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RASSEGNA STAMPA

SETTEMBRE 2011

 
Il Piccolo, 1.9.2011
Attacco il capitalismo finanziario
Edito come tutti gli altri suoi romanzi da Iperborea, la casa editrice che ha contribuito a diffondere in Italia la letteratura del nord Europa, “I poeti morti non scrivono gialli” (pp. 257, € 18) sarà presentato il 7 settembre a Mantova al Festivaletteratura. Per Björn Larsson un importante ritorno dopo il successo del 2009 con “Otto personaggi (in cerca) con autore”. Lo scrittore svedese dialogherà alle 16.15 al Museo Diocesano con il giornalista e giallista Luca Crovi.

[...]
Come pensa sarà accolto in Italia dove il lettore è abituato a conoscerla in altro modo?
«Mi auguro che il lettore apprezzi il gioco, ma sono convinto che piacerà perché la storia è movimentata, ed ha anche una certa ironia alla Camilleri. Nel giallo svedese invece non si sorride mai, non c’è un momento di riposo. È serio, serio, serio mentre in quello italiano l’ironia avverte che non si tratta della realtà. Ecco io mi sento vicino a Camilleri per l’ironia e a Calvino per l’estetica».
[...]
Sergio Buonadonna
 
 

Giornale di Brescia, 1.9.2011
Viaggi
Sicilia. Montalbano, solo un pretesto per visitare l'isola

Vivere in un set cinematografico. Una suggestione in più per un viaggio in Sicilia. Nello specifico nel Ragusano, dove si gira il «Commissario Montalbano». Per rendersi conto che non è tutta fiction. Anzi, tutt'altro. Esiste davvero la casa affacciata sul mare (è un bed and breakfast a Punta Secca), o il ristorantino «Enzo a mare» dove servono moscardini ai ferri, spaghetti ai ricci e grigliata di pesce. Esiste davvero il lungomare di Donna Lucata per romantiche passeggiate al tramonto, o lo straordinario (perché fuori dall'ordinario per originalità archiettetonica) castello di Donna Fugata. Gli appassionati lettori di Camilleri, nonché della serie tv che dai romanzi gialli dell'autore di Porto Empedocle sono stati tratti, nella parte meridionale della Trinacria possono riconoscere i molti scorci e panoramici ammirati sul piccolo schermo, assaporando gusti e profumi di una terra ricca di storia e tradizioni. Basta viaggiare per questo lembo di Sicilia per ritrovarli. A Sampieri ad esempio, si può visitare, pure con un pizzico di paura, la vecchia fornace, conosciuta come la «Mannara», ormai in disuso e fatiscente, ma pur sempre imponente. Nell'antica Ragusa Ibla, si riconosceranno i tanti vicoli e le salite come quelle che portano alla chiesa di Santa Maria delle Scale, o la piazza del Duomo. Oppure l'edificio in piazza Pola, che nella fiction diventa la sede del commissariato. Vale la pena raggiungere poi Scicli e Modica, cittadine dov'è il barocco a farla da padrone, attraversando l'altopiano ibleo, tra campi giallastri arsi dal sole puntellati dal verde di alberi secolari. Ma Montalbano offre solo il pretesto per conoscere quest'isola magica. Da Punta Secca ci si può spostare, anche con una bicicletta presa a nolo, a Camarina per una visita al Parco archeologico. Qui infatti nel 598 a.C. siracusani e corinzi crearono una città. Ricco di reperti il museo - impressionante è ad esempio la sala delle anfore -, mentre la visita ai resti della città è piuttosto deludente. Sorprendente invece Palazzolo Acreide, cittadina dichiarata patrimonio universale dell'Unesco, dove si può ammirare un antico teatro greco posto sulla cima di una collina, tra cielo e terra, con seicento posti a sedere. Singolare, tra gli antichi palazzi, quello che i palazzolesi definiscono il più lungo balcone d'Europa, sostenuto da faccioni mostruosi, uno diverso dall'altro, dove trovano casa le rondini. Vale la pena poi una sosta nel Museo dei Viaggiatori in Sicilia che raccoglie le testimonianze di chi, nel Settecento e nell'Ottocento raffigurava monumenti, usi e costumi.
Daniela Zorat
 
 

DavideMaggio, 2.9.2011
Dov’e’ mia figlia? Parte l’8 settembre e gioca d’anticipo su Il segreto dell’acqua. Rai1 risponde con Montalbano!

