto Empedocle scambia i romanzi e la televisione per la realta'. Potrebbe fare il sindaco di un programma televisivo''.
 
 

Gazzetta del Sud, 8.1.2009
Regia e attori convincenti per il ritorno della riduzione teatrale tratta da Camilleri
Un "birraio" accolto con limitato calore

Dopo dieci anni dal suo esordio catanese, la riduzione teatrale del romanzo di Andrea Camilleri, "Il birraio di Preston" è ritornata sul palcoscenico del Teatro Verga, per il cartellone 2008/2009 del Teatro Stabile. E il successo decretato dal pubblico, ancorché non particolarmente caloroso, non è stato minore di quello ottenuto allora, meritando anche stavolta i consensi sia per l'impianto registico sia per l'ottimo rendimento della compagnia di attori, tutti impegnati al massimo nell'interpretare un copione particolare, tratto da un romanzo ancor più particolare costruito su una vicenda collocata dall'Autore sempre a Vigata, città immaginaria (ma non tanto) nella quale hanno luogo anche tutte le complicate storie del Commissario Montalbano, personaggio preferito da Camilleri.
La piccola cittadina siciliana è dunque in agitazione per motivi.musicali, visto che i suoi melomani, intrisi di Verdi e Bellini, sui quali incomincia a far presa anche un certo Wagner, sono contrari alla decisione presa dal prefetto di Montelusa, dal quale Vigata dipende, di far mettere in scena nel più importante teatro della stessa Vigata un'opera di Luigi Ricci. Ma chi era costui? Un compositore di buone qualità, noto soprattutto per aver scritto, insieme al fratello Federico, la partitura di "Crispino e la comare", a suo tempo accolta dal favore del pubblico, e nel 1847 anche "Il birraio di Preston", sulla quale ancora oggi si sa veramente ben poco. Da tutto ciò, Camilleri, lavorando di fantasia ed entrando nell'inquieto mondo dei cosiddetti "loggionisti", che immagina ben presenti anche a Vigata, ha tratto abbondante materia per il suo romanzo; ma non sempre la trama funziona, anche se – è doveroso precisarlo - alla fine la svolgimento della vicenda riesce a superare i tanti ostacoli.
E così, tra stecche dei cantanti, malumori, attentati, incendi, parolacce e gestacci, si dipana l'intrigata vicenda, alla quale – peraltro - non farebbero male alcune sane sforbiciate. La regia di Giuseppe Dipasquale, comunque, rispetto all'edizione del 1999 ha mostrato più ritmo, maggiore incisività.
Michele La Spina
 
 

Affaritaliani.it, 8.1.2009
Libri/ Un popolo di navigatori, santi e scrittori... a pagamento
Il fenomeno in Italia

Proust, Pirandello, Moravia. E, tra i viventi, Camilleri, Moccia e la Mastrocola (e avremmo potuto fare decine di altri nomi, sia in riferimento a ieri, sia a oggi). Tutti e sei scrittori famosi, ma ad accumunarli non c’è una particolare tendenza o continuità letteraria. Semplicemente, la propria opera d’esordio è stata pubblicata a pagamento (dell’autore, s’intende).
[...]
Antonio Prudenzano
 
 

l'Unità, 9.1.2009
Lo chef consiglia
Villari come il generale Armando Diaz dirama il suo bollettino
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera, 9.1.2009
Sicilia. Porto Empedocle che adottò il nome rimuove i cartelli. «La Rai ha girato a Ragusa»
La Vigata di Montalbano non esiste più (per protesta)
La decisione del sindaco Calogero Firetto dopo che il paese non compare nell'ultima serie della fiction

Porto Empedocle (Agrigento) — Come direbbe Montalbano, nella sua Sicilia si sono messi a tambasiare, che sta per «girellare da un posto all'altro occupandosi di cose futili». Un giorno decidono di mettere i cartelli con la scritta Vigata a tutti gli ingressi di Porto Empedocle; il giorno dopo, o meglio 4 anni dopo, decidono di toglierli. Così ha deliberato il sindaco Calogero Firetto che vuole cancellare quella che era considerata un'«americanata» del suo predecessore Paolo Ferrara. «Vigata con il nostro paese non c'entra — spiega —. Camilleri nelle sue opere racconta fatti e personaggi di Porto Empedocle, che però non è stato rappresentato nella fiction. È indispensabile che il nostro Comune si presenti a chi viene da fuori con il suo unico vero nome».
Parole che lasciano intuire un fondo di risentimento per ritrovarsi ad essere il paese natale di Camilleri e in più l'immaginaria Vigata, salvo poi restare tagliati fuori dalle location tv. I «luoghi di Montalbano» sono infatti da tutt'altra parte, tra Scicli, Ragusa Ibla e Marzamemi, ed hanno anche beneficiato di un notevolissimo ritorno economico. Brucia un po'? «Niente affatto; i luoghi della fiction sono bellissimi, perché sono i luoghi del barocco siciliano». Sarà. Ma negli stessi giorni in cui agli ingressi di Porto Empedocle viene buttata giù la scritta Vigata, tutto il paese è in fermento: il 15 gennaio sarà scelto il bozzetto per realizzare una statua a grandezza naturale del commissario Montalbano. C'è stato addirittura un voto popolare, che dovrà essere ratificato da una giuria presieduta da Camilleri. E quel che è uscito dalla porta rientra dalla finestra, con in più la fiction che cannibalizza la fantasia letteraria. La statua di Montalbano potrebbe infatti avere le sembianze dell'attore Luca Zingaretti, perché così lo hanno immaginato quasi tutti i partecipanti al concorso.
Non è una contraddizione? «Il nostro Montalbano sarà come lo Sherlock Holmes di Londra. E poi Porto Empedocle dovrà essere più di Vigata: ne vogliamo fare un città letteraria legata non solo a Camilleri, ma anche a Pirandello ed altri scrittori». L'autore si tiene lontano dalle polemiche, ma avrebbe avvertito che non sarebbe opportuna una statua di Montalbano con le fattezze di Zingaretti. Cartelli e polemiche non sembrano interessare nemmeno i Comuni della fiction. A cominciare da Santa Croce Camerina, dove c'è la «casa di Montalbano » che, quando non è impegnata con la produzione, è un bed and breakfast.
«Non ci interessa il nome Vigata — dice il sindaco Lucio Schembari —, noi sappiamo solo che i luoghi di Montalbano, quelli originali, sono i nostri. Ciò che conta è quel che si vede in televisione ». Glissano anche da Scicli: «Penso che a Porto Empedocle cerchino solo pubblicità — chiude il primo cittadino, Bartolo Venticinque —. Un po' come i nostri cugini di Modica che per attirare l'attenzione hanno deciso di dare la cittadinanza onoraria a Zingaretti».
Alfio Sciacca
 
 

AgrigentoWeb.it, 9.1.2009
Sgarbi attacca Firetto: "Difenda la città dal rigassificatore"
Il sindaco di Salemi al collega empedoclino: "La finisca di gingillarsi con la statua di Montalbano e difenda la città dall’infame progetto del rigassificatore”

Guerra di ricorsi e di sindaci sul rigassifficatore che si vuole realizzare a Porto Empedocle.
Calogero Firetto e Marco Zambuto  se ne sono già dette quattro.
Il sindaco di Porto Empedocle continua a difendere e a volere l’impianto. Zambuto invece non lo vuole proprio ed ha pure  proposto  ricorso al Tar, dove i ricorsi contro l’impianto potrebbero essere davvero tanti.
Ma ora Firetto dovrà pure fare i conti con un altro sindaco del calibro di Vittorio Sgarbi, primo cittadino di Salemi che lo attacca  su diversi fronti.
«Il sindaco di Porto Empedocle, ha detto  l’ex ministro, invece di gingillarsi con un grottesco bando per una scultura a grandezza naturale del  commissario Montalbano che doveva essere scelta da una giuria presieduta dal perdigiorno Andrea Camilleri, farebbe buona cosa a difendere la sua città dall'infame progetto del rigassificatore, estrema violenza ad una città devastata dalla criminalità e dalla nuova mafia delle pale eoliche».
E non è finita.
«Che senso ha  dedicare la scultura, ha aggiunto Sgarbi, a un personaggio fantastico che ha agito in una città che si chiama Vigata negando perfino il nome di Porto Empedocle che glorifica un eroe inesistente? Il sindaco di Porto Empedocle scambia i romanzi e la televisione per la realtà. Potrebbe fare il sindaco di un programma televisivo».
Sin qui Vittorio Sgarbi, aspettando  la replica di Calogero Firetto, che comunque  ha già deciso di  fare cancellare dai cartelli della toponomastica  stradale il nome Vigata.
Una marcia indietro? Macchè. Firetto ha infatti annunciato che nella zona di Marinella saranno creati dei percorsi turistici intestando i vari varchi alle opere di  Andrea Camilleri.
Il tutto per rilanciare l'immagine della centro empedoclino.
Ma Camilleri che ne pensa del rigassificatore? Ed il commissario Montalbano? Pensate che lo avrebbe condiviso? Immaginatelo mentre nuota al largo della sua Vigata.
Ma già, la Vigata  di Montalbano non è quella di Porto Empedocle, ma si trova nel ragusano. Potrà continuare  a fare il bagno  senza temere di andare a sbattere contro una nave gasiera. Il rigassificatore Firetto lo vuole fare a Porto Empedocle non a Vigata.
Gerlando Gandolfo
 
 

l'Unità, 10.1.2009
Lo chef consiglia
Il mondo sottosopra! Il Nord che chiede aiuto al Sud
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

CataniaOggi, 10.1.2009
La straordinaria scoperta de “Il Birraio di Preston”
C’è chi dei critici si affanna a pubblicare una recensione il prima possibile, il che è anche positivo per soddisfare la curiosità del pubblico. In occasione de “Il Birraio di Preston” io mi sono avvalsa della possibilità di rivedere e “metabolizzare” questo spettacolo dalle mille stupende sfaccettature… non avrò primati di pubblicazione, ma se non altro potrò dire di aver fatto la giusta scelta nei confronti dei lettori e degli attori. Per convenzione giornalistica non si fanno introduzioni ad una critica, ma ad onor della sincerità verso i navigatori è bene spiegare cosa sta dietro a questo ritardo. Buona lettura!

Di solito “l’epifania tutte le feste porta via”… a noi pubblico invece ci ha lasciato un grande spettacolo, tutto da scoprire e da scrutare: “Il Birraio di Preston”, che ha debuttato il 6 gennaio al Teatro Verga. Di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale sono le mani sapienti che hanno ridotto e adattato l’omonimo romanzo per offrircene una visione in palcoscenico. Le storie, i risvolti umani ruotano attorno l’incendio del teatro di Vigàta: una banale apertura di stagione teatrale semina morte e turbamento. Le vicende sono guardate con l’occhio dell’autore agrigentino, l’occhio di un bambino che si stupisce di ciò che intorno accade, ne sa prendere giusto distacco, lo sa raccontare con arguta ironia anche quando ha il sapore drammatico: è questo lo straordinario peculiare di Andrea Camilleri, scrittore geniale che sa dipingere irreprensibilmente le caratteristiche dell’umanità. È lui, che con la sua voce calda dà un incipit alle scene e anche quando tace, si fa sentire nel linguaggio degli attori. Per tutta la durata della pièce si crea un’atmosfera di mistero, d’incanto, che viene “ingegnosamente spezzata” qua e là da scene tragiche, erotiche, farsesche… è affascinante accorgersi, seduti nella propria poltrona, di assistere ad uno spettacolo composito, ad una molteplicità di generi, di chiavi di lettura. Il tutto coerentemente realizzato grazie alle frequenti modifiche di scena, che tengono lo spettatore sempre in curiosità di ciò che può accadere. “Il Birraio di Preston” è recitato in maniera eccezionale, il cast presenta nomi prestigiosi: Mariella Lo Giudice, superando la sua straordinaria bellezza, interpreta una femminilità disinibita, elegante e ironica al contempo; Pino Micol affascina in maniera irreprensibile dal primo all’ultimo minuto di rappresentazione: traspare imponente la sua talentuosa esperienza di interprete; Giulio Brogi è il terzo meritevole indiscusso; Marcello Perracchio tanto in armonia con la scena che sembra partorito dalla penna di Camilleri; Gian Paolo Poddighe è difficile da non notare in positivo. Tra i nostrani attori Mimmo Mignemi, Angelo Tosto (talento sopraffino dalle grandi capacità interpretative), Franco Mirabella (nei vari ruoli dimostra un’eccezionale versatilità, si guadagna un merito in più sopra tutti e l’auspicio di avere più spazi sul palco), Cosimo Coltraro (emerge nei suoi personaggi l’efficacia delle sue numerose virtù teatrali); bravi anche Giampaolo Romania, Sergio Seminara; Alberto Bonavia e Gianluca Ridolfo completano la parte maschile del cast. Capaci le donne: Ester Anzalone, Chiara Cimmino e Stefania Nicolosi con un sorriso di gradimento in più per Margherita Mignemi. Ecco rappresentato un altro gioiello della stagione dello Stabile: il teatro ha fatto centro anche stavolta, portando in scena una pièce che sa “ruffianarsi” il pubblico di tutte le età (i giovani fanno un applauso in più però!), non solo da vedere ma anche da attenzionare. Lasciatevi avvolgere dal perfetto connubio di grandi attori e grandi autori…
Maria Chiara Caramagno
 
 

Il sottoscritto, 10.1.2009
Vigàta uno e due

Una cocente sconfitta per la letteratura, corrispondente a una bruciante vittoria per la televisione, è quella segnata dal sindaco di Porto Empedocle il quale sta pensando di cancellare la scritta «Vigàta» dal cartello toponomastico all’ingresso della cittadina agrigentina. Il motivo? Perché la «vera» Vigata è disseminata, secondo lui, nella provincia di Ragusa dove si gira la fiction televisiva, mentre quella empedoclina è «falsa». Qualcosa del genere è successa – e succede ancora – in riferimento al Gattopardo: il romanzo di Lampedusa, nella parte che riguarda Donnafugata, è motivo di un equivoco, ancora una volta a vantaggio di Ragusa, per via del fatto che la Donnafugata del romanzo viene identificata con il borgo ibleo di Donnafugata dove si erge anche un castello ottocentesco, mentre l’immaginaria Donnafugata, dimora estiva del principe di Salina, è più verosimilmente (nella visione di Lampedusa) l’agrigentina Palma di Montechiaro.
Ma stavolta la sfida è con la televisione. Che ha imposto Ragusa come mondo montalbaniano esautorando Porto Empedocle. E’ vero. Ma è anche vero che la «vera» Vigàta (la prima, se vogliamo sottilizzare) è quella dove si svolgono le vicende immaginate da Camilleri, che essendo l’ecista di Vigàta dovrebbe costituire una prova certa. Nondimeno, dopo il successo della seconda Vigàta, quella televisiva, la questione non è più di grandezza anagrafica ma di grandezza mediatica. E richiede un accertamento di autenticità: quella che Camilleri ha definito «il posto più inventato della Sicilia più tipica» corrisponde, quasi nei dettagli, alla Porto Empedocle nella quale Camilleri ha ambientato l’intera sua opera narrativa, ma la Vigàta più nota al pubblico televisivo ricalca i paesaggi, le location e le scene di Ragusa, Punta Secca, Scicli, Donnalucata e di altri luoghi iblei.
Stando così le cose, il vero problema è allora di stabilire se conta di più l’invenzione letteraria o la regia televisiva. La questione sembra essere stata risolta – a giudicare peraltro dallo sbotto di rabbia del sindaco di Porto Empedocle – a favore della serie televisiva che ha avuto un numero di spettatori non paragonabile al numero dei lettori, sicché la Ragusa di Zingaretti ha fagocitato la Porto Empedocle di Montalbano. Ma a chi ne ha letto i libri, il personaggio del commissario non può certo ricordare l’elettrizzato e plateale Luca Zingaretti, tutt’altro che siciliano anche nei modi oltre che nella parlata, senonché nell’immaginario dominante è lui il commissario. Non conta che Camilleri una volta abbia rivelato di aver incontrato il vero Montalbano: un docente sardo cinquantenne, misurato nei modi, con un po’ di pancia e soprattutto con una folta capigliatura. Tutto il contrario di Zingaretti.
L’Italia di Montalbano si è dunque divisa in due schiere: quella che segue il ciclo televisivo e quella che legge la serie stampata. C’è una terza categoria in verità: quella composta da chi ha letto i romanzi e visto gli episodi, una categoria molto ridotta perché chi ha letto Montalbano molto difficilmente riesce a resistere due minuti a vedere personaggi e vicende che nulla hanno in comune con quelli che ha conosciuto mercé Camilleri.
La soluzione per salvare la Vigàta empedoclina e mantenere la scritta nel cartello segnaletico è dunque facile: a cominciare dal sindaco (che evidentemente ha visto Montalbano ma non l’ha letto, altrimenti la sua reazione sarebbe stata ben diversa), i concittadini di Montalbano – e di Camilleri – leggano i libri e spengano la televisione. E facciano opera di affermazione dell’autenticità della vera Vigàta. Così facendo peraltro non solo renderanno un buon servizio al loro amato Camilleri ma contribuiranno anche a sostenere la causa della letteratura contro le imposture della televisione.
Gianni Bonina
 
 

La Sicilia, 10.1.2009
Porto Empedocle
Il sindaco Firetto difende la cancellazione di Vigata

Porto Empedocle. Niente polemica a distanza con Ragusa Ibla, niente voglia di fare a «cazzotti verbali» con il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi, ma tanta attenzione nel confermare l'orgoglio degli empedoclini nell'abitare a Porto Empedocle e non a Vigata.
Il sindaco del paese marinaro Calogero Firetto ieri mattina non si è fatto neanche la barba, tanta era la volontà di mettere alcuni paletti sulla vicenda dell'imminente cancellazione della dicitura «Vigata» dalle tabelle stradali, poste all'ingresso del territorio comunale. Una storia ripresa da prestigiosi organi d'informazione nazionale. «Tutto è nato nell'ambito del cambio della segnaletica verticale che stiamo attuando. Da sempre però i miei concittadini hanno manifestato fastidio per l'accostamento del nome del nostro paese a quello del paese inventato dal maestro Camilleri». Da colui il quale Sgarbi ha definito «perdi giorno», venendo difeso da Firetto così: «Chi parla non conosce. Non è un perdi giorno ed è sulla nostra stessa lunghezza d'onda».
E ancora: «Non abbiamo intenzione di scendere in polemica con le località in cui si svolgono le riprese delle fiction della Rai, anzi. Quando qualcuno mi chiede informazioni su quali posti visitare in Sicilia, tra i più belli indico quelli ragusani. Porto Empedocle però è il set letterario delle storie di Montalbano e su questo stiamo lavorando. Ambiamo nonostante i tanti problemi che abbiamo a divenire città letteraria, avendo dato anche i natali a Pirandello e ad altri scrittori».
Firetto chiosa: «Stiamo lavorando per migliorare questa nostra realtà, puntando sui personaggi positivi. Ecco perchè, ad esempio abbiamo commissionato la statua raffigurante il commissario Montalbano». Il cui scultore verrà individuato entro la prossima settimana. Quando forse, Porto Empedocle non avrà più Vigata sulle tabelle stradali.
F.D.M.
 
 

Il Mattino, 10.1.2009

Roma. Vittorio Sgarbi ballerino per una notte a «Ballando con le Stelle».
[…]
Intanto Sgarbi, sindaco di Salemi, interviene sulla questione sollevata dal primo cittadino di Porto Empedocle che per protesta contro il fatto che le riprese di una fiction su Montalbano, celebre personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato in tv da Luca Zingaretti, è stata girata a Siracusa, ha fatto togliere dall’ingresso in città la scritta «Vigata», paese immaginario. «Non capisco la logica di rimuovere la scritta e di dedicare una scultura al commissario Montalbano, personaggio inesistente e reso popolare da una fiction», ha detto Sgarbi. «Trovo grottesco il bando - prosegue - per una scultura inevitabilmente brutta e non capisco che senso abbia una giuria presieduta da Camilleri spendendo danari pubblici per una decisione comunque sbagliata».
 
 

l'Humanité, 10.1.2009
Les lettres françaises
A lire
La Couleur du soleil,
d’Andrea Camilleri, roman traduit de l’italien par Dominique Vittoz. Éditions Fayard, 2008, 123 pages, 16 euros.

Que de manuscrits perdus, mais heureusement redécouverts par des romanciers, pour devenir les urnes d’où s’écoulent leurs romans, du "Manuscrit trouvé à Saragosse" aux "Mémoires du comte de La Fère", source prétendue des "Trois Mousquetaires"! Une nouvelle main heureuse à recenser, celle du romancier Andrea Camilleri qui, au soir de sa vie, dévoile aux yeux ébahis de ses nombreux lecteurs des fragments d’un journal du Caravage, rédigé pendant le séjour du peintre à Malte et en Sicile, après qu’il se fut évadé de la prison des chevaliers de ladite île, accusé d’avoir «séduit» le fils d’un dignitaire de l’ordre.
Comme l’auteur est le père du célèbre commissaire Montalbano que tout navigateur du «Fleuve noir» a rencontré, la redécouverte de ce manuscrit s’accompagne de conjonctures énigmatiques, voire extravagantes, le roman policier mafieux contaminant l’histoire de l’art.
Le titre est expliqué par une vision maléfique du peintre, aux premières pages du journal: «Le soleil était devenu noir, à croire qu’une éclipse l’avait obscurci et qu’il rayonnait d’une lumière noire, laquelle assombrissait hommes et choses», vision qui se projetterait sur sa vie et sur ses oeuvres, objets de belles reproductions dans cet élégant volume.
Mais ce qui caractérise ce court texte, c’est la tentative, nouveau jeu linguistique de Camilleri, de re-création de l’italien du temps (1607-1609), que le traducteur, qui n’est pas Serge Quadruppani, s’est efforcé de rendre en français mais sans réussir à en gommer l’artifice.
Nouvelle de circonstance (à l’occasion d’une exposition à Düsseldorf) qui a débordé de son lit, la "Couleur du soleil" peut se regarder en face sans éblouir.
Claude Schopp
 
 

Il Giornale, 10.1.2009
I Ris, Manara e Coliandro ecco i detective con il cuore

Milano - Uno zefiro di romanticismo soffia nelle questure e nei commissariati del piccolo schermo. Se finora i detective dei copioni si erano trincerati nell'aplomb del cane da caccia burbero e solitario, tutti duramente e puramente votati alla persecuzione dei delitti, ecco che all'improvviso, sotto le mostrine e le imbracature delle pistole, i loro cuori iniziano a palpitare per la bella sottoposta o per il medico legale, e qualche volta persino per la conturbante indagata, con buona pace delle prospettive di carriera e dell'integrità dei fascicoli.
[…]
L'imprimatur, la benedizione agli «sbirri in love» arriva senz'altro da Vigata e dal commissario Montalbano. Ora che persino lui, l'onesto per antonomasia, fedele nei secoli alla fidanzata Livia, inizia a concedersi avventure sentimental-erotiche tra una mangiata di triglie e un interrogatorio (gli ultimi quattro episodi hanno riscosso un successo da partita di calcio, con oltre nove milioni di italiani), allora per tutti i segugi è iniziata una nuova era.
[…]
Paola Manciagli
 
 

l'Unità, 11.1.2009
Lo chef consiglia
Bondi, anima bella, spieghi a suo figlio cosa avviene, e perché, ai bambini di Gaza
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 11.1.2009
L'appuntamento
Da un incontro organizzato a sorpresa nasce un gioco letterario
La pellicola di Rocco Mortelliti sarà presentata giovedì

Un documentario che racconta un pezzo di storia d’Italia, attraverso il dialogo fra due intellettuali eclettici ed originali, e che si muove sul filo della memoria, degli aneddoti, delle emozioni, diventando elemento culturale di testimonianza. E così Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti, con la regia puntuale ed intelligente di Rocco Mortelliti, hanno dato vita ad una opera che approda nella sezione eventi speciali del Festival «Per il Cinema italiano», prima edizione di Bari (il cui direttore è Felice Laudadio). Il documentario verrà presentato giovedì. In questa pagina ve lo raccontiamo in anteprima, pubblicando in esclusiva dei brani del dialogo. Ugo & Andrea - questo il titolo del documentario - nasce da una idea di Andreina Camilleri e Orsetta Gregoretti. Il regista Mortelliti spiega con ironia: «Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti si sono incontrati, o per meglio dire le loro rispettive figlie hanno organizzato un incontro a sorpresa». Sembra un gioco letterario, ma è un fatto realmente accaduto. Mortelliti descrive il luogo del set: «Ugo e Andrea si trovano in campagna, fuori Roma, davanti a loro una macchina, una duetto decappottabile, salgono, ma nessuno dei due sa guidare. Ugo siede sul posto del guidatore, Andrea al suo fianco. La troupe ha organizzato una sorta di camera car, sarà la troupe a far “viaggiare” i due: la macchina sarà “spinta” a mano mentre Ugo e Andrea si raccontano. Le immagini di sfondo servono a sottolineare alcuni passaggi del dialogo». Il documentario dura cinquantacinque minuti, ed è totalmente incentrato sulla preziosa esperienza dei due personaggi, che dialogano senza un attimo di tregua in maniera informale, simpatica e scorrevole, tra ricordi malinconici ed incontri straordinari. Mortelliti aggiunge: «Credo che questo documento sia un giusto omaggio a due persone che hanno dato tanto alla cultura senza risparmiarsi».
Salvo Fallica


Il colloquio
Ugo & Andrea e quell'articolo sull'Unità
Gregoretti e Camilleri. Anticipiamo stralci di un dialogo tra i due intellettuali, che in un documentario ci raccontano, tra i tanti aneddoti, di quando Vittorini regalò allo scrittore siciliano una copia del nostro giornale...

