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RASSEGNA STAMPA

MARZO 2009

 
l'Unità, 1.3.2009
Lo chef consiglia
Quando i giornali sono la mosca al naso dei politici...
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 1.3.2009
«Scupa!», se le carte narrano la vita
Al Teatro di Misterbianco. Nello spettacolo ideato da Guglielmo Ferro i testi di dieci autori siciliani

Dieci straordinari autori siciliani interpretano le carte da gioco, inventando altrettante storie, affidate alla maestria degli attori. Un'iniziativa che, dopo ieri, si replica anche oggi domenica, a Trecastagni, nell'ambito della rassegna del Teatro comunale, curata da Guglielmo Ferro ed Enrico Guarneri. Lo spettacolo - "Scupa!"- darà vita alle carte da gioco siciliane, raccontate da Giuseppe Bonaviri, Pietrangelo Buttafuoco, Andrea Camilleri, Ottavio Cappellani, Carmen Consoli, Emilio Isgrò, Micaela Miano, Angelo Scandurra, Gabriella Vergari, Stefano Vilardo. La regia è di Guglielmo Ferro.
Ad interpretare il re e la donna d'oro, l'asso di bastoni, il due di coppe, il settebello, il tre d'oro, i cavalli, saranno attori straordinari: Mariella Lo Giudice, Francesca Ferro, Valeria Panepinto, Teresa Spina, Ivonne Guglielmino, Eleonora Li Puma, Elena Scicolone, Marta Blandini, Lino De Motta, Giovanni Rizzuti, Bruno Torrisi, Aldo Toscano, Agostino Zumbo, Alfio Zappalà, Davide Giuffrida, Francesco Maria Attardi.
Uno spettacolo unico, una sorta di via crucis con dieci stazioni, una per ogni carta.
Il due di coppe di Andrea Camilleri, si definisce "…la nullità del mazzo. Quando va bene mi chiamano n'imbrugghia peri e mi confondono con un topo. Per questo non ne posso più della briscola, preferisco a Scupa, perché è un gioco più democratico… Sia ben chiaro che le mie non sono frustrazioni, è solo che mi indigno perché qualcuno m'ammacchiau l'esistenza, che possa essere stata da priula curtigghiara della donna di spade?".
[…]
Ad accompagnare lo spettacolo in musica saranno I Lautari. Le scene sono di Giusi Gizzo. I costumi di Mariella Lo Giudice sono di Marella Ferrera.
[Andrea Camilleri, da noi consultato, ha smentito di aver scritto il racconto citato, NdCFC]
 
 

The Sunday Express, 1.3.2009
Sicily's storyteller
Sebastian Rotella (Los Angeles Times, 3.2.2009)
 
 

NAE, n° 25, Inverno 2008
Montalbano ero
ANDREA CAMILLERI, L’età del dubbio, Sellerio, Palermo, 2008, pp. 268, Euro 13,00.

C’è uno spettro che si aggira fra le pagine di Camilleri: è il fantasma di Livia, la compagna sempre più ectoplasmatica del commissario Montalbano, presente ormai quasi esclusivamente nelle sciar ratine telefoniche, a distanza, sintomatiche, quindi, di un rapporto che vede i partner sempre più lontani. In principio era Anna Ferrara, un’ispettrice chiaramente invaghita del detective che, pur tenendola a distanza, un po’ cinicamente si serve dell’ascendente che ha su di lei; i lettori più accaniti la ricorderanno in lacrime al capezzale del commissario ferito ne Il cane di terracotta, in ansia per la sorte di Salvo, ma imbarazzata per la presenza di Livia e di Ingrid, l’amica svedese, con la quale Camilleri si è divertito a disegnare lo stereotipo della donna nordica molto libera nei suoi comportamenti sessuali. Ingrid è quello che si dice un personaggio ricorrente, funzionale allo svolgimento delle opere: i suoi rapporti con Montalbano sono quasi camerateschi, ma negli ultimi romanzi, in più di un’occasione, sembrano aver travalicato la semplice amicizia Dopo l’apparizione, sempre platonica, di un’altra Anna (Tropeano ne La voce del violino), lo scrittore fa confluire gli episodi amorosi sul vice del Commissario, Mimì Augello, sfatando il luogo comune secondo il quale il protagonista di una vicenda poliziesca debba essere inevitabilmente concupito dalle donne che incontra. Poi, ne La vampa d’agosto, la svolta: il monolitico, monogamo, tetragono Montalbano, mostra un’insolita fragilità emotiva e si innamora di Adriana, una ragazza molto giovane (che in realtà si serve di lui per portare a termine il suo disegno di vendetta), mentre Livia in barca con amici, irraggiungibile per telefono, sembra considerare la possibilità di un’alternativa alla vita con lui. In seguito (ne La pista di sabbia) il commissario si ritrova ad essere “assaggiato” da una disinibita amica di Ingrid in un improvvisato amplesso sul fieno di una stalla. Ora, nel quattordicesimo romanzo della serie, L’età del dubbio, schivata un’altra Livia, un’ambigua riccona affamata di sesso e proprietaria del Vanna, un lussuoso yacht, (che finisce fra le braccia di un Augello sotto copertura: cosa è disposto a fare un onesto lavoratore dello Stato per senso del dovere…), è la volta di Laura Belladonna, nomen omen, tenente della Capitaneria di porto, con cui Montalbano si trova a collaborare. Si tratta di indagini piuttosto intricate relative al ritrovamento di un cadavere in mare aperto, proprio da parte dell’equipaggio dello yacht. L’inchiesta si trasforma ben presto in un intrigo internazionale - piuttosto inusuale nelle vicende camilleriane - e si snoda tra incaricati dell’ONU in incognito, diamanti insanguinati, alberghi di lusso e un Cruiser di diciotto metri che fa troppo spesso rotta in località africane sospette e che sembra avere una certa familiarità con il Vanna. Ancora una volta il lavoro si mischia con il sentimento: Laura fa provare a Salvo emozioni intense, quasi dimenticate, simili ad una cotta adolescenziale: il disperato tentativo di risintirisi picciotto, di scancellare gli anni. Livia compare ancora solo, e inopportunamente, al telefono, ma la sua presenza aleggia attraverso la proprietaria dello yacht che porta lo stesso nome; Montalbano si infastidisce ad ascoltare il resoconto degli incontri galanti del collega con la donna: non vuole sentire quel nome associato a Mimì. È ancora geloso dell’annosa fidanzata, quindi, il commissario; ma ancora più geloso di Laura, quando sa che è in compagnia del suo vice, con cui immagina abbia avuto subito incontri proibiti. È il momento dei dubbi, il periodo in cui, quasi sessantenne, Montalbano diventa quasi irriconoscibile, dai comportamenti talvolta infantili: per eludere una sgradita incombenza, millanta addirittura la morte di uno dei suoi inesistenti bambini, ricevendo persino una corona di fiori listata a lutto. Ma soprattutto il commissario ha perso la sua sicurezza: è schiantato dalla forza del sentimento che prova per il giovane tenente e non è sicuro di avere la forza di mettersi ancora in gioco, di interrompere il rapporto conflittuale, ma in fondo solido, con Livia. Le circostanze faranno amaramente abbandonare al protagonista ogni perplessità ed acquisire una certezza: un altro fantasma, ormai, farà parte della sua vita.
Simona Demontis
 
 

l'Unità, 3.3.2009
Lo chef consiglia
La ronda all'epoca di Rembrandt: droghieri funzionari, commercianti...
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 3.3.2009
Un libro scolastico di Lucarelli per insegnare a scrivere storie

Quanto è sottile il confine che separa la fantasia di uno scrittore, messa al servizio del piacere dei lettori, da uno scopo civile ed educativo? Quello, a esempio, di insegnare che un racconto, un romanzo, una storia comunque la si voglia chiamare, non sono cose che appartengono a un mondo sconosciuto e lontano da noi, ma che nascono e si nutrono di quotidianità. Ed ecco, allora, che la fabula, l'intreccio narrativo, lo stile, smettono di essere termini astratti legati ad un programma scolastico e si vestono di elementi concreti, vicini al mondo dei ragazzi. E allora, con l'opportuna lusinga, con l'intelligente abilità di saper strizzare l'occhio al veloce universo giovanile, con l'astuta mossa di portare su un testo scolastico un volto noto della letteratura e della televisione, s'invogliano giovani generazioni di studenti a cimentarsi con la terribile e splendida arte del narrare. Dalle pagine di una serie di testi dedicati al triennio delle scuole medie inferiori, Carlo Lucarelli, autore dell'iniziativa editoriale insieme a due docenti senesi, spiega le tecniche per imbastire una storia, mettendo in piedi un laboratorio di scrittura, nel quale sembra proprio di sentirlo, come quando dagli schermi del suo "Blu notte" racconta in maniera chiara e pacata, di misteri, trame e delitti. L'insolita collaborazione è un'operazione della casa editrice palermitana Palumbo che ha voluto creare uno strumento di lavoro che va un po' al di là dei consueti libri di testo, come spiega Mario Palumbo uno dei titolari: «È la realizzazione di un impegno che alcuni editori scolastici si sono proposti, cioè quello di condurre i ragazzi ad un obiettivo fatto di valori e contenuti, ma farlo accettando l'idea della sfida dei nuovi linguaggi. Ed ecco che, ad esempio, il contributo di Lucarelli si trasforma in un vero corso di scrittura che Lucarelli da anni conduce sulla Rai una trasmissione sui misteri italiani. Molte puntate hanno riguardato pagine oscure della storia siciliana, recente o meno. Del resto, che la Sicilia sia terra di grandi misteri non è una novità. «Tutti i grandi misteri siciliani dei quali mi sono occupato - spiega Lucarelli - guardano all'Italia. I legami della mafia con l'economia del Nord e con la politica romana, ad esempio, ma anche quelli ancora in parte irrisolti, su De Mauro e Mattei. Ma non direi che esiste una specificità nei misteri siciliani. I comportamenti negativi sono uguali ovunque. In Sicilia esistono certamente, dei grandi scrittori che hanno saputo e sanno trattare il mistero in maniera magistrale. A partire da Sciascia, che ci ha insegnato i meccanismi, fino a giungere all'attualità dei vari Camilleri, Di Cara, Gebbia». Carlo Lucarelli sarà presente con Giovanna Taviani, figlia del regista Vittorio, ed a sua volta regista e sceneggiatrice, questo pomeriggio nell'aula magna della facoltà di Lettere, ad un incontro sul tema "Scrivere in giallo tra finzione narrativa e denuncia sociale". «Lo scopo sociale della narrazione, sia essa cinematografica che letteraria - conclude Lucarelli - è fisiologico, ma è importante non farlo trasparire nelle intenzioni. Deve venire fuori da se, deve essere quel qualcosa che resta, deve mettere in moto dei meccanismi su quello che non va. Del resto, da sempre, sia per quanto riguarda l'amore che per altro genere di storie, il racconto nasce laddove le cose non vanno». L'incontro, che sarà introdotto dal preside della facoltà, Enzo Guarrasi e coordinato da Salvatore Cusimano, sarà anche l'occasione per presentare un'interessante collana di audiovisivi "Dal testo allo schermo", dedicata ai grandi film della storia del cinema, italiano e straniero, che si sono ispirati alla letteratura. Obiettivo della collana, diretta da Giovanna Taviani, è quello di puntare allo scarto che separa i due linguaggi, il letterario ed il cinematografico, sulle differenze più che sulle analogie. «Questa collana - prosegue Mario Palumbo - è pensata per la scuola, ma non solo. Sul versante cinematografico mancano spesso degli strumenti che siano una linea guida per i docenti. Questi dvd andranno proprio a coprire un vuoto. Ogni uscita affronterà la tematica generale di un regista o di un genere cinematografico ed analizzerà, in ogni suo aspetto, un film». Ecco dunque, attraverso interviste, interventi, analisi e spezzoni di film, prendere vita l'opera cinematografica di Luchino Visconti, ed il film nello specifico sarà "La terra trema" ed il suo testo letterario di riferimento "I Malavoglia". La puntata sul giallo, composta da due dvd, vedrà gli interventi di maestri del genere, quali Camilleri, Cerami, Fruttero, Saviano e lo stesso Lucarelli e contiene, tra l'altro, una sezione dedicata ai precursori del genere, da Gadda a Scerbanenco, a Fruttero e Lucentini, ed una nella quale verrà analizzato il giallo atipico degli anni Settanta, quello che ha visto come protagonisti Sciascia e Petri, Cerami e Monicelli. Il film analizzato sarà "Un maledetto imbroglio" ispirato al "pasticciaccio" di Gadda. Seguiranno Pasolini con il Decamerone per poi proseguire con i Taviani di Kaos, Kubrick e molto altro ancora. si articola nei tre anni delle scuole secondarie di primo grado. Una sfida non facile, perché l'innovazione nell' editoria scolastica deve comunque fare i conti con i programmi ministeriali e con i ritmi di apprendimento». La collaborazione con Lucarelli ha avuto, per la casa editrice siciliana, un prologo con un'iniziativa di qualche anno fa, con un testo dedicato a tutte le vittime di mafia. "La storia d'Italia ha una metà oscura". La frase di Carlo Lucarelli, ci riporta immediatamente ai tanti, troppi, misteri che circondano la storia della nostra nazione. E adesso il giallo, il mistero, le trame che da anni costituiscono il suo pane quotidiano, dopo la narrativa, il fumetto, la televisione, si arricchiscono di un nuovo capitolo, con questa esperienza di editoria scolastica. «È un'esperienza bella ed importante - dice lo scrittore, che oggi in città presenta un dvd sul giallo - E lo è ancora di più proprio perché dedicata alla scuola media, a quella fase che dovrebbe essere, se vogliamo, ancora più curata delle altre perché è un' età di passaggio. Sbagliare con i ragazzi significa ipotecare seriamente il loro futuro. Io parlo anche da scrittore che ha notato come, in quella fase, si perdano i lettori. Quella dei dodicenni, tredicenni è la fascia più debole, sulla quale occorre lavorare di più». Ma quanto è davvero possibile insegnare l'arte della narrazione? «È un po' come nei vecchi laboratori di pittura - afferma Lucarelli - insegnavano come mescolare i colori, non a divenire Giotto. Così oggi noi possiamo far crescere la passione per la scrittura, correggere degli errori, insegnare ad impostare una storia». Il resto, se c'è, verrà fuori da sé.
Antonella Scandone
 
 

IlLibraio.it
"Almeno il cappello" di Andrea Vitali, con Andrea Camilleri
Cliccare qui per leggere il testo della presentazione di Andrea Camilleri

Giovedì 5 marzo alle 18.30, presso la Libreria Enoarcano di Roma (via delle Paste 106), Andrea Camilleri incontra Andrea Vitali in occasione della pubblicazione di "Almeno il cappello" (Garzanti).
Modera Maria Grazia Capulli.
 
 

l'Unità, 5.3.2009
Lo chef consiglia
Le mille balle di Berlusconi, unico premier eletto sulla sfiducia
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 6.3.2009
Lo chef consiglia
L’olio di ricino? Molti giornalisti già lo ingoiano da soli
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Tirreno, 6.3.2009
A Lo Spazio presentazione de Il Portolano

Pistoia. Oggi alle 18, a Lo Spazio di via dell’ospizio, presentazione de Il Portolano, periodico trimestrale di letteratura (Edizioni Polistampa).  Fondata nel 1995 da Francesco Gurrieri, Piergiovanni Permoli e Arnaldo Pini, “Il Portolano” è una rivista di narrativa e di critica letteraria che vanta collaborazioni tra le più illustri del panorama nazionale. Sulle sue pagine sono apparsi articoli, racconti ed interventi di […] Andrea Camilleri, […].
 
 

Il Tirreno, 7.3.2009
La lama del passato
Andrea Camilleri “Un sabato con gli amici” Mondadori, pp.142, euro 17,60

E’ un romanzo sui traumi dimenticati, quelli che risalgono all’infanzia ed esplodono nell’età matura. E’ uno di quei romanzi che Andrea Camilleri si permette ogni tanto, sull’onda dell’enorme successo del suo Montalbano. Uno di quei romanzi che probabilmente, senza Montalbano a proteggerlo, nessuno gli avrebbe pubblicato. Non perchè sia brutto, anzi. Ma perchè è difficile, ha una trama complessa, un argomento profondo e spinoso. Eppure il libro è già in classifica, anche se si innesta nel solco “libero” della sperimentazione, anche se non c’è traccia dell’ironia colma di pietas che addolcisce le storie di Vigàta. C’è piuttosto la lama della psiche all’ombra del teatro: due atti attraversati da uno stile asciutto, una trama che sembra chiudere i personaggi nella constatazione che dai drammi infantili non si guarisce mai del tutto, se non li si è affrontati. La storia parte dall’infanzia di alcuni amici, che condividono l’inquietudine di ferite profonde. Dopo un’adolescenza segnata da turbamenti e rivolte, la seconda parte del romanzo li accoglie adulti, e adagiati in una quotidianità borghese che sembra offrire loro l’agognata tranquillità. Ma una cena di rimpatriata, segnata da un evento drammatico, è l’occasione perchè le antiche ferite si riaprano dolorosamente rendendo vano ogni tentativo d’ignorarle. La critica alla società dell’apparenza non è neanche tanto velata: prima o poi, la melma in superficie ritorna, e tutta l’apparenza su cui si è basata la propria vita e la propria ricerca di felicità si mostrerà per quel mostro orrendo che è: la mistificazione.  Il romanzo, molto diverso da quelli fin qui pubblicati dallo scrittore siciliano, lascia perplesso più di un lettore. Perchè, Montalbano a parte, ha poco a che vedere sia col simenionano “Tailleur grigio”, che con i romanzi storici tipo “La concessione del telefono”. E’ un romanzo intimista, in cui Camilleri si misura con la dimensione psicologica, dipingendo personaggi incapaci di amare, giovani che sembrano muoversi per autodistruggersi e annientare chi sta loro accanto. Poca speranza, in questo romanzo di maleducazione sentimentale, ma un sasso nello stagno: forse è lì, nel dolore negato, nell’apparenza che vince su tutto, nella negazione del pensiero critico e autocritico, che bisognerebbe pescare la spiegazione di ogni fatto di cronaca che vede adolescenti colpevoli di orrendi misfatti.
 
 

La Stampa, 7.3.2009
Festa della donna: al ristorante Montalbano
Un angolo di Sicilia a Castello d’Annone

Nel cuore di Castello d’Annone, c’è un omaggio al più famoso commissario d’Italia, Salvo Montalbano, creato dalla fantasia del romanziere siciliano Andrea Camilleri. E’ un ristorante e si chiama appunto Montalbano: lo hanno aperto Claudia Iudicelli con la sorella Antonella e il socio Pietro Pera, tutti conterranei dello scrittore. I ristoratori gestivano il ristorante «Siciliano» ad Azzano, poi il locale si è trasferito nel paese vicino, in via Roma 84. Inaugurato a novembre, si prepara a ritagliarsi un suo spazio nel panorama enogastronomico dell’Astigiano. La cucina è d’ispirazione siciliana ed è il «regno» dello chef Michele. Specialità della casa sono gli arancini (preparati secondo la ricetta di Adelina, la colf di Mondalbano) e le panelle, triangolini fritti di farina di ceci; la cassata e il cannolo ripieno di ricotta. E poi, naturalmente il pesce: alla griglia, in frittura e in altre mille preparazioni alla sicula. I gestori si stanno organizzando per allestire anche la sala con quadri e romanzi del commissario. I piatti dai profumi isolani si potranno provare domani a cena e domenica (pranzo e cena), in occasione della Festa delle donne. I titolari hanno pensato a un menù in rosa che non tradisca le loro origini: piatti di pesce si sposeranno con una cucina di terra. In tavola, una carrellata di antipasti (polpo con patate prezzemolate, insalata di gamberi con verdure, sformatino di verdure e spinaci, bruschetta di pesce spada), di primo caserecce fatte a mano con funghi, melanzane e gamberi, poi filetto dorato ai frutti di mare. Dolce della mimosa, caffé e digestivo. Il costo è di 28 euro. La carta dei vini presenta una panoramica di etichette del Piemonte e della Sicilia. Lo chef spesso consiglia ricette siciliane abbinate a vini delle colline astigiane. Il ristorante Montalbano è aperto tutti i giorni a pranzo con un menù a 11 euro (primo, secondo, contorno, acqua e caffé); aperto tutte le sere, tranne il lunedì e il mercoledì. E’ specializzato in battesimi, comunioni e cerimonie. Prenotazioni: 0141/401.741.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 7.3.2009
Palermo città nostalgica

[…]
Alla dispersione schizofrenica dello scrittore sradicato ma pur sempre legato a un irrescindibile cordone ombelicale (si pensi a Vittorini) è subentrato un fenomeno di massificazione come il camillerismo (non tanto Camilleri quanto i suoi maldestri epigoni).
[…]
Marcello Benfante
 
 

l'Unità, 8.3.2009
Lo chef consiglia
La nostalgia canaglia dei colonnelli di Fini successore di Almirante
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 9.3.2009
Lo chef consiglia
Ingratitudine e volubilità. Il taxista romano e i difetti degli italiani
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica, 9.3.2009
Mercoledì il Senato darà il via libera al "product placement"
Il Partito democratico attacca: "Bisgona mettere paletti rigorosi"
Lo spot "nascosto" sbarca in tv. Rivoluzione per fiction, sport e quiz
Ma è allarme per i teen-ager: invasi i loro programmi

Roma - L'ultima lite tra maggioranza e opposizione, sul ring del Senato, nasce dal "Commissario Rocca", da "Montalbano" e soprattutto dalla pubblicità che potrebbe comparire presto nelle loro trame. Un round decisivo di questa lite si combatterà questo mercoledì. Quando il centrodestra dirà il primo convinto sì a una forma pubblicitaria già sperimentata nel cinema, ma finora vietata nei programmi e nelle fiction della tv come "Montalbano" e le altre. Gli esperti la chiamano product placement e consiste nel buttare lì - nel pieno di una scena - un prodotto e soprattutto la sua marca (ovvio, dietro lauto pagamento).
[...]
Aldo Fontanarosa
 
 
Degli Esposti: "Così il mio Montalbano sarà schiavo delle multinazionali"
Roma - Serie tv come "Perlasca", "Gino Bartali", "Giovanni Falcone", ma soprattutto il gioiello "Montalbano", portano la firma di Carlo Degli Esposti, bolognese, fondatore della Palomar e oggi membro del comitato di presidenza della Associazione dei Produttori Televisivi. Degli Esposti sente di questo product placement e proprio non riesce a entusiasmarsi.
«Sono mesi difficili per tutti», dice armato di realismo, «se quindi arriva qualcosa che aiuti a reperire risorse, io dico va bene...»
Però...
«Come produttore, faccio una premessa. Nel settore della fiction si fatica a sperimentare. Le emittenti tv chiedono sempre di replicare opere dal comprovato successo».
Le emittenti vogliono comandare.
«Ci provano, ovvio. Ma io credo che il pallino debba restare nelle mani del produttore che rischia, prova. Anche in questa storia dei marchi, il pallino creativo deve restare nelle mani dei produttori e degli autori».
Teme che le storie finiranno con l'essere costruite intorno ai prodotti?
«Temo un uso smodato e volgare di questa novità, in sé non certo negativa. Temo nuovi vincoli per i produttori, gli autori e per i personaggi, alla fine. Ma lei ce lo vede il Montalbano di Camilleri prigioniero di una multinazionale?».
a.fon.
 