Non può iniziare una nuova stagione televisiva senza che gli strateghi Mediaset mettano mano ai palinsesti last minute. A dare il là al valzer degli spostamenti quest’anno è Dov’è mia figlia?. La fiction thriller in quattro puntate, con Claudio Amendola e Serena Autieri, che avrebbe dovuto esordire domenica 11 settembre anticipa a giovedi 8. Una decisione saggia (ergo tardiva) perchè domenica 11 è prevista la partenza della temibile miniserie di Rai1 Il Segreto dell’Acqua con Riccardo Scamarcio.
E’ ’risaputo’, infatti, che quando due nuove serie Rai e Mediaset si scontrano al debutto, per di più in una giornata come quella domenicale, bestia nera per la rete di Massimo Donelli, a partire in svantaggio è sempre il Biscione. Inoltre così facendo Canale 5 avrebbe messo i bastoni tra le ruote a Vengo anch’io, pilot di uno show con protagoniste delle famiglie che si confrontano in varie discipline, condotto da Fabrizio Frizzi. Peccato che la Rai per tutta risposta abbia anticipato lo show a domenica 4 (dopo domani) lasciando al solito Commissario Montalbano l’onere di sfidare la fiction targata Mediavivere.
[…]
Mattia Buonocore
 
 

L’Arena, 3.9.2011
Il premio alla carriera «Montalbano? No non voglio farlo morire»
Andrea Camilleri

Lui, che è stato definito l'unico regista teatrale che potrebbe dare del "tu" a Pirandello, si arrabbia se lo chiamate "maestro": «Mi viene l'orticaria», confessa. Smentisce di essere candidato al Nobel: «Sono uno dei nomi sui quali si divertono a scommettere. Faccio parte di un blocchetto. Tutto qui». Racconta di avere già pronto l'ultimo Montalbano: «L'ho scritto sei anni fa, quando ho compiuto 80 anni. Ma non ci penso proprio a farlo morire».
Loda gli industriali veneti: «In un momento in cui tutti pensano che la cultura sia l'ultima ruota del carro, loro ci credono e investono, perché ritengono che la cultura sia trainante nella società. È giusto omaggiarli. E se lo dico io che appartengo a un'altra parrocchia...». Lucido e brillante, Andrea Camilleri è molto più che uno scrittore: Andrea Tomat, presidente degli industriali veneti e della Fondazione Campiello, lo battezza come "un esempio di made in Italy" letterario: dieci milioni di copie vendute e tradotto in 35 lingue. Questa sera riceve il premio alla carriera dalla Fondazione Campiello: per lui è anche un regalo di compleanno, visto che martedì compie 86 anni.
Quanti premi ha vinto?
Tutti quelli intitolati a uno scrittore, tranne il Brancati. E molti altri, il Bancarella e il Mondello. Adesso ho vinto anche il Campiello, che è il più importante. Ormai non mi muovo molto, ma ci tenevo a essere qui.
Perché?
Intanto per un ricordo: ho dormito una settimana intera dentro La Fenice, quando ero aiuto di Orazio Costa Giovangigli e stavamo allestendo Liolà di Pirandello. A parte questo, la verità è che questo premio mi ha commosso.
Per quale ragione?
Per due motivi. Perché viene assegnato a un siciliano nell'anno del 150° dell'Unità d'Italia. E io mi sono sempre definito un italiano nato in Sicilia. Il secondo motivo è che dovevo rendere omaggio a degli industriali i quali pensano che la cultura sia trainante nella società, mentre in Italia è considerata l'ultima ruota del carro. Hanno un grande merito. Mica perché hanno dato il premio a me: penso ai cinque scrittori che arrivano alla finale.
Non ci sono troppi premi letterari?
Sì, ce ne sono tantissimi, qualcuno anche a pagamento. È come i libri: se ne pubblicano tantissimi, ma quelli buoni sono pochi.
Il più curioso premio che ha vinto?
Da una giuria di un'isola nel nord della Francia riunita su un peschereccio. Hanno premiato Il birraio di Preston con questa motivazione: "È un buon libro". Geniale.
È vero che è candidato al Nobel?
Non l'hanno dato a grandissimi come Mario Luzi o Philip Roth e lo danno a me? Via... Forse è proprio per questo. No, non sono candidato a nulla. Sono solo gli scommettitori che fanno il mio nome per far giocare le persone.
Sarebbe possibile scrivere un libro sull'attuale situazione in Italia?
Nessuno lo può scrivere. La fantasia bisogna applicarla all'economia, perché ci vuole un colpo d'ala. Non basta una pezza, ci vuole un vestito nuovo.
Di sicuro non bastano le idee che vengono smentite la mattina dopo.
È vero che ha già pronti tre libri su Montalbano?
Vero. Già consegnati anni fa. L'ultimo Montalbano l'ho scritto sei anni fa, quando ho compiuto ottant'anni e l'ho consegnato a Elvira Sellerio. Quando mi sarò stufato dirò: "Pubblicatelo". Ma per ora non ho intenzione di far morire Montalbano.
Un'anticipazione sull'ultimo Montalbano?
È un mega romanzo. Il commissario viene svegliato da una telefonata perché è stato scoperto un omicidio. Sul luogo del delitto coglie un dialogo tra paesani, in cui si fa riferimento al «Montalbano della televisione». E lui sente di avere un alter ego televisivo...
Lei ha prodotto negli anni Sessanta anche il commissario Maigret televisivo. Chi le è più simpatico tra i suoi commissari?
Non c'è dubbio, Jules Maigret. Montalbano non mi è simpatico. Oltretutto a Maigret devo anche la mia tecnica di scrittore, che è la stessa di Simenon.
Vale a dire?
Ero un produttore piuttosto puntiglioso e osservavo Diego Fabbri come lavorava alla sceneggiatura: smontava, destrutturava e rimontava le pagine.
Ho imparato da lì e messo da parte, mai immaginando che mi sarei messo a scrivere romanzi.
Quando è successo ho tirato fuori quanto avevo imparato.
C'è qualche differenza tra i due commissari?
Certo. Montalbano non si mette mai nei panni del morto, come invece fa Maigret. E poi Maigret è già sposato e sua moglie cucina benissimo. Montalbano non è sposato e Livia non è un granché in cucina...
Già, perché non li fa sposare?
Per quale motivo, per vivere la «noia quotidiana» come la definiva Eduardo?
Cosa accomuna invece i due commissari?
Non mi è mai piaciuto il giallo «hard boiled» anche se Chandler è Chandler, niente da dire. Ma a me interessa l'indagine intellettuale che può fare la nostra polizia: mi piacciono queste persone normali, che potresti anche invitare a cena, ma che hanno l'istinto della caccia.
Antonio Di Lorenzo
 