Andrea (…) Devo dire, francamente, che io ebbi una, come posso dire, una sorta di iniziazione televisiva fra le più impegnative, perché mi chiamarono a fare il produttore televisivo e mi mandarono naturalmente su un programma di teatro, perché io mi occupavo di teatro. Mi chiamò Bernabei e mi misero nella produzione delle prime otto commedie di Eduardo. Io avevo il compito più che di produttore, perché non c’era niente da produrre... sai, Eduardo arrivava con la sua compagnia, si pigliava tutto in blocco e quindi non c’era niente. Dov’è che volevano che io intervenissi? Nel fargli inghiottire alcuni fatti censori. Tu pensa, alcuni fatti censori, nelle commedie di Eduardo sono impensabili, eppure all’epoca volendo le trovavano certe...
Ugo Avevano una immaginazione inesauribile... nel trovare...
Andrea Una immaginazione inesauribile... nel trovare ste cose... E anche l’altra cosa era quella di dire «che non succeda assolutamente nulla», perché Eduardo era il primo degli intellettuali di area di sinistra che cominciava a collaborare con la televisione, e sono stati sei mesi per me di una bellezza straordinaria...
Ugo Questo sodalizio con Eduardo...
Andrea Questo sodalizio con Eduardo, non è successo mai un incidente, siamo andati d’amore e d’accordo e personalmente io che m’ero fatto l’accademia, ero stato aiuto di Costa, quello che imparai stando affianco a Eduardo mentre lavorava coi suoi attori...
L’INCONTRO CON VITTORINI
Andrea (…) Ero entrato in corrispondenza, ci eravamo scambiati due o tre lettere, con Elio Vittorini, e volevo andarlo a trovare a Milano al Politecnico, cosa che poi avvenne perché io proseguii per Milano solo con questo scopo, insomma...
Ugo Ah, Il Politecnico si faceva a Milano?
Andrea Si faceva a Milano ed era in via Filodrammatici, alla casa della cultura, diciamo...
Ugo Io chissà perché pensavo che fosse una edizione Einaudi, invece no.
Andrea Era edizione Einaudi, però la direzione e la redazione erano a Milano. Mi ricordo questa mattina bellissima, in cui arrivai col batticuore, perché Vittorini mi aveva detto: «Guarda che ti pubblico in un prossimo numero...», «ti pubblico un gruppo di poesie», quindi figurati...
Ugo Be’, perbacco...
Andrea Era una lettera che conservo tutt’ora...
Ugo Be’ lo credo (…)
Andrea Me la sono portata in tasca. E non c’era nessuno, c’era solo un signore in piedi, molto pensieroso. Dissi: «Io vorrei parlare con Elio Vittorini». Mi disse: «Vai, vai, è nell’altra stanza». Scoprii poi che questo signore pensieroso era Franco Fortini. Questo è un ricordo che non sono mai riuscito a scrivere perché forse mi prende un po’ troppo. Mi presentai a Vittorini, gli dissi che ero arrivato il giorno prima dalla Sicilia. Mi disse: «Che fai oggi?». «Niente» dico, «son venuto qua per conoscerla e... ». «No» dice, «ma che fai? Hai impegni?». «No». «Puoi stare con me?», e sono stato fino alle 6 di sera con Elio Vittorini a girare per Milano. E lui mi diceva: «A Pietraperzia ci sei stato?».
Ugo Cos’è Pietra...
Andrea Un paese del...
Ugo Vicino a Enna?
Andrea Vicino a Enna. «A Racalmuto da quant’è che non ci vai?». Si stava ripassando la Sicilia, quando poi... le città del mondo in realtà, il suo libro si stava ripassando. Quando poi arrivammo di nuovo sotto via Filodrammatici lui mi disse: «Hai visto l’articolo uscito stamattina sull’Unità?». «No». Disse: «Vieni su che te ne do una copia». Andai su e io lessi l’articolo. Era l’articolo che praticamente iniziava la polemica... e poi Il Politecnico venne chiuso. E io ho la memoria di quest’uomo che con la memoria tornava alla Sicilia, proprio quasi a dimenticare quello che in mattinata si era innescato, ecco, c’era anche questo. Poi l’ho rivisto al centro sperimentale altre volte ma, quel primo incontro...
Andrea Camilleri
Ugo Gregoretti
 
 

Corriere della Sera, 11.1.2009
Il punto dell'anno
Meyer, Giordano, Littizzetto: è partita la corsa del 2009

Quattro titoli di narrativa italiana, cinque stranieri, un manuale (quello «antifumo» di Carr) e nessun saggio: questa la radiografia della Top Ten dei libri più venduti nel 2008.
[...]
Camilleri piazza quattro romanzi tra i primi dodici posti.
[...]
Severino Colombo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 11.1.2009
Zoom
Mascherare il brutto

«Ma che cosa vuole il sindaco di Porto Empedocle?». Una collega commenta il proposito di eliminare il nome di Vigata aggiunto in onore di Camilleri, perché i telefilm di Montalbano sono girati nel ragusano. «Prima tutti erano impazziti. Ma se un posto non sembra bello se ne cerca un altro». Retorica sul turismo: i nostri amministratori fingono di non vedere che le città e i paesi siciliani sono brutti e sciatti. Pensano che uno scrittore debba dar gloria al paese natale, non mostrando con la propria opera quanta arte può nascere da una civiltà e da una memoria di bellezza, ma mascherando di bello ciò che è brutto. Insomma, o un grande artista è un vantaggio monetizzabile o meglio niente. Abituati a far manifesti turistici anziché politiche per il territorio, non distinguono tra uno scrittore e uno spot dell'Agenzia Sicilia Bedda.
Maurizio Barbato
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 11.1.2009
Gli stereotipi di "Agrodolce" che inchiodano una regione

Quali che siano i motivi per i quali l'assessore Antinoro con uno dei suoi interventi drastici e spettacolari ha sospeso il finanziamento alla soap opera Agrodolce, mi pare che ci siano spunti importanti di riflessione per la condizione della cultura siciliana. I fatti sono che questa soap produce sostanzialmente posti di lavoro. E con la giustificazione di questi è stato innescato ancora una volta il meccanismo perverso che avvilisce la nostra terra e la mortifica nella sua parte migliore. Se stereotipi ci sono, più che nei contenuti della fiction andrebbero cercati nelle modalità che stanno alla base del progetto e che ne hanno condizionato fortemente i risultati. Le modalità con le quali si immagina e costruisce un progetto creativo sono le scelte culturali che alla fine lo vincolano in tutte le sue parti. La scelta di utilizzare modelli convenzionali per la descrizione dell'ambiente culturale siciliano non è necessariamente un difetto, lo diventa quando l'utilizzazione che se ne fa è anch'essa brutalmente convenzionale. In buona sostanza mi pare anche legittimo che gli autori abbiano scelto di raccontare la Sicilia attraverso i siciliani, il mare, le arance e via dicendo. Tuttavia ogni autore sa bene che al di là dei contenuti, alla fine simili per tutte le fiction, contano soprattutto le tecniche del racconto. E quelle fanno la differenza. Esempio ne sia "Il commissario Montalbano". Pur con tecniche narrative di maniera i racconti di Camilleri lì prendono luce e divertono, hanno ritmo e delicatezza. Sullo sfondo ci sono il mare e una cittadina siciliana, ma sono di scenografia. Il racconto muove sempre secondo meccanismi che non sono necessariamente siciliani. È buono il racconto perché è alta la qualità autoriale, ma è anche buona la sua sceneggiatura e realizzazione filmica. E il livello è apprezzabile in ogni episodio. L'impressione è invece che Agrodolce sia scritto, diretto e girato male. Altrimenti non si spiegherebbe l'assenza di audience. Neanche i siciliani lo vedono, neppure quelli che stanno incollati per ore davanti al televisore. Minoli difende il progetto assimilandone le caratteristiche a quelle di "Un posto al sole". E questo è un tema sostanziale riferibile stavolta ai contenuti. Ripetere gli schemi di una novella spostandola geograficamente un po' più a Sud non mi pare un'operazione vincente. Soprattutto per raccontare una regione che tra Piovre, Padrini e Capi dei Capi avrebbe necessità di uscire dal cliché della pizza connection per reinventarsi nell'immaginario collettivo. Palermo non è Napoli. Il capoluogo campano riesce sempre a rielaborare la sua realtà culturale e a dare una dimensione creativa anche alle sue sofferenze maggiori. Lo sforzo che è richiesto ai siciliani per trasformare la loro realtà visibile è quasi impossibile da sostenere e il suo successo passa soprattutto dai canali di comunicazione principali. Esistono una e centomila Sicilie. è possibile che l'unica idea immaginata debba essere quella delle cartoline illustrate? Io faccio il direttore d'orchestra, Antonello Antinoro fa l'assessore ai Beni culturali. Nessuno di noi due vive in una casetta sul mare incontaminato di Santa Flavia o Porticello se non per andare in vacanza d'estate. O forse i siciliani, in quanto tutti disoccupati, non vanno mai in vacanza? Ma io penso che anche i nostri medici e avvocati e ingegneri, a Palermo come a New York, abbiano vite normalmente complesse e talvolta tanto interessanti da essere trattate sul piccolo schermo da autori intelligenti e bravi. Montalbano è un poliziotto siciliano per la prima volta vincente. La criminalità non vince contro il nuovo super eroe che stavolta neanche all'ultima puntata verrà ucciso. E noi siamo felici di questo. L'impressione, amara, è che il progetto Agrodolce dovesse essere realizzato quantunque e comunque perché d'altronde ai siciliani, avranno pensato alla Rai, quello che importa sono soltanto i posti di lavoro per le loro famiglie bisognose. Il danno peggiore alla nostra immagine non è nella riproposizione degli stereotipi, che anche Montalbano ne è pieno, ma nel fatto che da noi si produca roba di scarsa qualità. Perché tutti sanno che Agrodolce è prodotto in Sicilia con i soldi dei siciliani, e nessuno si stupisce che ancora una volta i siciliani escano allo scoperto in tutta la loro magnifica e arrogante scarsezza. Paradossalmente i siciliani in tutto questo c'entrano poco o niente, dato che la produzione è stata imposta altrove e accettata a scatola chiusa, pur circolando da noi premi Oscar per il cinema, scrittori di enorme qualità e talento e attori e registi teatrali altrove utilizzati per produzioni fantastiche. Ma quelli lavorano da Roma in su. Il centro di produzione di Termini Imerese, che pure ha un sacco di soldi, può farne tranquillamente a meno. Lì operano i bisognosi. In questo senso siamo ancora terra da conquista. Anzi da saccheggio. E allora bene ha fatto Antinoro che, in quanto produttore e finanziatore dell'opera, ha voluto mettere voce e bacchettare la produzione. Forse gli argomenti da lui tirati in ballo non erano esattamente questi, e in tal senso abbiamo voluto dargli altri strumenti di critica, ma la sostanza della sua azione è sacrosanta. Nessun investitore continuerebbe a spendere i suoi soldi per realizzare progetti che oltre a pesare finanziariamente risultano scarsamente utili. Per di più lo invito a considerare ad ampio raggio e dall'alto della sua importante funzione tutte le malformazioni che la nostra regione ha generato nel campo delle attività culturali. Le modalità, per esempio, con le quali vengono assunti i direttori delle orchestre e i direttori artistici dei nostri enti teatrali e musicali. Le modalità con le quali gli enti locali spendono cifre pazzesche per produzioni musicali e teatrali inutili e dannose senza nessun regolamento. Sono argomenti di sostanza che riguardano l'immagine della Sicilia nel mondo e soprattutto lo sviluppo della cultura dei siciliani, che è di sua diretta competenza. Per finire, di fronte ai sospetti legittimi di Minoli in merito all'intreccio tra Beni culturali, Sanità e alleanze politiche io, da buon siciliano anche più autorevolmente sospettoso di lui, mi sono chiesto sottovoce: non sarà per caso che Montalbano stava piacendo troppo agli italiani?
Aldo Lombardo
 
 

La Sicilia, 11.1.2009
Siracusa
Comicità e umorismo pungente per la «prima» del Vasquez

Tre appuntamenti con attori d'eccezione vanno di scena per l'inizio della stagione 2009 al cine teatro Multisala Planet Vasquez. Giobbe Covatta, Sebastiano Lo Monaco, Giulio Brogi e Mariella Lo Giudice aprono la seconda parte degli spettacoli a Siracusa.
«Il teatro è un'occasione di incontro in un ambiente architettonico adeguato che coniuga l'avanguardia con l'orgoglio della tradizione - sottolinea il direttore artistico Carlo Auteri - Riaprire con eventi di grande spessore, come quelli proposti quest'anno, significa offrire di nuovo alla città di Siracusa la possibilità di ritornare al teatro».
[...]
"Il birraio di Preston", tratto dal libro omonimo di Andrea Camilleri, è in programma per il 4 e 5 febbraio. Con la collaborazione del Teatro Stabile di Catania, Giulio Brogi e Mariella Lo Giudice propongono al teatro Vasquez un allestimento teatrale di grande successo. Ospiti di "Azzurro", il salotto pomeridiano di Antenna Sicilia, i due protagonisti hanno presentato i prossimi appuntamenti. Dopo il teatro di Catania, il fascino del racconto camilleriano affianca l'avvincente regia di Giuseppe Dipasquale, coautore della riduzione e qui alla testa di un cast eccellente. Accanto ai due grandi interpreti del teatro italiano, saranno di scena Marcello Perracchio, Gian Paolo Poddighe, Mimmo Mignemi, Angelo Tosto, Franco Mirabella, Margherita Mignemi, Cosimo Coltraro, Giampaolo Romania, Sergio Seminara, Ester Anzalone, Chiara Cimmino, Alberto Bonavia, Stefano Nicolosi, Gianluca Ridolfo.
[...]
Mariolina Lo Bello
 
 

Il Velino, 12.1.2009
CLT - Lettere immaginarie / Orazio Flacco ad Andrea Camilleri

Roma - Caro collega. - Sfogliando l’ultimo numero di Micromega, l’elegante rivistona fondata e diretta da Paolo Flores d’Arcais, ho appena leggiucchiato una nuova serie di quei tuoi componimenti antiberlusconiani che ti compiaci di definire “Poesie incivili”. Ho inoltre appreso, contestualmente, che per la specialissima forza satirica di questi tuoi versi sei considerato dai tuoi fan un mio finissimo alunno. Ho altresì scoperto che fra queste tue ultime poesie quella che è più piaciuta ai tuoi ammiratori è un componimento nel quale, tanto per cambiare, dai del “porco” a Berlusconi e a tutti i suoi elettori. Mi è stato infine detto che la bella rivista che l’ha pubblicata vende poche migliaia di copie. Permettimi quindi di contribuire a una sua maggiore diffusione citandola integralmente:
“Il ricco porco, eletto a capo dei suoi simili / alle scrofe da lui montate ripagò il favore / ammettendole al truogolo riservato a pochi / ai suoi legulei, ai suoi giornalisti, ai suoi boia / grufolanti e grugnenti. I porci, com’è noto / non sono bestie di fiuto fine. Rovistano nel letame / vi si rotolano, vivono alla giornata. Non sospettano / che un giorno saranno mutati in salsiccia”. (segue)
Complimenti. Una vena satirica così gagliarda e insieme così raffinata meriterebbe una rigorosa analisi stilistica, nonché un’approfondita esegesi etico-estetica. In ogni caso io stesso, in quanto tuo umile collega in faccende satiriche non posso sottrarmi al dovere di dedicarti, in questa circostanza, a guisa di elogio, una delle mie sapide sentenze. Potrei facilmente cavarmela, fra l’altro, ricordandoti un celebre esametro della mia prima satira, che fra l’altro si direbbe particolarmente adatto al tuo caso.
“Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum”: così dice nella mia lingua quel verso passato in proverbio, che nella tua potrebbe suonare così: “C’è una misura per tutte le cose, ci sono insomma confini precisi al di là dei quali non può esistere il giusto”. Ma temo che un simile motto potrebbe sembrarti troppo rozzo. Provvedo quindi subito a rifilartene uno all’altezza del tuo squisito gusto letterario consigliandoti di onorare il periodico che ti ha promosso al rango di suo satiro ufficiale intitolando “Micromerda” la prossima serie delle tue “poesie incivili”.
Ruggero Guarini
 
 

l'Unità, 13.1.2009
Lo chef consiglia
E se Brunetta tornasse alla sua gioventù, quando vendeva gondolette?
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 13.1.2009
«Perché cancellare Vigata adesso?»
Porto Empedocle. L’ex assessore Guido difende l’idea che ebbe per attirare i turisti

Porto Empedocle. «Perché cancellare proprio adesso il nome Vigata?», Firmato Tonino Guido, ex assessore comunale al Turismo e Spettacolo della Giunta di Paolo Ferrara che quasi cinque anni fa ebbe l'idea di accostare al nome vero del paese marinaro, quello tratto dal paese immaginario creato dalla fantasia di Andrea Camilleri.
Guido le domande le pone a chi come il sindaco Calogero Firetto ha deciso di cancellare la dicitura che campeggia sui cartelli stradali posti agli ingressi del centro abitato. Il primo cittadino, lo ha spiegato a chiare lettere nei giorni scorsi, intende puntare su altri aspetti ritenuti più concreti per incentivare l'arrivo di turisti, sulla spinta dell'effetto camilleriano. L'ex assessore però non ci sta a passare per un visionario che quando era attivamente in politica partorì una trovata che tanta eco ebbe nell'opinione pubblica nazionale.
E scrive: «Con la denominazione Vigata non si è mai voluto modificare il nome del nostro comune, anche negli atti ufficiali. Si è trattato di un'iniziativa che poteva favorire la curiosità e l'arrivo di qualche turista. Non capisco come il sindaco abbia potuto sottovalutare il fine turistico dell'iniziativa, pubblicizzata a suo tempo da tutte le testate giornalistiche nazionali. Grazie a quella pubblicità gratuita - scrive Guido - abbiamo ideato la Rassegna nazionale di Teatro Premio Vigata, con una giuria di straordinario prestigio. Poi venni invitato come assessore a Ischia in una manifestazione internazionale, per parlare del nostro bel paese che ha dato i natali a Pirandello e Camilleri. Siamo stati anche alla Bit di Milano a raccontare che Marinella e la Torre di Carlo V sono da noi, a Vigata. Caro sindaco - conclude Guido - ti ammiro perché giornalmente stai lavorando per cambiare il volto del paese, rendendolo più accogliente, pulito e perché cavalchi turisticamente, la notorietà del nostro concittadino Camilleri. Non capisco però perché proprio adesso che stai realizzando la statua per Montalbano e intitoli i varchi di Marinella con i nomi dei personaggi dei romanzi di Camilleri, decidi di cancellare il nome Vigata.
Qual è il danno che questa parolina arreca a Porto Empedocle, se non un piccolo vantaggio per il futuro turistico del paese per il quale ti adoperi?». Il destino di Vigata però pare ormai segnato.
(f.d.m.)
 
 

CittàOggiWeb, 13.1.2009
Tra Bertold Brecht e Camilleri, un giorno di cultura a Busto Garolfo

Busto Garolfo Sono due le occasione per divertirsi acculturandosi programmate a Busto Garolfo per la giornata di sabato 17 gennaio.
[...]
Alle 21.00, invece, in Sala Consiliare con ingresso libero in via Magenta 25, verrà proiettato un cortometraggio di 19 minuti tratto da un racconto di Andrea Camilleri, i cui esterni sono stati girati in via Magenta e nei dintorni di Busto Garolfo. Seguiranno alcune letture dalle opere del popolarissimo giallista siciliano, padre del celebre Commissario Montalbano.
Paolo Valentino
 
 

l'Unità, 14.1.2009
Lo chef consiglia
È anche possibile che Belzebù vada in Paradiso
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 14.1.2009
Porto Empedocle. Scelta dalla giuria popolare la statua scolpita da Agnello
Montalbano e il lampione


La riproduzione in scala ridotta della statua raffigurante il commissario Montalbano realizzata dallo scultore Agnello e scelta dalla giuria popolare

Porto Empedocle. Gli empedoclini e tanti non empedoclini immaginano il commissario Montalbano raffigurato da una statua che lo ritrae appoggiato a un lampione. Una posa plastica, niente affatto sedentaria, in linea con la dinamicità di un personaggio reso letterariamente noto da Andrea Camilleri, televisivamente dalle fiction della Rai.
Il Comune empedoclino prima di natale ha indetto una votazione popolare, invitando i residenti e non del paese marinaro a esprimere la propria preferenza per i tanti bozzetti presentati da alcuni affermati scultori anche nazionali. I bozzetti erano visibili in molti negozi del centro. E al termine di quindici giorni di voto abbastanza intensi, il Comune ha potuto nominare il vincitore. Si tratta dell'opera partorita dal noto scultore della provincia di Agrigento Agnello, il quale ha presentato la propria idea di Montalbano, tra i primi. Agnello vede il commissario di Vigata con fare serafico, con la mano destra appoggiata a un gigantesco lampione - che forse nella realtà sarà più piccolo - la gamba destra a incrociarsi con quella sinistra. Sguardo attento e testa ben rasata, in ossequio all'immagine popolare di Montalbano. Quella cioè prestatagli dall'attore Luca Zingaretti.
Chi sperava che lo scultore si avventurasse nel dare un volto diverso al commissario della fiction è rimasto deluso. La faccia «doveva» essere di Zingaretti e di Zingaretti è stata. Ma ancora non è detta l'ultima parola, anzi. Preso atto della scelta di questa giuria popolare, espressasi con voti verificabili, non resta che attendere la prossima settimana.
Entro questo breve lasso di tempo infatti, si riunirà a Roma la giuria «ufficiale», quella composta da personalità del mondo dello spettacolo, dell'arte, della cultura e da Camilleri nella veste, ovviamente, di presidente. Il papà di Montalbano avrà il privilegio di dire l'ultima parola in caso di ballottaggio tra una o più opere, mentre del voto popolare si terrà molto conto. E' infatti previsto che il responso delle «urne» empedocline valga doppio, tanto quanto il giudizio di due giurati. Non è quindi detto che la scelta della gente alla resa dei conti non possa risultare decisiva al momento di scegliere, una volta e per sempre, quale Montalbano piazzare in via Roma. Intanto, in paese, continua il dibattito tra la gente sull'effettivo ritorno che potrà avere questa iniziativa in termini di aumento dei turisti.
(f.d.m.)
 