 

l'Unità, 10.3.2009
Lo chef consiglia
Lo stupro vale meno se a governare è Berlusconi. Come nell’era Minculpop
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

ANSA, 10.3.2009
Camilleri mitografo chiude la sua trilogia

La metamorfosi. La fiaba. La natura antropomorfizzata o l'antropomorfo mutato in elemento della natura. Dunque, Camilleri cronista, favolista e mitografo, come lo descrive nella sua abbagliante scrittura Salvatore Silvano Nigro, che firma le bandelle de libro 'Il sonaglio', che chiude una trilogia, dopo 'Maruzza Musumeci' e 'Il casellante'. "Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica" sciorina con lucida semplicità lo scrittore, che pure ci aveva stupito con gemme e capolavori letterari.
Tale, la semplicità e la sua dirompenza, che la Sellerio ha deciso di esaltare questa frase in una fascetta che avvolge il volume. Ora che la trilogia é conclusa, il lettore può tirare un sospiro e gustare l'ultima corrente di quella vena inesauribile che è l'ispirazione camilleriana. Perché Il sonaglio racconta una terza metamorfosi, una sorta di terzo e ultimo comandamento che una divinità immateriale o un'energia invisibile e padrona, scolpisce nelle menti e nelle carni, ribaltando leggi fisiche e sovvertendo certezze gravitazionali.
E' forse il Camilleri meno visibile questo della trilogia: non si vede e non si sente, scrive in punta di piedi e si allontana furtivamente appena messo il punto finale. Pudico o forse timido della propria, segreta, tenerezza. Non è il disincantato, intelligente manovratore di Montalbano, né lo scanzonato orchestratore de La concessione del telefono. E' l'omo vrigugnuso che quasi si scanta di manifestare, di alzare un inno all'ammuri. Non al futtiri, quello sò bravi tutti: all'Amore. Allora per cantarlo si sceglie la fiaba. La tenerezza chiama l'infanzia, la tenerezza adulta si cela dietro la mimica, l'invenzione. Fiaba o mito, appunto.
E questa terza è dunque la volta della donna-capra: legame eterno per il giovanissimo Giurlà, che valica i limiti animali e trasforma il pianeta in una grande occasione di incontro. E il pianeta qui ha due facce, il mare e la montagna, il blu e il verde. Entrambi bonari, tolleranti e, nella loro immensità, faulkneriani. Giurlà nuota in entrambi con la stessa disinvoltura: nel primo è rapido come uno squalo, pesca con le sole mani; nel secondo è accorto ma a suo agio. E', contemporaneamente, pescatore e capraro, adeguato al mondo. Beba, capra e compagna inseparabile, è la tonalità che mancava perché il giovane si accordi completamente e definitivamente all'Armonia universale.
Francesco De Filippo
 
 

Sambenedetto Oggi, 10.3.2009
Che cos'è un italiano secondo Andrea Camilleri
Dalle parole dello scrittore scaturisce un quadro desolante della nostra cultura che porgiamo all'attenzione dei nostri lettori per riflessioni, valutazioni e considerazioni

San Benedetto del Tronto - Il grande scrittore recentemente si è interrogato sull'identità e sul carattere nazionale degli italiani e ne è venuta fuori un'immagine per nulla edificante del nostro paese. Parte dal periodo fascista in cui quasi tutti gli italiani (liberali, cattolici, democratici e socialisti) aderirono a quella realtà, in una sorta di consenso nazionale e di uguaglianza di classe, per arrivare all'attuale società italiana di oggi.
L'italiano ha un comportamento fascista e di riaffiorante razzismo, vedendo come si comporta quotidianamente con gli extracomunitari, approvando le ronde, con le impronte digitali ai rom, con l'assalto alla Costituzione senza il consenso dell'opposizione, con gli atteggiamenti dell'attuale capo del governo e gli esempi a supporto potrebbero essere tanti altri.
All'estero è ritenuto persona poco affidabile per mancanza di una parola data o un impegno preso e poi non mantenuto (ci ricordano come quelli che nella prima e seconda guerra mondiale abbiamo cambiato gli alleati).
E' presuntuoso e ignorante, non ha il senso della storia (conosce solo la storia del calcio) perché ha la memoria corta o non ne ha l'uso critico: i fatti importanti li ricorda qualche settimana poi dimentica.
Ha sfiducia nella giustizia che ritiene di classe, basandosi sulla convinzione diffusa che essa sia strumento dei ricchi usato contro i poveri.
Per Camilleri Berlusconi è l'esempio vivente di come uno degli uomini più ricchi del mondo possa sempre farla franca di fronte alla giustizia; ha saputo trasformarsi in politico e dedicarsi anima e corpo alla distruzione del sistema giudiziario con leggi “ ad personam", aggredendo in continuazione la magistratura e facendo eleggere deputati, persone condannate dalla legge (per lui persecutoria dei giudici).
Questa furbizia e questa abilità, agli occhi degli italiani diventano un grandissimo merito, un pregio, una rara qualità, un esempio da seguire.
E all'italiano sta bene così e, rieleggendolo continuamente e con un grande consenso popolare, dimostra un senso morale che quasi non c'è, impercettibile, impalpabile.
Scarsa è anche l'informazione obiettiva, con l'attuale capo del governo che ha in mano le tre maggiori televisioni private, il secondo canale della TV di stato (che gli è stata assegnata come quota al PdL ), che è proprietario del Giornale, che controlla Libero e il Foglio e che possiede la più grande casa editrice italiana, la Mondadori che a sua volta controlla altre case editrici fra cui la prestigiosa Einaudi; tutto questo in barba alle sentenze della Cassazione e ai richiami della UE.
Questo macroscopico e, per certi versi, osceno conflitto di interessi al cittadino pare non interessi molto perché la pensa come lui e, nell'identica situazione, farebbe lo stesso perché nel suo piccolo lui fa così.
Lo scrittore definisce l'italiano un uomo incolto, non legge i giornali, solo i titoli; legge pochissimo i libri (ci sono due milioni di analfabeti), si vanta di farsi un'opinione da queste sommarie letture perché è un presuntuoso e soprattutto saccente (il grande attore O. Welles, in un film ci recitò come il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d'Europa).
Dà giudizi senza conoscere il problema, l'opera d'arte, le opere in genere, i fatti.
Crede ciecamente alla televisione e a quello che dice e che fa vedere; guarda trasmissioni commerciali che sono sempre in cerca del maggior numero di telespettatori possibile, quali reality e soap opera, abbassando notevolmente il livello culturale.
L'italiano sceglie accuratamente di salire sul carro del vincitore all'ultimo istante, pensando al proprio tornaconto.
Crede alle promesse, anche irrealizzabili, per poi ricredersi amaramente.
Insomma attualmente il volto e gli atteggiamenti dell'italiano medio non sono gradevoli da guardare.
Forse ha esagerato, l'analisi è bruciante, ma diverse cose possono essere condivise. A voi lettori indicare quante e quali.
(Da una nota al nostro giornale di Reno Pompei)
 
 

La Sicilia, 10.3.2009
Ambiente
«Diciamo no al nucleare nei luoghi di Montalbano»

Ragusa. Temono che il nucleare possa compromettere la naturale bellezza dei loro luoghi resi turisticamente appetibili grazie alla fama del personaggio di Camilleri ed è per questo che i Giovanni Comunisti della Sezione «Peppino Impastato» si sono fatti promotori della loro difesa e tutela costituendosi nel "Comitato dei luoghi di Montalbano". "L'accordo con la Francia prevede la realizzazione di quattro centrali nucleari ed una di queste in Sicilia. Considerando che il governatore Lombardo è favorevole noi invece reclamiamo l'approvazione del piano ispirato a Rifkin, guru dell'ambientalismo mondiale, sulle energie rinnovabili".
d.c.
 
 

l'Unità, 11.3.2009
Lo chef consiglia
Silvio D’Amico, il circo dello Spot Hospital e la sindrome da talk show
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Adnkronos, 11.3.2009
Libri: Camilleri, esce domani ultimo episodio 'trilogia metamorfosi'

Roma - Dopo ''Maruzza Musumeci'' e ''Il casellante'', Andrea Camilleri ha scritto ''Il sonaglio'', episodio conclusivo della "Trilogia delle metamorfosi'', con cui il popolare scrittore siciliano si dimostra cronista, favolista e mitografo dell'immaginaria comunita' di Vigata. Messo da parte per il momento il commissario Salvo Montalbano, Camilleri ha composto per l'editore Sellerio (pagine 208, euro 12) un'ultima 'favola' ambientata nella Sicilia dei primi anni del Novecento, dove un adolescente scopre misteri dall'apparenza soprannaturale vagando per miniere di zolfo. ''Il sonaglio'' sara' in tutte le librerie italiane domani, giovedi' 12 marzo.
Il terzo ed ultimo libro del Camilleri ''mitografo'' si apre con una epidemia che svuota le miniere di zolfo, tanto che c'e' bisogno di manodopera fresca. Vengono ingaggiati i 'carusi' della provincia di Montelusa, allettando i genitori con il "soccorso morto", una somma a fondo perduto in cambio del figlio. Ma il padre di Giurla', tredicenne di Vigata, non ci sta, sa che chi estrae zolfo si consuma sottoterra e preferisce mandare il figlio a pascolare capre nei feudi di un nobile dall'altro lato della Sicilia. A Giurla' la vita della ma'nnara piace, gli odori e i colori della campagna, ma anche la capanna col focolare in pietra, il lago, profondo e taciturno, la solitudine, le capre. Ce ne e' una in particolare che non lo lascia mai: e' Beba.
Nel trascorrere delle stagioni Giurla' il pastorello si fa uomo e sempre piu' ama stare da solo tra le montagne. Le sere alla mungitura le donne cantano e raccontano storie; ce ne e' una soprattutto che conosce storie dell'antichita', quando gli dei potevano trasformarsi in alberi o animali. Giove che si muta in cigno per amore di Leda, Pasifae presa da passione per il toro con cui concepisce il Minotauro. Storie di metamorfosi e miti che colpiscono Giurla' che guarda a Beba con occhi nuovi. Soprattutto dopo che il caso avra' messo sulla sua strada Anita, la giovane marchesa di Santa Brigida che ama sostare sulle rive del lago. Gli eventi precipitano e qualcosa succede in fondo al lago.
 
 

055news.it, 11.3.2009
Le metamorfosi siciliane di Andrea Camilleri

Nella Sicilia dei primi del ‘900 una spaventosa epidemia lascia vuote le miniere di zolfo e rende necessaria la ricerca di manodopera giovane. Le famiglie della provincia di Montelusa si lasciano convincere con il pretesto del “soccorso morto”, una somma di denaro a fondo perduto, a cedere i “carusi” perché diventino minatori. Il padre di Giurlà non cede, sa che vivere in miniera mangia la vita e non lascia niente, sa che quella vita toglie l’aria e porta alla morte, e preferisce rinunciare ai soldi pur di permettere al ragazzino di vivere all’aria aperta e, per questo, lo manda a pascolare capre tra le montagne. Giurlà si innamora presto della vita della “mannara” e, nella sua esistenza solitaria, le uniche presenze importanti sono le capre, una in particolare Beba, che lo segue sempre e non lo lascia mai, quasi un’ombra silenziosa. Tra le montagne Giurlà cresce e diventa un uomo, un uomo che ama vivere nel silenzio e ascoltare le voci delle donne che, nelle notti silenziose, narrano storie incredibili e favole antiche, leggende di quel tempo passato in cui gli dei si trasformavano in piante e animali, miti che hanno per protagonisti Giove, il Minotauro, Leda, storie di metamorfosi e trasformazioni che affascinano Giurlà e lo portano a guardare Beba con occhi nuovi. Specialmente dopo che il Fato avrà messo sulla sua strada Anita, la giovane Marchesa di Santa Brigida che ama trascorrere il tempo sulle rive del lago, quello stesso lago che sarà scenario di un misterioso avvenimento.
Dopo “Maruzza Musumeci” e il “Casellante” Andrea Camilleri scrive “Il Sonaglio episodio conclusivo della “Trilogia delle metamorfosi” con cui il popolare autore siciliano si dimostra cronista, favolista e mitografo dell’immaginaria comunità di Vigata da lui stesso inventata, dopo aver messo momentaneamente da parte le vicende del commissario Montalbano, personaggio amato da milioni di lettori.
In questo romanzo Camilleri mette, a detta sua, il meglio di sé e ci regala una storia che è un inno all’amore, e per farlo sceglie la fiaba, la favola, il mito della donna-capra, compagna inseparabile e insostituibile con cui il giovane protagonista instaura un rapporto che valica ogni confine.
Nel racconto si ritrova, immutata, la “sicilianità” tipica della narrazione di Camilleri, fatta di colori e suoni che raccontano una terra arcaica in cui convivono antico e moderno e in cui i misteri non sono mai del tutto risolti.
“Il sonaglio” sarà in tutte le librerie italiane da Giovedì 12 marzo.
Anita Galvano
 
 

l'Unità, 12.3.2009
Lo chef consiglia
Se questore e prefetto scelgono le ronde alla sagra del peperone
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Messaggero, 12.3.2009
Esce oggi in libreria “Il sonaglio” di Andrea Camilleri (Sellerio, 208 pagine, 12 euro). Per l’autore, l’ultimo atto della “trilogia delle metamorfosi” che si è aperta con “Maruzza Musumeci” e con “Il casellante”. Il romanzo è ambientato in Sicilia nei primi anni del ’900 e parte da Vigata. Protagonista è Giurlà, ma anche una capra, Beba, che come in una fiaba può trasformarsi in donna. Anticipiamo un capitolo del libro.
La canzone del mare
Un romanzo scritto in una lingua siciliana asciutta e viva
Andrea Camilleri
 
 

La Stampa, 12.3.2009
Il libro. Il nuovo romanzo conclude la trilogia delle metamorfosi
Il segreto della donna capra
Dal mare di Vigàta alla montagna dei pastori. Una favola arcaica nella Sicilia di inizio '900
Andrea Camilleri

«Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica», si sbilancia Camilleri nella fascetta editoriale del suo nuovo romanzo, Il sonaglio (pp. 195, e12), che Sellerio manda oggi in libreria, e di cui anticipiamo qui un brano. Un’altra favola, come le due precedenti del ciclo (Maruzza Musumeci e Il casellante), che svincola l’autore dalle costrizioni dei meccanismi polizieschi o del romanzo storico, regalandogli felici momenti di libertà narrativa. E ancora aura mitica, e atmosfere arcaiche. Siamo ai primi del ’900, nella Sicilia più chiusa e interna. La lingua si adegua, si fa aspra, a tratti ostica. All’inizio c’è il mondo infernale delle zolfare - un richiamo al Pirandello di Ciàula e una remiscenza famigliare, essendo i nonni di Camilleri legati al commercio dello zolfo - dove trovano lavoro, e spesso la morte, tanti giovani e giovanissimi siciliani. Ma il quattordicenne Giurlà sfugge a questo destino. Lascia il mare di Vigàta, dove è sempre vissuto, per andare in montagna a custodire le capre. Tutto solo per tre mesi. E in questa situazione nasce un particolare rapporto affettivo con uno degli animali a cui deve badare. Una specie di amore, temprato dalla solitudine, che ovviamente non può avere sbocchi. E che invece ne avrà, imprevedibilmente e arcanamente, grazie a una metamorfosi, o forse una metempsicosi. Ai miti non si deve chiedere troppa precisione.
 
 

Giornale di Sicilia, 12.3.2009
L'intervista. Parla Andrea Camilleri. Oggi va in libreria "Il sonaglio", storia fra natura e zolfare: "In questo libro c'è dolore, desiderio, sogno, libertà"
"Vi racconto la Sicilia tra favola e mito"

Giurlà è «un picciotto d'acqua», che vive in riva al mare. Sottratto dal padre al destino crudele che lo voleva caruso di zolfara. Scansata la miniera, si ritrova all'aria aperta a contatto con la natura e gli animali. E con una capra, Beba, che ha modi di fare che ricordano molto i capricci delle donne. È l'ulti­ma storia uscita dalla penna di An­drea Camilleri (Il sonaglio, Selle­rio, pp. 208, 12 euro), da oggi in libreria. Appartiene al filone del rea­lismo magico, così come Maruzza Musumeci e Il casellante.
Nella fascetta editoriale che avvolge il libro c'è una sua frase: «Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica». Camilleri, perché? «Dico così perché le tre storie alle quali mi riferisco le ho scritte con grande libertà, senza vincoli stori­ci: sono il frutto della pura fantasia. Per me che le ho scritte sono state un godimento».
Lei ambienta questo ro­manzo fra Aragona, che fu luo­go di miniere, e Castrogiovanni, l'odierna Enna.C'è natura, mito, dolore, libertà, desiderio...
«La Sicilia è permeata di tutto ciò. Accade come a Roma, quando si deve scavare per la metropolitana: impossibile non imbattersi in reperti archeologici».
Lei descrive lo strazio dei ragazzini costretti a fatiche terribili per estrarre lo zolfo, a su­bire le angherie e lo sfruttamento dei picconieri.
«Mi è capitato di leggere il rappor­to di un prefetto di Agrigento in cui si analizzava la casistica dei giovani che a 18 anni venivano ri­formati per insufficienza toracica alla visita di leva. Erano stati tutti carusi. Era una lavoro che li mar­chiava nel fisico e nella mente. La precarietà di oggi, per fortuna, è al­la luce del sole; temo tuttavia che nell'anima lasci i medesimi segni di allora».
Giurlà è un privilegiato rispetto ai suoi coetanei: vive all’aria aperta, scopre la solitudi­ne, il valore di essere circondato dagli elementi. E per lui diventa uno snodo fondamentale di crescita, anche intellettuale.
«La solitudine di un tempo non ha nulla a che vedere con quella di oggi: chiusi in una stanza con il televisore acceso, o spento e i rumori del mondo in sottofondo. Di fatto, non si è mai soli. E riguardo al personaggio di questo libro, mi sono ispirato alla figura di Fortunato Pasqualino (lo scrittore originaria di Butera, ndr). La sua è stata un'ado­lescenza da contadino, da guar­diano di agrumeti. Ma ha avuto la forza di studiare filosofia, di for­marsi, di trovare la chiave per ac­cedere a un'altra vita. Così come Giurlà, per il quale una citazione da Lucrezio gli spalanca le porte verso il ceto sociale più elevato».
E Beba, la capra…
«Guardi, anche io da ragazzo ne possedevo una. Razza girgentana, che so essere a rischio di estinzione. Era come un cane, un animale domestico: mi seguiva ovunque. Per molto tempo ho portato con me, e forse ancora da qualche par­te dovrei averla, la sua fotografia».
Emerge un rapporto inten­so con gli animali, che oggi è scomparso.
«Estinto, direi. Ai miei tempi si era circondati dagli animali. Una vol­ta mi chiesero di scrivere un racconto per bambini africani che ora si trova nei sussidiari di scuola elementare della Tanzania. Rac­contavo la storia, vera, del mio pulcino che schiacciato dallo zoccolo di un cavallo perse una parte delle zampette. Io, disperato, chiesi aiuto a mio zio Massimo. Il quale con una cannuccia approntò una protesi per quell’arto difettoso. Solo che bisognava regolarlo man mano che il pu1cino cresceva. Credo di essere stato l'unico bimbo a possedere una gallina con la gam­ba di legno. Quando camminava e pigolava alternava il suono tipi­co del legno che batte sul pavi­mento al verso della gallina. Per questo la chiamavo Topìpì».
Giancarlo Macaluso
 