 

Gazzetta del Sud, 3.9.2011
Andrea Camilleri: «L'Italia è in crisi ma si riprenderà»

La cultura? «In Italia l'ultima ruota del carro. E, vista la situazione generale, ci vuole un colpo d'ala. Non basta una pezza, bisogna pensare al vestito nuovo».
Andrea Camilleri lo dice senza esitazioni nella conferenza stampa in cui commenta il premio che la Fondazione "Il Campiello" gli ha assegnato come personalità italiana della cultura. Riconoscimento che gli arriva nell'ambito del premio della 49. edizione conferito oggi a uno dei cinque finalisti in gara: Ernesto Ferrero, Maria Pia Ammirati, Giuseppe Lupo, Federica Manzon, Andrea Molesini.
«E se a 86 anni ho accettato di venire a Venezia la ragione è che – spiega parlando con il suo tono di voce basso – a premiarmi sono degli industriali per i quali, evidentemente in questi tempi di crisi pensano invece che la cultura sia trainante».
«Da parte mia che appartengo a un'altra parrocchia – aggiunge con a fianco il presidente della Fondazione del premio Andrea Tomat, rappresentante degli industriali veneti, promotori del "Campiello" – è un omaggio a loro che investono nella cultura». La seconda ragione invocata da Camilleri («alla mia età non mi muovo più tanto bene») sono «i 150 anni d'Italia. Io nato in Sicilia sono commosso da un premio veneziano». Sul rapporto tra Nord e Sud, lo scrittore sottolinea che è «sempre stato problematico. Nei miei romanzi, non quelli di Montalbano, ho cercato di spiegare che con l'Unità il Sud ha perso molto in termini di economia». I siciliani – continua – si «sono espressi a maggioranza bulgara nel 1860 per l'annessione al regno sabaudo. I problemi non sono sorti sull'idea di Unità ma sul come realizzarla. Il Sud ha però delle colpe: la mia Sicilia gode di un'autonomia che Bossi se la sogna, peccato che non la sappia usare. Anzi la usa male».
Ma i pensieri dello scrittore sul futuro non sono «pessimisti», a parte l'attuale quadro politico: «l'Italia, come me da piccolo – racconta – soffre di febbre da crescita. Non andrà a rotoli: passata la febbre, magari si scoprirà più lunga di qualche centimetro, proprio come avveniva a me». Poi le domande dei giornalisti scivolano su Montalbano. «Farlo morire? Non ci penso proprio. Quando finirà? Quando mi sarò stufato». E dice che quel libro sulla fine «in realtà, è già pronto». Sulla sua inesauribile produzione riguardo le avventure del commissario si schermisce, spiegando che non è colpa sua: «i libri li ho consegnati molto tempo fa, poi la casa editrice sceglie i tempi».
A chi gli domanda quando prenderà il Nobel, Camilleri risponde: «non sono candidato a nulla, sono soltanto gli scommettitori che fanno il mio nome per far giocare la gente. Se non l'hanno dato a Mario Luzi e a Philip Roth, non vedo perché dovrebbero assegnarlo a me. O forse è proprio per questo».
Massimo Lomonaco
 