 

Pubblicità Italia, 14.1.2009
Y&R firma sua la prima campagna per Gruppo Espresso, sui dvd di Montalbano
Repubblica e L’espresso presentano i 4 nuovi episodi della serie tv Il commissario Montalbano, ispirati ai più recenti omonimi romanzi di Andrea Camilleri, editi da Sellerio Editore, con la regia di Alberto Sironi. Firma la campagna di lancio Y&R, appena scelta come nuova agenzia del Gruppo.

Repubblica e L’espresso presentano i quattro nuovi episodi della serie tv Il commissario Montalbano, ispirati ai più recenti omonimi romanzi di Andrea Camilleri, editi da Sellerio Editore, con la regia di Alberto Sironi. Firma la campagna di lancio Y&R, appena scelta come nuova agenzia del Gruppo. La campagna è declinata sui mezzi del gruppo (tv, radio, stampa, internet), su cartonati e locandine, sui Rai tv, Radio Rai e Tv Sorrisi e Canzoni. In edicola venerdì 16 gennaio al costo di 8,90 euro con L’espresso più Repubblica, il primo dvd La vampa d’agosto con in regalo il raccoglitore. Seguiranno gli episodi Le ali della sfinge (23 gennaio), La pista di sabbia (30 gennaio) e La luna di carta (6 febbraio).
 
 

Per il cinema italiano - Italiafilmfest, Bari, 15.1.2009
Evento speciale
Ugo & Andrea
Conversazione in falso movimento fra Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri

Un filmato di 50’ che vede impegnati il regista e lo scrittore in una divertente e al contempo approfondita “chiacchierata” a tutto campo a bordo di un’automobile virtuale “in movimento” anche sullo sfondo del lungomare di Bari.
Il film sarà proiettato alla Casa del Cinema Kursaal Santalucia alle 17:00, presente Ugo Gregoretti; sarà proiettato un saluto di Andrea Camilleri.
Replica venerdì 16 gennaio alle 19:30.
 
 

l'Unità, 15.1.2009
Lo chef consiglia
I nipotini di Salò che permeano di razzismo l’Italia e le sue leggi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

El País, 15.1.2009
No sabeu pas. Andrea Camilleri. Edicions 62. 198 pàgines. 13,95 euros
La Rebotiga
Camilleri retrata la màfia en un diccionari

La màfia és molt present en la vasta obra de l'escriptor sicilià Andrea Camilleri, però és en aquest llibre on per primera vegada en parla obertament. L'autor, famós per les seves novel·les protagonitzades pel comissari Montalbano, opta aquí pel format de diccionari per retratar en 70 entrades el món de la màfia siciliana. Ho fa a partir de les notes amb què el capo Bernardo Provenzano es comunicava amb els seus subordinats des del seu amagatall en un mas de Corleone. "No sabeu pas què esteu fent", va dir el mafiós en ser detingut, el 2006, després de 43 anys de clandestinitat. Traduït per Pau Vidal.
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il manifesto, 15.1.2009
Rai
La scommessa è tutta fiction
Il cda approva il piano 2009. Stanziati 298 milioni di euro

Il consiglio d'amministrazione Rai ha approvato ieri il piano per la fiction 2009: 298 milioni di euro stanziati al settore alla cui direzione debutta Fabrizio Del Noce. Tra i titoli annunciati troviamo la biografia di Sofia Loren, quelle di Pio XII e di Franco Basaglia, una miniserie ispirata alla Notte prima degli esami e il ritorno del commissario Montalbano con l'ormai intramontabile Luca Zingaretti.
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Dopo il boom di ascolti di novembre - 8,5 milioni di spettatori e il 31% di media - era inevitabile il ritorno del commissario Montalbano in quattro nuovi episodi (due dei quali ispirati agli ultimi romanzi di Andrea Camilleri, "Il campo del vasaio" e "L'età del dubbio").
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C.Pi.
 
 

La Repubblica, 15.1.2009
”La vampa d’agosto”. Il primo episodio in vendita domani (8.90 euro più il costo di Repubblica o L’Espresso)
Montalbano tra le donne. Zingaretti: tradisce anche lui
Con “Repubblica” gli ultimi quattro gialli

Roma. Le fan più accanite ci sono rimaste un po' male. Ma come, allora non ci sono più certezze: anche il commissario Montalbano tradisce? Ebbene sì, anche Montalbano. Negli ultimi quattro film della serie più seguita della tv, «l'uomo a cui» come dice Luca Zingaretti «tutti gli uomini vorrebbero assomigliare e che tutte le donne vorrebbero avere al proprio fianco», è in crisi con la storica fidanzata Livia, donna dalla pazienza smisurata, e cede per ben due volte. Gli ultimi quattro film diretti da Alberto Sironi, trasmessi da RaiUno, da domani arrivano in dvd con Repubblica e L'Espresso (8.90 euro più il costo del quotidiano o del settimanale). Primo titolo La vampa d'agosto storia in cui l'antieroe creato da Andrea Camilleri, dopo quattordici film, tradisce Livia. La passione esplode in un'estate torrida: Montalbano indaga sulla morte di una ragazza, conosce la sorella della vittima, Adriana (Serena Rossi), bruna sensuale e perde la testa. Appare distratto, turbato, al punto che il fido Fazio (Peppino Mazzotta), lo mette in guardia: «Commissario, ci pensasse buono, in tutti i sensi». Montalbano ci pensa buono dieci minuti, poi si tuffa in acqua e raggiunge la seduttrice. «Nei libri Montalbano è un uomo stanco, invecchiato, ha avuto un infarto, fa i conti col pensiero della morte» spiega Zingaretti «noi sullo schermo non lo facciamo invecchiare ma è un uomo in crisi con se stesso, pensa che deve cogliere l'occasione al volo. Entra in crisi con Livia, e nei nuovi episodi incontra donne molto intriganti». Donne diverse: Mandala Tayde è la bella amazzone della Pista di sabbia, caso complesso sulle corse clandestine che parte dal ritrovamento di un cavallo ucciso sulla spiaggia, proprio di fronte alla casa di Montalbano; mentre nell'episodio La luna di carta è turbato da due donne misteriose: la bionda Antonia Liskova e Pia Lanciotti, dark lady che nasconde il segreto di un incesto tra fratelli. Chi resta delusa, per la svolta seduttiva del commissario, è l'amica svedese Ingrid (Isabell Sollman), che lo ha corteggiato per anni. Nel giallo Le ali della Sfinge Montalbano indaga sul traffico di prostitute che arrivano dall'Europa dell'Est.
«Montalbano è un italiano che piace» dice Zingaretti «in cui gli italiani si riconoscono. Cerco di assomigliargli in alcune caratteristiche, come nel senso di giustizia. Ha una sua filosofia di vita, in fondo è un saggio: nonostante quello che gli succede non sposta il baricentro della sua esistenza. Non gli interessa la carriera, ama la libertà, la sua casa, la buona cucina, le nuotate mattutine, e le donne, certo. Ha saputo trovare la felicità dentro di sé». Sembra facile detto così, ma anche per Montalbano il percorso di vita passa attraverso nodi non risolti, il llegame con Livia, la morte del padre, il senso di solitudine. Come sottolinea Andrea Camilleri, nei suoi gialli non c'è l' attesa spasmodica di sapere il colpevole («Col poliziesco racconto uomini e donne»), i romanzi sono un viaggio nell'animo umano, tra miserie e colpi d'ala. E di caso in caso, svela la psicologia del protagonista, il suo rapporto un po' nevrotico con le donne. «Ha due coscienze» dice lo scrittore «una è rappresentata da Catarella - non pare ma Catarella ha un peso affettivo e effettivo su Montalbano - e la coscienza vera è Livia. Come si fa a sposarsi con la propria coscienza? Meglio svegliarla a tratti, per telefono».
Livia è molto amata dalle lettrici; nella vita di Montalbano occupa uno spazio mentale ma è lontana. Come nella migliore tradizione, il commissario - che le dà buca per seguire l'indagine - scoprirà di essere geloso quando, nella Vampa di agosto, lei partirà in vacanza con un amico. Montalbano è un fenomeno (il produttore Carlo degli Esposti calcola che sia stato seguito da 350 milioni di spettatori), in Sicilia si organizzano viaggi a tema nei luoghi dov'è stata girata la serie. «Il pubblico rivede i film e li colleziona come rileggerebbe un libro, sono diventati dei classici» commenta Zingaretti, che aveva dichiarato di voler lasciare la serie. «Ogni tanto si dicono grandi stupidaggini. Il personaggio mi mancava. Francamente mi sarebbe dispiaciuto vederlo con un'altra faccia».
Silvia Fumarola
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.1.2009
Sbagliato paragonarla a Montalbano. E l'investimento funziona
In difesa di Agrodolce fiction della discordia

Veramente mi pareva che l'articolo di Giovanni Minoli su queste stesse pagine avesse chiuso un certo tipo di discorsi intorno ad Agrodolce e alla sua convenienza per le magnifiche sorti della Sicilia. Credevo, in particolare, che dati e parametri europei costituissero un ancoraggio sicuro alle opinioni, almeno a quelle che riguardavano la convenienza finanziaria dell'operazione.
Mentre leggevo l'articolo mi pareva di vedere la scena in cui Indiana Jones lascia sfogare l'avversario armato di spada e poi lo fa secco con la forza di convincimento della sua pistola. Fine dello scontro.
Ma visto che la discussione continua, devo essere io a essermi lasciato accecare dalla devozione per Minoli e la sua idea di televisione. Ammetto di nutrire ammirazione per il direttore di Rai Educational, di cui sono consulente. Ne ammiro soprattutto l'ostinazione nel voler cavare sangue dalle rape siciliane, me compreso. Se domani decidesse di averne abbastanza di Agrodolce, non potrei che dargli una pacca sulla spalla e dirgli: Ci hai provato, è andata come vanno sempre le cose di Sicilia. Fatta questa ammissione di dipendenza affettiva, vorrei dire un paio di cose che secondo me finora sono sfuggite ai commentatori.
La prima è che quando si accosta un prodotto come Montalbano ad Agrodolce bisognerebbe per correttezza tener conto del fatto che di Montalbano si fa mediamente una puntata ogni tre mesi, e di Agrodolce, invece, una al giorno. Sono programmi diversi, che vanno a orari diversi e si rivolgono a un pubblico diverso. Sotto l'etichetta di fiction vanno prodotti di breve, lunga e lunghissima serialità. Metterli a confronto è come sommare patate e cipolle: non porta a nessuna conclusione affidabile.
[...]
Roberto Alajmo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.1.2009
A Salamanca una cattedra dedicata a letteratura e folgore dell’Isola
La Spagna a lezione di cultura siciliana

«Se la Spagna è, come qualcuno ha detto, più che una nazione un modo di essere, è un modo di essere anche la Sicilia; e il più vicino che si possa immaginare al modo di essere spagnolo». Era fermamente convinto Leonardo Sciascia dell'esistenza di un legaccio, esistenziale, storico e fors'anche metafisico, sospeso tra la nostra Isola e la penisola iberica, come del resto si ricava dalle prime pagine del saggio dedicato a "Pirandello e la Sicilia". Una sorta, dunque, di canale di scorrimento invisibile e però determinante anche per comprendere certe peculiarità strettamente siciliane, passate al filtro delle pagine di Amèrico Castro, ad esempio. Basterebbe pensare alla significativa convergenza di idee e di visioni del mondo tra Miguel de Unamuno e Luigi Pirandello, tra Ramon del Valle-Inclan e Giovanni Verga. O, per spostarci in direzione della nostra contemporaneità, all'attenzione che in terra spagnola viene dedicata alle opere di Vincenzo Consolo e di Andrea Camilleri. E di certo, di questa consonanza, hanno tenuto conto Vicente Gonzàlez Martìn, ordinario di Filologia italiana presso l'università di Salamanca, Sarah Zappulla Muscarà, italianista della facoltà di Lettere di Catania, e Enzo Zappulla, presidente dell'Istituto di Storia dello spettacolo siciliano, nell'atto di stipulare a Salamanca, sede di uno dei più antichi atenei d' Europa, una convenzione, insieme al rettore dell'Università, Josè Ramòn Alonso e al direttore dell'Istituto italiano di cultura di Madrid Giuseppe Di Lella, per istituire la "Cattedra Sicilia".
Si tratta di una novità assoluta: è la prima volta infatti che in terra straniera viene concepito un insegnamento dedicato esclusivamente alla nostra Isola, che avrà come caposaldo la produzione letteraria siciliana, ma che guarderà anche ad altre forme artistiche, non trascurando il folklore, la gastronomia e il diritto.
[...]
E riguardo alla traduzione dei romanzi di Andrea Camilleri, recentemente in Spagna proprio Vicente Gonzàlez Martìn ha lanciato un allarme significativo: nella versione in castigliano, infatti, si perde tanto della lingua creata da Camilleri. Il suo impasto ibrido e fortemente evocativo verrebbe inficiato da certi standard linguistici che non fanno giustizia a una delle invenzioni linguistiche più pirotecniche degli ultimi anni in Italia. «Si può sicuramente tradurlo bene, Camilleri - ha spiegato Gonzàlez Martìn - l'unico problema è che comporta parecchie difficoltà. In Spagna abbiamo ottime traduzioni di Gadda, di Raffaele Nigro, di Giorgio Manganelli. Per tradurre alcuni autori bisogna possedere in profondità sia l'italiano che lo spagnolo. È un lavoro arduo, da filologi. Gli editori invece hanno quasi sempre fretta e scelgono, quando possono, la via più facile. È un peccato, se si pensa che la lingua di Camilleri corrisponde alla sensibilità siciliana del Pirandello di "Liolà". Dentro ci sono i paesaggi e la storia dell'isola».
[...]
Salvatore Ferlita
 
 

l'Unità, 16.1.2009
Lo chef consiglia
Se un homeless va ai domiciliari, almeno si scelga la panchina
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Zabriskie Point, 16.1.2009
Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri “Per il cinema italiano”
Un immaginario viaggio in macchina con Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri

Cosa ci fanno Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri in una macchina, in giro per l'Italia, se nessuno dei due sa guidare? I due grandi scrittori, registi e pensatori confessano questa loro "debolezza" in un immaginario viaggio in macchina che diventa lo specchio della loro eclettica storia professionale e artistica. "Non è un documentario e non è un film. È un delizioso gioco di intelligenze a confronto". Così il direttore artistico della manifestazione Per il cinema italiano Felice Laudadio ha presentato in una sala gremita di spettatori, "Ugo & Andrea", un documentario audiovisivo con Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri realizzato cinque anni fa e montato ad hoc per l'occasione in tempi strettissimi. Da un'idea delle due figlie d'arte, Orsetta e Andreina e con la regia di Rocco Mortellitti, "Ugo & Andrea" è un viaggio finto ma terribilmente vero, straordinario e onirico, interamente girato in una macchina, una duetto rossa fiammante decappottabile. Un viaggio che attraversa l'Italia e la sua storia mentre questi "due sfaccendati coetanei, amici da lungo tempo" si raccontano la loro vita, ricca di aneddoti e di preziosità.
L'incontro si è concluso con la visione in sala del saluto che lo scrittore siciliano Andrea Camilleri ha inviato alla città di Bari e agli spettatori della manifestazione "Per il cinema italiano", augurandosi che il prossimo anno l'evento possa svolgersi nel Teatro Petruzzelli.
Il video di Camilleri è visionabile sul nostro sito a questo indirizzo:
http://www.perilcinemaitaliano.it/it/web/sito/in-evidenza/saluti-camilleri/
e scaricabile qui
http://video.google.it/videoplay?docid=1110527712426435028
 
 

AgrigentoWeb.it, 16.1.2009
A Salamanca una cattedra dedicata a letteratura e folgore dell’Isola
"Montalbano" fa vincere 40mila euro

Una concorrente di trent’anni, di Ariccia (Roma) partecipante al gioco preserale a quiz di Carlo Conti in onda su Rai Uno, “L’Eredità”, ha vinto 40 mila euro rispondendo in maniera esatta alla domanda: “A quale popolare personaggio televisivo verrà dedicata una statua nel comune siciliano di Porto Empedocle?”.
Gli autori del programma prodotto dalla società “Magnolia” hanno infatti inserito nel copione dell’altra sera, la curiosa domanda alla quale la concorrente non ha esitato a rispondere esattamente, nonostante le quattro opzioni previste. Intanto sul fronte del Concorso la giuria tecnica, presieduta dallo scrittore Andrea Camilleri e della quale fanno parte oltre al Sindaco, Calogero Firetto, Onofrio Dispenza, vice direttore TG3 Rai; l’esperta d’Arte Marina Covi; il critico letterario Toti Ferlita; il produttore televisivo Carlo Degli Esposti e Luigi Troja, presidente del Consiglio Comunale; Paolo Savatteri presidente Pro Loco, Pietro Rizzo segretario generale del Comune e Luigi Gaglio, Dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale, nelle prossime ore si pronuncerà in maniera definitiva rendendo noto il nome dello scultore vincitore del Concorso.
 
 

La Sicilia, 16.1.2009
«Ereditiera»... con il commissario

«Quale Comune vuole realizzare nel proprio centro storico una statua in onore di un notissimo personaggio protagonista di fiction televisive?». Ci hanno pensato anche Paolo Conti e gli autori della trasmissione «L'eredità» in onda ogni pomeriggio su Canale 5 ad aggiungere notorietà al «caso» che ha proposto alla ribalta nazionale Porto Empedocle.
Quello, com'è ormai noto, della voglia ormai quasi concretizzata, di piazzare in via Roma una statua a immagine e somiglianza di Luca Zingaretti, alias Commissario Montalbano. L'eroe dei romanzi di Camilleri, reso più celebre dalle fiction. E come se sulla questione non siano bastati gli interventi anche polemici, come quello del «sindaco - critico d'arte - opinionista - tuttologo» Vittorio Sgarbi, ecco che anche il mondo delle casalinghe e di chi guarda la tv prima del tg ha saputo che a Porto Empedocle vogliono fare una statua a un eroe immaginario.
Un eroe positivo ma finto, più famoso rispetto a quei pochi che in carne e ossa lottano ogni giorno contro la criminalità e il malaffare. Ma così va il mondo: sei famoso quando su di te fanno una fiction e non quando arresti i mafiosi o ladri veri. Senza magari farti ammazzare.
I telespettatori, soprattutto quelli empedoclini, non hanno creduto alle loro orecchie quando il simpatico Paolo Conti, seduto sul suo trespolo dal quale rivolge le domande agli aspiranti milionari ha parlato del loro paese. Una domanda che ha messo a confronto tanti personaggi immaginari resi celebri dalla tv, tra i quali quel Maresciallo Rocca al quale, per la cronaca, nessun paese ha fatto forgiare una statua da piazzare nel corso principale.
Francesco Di Mare
 
 

La Sicilia, 16.1.2009
Musicisti sul palco contro il piano dell’assessore Antinoro

Catania. Per non far «spegnere la musica in Sicilia» arriveranno artisti internazionali e nazionali, che affiancheranno i più noti musicisti siciliani domani sera al Teatro Brancati di Catania a partire dalle 21.
[...]
Gli artisti si esibiranno gratuitamente, a sostegno della causa del Cimuss, il Coordinamento istituzioni musicali storiche siciliane presieduto dallo scrittore Andrea Camilleri e che raccoglie una ventina di realtà isolane.
[...]
Eva Spampinato
 
 

l'Unità, 17.1.2009
Lo chef consiglia
Alitalia indemoniata e l’esorcista. E forse Satana ci ha messo lo zampino
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Giornale, 17.1.2009
Andrea Camilleri, nel dubbio meglio esagerare

Non lasciatevi ingannare dal titolo, soprattutto se avete raggiunto l’età della ragione o meglio ancora “L’età del dubbio” (Sellerio). A differenza di quel che appare, il povero Montalbano non è minacciato da una banale middle age crisis. E comunque, anche se lo fosse, non lo vedrete mai indossare giacche destrutturate, jeans neri e stivaletti à la Beatles, in un ultimo singulto giovanile. È minacciato dal romanzesco di Camilleri. Tutto ciò che il suo artefice gli fa capitare è mostruosamente romanzesco. Quindi se una mattina si sveglia e fuori c’è il temporale, si tratta di un uragano. Esce per andare al lavoro? La via è bloccata da centinaia di automobili ferme perché la strada è franata. Si affaccia sulla voragine che ha inghiottito l’asfalto? Si accorge che una vettura sta quasi per finirci dentro. Bussa sul finestrino per avvertire il conducente che se non scappa sono guai? Scopre che al volante c’è...
Una bella donna, diranno i miei piccoli lettori che hanno letto tutto Camilleri e sanno come vanno le cose nel reame immaginario di Vigàta. E invece no, nessuna bella donna: un burattino, piuttosto, una tipa magra e brutta la quale... Presto, il romanzesco, il romanzesco! ...la quale è la nipote di una ricchissima e piacente vedova che vive su una barca, va da sé, da sogno («guarda che quello è uno yacht tra i migliori del mondo. Un bestione di ventisei metri», assicura un personaggio). Se poi lo yacht, per quanto straordinario, non dovesse bastare, facciamogli comparire accanto per magia, nello stesso porto, un impressionante motoscafo e mi raccomando, che sembri uscito da un film di James Bond. «L’Asso di cuori? Quello è un Baglietto di diciotto metri e 63, dotato di due potenti motori GM. Va dove vuole». A questo punto forse l’accoppiata yacht-motoscafo-piacente vedova comincia ad apparire eccessiva persino al buon Montalbano, pure avvezzo alle esagerazioni di Camilleri. Non sarebbe il caso di darsi una calmata? Niente da fare, comanda l’autore e dunque nix, lo yacht e il motoscafo restano, e resta anche la piacente vedova che per sovrappiù scorge un canottino piccolo piccolo, mai usato in precedenza, però costruito in Inghilterra e con un morto dentro.
Per fortuna, girata la boa delle cento pagine, la narrazione vira verso la commedia e il suo protagonista può tirare il fiato. E tiriamo il fiato anche noi lettori, ormai apertamente preoccupati dalla china che aveva preso il racconto. Perché non esiste solo la solitudine dei numeri primi, esiste anche l’euforia dell’elevamento a potenza. E se Camilleri avesse continuato ad alzare la posta allo stesso ritmo, alla fine del volume, per compiere l’ennesimo rilancio romanzesco, sarebbe stato costretto a far atterrare l’astronave di Guerre Stellari sul parcheggio del Billionaire.
 