 

Il Secolo XIX, 12.3.2009
Le metamorfosi di Camilleri

Buongiorno don Andrea, sempre pizzipiturro come da ragazzo?
«Ma no, l’età non lo consente più».
Pronto, pronto Camilleri, è sempre lì?
Come diavolo si fa a incominciare un’intervista con una pausa così pinteriana da sembrare un silenzio.
Camilleri, come sta?
«Bene, bene…».
Sta scrivendo?
«Certo, che domanda! Come dire, sta respirando?».
Scusi, dovevo chiederle se sta fumando.
«Fumando sì».
Ho letto “Il sonaglio”, mi è piaciuto molto, e mi ha anche commosso.
«Mi fa piacere, mi pare che la Trilogia si è chiusa bene».
A leggere questo prezioso regalo dello scrittore ottantatreenne, edito da Sellerio (208 pagine, 12 euro), viene in mente la nonna Elvira che quando lui era piccolo e terribilmente “pizzipiturro” gli leggeva “Alice nel paese delle meraviglie” e poi lo portava a scorrazzare per boschi e campagne alla ricerca del ghigno del gatto che non c’è, che ovviamente non trovavano, ma in compenso imparava a riconoscere animali e piante altrettanto magici. Magia e natura che ancora una volta si intrecciano in questa metamorfosi che unisce indissolubilmente il mare e la montagna.
Ma come nascono questi racconti fantastici in uno scrittore che dichiara di non immaginare mai nulla ma di partire sempre da un dato di realtà? «Più che da un fatto» risponde lo scrittore «questa trilogia nasce proprio da certi paesaggi. La spinta a scriverla sa qual è? Che io non sapevo scrivere di paesaggi. Ho voluto provare a farlo senza renderli noiosi, perché in genere lo sono se non sono totalmente vissuti da chi ci sta dentro. Quindi nascono dalla suggestione vera di una casa con un enorme albero di ulivo accanto, e questa è “Maruzza Musumeci”, l’altro romanzo nasce dalla verità storica di questo trenino su cui da ragazzino salivo, e parlo del “Casellante”». Andrea Camilleri ci saltava su e poi, quando il trenino incominciava ad arrancare sbuffando penosamente si buttava a mare per un bagno veloce e faceva in tempo a riprenderlo al volo. “Il sonaglio”, invece, nasce dalla nostalgia per un paesaggio montano. «Sono stato per anni e anni proprio nella zona che descrivo, una zona autentica quella con il lago e i pascoli che si trova vicino a Enna» spiega Camilleri «e dal rapporto con la natura è nata anche questa storia delle metamorfosi possibili, quella della donna-sirena, della donna-albero e, in quest’ultimo libro, della donna-capra».
Ma Camilleri, uomo di teatro, nella sua straordinaria mitopoiesi siciliana non dimentica gli strumenti della drammaturgia e mette a disposizione dei personaggi, prima di ogni altra cosa, la voce, quel suo dialetto inventato che mescola con maestria registro basso e alto, neologismi e arcaismi che basterebbero da soli a costruire i personaggi, come il quattordicenne Giurlà, solitario guardiano di capre che immerso nel respiro grande dell’universo riesce perfino a leggere, e capire, il “De rerum natura” di Lucrezio. «Sa, io ho una particolare tecnica quando scrivo un romanzo per ciò che riguarda l’introduzione di un nuovo personaggio» spiega Camilleri «Cioè a dire, prima ancora di descrivere come me lo sono immaginato, lo faccio parlare. Però mi viene quasi istintivo, per differenziarlo dall’interlocutore o dagli interlocutori, di farlo parlare in un modo un po’ diverso. Quindi scrivo prima di tutto i dialoghi, dopodiché da quel dialogo desumo come è vestito, quanti anni ha, come si comporta, come si muove, e così com’è lo riporto poi sulla pagina del romanzo. E quel tipo di dialogo ha un marchio di nascita esclusivamente teatrale, e ascoltando quella voce costruisco un’immagine fisica».
I tre romanzi sono stati scritti in tempi diversi, anche perché, tra l’uno e l’altro, c’è un commissario Montalbano che si insinua sempre. «Io credevo che fosse una palla di Pirandello quella dei personaggi che bussano alla porta e vogliono essere rappresentati, invece…». Il rapporto dell’autore con il suo commissario di Vigata è affettuoso e contraddittorio insieme. Grazie a lui Camilleri è stato inserito dal “Times” di Londra tra i cinquanta più grandi giallisti di tutti i tempi.
«A mio avviso sono stati un pochino eccessivi» si schermisce «e anche un pochino sciovinisti, perché la maggior parte degli scrittori che loro dicono che bisogna assolutamente leggere sono di lingua inglese e invece ci sarebbero tanti altri scrittori francesi, tedeschi da mettere dentro. Detto ciò non può farmi altro che piacere. Però, che io sia ricordato solo per Montalbano mi lascia così così…». Anni fa Camilleri e i suoi amici Manuel Vázquez Montalbán e Jean-Claude Izzo hanno meditato, un po’ per scherzo ma neanche troppo, sul modo in cui accoppare i loro eroi.
Alla fin fine come sarà tirato il sipario su Montalbano? «L’ultimo romanzo di Montalbano è stato scritto quattro anni fa. Siccome mi era venuta un’idea in cui non lo accoppavo, temendo il sopravvento dell’Alzheimer l’ho immediatamente messo nero su bianco e l’ho consegnato a Elvira Sellerio, per evitare una morte precoce… ormai poi alla mia età non sarebbe stata nemmeno tanto precoce, ma insomma dato che a Jean-Claude Izzo e a Manolo successe che invece di sbarazzarsi dei loro personaggi i loro personaggi si sono sbarazzati di loro, per evitare questo ho trovato un altro finale». Superstizioso? «Lo ero di più quando facevo teatro, allora ero maniacale, ora meno. Comunque è sempre meglio, per precauzione… sa, non si sa mai».
Giuliana Manganelli
 
 

Adnkronos, 12.3.2009
Libri: da oggi in libreria 'Il sonaglio' di Andrea Camilleri

Palermo - E' una Sicilia tra favola e mito, quella raccontata dallo scrittore agrigentino Andrea Camilleri nel suo ultimo libro 'Il sonaglio' (Sellerio editore Palermo, 208 pagg., 12 euro), da oggi in libreria. Questa volta, il protagonista non e' il commissario Salvo Montalbano, ma Giurla', un giovane mandriano di capre, amante del mare. 'Il sonaglio' e' l'episodio conclusivo della trilogia delle metamorfosi' di Camilleri, composto da 'Maruzza Musmeci', storia di una donna che si crede sirena e da 'Il casellante', che diventa arborea. Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri e' ambientato fra Alagona (forse l'odierna Aragona) e Castrogiovanni, cioe' la Enna di oggi.
Giurla', un ragazzino che ha sfiorato persino il pericolo della deportazione nelle terre calve, ama la vita immerso nella natura, la vita da 'mannara', cioe' della mandria. E' particolarmente affezionato a una capretta, Beba. E qui c'e' uno spunto autobiografico dello scrittore che in gioventu' possedeva una capra di razza girgentana a cui era molto affezionato e che lo seguiva ovunque. Tra Giurla' e Beba, un nome gia' piu' volte apparso nei romanzi di Camilleri, si instaura un rapporto molto speciale. La notte la capretta gli dorme persino accanto, fino quasi a diventare gelosa di Giurla'.
Un giorno il parroco di Alagona, don Aitano Persico, ha una visione funesta: chiama subito a raccolta i compaesani e li invita a pregare per allontanare la disgrazia. Ma non basta, perche' la tragedia arriva e 210 giovani che lavorano nella miniera muoiono in un incidente sul lavoro. Cosi', il prete va a Vigàta per 'reclutare' nuova manodopera e, dopo pochi giorni, torna ad Alagona con decine di giovani pronti a lavorare nella miniera. Ma tra loro non c'e' Giurla'. Lui sceglie la natura, sceglie di fare il capo della mandria. Nel libro c'e' anche un marchese vicino alla mafia, la figlia Anita, che ha un segreto che non si puo' rivelare. E Camilleri fara' incontrare lungo il percorso proprio Giurla' e Anita.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.3.2009
Esce per Sellerio “Il sonaglio”: un romanzo che canta l’amore genuino e un desiderio di metamorfosi
Il nuovo Camilleri
Lo scrittore recita un "cunto" agreste

Con "Il sonaglio" (Sellerio, 192 pagine, 12 euro, da oggi in libreria), si chiude la trilogia fantastica di Andrea Camilleri dedicata alla metamorfosi. Inaugurata da "Maruzza Musumeci", storia di una donna che si crede sirena, e proseguita dalla Minica Oliveri del "Casellante", che a un certo punto diventa addirittura arborea.
In questo nuovo romanzo di Camilleri la trasformazione prende l'abbrivio da una suggestione landolfiana (il Landolfi della "Pietra lunare" per intenderci), iscrivendosi all'inizio in quella topografia dello zolfo senza la quale, come ebbe a dire Leonardo Sciascia nell'"Alfabeto pirandelliano", non ci sarebbe stata in Sicilia «l'avventura dello scrivere, del raccontare».
Nel paese di Alagona (Aragona?), abitato dai "borgisi", che occupano i palazzi del centro e che non soffrono di certo la fame, e dai minatori, dai "viddrani", dai "jornatanti" e dai "carritteri", che invece hanno la pancia come il portafogli, un giorno il parroco, don Aitano Persico ha una terribile visione. Di solito non si sbaglia: chiama a raccolta gli abitanti del paese, che ancora fa buio. Racconta loro della epifania mostruosa, e li ammonisce: pregate, per allontanare la disgrazia. Che puntualmente si presenta, togliendo la vita a duecentodieci "carusi", i quali sbarcavano il lunario lavorando nelle miniere della zona. Necessita nuova manodopera, e don Filibertu Alagna se ne va a Vigàta per reclutarla, promettendo a genitori affamati guadagni mai immaginati. E come una sorta di perverso pifferaio magico, dopo qualche giorno, da Vigàta riparte con quattro carretti carichi di carusi.
Tra questi però non figura Giurlà Savatteri, figlio di pescatori: suo padre non se l'è sentita. E per fortuna, visto che subito dopo si presenta al ragazzo l'occasione di andar a badare alle capre, per conto del benestante don Pitrino Vadalà. Parte, Giurlà, per raggiungere le campagne di Castrogiovanni (il vecchio nome di Enna): cambia il paesaggio, il mare pian piano viene inghiottito da montagne sempre più brulle. Una volta preso possesso della "mannira", il giovane, che ha straordinarie abilità come quella di pescare il pesce con le mani, si affeziona subito a una capra, che battezza "Beba" (nome di suggestione montalbanesca). La quale ha bisogno di calore umano, di sentirsi profondamente, unicamente amata. Tra i due, l'uomo e la bestia (ma solo in apparenza tale), si instaura un rapporto strano, di complicità, a volte incrinata da vere e proprie scenate di gelosia, da parte della capra bizzosa e a volte anche dispettosa. Nella capanna di paglia dove Giurlà riposa la notte, accanto alla sua Beba, che lo ristora con la sua pelliccia e col suo odore, giace in fondo a un baule un libro di Lucrezio, che ha cantato da par suo la metamorfosi universale. E i versi del sommo poeta latino sono accompagnati dai "cunti" di donna Ernesta, che sa una grande quantità di storie dell'antichità, «di quanno gli dei potivano cangiarisi e cangiare a volontà le pirsone in àrboli e armàli».
Più passa il tempo, e più Giurlà non può far a meno della sua Beba: i due diventano amanti. Nel frattempo, c'è spazio anche per l'abigeato, per un marchese in odore di mafia, che possiede mezza Sicilia e una figlia bellissima che nasconde un segreto. A fare da contraltare alla storia di tenerezza tra Giurlà e la sua capra, c'è la vicenda che ha come personaggi principali gli amici vigàtesi del giovane pastore, i quali di umano hanno ben poco, e di animalesco assai. Assetati di sesso, approfittano di una ragazza disabile, già sfruttata dal padre.
Ma torniamo alla marchesina e al suo segreto: Anita, così si chiama, tornata dalla Svizzera dove ha studiato, come una novella Proserpina se ne va a passeggio sulle rive di un lago e quando fa il bagno non vuole essere spiata da nessuno (come una novella Atena). Subito lega con Beba, Anita, e da questa amicizia si affaccia una sorta di velata affinità, di mirabolante somiglianza. Anita, insomma, novella Gurù (la fanciulla dalle gambe caprine di landolfiana memoria), con al collo il sonaglio che fu di Beba rappresenta la riabilitazione umana della capra, una sorta di tardivo ma necessario riscatto: con quel suo zoccolo caprino al posto del piede, una specie di straordinaria sineddoche.
E come del resto accadeva nei due romanzi precedenti, anche in questo caso viene fuori che la vera dimensione umana, fatta di altruismo, gentilezza, amore disinteressato, la si può scorgere laddove uno nemmeno se l'immaginerebbe: il tutto, raccontato con una pronuncia sempre più compromessa col dialetto. A prendere forma, così, è un vero e proprio "cunto" agreste, di matrice prettamente contadina. Una sorta di recupero memoriale e antropologico, una specie di improbabile ma poetica, a tratti struggente, ricomparsa delle lucciole.
Salvatore Ferlita
 
 

La Sicilia, 12.3.2009
Il romanzo "fantasy" di Camilleri

Catania - Questa volta non è un giallo, non c’è il popolare commissario Salvo Montalbano e non è il classico romanzo storico. Andrea Camilleri si confronta invece con il genere fantastico, e conclude quella che è stata definita come la cosiddetta trilogia delle metamorfosi.
Il nuovo romanzo ha come titolo “Il sonaglio”, ed è appunto la storia di una trasformazione metamorfica che letterariamente si riallaccia alla grande tradizione narrativa del mondo greco. Ma Camilleri inventa una storia del tutto originale e la racconta con il suo caratteristico stile linguistico, mistione di dialetto e di italiano.
Lo scrittore di Porto Empedocle racconta dunque la vicenda di una metamorfosi, ma soprattutto la storia di un amore intenso e passionale, fra il giovanissimo Giurlà e Beba. Giurlà è un ragazzo che viene da una città di mare, la Vigàta di Montalbano, e va a fare il pastore nella Sicilia degli interni.
Molto belle le descrizioni dei paesaggi di montagna, la molteplicità dei colori, l’intensità della luce. Così come sono puntuali le descrizioni della vita pastorale, con uno spirito di grande rispetto per la natura. L’autore narrando una storia di fantasia, riesce a raccontare alcune delle tradizioni popolari della pluri-millenaria storia siciliana.
E lo sfondo storico-sociale è una costante nei romanzi di Camilleri, che lo utilizza come riferimento culturale per sviluppare la sua storia. Ovviamente centrale nel romanzo è la figura di Beba, la capra che si trasforma in una donna, che diventa l’emblema della forza dell’amore. Camilleri mostra di saper utilizzare il genere fantastico come strumento per indagare i sentimenti umani.
Natura, storia e sentimenti sono gli elementi fondamentali di questo terzo episodio “fantasy” dello scrittore siculo-romano. La trilogia delle metamorfosi era iniziata con “Maruzza Musumeci”, la donna sirena, ed era continuata con “Il casellante”, dove narrava di una donna albero.
Con “Il sonaglio” edito da Sellerio, Camilleri ha così completato questo progetto culturale, dimostrando ancora una volta una ecletticità fuori dal comune. Camilleri non è semplicemente l’autore di gialli di successo come alcuni affermano, ma uno scrittore completo che sa variare in maniera efficace dal romanzo storico a quello “fantasy”.
Salvo Fallica
 
 

BooksBlog.it, 12.3.2009
Il sonaglio di Andrea Camilleri

Con l’uscita oggi in tutte le librerie del suo ultimo romanzo, “Il sonaglio”, Andrea Camilleri si riconferma come uno degli autori più produttivi del panorama italiano contemporaneo, con 15 libri soltanto negli ultimi quattro anni. Con “Il sonaglio” lo scrittore originario di Porto Empedocle termina quella trilogia delle metamorfosi che aveva iniziato con “Maruzza Musmeci” nel 2007 e continuato l’anno successivo con “Il casellante”.
Osservando l’immensa bibliografia del papà del commissario Montalbano, si può notare una spropositata crescita di produttività negli ultimi anni, più o meno dalla metà degli anni ‘90, periodo che vide la nascita del suo più amato e fortunato personaggio, il commissario di Vigata, per l’appunto.
Che l’accresciuta produttività del creatore sia da associare alla nascita di una delle sue creature possiamo ragionevolmente ipotizzarlo, soprattutto se, dalla nascita avvenuta nel 1994, attorno al commissario più amato d’Italia, Andrea Camilleri ha costruito, per ora, quasi 20 romanzi. Sarebbe interessante cercare di stabilire, attarverso una bella indagine comparata, se l’aumentare della quantità ha portato ad un abbassamento della qualità oppure no.
Andrea
 
 

DNews, 12.3.2009
Oggi nelle librerie
“Il sonaglio” chiude il cerchio e la metamorfosi di Camilleri
Un ragazzino evita grazie al padre il lavoro in miniera: ma i misteri sull’isola sono molti, e prendono forma.

Roma. Con buona pace di Montalbano, per ora accantonato, esce oggi in libreria Il sonaglio, anello mancante della Trilogia delle metamorfosi che consacra Andrea Camilleri cantastorie prezioso di quella Sicilia che Calvino riteneva ambientazione impossibile per un giallo, in quanto prevedibile come una partita a scacchi. “Il che dimostrava inequivocabilmente come non sapesse giocare a scacchi e non conoscesse né la Sicilia né i siciliani”, ha risposto Camilleri, che continua a scrivere della sua amata isola proponendo una favola adolescenziale con protagonista Giurlà, 13enne di Vigata. Per far sostituire lavoratori vittime di epidemia, si propone alle famiglie di ingaggiare i “carusi” per le miniere di zolfo, offrendo denaro ai genitori tramite il “soccorso morto”. Una compravendita che il padre di Giurlà decide bene di rifiutare, mandando il figlio a pascolare capre, fra cui Beba. Imparerà a guardarla con occhi nuovi ascoltando, per voce di donna, miti di metamorfosi, amori con animali e dei pronti a trasformarsi in questi ultimi. Comparirà una marchesa che ama sostare sulle sponde del lago, fitto di misteri.
Claudia Catalli
 
 

Apcom, 12.3.2009
Fumetti/ Camilleri: mi piacerebbe un Montalbano disegnato
"Sono un appassionato lettore dei 'giornaletti'"

Roma - Un fumetto del commissario Montalbano? L'idea "non dispiace" ad Andrea Camilleri, il "papà" dell'investigatore di Vigata. A rivelarlo è lo scrittore in un'intervista a "Stelle e Strisce", il programma dedicato ai fumetti in onda su Radio Popolare Roma. Camilleri racconta di essere stato un "appassionato lettore di quelli che un tempo si chiamavano 'giornaletti'. Tra i suoi preferiti Mandrake, Radio Pattuglia, l'Agente segreto X9 e i fumetti dell'Audace, una testata pubblicata negli anni Trenta e Quaranta per la quale hanno lavorato autori del calibro di Gian Luigi Bonelli, Rino Albertarelli e Walter Molino.
"Oltre, naturalmente - aggiunge Camilleri - a Topolino e ai fumetti Disney". Nell'intervista, inserita nel programma in onda ogni giovedì dalle 21, Andrea Camilleri si dice "convinto che esistono ancora oggi le resistenze culturali di una certa accademia verso il fumetto. Eppure - prosegue - la letteratura deve tanto a tutte le arti, e tra queste credo che si siano anche i fumetti". "Mi piacerebbe - aggiunge Camilleri ricordando che sono stati realizzati tre giochi interattivi basati su altrettanti racconti di Montalbano - che venisse realizzato un fumetto tratto dalle storie del commissario". Parlando infine del rapporto tra fumetti e storia, lo scrittore nota che "nei fumetti la figura del simpatico mascalzone è indispensabile. Purtroppo - conclude - nella realtà ci sono sempre più spesso mascalzoni che non sono nemmeno simpatici".
 