 

Corriere della Sera / Corriere del Veneto, 3.9.2011
Il Campiello
Camilleri: «Le proteste contro l'Unità? Solo febbre di crescita»
Lo scrittore: era un dovere correre a Venezia. Riceve il premio alla carriera nel corso della finale alla Fenice

«Tranquilli, è ffrevi di criscenza ». Una febbre di crescenza: è la diffusa allergia verso l’unità nazionale secondo Andrea Camilleri, il quale dall’alto dei suoi ottantasei anni (li compirà fra tre giorni, sùbito dopo aver ricevuto il premio «Fondazione Campiello») pensa che dai travagli del presente l’Italia uscirà come lui, da bambino, da certi febbroni: cioè due centimetri più alto. La frase rassicurante era pronunciata ogni volta dalla nonna, al capezzale del nipotino. A Venezia, a ritirare un premio ch’egli stesso giudica il più importante della sua carriera, Camilleri giunge anziano e malfermo («mi muovo poco, ormai»), ma senza aver perso un briciolo del suo spirito. All’onnubilamento, del resto, si dice preparato, ma come a un’eventualità ancora lontana, per la quale ha già preso le opportune contromisure. E racconta ancora una volta del finale progettato per la serie del suo Montalbano. Il romanzo in cui il commissario muore, che è già pronto e chiuso in una cassaforte della sua casa editrice («temendo l’Alzheimer, quando mi venne in mente lo scrissi subito»).
La scena iniziale, che ogni volta, raccontata da lui, sembra di sentire e di «vedere» come ad averla davanti: «Montalbano viene svegliato da una telefonata, e deve andare sul luogo di un delitto, avvenuto in una strada percorsa solo dal dialogo aereo tra i curiosi affacciati alle finestre: "Montalbano arrivò!" "Cu, quello della televisione?" "No, quello vero!"». Un meta-romanzo. Uno scherzo. Voglia di scherzare Andrea Camilleri ne ha ancora tanta, persino nella plumbea oscurità del presente, sul quale non si sognerebbe mai di scrivere un romanzo: «un romanzo sulla situazione dell’Italia di oggi non lo scriverei. Su una situazione sì, ne ho anche scritti, ma sulla situazione…». Su quella, non ci sono parole neanche per lui. Sorpreso da un premio decretatogli dagli industriali del Veneto («rispetto ai quali, capirete, mi sento di tutt’altra parrocchia politica »), il grande vecchio dell’odierna letteratura di Sicilia accorre trascinato dall’amor di Patria («un dovere correre a Venezia dalla mia terra, nel centocinquantenario dell’Unità), ma anche da un moto d’ammirazione: «Scoprire che ci sono ancora degli industriali che considerano la cultura un bene trainante, vedere un simile atto di fede nella cultura in un momento in cui la cultura è l’ultima ruota del carro, mi ha stupito emi ha fatto riconoscere il grande merito di chi ha inventato il Campiello e di chi continua a tenerlo in vita». Eppoi ci sono i ricordi: quello di un’intera settimana passata a Venezia quando ancora non era uno scrittore e si occupava di regia teatrale: sette giorni e sette notti dentro la Fenice («i miei amici venivano a portarmi i cambi di biancheria: non uscivo mai») per assistere la regia di una messa in scena di Liolà di Pirandello. Non a caso, la più siciliana delle sue commedie: la pièce giusta per un «italiano nato in Sicilia», come Camilleri continua a volersi definire.
Un italiano sì: convinto che questa benedetta Unità andasse fatta, ma sia stata realizzata nel modo peggiore possibile. Un italiano che, come tutti i suoi connazionali, spera che da qualche parte il genio italico stia preparando un colpo d’ala della fantasia in favore non di un grande romanzo o di un’opera d’arte, ma di un salvataggio finanziario che avrebbe del miracoloso: «La fantasia oggi andrebbe applicata all’economia. Intanto - scherza - si potrebbe cominciare a progettare dei premi letterari che anziché in somme di denaro consistano in esenzioni d’imposta. Coi tempi che corrono…». Nessuno, del resto, osa chiedere al «maestro» (termine che lo fa arrabbiare: preferisce il semplice cognome, anche se tutti a Venezia lo chiamano così, secondo l’uso locale) a quanto ammonti il suo imponibile. Ben altri da quelli monetari sono i suoi tesori. Sentendolo parlare, si direbbe davvero che la letteratura è l’ultimo dei beni-rifugio (per l’anima, s’intende).
Lorenzo Tomasin
 