 

l'Unità, 18.1.2009
Lo chef consiglia
Da clown mediocri nasce solo un senso di profonda malinconia
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Giornale, 18.1.2009
Domani concerto gratis al «Brancati» di Catania
Le dediche da Teocrito a Moccia. Così l’autore si svela in tre righe

[…]
Anche se liminari, le dediche meritano attenzione, cariche come sono di umanità, di messaggi e di speranze. Ci fanno scoprire dei mondi. Fa eccezione Andrea Camilleri. Il suo frontespizio è pulito. In medias res, il libro è dedicato a nessuno e a tutti. [Sorge il dubbio che l’Autore dell’articolo non abbia consultato con attenzione l'Opera di Camilleri, NdCFC]
Ezio Savino
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.1.2009
Giudice, il biografo dei grandi scrittori

Quasi nessuno s'è accorto che il 10 gennaio è morto a Napoli Gaspare Giudice. Il più grande biografo di Luigi Pirandello, studioso esigente e critico illuminato, se n'è andato quasi in punta di piedi, per non dare fastidio a nessuno. Aveva a tal punto fatto della riservatezza una regola di vita, standosene appartato nel suo appartamento partenopeo, da rischiare quasi l'invisibilità. Era nato a Roma il 25 febbraio 1925 da genitori siciliani, nella fattispecie di Agrigento. Il caso, o per meglio dire il destino volle che Giudice fosse compagno di liceo di Andrea Camilleri, il quale a sua volta fu alunno della sorella di Gaspare, Lia Giudice, che tanto peso avrebbe avuto nella formazione intellettuale dello scrittore empedoclino. «Strinsi amicizia con Gaspare Giudice - si legge nella "Linea della palma" - che poi sarà il più grande biografo di Pirandello: era un ragazzo che leggeva molto e in lui trovai un vero compagno, superiore persino a Ciccio Burgio». Era tempo, quello, di adunate fasciste. E Camilleri, assieme a Dante Bernini, Luigi Giglia, che sarebbe diventato sottosegretario Dc al Tesoro, e Gaspare Giudice ottenne dal medico la dispensa. Il federale un giorno li manda a chiamare: «Allora il sabato andate a lavorare». Si impiegarono come tipografi dall'avvocato Francesco Macaluso e stampavano un giornaletto, "L'Asino", dove cominciarono a scrivere. Negli anni del liceo Giudice, con alcuni compagni di classe, aveva l'abitudine di praticare nei momenti liberi un bizzarro gioco letterario, che consisteva nel formare una frase a partire da una parola curiosa che uno proponeva all'altro. In un gioco di continui contraccolpi, si creavano delle storie vere e proprie. Un giorno Giudice lancia a Camilleri il verbo "s'infutura", che risultò così adatto alla retorica fascista da ispirare al padre del commissario Montalbano un tema grazie al quale si aggiudicò i "Ludi juvenile", ossia i giochi letterari prelittoriali. Terminati gli studi, Giudice cominciò a insegnare nelle scuole pubbliche. Legge moltissimo, ama in particolar modo il suo conterraneo Luigi Pirandello: ne analizza le opere, ne spulcia gli epistolari. Immagazzina una quantità enorme di notizie, fino a quando decide di raccontare la sua vita: esce nel 1963 il monumentale volume Utet "Pirandello". Si tratta della prima biografia scientifica dell'autore del "Fu Mattia Pascal".
[...]
La biografia di Giudice diventa un caposaldo, il fondamento degli studi pirandelliani. Lo dirà Leonardo Sciascia nell'antologia "Scrittori di Sicilia", e tra gli ultimi sarà Camilleri a ribadirlo: da alcune pagine di Giudice dedicate al rapporto tra padre e figlio, al muro di vetro che tra i due si frappone, nasce infatti quel saggio bizzarro che è "Biografia del figlio cambiato".
[...]
Salvatore Ferlita
 
 

l'Unità, 20.1.2009
Lo chef consiglia
Se Berlusconi sventola i bambini di Gaza come quelli cinesi o russi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Per la democrazia, 21.1.2009
Restituite la parola ai cittadini

Tutto il mondo guarda con ammirazione alla straordinaria capacità di rinnovamento della società americana, al grande esempio di democrazia offerto dalle primarie e dal civilissimo confronto tra i candidati alla Casa Bianca. Il carattere, la storia, la cultura di quella società sono stati determinanti. Ma nulla sarebbe stato possibile se la vita pubblica degli Stati Uniti non fosse basata su alcune regole fondamentali, che ne fanno una democrazia aperta, incompatibile con qualunque chiusura dall'alto.
Queste regole sono innanzitutto:
1) le primarie, che affidano ai cittadini la scelta di ogni candidatura;
2) il collegio uninominale maggioritario, che crea un solido legame tra eletto ed elettore;
3) la scelta popolare del governo;
4) il bipartitismo, che porta chiarezza e stabilità;
5) la separazione dei poteri e la reale autonomia delle diverse istituzioni.
Noi siamo invece impantanati in una transizione infinita che ha condotto a un Parlamento nominato dai capipartito. E le dichiarazioni di chi vuole imitare Barack Obama rendono ancora più evidente la distanza. Perché da noi non nascerà alcun Obama e non vedremo grandi cambiamenti se non rompiamo gli schemi che ingessano la politica.
Nel momento in cui, per uscire dalla transizione, si guarda a grandi modelli, noi proponiamo di assumere come punto di riferimento proprio la  democrazia americana, perché crediamo che sia la strada giusta per rinnovare davvero la nostra vita pubblica. E' una convinzione che accomuna già una larga parte degli italiani. E noi, come liberi cittadini, vogliamo dar voce insieme a loro a questa grande speranza  di cambiamento.
Andrea Camilleri, Renzo Arbore, Giorgio Bocca, Franco Battiato, Furio Colombo, Francesco Giavazzi, Gad Lerner, Sebastiano Messina, Gianantonio Stella, Umberto Veronesi e altri

[L'appello è stato pubblicato anche sul Corriere della Sera]
 
 

l'Unità, 21.1.2009
Lo chef consiglia
Silvio come Maria Antonietta. Per chi è costretto alla social card è una beffa
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Teatro.org
La recensione. Il birraio di Preston
Dal romanzo alla scena, una scommessa persa
Teatro Stabile - Catania, 21 gennaio 2009

Diciamo la verità:” Il birraio di Preston” di Camilleri è un testo che non colpisce per la trama, a tratti confusionaria, con una pletora di personaggi, nomi, fatti, tutti collegati e intrecciati in modo complicato. Del plot ben poco rimane allo spettatore alla fine dello spettacolo, salvo il dubbio che il titolo altro non sia che un espediente per narrare piccole storie di una comunità siciliana di fine Ottocento, avendo come filo conduttore un’opera lirica.
La storia si svolge a Vigata, paesino siciliano, dove le autorità decidono di mettere in scena il lavoro del Ricci, “Il birraio di Preston” appunto, che ha però ottenuto poco successo alla Scala di Milano e in altri teatri italiani. Una messa in scena che mette nel caos l’intero paesino, schierando molti contro e pochi a favore, ma solo per procacciarsi l’appoggio delle autorità; motivazioni politiche si mescolano all’onore, all’amore, alla morte, al pettegolezzo, alla vita quotidiana e realistica del romanzo siciliano. La trama, messa così, sembrerebbe scorrevole; ma purtroppo l’espediente di riduzione dal romanzo ? ancorché realizzata dallo stesso Camilleri in collaborazione col regista Giuseppe di Pasquale ? si avverte sulla scena, e fortemente. Il secondo atto sembra prendere velocità, dopo un primo atto lentissimo e funzionale alla scoperta di singole storie e personaggi; nella seconda parte, tuttavia, sembra che il filo conduttore non riesca a dipanarsi in una conclusione chiara e abbia bisogno di accelerare il finale.
In questo spettacolo vive un insieme di elementi: dal pirandelliano teatro nel teatro al linguaggio verghiano, al realismo di personaggi che ricordano i tipi vivianeschi del teatro napoletano, alla confusione di nomi, nomignoli e buffi epiteti che ci fanno ritornare ai personaggi dei Malavoglia, con un tocco di divertito erotismo siculo-molieriano. Non si può non sottolineare l’ottima regia con relativi e interessanti espedienti scenici: proprio questi colpiscono sin dall’inizio lo spettatore. Il palco è suddiviso da tele trasparenti che salgono e scendono durante le scene: in questo modo si crea un triplice fondale con tre piani immaginari, mentre le quinte sono delimitate ai lati da architetture che ricordano il gusto fascista. Per il sapiente gioco di luci va necessariamente menzionato il notevole lavoro di Franco Buzzanca. I diversi piani e le molteplici prospettive rappresentano una scelta dovuta alla presenza degli innumerevoli personaggi con le relative storie; ogni attore interpreta infatti tre o quattro personaggi e spesso una luce bianca e diretta li fa emergere dall’oscurità, come in un fermo-immagine, mentre il narratore-autore si muove in “prima”, sul proscenio, luogo a metà tra fantasia e realtà.
Il linguaggio, in una narrazione più romanzesca che teatrale, è un siciliano italianizzato in maniera sapiente, con giochi di parole, erotismo, espressioni fortemente dialettali che arrivano alle orecchie in maniera fluida, almeno per il pubblico siciliano. Ma il dialetto isolano non è l’unico ad essere presente: ogni personaggio è caratterizzato da un diverso accento italiano, non soltanto meridionale. Nel cast emerge Mariella Lo Giudice, amata attrice di teatro, che si distingue per la figura della vedova Riguccio. Qui Camilleri adotta un’interessante scelta linguistica: la donna, vedova di un marinaio, utilizza un linguaggio navale divertentissimo perché nasconde doppi sensi erotici molto evidenti. Nella descrizione di una sua notte di passione, sullo sfondo emerge un letto collocato in verticale, dove due giovani attori” mimano” le perfomance erotiche narrate dalla vedova. L’espediente scenico è di grande effetto e la sensazione visiva, nei colori, nelle luci e nei volti, è quella dei dipinti preraffaelliti.
Ecco insomma Camilleri a teatro, con un testo che ha poco a che fare col più noto “Commissario Montalbano”, anche se le scelte linguistiche e di caratterizzazione dei personaggi sono inconfondibilmente legate all’autore. Peccato per questo spettacolo che sembra cominciare nel migliore dei modi e con grande aspettative che vengono smarrite nel corso della messinscena, nonostante l’apparato di espedienti che rinvigoriscono la fruizione. Più un’opera letteraria che teatrale che ci lascia, almeno, col desiderio di leggere il romanzo per intero, piuttosto che ricordarne questa versione dimezzata e ridotta; ma forse lo scopo era proprio questo.
Emanuela Ferrauto
 
 

l'Unità, 22.1.2009
Lo chef consiglia
Nessuna retorica da Obama ma il linguaggio rivoluzionario della verità
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 23.1.2009
Lo chef consiglia
Così trattiamo i senza casa e gli immigrati. Gli italiani non sono più “brava gente”
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Venerdì, 23.1.2009
Cambio di genere. Nel nuovo «Un sabato, con gli amici» lo scrittore sperimenta l'approfondimento psicologico
Camilleri lascia (per un po') Montalbano e racconta i traumi che segnano i bimbi

Andrea Camilleri sorprende ancora, cambia di nuovo genere letterario, e racconta una storia anomala, comples­sa e drammatica.
”Un sabato, Con gli amici” (Mondadori, in libreria dal 27 gennaio) è infatti un inte­ressante esem­pio dello speri­mentalismo di Camilleri che lascia emergere anche la sua ani­ma di uomo di teatro. Nei primi capito­li lo scrittore racconta i piccoli e grandi traumi dell'infanzia di alcuni bambini. Poi la scena muta, cambia il contesto storico e temporale. Ecco un gruppo di adul­ti che si ritrovano a ce­na. Dapprima dialogano normalmente, poi suc­cede qualcosa di dram­matico, che ha le sue ra­dici nelle ferite che segnarono quei bambini, diventati poi quegli adulti.
Nella nuova opera di Ca­milleri c'è una attenta e delicata analisi psicologica dei personaggi, che non tralascia però l'ap­profondimento sociale. Così lo scrittore conti­nua a dedicarsi a quello che si può definire il quarto filone della sua produzione letteraria. Accanto ai grandi poli della sua narrativa, la serie dedicata al com­missario Salvo Montal­bano e i romanzi storici, Camilleri negli ultimi anni si è infatti provato in altri due settori: il ge­nere fantastico, svilup­pato nella trilogia delle metamorfosi, e quello che si può definire spe­rimentale, in cui rien­trano un romanzo bor­ghese come “Il tailleur grigio” (Mondadori, pp. 141, euro 16,50) e questo nuovo esperimento nar­rativo.
Salvo Fallica
 
 

Il Venerdì, 23.1.2009
Fiato alle trombe. Enrico Rava
Faccio jazz grazie al karaoke (non a caso Fiorello mi imita)
Il ragazzino che imparò a suonare “ascoltando e copiando” è diventato (un) grande e ora festeggia 50 anni di carriera. E prendendosi qualche libertà

[…]
Lei ha avuto una carriera eccezionale. E ha anche ispirato ad Andrea Camilleri un testo noir, scritto un paio d’anni fa pensando al cinema e poi finito in teatro.
«Sì, Camilleri è un grande aman­te del jazz. All'inizio avevamo proprio accarezzato l'idea di tra­sformare la sua storia in un film, magari con dentro delle parti ani­mate realizzate da Altan, che su di me ha disegnato un fumetto qualche anno fa. Nel giro di poco, però, ci siamo accorti che occor­revano mezzi hollywoodiani, vi­sto che nel testo si parte dalla Si­cilia ai tempi del fascismo e si fi­nisce a New Orleans dopo l'ura­gano Katrina. In ogni caso, quel racconto, con il titolo di Requiem per Chris, l'ho portato a teatro, prima con la voce narrante di Giuseppe Cederna e poi, l'estate scorsa, con quella di Sergio Rubi­ni. È andato molto bene, ma ades­so ho detto basta».
Perché?
«Il teatro implica dei tempi rigo­rosi, che vanno rispettati. lo sono un jazzista e non posso suonare la stessa musica due sere di seguito, finisce che mi annoio».
[…]
Emiliano Coraretti
 
 

L'espresso, 29.1.2009 (in edicola il 23.1.2009)
Riservato
A cura di Enrico Arosio e Paolo Forcellini
Esposizioni
Donne da record

Sono ben 116 gli autori coinvolti nel 2008 da 'la Repubblica' nell'iniziativa 'Donne di Roma': i loro lavori saranno presentati in una grande esposizione, organizzata dalla Fondazione Musica per Roma presso l'Auditorium della Capitale, dal 28 gennaio all'8 marzo 2009. Mai era stato raggiunto un numero così alto di qualificati partecipanti nei nove anni passati in cui il quotidiano aveva chiamato artisti e scrittori a offrire una loro testimonianza sui più vari argomenti, a partire dalla prima serie 'Roma in giallo' con il contributo di Andrea Camilleri. Fra gli artisti di quest'anno spiccano i nomi di Giosetta Fioroni, Fabio Mauri, Jannis Kounellis e Mimmo Paladino; fra gli scrittori quelli di Vincenzo Cerami, Dacia Maraini, Carlo Lucarelli e Melania Mazzucco [anche Andrea Camilleri, NdCFC].
T.M.
 
 

Corriere della Sera, 23.1.2009
Incontri. Scegliere e vendere testi. Il futuro del mercato alla vigilia dei corsi della scuola per librai
L'editore di cultura non esiste più
Stefano Mauri: «Tutti vogliono il bestseller e garantirsi il prossimo Nobel»

Ereditare gli imperi congiunti di Luciano Mauri, il leggendario padrone delle Messaggerie, e di Mario Spagnol, il dominus storico della Longanesi, si può dire un privilegio. Ma anche un onere, con due numi tutelari di quel calibro. Presidente e amministratore delegato del terzo gruppo editoriale italiano, che oggi vanta 130 milioni di fatturato e 10 milioni di copie l' anno vendute, Stefano Mauri non si scompone troppo.
[…]
Anche gli italiani hanno capito che bisogna restare fedeli ai generi tradizionali: «Dopo Camilleri, c' è una nuova generazione di scrittori consapevoli della nozione dell'entertainment per il lettore comune. Questo ha ampliato il pubblico, tant'è vero che negli ultimi anni dietro la Rowling e Dan Brown in classifica troviamo gli italiani: Camilleri, Vitali, Carofiglio, Ammaniti...».
[…]
Paolo Di Stefano
 
 

l'Unità, 24.1.2009
Lo chef consiglia
Le promesse dei politici. Chi guarda al passato e non a cosa fare in futuro
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica, 24.1.2009
O'Brien on the trail of a one-man clap epidemic

[...]
The Paper Moon
by Andrea Camilleri
Picador
Sicily is usually the place for Mob stories. But there are other stories there too.
In Camilleri's latest cosy thriller about Inspector Salvo Montalbano of the Vigata police force, politics keep seeping into the investigation of murder.
The victim has been shot in the face and left with his mickey dangling, suggesting some kind of crime of passion.
But as Montalbano probes the crime -- in between feasts at local restaurants -- things begin to look a little less clear-cut. The dead man had a hot-breathed, close relationship with his nun-like sister, a baggy woman with tempting violet eyes.
But there were lovers, and lovers of lovers. There's an impotent husband who wants to hear all the details of his wife's affairs, but becomes enraged when she has a bit on the side without telling him.
And there's the dead man's profession -- he was a pharmaceutical salesman, in an area where a series of upper-class men have been found dead, killed by badly-cut cocaine.
Inspector Montalbano is beloved of readers, as much a classic of mystery writing as Poirot or Maigret.
This doesn't have the sprightly humour of the early stories , but it has its moments, as the police in the tiny station work their way through the clues, and work out how to sidestep the politics of the murder.
Lucille Redmond
 
 

El País, 24.1.2009
La promesa del ángel caído. Friedrich Ani. Traducción de Joan Parra. Plataforma. Barcelona, 2008. 238 páginas. 18 euros. La muerte de Amalia Sacerdote. Andrea Camilleri. Traducción de Juan Carlos Gentile Vitale. RBA. Barcelona, 2008. 202 páginas. 12 euros. La apelación. John Grisham. Traducción de Laura Martín de Dios. Plaza & Janés. Barcelona, 2008. 472 páginas. 22,90 euros. Dexter en la oscuridad. Jeff Lindsay. Traducción de Eduardo G. Murillo. Umbriel. Barcelona, 2008. 318 páginas. 15 euros. El ángel rojo. Franck Thilliez. Traducción de Martine Fernández Castaner. Marlow. Barcelona, 2008. 448 páginas. 19,50 euros.
BCNegra'09 se celebra del 2 al 7 de febrero. www.bcn.cat/cultura/bcnegra/
Corrientes criminales
Wittgenstein pensaba que la novela negra contenía más sabiduría que la filosofía occidental. El género policiaco está más vivo que nunca y abarca desde los detectives hasta la crítica social
Conrad escribía en 1899 a Cunninghame Graham: "La sociedad es esencialmente criminal; si no fuera así, no existiría"
La actual facción dominante de la literatura policiaca trata de asesinos bestiales, más allá de toda razón

No creo que exista ya la novela criminal de antes, con sus dos ramas: el pensativo Sherlock Holmes frente a los trepidantes detectives americanos. Renato Giovannoli (Elementare, Wittgenstein! Medusa, Milán, 2007) dice que la vía inglesa seguía los principios del primer Wittgenstein, el del Tractatus logico-philosophicus, mientras que la serie negra de los detectives salvajes compartió la mentalidad del segundo Wittgenstein. He oído que toda la filosofía del siglo XX puede dividirse entre la fiel al primer Wittgenstein (fanáticamente lógico) y la hipnotizada por el segundo (atento a cómo jugamos con las palabras según vivimos y según nos conviene). Parece complicado, pero más raro es el nombre de la antiheroína de El Halcón Maltés, Brigid O'Shaughnessy.
Ludwig Wittgenstein, profesor en Cambridge y aficionado a la novela criminal, opinaba que hay más sabiduría en la serie negra que en las revistas de pensamiento. A la novela a la manera inglesa, prueba de que incluso el crimen se atiene al orden y la racionalidad, prefería las historias americanas de puñetazos y tiros. Una facción de la novela criminal de nuestro tiempo cultiva todavía la serie negra: opta por el desorden callejero, por la crónica de los modos de vivir. Le interesa menos el delito que las relaciones sociales y familiares. El inspector Süden (Friedrich Ani, La promesa del ángel caído) se limita, desarmado y apacible bebedor de cerveza, a investigar en Múnich casos patológicos de angustia doméstica, por qué la gente huye de casa.
Joseph Conrad escribía en 1899 a su amigo Cunninghame Graham: "La sociedad es esencialmente criminal; si no fuera así, no existiría". Y es como si Conrad hubiera estado leyendo La muerte de Amalia Sacerdote, de Andrea Camilleri. El primogénito de un diputado es investigado en Palermo como probable asesino de su novia, hija del secretario de la Asamblea regional, a la que alguien abrió la cabeza con un cenicero. El ingenio de Camilleri transforma lo desagradable en diversión, a partir de las tensiones y líos de cuernos entre el presentador y el director del telediario, yerno de un senador omnipotente. ¿Cómo dar la información sin molestar? ¿Cómo no darla? A la deontología profesional se suma la prevención física: una palabra de más o de menos podría matar. Si, según Maurice Godelier, el parentesco funciona en las sociedades primitivas como relación económico-política, en las intrigas sicilianas de Camilleri las relaciones político-económicas son automáticamente relaciones de parentesco.
[...]
Justo Navarro
 
 

La Repubblica, 24.1.2009
E' diventato un libro il movimento lanciato un anno fa dai Wu Ming
Il manifesto del New Italian Epic

Marzo, un anno fa: con tre parole, "New Italian Epic", si avvia uno dei più importanti tentativi di sistematizzazione di quanto di nuovo è apparso nella narrativa italiana degli ultimi quindici anni. Quello che nasce dai Wu Ming non è in alcun modo un manifesto letterario; e non nasce all'improvviso: da anni, nei siti e blog a carattere letterario si avvertivano le avvisaglie di un fenomeno che non aveva ancora un nome, ma che possedeva tratti comuni. Nascevano opere difficilmente identificabili nella struttura-romanzo. Si intensificava l'attenzione nei confronti della storia da parte di autori eterogenei. Tornavano narrazioni di ampio respiro e non concentrate esclusivamente sul quotidiano.
A raccogliere questi e altri stimoli è un memorandum pubblicato sul sito dei Wu Ming, a sua volta elaborazione dell'intervento di Wu Ming 1 ad un workshop sulla letteratura italiana presso la McGill University di Montréal. Il termine "New Italian Epic" viene usato per la prima volta in quella circostanza, viene ripreso nei giorni successivi in altre due università nordamericane e infine rilanciato on line. Il memorandum viene scaricato (45 mila i download complessivi al momento), commentato, arricchito di altri interventi (Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Valerio Evangelisti, Giancarlo De Cataldo, Antonio Scurati, Giuseppe Genna, Giovanni Maria Bellu e moltissimi altri), approda sulle pagine di quotidiani e nelle aule di altre università italiane e straniere. Diventa un libro, con il titolo “New Italian Epic - Letteratura, sguardo obliquo, ritorno al futuro” (Einaudi Stile Libero, pagg. 203, euro 14,50), che include anche un intervento successivo, “Noi dobbiamo essere i genitori”, sul rapporto fra tradizione e ri-fondazione letteraria, e “La salvezza di Euridice”, di Wu Ming 2, su storie, mito, filosofia pop.
Ad essere presa in esame è appunto quella «nebulosa» di opere fitte di rimandi e di affinità provenienti da autori decisamente diversi fra loro: Roberto Saviano e Andrea Camilleri, Luigi Guarnieri e Alessandro Zaccuri, Enrico Brizzi e Letizia Muratori.
[…]
Loredana Lipperini
 