 

MicroMega, 12.3.2009
Elezioni europee
La lista “senza partito”/Italia dei valori non si farà
Il comunicato stampa (e il rammarico) di Andrea Camilleri e Paolo Flores d’Arcais

Avevamo proposto per le elezioni europee una lista che vedesse la presenza auto-organizzata di candidati della società civile – fuori dei partiti – accanto ai candidati dell’Italia dei valori, e che esprimesse anche nel simbolo (con una parte del logo modificata) tale novità.
Un'ipotesi che ritenevamo e riteniamo cruciale nel raccogliere i consensi di tanti democratici non più disposti a votare un Pd subalterno, e che rischiano la scelta di disertare le urne.
L’Italia dei valori ha studiato la proposta e, pur ritenendola valida in linea di principio, ha ritenuto che non sia concretamente praticabile, salvo ingenerare confusione nell'elettorato per la concomitanza delle elezioni amministrative, dove tale lista comune non era neanche stata proposta.
Peccato.
L’Italia dei valori ha comunque dichiarato la disponibilità e anzi la volontà di aprire largamente le sue liste a candidati indipendenti, espressioni di lotte della società civile. Ci auguriamo di cuore che tale disponibilità raccolga adesioni significative e possa convincere larga parte dell’elettorato democratico incerto.
Andrea Camilleri e Paolo Flores d’Arcais
 
 

Adnkronos, 12.3.2009
IdV: Di Pietro, continua percorso comune con 'Micromega'

Roma - ''Ringraziamo gli amici Andrea Camilleri, Paolo Flores D'Arcais e tutti gli esponenti di Micromega per l'apprezzamento e l'augurio di una buona affermazione dell'Italia dei Valori alle elezioni europee e amministrative. L'Italia dei Valori conferma loro, e a quanti siano interessati, la disponibilita' ad aprire le liste per le prossime competizioni elettorali ai migliori rappresentanti dellla societa' civile, in particolare, a coloro che vogliono impegnarsi concretamente e attivamente per il rinnovamento della politica". Lo dice in una nota Antonio Di Pietro.
 
 

AprileOnline.info, 12.3.2009
Salta la lista dei "senza partito"
Europee. L'idea di una lista autogestita era stata lanciata da Camilleri e D'Arcais e avrebbe "coabitato" con l'Italia dei Valori. Ma il progetto è sfumato

Non si farà la lista autogestita e riconoscibile dei "senza partito" all'interno dell'Idv per le europee. A darne notizia sono lo scrittore Andrea Camilleri, che per primo aveva lanciato l'idea in un forum, e il direttore di Micromega Paolo Flores D'Arcais che quella iniziativa aveva stimolato. Un "no" dovuto a ragioni tecnico-politiche, spiegano, dato che le liste Idv rimangono apertissime ai candidati del "partito dei senza partito".
[...]
Tant'è che, a distanza di qualche ora arriva la conferma che Italia dei valori è disponibile ad ospitare nelle sue liste "per le prossime competizioni elettorali" i rappresentanti "migliori" della società civile.
Antonio Di Pietro mette a disposizione le proprie liste "affinché in Europa a rappresentarci ci siano esponenti del mondo della cultura, delle professioni e dell'associazionismo, che siano portatori di grandi valori etici, che diano onore al nostro Paese, e che non siano i soliti lottizzatori di tessere".
 
 

Corriere della Sera - Magazine, 12.3.2009
Libri
E adesso Camilleri scrive romanzi non alla Camilleri
Sembra un altro. Niente siciliano, stile rigorosamente oggettivo, pochissimi aggettivi, una sola battuta umoristica. Ma anche stavolta il maestro fa centro. Con una storia di coppie tra amori, ricatti e delitti

Attenzione materiale esplodente! Avrei fatto scrivere questi avvisi sulla copertina del nuovo romanzo (uno dei nuovi romanzi, per fortuna il mae­stro è ottimo e abbondante) di Andrea Camilleri, “Un sabato, con gli amici”.
Sul libro è stato subito detto che è stra­no, uno strano Camilleri. Che non gli somiglia per niente. Che è un anti-Ca­milleri. Che non c'è dialetto, nessuna traccia dell'impasto linguistico ormai proverbiale (niente cabasisi, niente ca­murria). Un Camilleri inedito, inso­spettabile. Freddo, freddissimo, glacia­le. Addirittura, è stato detto, moravia­no, nel senso degli attici romani, della borghesia romana (però Roma non è mai nominata nel libro, si fa un accen­no solo a Monticello). E quindi, siccome moraviano, un po' morboso, con giochi psicologici dei personaggi che turbano. Lo dico subito, questo strano Camille­ri mi è piaciuto moltissimo. Ed è un vec­chio Camilleri, a guardar bene, un Ca­milleri perfino antico. Nel senso che è il Camilleri uomo di teatro. In questo senso “Un sabato, con gli amici” è un libro moraviano, anzi è il libro moraviano per eccellenza, “Gli indifferenti”. Mi spie­go. Moravia disse sempre che quando si trovò a scrivere “Gli indifferenti” non usò modelli romanzeschi, esempi narrativi. Si ispirò, invece, per la costruzione a un autore da lui amatissimo in giovinezza: Carlo Goldoni. “Gli indifferenti” è scritto come si scrive un dramma teatrale, i personaggi entrano ed escono dalle stan­ze del romanzo così come gli attori en­trano ed escono di scena. La stessa cosa succede in “Un sabato. con gli amici”.
È la storia di alcune coppie variamente assortite e variamente legate tra di loro (amori in corso, vecchi amori, tradimenti, patti di mutuo soccorso), delle quali sappiamo la ferita più o meno grave, il trauma che subirono nell'in­fanzia (morte di un genitore, adulterio di un genitore, assassinio di una bam­binaia, assassinio di una sorella, incesto mamma-figlio da elaborazione del lutto ecc), ferita e trauma che li segnano per sempre, marchiano il loro destino, piegano desideri e sentimenti verso un comportamento ripetitivo, ossessivo, monomaniacale.
La materia è pesante, patologica. E per­ciò Camilleri, lucido e padrone del mezzo narrativo (drammaturgico) come non mai, la maneggia con la cautela di un ar­tificiere alle prese con la dinamite, con la prudenza di un farmacista nel trattamen­to di veleni potentissimi. E così un gram­mo di esplosivo alla volta, una parola in più può innescare la detonazione fatale anzi­tempo, Camilleri costruisce il suo roman­zo strano, moraviano (ma si potrebbe dire, pensando alla grande tradizione teatrale che unì l'Europa prima del mercato comune, strindberghiano), lasciando che i perso­naggi lentamente rilascino il loro potenziale distruttivo e autodistruttivo. Ci sono foto molto hard alla base di un ricatto, ci sono divertimenti sessuali pericolosamente estre­mi, ci sono fantasie macabre che affondano le radici nell'infanzia e fioriscono ora, nella maturità della borghe­sia delle professioni (i personaggi sono avvo­cati, magistrati, poli­tici). C'è dunque il ne­cessario preludio a un delitto.
Questo romanzo stra­no, diretto con mae­stria dal regista Ca­milleri, mi ha fatto tornare in mente una storia che racconta­va Corrado Alvaro. Nei salotti della Roma Anni Trenta era di moda il gioco (di società) dell'assassino. Si fingeva che uno dei pre­senti fosse morto e poi si dava via a un'in­dagine (quale movente ecc.). Poi una vol­ta successe che il giocatore che doveva fa­re il morto era morto davvero...
Antonio D’Orrico
 
 

l'Unità, 13.3.2009
Lo chef consiglia
Perché votare? Basta fare anghingò. Aspettando il Ponte con la Sardegna
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Europa, 13.3.2009
Liste
Rammarico dei giovani girotondini Camilleri e Flores: Di Pietro non vuole fare una lista con loro alle europee, al massimo se ne prende qualcuno come indipendente. Loro, intransigenti, commossi ringraziano.
Robin
 
 

Il Giornale, 13.3.2009
L’Idv mette alla porta Camilleri

L’Italia dei valori scarica lo scrittore Andrea Camilleri e il direttore di Micromega Paolo Flores d’Arcais. Il partito di Tonino ha bocciato la lista unitaria dei «senza partito» che avevano proposto a Di Pietro di presentarsi per le Europee sotto un simbolo ricalcato sul tipo dell’Idv, ma con qualche differenza, per consentire ai candidati auto-organizzati della società civile di presentarsi al parlamento europeo. «Un’ipotesi che ritenevamo cruciale per raccogliere i consensi di tanti democratici non più disponibili a votare per un Pd subalterno» hanno detto Camilleri e Flores d’Arcais. L’Idv, invece, pur ammettendo l’utilità del progetto ha pronunciato il suo niet: strada non praticabile, si genera confusione nell’elettorato chiamato a votare anche per le amministrative.
 
 

Gazzetta del Sud, 13.3.2009
Sinergie elettorali. Nessuna lista "affiancata" all'IdV
Di Pietro ringrazia Camilleri ma dice no ai "senzapartito"

Roma
[...]
Con un comunicato il "grazie, no" di Di Pietro: «Ringraziamo gli amici Andrea Camilleri, Paolo Flores D'Arcais e tutti gli esponenti di "Micromega" per l'apprezzamento e l'augurio di una buona affermazione dell'IdV alle elezioni europee e amministrative. L'IdV – conferma Di Pietro – assicura loro, e a quanti siano interessati, la disponibilità ad aprire le liste per le prossime competizioni elettorali ai migliori rappresentanti della società civile, in particolare, a coloro che vogliono impegnarsi concretamente e attivamente per il rinnovamento della politica. L'IdV mette a disposizione le proprie liste affinché in Europa a rappresentarci ci siano esponenti del mondo della cultura, delle professioni e dell'associazionismo, che siano portatori di grandi valori etici, che diano onore al nostro Paese, e che non siano i soliti lottizzatori di tessere. Soltanto per un aspetto tecnico, ossia la richiesta di modificare il nostro simbolo – sottolinea infine Di Pietro –, non abbiamo potuto accettare la loro proposta. Siamo sicuri che con Andrea Camilleri, Paolo Flores D'Arcais e tutti gli esponenti di Micromega il percorso sarà comune, come lo è stato fino ad ora».
Cristiano Leoni
 
 

Il Venerdì, 13.3.2009
Fred Vargas. Perché, dai tempi del Minotauro, si racconta sempre la stessa storia

[...]
"Amo molto Hammett, Chandler, amo Camilleri".
[...]
Beppe Sebaste
 
 

l'Unità, 14.3.2009
Lo chef consiglia
Blazer o doppiopetto? Torte in faccia: è la moda all’epoca della crisi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Gazzetta del Sud, 14.3.2009
Lo scrittore parla del "Sonaglio", appena uscito, ultimo romanzo della "trilogia delle metamorfosi"
Camilleri: sì, ha ragione Goethe attraverso la Sicilia si capisce l'Italia
La parabola, ironica ma maliconica, d'un isolano che sceglie di diventare pastore

«Mi raccomando sempre con i miei amici: quando accendete la tv, aprite l'ombrello». Andrea Camilleri fa una pausa. «Sì, perché in qualche modo bisogna ripararsi il cervello. O no?».
Eccoci, ci risiamo. Lo scrittore più letto d'Italia torna a provocare. E lo fa proprio nei giorni dell'uscita della sua nuova fatica: "Il sonaglio", ultimo romanzo della "trilogia delle metamorfosi" (dopo "Maruzza Musumeci" e "Il casellante", tutti targati Sellerio).
Ma una risata seguita da un leggero colpo di tosse anticipa questa obiezione: «Il problema vero nasce con le tv commerciali. Non perché negative in quanto tali. Ma perché costringono la Rai a mettersi sullo stesso piano, a rincorrere un modello che certamente a tutto serve fuorché a educare».
Il bel tempo che fu...
«No, mi attengo ai fatti. Ve lo ricordate il maestro Manzi? Gli italiani che non sapevano leggere e scrivere erano tanti. Sono tanti oggi, figuriamoci allora. Bene: 35 mila persone che seguirono quei corsi presero la licenza elementare. Mi pare difficile sostenere che la tv non avesse un aspetto formativo».
Ci risiamo: gli sceneggiati erano belli.
«Belli o meno che fossero, suscitavano curiosità. Magari facevano venire la voglia di leggere il libro da cui era tratta la storia. Mica poco».
Anche oggi un bel film fa più effetto di mille saggi o romanzi.
«Vero. Ma si parlava di televisione. Nel cinema la stringatezza narrativa, le immagini creano un'atmosfera irripetibile. C'è un "effetto popolare" formidabile. Una comprensione immediata».
Però gli ultimi dati dicono che la gente legge di più.
«Ne sono strafelice».
Ma lei va ancora in libreria?
«Abbia pazienza: perché non dovrei?».
Lei è ricco e famoso, chissà quanta roba le mandano a casa...
«E allora? In libreria ci vado lo stesso. Leggere è fondamentale. E poi costa così poco...».
Lei lo dice perché è uno scrittore.
«No, lo dico perché ci credo. L'ho sempre detto».
Qual è la giornata dello scrittore famoso?
«Sveglia alle 6. Dopo tre quarti d'ora sono pronto: lavato, rasato e vestito come se dovessi andare in ufficio. Scrivo, al computer, sino alle 10. Dalle 10.30 ricevo amici e conoscenti e rispondo al telefono. Al pomeriggio mi rimetto a scrivere. E la sera accendo la tv».
Lei non legge i giornali?
«Ma sì, ma sì... La sera accendo la tv, abbasso totalmente il volume e mi metto a leggere i giornali».
E i libri?
«Può sembrare paradossale, ma leggo di meno perché mi stanco».
Non la stanca il computer?
«No. È come se scrivere fosse un gesto automatico».
È uscito "Il sonaglio". Finisce il suo viaggio nella metamorfosi. Il protagonista, Giurlà, da siciliano di mare diventa un pastore convinto. Il finale non lo riveliamo, ma certo l'ironia della storia è tremenda...
«Un'ironia venata di malinconia, direi. Un'ironia riflessiva, non combattiva».
Alla Sellerio dicono che lei tenga moltissimo a questa trilogia.
«Dicono il vero. Nel "Sonaglio" tento di descrivere un paesaggio come mai avevo fatto sinora. Voglio vedere con gli occhi di Giurlà e non con i miei».
Il pastore che sposa la figlia del padrone: un'ascesa sociale, formidabile.
«Parlerei di crescita interiore del ragazzo. Che legge Lucrezio, che mostra intelligenza, che fa colpo sul padrone proprio grazie a una citazione di Lucrezio».
Ma perché ci tiene così tanto?
«Mi sono sentito più libero».
Che cosa, prima, la ingabbiava?
«La storia. L'aggancio alla storia. Ho dato libero sfogo alla mia fantasia, non ho documenti da esporre al lettore come nel "Birraio di Preston" o "La concessione del telefono"».
Meno estetica e più filosofia?
«Ecco, sì, mettiamola così».
La Sicilia eterna protagonista dei suoi romanzi.
«Era Goethe, se non sbaglio, che diceva che attraverso la Sicilia si capisce l'Italia».
Un'Italia che ha paura.
«No, diciamolo meglio: siamo un popolo di autolesionisti. Se poi mescoliamo l'autolesionismo e la crisi che oggettivamente c'è, allora diventa tutto più difficile».
Francesco Ghidetti
 
 

l'Unità, 14.3.2009
Intervista ad Andrea Camilleri
«Di Pietro ha bocciato la mia lista per le europee»
Lo scrittore: «Io e Flores D’Arcais avevamo avuto il suo via libera per una lista collegata all’Idv, ma ci ha ripensato. Si è persa una buona occasione»

Roma. Camilleri, sta iniziando il conto alla rovescia. Mancano ormai i fatidici “cento giorni” alle elezioni europee. Lei, qualche settimana fa, aveva lanciato la proposta – e lo aveva fatto anche dalle colonne di questo giornale - di una lista che potremmo chiamare “la lista dei cavalieri senza macchia”. Destinata a sparigliare le carte nel mondo politico, volta al recupero degli eserciti degli indecisi, degli astenuti potenziali, degli schifati dalla politica politicante. Ma la lista pare non decolli. È così?
«È esattamente così come dice lei. La lista non decollerà. Lo ha comunicato, a me e Paolo Flores d’Arcais, Antonio di Pietro in persona».
E come mai? L’idea non gli piace?
«In un primo tempo Di Pietro era parso orientato ad accettare la proposta. Successivamente, si vede forse anche consultandosi con i suoi, è venuto alla decisione di rifiutarla».
Ricordiamo ai lettori, e spieghiamo a chi non lo sapesse, che per “cavalieri senza macchia” erano da intendersi candidati, tutti al di sotto dei 50 anni, privi di precedenti penali, ma anche politici. Una lista che avrebbe dovuto essere equamente suddivisa fra uomini e donne; con un’alta percentuale di candidati extracomunitari e anche della stessa comunità europea. Infine, lei proponeva che questa lista viaggiasse in parallelo a quella dell’Italia dei Valori se pur, ovviamente, con un suo logo riconoscibile. È esatta questa rappresentazione?
«Esattissima. È stata proprio la richiesta del simbolo appaiato a far sorgere dei dubbi in Di Pietro. Egli ha temuto di creare un qualche disorientamento fra i suoi elettori».
Come direbbe qualcuno, mi consenta. Che cambiava se tizio votava la lista Di Pietro o votava quella ispirata da lei? Non avreste perduto niente, anzi, sareste tornati a casa con una doppia lista della spesa. Possibile che concetti tanto elementari debbano restare ostici anche a leader che si battono per cambiare il Paese?
«Avrei ragionato come lei, traendone le stesse conclusioni. Ma ognuno poi ragiona con la propria testa. Poteva essere una buona occasione. Pazienza».
Ma il problema rimane. Rimangono le legioni degli indecisi, degli schifati, di quelli che pur venendo da decenni di voto a sinistra, sono tentati dal Gran Rifiuto. Perché l’opposizione deve rassegnarsi a regalare, come si diceva una volta, all’astensionismo parte del suo elettorato, che, come si diceva ancora una volta, finisce con il premiare “il nemico”?
«La proposta tendeva anche e soprattutto a evitare l’allargarsi dell’astensionismo. Vuol dire che anche questa volta avremo una percentuale in più di cittadini che rifiutano di esercitare il loro diritto al voto. Con un gran danno per la democrazia».
Mai dire mai. Mancano ancora cento giorni alle europee. Ed è anche vero che l’intera opposizione, pur con tutte le differenze del suo arcipelago, non coincide solo con i confini elettorali dell’Idv. La sua proposta aveva un unico destinatario? O non era forse come il messaggio nella bottiglia che il naufrago affida alle mani sconosciute che vorranno raccoglierlo?
«Le rispondo che né io, né credo Paolo Flores d’Arcais, abbiamo messo il copyright su questa proposta. Se qualcuno trova la bottiglia, a me personalmente non può che fare piacere».
Saverio Lodato
 
 

Corriere della sera, 14.3.2009
Il direttore di Micromega «Una lista affiancata anche nel simbolo all'Idv avrebbe intercettato molti delusi dal Pd»
Flores: Di Pietro ha avuto paura di noi «senza partito»

Roma - Antonio Di Pietro ha detto «no» alla lista dei «senza partito» di Micromega da affiancare anche nel simbolo all'Idv per le elezioni europee e amministrative. Un'idea alla quale Paolo Flores d'Arcais aveva aderito con Andrea Camilleri e altri, come si legge nel primo numero della rivista del 2009. Che ne pensa, Flores? Come giudica la decisione di Di Pietro e dell'Italia dei valori?
«Penso che sia stato un errore. L'ho anche scritto ad Antonio Di Pietro...».
Perché, Flores?
«Perché tutte le indagini sociologiche, dico tutte, indicano l'esistenza di una quota molto alta di cittadini democratici non più disposta a votare Pd per tante ragioni. E per ultime le incredibili contraddizioni in tema di laicità e sulla legge di "fine-vita". Ilvo Diamanti per esempio la valuta sul 10%. Questa quota è fortemente tentata dall'astensionismo. Credo che una lista effettivamente nuova, che anche nel simbolo evidenziasse un'alleanza tra Italia dei Valori e i "cittadini senza partito", cioè la società civile impegnata in tante lotte, avrebbe potuto diventare facilmente un punto di riferimento originale ed efficace di quell'elettorato».
Però Di Pietro parla di «problema tecnico», cioè l'impossibilità di cambiare il simbolo del partito. Le sembra una giustificazione sufficiente?
«In realtà quello che riguarda il simbolo è un problema politico, certamente non tecnico. In altre occasioni si sono viste alleanze in cui i simboli sono stati modificati senza problemi».
Di Pietro vi ha invitato ad aderire alle liste dell'Idv come «portatori di grandi valori etici». Accettate o no?
«Camilleri ed io abbiamo espresso l' auspicio che tanti candidati accettino e che questo possa convincere altrettanti elettori. Ma è evidente la differenza tra le due versioni: Idv con candidati e vera e propria alleanza tra due soggetti. Per molti potenziali elettori la semplice presenza di candidati indipendenti nell'Idv non sarà una novità sufficiente».
Colpa del carattere da protagonista di Di Pietro?
«Francamente non credo abbia senso cercare ragioni psicologiche o caratteriali. Ritengo, insisto, che siamo di fronte a un errore di valutazione politica non solo di Di Pietro ma di tutta l'Idv. E riguarda evidentemente l'ampiezza potenziale di un voto democratico alla ricerca di una qualche novità anche nei simboli».
Lei dice: non è un problema tecnico ma politico. Poi parla di «ampiezza potenziale del voto». Crede che la vostra lista avrebbe potuto far paura all'Idv o al Pd?
«All'Idv in parte, visto che in realtà molte candidature indipendenti le cercheranno comunque, e spero anche con successo. Al Pd, invece, avrebbe sicuramente fatto paura».
Avreste, lei dice, procurato autentiche difficoltà, alle elezioni europee, al Partito democratico di Dario Franceschini?
«Lo sottolineo ancora. Nell'elettorato di centrosinistra c'è voglia di novità. Tutti i diversi sondaggi indicano quel 10% di elettorato definitivamente smarrito dal Pd. Parliamo di una bella fetta: quattro-cinque milioni di voti. A meno che non adotti una politica come quella che Camilleri ed io abbiamo sempre auspicato, il Pd non li recupera più. Invece una lista che enfatizzasse la novità di una presenza autonoma e organizzata della società civile li avrebbe attirati. L'Idv con gli indipendenti li recupererà solo in parte. Il resto, una quota consistente, se ne resterà a casa. E si asterrà. Veramente un gran peccato...».
Paolo Conti
 
 

Apcom, 14.3.2009
Europee/ Nencini: Camilleri? Starebbe bene in lista con noi
"Lo accoglieremmo, 'Sinistra e libertà' aperta a società civile"

Roma - Quello dello scrittore Andrea Camilleri "è un nome che starebbe bene nelle liste di Sinistra e Libertà: per ciò che rappresenta nella cultura italiana e per le sue idee che non ha mai mancato di far conoscere con chiarezza". Lo afferma in una nota il segretario del Partito socialista Riccardo Nencini, che aggiunge: "Con Di Pietro credo che non abbia nulla da spartire. Noi lo accoglieremmo volentieri, come anche vedremmo bene insieme a noi i repubblicani della Sbarbati e candidati indipendenti che si sono battuti per i valori che stanno a base della nostra democrazia e della nostra Costituzione".
[…]
 
 

Apcom, 14.3.2009
Europee/ Cento (verdi): sinistra apra a Camilleri
Va valorizzata partecipazione popolare e della società civile

Roma - "La chiusura dell'IDV di Antonio Di Pietro ad un possibile accordo con Camilleri apre per Sinistra e Libertà la possibilità di un confronto con Camilleri stesso per un suo eventuale coinvolgimento per le elezioni Europee". Lo ha dichiarato Paolo Cento dei Verdi che aggiunge: "D'altra parte la lista Sinistra e Libertà è un'alleanza elettorale che vuole valorizzare la massima partecipazione popolare e civica".
"Ed è del tutto naturale che questa alleanza possa essere allargata con pari dignità anche a Camilleri -ha concluso Cento-. C'è tutto il tempo per verificare questa opportunità".
 