 

Corriere della Sera, 3.9.2011
Campiello. Il premio speciale
Camilleri: «Montalbano non morirà»

Camilleri è a Venezia, per ricevere - stasera durante il SuperCampiello - il Premio speciale. Lo scrittore, che compirà 86 anni martedì, incontra i cronisti. Per cominciare, rende omaggio agli industriali del Veneto «che hanno scelto un siciliano. Sono molto contento e apprezzo il loro impegno per la cultura, che oggi è l' ultima ruota del carro». «Mi fa piacere - continua - che questo importante riconoscimento coincida con il 150° dell' Unità d' Italia. Sono siciliano, ma mi sento italiano». Poi parla di premi («quelli che contano sono pochi») e conclude su Montalbano: «Non morirà, non ci penso proprio».
Marisa Fumagalli
 
 

Il Mattino di Padova, 3.9.2011
Il Campiello davanti ai Mille

La star sarà Andrea Camilleri, che ritirerà il premio Fondazione Il Campiello, e il rischio è che la sua presenza sempre incisiva finisca per mettere in ombra quello che sarà stasera il vero vincitore del Premio.
[…]
Nicolò Menniti-Ippolito
 
 

Raiuno, 3.9.2011
Ore 23:30
Premio Campiello 2011 - Chi vincerà
Cliccare sul titolo per vedere la trasmissione della cerimonia di consegna ad Andrea Camilleri del premio Fondazione Campiello
 
 

La Sicilia, 3.9.2011
Naro
Appello per il vecchio Duomo
Pino Camilleri in campo: «Dobbiamo salvare questo gioiello»

Naro. Pino Camilleri, imprenditore narese ma con l'amore verso l'arte, la cultura e la storia del suo paese, è tornato alla carica nelle vesti di vice presidente del club «La saracinesca aperta». […] L’imprenditore ha ancora ricordato che negli anni '80 Andrea Camilleri, allora regista televisivo e aspirante scrittore, inserì in un cortometraggio, girato a Naro per gli emigrati delle Americhe, le immagini del vecchio Duomo con la sua straordinaria bellezza di stile normanno. […]
Filippo Bellia
 
 

Il Sole 24 Ore, 4.9.2011
Campiello a sorpresa, vince Andrea Molesini

Piglia tutto la Sicilia, ma vince finalmente anche Venezia, alla 49ª edizione del Premio Campiello Confindustria Veneto. Vince il Supercampiello, infatti, il veneziano Andrea Molesini con 102 voti con il romanzo Non tutti i bastardi sono di Vienna, pubblicato dalla palermitana Sellerio. Vince il Campiello Opera Prima, Viola Di Grado, giovane (23 anni) scrittrice catanese (cresciuta a pane e letteratura; padre italianista, Antonio Di Grado, madre scrittrice, Elvira Seminara) all'esordio con Settanta acrilico, trenta lana (e/o).
Trionfa Andrea Camilleri, emblema di sicilianità, nel Premio Fondazione Campiello, sorta di riconoscimento alla carriera e certamente il premio più importante mai vinto dal creatore di Montalbano che, dall'alto delle sue 13 milioni di copie vendute in tutto il mondo, troneggia sulle lettere italiane. Per lui una standing ovation riconoscente che suona anche di auguri per i suoi prossimi 87 anni (dopodomani), cui ci uniamo.
[…]
Stefano Salis
 
 