 

l'Unità, 25.1.2009
Lo chef consiglia
Propaganda e xenofobia non fermano gli stupri. Né lo spot sull’esercito
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera, 25.1.2009
“Il birraio di Preston” un «caso» dal libro di Camilleri con Pino Micol narratore
Nella Vigàta dell'800 sesso è anche poesia
“Il birraio di Preston” di Camilleri/Dipasquale

La scrittura dei romanzi di Andrea Camilleri, dei primi, è già teatrale. Ci sono sovrapposizioni o sdoppiamenti di tempo, di luogo; ricordi che provocano azioni e viceversa, ma soprattutto c'è una lingua che dialoga con se stessa, preannunciando il suo incarnarsi nei personaggi (che proprio così parleranno). Sarebbe dunque stonato, nel caso si voglia metterne in scena uno, come questo “Birraio di Preston” proposto dallo Stabile di Catania, abbondare in trovate, calcare sulla resa spettacolare. Semmai, e la regia di Giuseppe Dipasquale lo mostra, quel che c'è da mettere in evidenza è esattamente il passaggio avvenuto dal testo letterario al drammaturgico. Viene scelta perciò la via epica: c'è un narratore che si presta anche a dar voce a questo o quel personaggio, oltre che naturalmente a raccontare. Ed è Pino Micol, attore dalla dizione perfetta: dice fatti e cose in siciliano ma con distacco, senza strisciate nasali, rispettandone invece la musicalità. Così, il gioco è fatto e la storia, in sè banale, si gonfia, come quella che dà il via al” Birraio di Preston” - titolo della modesta opera lirica con cui un Prefetto toscano impone di inaugurare il teatro di Vigàta (paese immaginato da Camilleri, ma un secolo e mezzo prima del commissario Montalbano). E comprende amore e sesso «ispirato» nelle notti della vedova Riguccio (Mariella Lo Giudice), politica cioè potere e delitti, luce e ombre di Sicilia, sempre eccessive. Sopra al divertimento e ai colpi di scena degni di un poliziesco, a tenere unito un copione tanto farcito non può che essere l'ironia, forma suprema di distacco epico, distillazione di intelligenza alla Tomasi di Lampedusa. Alla fine, la vera opera lirica è il concerto di suoni, di parlate a ridosso dell' Unità d'Italia, non senza la nostalgia di ciò che quel nuovo Paese poteva essere.
Claudia Provvedini
 
 

il manifesto, 25.1.2009
Il birraio di Preston
Festa in famiglia con il kolossal di Andrea Camilleri

Catania. Andrea Camilleri è divenuto grazie a Montalbano/Zingaretti una star delle patrie lettere, per il successo della fortunata serie televisiva e del suo protagonista, ma anche per l'autorevolezza dell'autore rispetto a una società letteraria ormai vittima del conformismo. Questo giustamente risalta ancor più nella opaca arena dell'ufficialità siciliana. Per cui ha facile gioco il Teatro stabile di Catania, città minata da un incalcolabile disavanzo pubblico ma teatralmente assai ricettiva, a riprendere un testo di Camilleri che già dieci anni fa era stato un successo, Il birraio di Preston, firmato oggi come allora da Giuseppe Di Pasquale, che nel frattempo dell'istituzione catanese è divenuto direttore.
Il racconto, molto complesso nell'intrecciare vicende diverse attorno ad un unico avvenimento, serve soprattutto a restituire le visioni e le origini di Camilleri rispetto alla sua terra d'origine. Tanto che luogo dell'azione è l'immaginario centro di Vigata, lo stesso dove esercita e vive il commissario Montalbano. L'inaugurazione del rinato teatro lirico della città è l'elemento scatenante di pulsioni contrastanti. Il prefetto venuto dal continente sceglie per la serata l'opera che gli evoca il suo privato innamoramento della sua bella (e si scoprirà poi che è lo scherzo di una memoria fallace); la cittadinanza rifiuta quell'opera sconosciuta e vorrebbe se non Verdi (troppo risorgimentale e quindi «nordista») almeno un titolo di maggior richiamo. Tanto che qualcuno arriva a pensare di dar fuoco al teatro per l'occasione. E in quel rogo per quanto parziale vanno ad incrociarsi ancora i destini di chi clandestinamente brigantava contro l'Italia unita, e perfino la vedova che dopo cinque anni di astinenza vi trova la felicità di un incontro maschile, proprio quella notte, nella casa adiacente al teatro, e vi troverà romantica morte col suo amante.
Insomma Camilleri nel suo racconto intesse una tela ricca e composita. Più difficile darle corpo sulla scena, dove i molti attori ricoprono ruoli diversi, e l'irrompere periodico della lingua siciliana, gustoso e fulminante punto di forza della rappresentazione, arriva talvolta in maniera poco intellegibile.
È un piccolo kolossal questo Birraio, anche se è sempre presente un tale entusiasmo da farlo somigliare a una festa in famiglia. Fatto salvo il mestiere sicuro di alcuni, come il narratore Pino Micol, il poliziotto Giulio Brogi e il cammeo dolorante di Mariella Lo Giudice nel doppio ruolo della vedova e della sorella, per il resto c'è tanta vitalità, con un forte sapore di un buon tempo che che non a caso è andato.
G.Cap.
 
 

Legittima difesa, 25.1.2009
Genchi: ''il pericolo per la democrazia'' ...

Il mio ruolo ed il dovere di riservatezza connesso alle mie funzioni non mi consentono di replicare alle vili aggressioni che sto subendo, soltanto per avere fatto il mio dovere, con scrupolo, onestà ed indipendenza, solo a servizio della Giustizia.
Di una Giustizia che oltre al rigore della Legge sapesse affermare i principi costituzionali di uguaglianza.
Purtroppo ho dovuto prendere atto che da un certo tempo a questa parte in Italia la Legge non è più uguale per tutti.
Senza aggiungere altro, consiglio però a Berlusconi, Cicchitto, Rutelli, Gasparri ed a quanti altri in questi giorni parlano a sproposito di me di leggere "La concessione del telefono" di Andrea Camilleri (edizioni Sellerio Palermo).
Lì c’è la mia storia ed uno spaccato di quanto sta accadendo oggi in Italia.
Io, ovviamente, sto sempre dalla parte dello Stato e anche in quello che è solo un romanzo sono col Questore Arrigo Monterchi di Montelusa.
Ho cercato fino all'impossibile di difendere il povero Filippo Genuardi e non ci sono riuscito.
A questo punto spero solo di non finire come lui.
So che questo non accadrà, perché ho la solidarietà di tanta gente per bene. Di tanti coraggiosi uomini delle istituzioni. Di magistrati e di giornalisti onesti, che non si sono ancora arresi nella ricerca della Verità.
Gioacchino Genchi
 
 

TG1 - TGR Sicilia, 26.1.2009
Intervista ad Andrea Camilleri in occasione della pubblicazione di "Un sabato, con gli amici"
Angelo Angelastro
[Cliccare qui per vedere la registrazione del TG1. L'intervista a Camilleri è al minuto 26'55" della trasmissione]
 
 

AgrigentoNotizie.it, 26.1.2009
Camilleri soddisfatto per costruzione rigassificatore

A proposito del progetto Enel di realizzare un terminale di rigassificazione a Porto Empedocle, lo scrittore Andrea Camilleri nel ricevere il sindaco, Calogero Firetto, nella sua abitazione romana, si è dichiarato soddisfatto.
"Sono rimasto particolarmente soddisfatto - ha dichiarato lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri - nell'apprendere dal sindaco del mio paese, Calogero Firetto, che a Porto Empedocle verrà realizzato il progetto dell'Enel di costruire un impianto di rigassificazione. Questa, a parer mio, è la giusta conclusione di un iter progettuale che è andato per le lunghe ma che ora si è finalmente concretizzato. Si tratta di un impianto estremamente utile, non solo per sviluppare l'economia locale, ma per l'intero paese, che ridarà fiato e speranza alla gente e garantirà un importante ritorno economico al territorio. Mi piace tra l'altro il fatto che il Comune di Porto Empedocle sia entrato, con una piccola quota, nel capitale azionario della società, per poter così governare dall'interno il grande progetto che non potrà che generare vantaggi per la mia città".
 
 

La Sicilia, 26.1.2009
L'intervista. Gli scheletri di Vigata
Lo scrittore interviene sul ritrovamento delle ossa durante i lavori di restauro della Chiesa Madre del paese agrigentino
«Così Montalbano risolve il giallo di Porto Empedocle»
Camilleri: «Ma nessun nesso con il mio “cane di terracotta”»
«Non è da escludere che quei resti appartengano a qualcuna di quelle vittime dei bombardamenti. E la cosa potrebbe essere avvalorata dal cranio sfondato ritrovato. Ma la storia narrata nel mio romanzo non c’entra nulla»

Sostiene lo scrittore Andrea Camilleri che la “storia” raccontata ne “Il cane di terracotta”, con quella misteriosa grotta che celava i corpi dei due amanti, proprio non c'entra nulla con la vicenda dei resti umani rinvenuti, durante i lavori di restauro, nella “chiesa vecchia” di Porto Empedocle a due passi dalla sua casa di Vigàta, «perché quella - dice - è tutta un'altra storia». Che l'inventore del popolare commissario Montalbano, 84 anni a settembre, racconta, in una mattinata uggiosa, dalla sua abitazione romana che si affaccia sulla vecchia sede della Rai.
Da giorni piove, ma il brutto tempo non sembra aver messo il malumore nello scrittore, da martedì in libreria con un nuovo romanzo, “Un sabato con gli amici” (Mondadori) dove, per la prima volta, abbandonata la formula letteraria infarcita di dialetto, lui scrive «solo in italiano».
Una storia, quella dei teschi nella chiesa, che Camilleri trova lo spunto per chiarire anche al sindaco del suo paese, Calogero Firetto, giunto appositamente nella Capitale per saperne di più su quei ritrovamenti. In pratica anche questa volta il papà del commissario Montalbano, tra una sigaretta e l'altra, anticipa quella che potrebbe essere la soluzione del “giallo”. Un “caso” come si ricorderà, venuto alla luce quando gli operai della ditta specializzata, lavorando in quella chiesa sconsacrata da quasi cinquant'anni e destinata a diventare un auditorium comunale, si sono imbattuti nei resti di un uomo, dal cranio parzialmente sfondato, di una donna e verosimilmente di un piccolo. Resti ossei subito acquisiti dai carabinieri del Ris che hanno, a loro volta, iniziato gli accertamenti.
Di questa “scoperta” Camilleri non sembra meravigliarsi più di tanto, anche se questo “caso”, per la verità, assomiglia un po' a quello narrato nel 1997 in uno dei suoi più fortunati romanzi. E per raccontare la sua versione, lo scrittore parte da lontano, dall'estate del 1941 quando soffiavano venti di guerra e a Porto Empedocle, nella piazzetta davanti alla chiesa vecchia, si costruiva un rifugio antiaereo.
«Era una costruzione a forma di piramide - racconta lo scrittore - in grado di contenere molte persone, con ai bordi degli scivoli per far sì che gli ordigni che “piovevano” dal cielo, “scivolassero” lateralmente andando ad esplodere il più lontano possibile. Ricordo che anch'io ci entrai più volte, durante gli allarmi aerei, e una mattina nella fretta di raggiungere questo rifugio, il mio amico Ciccio Burgio inciampò in un cane e si fece pure molto male».
Per dare maggiore peso alle sue affermazioni, Camilleri prende un foglio bianco dalla stampante del suo computer e inizia a disegnare, a modo suo, la piantina dei luoghi. «Qui c'è la mia casa - dice tracciando linee incerte; - questa è la piazza e questa è la chiesa. Il rifugio era stato costruito lasciando pochissimo spazio ai bordi, in modo da consentire la massima capienza. Perché quando suonava l'allarme aereo, la gente non riusciva a raggiungere in tempo le grotte del costone di marne dove solitamente si andava a rifugiare, e veniva qui».
«Durante quegli anni - continua - i bombardamenti erano frequenti ed esplosero in zona molti ordigni, alcuni addosso alla chiesa che venne gravemente danneggiata. E ci furono dei morti. Questo lo ricordo benissimo così come ricordo che alcune persone non vennero mai più trovate».
«Secondo me - prosegue nel racconto - non è da escludere che quei resti appartengano a qualcuna di quelle vittime dei bombardamenti. E la cosa potrebbe essere avvalorata dal cranio sfondato ritrovato. Ma la storia narrata nel mio romanzo non c'entra nulla. Non sembra - conclude scherzando Andrea Camilleri - che a guardia di quei poveri resti nella chiesa, sia mai stato trovato anche un “cane di terracotta”!».
Lorenzo Rosso

La vicenda
Una settimana fa gli operai della ditta Pozzobon di Acireale non hanno creduto ai loro occhi. E' bastato scavare cinquanta centimetri di terra all'interno dell'ex chiesa madre di via La Porta nel cuore del paese marinaro per scoprire resti umani. Un teschio e mezzo, più altri frammenti di un terzo cranio fracassato, altre ossa più piccole. Tra queste quelle certamente appartenute a un bambino. Ossa di corpi inumati dalla cintola in su. Delle gambe nemmeno l'ombra, almeno fino ad oggi. Sul posto sono stati sollecitati a intervenire i carabinieri della locale stazione e del comando provinciale di Agrigento. A due passi dall'ex chiesa sconsacrata da almeno 50 anni, prossima a diventare auditorium, c'è la casa dello scrittore Andrea Camilleri. Il «giallo a Vigata» è servito più che mai, secondo alcuni meglio della finzione dei romanzi dello scrittore empedoclino. Nessuno sa a chi appartengano quei resti, qualcuno azzarda la tesi che possano essere di qualche nobile. Le ossa vengono prelevate su ordine della Procura della Repubblica agrigentina e inviate a Palermo, nei laboratori dell'Istituto di Medicina legale. Saranno gli specialisti a risalire all'origine di quei reperti emersi casualmente. Tutte le piste investigative restano ad oggi aperte. Il giallo resta, mentre i lavori nell'ex chiesa proseguono in altre zone. A Porto Empedocle intanto si scopre che manca un elenco dei defunti più antichi e dei posti in cui sono sepolti.
Francesco Di Mare
 
 

Publishers Weekly, 26.1.2009
Fiction Reviews
August Heat: An Inspector Montalbano Mystery
Andrea Camilleri, trans. from the Italian by Stephen Sartarelli. Penguin, $14 paper (278p)

Camilleri’s 10th mystery to feature Sicilian Insp. Salvo Montalbano (after 2008’s Paper Moon) cleverly balances a compelling story line with engaging characters. Urged by his girlfriend, Livia, to find a summer rental for a friend of hers in Vigàta, Montalbano ends up selecting a house with a tainted past. The man who built the house died in a fall soon after its construction, and his 20-year-old stepson, Ralf Gudrun, vanished. After the young son of Livia’s friend disappears, Montalbano finds the missing boy, essentially unharmed, but in the process stumbles upon a corpse, later identified as that of an attractive 16-year-old girl who disappeared six years earlier. Suspects include a real estate developer with unhealthy sexual appetites as well as the missing Gudrun. While the solution is less complicated than, say, those Peter Lovesey provides for his similar series sleuth, Peter Diamond, the humor and humanity of Montalbano make him an equally winning lead character.
(Mar.)
 
 

La Repubblica, 26.1.2009
Il custode dei tabulati dal suo bunker. So molte cose, anche del Cavaliere

Palermo - La sua difesa l'ha affidata a Facebook, citando Camilleri: «A Berlusconi, Cicchitto, Rutelli e Gasparri consiglio di leggere "La concessione del telefono"». Gioacchino Genchi si rivede nel personaggio di Filippo Genuardi, il commerciante che nella Sicilia dell'800 chiede l'installazione di una linea telefonica e finisce per essere tacciato dal prefetto di essere un sovversivo, malgrado la difesa del questore Monterchi che sarà trasferito. Nella metafora del perito informatico, l'ex pm di Catanzaro De Magistris è il questore e lui, semplicemente, «spera di non fare la fine di Genuardi». Che, per inciso, nel romanzo viene ucciso: «Ma io so che questo non accadrà - chiosa Genchi - Perché sto ricevendo la solidarietà di tante persone perbene».
[...]
Emanuele Lauria
 
 

La Stampa, 27.1.2009
Il libro. Anteprima del nuovo romanzo
Verranno i ragnetti e mi mangeranno il naso
Storia di bambini che diventano adulti. Con il loro carico di traumi
Si intitola "Un sabato, con gli amici", il nuovo romanzo breve di Andrea Camilleri che esce oggi da Mondadori (pp. 142, euro 17,50) e di cui anticipiamo le pagine iniziali. Qui sono presentati alcuni bambini, nella cui esistenza si insinua un trauma. Il seguito della storia ne fotografa il divenire - tutti insieme alle elementari, poi al liceo, finché, quarantenni, li ritroveremo riuniti per una cena del sabato, dove l’arrivo imprevisto di un amico perso di vista sarà l’elemento scatenante di una situazione drammatica. Novità assoluta, il romanzo non è scritto nel consueto impasto siciliano: «Volevo provare se sono capace di scrivere in italiano...».

«Quando tonna papà?».
«Uffa, quanto sei noioso!».
«Pecché andato via papà?».
«Te l’ha detto lui stesso: vado a Palermo per affari ma torno presto». «E quand’è plesto?».
«Non ti reggo più!».
«Pecché non mi dici quando tonna papà?».
«Ma te l’ho già detto e ripetuto! Possibile che non capisci, scemotto? Facciamo così, dammi la mano».
«Quale, mamma?».
«Quella che vuoi. Ecco, bravo. Stammi a sentire. Vedi, in ogni mano ci sono cinque ditini. Il più piccolo, questo, si chiama mignolo, il fratellino che gli sta accanto anulare, il più lungo di tutti medio, quello accanto indice e il più grosso di tutti pollice. Uno, due, tre, quattro, cinque. Cinque dita, chiaro? Siccome papà torna tra cinque giorni, ogni sera che ti andrai a coricare, a cominciare da domani, chiuderai un dito. Quando non avrai più dita perché le avrai chiuse tutte e la tua mano sarà diventata un pugno, papà tornerà a casa. E ora vai in bagno. Appena ti sarai spogliato mi chiami e vengo a lavarti e a metterti a letto».
Nel sonno, ha sentito le labbra di papà sulla fronte. Poi è arrivata mamma che l’ha svegliata carezzandole i capelli. Quando ha aperto gli occhi, ha visto il suo viso sorridente. Come sempre.
«Ciao, mamma».
«Buongiorno, piccola mia».
La prende in braccio. Bagnetto.
«Guarda che bel vestitino che ti ho preparato per oggi».
Quello verde. Mamma le ha detto che si chiama verde, come il prato.
«Ti piace?».
«Fi».
«Ora te ne vai nella tua stanzetta buona buona a giocare, mamma deve andare in ufficio. Fai la brava donnina, mi raccomando, e non combinare guai. Tra un’oretta viene Gemma. Ma se hai bisogno di qualcosa, vai a bussare da zio Eugenio».
Il fratello di papà che è tutto peloso e che ha una gamba storta e che non sorride mai e che non esce mai dalla sua stanza e che a tavola non parla ma che ogni tanto di nascosto da tutti le allunga una caramella.
Sul 28 a quell’ora di solito non c’è tanta gente. Erminia sta seduta dalla parte del finestrino e se l’è messo sulle ginocchia in modo che possa guardare fuori. A un certo punto lo fa alzare prendendolo da sotto le ascelle.
«Dammi la mano».
La mano d’Erminia non è liscia come quella di mamma. A lui non piace dargliela, a Erminia.
Scendono alla solita fermata, imboccano il grande viale alberato, arrivano alla «loro» panchina nella rotonda, Erminia saluta da lontano un’amica e si siede. Lui invece ha visto che ci sono già Luca, Simone e Mara, i suoi amici.
«Volio andale...».
«Vai.»
Il gioco di questa mattina è una corsa di automobiline con la chiavetta. Mara è la più brava di tutti, vince sempre lei.
Sono a tavola, stanno cenando. Ai soliti posti, lei accanto a mamma e, di fronte, suo fratello Angelo, che è più grande di due anni, allato a papà.
A lei piaceva sentire papà e mamma quando si parlavano, anche se non capiva quello che dicevano.
Ma ora papà e mamma non si parlano più, anzi nemmeno si guardano, come fanno lei e Angelo quando hanno litigato.
A un certo momento lei s’accorge che mamma sta piangendo in silenzio, anche se tenta di nasconderlo mettendosi il tovagliolo davanti alla faccia.
«Che hai, mamma?».
«Ho la bua».
Poi, senza dire niente, si alza e se ne va nella camera da letto. Dopo un poco anche papà si alza e va a chiudersi nello studio.
Da qualche giorno nello studio è stata messa una brandina perché papà possa dormirci. Mamma ha detto che hanno dovuto fare così perché papà russa troppo e la notte non la fa dormire.
Ora lei sente che Angelo sta ridendo e alza gli occhi a guardarlo. Suo fratello si sta muovendo in punta di piedi verso la cucina. Torna dopo un po’ con una grossissima fetta di torta che tiene con le due mani e comincia a mangiarsela.
«Vattela a prendere pure tu».
No, lei non farà come Angelo. Perché mamma ha detto che la torta serve per domani, quando verranno gli zii, perciò non bisogna toccarla. Lei è una bambina ubbidiente.
Ma com’è che Popeo dorme sempre? Appena mangiato, si mette a dormire. S’addormenta dopo che ha fatto i bisognini. Torna a dormire dopo avere girellato per casa. La mattina, quando mamma lo sveglia, Popeo continua a dormire ai piedi del suo letto. E quando va a coricarsi Popeo è già lì che dorme.
Un giorno lo domanda a mamma.
«Pecché Popeo domme?».
«Perché Pompeo è, come tutti i gatti, un animale che di giorno dorme e invece sta sveglio la notte».
«E che fa?».
«Va a caccia».
«Che cassia?».
«Dovrebbe andare a caccia di topi, ma siccome in casa topi per fortuna non ce ne sono, va a caccia di animaletti».
«Che animaletti?».
«Che ne so, ragnetti...».
I nagnetti no! Lo terrorizzano.
«Cambiamo cafa».
«Perché vuoi cambiare casa?».
«Pecché qua ci fono i nagnetti».
«Ma se ti ho detto che c’è il nostro Pompeo! Stai tranquillo, tesoro, che ci pensa lui».
Non apre più bocca, però ha la certezza che le cose non stanno come dice mamma.
Secondo lui, Popeo dorme anche quando c’è il buio. E i nagnetti, una notte o l’altra, gli saliranno sul letto e gli pinzeranno a sangue il naso fino a portarglielo via mentre Popeo continuerà tranquillamente a dormire.
E poi come fanno i grandi a sapere che Popeo di notte è sveglio se loro dormono tutti?
«Dai un bacio a papà» dice piangendo zia Anna, la sorella di mamma. Sente che anche mamma, nella stanza accanto, sta piangendo, e che zia Francesca, l’altra sorella di mamma, le dice: «Coraggio, coraggio, Michela, sii forte...».
Quanti parenti per casa, venuti tutti a vedere papà che se ne sta dentro a una cassa a dormire in salotto vestito tutto di nero! Ma è un poco buffo, papà, perché ha la cravatta ma si è dimenticato di mettersi le scarpe.
«Dai un bacio a papà» insiste zia Anna spingendolo in avanti per le spalle.
Lui s’avvicina, si alza sulla punta dei piedi, si sporge. La cassa è troppo alta, è poggiata su due trespoli, non ci arriva. Allora zia Anna capisce, lo prende in braccio e l’inclina verso papà. Lui gli posa le labbra sulla fronte.
«Ma papà ha fleddo!» dice mentre viene rimesso a terra. Alla zia scappa una specie di ululato, come fanno i lupi che ha visto in televisione.
Si impaurisce e corre nella camera da pranzo dove c’è zio Carlo, il marito di zia Francesca, seduto a parlare con altri uomini. Lo zio lo prende per un braccio, lo fa sedere sulle sue ginocchia, gli bacia una guancia.
«Volio andale da mamma».
«Senti, non andare da mamma perché ha da fare e non vuole essere disturbata. Ormai sei un ometto e perciò puoi stare coi grandi.» Ma lui non è un ometto e non vuole stare coi grandi.
«Allola vado nella mia cameletta».
Autore: Andrea Camilleri
Titolo: Un sabato, con gli amici
Edizioni: Mondadori
Pagine: 142
Prezzo: 17,50 euro