 

Apcom, 14.3.2009
Europee/ Di Pietro a Flores: Liste Idv aperte a societa' civile
Ma senza "contropartite" o "patti di sangue"

Roma - Sì a liste aperte alla società civile, no a "contropartite" o "patti di sangue": così Antonio Di Pietro replica al direttore di Micromega Paolo Flores D'Arcais, che ha accusato l'Idv di aver chiuso alla proposta, lanciata da lui stesso e dallo scrittore Andrea Camilleri, di un patto elettorale aperto ai 'senza partito'.
[...]
 
 

La Sicilia, 14.3.2009
Un omaggio a Raffaele La Scala
Stasera al «Pirandello» verrà ricordato il compianto carradore. La nipote Daniela dirigerà poi un momento musicale

Tutto pronto per la cerimonia-spettacolo questa sera alle 20,30 al teatro «Pirandello» in ricordo dell'ultimo maestro carradore agrigentino, Raffaele La Scala.
[...]
Durante la serata saranno proposte al pubblico riflessioni e testimonianze, sottoforma di video, di rappresentanti autorevoli del mondo della scrittura e della cultura agrigentina quale Andrea Camilleri, Gaetano Savatteri.
[...]
D. A.
 
 

l'Unità, 15.3.2009
Lo chef consiglia
Niente inciuci. Così Franceschini ribatte colpo su colpo a Berlusconi
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Tirreno, 15.3.2009
Montalbano al corso, il grazie di Camilleri

Viareggio. Il terzo posto nel concorso per le maschere isolate non è l’unica soddisfazione per Franco ed Andrea Pucci che al Carnevale quest’anno hanno portato il loro “Commissario Monta...Albano”. La telefonata di augurio di Albano Carrisi, nel bel mezzo del Carnevale, con il cantante impegnato al Festival di Sanremo, è un altro dei loro personali successi. Ed ora all’elenco dei sostenitori illustri si aggiunge anche Andra Camilleri, il papà letterario del Commissario Montalbano, che in questi giorni ha scritto ai due costruttori per ringraziarli di aver portato al Carnevale il suo personaggio.  «Prima dell’avvio del Carnevale - spiega Andrea Pucci - abbiamo inviato una lettera a Camilleri descrivendogli la nostra maschera e invitandolo alle sfilate. Lo scrittore, però, non si trovava a casa sua in Sicilia, dove abbiamo spedito la lettera, ma a Roma e quindi l’ha potuta leggere solo in questi giorni, a Carnevale finito».  Il fatto di aver ottenuto risposta, però, è sufficiente per sentirsi soddisfatti. «Ci ha scritto - continua Andrea - che sarebbe venuto volentieri al Carnevale e che è stato molto contento di sapere che il suo commissario è entrato a far parte delle maschere del nostro Carnevale. E’ la conferma, per noi, che nonostante la celebrità ci sono persone famose che si lasciano avvicinare e coinvolgere». Camilleri ha chiesto al giovane Andrea di inviargli una foto della sua maschera. «Lo farò volentieri - dice il mascheratista - convinto che queste cose non siano solo una soddisfazione per noi costruttori ma un modo per far conoscere e apprezzare ancora di più il nostro Carnevale».
V.L.
 
 

PR-inside.com, 15.3.2009
World News
Sicilian author scores big in Italy and beyond

Rome (AP) - Andrea Camilleri is always at or near the top of Italy's weekly book sales charts _ and sometimes even takes several rankings at once.
His books sell by the millions in this country where literary best-sellers are more often measured by the tens of thousands. His fictional detective Commissario Salvo Montalbano stars in TV shows that have been «exported» to Latin America, Australia and across Europe. Four episodes based on Montalbano will soon be shown on the BBC, and in February the 10th tale in the Montalbano series was translated into English.
All this, despite or perhaps because of the fact that Camilleri laces his books with words that even many Italians don't know. He affectionately borrows from the dialect of his Sicilian youth, which he says gives itself to expressing emotions.
The potential of dialect dawned on Camilleri one night when his mother gave him a tongue-lashing after he came home late as a teenager.
«The first part of my mother's lecture, which was all about her not being able to sleep for the worry, was prevalently in dialect, while the second part, about how she would cut off my allowance, the cold, law-and-order part, was in Italian,» reminisced Camilleri, now 83, in his Rome apartment-office.
While his prolific output ranges from a fictionalized biography of Nobel laureate Luigi Pirandello to a dark novel about a sexually abused Sicilian boy's childhood under Fascism, his claim to fame is Montalbano, a moody, thinking man's cop.
Camilleri and Montalbano rocketed to stardom in the late 1990s, after a decidedly slow launch to his literary career. The author's first novel, about a kind of Montalbano prototype, languished for 10 years, largely because use of dialect discouraged potential publishers, according to Camilleri.
By the time the book made it into print, in 1978, Camilleri was well into middle age.
What propelled Camilleri to popularity were the televised versions of his Montalbano stories, starting in 1999. First broadcast on RAI Italian state television, the shows captivated millions of viewers with picture-postcard views of baroque Sicilian towns.
Camilleri's books also travel well, dialect and all.
«I don't believe there has ever been another Italian author with so many books translated into English» in just a few years, noted Francesco Erspamer, a professor of Romance languages at Harvard University.
French and German translations sometimes keep the Sicilian words, while at least one English translation opted for slang and a Brooklyn accent to assure the flavor of dialect wasn't lost, noted Erspamer.
The Montalbano stories are set in the fictional town of Vigata, based on Porto Empedocle, where Camilleri grew up.
Montalbano intuitively understands human weaknesses, maybe because he has so many of his own. In one early work, «The Shape of Water,» Montalbano tosses away some non-crucial evidence because it might embarrass a blond, buxom and leggy Swedish woman who is the daughter-in-law of a politician involved in the case. He is also unable to resist his housekeeper's pasta, devouring it on the seaside terrace of his bachelor pad while chewing over who might be the culprits in Vigata's latest murder.
Camilleri employs a brilliant ear for dialogue, drawing on long experience as a theater and TV director and scriptwriter.
«After 30 years in the theater as a director, dialogue for me becomes fundamental in the structure of a novel,» he said.
The sprinkling of Sicilian words can disorient a first-time reader, but persevere and you can crack the code. Camilleri tosses out enough clues and context, and occasionally provides the translation, noted linguist Jana Vizmuller-Zocco, a professor in the language and literature department at York University in Toronto.
A Camilleri reader is a «crime detective but also a language detective,» said Vizmuller-Zocco.
A sampling: «cambiare» (to change) becomes «cangiare;» «uomo» (man) becomes «omo.» Other, radically different words, soon become familiar, like the playful «picciliddru» for «bambino» (male child).
The Italian publisher of the Montalbano series, Palermo-based Sellerio, says it has sold more than 11 million copies in Italy. That doesn't count Camilleri books published by other editorial houses.
Camilleri is modest about his success, and says he scours the crime pages of newspapers for ideas. For a master of plot twists and turns, Camilleri approaches his craft with a most predictable routine: up at 6 a.m., at the computer by 6:45 a.m., write till 10 a.m.
Camilleri says he has resisted giving the Mafia a big role so that it does not «become idealized in some way.» But he did write about convicted Mafia boss Bernardo Provenzano, who was captured in 2006 at a Sicilian farmhouse. Palermo prosecutors gave the author all the typewritten notes Provenzano used to communicate with his henchmen during his 40 years on the lam. Camilleri said proceeds from the book, «You Don't Know,» go to a foundation he set up for children of police officers slain by the Mafia.
Camilleri says he didn't aim for Italy's highbrow literary world, where culture pages of newspapers are filled with esoteric essays, often about books published decades ago.
«If I write a diary, that diary is for me. I keep it in a drawer,» the author says, pulling out the drawer of the old wooden desk he writes on to make his point. «But if I write a novel, I hope to have the biggest number of readers possible and don't presume to write novels for an elite».
Erspamer said Camilleri has successfully gone up against «that old kind of thinking.
«When I'm too tired to read something at night, and I want to relax,» the Harvard professor said, «I read Camilleri».
 
 

Europa, 15.3.2009
Tutti da Tonino gli anti-Pd

Antonio Di Pietro ha in testa un’idea semplicissima.
Per intercettare i voti in uscita dal Pd basta gonfiare il petto e non concedere spazi a nessun altro: deve essere unicamente la sua Italia dei valori il collettore del dissenso, il partito davvero antagonista del Cavaliere, dentro un ragionamento che boccia il Pd franceschiniano allo stesso modo di quello veltroniano.
[...]
Tramonta l’ipotesi di liste di Micromega in grado di parlare a quel mondo girotondino, giustizialista ed estremista che alligna in diversi gangli del paese senza però mai diventare movimento di massa duraturo né tantomeno partito: magari si è arruolato Camilleri, ma dov’è la gente, dove sono le strutture e i soldi, tanto più ora che la norma che prevede il rimborso a chi ottiene anche solo il 2 per cento è stata cassata dalla camera? Niente, bisogna chiedere ospitalità a Di Pietro. Posti in lista, probabilmente si può fare, ma la visibilità sarà tutta per la Idv di Tonino.
[...]
Mario Lavia
 
 

La Repubblica, 16.3.2009
Presentato il simbolo sotto il quale saranno in lizza i fuoriusciti del Prc, verdi, Sinistra democratica, socialisti e gli ex del Pdci
Sinistra e libertà, anche Vendola dovrebbe correre per le Europee

Roma - Anche Nichi Vendola, il governatore della Puglia, quasi certamente sarà personalmente in lizza, alle prossime europee, sotto il nuovo simbolo "Sinistra e libertà".
[...]
Fra gli altri candidati illustri [...] sono in corso contatti con lo scrittore Andrea Camilleri [...].
 
 

Il Sole 24 Ore, 16.3.2009
Libri / Ricette di legalità

Il capitolo sulla pasta con le sarde racconta la prima intimidazione telefonica, risalente al lontano 1982, quando dall'altro lato della cornetta una voce rabbiosa intimava l'immediata consegna di 50 milioni di lire. La pasta con i broccoli sposta il calendario avanti di dieci anni e cita l'episodio del biglietto che dava «tre giorni di tempo per mettersi in regola».
Sotto il titolo "Linguine con i ricci di mare" è narrato il primo, terribile attentato a un cantiere, seguito alla "visita" in azienda di due mafiosi. E così fino all'escalation di un anno e mezzo fa, quando in quattro giorni si succedettero altrettanti episodi di danneggiamenti.
Andrea Vecchio, imprenditore catanese simbolo della ribellione al racket delle estorsioni, presidente dell'Ance Catania, racconta in un libro anni di minacce, telefonate anonime, violenze subite per il suo no, incondizionato e fermo, al pizzo. E sceglie la forma più "gustosa": alternando alla narrazione di ogni caso un consiglio culinario.
Naturalmente, per piatti tipici della tradizione siciliana. Il risultato è "Ricette di legalità" (editore Novantacento di Palermo), agile volume nato sull'onda delle riflessioni dopo gli attentati che alla fine del 2007 misero in ginocchio la sua azienda, la Cosedil. Un libro scritto, confessa l'autore, vincendo la sua stessa resistenza a prodursi in una attività, quella della scrittura, che vedeva lontana da sé. Lui, figlio di un contadino "convertito" all'edilizia. Lui, che come primo regalo da bambino ricevette un secchio da muratore. Lui, nato e cresciuto in mezzo ai cantieri. Lui, che a sua volta ha «educato i figli a pane e calce».
A dispetto della sua stessa iniziale diffidenza, Vecchio "sforna" non solo una testimonianza civile, ma pagine appassionanti e a tratti spassose. Un racconto di vita che «alla fine di un momento di ansia e di paura si conclude con una buona ricetta», scrive all'inizio del libro Antonello Montante, responsabile di Confindustria per i rapporti con le istituzioni e vicepresidente di Confindustria Sicilia. «Non ha cucinato solo broccoli, funghi o alici, lei ha fatto friggere in padella anche la mafia», si complimenta nell'introduzione lo scrittore Andrea Camilleri: proprio perché Vecchio «non ha mai chinato la testa, ha avuto sempre fiducia nella legge, non si è mai sottratto a questa sua regola di vita nemmeno dopo gli attentati e gli incendi che la sua impresa ha subito», ha potuto «mangiare con una certa soddisfazione le meravigliose pietanze che sa preparare», aggiunge il padre del commissario Montalbano.
Certo, dopo avere incontrato gli spavaldi "picciotti" di Cosa nostra venuti in cantiere a minacciare ritorsioni se non si fosse pagato subito, come a Comiso; dopo avere ricevuto minacciose richieste di «sistemare la cosa» o «scomparire», come a Bronte; dopo avere subito la distruzione degli automezzi dati a fuoco nottetempo, come nella sede dell'impresa a Santa Venerina; dopo simili episodi, come mettersi a tavola? Eppure, a vincere l'amarezza e lo sgomento è proprio il gusto dei piatti siciliani, dalla pasta con i "cavolicelli" ai maccheroni con il sugo del falsomagro, fino agli spaghetti alla norma. Che Vecchio non solo assapora, ma spiega come valorizzare.
Chef o scrittore, dopo una vita da imprenditore? «Non c'è più il tempo. Sono vicino ai 70 anni – dice Andrea sorridendo – anche se mi sento giovane nello spirito e magari altri 40 anni potrò viverli. Comunque, siccome ho preso gusto a mettere in ordine parole, mi sono rimesso a scrivere». In attesa di rileggerlo, conviene seguire i suoi consigli. A tavola e non.
Orazio Vecchio
 
 

Mediterraneonews.it, 16.3.2009
Ragusa - La provincia iblea ottiene successi a Berlino

Successo per lo stand della Provincia regionale di Ragusa alla Borsa Internazione del turismo di Berlino. Dopo Milano, infatti, la provincia iblea è stata promossa anche nella capitale tedesca dove si incontrano i tour operator di tutto il mondo. Tra le novita’ piu’ interessanti, anche l’acquisto, da parte della tv tedesca, dei diritti della fiction del Commissario di Montalbano.
 
 

R.T.M., 16.3.2009
Presentato a Ragusa l’“Ibla movie tour”, è il primo in Sicilia

E’ il primo movie tour della Sicilia. Che ha l’obiettivo di incrementare il cineturismo, caratterizzato dalle visite alle locations cinematografiche o televisive, vale a dire i luoghi utilizzati per le riprese di un film o di un serial. L’idea è venuta all’associazione Glocal che, con il supporto e il concreto sostegno del Comune di Ragusa, assessorato al Turismo, e della Provincia regionale di Ragusa, installerà dieci pannelli fissi, tra sabato 21 e domenica 22 marzo, che daranno vita ad un vero e proprio percorso guidato nei centri storici del capoluogo ibleo, con l’obiettivo di esaltare il paesaggio e il panorama cittadino oltre a mettere in risalto le locations presenti a Ragusa.
[...]
Il percorso [...] prosegue con “Il commissario Montalbano”, episodio “La gita a Tindari” (2000) in piazza Poste [...] per completare con un altro episodio de “Il commissario Montalbano” (“La luna di carta”) proprio dinanzi ai Giardini iblei.
[...]
 
 

SiciliaToday, 16.3.2009
E’ in edicola il primo libro della giornalista Silvestra Sorbera

L’opera prima, che ha per titolo “Commissario Livia” (ed. Il Filo) racconta la storia di Livia Solari commissario in un piccolo paese del sud della Sicilia che si trova alle prese con un caso complesso.
[...]
Gli echi letterari permeano tutto il testo, a partire dal nome della protagonista, Livia, omaggio che l’autrice ha voluto fare al suo scrittore preferito, nonché conterraneo, Andrea Camilleri, (Livia infatti è l’eterna fidanzata del Commissario Montalbano), per non parlare poi del gioco delle parti dai forti echi pirandelliani.
 