La Stampa, 4.9.2011
A Molesini il Campiello degli imprenditori indignados

[…]
Il libro di Viola Di Grado (Settanta acrilico trenta lana, e/o), giovanissima e simpaticamente bizzarra vincitrice per l'opera prima, racconta di per se' la stessa storia: quella di un combattimento linguistico. Qualcosa di non troppo diverso fa Andrea Camilleri, vincitore del premio alla carriera, nel suo rapporto con un siciliano reinventato che diventa una sorta di lingua franca tra i suoi lettori. A Venezia lo scrittore si e' congratulato con gli industriali veneti che organizzano il premio, perche' in un periodo in cui «la cultura sembra non contare proprio niente» continuano a investire su di essa. Anche il presidente della giuria, Roberto Cecchi, segretario generale del ministero dei Beni culturali, ha toni felpatamente polemici. «Neanche durante la guerra», dice, si penso' di mettere in discussione istituzioni come l'Accademia della Crusca. La tensione col mondo della politica e' palpabile. Durante la cerimonia Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Vicenza, stimolato da Bruno Vespa sulla mega-evasione di cui e' accusato un grande gruppo pellettiero della zona, scatena un lungo applauso sillabando che «noi siamo per il rispetto delle regole, anche se ingiuste e depressive. Ma vorremmo che il resto del Paese, economico, sociale e politico, facesse altrettanto». Batte le mani anche la presidente nazionale Emma Marcegaglia, che sul palco dira': «Pretendiamo che la politica smetta di litigare». E Camilleri commenta: «Musica per le mie orecchie». Poi racconta che l'ultimo libro di Montalbano e' pronto da tempo. Decidera' quando pubblicarlo, ma e' certo che il commissario non morira'. C'e' un motivo un po' scaramantico, racconta Camilleri. «Se ne parlava a Parigi, con Jean-Claude Izzo e Manuel Vazquez Montalban. Entrambi avevano deciso di uccidere i loro detective. E tu? mi chiesero. Fui salvato da una chiamata al telefono, evitai di rispondere e mi salvai la vita; visto che loro sono morti».
[…]
Mario Baudino
 
 

NonSoloCinema, 4.9.2011
Campiello
Lo scrittore veneto si aggiudica il premio

La 49. edizione del premio Campiello è stata vinta dallo scrittore veneto Andrea Molesini, che ha conquistato ben centodue voti su un totale di trecento, con il suo romanzo Non tutti i bastardi sono di Vienna, edito da Sellerio.
[…]
Assegnato invece ad Andrea Camilleri il “Premio Fondazione Il Campiello” per aver saputo reinventare il genere giallo con grande ironia e con forti personaggi. I romanzi di Camilleri hanno venduto più di dieci milioni di copie e sono stati tradotti in trentacinque lingue, rendendolo così lo scrittore italiano più tradotto all’estero.
 
 

Il Gazzettino, 4.9.2011
Il Campiello a un veneziano: Molesini vince con un libro sulla Grande Guerra
Il successo del Nordest è stato completato dal secondo posto della pordenonese Federica Manzon. Terzo Ernesto Ferrero

Venezia - E così, come quasi sempre avviene al premio Campiello, anche quest'anno le previsioni sono state smentite: a vincere la 49esima edizione, quella dei 150 anni dell'Unità d'Italia, è stato Andrea Molesini con il libro, dal titolo bellissimo, "Non tutti i bastardi sono di Vienna", edito da Sellerio.
[…]
Andrea Camilleri, premio alla carriera di quest'anno da parte del Campiello, forte di 13 milioni di copie e scrittore italiano più venduto all'estero, ha avuto una standing ovation da parte del pubblico e lui ha omaggiato, lui che aveva detto di appartenere «ad un'altra parrocchia, gli industriali veneti che hanno sottolineato come rimedio alla crisi del paese «il rispetto delle regole». «Quello che è stato detto - ha spiegato lo scrittore siciliano - è musica per le mie orecchie». E poi ha confermato che non ha nessuna intenzione di far morire il suo eroe per eccellenza, il commissario Montalbano. […].
 
 

Il Mattino di Padova, 4.9.2011
La Caporetto vittoriosa di Molesini

[…]
I cinque finalisti friggono nell’aria condizionata della Fenice mentre sul tabellone scorre lo spoglio delle schede e Bruno Vespa, che l’anno scorso indugiò un attimo di troppo sulle poppe di Silvia Avallone, quest’anno sembra aver occhi solo per Andrea Camilleri, destinatario del premio Fondazione Il Campiello e della standing ovation del pubblico: «Montalbano non morirà», ha annunciato lo scrittore.
Tant’è. Camilleri dà lustro al Premio che il presidente della Fondazione e degli Industriali veneti Andrea Tomat definisce «un investimento nella cultura».
[…]
Manuela Pivato
 
 

Messaggero Veneto, 4.9.2011
Crisi, occorre investire nella cultura

Venezia. In tempi di crisi bisogna investire in cultura ancora di più, spianando la strada ai giovani. Sollecitata dal conduttore, il giornalista Marco Massarenti, è questa la morale scaturita dalla conferenza stampa dei cinque finalisti al premio Campiello che, nonostante gli alti e bassi dell’economia, procede a vele spiegate anche se i mari sono tempestosi.
[…]
Mentre il grande Andrea Camilleri, cui è andato ieri sera il Premio Fondazione Il Campiello, è la vecchia guardia d’inesausta creatività.
(f.m.)
 