 
 

Il Messaggero, 27.1.2009
Sette amici per Camilleri, senza Montalbano

No, stavolta Montalbano non c’è. E non c’è nemmeno l’umanissimo cast di personaggi che circonda il commissario di Vigàta, Mimì Augello, Fazio, Catarella. Troviamo invece una compagnia di amici all’apparenza come tante: gente che si conosce fin dall’infanzia, che ha attraversato gomito a gomito gli anni inquieti dell’adolescenza. E che, giunta all’età adulta, è rimasta amica, legata da un filo invisibile, dalle esperienze traumatiche vissute insieme proprio in quei lontani giorni della fanciullezza: traumi e ferite dell’anima che si credono ormai cicatrizzati, sepolti nel sottosuolo della coscienza. E che invece sono pronti a riaffiorare e a presentare i loro conti.
Sorprende e spiazza ancora una volta i lettori, Andrea Camilleri. Dopo aver allargato e superato i confini del giallo, dopo aver sfidato le regole della suspense, lo scrittore di Porto Empedocle cambia di nuovo registro. E con "Un sabato, con gli amici" – in uscita oggi da Mondadori (180 pagine, 17,50 euro) – mette il suo talento al servizio di una storia secca, affilata, urticante. Un dramma contemporaneo implacabile e a tratti crudele, con protagonisti dannati e senza luce di redenzione. Siamo lontani mille miglia dai gialli di Montalbano, dall’ironia che addolcisce le storie del commissario di Vigàta, dall’espressività del dialetto siciliano. Qui non ci sono morti ammazzati e nemmeno assassini da smascherare. Ma semmai qualcosa di più e qualcosa di peggio: omicidi interiori senza sangue, traumi profondi che scuotono l’anima, tormenti e ossessioni che vengono da lontano.
Camilleri scrive adesso sull’orlo dell’abisso, fruga nelle stanze segrete della nostra coscienza. E sembra voglia ripetere, come ripetono gli psichiatri, che no, le ferite dell’infanzia non guariscono. E davvero le vite dei personaggi di "Un sabato, con gli amici" (Matteo, Gianni, Giulia, Anna, Fabio, Andrea e Renata), sono tutte vite segnate. E lo sono fin dall’infanzia, con piccoli e grandi traumi, violenze, shock che vanno a interrarsi nelle zone più segrete della psiche. Dopo i turbamenti e le ribellioni dell’adolescenza, l’arrivo della maturità sembrerebbe finalmente favorire una sorta di pacificazione, se non altro perché le vite dei sette amici viaggiano adesso su binari più borghesi.
Ma non è così, non è affatto così. Anzi, è proprio il contrario, dice Camilleri: «L'età matura è il momento giusto perché i nodi vengano al pettine, gli elementi psichici si combinino apposta per precipitare, per esplodere come una miscela assai temibile con la quale un alchimista improvvido abbia giocato troppo a lungo e con troppa fortuna». E l’esplosione avviene: durante una cena, alla quale prendono parte tutti i protagonisti del libro, si verifica un evento drammatico (che non sveliamo) destinato a riportare a galla antichi rovelli e traumi malamente rimossi. Sì, perché il passato ci aspetta, ci tiene d’occhio. Ed ha la pessima abitudine di uscire dall’ombra in modo inaspettato, lamentandosi di noi, mettendoci sotto processo. E adesso per i setti amici non c’è più possibilità di fuga o di nascondimento: ciascuno di loro è consegnato alla propria dannazione e alla deriva inesorabile delle proprie parole.
Si sente forte e chiara in queste pagine la voce di Camilleri uomo di teatro. La si sente nel disegno rigoroso della trama, nelle battute perfettamente calibrate dei personaggi. E naturalmente nella struttura teatrale del testo, nettamente distinto in due parti simili ad atti, una che rappresenta l'infanzia, l'altra la maturità. In mezzo, a fare da filo conduttore, la dannazione delle esistenze, una discesa agli inferi, un viaggio nella psiche che fa d’ogni conclusione un nuovo punto di partenza, d’ogni certezza un dubbio.
Francesco Fantasia
 
 

l'Unità, 27.1.2009
Lo chef consiglia
Nell’anno del turista si arrabbiano gli abitanti di Lampedusa
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica, 27.1.2009
Europee: Camilleri propone partito dei 'senza partito'

Una lista della societa' civile affiancata all'Idv per le prossime elezioni europee. La propone lo scrittore Andrea Camilleri, attraverso la costruzione di una lista con due simboli, che realizzi una alleanza tra i "cittadini senza partito" e l'Italia dei valori di Antonio Di Pietro. La proposta viene avanzata in una tavola rotonda che verra' pubblicata sul prossimo numero di MicroMega, a cui hanno partecipato Andrea Camilleri, Antonio Di Pietro e Paolo Flores d'Arcais. Per lo scrittore: "Bisogna stringere una alleanza tra persone che non hanno 'le carte macchiate' e cioe' che siano oneste, con la fedina penale pulita, che non abbiano mai fatto politica e si decidano a farla in questa situazione d'emergenza. Il centro-sinistra, cosi' come e' organizzato, e' minimamente in grado di fare una seria opposizione e Di Pietro rappresenta l'unica vera opposizione. Allora cosa bisogna fare per evitare un disastro? Ove non si voglia frazionare ulteriormente l'opposizione, ci vuole una lista che, pur rappresentando i senza partito, sia in qualche modo legata a un partito gia' esistente, il piu' vicino agli ideali, e non agli interessi, di coloro che compongono la 'lista dei senza partito'". Di Pietro si dice disponibile ad aprire le proprie liste a esponenti della societa' civile "fino al 70-75 per cento" e a valutare anche la possibilita' di modificare il proprio simbolo, a condizione di non cederne la titolarita' a terzi. Secondo Camilleri, "il milione di firme raccolto da Di Pietro contro il lodo Alfano, dimostra che un'opposizione diffusa e latente c'e' gia'. Per ora la cosa migliore da fare e' quella di continuare a confrontarsi senza perdere di vista l'obiettivo. Non si puo' essere pessimisti, altrimenti e' meglio giocare alla roulette russa".
 
 

Apcom, 27.1.2009
Pd/ Veltroni: Camilleri? Ci mancava un partito nuovo
"Lo stimo, ma nell'Idv troverà gente che fà politica da anni"

Roma, 27 gen. (Apcom) - La notizia di una lista di cittadini promossa da Andrea Camilleri non viene apprezzata dal segretario del Pd Walter Veltroni. Durante la registrazione della puntata di Porta a porta che andrà in onda questa sera il segretario del Pd apprende della decisione dello scrittore siciliano: "Ci mancava un partito nuovo..." è il primo commento. Poi, quando gli viene spiegato che Camilleri correrà insieme a Idv, aggiunge: "Se vuole trovare qualcuno che non ha fatto politica deve sapere che nel partito di Di Pietro c'è tantissima gente che fa politica da anni".
Poi aggiunge: "Camilleri lo conosco da tempo. Ha la mia stima e interpreto questa decisione come una generosa volontà di partecipazione".
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.1.2009
Rigassificatore Enel, Camilleri: "Sono soddisfatto". Il sondaggio
Legambiente: "E' male informato"

"Sono rimasto particolarmente soddisfatto nell'apprendere che a Porto Empedocle verrà realizzato il progetto dell'Enel di costruire un impianto di rigassificazione. Questa, a parer mio, è la giusta conclusione di un iter progettuale che è andato per le lunghe ma che ora si è finalmente concretizzato".
Queste le parole dello scrittore Andrea Camilleri, originario di Porto Empedocle, dopo il sì definitivo della Regione e del ministro all’Ambiente alla costruzione del discusso rigassificatore Enel. "Si tratta di un impianto estremamente utile non solo per sviluppare l'economia locale - dichiara - ma per l'intero Paese, che ridarà fiato e speranza alla gente e garantirà un importante ritorno economico al territorio".
La replica di Legambiente: “Sul rigassificatore di Porto Empedocle Andrea Camilleri e' male informato. Siamo certi che il commissario Montalbano non sarebbe molto soddisfatto nel concludere le sue passeggiate sul molo di Porto Empedocle, in mezzo alle enormi navi gasiere ed ai loro guardiani, oppure a nuotare nel mare di Marinella alterato dagli scarichi refrigeranti e di quant'altro scaricato dall'impianto”.
 
 

AgrigentoWeb.it, 27.1.2009
Rigassificatore, Biondi risponde a Camilleri

L’assessore per i beni e le attività culturali e per il turismo del comune di Agrigento, Settimio Biondi, nel farsi interprete della posizione dell’intera Amministrazione Zambuto e dei comuni sentimenti degli agrigentini, risponde ad Andrea Cammilleri, che ieri si è dichiarato favorevole alla costruzione del rigassificatore a Porto Empedocle, con la seguente dichiarazione:
“Veniamo a conoscenza che lo scrittore Andrea Cammilleri [Sic!, NdCFC] ha preso partito a favore del rigassificatore.
A ciascuno il suo.
È giusto che uno scrittore venga intrigato da un suo sogno, mentre chi amministra deve occuparsi non solo degli incantamenti onirici ma anche dei risvegli.
Per noi starebbe bene se il rigassificatore venisse impiantato a Vigàta; trattandosi invece di Porto Empedocle, ci sta male, perché Porto Empedocle non è un’isola, ma il riverbero e la vibrazione paesaggistica di Agrigento, città che amministriamo nella realtà e non nella fantasia di una scommessa letteraria.
Ricordo comunque a Cammilleri che quando vennero autorizzati le ricerche di gas nel regno del barocco siciliano, ove sono state girate le riprese televisive del commissario Montalbano, ci fu un generale sollevamento di scudi, tant’è che il governo regionale revocò i permessi.
Se i luoghi di Montalbano o di Cammilleri hanno meritato rispetto, riteniamo che i luoghi di Empedocle e di Pirandello debbano meritarne altrettanto.
Pirandello disse di essere nato sotto un pino e non presso un rigassificatore.
Di sogni ne abbiamo visti smorfiare tanti e dal loro gioco non è mai venuto fuori né un ambo, né un terno, né una cinquina.”
 
 

Adnkronos, 27.1.2009
Energia: Rigassificatore Porto Empedocle, Prestigiacomo plaude a Camilleri

Roma - ''Come gia' accaduto per il Ponte sullo Stretto, il maestro Andrea Camilleri, ha dato oggi sul rigassificatore di Porto Empedocle una prova di grande indipendenza intellettuale e di amore per la nostra Sicilia''. Ad affermarlo in una nota e' il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo.
''Lo scrittore, che ha opinioni politiche credo molto distanti dalle mie, anche in questo caso -sottolinea il ministro- ha posto in primo piano le ragioni di uno sviluppo sostenibile della sua terra, rispetto ad eco-ideologismi pregiudiziali. Lo ringrazio da ministro e da siciliana per questa lancia spezzata a favore dell'ambientalismo del fare e di un futuro migliore per la Sicilia''.
 
 

Bint Music, 27.1.2009
Camilleri, spettacolo concerto per bambini

Protagonisti i bambini e il loro mondo di favole raccontato dal celebre scrittore, sceneggiatore e regista italiano Andrea Calogero Camilleri che si esibirà come cantastorie in uno spettacolo-concerto jazz in programma il 28 gennaio alle ore 21 presso lo Spazio Morgana di Roma. Non è una novità per Camilleri che, seppur legato al successo dei romanzi che vedono come protagonista il Commissario Montalbano, si trova ora calato nei panni di un narratore intento a raccontare storie per bambini di cui per altro ne è l'autore. Già nell'agosto del 2007 Camilleri si era esibito sul Gianicolo in occasione della rassegna FontanonEstate e quest'anno ha voluto replicare, grazie anche all'amicizia con Maria Luisa Bigai che ne cura la regia (è stata sua allieva all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico). Insieme a Alessandra Costanza, sarà infatti Maria Luisa Bigai a mettere in scena tutto lo spettacolo in cui la narrazione di fiabe inedite per bambini si sposa con la magia musicale. Un Camilleri che non smette di stupire i suoi fans, con la capacità di calarsi nei panni dei bambini e raccontare storielle comiche e di fantasia accompagnato dal tocco musicale di Filippo Alessi.
[Camilleri è solo autore dei testi, non sarà in scena, NdCFC]
 
 

La Sicilia, 27.1.2009
«Grazie a chi ha dato voce alla "sicilitudine" del Teatro Stabile»

Tardiva, forse, ma non certo superflua, spero, è una mia riflessione sulla sicilitudine che in questi giorni ci sta raccontando il Teatro Stabile, festeggiando così in modo degno i suoi 50 anni.
Mi riferisco, oltre che alla sicilitudine dei personaggi dei pensieri e dei colori di un Pipino il breve che ambientato in Francia e Ungheria ci presenta animi, passioni e melodie di impronta puramente siciliana,a quella del grande affresco che un siciliano Doc come Camilleri regala ogni volta, come fosse la prima volta, allo spettatore con "Il Birraio di Preston", che dietro ad un titolo così trendy e così esterofileggiante nasconde l'eterna tragicomica realtà della storia siciliana che riesce a rendere tragico, appunto, anche un fatto semplice come la rappresentazione sgradita di uno spettacolo, che non è siciliano ma del Continente, quindi tale da risvegliare l'eterna diffidenza del siculo dinanzi alle novità che ne turbano la quotidiana pigrizia.
Così tra la metafora dell'amore sensuale, che fa arrossire chissà quante donne tra gli spettatori e la poesia dello sguardo disincantato di un bimbo, con lo stupore suscitato abilmente dalla narrazione dell'affabulatore Camilleri, abbiamo assistito ad una architettura teatrale che, se teatrale non è secondo i canoni della tradizione più severa e intransigente, è riuscita a tenere l'attenzione dello spettatore, sempre più stupito e incuriosito, legata al filo della costruzione di fatti che dal particolare del singolo coinvolgevano assai seriamente l'intera coralità di un paese fantastico quale è Vigata, che poi tanto fantastico non è; perché Camilleri ha dovuto inventare poco, in quanto il susseguirsi di intrighi e di delitti di lupara ben si attiene alla verità storica siciliana di cui lui è attento e sensibile conoscitore, tanto che nel raccontare con una imbarazzante crudezza le passioni ne evidenzia l'autoironico sguardo degli stessi protagonisti, e che cosa è la sicilitudine se non questo confessarsi tragico sapendo di cadere nel ridicolo agli occhi degli altri?
E allo spettatore di questi esempi di sicilitudine, resi possibili dalla maestria di un autore sempre apprezzato come Tony Cucchiara per "Pipino il breve" e da un abile lavoro a quattro mani tra cui quelle dello stesso Camilleri (la cui voce narrante fuori campo “affabulava” incredibilmente) per la sceneggiatura del "Birraio di Preston", non rimaneva che lasciarsi condurre per mano nei meandri della vita e dell'animo siciliano senza le ritrosie e le vergogne celate a volte nei mancati applausi per i momenti per così dire imbarazzanti, perché questa è la smorfia violenta e la farsa della verità siciliana.
E allora grazie agli attori che vi hanno dato voce e al teatro che ci offre queste belle occasioni. Altre compagnie e altri spettacoli ci aspettano in questo Teatro, che è eclettico e tradizionale a un tempo,ma iniziare con la sicilitudine mi è sembrata una cosa veramente indovinata!
Costanza Damanti
 
 

Liberazione, 27.1.2009
Massimo Onofri. Italianista, professore di critica letteraria e letteratura italiana all’Università di Sassari
«La letteratura italiana? Una terra desolata, affollata di ecomostri»

Nessuna indulgenza per gli «atletisti delle classifiche letterarie». Due nomi a caso, l’elenco intero sarebbe smisurato e in perenne aggiornamento. Susanna Tamaro, campionessa indiscussa del «romanzo dei buoni sentimenti». E poi Andrea Camilleri, nulla più di «un marsala diluito con molta acqua», l’acqua di un dialetto puramente «esornativo, cautamente lessicale, rassicurante». Una terra desolata, la letteratura in Italia. Affollata da quelli che lui, Massimo Onofri, viterbese del 1961, professione critico militante, sbeffeggia con l’etichetta di ecomostri.
«Da qui l’insostituibile funzione del critico», perora.
[...]
Giuliano Capecelatro
 
 

l'Unità, 28.1.2009
Lo chef consiglia
Ogni volta che apre bocca offende qualcuno. E giù risate e barzellette
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

MicroMega n.1/2009, 28.1.2009
Una lista della società civile 'affiancata' all'Italia dei valori
Camilleri: alle elezioni europee una alleanza tra “senza partito” e Di Pietro
Andrea Camilleri propone per le elezioni europee del prossimo giugno una lista con due simboli che realizzi una alleanza tra i "cittadini senza partito" e l'Italia dei valori di Di Pietro. La proposta viene avanzata nel corso di una tavola rotonda che verrà pubblicata sul prossimo numero di MicroMega, in uscita venerdì 30 gennaio, a cui hanno partecipato Andrea Camilleri, Antonio Di Pietro e Paolo Flores d'Arcais.

UN ESTRATTO DALLA TAVOLA ROTONDA:
Camilleri risponde con un esplicito "Esatto, è questa" alla domanda del direttore di MicroMega che prova a sintetizzare la sua proposta: "Dunque tu proponi un'alleanza che veda da una parte i cittadini che non fanno politica in modo professionale, e che però nell'emergenza che vive il paese decidono di impegnarsi nelle elezioni per il parlamento europeo, e dall'altra il partito di Di Pietro, che ti sembra l'unica opposizione oggi esistente. È questa l'idea?"
Camilleri aveva spiegato: "Bisogna stringere una alleanza tra persone che non hanno "le carte macchiate" e cioè che siano oneste, con la fedina penale pulita, che non abbiano mai fatto politica e si decidano a farla in questa situazione d'emergenza". "Sono perfettamente convinto", ha argomentato Camilleri, "che oggi come oggi il centro-sinistra, così come è organizzato, non sia minimamente in grado di fare una seria opposizione. (...) Oggi Di Pietro rappresenta l'unica vera opposizione. Allora cosa bisogna fare per evitare un disastro? (...) Il problema a mio avviso, ove non si voglia frazionare ulteriormente l'opposizione, è quello di avere una lista che, pur rappresentando i senza partito, sia in qualche modo legata a un partito già esistente, il più vicino agli ideali, e non agli interessi, di coloro che compongono la "lista dei senza partito" (...) Mi pare che sia importante saggiare se c'è la volontà di questo affiancamento fra due liste possibili, e individuarne le possibilità di realizzazione".
Di fronte a questa proposta di Camilleri, Antonio Di Pietro si dice disponibile ad aprire le proprie liste a esponenti della società civile "fino al 70-75 per cento" e a valutare anche la possibilità di modificare il proprio simbolo, a condizione di non cederne la titolarità a terzi.
Con questa conversazione, ha concluso Camilleri, "abbiamo stabilito un primo contatto. Il passo ulteriore è comunicare questo progetto, magari preparando un manifesto programmatico, anche attraverso MicroMega o via web, per iniziare a sondare il terreno. D'altra parte, il milione di firme raccolto da Di Pietro contro il lodo Alfano, dimostra che un'opposizione diffusa e latente c'è già. (...) Per ora la cosa migliore da fare è quella di continuare a confrontarsi senza perdere di vista l'obiettivo. Non si può essere pessimisti, altrimenti è meglio giocare alla roulette russa".
 
 

La Stampa, 28.1.2009
Lo scrittore del commissario Montalbano e gli altri: viaggio nella fine del mito gramsciano di "intellettuali e popolo"
Intellettuali e Pd, il grande esodo
L'ultimo è Camilleri: "Già Berlinguer l'aveva previsto che sarebbe finita così..."

Vede, sa perché Enrico Berlinguer fece il suo appello alla “diversità morale”?
«Perché aveva intuito i primi segni di una degenerazione, già allora. Oggi siamo al culmine di quel percorso». Per questo, al già significativo esodo di intellettuali dal Pd - è insofferente ormai Umberto Eco, Roberto Saviano va a fare una lezione alla scuola del partito ma «a condizione che mandino via i collusi» - si aggiunge ora Andrea Camilleri, che presterà il suo nome alle Europee per una lista dei senza partito, eventualmente apparentata con l’Italia dei Valori di Di Pietro. «Bisogna stringere un’alleanza tra persone che non hanno le carte macchiate e cioè che siano oneste, con la fedina penale pulita, che non abbiano mai fatto politica e si decidano a farla in questa situazione d’emergenza».
E insomma, se se ne vanno anche loro... Ma a guardar bene se ne sono già andati. Un esodo. L’ultimo intellettuale ad annunciare che s’è stufato della non-opposizione del Pd è l’inventore del commissario Montalbano, «Di Pietro è solo il rappresentante di un’istanza di onestà, che s’è persa nel Pd. Incapace di ricambio Bassolino, certo: il potere logora chi ce l’ha; e anche D’Alema e Veltroni, che non hanno avuto la forza o la voglia di indurlo a fare un passo indietro. Ma il dramma è di tutto il Sud, c’è un’enorme questione meridionale. Guardi la Sicilia, il Pd è scomparso!». Veltroni? «Mi ha deluso. Non credo possa davvero pensare di rispondere a Berlusconi solo con la politica, per rispondere a un fenomeno extrapolitico devi usare anche strumenti esterni, e invece lui ha paura della piazza, anche quando ha convocato il corteo del Circo Massimo era tutto un distinguo. Agiscono come se esistessero ancora gli elettori. Temo invece che non ci siano più».
E a parte i dettagli tecnici dell’operazione, l’alleanza con Di Pietro (è sinistra, quella?), ciò che colpisce è la sequenza di addii e malintesi che segnano ormai il rapporto tra intellettuali e quello che era un tempo il «partito di riferimento», quello che la domenica mattina si metteva sull’Autobianchi e percorreva l’Appia fino al chilometro 22, poi svoltava a sinistra e di nuovo a sinistra, e si ritrovava alle Frattocchie, dove gli eredi del Migliore potevano bearsi di uomini come Valentino Gerratana, che spiegava Gramsci agli operai e ai bidelli, o Duccio Trombadori, o persino Pier Paolo Pasolini, da uditore seminascosto in mezzo ai braccianti. Che tutto quello non esistesse più da un pezzo, lo si sapeva. Che se ne andassero tutti, così, fa comunque effetto.
Per dire, prima di Camilleri aveva dato un dispiacere alla leadership democratica Roberto Saviano, Veltroni alla direzione di dicembre esibì la sua partecipazione alla scuola del Sud del partito, «ho parlato a lungo con Roberto e mi ha detto che aderirà al progetto della Scuola per il Mezzogiorno». Con sintomatica aggiunta: «Anche se è uno che non risparmia critiche alla nostra parte...». E Saviano, che non voleva sentirsi annesso: «Sì, vengo a fare una lezione alla scuola, a condizione che il Pd si impegni a portare avanti un doveroso percorso di azzeramento della classe dirigente (meridionale e non solo) collusa e compromessa».
Camilleri: «Anche i ragazzi giovani come Saviano non si fidano più di loro! Quale scrittore vorrebbe un’etichetta addosso? E poi quell’etichetta! Legata al potere, all’inamovibilità...». Dunque, Umberto Eco, corteggiatissimo, non andò al Circo Massimo, e neanche aderì; mentre aderì alla piazza Navona del luglio 2008. Alessandro Baricco ha confidato di aver rifiutato approcci democrat, «loro non volevano cambiare». Gli scrittori quarantacinquenni - Scurati, Vichi, Lucarelli - se ne stanno alla larga. Sembra piacere di più Renato Soru, per il quale Paolo Fresu, l’attrice Caterina Murino, lo scrittore Salvatore Niffoi, hanno lanciato una petizione via mail; e persino Massimo D’Alema con Red prova ad avvicinare nomi non squillanti, ma attivi nella cultura, come Alessandro Laterza a Bari, Marta Herling, la nipote di Benedetto Croce, a Napoli, Luigi Spaventa a Roma... Perché l’esodo è ormai terminale; ma il Pd non ce la fa a viversi come partito senza intellettuali, oltre che senza popolo.
Jacopo Iacoboni
 
 

Corriere della Sera, 28.1.2009
Lo scrittore: lista della società civile
Camilleri: noi «senza partito» con l'Idv Il segretario pd: ci manca solo questo

Roma - «Il centrosinistra così com'è non riesce a fare opposizione»: lo scrittore Andrea Camilleri (foto) critica il Pd e, «per innovare», lancia su Micromega la proposta di un'alleanza per le Europee fra una lista civica di «senza partito» e Di Pietro, disponibile ad aprire «fino al 70-75%» le liste Idv. «Ci manca un altro partito. E poi nell' Idv ci sono personaggi che fanno politica da anni», replica Veltroni. Scettico anche Vincenzo Cerami, ministro ombra della Cultura: «Altro che innovazione. Cercano solo voti a sinistra».
pa.fo.
 