 

l'Unità, 17.3.2009
Lo chef consiglia
Troppo Viagra al nord. E la Lega cade nel delirio d’impotenza
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 17.3.2009
Andrea Camilleri parla del suo nuovo romanzo «Il sonaglio» ultimo della trilogia fantastica della metamorfosi, dopo «Maruzza Musumeci» e «Il casellante»
Giurlà e la capretta il mito della purezza e la Sicilia innocente

Il cervello di Andrea Camilleri rischia d'essere un oggetto misterioso per qualunque luminare. Lo si pensa leggendo il suo nuovo romanzo, "Il sonaglio" (Sellerio, pp. 191, € 12) ultimo della trilogia fantastica della metamorfosi, dopo Maruzza Musumeci e Il casellante. Come fa a immaginare tante storie, creare tante vicende, imbastire trame e delitti miniando la pagina in modo sempre avvincente?
"Non è che il mio lavoro abbia particolari segreti - mi dice quasi divertito - a parte l'applicazione metodica e lunghe ore di lavoro. Mi sveglio tutti i giorni alle 6, e meno di un'ora dopo sono già seduto di fronte al computer. Scrivo sino alle 10 e dopo fino all'ora di pranzo ricevo gli amici e rispondo al telefono. In pomeriggio riprendo a scrivere. Lavorare con metodo, anche perché le idee non mi mancano, giustifica la mia produzione".
”Il Sonaglio”, che porta a una ventina i titoli in cui non è protagonista il Commissario Montalbano, racconta la storia di Giurlà il figlio tredicenne di un pescatore che il padre rifiuta di mandare a lavorare in miniera. La necessità però lo spinge ugualmente a separarsi dal figlio che va a fare il capraio lontano dalla famiglia. Nel descrivere l'adattamento di Giurlà alle sue nuove mansioni nella solitudine del creato, lo scrittore italiano più letto schiude attraverso il suo giovane protagonista il mito della purezza e della sensibilità che solo una natura incorrotta sa instillare nell'animo dei semplici. L'esperienza accresce in lui la fiducia nel tempo e l'affetto per una capretta, Beba, colmerà il vuoto del distacco creandogli l'illusione di un bene sconfinato. Fino all'arrivo di Anita, la figlia del padrone.
"Sono molto legato alla storia di Giurlà - dice Camilleri -. Fra tutti i miei libri quello che amo di più è “Il re di Girgenti”, ma subito dopo c'è la trilogia che termina con “Il sonaglio” e che definirei una storia ironica venata di malinconia, ma combattiva."
- Perché?
"Perché tento di vedere tutto con gli occhi di Giurlà, il tredicenne capraio e non con i miei. Sono occhi innocenti ancora capaci di stupirsi, e in questo libro, non essendo vincolato ad agganci storici, ho dato libero sfogo alla mia fantasia: come Goethe per il quale attraversando la Sicilia si capisce l'Italia, attraverso Giurlà io ricompongo una sorta di paesaggio primordiale della natura."
- L'ispirazione popolare quale peso ha nella trilogia?
"Maruzza è memoria locale come il racconto che mi fece un contadino siciliano che si era innamorato di una sirena. Però, in realtà, la vera spinta a scrivere questi racconti, è una certa suggestione del paesaggio. La prima è una casa contadina che vidi solitaria nella natura, con un grandissimo ulivo vicino. Da questa casa si vedeva il mare e il fatto rendeva il tutto ancora più piacevole. Era la prima volta che partivo a scrivere un romanzo da una suggestione paesaggistica. La stessa emozione si è ripetuta con “Il Casellante”, perché la ferrovia che racconto nel libro è esistita veramente e ci sono salito su da ragazzo."
- Queste suggestioni lei le replica in tutti e tre i libri, ma solo nel “Sonaglio” però si concretizza la metamorfosi. Perché?
"Le prime due sono delle metamorfosi curiose: una sirena non è una metamorfosi e quella della donna albero nel “Casellante” non riesce affatto. Questa invece riesce, e più che una metamorfosi - mi è tornata alla mente la leggenda ebraica della trasmissione dell'essenza della vita di un uomo che sta morendo ad un'altra persona - è una sorta di emigrazione: Beba, la capretta, trasmette se stessa ad Anita. In sostanza regala se stessa alla donna di Giurlà per un amore che noi consideriamo normale."
- La Sicilia di questo libro però più che di antico ha qualcosa di arcaico. C'è una ragione precisa?
"Ormai non ascoltiamo più il riferimento arcaico che viene da una terra come la Sicilia, e il Vulcano, il ciclope, l'Etna, ci sembrano delle cose distanti da noi, invece fanno parte della nostra cultura. E' facile perciò nel momento in cui evoco un paesaggio, evocare anche la sua storia. A pochi chilometri dal lago del “Sonaglio”, vi è un altro lago legato alla leggenda di Persefone, e anche volendo non si può ignorare la classicità di cui la Sicilia è piena. E' come quando si scava la metropolitana a Roma e ci si imbatte spesso in ruderi o bellezze sotterrate. A forza di pensare alle bellezze sotterrate della Sicilia, alla fine sono venute fuori in me."
- La maturazione di Giurlà è una maturazione profonda ma delicata: un linguaggio insolito per la sua prosa.
"Ho tentato di mantenere una scrittura lieve senza grosse pennellate, e ho usato colori leggeri con discrezione, perché se è vero che la maturità di Giurlà avviene attraverso una donna, il suo perfezionamento avviene quando riesce a leggere le prime pagine di Lucrezio e ritrova la sua misura di uomo antico."
- Come?
"Quando il nobile gli chiede se veramente legga Lucrezio e chiede la citazione di un passo Giurlà lo fa: è come se usasse una password per entrare in un rapporto diverso con le persone che lui pensava in modo favoloso un attimo prima."
- In questa favola esistenziale molto profonda, quanto conta la natura?
"La natura è tutto, e questo romanzo è per me una sorta di elegia perché sempre più ci distacchiamo dalla natura. E' come se stessimo sventolando il fazzoletto bianco di un addio."
- In questo libro scopriamo anche un Camilleri poeta. Ha mai scritto poesie?
"Io ho iniziato scrivendo poesie, ma oggi che non so più scrivere versi, si vede che rapito dalla storia di Giurlà sono riuscito a trasferire poesia nella prosa."
- L'armonia universale che Giurlà riesce a conquistare, oggi, è alla portata di tutti gli uomini?
"Credo che sia molto distante, e l'uomo occidentale soprattutto ne è lontanissimo. Forse è più a portata di mano in altre zone del mondo dove vive gente molto più semplice di noi dal punto di vista dello stare e dell'esistere."
- La metamorfosi che cosa regala ai due giovani innamorati?
"La felicità coniugale, che potrebbe essere una metafora della felicità dell'uomo, che ha tanto bisogno di essere felice e sereno."
Francesco Mannoni
 
 

Affaritaliani.it, 17.3.2009
Matrimonio tra Nichi Vendola e Andrea Camilleri

La nuova formazione lanciata da Nichi Vendola, Sd, Verdi e Partito Socialista - oltre al probabile accordo con i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino - si prepara a lanciare un pezzo da novanta per tentare di raggiungere la soglia del 4% per entrare nell'EuroParlamento. Tra i candidati di "Sinistra e libertà" ci sarà infatti lo scrittore Andrea Camilleri [il quale smentisce, NdCFC], nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925, dopo il fallimento dell'intesa con l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
[...]
 
 

La Repubblica, 17.3.2009
Roma
Europee: Di Pietro, Idv candida solo societa' civile

"Non so neanche se mi candidero' io...". Antonio Di Pietro anticipa pochissimi dettagli dell'operazione che comincera' a illustrare domani, con la presentazione della candidatura di Luigi De Magistris "e di altri due persone che rappresentano aree tematiche del Paese, come l'informazione". Il cuore della questione e' che Italia Dei Valori alle Europee si comportera' 'come se' fosse una lista civica: niente politici di professione in lista. "Siccome non facciamo in tempo a cambiare nome e simbolo - prosegue Di Pietro - facciamo la sostanza di quello che chiedono Camilleri ed altri. Non candido politici ma solo esponenti della societa' civile". Proprio per questo l'ex pm non esclude che la sua stessa candidatura in tutte le circoscrizioni, 'di bandiera' come usano fare i leader di partito, possa cedere il passo alla linea 'movimentista'.
 
 

AprileOnline.info, 17.3.2009
Troppi allenatori e pochi giocatori a sinistra
Dibattito. Comparse le elezioni, ecco che svanisce il tentativo di sintesi a sinistra che si stava tentando. I vari soggetti hanno ripreso a pensare e lavorare alla loro singola riuscita, dimenticando che è necessaria una nuova forza politica unita nella sua essenza ma plurale nelle sue componenti, che sia in grado di governare il paese

[...]
Ho sentito parlare di lanciare nella corsa per Strasburgo nobilissime persone come Battiato (una delle mie passioni giovanili) o Camilleri. Ma per favore, cosa c'entrano con la politica della sinistra, anche se (e lo ignoro) fossero "di sinistra"?
[...]
Grazia Paoletti
 
 

l'Unità, 18.3.2009
Lo chef consiglia
E se, grazie al delirio edilizio il «cummenda meneghino» tornasse costruttore?
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 18.3.2009
Ecco il viso della statua di Montalbano
Porto Empedocle. Lo scultore Agnello ha ultimato la bozza. La posa il 23 maggio

Sguardo intenso, baffo volitivo, neo accanto alla narice destra, orecchie piccole, ciuffo svolazzante, volto abbastanza scavato. Nulla a che spartire con l’immagine del Montalbano televisiva, rappresentata nell’immaginario collettivo dal faccione di Luca Zingaretti, che di capelli proprio non ne ha, come non ha i baffi.
Il maestro scultore Giuseppe Agnello di Racalmuto, docente universitario a Palermo ha già forgiato il volto e il corpo di quella che sarà la statua raffigurante il commissario Montalbano, così come l’ha concepita Andrea Camilleri. Agnello sta rispettando in tutto e per tutto l’input dato dallo scrittore, senza lanciarsi in alcuna iniziativa estemporanea. «Garante» di tutto è da considerare il sindaco Calogero Firetto che con Camilleri è sempre in contatto. E il risultato che sta venendo fuori è decisamente gradevole e, per chi non conosce il Montalbano «vero», sorprendente. Camilleri aveva detto che il suo commissario non ha la faccia di Zingaretti. E così è stato e sarà. La statua verrà posizionata il prossimo 23 maggio nel cuore di via Roma, a due passi dalla statua raffigurante Luigi Pirandello. Sarà il marciapiede sul quale svetta il palazzo Testa, forse il più antico del paese marinaro, a fare da base per la statua realizzata da Agnello. Una statua che poggerà la propria mano destra sul lampione dell’illuminazione pubblica che assurgerà così a grande fama internazionale.
Tutti i turisti che si spera verranno a Porto Empedocle, certamente si faranno fotografare accanto al Montalbano di bronzo. Un’attrattiva che certamente darà a Porto Empedocle un motivo d’interesse non solo turistico, ma anche culturale su scala si spera nazionale e internazionale. Intanto, per la prima volta, è stato possibile pubblicare oggi la faccia del commissario Montalbano che negli anni futuri guarderà negli occhi tutti gli empedoclini e non solo loro che passeggeranno dal corso principale. Decisamente strana e curiosa sarà la vicinanza con l’altra statua, quella dedicata al premio Nobel Luigi Pirandello. L’immagine che secondo alcuni rappresenta più Lenin piuttosto che il drammaturgo, posizionata da una ventina d’anni su un gigantesco comodino, decisamente sproporzionato rispetto alla piazza in cui sorge. Ma tant’è.
Gli empedoclini passeggeranno con il commissario Montalbano, come i racalmutesi fanno da anni con Leonardo Sciascia. Statua anche in quel caso forgiata dalle sapienti mani di Agnello.
(f.d.m.)
 
 

18.3.2009
Recensione
“Il sonaglio” di Andrea Camilleri
Sulla bandella:  “Il meglio di me risiede in questa trilogia fantastica”

“Questo romanzo conclude un ciclo iniziato con “Maruzza Musumeci” e proseguito con “Il casellante”. Sono tre storie che raccontano tre metamorfosi più o meno riuscite. Nei tempi antichi le metamorfosi venivano più facili a dirsi e a farsi”. Nota di Andrea  Camilleri.
Dalla donna-sirena alla donna-albero alla donna-capra. Camilleri, in quest’ultima opera letteraria perviene ad una trasmigrazione di anime femminine in una sorta di vera e propria metempsicosi in terra siciliana. Giurlà, l’adolescente di 14 anni, mandriano di capre, sarà il trait d’union di questa trasfigurazione tra la  capra Beba e la marchesina Anita. Dalla mitologia classica alla letteratura greco-latina, le metamorfosi sono state uno degli impossibili sogni umani come il volo o l’immortalità. Scrivere per sognare, sognare per vivere, la fantasia, l’immaginazione giochi illusori dell’uomo per prefigurarsi realtà sognate e possibili da realizzare. In Camilleri il gioco diventa storia tra le più romantiche e al contempo struggenti, Giurlà, il ragazzino, fattosi uomo, vive il suo amore oltre i confini con una tale ed intensa perdizione dell’animo e dei sensi da elevarlo socialmente (legge, trovato casualmente, il “De rerum natura” di  Lucrezio: “Bisogna sapere che la morte non è da temere/ perché chi non esiste non può essere infelice…”), sfuggendo alla sorte di  uno dei tanti vinti di memoria verghiana. L’autore, in anteprima all’uscita de “Il sonaglio”, ha raccontato le reminiscenze e i riferimenti di luoghi e sensazioni autobiografici presenti nel romanzo e come la costruzione della storia  abbia seguito le ali della libertà espressiva. Camilleri scrive quel che vorrebbe leggere e offre al lettore quel che vorrebbe poter vivere, il magico del mito e il mistero della natura  in uno stile apparentemente semplice, ma che sottende una complessità simbolica a cui difficilmente ci si può sottrarre. Siamo trasportati al pari di Giurlà in quei paesaggi  marini in cui sembra di “sciaurare” il salmastro e sentire la brezza accarezzare la pelle, in quei luoghi montani in cui la natura ha il sopravvento sull’uomo e la ragione si sottomette all’istinto animalesco. Questo mondo arcaico riportato alla luce e intensificato dalla nostalgia di un tempo passato, commistione di leggende popolari e realismo sociale, fa rivivere incanti  e sentimenti caduti nell’oblio. E’ritornata la fantasmagorica immaginazione camilleriana, siano benvenute le mirabolanti acrobazie linguistiche e le pregnanti descrizioni paesaggistiche fatte di odori e colori saporosi a cui eravamo e siamo avvezzi. La lettura, in 191 pagine, di questo libro, ci addentra  in  un’epoca in cui la marginalità dei miserabili, in una società fortemente iniqua, assurge a dignità letteraria e la primitività dei “perdenti” ricreata in questo scritto, ci induce ad una adesione fascinosa fuori da ogni logica.
Arcangela Cammalleri
 
 

l'Unità, 19.3.2009
Lo chef consiglia
Cani inferociti per la crisi. Altro che ronde meglio l'accalappiacani
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Riformista, 19.3.2009
Candidato e indagato. «De Magistris esemplare»
«Il mondo va alla rovescia se si discute uno come lui. Vale Di Pietro. Farà conoscere all'Europa il regime di Berlusconi. Ma Tonino ha sbagliato a non accettare la proposta elettorale mia e di Camilleri: così non riuscirà a intercettare i milioni di voti in uscita dal Pd».

Non ha neppure fatto in tempo a candidarsi che risulta indagato dalla Procura di Roma per concorso in abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio insieme ad altri sette magistrati della procura di Salerno. Ma quella di Luigi De Magistris è, spiega Paolo Flores d’Arcais, una candidatura «ottima». Da sola, però, non sarà in grado di evitare la «dissipazione del patrimonio potenziale» al quale l’Italia dei Valori avrebbe potuto puntare se avesse accolto la proposta ricevuta proprio da Flores d’Arcais e da Andrea Camilleri. L’“incidente” con Di Pietro, però, è ormai chiuso. Mentre il Pd resta quello di sempre, nonostante l’arrivo di Franceschini.
[…]
Sembra soddisfatto di come si sta muovendo Di Pietro. Ma tra lei e il leader dell’Idv ultimamente qualcosa era andato storto con il rifiuto della sua proposta elettorale.
”La proposta fu avanzata a una tavola rotonda pubblica insieme ad Andrea Camilleri. Di Pietro era sembrato molto disponibile. L’idea era che un settore della società civile si autoorganizzasse e desse vita a una lista nuova insieme all’Idv. Poi, Di Pietro ha detto che per lui questo era impossibile. Penso che sia un errore, glielo ho ripetuto in tutti i modi perché, come dicono tutti i sondaggi, esiste un settore di delusi dal Pd, quantificato da Ilvo Diamanti in 4 o 5 milioni di elettori che non voteranno più Pd e che devono decidere se restare a casa o votare altro. Quello che farà Di Pietro, che comunque è meritorio, convincerà solo una parte di quegli elettori, purtroppo. E quindi dissiperà l’altra parte del patrimonio potenziale.”
E quel patrimonio potenziale potrebbe tornare al “nuovo” Pd di Franceschini?
”Il Pd di Franceschini è ancora il Pd di D’Alema, Rutelli, Veltroni, Marini, e Binetti. Tanto è vero che su questo orrore medioevale che è la legge Calabrò che ci toglie il diritto di decidere persino sull’ultimo periodo della nostra vita, parte dei parlamentari del Pd voteranno a favore o si asterranno e non verranno cacciati con disgusto dal partito. Anzi, si parlerà di libertà di coscienza. Il fatto che sono bastate alcune parole - ancora prive di riscontro nei fatti - non più subalterne alla logica dell’inciucio per far risalire di 3 punti il Pd nei sondaggi è l’ennesima dimostrazione che il centrosinistra potrebbe tornare a vincere se seguisse proprio quella politica che inutilmente con Camilleri, Travaglio, Tabucchi da anni su Micromega cerchiamo di esporre come l’unica politica democratica in Italia.”
[…]
Alessandro Calvi
 
 

l'Unità, 20.3.2009
Lo chef consiglia
Le affermazioni del Papa e quel che avviene nella società globale
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 20.3.2009
«Ricette di legalità», oggi la presentazione del libro dell'imprenditore Andrea Vecchio

La vicenda umana di un imprenditore assurto a simbolo della ribellione contro il sopruso delle estorsioni si intreccia con le pietanze della tradizione culinaria siciliana. Ne viene fuori un originalissimo ricettario firmato da Andrea Vecchio. "Ricette di legalità" (Novantacento edizioni, 96 pagine, 5 euro) verrà presentato a Catania oggi, venerdì 20, alle 18, nella libreria Tertulia, in via Rapisardi 1-3. Alla presentazione parteciperanno, con l'autore, il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello e il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco.
Il libro, arricchito da due lettere dello scrittore Andrea Camilleri e del delegato di Confindustria per la legalità Antonello Montante, ripercorre le intimidazioni subite dal costruttore di Santa Venerina, che nell'estate del 2007 subì quattro attentati in quattro giorni, intrecciando quelle vicende alla sua passione per la cucina. E così, a ogni ricetta corrisponde la memoria di un'intimidazione, di una telefonata anonima, di un attentato incendiario subito nei suoi cantieri, magari proprio mentre l'imprenditore si trovava nella sua cucina a preparare una saporita pasta con le sarde o un falsomagro. Questa è l'idea su cui è costruito "Ricette di legalità", un libro in cui, come scrive Andrea Camilleri nella lettera all'imprenditore pubblicata in apertura, la mafia "viene fritta in padella". «Caro Andrea Vecchio - scrive Camilleri - mi è capitata col suo libro una cosa che raramente mi succede e cioè quella di leggerlo da cima a fondo senza fare una pausa... Dal suo libro traspaiono con chiarezza due sue caratteristiche personali: l'amore per la cucina siciliana e la sua grande dignità umana. Perché sinceramente credo che abbassarsi a pagare il pizzo sia prima di tutto una sorta di abdicazione dalla propria dignità, poi, ma molto più indietro, vengono il danno economico o il rischio di subire la vendetta. La lezione che si ricava dal suo scritto mi pare esemplare... Lei non ha mai chinato la testa, ha avuto sempre fiducia nella legge... Lei non ha cucinato solo broccoli, funghi o alici, lei ha fatto friggere in padella anche la mafia. Complimenti».
 
 

l'Unità, 21.3.2009
Lo chef consiglia
Berlusconi i colonnelli o i tonni di An
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Sicilia, 21.3.2009
Napoli capitale dell'antimafia

Napoli - Anche lo scrittore Andrea Camilleri dà una definizione della parola legalità per il 14° giorno della Memoria delle vittime delle mafie: "Libero adeguarsi alle leggi che regolano la vita degli uomini, per trarne tutti più vantaggio". È uno dei passaggi tratti da un opuscolo di Libera, curato da Giuseppe Fiorenza e Don Tonino Palmese. Lo slogan della marcia di oggi, a Napoli, si ritrova nel titolo: "L'etica libera la bellezza".
"Appunti, pensieri, riflessioni" di magistrati, giornalisti, scrittori. "Si insinua la bellezza - scrivono i due curatori, prefigurando la marcia di Napoli - e noi pensiamo al 21 marzo in Campania, che ci fa tremare le vene e i polsi".
[…]
"La cosiddetta società civile, scossa dalle stragi, è stata vicina ai magistrati per molti anni, ha fatto il tifo per i giudici - scrive invece il giornalista dell'Ansa Lirio Abbate, insistendo sulla necessità di un impegno collettivo - Non è bello fare il tifo per i giudici, perchè farlo significa trasformarsi in spettatori e rimettere alla magistratura una delega, l'ennesima a raddrizzare le tante storture del nostro tempo".
[…]
 
 

Corriere di Como, 21.3.2009
'Il lago è stupendo'

«Sono stato spesso a Como, ne ho un ricordo molto bello. Sono un uomo di mare ma apprezzo il lago. Avete paesaggi stupendi». Parola di Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano più amato dai lettori italiani, intervistato da Dario Campione giovedì (e ieri sera in replica) nella […]
 
 

Il Tirreno, 21.3.2009
Malvaldi finalista al "Bancarella"

Pisa. Marco Malvaldi, scrittore pisano, è finalista al Premio Bancarella e la Rai pensa di trarre una fiction in tre puntate dal suo ultimo romanzo “Il gioco delle tre carte” (edizioni Sellerio).
[...]
La Sellerio, per quei pochi che ancora non lo sapessero, è la casa editrice che ha lanciato Andrea Camilleri con il suo Montalbano che fraseggia in dialetto siciliano. Da qui è nato un parallelismo con il “Camilleri in zuppa toscana”, accostamento che forse il nostro Malvadi potrebbe non apprezzare. «Ne sono in realtà lusingato - afferma Malvaldi - perché Camilleri ha creato un universo incredibile, Montalbano sembra possa camminare con le sue gambe, non pare essere più un personaggio». Malvaldi e Camilleri possono essere accostati anche da altri elementi, tra cui il fatto che i loro gialli non sono alla fine strutturati come romanzi di investigazione secondo gli schemi dei puristi del genere. Sembra che l’assassinio e le indagini successive siano la scusa per parlare di altro. «Il fatto, l’omicidio - conferma Malvaldi - sono una leva, una scusa per entrare in un mondo ed in un ambiente particolare». Lo scrittore pisano è grandioso nel tratteggiare gli ambienti a noi così vicini (quel litorale che accomuna Pisa e Livorno) e i personaggi, “vecchietti” all’anagrafe ma dei Giamburrasca nello spirito. Un altro fattore che accosta Malvaldi a Camilleri è il fatto che anche i libri dello scrittore pisano sono stati oggetto delle attenzioni e della mano della Rai.
[...]
Carlo Venturini
 
 

Il Giornale, 21.3.2009
Vendola tira per la giacca papà Englaro

Eluana è morta a gennaio, ma la politica non smette di tirare per la giacchetta suo padre, Beppino Englaro, diventato suo malgrado personaggio pubblico. Chi lo vuole da un lato, chi dall’altro. L’ultimo in ordine di tempo, secondo il quotidiano online Affaritaliani, è il governatore della Puglia Nichi Vendola, fresco leader di Sinistra e libertà, che vorrebbe papà Beppino in lista con lui per le prossime Europee. Una campagna acquisti tutta all’insegna dei vip - nel senso di persone molto note - quella che sta cercando di fare il presidente della Puglia: tra i già reclutati, lo scrittore Andrea Camilleri [il quale smentisce, NdCFC].
 