 

Blitz quotidiano, 4.9.2011
Camilleri e Celestini in piazza con il Popolo Viola il 10 e 11 settembre

Roma- L'appello pubblicato su www.ilpopoloviola.it, lanciato da tantissime firme autorevoli della cultura, del giornalismo e dello spettacolo, per una grande manifestazione il 10 e 11 settembre a Roma, ''sta circolando in maniera virale su tutto il web – spiega il blogger dei Viola Gianfranco Mascia – e sta raccogliendo decine di migliaia di adesioni da parte del popolo della Rete.''
''Alle firme di Flores d'Arcais, Beha, Dario Fo, Alessandro Gilioli, Giulia Innocenzi, Margherita Hack, si sono aggiunte in queste ore quella di Andrea Camilleri, di Ascanio Celestini e di Giorgio Cremaschi'', afferma Mascia.
''Tutti insieme per ribadire l'esigenza di ribellarsi ai privilegi della Casta, i costi della politica e della corruzione e la necessita' di dire No ad una manovra iniqua e che non colpisce i responsabili di questa situazione: banchieri e politici – prosegue Mascia – Per questo sara' importante la mobilitazione del 10 e 11 settembre che stiamo autorganizzando con i cittadini indignati di Roma e di tutta Italia, con assemblee popolari.''
''L'invito che facciamo – prosegue Mascia – e' a essere con noi a Roma il 10 settembre alle 14 in piazza della Repubblica per la ''Camminata verso l'Assemblea'' che si concludera' in P.zza San Giovanni dove, dalle 17 in poi si svolgeranno assemblee autorganizzate nelle tende che pianteremo, fino al giorno successivo''.
 
 

Solo Libri.net, 4.9.2011
La prima indagine di Montalbano – Andrea Camilleri

I tre racconti di cui si compone la raccolta "La prima indagine di Montalbano" (Milano, Mondadori 2004) sono “romanzi brevi” che provocano tante suggestioni. I tre testi potrebbero, comunque, leggersi tenendo a mente un comune filo conduttore: l’operato strategico di Montalbano. Così dalla prima storia, Sette lunedì, dove l’esoterico si intreccia con il poliziesco, troviamo l’ispettore alle prese con un caso di follia, intrisa di fanatismo religioso, la cui decifrabilità rinvia a un approccio con la Cabala. Dal secondo, che intitola l’opera, ricaviamo notizie sulla sua carriera e vita privata. Egli è trentenne nel 1985 e svolge la funzione di vicecommissario a Mascalippa, immaginario paesino disperso tra i monti Erei, dove si sente a disagio per la specificità del paesaggio. In vista d’una promozione, vorrebbe essere trasferito in un posto rivierasco, dal momento che “lui era omo di mare”. Intanto a Catania s’incontra con Mery: un’amica di gioventù. Sarà lei, per via di uno zio influente, a intervenire per la sua nuova destinazione, Vigàta, per sua fortuna la sede dove presterà servizio in qualità di commissario. Da qui prende corpo la vicenda di Rosanna, una ragazza violentata e fatta abortire maldestramente. L’indagine, che si svolge tra le malvagità e le iniquità dell’intreccio mafia-politica, ci consegna l’immagine di un Montalbano anticonformista, insofferente verso le regole procedurali e incline a violarle pur di assicurare alla giustizia i colpevoli del reato commesso. Sorprende quando egli si ripromette di acquistare l’ultimo libro di Borges. “Borges, Borges” continua a ripetere. E si ricorda di “una mezza pagina”, “liggiuta tempo avanti” nella quale l’argentino racconta la trama di un romanzo giallo: due giocatori di scacchi, senza essersi mai conosciuti, casualmente si incontrano in un treno e, in ogni dettaglio, pianificano un delitto, ponendo attenzione a non essere sospettati. La voce narrante puntualizza:
“Borges scriveva insomma un soggetto plausibilissimo, logicamente concatenato, senza una crepa. Solo che alla fine lo scrittore metteva un post scriptum, una domanda, questa: e se l’incontro in treno tra i due giocatori non era stato casuale?”
Fino a quel momento, Montalbano non aveva minimamente pensato di porsi quella domanda. Ecco allora l’insegnamento:
“Quelle poche righe di Borges erano una grandissima lezione sul modo di fare un’inchiesta. E perciò macari in questo caso abbisognava farsi una domanda in grado di rimettere tutto suttasupra, tutto in discussione”.
L’attenzione sull’aspetto nevralgico della ricerca, quello della problematizzazione, del porsi cioè domande per andare oltre i dati disponibili e trovarne di nuovi, è fondamentale nelle strategie del nostro commissario. Anche il terzo racconto, che parla del finto rapimento di una bambina architettato da un mafioso allo scopo di ampliare il giro dei suoi affari, non resta estraneo alla fisionomia di un Montalbano acuto lettore di Borges da cui, appunto, sa attingere un particolare modo di pensare: scrittore amato perché “ti obbliga sempre e comunque all’esercizio dell’intelligenza”, fatto di “percezione “ e di “scelte” per “ragionamenti”,“deduzioni”, “comparazioni”, “esclusioni”. In questo e in altri sensi, dove l’inventività ha un’elevata gradazione, si trovano notevoli stimoli grazie ai quali il lettore può arricchire il proprio rapporto con il poliziotto più amato.
Federico Guastella
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.9.2011
Sergio Flaccovio
Basta gialli
"Sarei potuto andare via ma ho deciso di restare la città mi è stata complice"