 

Tgcom, 28.1.2009
Camilleri: "Fondo un nuovo partito"
"Alle europee alleato con Di Pietro"

[...]
Questo nuovo progetto non sembra piacere granche' a Walter Veltroni che, interpellato in proposito, si e' barcamenato cercando, evidentemente di non dispiacere il ''compagno'' Camilleri. ''Un altro partito...'', ha esordito il leader del Pd che ha subito messo in guardia lo scrittore: ''Se vuole fare un nuovo movimento che non ha mai fatto politica, Camilleri valuti che nell'Italia dei Valori c'e' moltissima gente che fa politica da tanti anni e anche cambiando molti partiti''.
Contraddizione messa in rilievo anche dallo storico Franco Cardini, notoriamente un "senza partito" anche se con un imprinting culturale di destra. ''Vedo una contraddizione, non da poco: i "senza partito" che fanno un accordo con un partito. Certo, venendo da un uomo geniale come Camilleri - prosegue - la cosa puo' avere un futuro. Gli fruttera' un seggio alle europee. Lui guadagnera' dei soldi, meritati, ma personalmente sono un "senza partito" che non ha punti di riferimento e sì che li cerco...''. ''Mi pare una proposta che punta a ramazzare tra i qualunquisti eccellenti per legarli alla politica di Di Pietro''.
 
 

Il Giornale, 28.1.2009
L’ultimo giallo del papà di Montalbano: vuole fondare il partito dei senza partito

Roma. Non bastava il fratello di Montalbano, ora scende in campo anche il padre? Nicola Zingaretti, fratello dell’attore che impersona il famoso commissario, sta in politica da anni: era segretario dei Ds romani, prima dalemiano poi veltroniano e adesso zingarettiano di stretta osservanza, è presidente della provincia di Roma e talvolta il fratello più famoso si presta ad animargli le stantie feste dell’Unità sul Tevere. Ora ad animare le scene della politica interviene direttamente il padre del commissario Montalbano, anzi l’anima stessa, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri. Passategli il calembour, ma vuol fondare il «Partito dei senza Partito». Per far lista con Antonio Di Pietro e correre insieme alle Europee di giugno.
Ci voleva un’alleanza tra commissario e questurino, o col magistrato di turno se preferite, insomma il tintinnar fragoroso delle manette, per ambire allo scranno parlamentare? D’accordo, Alessandro Manzoni era senatore del Regno, Eugenio Montale senatore a vita, dunque pure uno scrittore di successo come Camilleri ha diritto ad un riconoscimento politico: si spera solo che a Strasburgo non reciti quelle sue poesie incivili. Del resto gli italici banchi parlamentari han visto di tutto e di più: oltre ai politici di professione, cantanti e medici, folle di avvocati e pattuglie di magistrati, ricchi e poveri, nani e ballerine, monache e pornoattrici, premi Nobel e geometri. Solo i letterati scarseggiano. Forse in omaggio alla convenzione che vuole gli intellettuali border line, a far da coscienza critica. Oltre al poeta Edoardo Sanguineti, che il Pci fece eleggere a Montecitorio nel ’79, ricordate altri onorevoli scrittori? A Sanguineti han fatto fare una sola legislatura. Di Manzoni ce n’è uno solo, di Montale quasi, e Camilleri non può attendere il laticlavio vitalizio perché ha una certa età e fuma come un turco. Dunque buona corsa, commissario. E sappia dirci chi è l’assassino.
Il lancio del partito del commissario viene da una tavola rotonda organizzata da MicroMega tra Camilleri, Di Pietro e ovviamente Paolo Flores d’Arcais. Lo scrittore spiega che «bisogna stringere un’alleanza tra persone che non hanno le carte macchiate, e cioè che siano oneste, con la fedina penale pulita, che non abbiano mai fatto politica e si decidano a farla in questa situazione d’emergenza». Non vi basta? Ecco la soluzione finale di Camilleri: «Sono perfettamente convinto che il centrosinistra, così come è organizzato, non sia minimamente in grado di fare una seria opposizione. Oggi Di Pietro rappresenta l’unica vera opposizione». Se l’idea è chiara, assai arruffata appare l’attuazione: «Il problema, ove non si voglia frazionare ulteriormente l’opposizione, è quello di avere una lista che, pur rappresentando i senza partito, sia in qualche modo legata a un partito già esistente, il più vicino agli ideali, e non agli interessi, di coloro che compongono la lista dei senza partito».
Con Di Pietro ci azzecca, altroché se ci azzecca. Ma è evidente che il ruspante leader di Idv si fida e non si fida. Anche perché, francamente, dove stanno e chi sono questi «senza partito»? Se son quelli dell’astensione o della scheda bianca, altro che Montalbano! Nemmeno Renzo e Lucia riuscirebbero a catturarne il voto. Dunque, educatamente, a Camilleri che per l’Europarlamento vede già vincente una lista col doppio simbolo, - l’ennesima e scontata bicicletta per intenderci -, il prudente Di Pietro risponde dicendosi più che disponibile ad aprire la sua lista a «esponenti della società civile» - aridai con ’sta mitica «società civile» - con generosità e senza riserve, «fino al 70 anche 75 per cento» delle candidature. In un eccesso di generosità e apertura alla letteratura, Tonino è disposto anche a valutare la possibilità di modificare il simbolo di Idv, «a condizione di non cederne la titolarità a terzi». Sia chiaro insomma: Il padrone sono me. Che non è un libro di Camilleri ma di Panzini.
Quel che è incredibile in questa storia è che Veltroni addirittura se la prende, fa il geloso come se Kakà avesse scelto la squadra concorrente. «Ci mancava un partito nuovo», ha commentato di getto e stizzoso. Poi, dopo aver rinnovato la sua «stima» per lo scrittore, gli ha perfidamente mandato a dire: «Se vuole trovare qualcuno che non ha mai fatto politica, deve sapere che nel partito di Di Pietro c’è tantissima gente che fa politica da anni... e anche cambiando molti partiti».
Gianni Pennacchi
 
 

Il Messaggero, 28.1.2009
Europee, Camilleri sfida Veltroni e sceglie Di Pietro

Roma - Parla di bambini il nuovo romanzo in uscita di Andrea Camilleri, intitolato «Un sabato con gli amici». E contemporaneamente, fuori dalla letteratura e dentro la politica, l’ultra-ottantenne scrittore siciliano si diverte a tornare «picciriddo», sale su un triciclo in compagnia di Antonio Di Pietro e di Paolo Flores d’Arcais e decide di tagliare la strada al giovane Walter e al suo neonato Pd. Il giocattolo anti-veltroniano di Camilleri è un nuovo partito, fatto insieme all’ex pm e al filosofo giacobino di «MicroMega». Di più: un Partito Dei Senza Partito. Cioè il Pdps: che non è una riedizione del vecchio Pds con l’aggiunta di una ”p” finale, ma una sorta di sfida da sinistra e dipietrista, lanciata per le prossime elezioni europee non solo contro Veltroni ma anche contro tutti gli altri «Fioroni e Francesconi» considerati rammolliti e inciucisti. Compreso D’Alema, che Camilleri ama descrivere come il demonio Delamaz: «Un bruco coi baffetti che pilotava ’na varca sia pure fatta di foglie... Dicivano macari che era ’ntelligenti ma grevio e scostante».
Insomma, quanto ruberà nelle urne il Partito Dei Senza Partito al partitone democrat? O magari non gli toglierà nulla, perchè le liste della società civile indignata e anti-politica deludono puntualmente le aspettative?
Stavolta, proprio per evitare il flop, il Pdsp sarà apparentato al partito di Di Pietro. Il quale annuncia: «Noi dell’Italia dei Valori siamo disponibili a dare, agli esponenti della società civile, anche il 70 o il 75 per cento dello spazio nelle nostre liste». Il logo dell’Idv e quello del Pdsp saranno affiancati sulla scheda elettorale. E così l’ex sbirro, il filosofo combat e l’inventore di Montalbano - con la benedizione di Grillo che oggi scende in piazza a Roma con Di Pietro in una manifestazione in favore del giudice De Magistris - proveranno a fungere da spina nel fianco di Walter, che alle elezioni del 2008 Camilleri votò ma obtorto collo.
Costretto dal ricatto del «voto utile» e dal terrore che vincesse l’Orco Silvio e la sua «oscena prospettiva» di un «medioevo berlusconiano», del quale adesso sarebbe complice anche il Pd smidollato e non immacolato.
«Occorre stringere - spiega Camilleri, che fu nelle piazze girotondine di Nanni Moretti e in quella estrema di Sabina Guzzanti - un’alleanza tra persone che non hanno le ”carte macchiate” e cioè che siano oneste, con la fedina penale pulita, che non abbiano mai fatto politica e si decidano a farla in questa situazione d'emergenza. Sono perfettamente convinto che il centro-sinistra, così com’è organizzato, non sia minimamente in grado di fare una seria opposizione. Oggi, Di Pietro rappresenta l'unica vera opposizione». E così, come fossimo in un racconto di Camilleri, il papà del commissario Montalbano fa coppia con un ex pm e, «mossi dagli ideali e non dagli interessi», in tandem danno la caccia al malfattore Silvio e a chi in fondo (fingendo di opporglisi) lo protegge.
Non è affatto detto, anzi è improbabile, che Camilleri si candiderà in prima persona e diventerà europarlamentare. Però lo slogan per la sua lista c’è già, l’ha inventato lui e suona così: «Non si può essere pessimisti!». E tuttavia, tornando alla letteratura, Camilleri ha detto giorni fa: «Il mio nuovo romanzo è un romanzo strano. Non avrà successo». Gli andrà meglio con il Partito Dei Senza Partito?
Mario Ajello
 
 

La Sicilia, 28.1.2009
Appunti
L'alleanza tra Montalbano e Di Pietro

In un romanzo o in una fiction televisiva il commissario più celebre d'Italia, Salvo Montalbano, e l'ex giudice di mani pulite Antonio Di Pietro farebbero sfracelli di delinquenti e politici corrotti. In Parlamento non entrerebbe nessuno che abbia le carte macchiate. E se dalla fantasia si passasse alla realtà? L'idea deve aver solleticato molto Andrea Camilleri. Essendo però il poliziotto creatura di fantasia, lo scrittore è stato costretto a farsi avanti per proporre una santa alleanza per le elezioni europee tra i senza partito italiani e l'Italia dei valori. Per senza partito sono da intendere soprattutto i delusi della sinistra, coloro che riponevano grandi aspettative nel partito democratico e che se lo ritrovano essere né di centro né di sinistra, né democristiano né socialista, né laico né confessionale, né di governo né di opposizione. Per un nostalgico del vecchio Pci c'è di che perdere la bussola. Nel naufragio Di Pietro gli appare l'unica opposizione, il solo faro degli onesti, la zattera dei senza partito, che vogliono ancora dire qualcosa magari da un seggio dell'Europarlamento. S'incontrano così due storie improbabili, tra il fine Camilleri e il rude Di Pietro la distanza è abissale... l'impressione è che lo scrittore si sia fatto prendere la mano dal suo commissario.
Salvatore Scalia 
 
 

La Sicilia, 28.1.2009
Lo scrittore: «Bisogna reagire di fronte all'emergenza del Paese e al degrado della politica»
Europee, Camilleri lancia l'«alleanza degli onesti» con Di Pietro

Roma. Non ha deciso di mettersi a capo di un partito, ma davanti all’«emergenza» in cui vive il Paese e a una politica che risponde soprattutto ai propri interessi, Andrea Camilleri ha deciso di dire la sua lanciando una proposta per le prossime elezioni europee: un’alleanza tra i cittadini «senza partito» e l’Idv di Antonio Di Pietro.
La società civile, ancora una volta, viene chiamata a fare da supplente a un centrosinistra confuso e incapace di fare un’opposizione incisiva: «Sono perfettamente convinto che, oggi come oggi, il centrosinistra, così com’è organizzato, non sia minimamente in grado di fare opposizione», spiega lo scrittore siciliano nel corso di una tavola rotonda che verrà pubblicata sul prossimo numero di «MicroMega» a cui hanno partecipato anche il leader dell’Idv e Flores d’Arcais.
«Oggi Di Pietro rappresenta l’unica vera opposizione. Allora, cosa bisogna fare per evitare il disastro? Il problema, a mio avviso, ove non si voglia frazionare ulteriormente l’opposizione, è quello di avere una lista che, pur rappresentando i senza partito, sia in qualche modo legata a un partito già esistente, il più vicino agli ideali, e non agli interessi, di coloro che compongono la "lista dei senza partito"».
Si tratta di mettere insieme, in un’unica lista con due simboli diversi, i cittadini che non fanno politica per professione, ma che nell’emergenza che vive il Paese decidono d’impegnarsi nelle elezioni per il Parlamento europeo, e quella che Camilleri considera l’unica opposizione esistente: l’Idv. «Bisogna stringere un’alleanza tra persone che non hanno le "carte macchiate"; e cioè, con la fedina penale pulita». A Di Pietro l’idea piace. L’Idv è disposta ad aprire le proprie liste a esponenti della società civile «fino al 70-75%». E perfino a valutare la possibilità di cambiare il proprio simbolo, a patto di non cederne la titolarità a terzi.
Di Pietro ci sta. Ma la società civile? Qualcuno obietta che i cittadini «senza partito» si rifugiano nel non voto, in quanto non si riconoscono nel sistema politico e nei suoi rappresentanti. Il milione di firme raccolto contro il lodo Alfano, secondo Camilleri, dimostra che non è così: «Dimostra che un’opposizione diffusa e latente già c’è». Non resta che «preparare un manifesto programmatico per iniziare a sondare il terreno. Non si può essere pessimisti, altrimenti è meglio giocare alla roulette russa».
Anna Rita Rapetta
 
 

La Nuova Sardegna, 28.1.2009
Camilleri: il mio nuovo libro sconcerterà molti miei lettori

Dopo il «Colore del sole», «Pensione Eva», «Il tailleur grigio», Andrea Camilleri continua il suo filone di sperimentazione con un libro che egli stesso definisce «duro, crudo... senza pietà». È «Un sabato, con gli amici» (Mondadori), appena uscito nelle librerie italiane.  Lo scrittore siciliano prosegue la sua terza via: affiancata e intervallata alla produzione poliziesca legata al commissario Montalbano (pubblicata con Sellerio) e quella storico-civile, Camilleri si concede preziose “evasioni”, come le chiama lui stesso, di solito con Mondadori.  Sperimentazioni ed evasioni che riscuotono comunque un’ottima risposta di pubblico. «Più tradizionale è il romanzo più forte è la risposta - spiega Camilleri - È invece minore, ad esempio, nel caso de “Il colore del sole”, dove la scrittura è molto ricercata». A proposito di scrittura, «Un sabato, con gli amici» è «scritto in un italiano molto lineare senza particolari ricerche stilistiche, è un italiano conciso».
«Questo è un libro che provocherà sgomento e rifiuto - anticipa lo scrittore - Sconcerterà moltissimo una parte dei miei lettori. Non avrà successo, me lo aspetto. È un po’ come “La presa di Macallè”. Ma non me ne importa nulla».
Perchè l’ha scritto, allora?
«Bisogna correre il rischio, altrimenti non ci si diverte. Chi è che vince? Gesù diceva solo chi è disposto a perdere se stesso. Ecco, è quello che tento di fare. Certo, scrivo anche per loro, per i lettori, ma è giusta una scossa ogni tanto: la provo io scrivendo, la provino anche loro leggendo, dimostrino un po’ di coraggio».
Una provocazione?
«No, d’altronde usciranno altri Montalbano e romanzi che faranno felici tutti. Questa, invece, è una mia sperimentazione. Non intesa in senso stilistico, ma come una sfida, continua, alle mie capacità. Il primo romanzo lo scrissi per sfidarmi e, nel tempo, è venuto fuori Montalbano».  «Oggi - prosegue Camilleri - continuo su quella strada. Io racconto, poi il significato lo trae ciascuno per sé. Stavolta racconto nel modo più puro, senza alcun intervento dell’autore. E’ un pò come fotografare una situazione».
È soddisfatto di quest’ultimo lavoro?
«Sì, lo sono. Lo ritengo un romanzo concluso, la sua misura è giusta. Ho cercato, e credo di esserci riuscito, di vedere con gli occhi di un bambino di tre, quattro anni; è la prima volta che ci provo. Dunque questo libro non è un divertissement, è un’esplorazione, che saggia anche diversi modi di scrittura e tematici».
Oltre al fatto che è scritto in puro italiano, ci sono altre caratteristiche inedite?
«Non è ambientato in Sicilia ma in una qualsiasi grande città italiana. Inoltre, è un romanzo strutturato senza continuità temporale: non c’è uno ieri, un presente, il domani. C’è una cornice, vale a dire il primo e l’ultimo capitolo, dove sono presenti i ricordi dei sette protagonisti, ciascuno per sé».  «I sette - prosegue l’autore - vengono mostrati, non seguiti in più periodi delle loro vite: al liceo, all’università, quando hanno 40 anni. La sostanza è l’intrecciarsi dei loro rapporti, amorosi o no, nel corso dell’esistenza».
E un sabato...
«Un sabato tutti gli eventi sottaciuti, maturati, arrivano alla loro conclusione. In questo libro - conclude lo scrittore Andrea Camilleri - c’è l’oggettiva descrizione del succedersi di alcuni avvenimenti, supportati da pochissimi elementi psicologici, quasi inesistenti».
Marco Vitali
 
 

AgrigentoNotizie.it, 28.1.2009
Rigassificatore, Palillo contro dichiarazioni Camilleri
Il segretario regionale del Partito socialista, Giovanni Palillo, interviene in merito alle dichiarazioni fatte da Andrea Camilleri in favore della costruzione del rigassificatore a Porto Empedocle.

"Sono stupito e amareggiato - ha dichiarato Palillo - per le dichiarazioni del romanziere Andrea Camilleri. Se persino uno scrittore agrigentino, che dovrebbe avere nel Dna la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico, si schiera per un insediamento a forte impatto ambientale allora siamo mal combinati. Il si di Camilleri - continua il segretario - è frutto di una scelta veteroprogressista, perché una industrializzazione forzata a danno della vocazione turistica del territorio rappresenta la prosecuzione di un disegno statale che privilegia la Sicilia come eterna pattumiera delle scelte più ingombranti della politica meridionalistica degli ultimi cinquanta anni. L'adesione massiccia della città di Agrigento alla raccolta di firme per dire no al rigassificatore - conclude Palillo - è la conferma della giustezza della nostra opposizione. Tra un vecchio e illustre saggio della recente letteratura e un giovane che vuole difendere il proprio territorio, io mi schiero con quest'ultimo in difesa di una battaglia che è prima morale e poi civile".
 
 

AgrigentoNotizie.it, 28.1.2009
Analfino e Arnone a Camilleri: "Venga a confrontarsi"

"L'enorme simpatia e l'apprezzamento che abbiamo per il più celebre ed illustre degli scrittori agrigentini contemporanei non ci esime dai nostri doveri di persone pubbliche che hanno a cuore i destini di questa terra". E' quanto affermato da Lello Analfino, cantante dei Tinturia, e da Giuseppe Arnone, consigliere comunale di Agrigento, in merito al parere favorevole per il rigassificatore espresso dallo scrittore empedoclino Andrea Camilleri.
"Siamo certi - dicono i due - che il commissario Montalbano non vedrebbe di buon occhio il dover concludere le sue passeggiate 'a ripa di mare' fino al molo di Porto Empedocle per trovarsi in mezzo alle enormi navi gasiere ed ai loro guardiani. Né sarebbe d'accordo a dover fare una nuotata nel mare di Marinella alterato dagli scarichi refrigeranti e da quant'altro proveniente dall'impianto. Salvo Montalbano è certamente tra i più convinti dell'enorme errore compiuto decenni addietro con l'insana idea di voler industrializzare Porto Empedocle, che invece aveva ancor di più prima ma conserva ancora, soprattutto in connessione con Agrigento e la valle dei templi, una vocazione turistica".
Analfino e Arnone immaginano il commissario di Vigàta mentre si chiede per quale ragione l'Enel e tutti gli altri interessati al trasporto del gas non propongano un impianto "off-shore". "Forse perché l'impianto off-shore - continuano - costerebbe ad Enel qualche soldino in più? Vorremmo che anche Andrea Camilleri si ponesse questo stesso nostro dubbio".
Lello Analfino e Giuseppe Arnone hanno invitato, infine, Andrea Camilleri ad una pubblica riflessione da svolgersi o ad Agrigento o a Porto Empedocle, alla presenza degli operatori economici legati al turismo, "in questo momento - concludono - fortemente preoccupati per la 'mazzata' definitiva che potrebbe venire alla nostra economia ed al nostro sviluppo dalla realizzazione in questi termini dell'impianto di rigassificazione".
Silvio Schembri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 28.1.2009
Il sindaco di Agrigento contro Camilleri "Sbaglia ad appoggiare il rigassificatore"

Andrea Camilleri nella bufera per il suo sì al rigassificatore di Porto Empedocle. Il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, gli rinfaccia l' opposizione alle ricerche di idrocarburi in Val di Noto, il regno del barocco dove vengono girati i film tv tratti dai romanzi dello scrittore: «Se i luoghi di Montalbano o di Camilleri hanno meritato rispetto, riteniamo che i luoghi di Empedocle e di Pirandello debbano meritarne altrettanto. Pirandello disse di essere nato - aggiunge Zambuto - sotto un pino e non presso un rigassificatore».
[…]
 
 

AgrigentoNotizie.it, 28.1.2009
Rigassificatore, Palillo contro dichiarazioni Camilleri
Il segretario regionale del Partito socialista, Giovanni Palillo, interviene in merito alle dichiarazioni fatte da Andrea Camilleri in favore della costruzione del rigassificatore a Porto Empedocle.