 

l'Unità, 22.3.2009
Lo chef consiglia
Lode alla scarpa ribelle e rivoluzionaria da Krushov all'Onda
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Corriere della Sera, 23.3.2009
La pagella
Se Camilleri abbandona Camilleri
Andrea Camilleri, "Un sabato, con gli amici", Mondadori, pp. 142, 17,50

Camilleri abbandona il suo linguaggio più congeniale e i propri temi prediletti. Scrive un romanzo anomalo nella sua produzione letteraria: una sorta di sceneggiatura montata alla bell'e meglio su una struttura slabbrata, in cui compaiono personaggi quasi senza corpo, come paradigmi di piccoli e grandi fallimenti esistenziali. Matteo, Gianni, Giulia, Anna, Fabio, Andrea e Renata detta Rena intrecciano le loro storie segnate da vecchi traumi e mentre cercano nella prima maturità di trovare un acquietamento (o un aggiustamento) si trovano inesorabilmente ricacciati nel pantano in cui sono vissuti o forse sarebbe meglio dire sopravvissuti. Il libro procede per frammenti che si sovrappongono senza mai aggregarsi, in un gioco artificioso di incontri inconcludenti. La scrittura, con la propria sciatteria travestita da sveltezza, appiattisce ulteriormente tutto.
voto 5
Giorgio De Rienzo
 
 

Il Mattino, 22.3.2009

«È la prima volta che torno a Napoli dopo molto tempo, ma non potevo non esserci»: Roberto Saviano ha deciso di partecipare alla manifestazione di Libera dopo un lunghissimo colloquio con don Luigi Ciotti. […] Poi si è scusato di non essere riuscito a mandare il suo contributo per la pubblicazione di Libera che contiene le vignette di Riccardo Marassi e Sergio Staino e i contributi di Lirio Abbate, Raffaele Cantone, Andrea Camilleri, Giancarlo Caselli, Nando Dalla Chiesa, Armando D'Alterio, Erri De Luca, Gigi Di Fiore, Francesco Forgione, Antonio Ghirelli, Luigi Lo Cascio, Giuseppe Lumia.
[…]
d.d.c.
 
 

L'Unione Sarda, 23.3.2009
Fotogallery
I dieci anni di Montalbano

"Luca, lasciati andare e non mi rompere più i cabasisi", dichiarò Andrea Camilleri a un Luca Zingaretti che lo aveva avuto insegnante in Accademia, durante la prima settimana di riprese del primo Montalbano tv nel 1998. Andò in onda l'anno dopo, dieci anni fa, e nel frattempo è diventato uno dei programmi più visti della storia tv, facendo di Zingaretti, uno dei divi più amati in assoluto dal pubblico.
 
 

Bresciaoggi, 23.3.2009
Il gran finale. Premiato l’attore entrato nel cuore di mezza Italia grazie al poliziotto siculo e sanguigno. Ma tra maschera e volto non c’è molta corrispondenza
Zingaretti: «L’amico Montalbano»

Ruvido come Montalbano, magari con i cabassisi che gli girano? Macchè, una pasta d'uomo. L'uditorio femminile ieri sera si è lustrato gli occhi guardando Luca Zingaretti. Traccagnotto e virile senza essere gonfiato, bella voce colloquiale, occhi verde-marrone che esprimono forza e dolcezza, due braccia che per le signore sono fatte apposta per stringere. L'attore è entrato nel cuore di mezza Italia grazie al personaggio creato da Andrea Camilleri, il poliziotto siculo e sanguigno, un po' scontroso, anarchico, individualista che ama la buona cucina. Il commissario Montalbano in televisione ha fatto ascolti bulgari, roba da partite di Champions. La fiction è stata venduta in mezzo mondo, e' stata l'unica fiction italiana comprata da Bbc negli ultimi 30 anni, dopo La Piovra.
Zingaretti è venuto ieri sera a chiudere alla grande la nona edizione di «A qualcuno piace giallo» e a ritirare il Premio Carriera Gialla consegnatogli dal presidente della Provincia, Alberto Cavalli e va da sé che l'auditorium della Camera di commercio era gremito come non si era visto mai. Sotto l'incalzare delle domande di Lilia Gentili, l'attore ha parlato di sé e del proprio lavoro senza remore. «Vero - ha confessato - nel 2006 avevo detto addio a Montalbano, dichiarandomi geloso, un po' per scherzo, di chi l'avrebbe interpretato in futuro...Ma siccome la vita dura una mezz'oretta e ti viene la voglia di divertirti, beh, ci ho ripensato. Avevo detto una stupidaggine. Sentivo che il personaggio mi mancava, le storie sono belle, con Sironi ci si intende. E così mi sono rimangiato quello che avevo detto e ho acconsentito a girare altri quattro episodi, che avete già visto lo scorso anno».
Zingaretti ha raccontato con dovizia di aneddoti e di particolari come è stato scelto dieci anni fa per il ruolo di Montalbano in un intrecciarsi di casualità e fortuna: l'incontro con Camilleri all'Accademia, la scoperta del libro, il desiderio di assicurarsi la parte, il travaglio della messa a punto del personaggio. «Il merito del successo - ha confessato - è delle storie create da Camilleri. Per un attore il testo è la vera materia prima. Lui ha concepito un personaggio straordinario, con un grande senso etico, che mette al centro della sua felicità se stesso. Un uomo capace d'ascoltare, uno che tutti gli uomini vorrebbero emulare e che tutte le donne vorrebbero accanto».
«Al di là della mia fisicità, che non corrisponde a quella di Montalbano sulla pagina - ha proseguito Zingaretti - penso che alla riuscita della serie abbia contribuito anche il regista Alberto Sironi: siamo riusciti a cogliere lo spirito di Camilleri. E più che imparare alcune parole di dialetto siciliano, è stato importante interpretare l'identità del personaggio, che è un gentiluomo».
Tra maschera e volto non c'è molta corrispondenza. «Anch'io ho un caratteraccio, ma è l'unico punto di contatto. Se dicessi di assomigliargli, mi farei grandi complimenti dopo quello che ho detto. Mi è molto simpatico, mi diverte, ammiro il suo senso etico e invidio la sua capacità di godersi la vita. Un uomo forte eppure pieno di debolezze. Con lui ho un rapporto come un amico che ogni tanto vado a trovare. Un attore deve distaccarsi, deve fingere, se no che attore sarebbe?».
Zingaretti ha conversato con garbo ma è stato reticente sulla possibilità di girare altri episodi di Montalbano. Nel prossimo futuro lo vedremo in due film: uno di Mario Martone sul Risorgimento, e uno di Pupi Avati in cui interpreta la parte di un finanziere d'assalto.
Nino Dolfo
 
 

L’angolo nero, 23.3.2009
Il gran finale. Premiato l’attore entrato nel cuore di mezza Italia grazie al poliziotto siculo e sanguigno. Ma tra maschera e volto non c’è molta corrispondenza
A qualcuno piace giallo edizione 2009: Premio alla Carriera Gialla a Luca Zingaretti

Come ogni anno le danze del festival bresciano si sono chiuse con il premio alla carriera gialla. La nona edizione ha premiato Luca Zingaretti.
Giacca informale e scarpe da ginnastica, l’attore è salito sul palco passando tra la folla di una sala strapiena. Alcune sedie hanno dovuto essere aggiunte ai lati del grande auditorium della Camera di Commercio. Ad indicare che il grafico  “popolarità Zingaretti” non subisce flessioni.
Ancora una volta l’intervistatrice era Lilia Gentili di Radio Corriere Tv. Purtroppo non posso riportare con precisione domande e risposte  perché… credevo di aver registrato il tutto, se non fosse che la memoria del registratore era  già piena e io non me ne sono accorta.  Nemmeno il saluto iniziale, solo un “buonasera” è ciò che ho potuto riascoltare. Quindi mi scuso con L’Angolo nero (che così gentilmente mi ha concesso di scrivere sull’argomento festival) e con i lettori. Dovrete fidarvi della mia memoria e degli scarsi appunti che ho preso.
Zingaretti inizia parlando del sua approccio con Andrea Camilleri:
“L’ho conosciuto quando insegnava regia televisiva all’accademia dove studiavo. Era un affabulatore straordinario, riusciva ad incantarci con le sue storie anche se noi eravamo una classe per niente quieta. Dopo qualche anno andai in libreria e vidi il romanzo  di Camilleri. Comperai il libro come succede sempre per sostenere un amico. Rimase sul comodino per un bel po’ finché un giorno lo lessi e… ne rimasi fulminato, tanto che pensai: compro i diritti e ne faccio un film. Naturalmente non avevo né una lira né una forza contrattuale. Quindi non mi restava che continuare a leggere i suoi libri. Fu Carlo degli Esposti a comprare i diritti e io divenni Montalbano.”
Discute della fiction televisiva:
“In fondo abbiamo registrato solo diciotto puntate, ma sembrano mille, tante sono state le repliche. E continuano a piacere. Ho quasi paura che quando la gente comincerà a disinteressarsi, si possa dire che Zingaretti come attore sia finito. Spero di no. Comunque… quando ho iniziato, credo che gli spettatori si aspettassero un attore con una fisicità diversa dalla mia. Alla fine però è prevalsa la bravura di Camilleri che ha creato un commissario con un caratteraccio… da gentiluomo: con un senso etico, uomo forte e debole allo stesso tempo. Un siciliano. Imparare il dialetto  non è stato così difficile, più complicato è stato entrare nell’identità di Montalbano così com’ era uscito dalla mente dell’autore. Molto merito va anche al regista Alberto Sironi se noi attori siamo riusciti a entrare nello spirito voluto da Camilleri. A proposito di Andrea… lui è arrivato sul set una volta sola e non ha interferito. Insegnando  che quando un autore vende i diritti della propria opera, poi se ne deve staccare affidandosi alla bravura di altri.”
Continua con il successo di Montalbano:
“La fiction è stata venduta in mezzo mondo. Pure la Bbc l’ha comprata. Unica fiction italiana in trent’anni dopo la Piovra.”
Non ha voluto dire, Zingaretti, se altri episodi tratti dai libri di Camilleri saranno girati, insistendo sulla reticenza. Unico momento di lieve tensione in tutta la durata dell’intervista.
Per finire  con il suo successo personale:
“La parola successo non mi piace, preferisco popolarità. Quella non mi manca. Qualche giorno fa passeggiavo a Padova con la mia compagna. Si ferma un pullman e ne scende una quantità di… australiani. Mi avevano riconosciuto. Giuro che ero convinto di essere su “Scherzi a parte”. Montalbano mi ha reso popolare in tutto il mondo.”
E ci sono altri ruoli in cui potremo vedere Luca Zingaretti: come finanziere d’assalto in un film di Pupi Avati e nell’epoca del Risorgimento nel film di Mario Martone.
Ida Ferrari
 
 

l'Unità, 24.3.2009
Lo chef consiglia
Montalbano è allibito: le «mele marce» di Genova e i precedenti di Bolzaneto
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

WUZ, 24.3.2009
Il personaggio. L’attore racconta il rapporto con il commissario di Camilleri
"Il sonaglio" di Andrea Camilleri
"Le notti, quanno sinni stava corcato, ‘ste storie gli tornavano tutte a menti e lui se le ripassava tinennosi abbrazzato a Beba e a ogni ripasso si firmava supra a un dittaglio, a un particolari della scena. Aiimaginarisi a Pasifae mittuta alla picorina, sutta alle potenti ‘ncarcate di un toro, ‘na mità del sò sangue gli acchianava al ciriveddro e l’autra mità ‘nveci gli scinniva ‘n mezzo alle gamme, facennogli addivintari la parti di sutta accussì dura che spisso si doviva piegari in dù per il forti duluri che gli faciva."

Fiaba, mito, racconto contadino, quest’ultimo romanzo di Camilleri riesce ad essere evocativo di lontane vicende di fanciulle tramutate in piante o in animali, di dei che si calano sotto le piume di un cigno o si trasformano in altri meno nobili animali: tutto ciò in una Sicilia carica ancora dei suoi miti, tutto ciò sempre e comunque per amore.
Ma "Il sonaglio" è anche il ricordo di storie raccontate la sera a veglia dalle vecchie che, come l’Ernesta del romanzo, conoscono avventure, vicende strabilianti di uomini, animali e natura che incantano il loro pubblico di contadini e pastori.
Ed è anche la fiaba che trasforma il più umile dei sudditi in principe grazie all’amore e alle prove che riesce a superare per essere degno di tanto premio.
Se Camilleri dichiara che la trilogia fantastica, di cui questo romanzo fa parte, è ciò che di meglio ha scritto, si è davvero tentati di dargli ragione. Innegabile il fascino e la passione di un racconto che in fondo non ha un vero intreccio se non le solitudini del pastore Giurlà compensate dalla sua duplice iniziazione, al lavoro e al sesso, e dal legame ogni giorno più intenso con la capra Beba.
Il nome è caro a Camilleri se lo assegna alla moglie del libertino Mimì Augello nelle avventure di Montalbano, donna che vince tutte le innumerevoli concorrenti e doma quel terribile tombeur de femmes. Ugualmente il giovanissimo Giurlà, che ha appena scoperto il sesso con l’arrendevole Rosa, che è onesto nel lavoro e fedele al padrone, che sa pescare i pesci con le mani e proteggere il suo gregge da ogni aggressione, che non abbandona i genitori in difficoltà, ugualmente saprà amare solamente e definitivamente la sua umanissima capra Beba. E la natura con la forza degli istinti e con il ribollire primaverile dei sensi viene ad affermarsi anche attraverso i versi di Lucrezio che il semianalfabeta Giurlà scopre in un libro trovato nel fondo di una cassa abbandonata.
C’è un’altra figura "femminile" nel romanzo, oltre a Beba: è Anita. Misteriosa e bellissima, vera principessa protetta dall’amorevole padre, il marchese di Santa Brigida che ne tutela il riserbo e il desiderio di solitudine, e che davanti al rischio di perderla acconsentirà a ogni sua richiesta. Anita è la "principessa", è la donna innamorata, è la fata in pericolo, Anita è la passione che uccide, è il miracolo dell'amore, è...
Il finale, magico e fiabesco, non può essere rivelato, ma ogni lettore accorto lo potrà prevedere leggendo questo romanzo poetico e delicato anche quando tratteggia aspetti della vita del pastore che altrimenti potrebbero turbare o scandalizzare: la capacità creativa sa trasfigurare e purificare ogni cosa.
Grazia Casagrande
 
 

La Sicilia, 24.3.2009
Il personaggio. L’attore racconta il rapporto con il commissario di Camilleri
«Io, 10 anni da Montalbano»
Luca Zingaretti: «Adesso sarò un finanziere d’assalto per Pupi Avati»
«Andrea mi disse: “Lasciati andare e non mi rompere più i cabasisi”». Al cinema anche nel film di Mario Martone

Brescia.  «Luca, lasciati andare e non mi rompere più i cabasisi», dichiarò Andrea Camilleri a un Luca Zingaretti che lo aveva avuto insegnante in Accademia e lo perseguitava perché sentiva «di non riuscire a far vivere il personaggio», durante la prima settimana di riprese del primo Montalbano tv. Era il 1998. Andò in onda l'anno dopo, dieci anni fa, e nel frattempo è diventato uno dei programmi più visti della storia tv, facendo di Zingaretti, che sarà un finanziere d'assalto nel prossimo film di Avati, intitolato provvisoriamente "Il primo figlio" con Laura Morante, uno dei divi più amati in assoluto dal pubblico. E, per quello femminile, anche un sex symbol, come si è visto domenica a Brescia, dove ha ricevuto il premio Carriera Gialla a conclusione del festival “A qualcuno piace giallo”.
Sino a oggi sono 18 gli episodi girati e in totale le varie puntate hanno avuto 64 repliche, ognuna con ormai 31 milioni di spettatori in media. Dopo la Piovra è la prima fiction italiana comprata dalla Bbc e poi in tutto il mondo, dove ha avuto 750 milioni di spettatori. «Pochi giorni fa ero a Perugia col mio spettacolo teatrale Ligheia di Tomasi di Lampedusa e per strada, usciti da un pullman, sono stato assalito da una torma di inglesi: dicevano di essere turisti australiani e mi chiamavano Montalbano cercando di farsi foto con me. Pensai di essere su Scherzi a parte», racconta Zingaretti, che conserva il suo spirito e la sua ottica da mediano, da quel centrocampista «dal radioso futuro davanti», come tiene a sottolineare, che aveva quando lasciò la squadra del Rimini «per amore e per entrare in accademia».
[...]
Quanto a “nuovi” Montalbano dice che davvero non ne sa nulla. Certo lui spera di sganciarsi da questa figura ingombrante, cui è «affezionato come a un amico lontano, che ogni tanto si va a trovare e cui ogni tanto pensi».
Per il commissario di Vigata dice di dovere molto a Camilleri, ma anche al regista Alberto Sironi, che gira con tempi da film e con una squadra tutta di ottimi attori. Col suo personaggio Zingaretti conclude dicendo di avere in comune solo l'irascibiità, mentre gli invidia «quella capacità di guardarsi dentro con serenità e capire cosa lo rende sereno, sapendo rinunciare a onori e scelte che invece lo costringerebbero a cambiare la sua vita».
Paolo Petroni
 
 

AGI, 24.3.2009
Rai Trade: 'Screenings' da domani a Taormina con 200 buyers

Roma - [...] Non mancheranno comunque gli ultimi, recenti episodi della serie "Il Commissario Montalbano" che la clientela internazionale ancora non conosce. "Abbiamo presidiato il territorio, ampliato la forza vendite, e sviluppato il mercato - spiega Carlo Nardello, amministratore delegato di Rai Trade -. Grazie al nostro team, siamo riusciti a farlo in un momento di forte crisi anche per il settore dell'audiovisivo internazionale e, dopo il successo ottenuto con la distribuzione del 'Commissario Montalbano' in Inghilterra (BBC) e Germania (Zdf), a Taormina registriamo anche un aumento del 25 per cento delle presenze dei buyers.
[...]
 
 

l'Unità, 25.3.2009
Lo chef consiglia
Nel Pdl il brodo di coltura del fascismo redivivo. Resta il bisogno di antifascismo
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica, 25.3.2009
Il fenomeno Camilleri mister 21 milioni

Se nella classifica dei best seller italiani non compare, non se ne adonterà troppo. E nemmeno se nessuno dei suoi libri ha venduto più di un milione di copie. Perché Andrea Camilleri scrive i suoi romanzi in cima a un inarrivabile Everest di 21 milioni di libri venduti in Italia. Qualche cifra nel dettaglio: 15 milioni sono il venduto dei libri pubblicati da Sellerio, che ammontano a ventotto titoli ("Il sonaglio", appena uscito, non è compreso). E sei milioni sono invece il risultato dei quattordici stampati da Mondadori (esclusi i due Merdiani [errore di stampa, NdCFC] che ne antologizzano l'opera). I romanzi più venduti hanno per protagonista il commissario Montalbano. Sono "La gita a Tindari" (900.00 copie) seguito da "La vampa d'agosto" e "L'età del dubbio" (800.000 ciascuno, tutti Sellerio). Superati gli ottanta anni, Camilleri continua a scrivere con una produttività prodigiosa, e l'unico precedente che può venire alla mente è quello di Georges Simenon. E come il maestro belga anche quello siciliano continua da un lato a rassicurare i suoi lettori con la serie di Montalbano, dall'altro a sorprenderli e inquietarli con gli altri romanzi. Come la "trilogia fantastica" appena chiusa dal "Sonaglio".
 
 

Gazzetta del Sud, 25.3.2009
Delegazione iblea alla borsa del turismo
Archeologia e mare della nostra terra conquistano Berlino

[...]
La platea era stata resa ancor meglio disposta verso la terra iblea dalla notizia che la Zdf, tv pubblica molto seguita in Germania ed in Austria, aveva acquistato dodici episodi del commissario Montalbano. Sebbene fino ad oggi siano state mandate in onda solo le prime quattro puntate, Montalbano è già un mito, al punto che molte librerie danno risalto ad ogni nuovo romanzo di Camilleri.
[...]
Gianni Papa
 
 

Corriere delle Alpi, 25.3.2009
Agenda
Conferenze di Heliopolis

Due appuntamenti di primavera per l’associazione culturale Heliopolis, in collaborazione con il dipartimento di discipline linguistiche, comunicative e dello spettacolo dell’ateneo di Padova. [...] Il secondo incontro è per il 6 maggio, sul tema «Camilleri, Caravaggio e le sorti del romanzo storico» con Vantina Gallo.
 
 

l'Unità, 26.3.2009
Lo chef consiglia
Studenti guerriglieri perché non eletti? E lei, sior Brunetta da chi è stato eletto?
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Il Tirreno, 26.3.2009
Galileo superstar: convegni mostre, spettacoli e lezioni

Pisa. Film, mostre, conferenze, teatro, congressi e lezioni per l’atteso anno dedicato a Galileo. Il ricco programma è stato presentato l’altra mattina a palazzo Gambacorti alla presenza degli enti e delle istituzioni che hanno partecipato all’iniziativa.
[...]
«Fra gli appuntamenti più prestigiosi di questo ricco calendario che si protrarrà fino al 30 ottobre - ricorda l’assessore Panichi - ci teniamo a sottolineare [...] un’intervista impossibile a Galilei fatta a teatro, al Verdi, il 6 giugno alle 21, dallo scrittore Andrea Camilleri».
[...]
 
 

Il Riformista, 26.3.2009
Camilleri
Vigàta addio, ecco la Sicilia primitiva
Gianni Bonina
 
 

NonSoloCinema, 26.3.2009
Natura, Amore, Mito
"Il sonaglio" di Andrea Camilleri
Terzo episodio della trilogia della metamorfosi, quest’ultimo lavoro del prolifero Camilleri affonda le sue radici nella Sicilia più vera: quella fra mito, favola e letteratura greco-latina, quella dei “cunti” contadini affascinanti, ricchi di poesia e di antica saggezza.

Un Camilleri più “landolfiano” che “pirandelliano” in questa terza narrazione di trasformazioni femminili in cui non leggiamo di un vero e proprio mutamento, ma piuttosto di una struggente riabilitazione umana della capra Beba, un suo riscatto che sottolinea come la dimensione umana fatta di garbo, gentilezza, amore gratuito non sempre si ravvisi dove si immagina.
Il giovane pescatore Giurlà vive nella poverissima Vigata dei primi del ‘900 quando un emissario dei proprietari delle miniere di zolfo giunge sulla costa per reclutare manodopera a basso costo che sostituisca le povere vittime dell’ennesimo disastro minerario. La miseria delle famiglie spesso favorisce la “vendita” dei figli per questo lavoro pesantissimo e pericoloso, ma il padre di Giurlà, nonostante gli scarsi mezzi economici, si rifiuta di seppellire il giovane figlio e piuttosto decide di mandarlo, come mandriano di capre, nelle campagne di un ricco possidente di Castrogiovanni – l’attuale Enna.
Giurlà ama il mare, ma impara anche a conoscere e amare la campagna con la sua natura brulla, con il lago ghiacciato e trasparente. Impara a conoscere anche il suo gregge di capre e fra tutte Beba con cui stabilisce un rapporto fra l’umano e l’animalesco. Ma i veri animali sono piuttosto gli uomini: gli amici vigatesi di Giurlà che sfogano istinti bestiali approfittando di una ragazza disabile. La crescita fisica del solitario adolescente avviene in mezzo a una natura di una bellezza mitologica, accanto ad una capra fedele e gelosa; mentre la lettura dei versi tradotti di Lucrezio, scoperti in un libro rinvenuto per caso e i racconti “a veglia” di una vecchia contadina costituiscono il tessuto letterario su cui si innesta la sua maturazione intellettuale.
A fare da sfondo all’”amore” selvatico fra Giurlà e Beba ci sono le donne: allegre contadine e mandriane che salgono al pascolo per la mungitura e che parlano dell’amore e del sesso senza falsi moralismi ma con naturale e gioioso entusiasmo. Figura misteriosa e fortemente rappresentativa, la marchesina Anita che, con il suo segreto indicibile, indossando il sonaglio che già appartenne a Beba, rende “rispettabile” la passione di Giurlà diventando sua moglie.
Ancora una volta il linguaggio personalissimo di Camilleri ha un posto di spicco e rende ancora più avvincente il racconto. Dà sapore, colore, tono a questa narrazione appropriandosi sempre più di un dialetto impareggiabile usato con maestria per descriverci, con fluente libertà espressiva, di anime che trasmigrano, di amori struggenti e romantici, di paesaggi arsi e selvatici.
Maria Chiara Alfieri
 
 

l'Unità, 27.3.2009
Lo chef consiglia
Su Aids e preservativo il Vaticano riconoscerà i suoi errori. Nel 4018, forse
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

IMGPress, 27.3.2009
Stracult
La capra Beba e la tettona Cristina

[…]
E quindi scartata l'idea di vedere la tv... riabilitati dalla Henger i film porno... forse non ci rimane che leggere un bel libro. Ed ecco la sorpresa. Amando leggere il Maestro Andrea Camilleri mi soffermo alla recensione dell'ultimo libro “Il Sonaglio” (pp.195 euro 12 Sellerio) scritta da Gianni Bonina su Il Riformista. Spiega il giornalista che il personaggio Giurlà Savatteri “diventa definitivamente pastore perchè si innamora di una capretta... giovane come lui. Una capretta che agisce come una donna: sa amare fino a volere la morte se è abbandonata, fare sesso fino allo sfinimento ed essere anche gelosissima.... Beba è una capra che maschera un'identità di donna e muore per incarnarsi in una marchesina...” Certo è solo un romanzo... ma che fatica... Ora chiediamo alla Henger se dopo aver letto Camilleri non ci spiega che è meglio un film porno che un buon libro.... Come diceva mia nonna.. “dove andremo a finire???”
Francesco Pira
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.3.2009
Parla Vicente Gonzalez Martìn direttore della cattedra di cultura isolana
La Sicilia in Spagna
"Sciascia e Bonaviri amici di Salamanca"

[…]
In Italia da tempo spopola il siculo Camilleri. E in Spagna?
”Ha un grande successo, ma sono molto critico con le traduzioni dei suoi libri”.
Cosa rimprovera alla traduttrice Antonia Menini Pagès?
”Non ha fatto altro che tradurre le parole siciliane in italiano e da qui in spagnolo. Un obbrobrio che non tiene conto dell’invenzione linguistica di Camilleri. Ci voleva un filologo per rendere giustizia al linguaggio dello scrittore di Porto Empedocle”.
[…]
Tano Gullo
 
 

l'Unità, 28.3.2009
Lo chef consiglia
Biotestamento, una vergogna. Sarà il grimaldello per scassinare altre libertà
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

l'Unità, 29.3.2009
Lo chef consiglia
Le più belle storie d’amore del Novecento le hanno scritte comunisti
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

La Stampa, 29.3.2009
Domenica con Marcello Veneziani Giornalista e scrittore ''Odio i romanzi criminali sul mio Sud''

[…]
Degli scritti di Sciascia sulla mafia, per esempio, lei cosa pensa?
«Certo aiutano a capire il fenomeno mafioso, ma lui critico' i professionisti dell'antimafia, non vorrei che nascessero i professionisti dell'anticamorra. Questo discorso si puo' allargare anche a un Bonfiglio [Sic!, NdCFC], Camilleri e vari scrittori magistrati che hanno trattato il Sud dalla feritoia della procura o dei commissariati».
[…]
Alain Elkann
 
 

Politicamente Scorretto, 29.3.2009
L'etica libera la bellezza
Casalecchio di Reno (BO), ore 17:00, Piazza delle Culture

Edizione speciale di "Politicamente Scorretto", con l'anteprima nazionale di Una passeggiata con Andrea Camilleri per i paesi di mafia in Sicilia, documentario realizzato dalla redazione di Telejato presentato da Carlo Lucarelli con Pino Maniaci (ideatore e direttore di Telejato).
«Il documentario racconta la storia della mafia in Sicilia - dice Pino Maniaci - È una passeggiata di Andrea Camilleri e mia che inizia a Porto Empedocle, dove lui è nato, e si snoda tra Palermo, Corleone, San Giuseppe Jato, Cinisi e Partinico. Mentre camminiamo per le strade parliamo delle famiglie, dell’organizzazione mafiosa, dei suoi capi e delle vittime, spesso anche nel nostro dialetto. È uno sguardo sulla Sicilia di ieri e di oggi che ha nei nostri occhi la speranza nel domani e nei giovani.»
[Il documentario non è stato presentato; Pino Maniaci ha dichiarato di aver subito il furto del computer, nel quale era conservato il video.
Andrea Camilleri ha smentito di aver preso parte alla realizzazione del documentario, NdCFC
]
 
 

La Repubblica, 30.3.2009
Lessico e nuvole
Il mattino ha l'oro in bocca

Il proverbio italiano scelto personalmente da Stanley Kubrick per il suo scrittore pazzo qui torna buono per parafrase la frasetta: "L'alacre meridian". Tutti i significati di "meridiano" derivano dal primo, che significa "a metà del giorno". Alacri fino a mezzogiorno, e poi sia quel che sia.
Tra i termini e i significati derivati c'è anche meridionale, che significa "nato a Mezzogiorno" - dove mezzogiorno non è più l'ora ma il punto cardinale che si indica con la stessa parola, il sud. L'alacre meridian, l'alacre Meridion: fa piacere che la prima versione sia l'anagramma di Andrea Camilleri, il nome dello scrittore che è uno specchiato esempio di alacrità meridionale, con sua quantità di libri (tutti best-seller o quasi) che ha pubblicato. Diciotto solo quelli con il personaggio di Montalbano.
Le cifre dei successi editoriali sono state fatte in un recente articolo di Repubblica, libro per libro. Lì veniva menzionata anche la circostanza per cui i libri più importanti di Camilleri sono stati raccolti in due volumi della prestigiosa collana dei Meridiani di Mondadori. Salvo che, come alcuni lettori si sono accorti, per una disgrazia si parlava dei "due Merdiani di Mondadori".
A scrivere la parola meridiani, in effetti, le dita si intersecano un po', come accade alla lingua con gli scioglilingua: ma certo il lapsus è dei più incresciosi. Oltretutto rovina anche l'anagramma.
Stefano Bartezzaghi
 
 

Corriere della Sera, 30.3.2009
Particelle elementari
Kadaré, Camilleri e la «legge di Orwell»
Gli scrittori più raffinati quando parlano di politica diventano mediocri e dozzinali

La stupefatta e amara constatazione di George Orwell non cessa di ricevere ogni giorno un profluvio di conferme. L'autore di «1984» notava che i migliori intellettuali, gli scrittori più raffinati, i pittori più creativi, i drammaturghi più brillanti, ogni volta che si pronunciavano sulle cose della politica diventavano, come vittime di un maligno sortilegio, mediocri, dozzinali, ottenebrati, persino sciocchi. Ma se questo drammatico morbo mentale colpisce anche un grande scrittore come l'albanese Ismail Kadaré, vuol dire davvero che la legge di Orwell (il simbolo dell'intellettuale preso a bersaglio dai suoi colleghi che lo condannarono all'isolamento politico) difficilmente conosce l'onta della smentita.
[...]
E' lo stesso dimezzamento che del resto colpisce uno scrittore spiritoso e ironico come Andrea Camilleri: geniale come artefice del commissario Montalbano, smisuratamente banale quando affronta il giudizio storico-politico. Sull'Unità si fa prendere così intensamente dal lirismo rivoluzionario da attribuire a «tre poeti comunisti» le «più belle poesie d'amore di tutta la letteratura del Novecento». Per Camilleri c'è anche il «Dottor Zivago». Forse il romanzo scritto dallo stesso Pasternak sadicamente perseguitato e revocato da Kadaré? Sì, risponde Camilleri, ma «checché se ne dica, il romanzo non può essere spacciato per anticomunista». Tuttavia, checché se ne dica, non la pensavano allo stesso modo i censori sovietici che non risulta abbiano cercato di soffocare la voce di Pasternak per via dell'amore troppo intenso tra Zivago e Lara. Almeno, direbbe Kadaré, «a prima vista».
Pierluigi Battista
 
 

La Provincia, 30.3.2009
«Ma agli editori qualche volta si deve dire no»

Come faceva rilevare la rubrica «Le vespe» del Sole 24Ore, a proposito di Roberto Saviano, è che c’è una certa invidia nei confronti del suo successo, che è un successo mondiale, e che chiaramente disturba molto anche autori che non hanno un’uguale affermazione. Questo vale anche per le critiche rivolte ad Andrea Vitali, in una forma molto diversa perché lo scrittore bellanese non è così famoso, anche se certamente è uno scrittore popolare. C’è tuttavia una regola, valida non solo per Vitali, che a volte la quantità va a scapito della qualità: sicuramente si potrebbero fare molti altri esempi di scrittori. Pensiamo allo stesso Camilleri, a volte non ne imbrocca qualcuna, eppure nonostante questo continua a vendere: non è che tutti i romanzi di Camilleri siano ugualmente degni di essere letti, ogni tanto anche lui sonnecchia o lavora un po’ con la mano sinistra. Spesso il problema è l’editore che pretende dall’autore un altro titolo: questa è anche un po’ una condanna a doppio senso. Alla fine diventa un meccanismo che tende a replicarsi proprio per ragioni di mercato, perché è lo stesso editore che sollecita. Bisognerebbe che gli scrittori avessero la serietà di dire: «No, quest’anno non ho l’ispirazione , mi lasci un po’ più di tempo». Possiamo affermare tuttavia che l’esercizio della critica, della recensione come tale è sempre più raro, e quindi magari c’è una tendenza a sparare contro chi è molto affermato.
Riccardo Chiaberge (Responsabile dell’edizione domenicale del «Sole24Ore»)
(Testo raccolto da Manuela Moretti)

 
 

Cinecorriere.it, 30.3.2009
Rai Trade Screening 2009: bilancio positivo

Dagli Screenings organizzati da Rai Trade a Taormina è arrivato un segnale chiaro: l’audiovisivo italiano piace. E molto. Gli oltre 200 buyers e broadcaster, arrivati da 70 Paesi in Sicilia, hanno visionato vecchie e nuove produzioni di film, fiction e documentari presenti all’interno del catalogo internazionale di Rai Trade.
Da registrare il forte ritorno di interesse da parte delle emittenti latinoamericane verso i prodotti italiani: "Commissario Montalbano", "Ispettore Coliandro" e "Commissario Manara" in primis.
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In Europa, invece, Rai Trade ha consolidato la sua posizione grazie alle produzioni 2008/2009. Così "Il Commissario Montalbano" ha trovato nuovi territori (Ucraina, Kazakistan) e vecchie conferme. Gli ultimi quattro episodi verranno visti in Scandinavia mentre sono in stato avanzato le trattative per cedere i diritti dell’intera serie alla BBC per i territori di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda. Insieme a Montalbano anche Coliandro e Manara dovrebbero approdare in Oriente: le trattative con le tv di Cina e India sono infatti quasi arrivate alla firma.
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l'Unità, 31.3.2009
Lo chef consiglia
Se il rumeno innocente si ritrova da Vespa, vittima sacrificata alla sicurezza
Saverio Lodato / Andrea Camilleri
 
 

Riviera24.it, 31.3.2009
Tra le firme illustri, il numero 1 si apre con il racconto della Genova di Andrea Camilleri. Blue tratta di cultura, economia, società, turismo e tempo libero
In edicola da giovedì "Blue", mensile in italiano e inglese, parlerà di Genova e di Liguria

Sarà in edicola da giovedì un nuovo magazine internazionale di Sagep. Si chiama Blue, è un mensile bilingue, in italiano e inglese, e parlerà di Genova e di Liguria. Sarà distribuito in tutto il Nord Ovest e nelle grandi città d'Italia e d'Europa. Blue promuove il territorio facendo informazione, proponendo rubriche di servizio e portando testimonianze eccellenti. Tra le firme illustri, il numero 1 si apre con il racconto della Genova di Andrea Camilleri. Blue tratta di cultura, economia, società, turismo e tempo libero.
Ma. Gu
 
 

La Stampa, 31.3.2009
Reportage
"Nonno Libero per noi cinesi è un sovversivo"
Al Paese dei figli unici non piace la famiglia allargata di Banfi

Cannes. In giapponese suona più perentorio. «Montalbano sòno», tradotto per i nipponici, perde in bonomia ma acquista in autorevolezza. Però a loro, ai giapponesi, piace così, come del resto ai filippini che, grazie alla traduzione in thagallo, potranno meglio apprezzare le doti espressive di Zingaretti. Girando per il Mip Tv di Cannes, il mercatone dei nostri prodotti televisivi appetiti all’estero, gran bazar delle opportunità messo in piedi per i compratori stranieri da RaiTrade, si ha uno spaccato non male di come, lontano da noi, vedono noi. A parte il commissario Montalbano con gli occhi a mandorla che ha già varato i nuovi episodi pronti per espatriare [...].
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Michela Tamburrino
 
 

Adnkronos, 31.3.2009
TV: Presto il Commissario Montalbano sbarchera' su BBC

Cannes (Francia) - Il Commissario Montalbano, dopo il successo avuto in tutta Europa, sbarchera' presto sulla Bbc. E' una delle novita' che emergono dal Miptv, il festival internazionale della televisione in corso a Cannes. Bbc4, il canale digitale della televisione inglese, ha gia' trasmesso due episodi del commissario di Vigata. Un test andato molto bene e, da quanto apprende l'ADNKRONOS, le trattative per le rimanenti 16 puntate dovrebbero presto chiudersi con successo. L'estate scorsa alcuni episodi di Montalbano sono stati proiettati anche per i poliziotti di Scotland Yard e il personaggio interpretato da Luca Zingaretti e' andato anche gia' in onda anche su alcune TV locali nordamericane oltre ad aver riscosso successo pure in Australia su Sbs Television, la televisione pubblica.
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Il Tempo, 31.3.2009
Il giallo in tv batte anche il reality
Ascolti d'oro con carabinieri, distretti e commissari. Da stasera su Canale 5 "Squadra Antimafia - Palermo oggi".

Il colore della fiction tv? È il giallo, con qualche venatura di noir. Chi fa televisione sa che puntando sul poliziesco si scommette quasi sul sicuro. E allora tra le reti è un fiorire di distretti, commissari, carabinieri: tutti prodotti italiani di ottima qualità.
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Sul versante Rai, si guarda con grande fiducia al genere che, in termini di ascolti, ha conosciuto il suo trionfo con il «Commissario Montalbano», una delle fiction più amate dagli italiani. Tratto dai romanzi di Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti, Montalbano ha raggiunto le 18 puntate (ognuna è un film, girato con tecniche cinematografiche) ed è già in programma la realizzazione di quattro nuovi episodi. Il Commissario Montalbano piace talmente che ha ottenuto ascolti eccezionali anche con le repliche.
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Antonio Angeli
 
 

La Stampa, 31.3.2009

Cuneo. Cetta Berardo e' una scrittrice «golosa»: ama il cibo e lo studia nelle sua dimensione simbolica. Ne ricerca le tracce in diverse espressioni della creativita' e del pensiero umano, nel cinema, nella letteratura, nell'arte. Non poteva non incontrare su questa strada il commissario Montalbano che, com'e' noto, e' uomo dal palato fine, non meno di Pepe Carvalho, il suo alter ego spagnolo, uscito dalla penna di Montalban. All'eroe di Camilleri, Cetta Berardo ha dedicato «Le golosita' del Commissario». Che cosa rappresenta il cibo per Montalbano? «La sensorialita' che e' poi quella di Camilleri. In tutti i venti romanzi di cui e' protagonista il commissario, si da' molta importanza ai colori e ai gusti. Il cibo diventa rito: il rituale del silenzio. Poi la sensualita' passa alle donne». Da Nero Wolfe in poi, detective e cibo vanno d'accordo. «Si', ma in modo diverso. Mentre investigatori anglosassoni o Poirot c'informano delle tappe del ragionamento, Montalbano ha un approccio istintivo. Si siede a tavola, davanti a un piatto di ''pasta ncasciata'', e mette da parte il caso per raggiungere il Nirvana, l'apice del gusto. Poi ridiscende sulla terra e, rigenerato, riprende il lavoro». Il libro comprende le «ricette goduriose». «Prendendo spunto dalle ''Lezioni americane'' di Calvino, sono andata a recuperare nei romanzi i piatti che il commissario ama di piu' e li ho raccolti secondo temi: la passione, la fragranza, la delicatezza, l'incantamento ovvero la ''malia d'amuri''». Fanno coppia con le «Ricette immorali» di Montalban? «Quelle le avevo gia' utilizzate parlando del cioccolato e del tartufo, ma anche se Pepe Carvalho ha ispirato il commissario Montalbano di Camilleri, non mi sono sembrate adatte al personaggio. Meglio la leggerezza». Ha potuto incontrare Luca Zingaretti, il Montalbano della serie televisiva, quand'era a Saluzzo per le riprese del suo nuovo film? «Non ho fatto in tempo ad avere il libro. Ma gliene ho inviato ora una copia via e-mail. Mi ha risposto molto simpaticamente promettendo di leggerlo». Quale ricetta del commissario consiglia di assaggiare? «La pasta ncasciata o i piatti di pesce, le spigole, le triglie, perche' in questi piatti Camilleri rievoca il mare e il suo paese. Sono quelli a piu' alto contenuto affettivo. In Montalbano c'e' il suo autore, come sempre capita nei romanzi».
 
 

 


 
Last modified Saturday, July, 16, 2011