"Sono stupito e amareggiato - ha dichiarato Palillo - per le dichiarazioni del romanziere Andrea Camilleri. Se persino uno scrittore agrigentino, che dovrebbe avere nel Dna la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico, si schiera per un insediamento a forte impatto ambientale allora siamo mal combinati. Il si di Camilleri - continua il segretario - è frutto di una scelta veteroprogressista, perché una industrializzazione forzata a danno della vocazione turistica del territorio rappresenta la prosecuzione di un disegno statale che privilegia la Sicilia come eterna pattumiera delle scelte più ingombranti della politica meridionalistica degli ultimi cinquanta anni. L'adesione massiccia della città di Agrigento alla raccolta di firme per dire no al rigassificatore - conclude Palillo - è la conferma della giustezza della nostra opposizione. Tra un vecchio e illustre saggio della recente letteratura e un giovane che vuole difendere il proprio territorio, io mi schiero con quest'ultimo in difesa di una battaglia che è prima morale e poi civile".
 
 

l'Unità, 29.1.2009
Lo chef consiglia
Dal G8 a Rete 4 a Eluana. Com’è difficile che lo Stato rispetti le sue leggi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 29.1.2009
Intervista ad Andrea Camilleri
«Una lista di onesti e giovani. Perché la politica cambi»
Lo scrittore: «Più che a un nuovo partito penso a gente motivata, senza precedenti politici o penali, che s’impegni nel rinnovamento»
I difetti del Pd. Troppo buonismo verso la maggioranza. Forse perché ha due teste...

Camilleri, lei una ne fa e cento ne pensa. Corre voce che adesso avrebbe intenzione di fare una “lista degli onesti” in vista delle prossime europee. Cosa c’è di vero? Ma, soprattutto, che significa?
«L’idea di una lista è sorta durante una conversazione telefonica fra Paolo Flores D’Arcais, Antonio Di Pietro e me, destinata alla pubblicazione su Micromega. Durante questa conversazione ho suggerito l’ipotesi di una lista di candidati che avesse alcune caratteristiche: essere suddivisa al cinquanta per cento fra uomini e donne; che gli eventuali candidati non abbiano più di 50 anni; una notevole partecipazione di extracomunitari con cittadinanza italiana. Suggerivo anche che questi partecipanti abbiano come comune segno di riconoscimento la fedina penale pulita. E la volontà di partecipare attivamente alla vita politica, anche se prima non l’avevano mai fatto».
Mi par di capire che la sua lista ideale dovrebbe esser composta da cittadini senza precedenti politici e senza precedenti penali. Giusto?
«Esattamente. Questo per rinnovare un certo quadro politico ormai consunto, immettendo forze nuove e generose. Probabilmente si tratta di un’utopia, ma è pur vero, per dirla con Max Weber, che “il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”. Non si tratta di fondare un nuovo partito, ma di far coagulare, attorno a un simbolo qualsiasi, una fortissima volontà di cambiamento».
Perché questa lista degli onesti dovrebbe affiancarsi a quella dell’Idv di Di Pietro?Non c’è il rischio di lanciare agli elettori un duplice messaggio: se vi riconoscete nella lista ispirata da Camilleri votatela, se invece pensate di non essere proprio immacolati al cento per cento votate l’altra?
«Questa è una domanda cattivella. Se la proposta mi è venuto spontanea farla a Di Pietro è perché Di Pietro ha dimostrato, nel compilare la sua lista, di essere aperto a certe istanze che provengono dalla cosiddetta società civile».
Insomma, caro Camilleri, mi par di capire che lei non investa granché sulla possibilità di rinnovamento del Pd e sulla sua eventuale affermazione alle europee.
«Hanno scritto che io avrei abbandonato il Pd, ma la verità è che non ne ho mai fatto parte. L’ho votato, questo sì. E se la mia proposta non avesse seguito continuerò a votarlo, ma questo non significa che io sia d’accordo sul modo di fare opposizione del Pd. Insomma: sto facendo il possibile perché io, e altri come me, non vadano ad ingrossare l’esercito dei non votanti».
Cosa rimprovera, in concreto, al Pd?
«Paradossalmente, il buonismo verso la maggioranza. Forse il Pd, per il fatto di essere nato una creatura con due teste, rischia di non poter muoversi con quella scioltezza che oggi è più che mai necessaria».
Saverio Lodato
 
 

La Sicilia, 29.1.2009
Il nuovo Camilleri scopre l'italiano
«Un sabato con gli amici» un romanzo sui traumi dell'infanzia senza concessioni al dialetto

Con questo ultimo, quanti sono? "Francamente ho quasi perso il conto - risponde Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano che da pochi minuti ha interrotto il lavoro al computer per la pausa del pranzo - ma ora cominciano ad essere davvero tanti!". Non stiamo parlando di anni d'età ma di libri. Da tempo, ormai, nonostante i suoi 84 anni, si è abituato ad alzarsi presto. Si lava, si sbarba, si veste e prende il caffè. "Infatti - continua - come mia forma mentis non riesco proprio a scrivere se prima non mi sono perfettamente rasato, vestito e non ho bevuto il primo caffè della giornata. Poi d'abitudine, verso le sei, mi siedo di fronte alla tastiera per il mio 'esercizio' quotidiano!".
In pratica Camilleri trascorre ore e ore chino sui tasti, davanti allo schermo del computer, senza che nessuno possa entrare in quella piccola cameretta piena di fumo che è il suo "laboratorio", situata al quarto piano dell'appartamento romano dove abita, nei pressi di quella Rai dove lui ha lavorato per oltre trent'anni. "Me ne infischio di quelli che mi accusano di attività prolifica - dice subito indovinando la domanda e mettendo quindi le mani avanti - perché io, alla mia veneranda età, ho ancora tante cose da scrivere e quindi vado avanti per la mia strada. Pensandoci bene - continua - non credo che in questo momento ci sia uno scrittore che, come me, abbia ancora otto romanzi tutti inediti presso vari editori, di cui due già stampati all'estero ma non ancora in Italia!". Il riferimento specifico è per "Un sabato con gli amici" il suo nuovo libro pubblicato questa volta da Mondadori, che da alcuni giorni si trova sui banchi delle librerie. Un romanzo da considerarsi anomalo a tutti gli effetti. Non tanto perché Andrea Camilleri ha abbandonato (momentaneamente) il suo personaggio preferito, ossia quel commissario Montalbano che così tanta fortuna gli ha finora riservato, ma perché quest'ultimo lavoro è scritto tutto in un italiano secco, senza concedere proprio nulla alla forma dialettale siciliana.
Un testo che racconta dei piccoli e grandi traumi dell'infanzia di alcuni bambini che poi un giorno si ritrovano, ormai tutti adulti, ad una cena. Nel corso della quale succederà qualcosa. Prima domanda: perché questa 'novità'? "Uno gira e rigira, alla fine si stanca di scrivere sempre in un certo modo - si giustifica - e così questa volta ho voluto cambiare!". Camilleri, infatti, ha abituato il suo pubblico alle continue novità. Come ad esempio quella della "Rizzagliata". "Questo è un romanzo che è appena uscito in Spagna con il titolo 'La muerte de Amalia Sacerdote' vincitore del premio (di 150 mila euro) della 'Novela Negra'. In Italia - spiega Camilleri - uscirà invece nei prossimi mesi, con l'editore Sellerio, con il titolo 'La Rizzagliata'. Un titolo che mi sarebbe piaciuto anche per l'edizione spagnola ma loro hanno detto che veniva troppo difficile da tradurre, come se anche lì, in Spagna, non si pescasse con 'u rizzagliu'..."
- Dunque anche per questo 2009 avremo in libreria la consueta valanga di titoli camilleriani …
"Cosa ci volete fare, chi mi ama mi segue - prosegue sorridendo divertito. - Sellerio quest'anno uscirà con diversi altri miei lavori; 'Il sonaglio (La donna capra)', 'Il Nipote del Negus' e 'La banda Sacco' sulle gesta della famosa banda che imperversava tra Agrigento e Raffadali. E io continuo a non pormi alcun limite nella scrittura. Appena termino un romanzo lo faccio leggere a mia moglie, la mia prima vera lettrice, dopo di che lo faccio arrivare direttamente all'editore. Vedrà quest'ultimo quando verrà il tempo di pubblicarlo! E poi - continua ancora Andrea Camilleri - elimino ogni cosa; cancello ogni traccia. Strappo il cartaceo con gli appunti e faccio sparire pure i file dal computer. Proprio come fa un killer dopo aver compiuto l'assassinio. Così di quel mio libro, al di là del testo consegnato all'editore, non rimarrà traccia alcuna".
- E il commissario Montalbano?
"Quello, tutto sommato sta bene! Di questi tempi ha svolto un altro paio di indagini che usciranno in libreria e in tv nei prossimi mesi. Poi c'è quella statua che devono fare al mio paese, a Porto Empedocle. Ho detto al sindaco Lillo Firetto che mi piacerebbe tanto che quel tale in bronzo avesse le sembianze del 'mio' commissario, quello letterario, cioè di un uomo che ormai dovrebbe avere 59 anni, con ancora tanti capelli in testa, i baffi e un neo sul viso scavato. Finora l'ho sempre e solo immaginato così il mio commissario di Vigata - conclude lo scrittore - ma vederlo attraverso una statua, fermo in mezzo al corso, tra la gente che passeggia, mi farebbe veramente tanto divertire!".
Lorenzo Rosso
 
 

El País, 29.1.2009
Reportaje
La izquierda italiana se disgrega
Intelectuales de prestigio acudirán a las europeas con el ex juez Di Pietro

Roma - Andrea Camilleri, el octogenario maestro de la novela negra italiana, apoyó al Partido Demócrata (PD) en las últimas elecciones generales. "Voté con el cuello torcido". Nueve meses después, la actitud del PD de Walter Veltroni le ha decepcionado tanto que el escritor siciliano ha decidido entrar en política.
Activo y en forma como siempre, Camilleri publicó ayer su nuevo libro, “Un sábado, con los amigos”, e hizo saber que ha formado una coalición con el ex juez Antonio di Pietro, líder de Italia de los Valores, y el filósofo Paolo Flores D'Arcais, editor de la revista Micromega. La meta es concurrir a las elecciones europeas de junio, y la formación se llamará Partido de los Sin Partido (PDSP).
La deserción del jacobino Flores y del astro Camilleri es el último síntoma de la disolución de un centro-izquierda roto en corrientes, acusado de excesiva complacencia con el Gobierno de Silvio Berlusconi, enrocado en una posición tan mustia que sólo inspira una palabra: aburrimiento.
[...]
Miguel Mora
 
 

Il Giornale, 29.1.2009
Il demagogo in trappola

Finirà così. Finirà con Di Pietro, Grillo, Travaglio e Pancho Pardi da soli in piazza ad insultare il mondo senza capire perché il mondo non li segue.
[…]
Camilleri? Ha la credibilità di chi si professa martire del regime berlusconiano nel giorno in cui esce il suo libro pubblicato da Mondadori.
[…]
Mario Giordano
 
 

Il Giornale, 29.1.2009
Dal palco gigante solo urla nel deserto: in piazza non si contano mille persone
Mega schermi e regia da grandi concerti, ma all’appello di «Io so» rispondono in pochi. E viene il sospetto che l’attacco al Quirinale sia stato orchestrato per riattizzare gli animi

Roma. […]
Novità: i girotondini sono scomparsi o ritirati a vita privata, ora ci sono i «cittadini dal basso», parola di Sirenetta Monti. Che con Grillo, Travaglio e Vulpio, troverete certamente candidata alle Europee. Come Camilleri, del resto.
Gianni Pennacchi
 
 

La Sicilia, 29.1.2009
Che valori ha l’Italia di Di Pietro?

Non ci sorprende l'attacco piazzaiolo di Di Pietro contro il capo dello Stato. E' nella sua natura di reazionario. Ciò che, invece, continua a sorprenderci è come alcuni intellettuali dall'alto del loro «ingegno» non riescano ancora a capire chi è l'uomo. Passi per i vari Travaglio che ci campano sù, ma che un illustre scrittore come Andrea Camilleri nella sua, magari giusta, ricerca di un partito che non c'è, indichi come punto di riferimento un uomo come Di Pietro, ci sembra un atto di ingenuità o di contraddizione pirandelliana.
Camilleri e la colonia degli intellettuali di una sinistra che non c'è più, si sono mai chiesti quali valori Di Pietro porta in dote all'Italia? La sua storia è fatta di Mercedes, di telefonini, di viaggi aerei, persino di calzini regalati. Niente di penalmente rilevante solo che i donatori erano persone inquisite dalla stessa Procura di Milano dove sommo protagonista era proprio il Tonino nazionale. Aggiungiamo l'accusa molto recente degli ex amici che gli contestano di aver trasferito i finanziamenti statali dal partito a una associazione a gestione familiare. O, buon ultimo, il pasticciaccio di Napoli con il figlio inquisito e l'amico arrestato in una inchiesta della quale solo il leader dell'Idv era a conoscenza. Il giustizialismo di Di Pietro ci sembra più un'arma di ricatto politico che una guerra santa alla corruzione.
[...]
Domenico Tempio
 
 

AgrigentoNotizie.it, 29.1.2009
Statua Montalbano, commissione sceglie Giuseppe Agnello

Porto Empedocle. La Commissione esaminatrice dei bozzetti relativi al concorso per realizzare la statua iperrealista del commissario Montalbano finalmente ha deciso. La statua non avrà il volto del personaggio televisivo ma di quello letterario. E sarà lo scultore Giuseppe Agnello, originario di Racalmuto, docente di Scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo a realizzare il monumento in bronzo dedicato al commissario di Vigàta, Salvo Montalbano, nato dalla penna dello scrittore Andrea Camilleri, indetto dal Comune di Porto Empedocle.
La giuria tecnica, presieduta dallo stesso Camilleri e di cui fanno parte il sindaco Calogero Firetto e altri dieci membri (l'esperta d'Arte moderna e gallerista Marina Covi; il produttore cinematografico Carlo Degli Esposti; i giornalisti Onofrio Dispenza, vice direttore Tg3 Rai; Toti Ferlita, critico letterario di "Repubblica" e docente universitario e Lorenzo Rosso, oltre al presidente della Pro loco di Porto Empedocle, Paolo Savatteri, al presidente del Consiglio comunale, Luigi Troja, al capo dell'Ufficio tecnico, Luigi Gaglio, al dirigente dell'Ufficio legale, Antonio Insalaco e al segretario generale del Comune, Pietro Rizzo (nella qualità di segretario della Commissione) ha espresso il proprio gradimento votando uno dei 13 bozzetti partecipanti.
Il bozzetto più votato è risultato essere quello di Giuseppe Agnello per il quale anche la giuria popolare nei giorni scorsi si era espressa con una "valanga" (1345 voti) di consensi al termine dell'esposizione pubblica nelle vetrine dei negozi di via Roma, organizzata dalla Pro loco.
Il commissario Montalbano verrà quindi realizzato mentre si appoggia con una mano ad un lampione del corso e avrà il volto del personaggio letterario, già presente in alcuni giochi interattivi pubblicati dall'editrice Sellerio, così come concordato dalla Commissione presieduta dallo stesso scrittore Andrea Camilleri.
Al concorso hanno partecipato dieci artisti siciliani alcuni dei quali hanno presentato più bozzetti: Giuseppe Agnello, Biagio Foderà, Filippo Misuraca, Salvatore Profetto, Angela Tindara La Rocca, Rosario Vullo, Domenico Zora, Rosa Tirrito, Lorenzo Reina e Giuseppina Alaimo.
 
 

La Sicilia, 29.1.2009
La statua a Montalbano la farà Agnello

[…]
La curiosità è che la commissione non si è riunita fisicamente, ma telefonicamente e in questa modalità ha scelto il bozzetto che comunque aveva già avuto modo di vedere in precedenza.
Francesco Di Mare
 
 

Modica.info, 29.1.2009
Cinema
Faccia a faccia con l'amico del Commissario Montalbano
Intervista a Cesare Bocci. Mimì è l'unico amico di Montalbano e Montalbano è l'unico amico di Mimì. Poi c'è il lavoro: li ci si scorna pesantemente. Non c'è mai pace tra di loro

[...]
Impegnato nel sociale, scherzoso, solare, questo ed altro è Cesare Bocci, diventato popolare nell’interpretazione di Mimì Augello de “Il Commissario Montalbano” per la regia di Alberto Sironi.
D: Interpreti un collega ma anche un amico del Commissario Montalbano, un personaggio dal carattere totalmente diverso. Come ammesso da Montalbano stesso sei più acuto di lui nel ragionamento e spesso questo ti discrimina perché Montalbano ti toglie il caso. Come è il rapporto fra Mimì Augello e Salvo Montalbano?
R: Il rapporto tra loro si sviluppa su due piani. Quello dell'amicizia, unica e esclusiva. Mimì è l'unico amico di Montalbano e Montalbano è l'unico amico di Mimì. Poi c'è il lavoro: li ci si scorna pesantemente. Non c'è mai pace tra di loro, anche se alla base c'è una stima reciproca fortissima. E alla fine i risultati li ottengono insieme.
D: E fra Cesare Bocci e Luca Zingaretti? E con gli altri personaggi tipo Fazio, Catarella?
R: Fra Luca e me c'è un rapporto di collaborazione totale, anche se a volte non la pensiamo alla stessa maniera sullo sviluppo di alcune scene. Ma anche qui, la stima reciproca, rende tutto risolvibile. E così è con tutti gli altri componenti del cast, Fazio, Catarella etc. È questa perfetta amalgama che, oltre alle sceneggiature uniche, ad una regia impeccabile, ha reso Montalbano grande. Siamo stati tutti fortunati a far parte di questo progetto.
D: Quale episodio della serie ti è particolarmente caro e perché?
R: Sono molto legato ai primi episodi della serie, forse proprio perché erano i primi, perché stavamo tutti scoprendo e creando sfumature che poi sono diventate la norma. C'era un entusiasmo in tutto il gruppo che singolarmente come professionisti non avevamo mai provato. Non che ora non ce ne sia più, ma dopo dieci anni, ci siamo abituati. Tutto viene naturalmente, quasi senza fatica.
D: Girando gli episodi de "Il commissario Montalbano" hai avuto modo di entrare in contatto con i siciliani e la Sicilia. Cosa pensi di loro e della Sicilia? Posto preferito?
R: Conosco profondamente la Sicilia e ne sono profondamente innamorato. La prima tournèe teatrale della mia carriera l'ho fatta in Sicilia. Eravamo un gruppo di giovani attori che aveva appena fondato la Compagnia della Rancia. Non avevamo una lira, ma in tasca avevamo la promessa di dieci spettacoli in giro per l'isola. La prima serata venne rimandata e io andai a pescare al molo di Marsala. Non presi nulla e quel giorno a pranzo mangiammo in sei mezzo chilo di spaghetti, aglio e olio, ma in compenso la notte mi venne la febbre per l'ustione che il sole a picco mi aveva regalato. Da quel giorno il mio rapporto con la Sicilia e i Siciliani non si è mai interrotto. Sono passati 25 anni, e ogni volta che passo lo stretto, sento profumo di casa.
D: Ci saranno altri episodi della serie?
R: Si, credo ci saranno altri episodi... vedo che Camilleri continua a scrivere. Ma non so quali e quando si faranno.
D: Una domanda per il pubblico femminile: negli ultimi episodi Montalbano sembra non resistere più al fascino femminile. Pensi che durerà o che metterà la testa a posto e sposerà Livia?
R: Se posso essere sincero, spero che non durerà e avrei voluto non fosse mai iniziata questa fase “machista” di Salvo Montalbano. A me piaceva il commissario incorruttibile e irraggiungibile, era questo che lo distingueva da tutti.
E poi, scusate, ma il “femminaro” era Mimì o no? Le “fimmine”, tutte, di proprietà sua esclusiva debbono rimanere!
[...]
D: Come fai ad entrare nel personaggio che devi interpretare?
R: Ci sono delle tecniche per entrare nel personaggio Io, come ho già detto, non ho studiato molto e me ne pento, per questo mi appoggio alla lettura critica del personaggio e all'istinto. Sono un istintivo, non potrei fare altrimenti
D: E con Mimì Augello?
R: Con Mimì sono stato fortunato, c'era poco da analizzare. L'analisi l'aveva fatta già Camilleri, era perfetto il suo personaggio. A me è bastato dargli la voce.
D: Cosa ti piace di lui e cosa no? Cosa c'è di Cesare in Augello? E di Mimì in Cesare?
R: Di Mimì a me piace tutto. La sua leggerezza, il suo essere combattuto tra fedeltà e tradimento, l'amare incondizionatamente la donna, il suo essere un poliziotto onesto.
Quanto Mimì mi assomigli? Non posso dirlo, sono un uomo impegnato.
[...]
Angela Allegria
 
 

l'Unità, 30.1.2009
Lo chef consiglia
Solo in Italia è concesso a uno più volte inquisito di fare la riforma della giustizia
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Giornale, 30.1.2009
Battisti /Bugie e deliri per autoassolversi

[…]
Quanto al Paese di torturatori governato dalla mafia, be’, qui forse Battisti qualche sponda la troverà. Grillo, Camilleri e Travaglio saranno pronti ad accoglierlo a braccia aperte: finalmente un altro che la pensa come loro.
[…]
Massimo De Manzoni
 
 

l'Unità, 31.1.2009
Lo chef consiglia
Intelligente ma ladrone. Sotto il semaforo la trappola delle multe
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 31.1.2009
Sbirro, disìo e mussola le parole del cuore secondo gli scrittori

È stato chiesto a più di trecento scrittori di scegliere una singola parola della lingua italiana e spiegarne il perché. «Può essere la vostra parola preferita, quella a cui siete più legati per ragioni sentimentali, quella che credete di aver usato più di frequente, quella che ha un valore importante per la vostra scrittura». La prima parola in assoluto che i due curatori hanno ricevuto trasudava, come si legge a pagina 11, «folclore, divertimento e rabbia». Si trattava infatti di "minchia", scelta da un narratore palermitano, manco a dirlo, che risponde al nome di Davide Enia. Subito un dato: salta all'occhio, sfogliando questo dizionario sui generis, la presenza massiccia di autori siciliani (più di venti). Se è vero dunque che questo volumetto offre «una sorta di mappatura della scrittura in Italia oggi», come scrivono i curatori quasi ad apertura, è vero anche che la nostra Isola si piazza ai primi posti, per il numero di autori coinvolti. Alcuni dei quali hanno però attinto non tanto alla lingua italiana, ma direttamente a quella del cuore, ossia al serbatoio dialettale. Come ha fatto Andrea Camilleri, ad esempio, che ha scelto una parola a lui tanto cara, che ormai ripete quasi meccanicamente, non appena le circostanze lo richiedono. Si tratta del lemma "camurria": per illustrarlo, lo scrittore empedoclino prende le mosse da Vincenzo Mortillaro, autore del "Nuovo dizionario siciliano-italiano" del 1876, il quale definisce "camurria" una «sorta di malattia, scolagione celtica, virulenta, contagiosa, venerea, vedi Gonorrea», dalla quale, per sbocciare di metafora, deriverebbe «noja, fastidio, importunità». Altri fanno derivare la parola da "camula", ossia il tarlo, fastidioso per il suo ossessivo "camuliare". Si tratta, ammette Camilleri, della parola «più spesso usata e anche pensata ma non detta per ragioni di civile comportamento da chi sta scrivendo questo lemma». A tal punto che una sua nipotina, appena cominciò a parlare, oltre a mamma, disse distintamente "camurria", pur non essendo siciliana. Contagioso è anche l'uso della parola, che può conoscere parossistici accrescitivi, elencati con rigore filologico da Camilleri.
[…]
Salvatore Ferlita
 
 

 


 
Last modified Thursday, December, 27, 2012