I Siciliani, quelli con una copertina semirigida, sono una creatura sua, sono una delle collane della casa editrice di famiglia di cui lui è al timone. Sergio Flaccovio, classe 1945, è sinonimo di una delle avventure editoriali più significative dell' Isola ed è anche la prova che le buone idee imprenditoriali hanno lunga vita anche qui. La storica libreria di via Ruggero Settimo, fondata dal padre, Fausto Flaccovio, nel 1938, fu da subito innovativa per la città, fu la prima a consentire di entrare, sfogliare e leggere i libri senza alcuna restrizione.
[…]
E gli scrittori siciliani? «C' è un calo della creatività. Bisognerebbe finalmente dire che di Camilleri ce n' è uno solo e che la Sicilia non si può raccontare esclusivamente attraverso il giallo. Non se ne può più».
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Eleonora Lombardo
 
 

Il Giornale, 5.9.2011
Al Campiello si è capita una cosa: la cultura non interessa a nessuno
Alla Fenice, dietro una cerimonia elegante, si è vista la crisi del rapporto tra lo stato "intellettuale" del Paese e una classe politica indifferente all’arte

Sabato ero al teatro La Fenice di Venezia per la finale del Campiello vinto da Andrea Molesini. E ciò che mi ha colpito, al di là della felicissima cerimonia e della sua regia televisiva, era quel che si vedeva del rapporto in crisi fra lo stato dell’arte, la letteratura, e lo Stato inteso come organizzazione della società e dei suoi valori. Lo scollamento, la polverizzazione di questo rapporto erano più che mai sotto gli occhi di tutti. E poiché non sono un letterato né un critico, mentre assistevo alla cerimonia - con Andrea Camilleri premiato alla carriera che con un tocco lietamente beffardo non si autoescludeva dal premio Nobel mentre le giovani e balbettanti promesse si imbranavano davanti al microfono - pensavo al refrain di questi anni: una crisi economica che diventa sempre di più una crisi intellettuale della politica che castiga alla fine tutti i beni culturali, da quelli archeologici a quelli umani.
[…]
Poi doveva arrivare con Berlusconi una rivoluzione liberale che promuovesse finalmente lo sganciamento completo dell’arte dalla politica e tutelasse a spada tratta la sua autonomia proprio perché liberale, e invece si è assistito a una lenta catastrofe. Ed ecco la realtà che vedevo al teatro La Fenice: gli scrittori seguitano a nascere e a morire, chi vende di più, chi meno, con Camilleri che batte tutti con 13 milioni di copie nel mondo.
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Paolo Guzzanti
 
 

6.9.2011
La setta degli angeli
Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri sarà in libreria a metà ottobre.
 
 

AgrigentoNotizie, 6.9.2011
Da Porto Empedocle tanti auguri ad Andrea Camilleri

Oggi lo scrittore Andrea Camilleri compie 86 anni. Questa mattina “il papà” del commissario Montalbano ha ricevuto la telefonata del sindaco Lillo Firetto che ha augurato all’autore di tanti fortunati romanzi, buon compleanno anche a nome della comunità empedoclina.
Il primo cittadino ha inoltre annunciato allo scrittore che Porto Empedocle ospiterà, nel prossimo mese di ottobre, la “prima” in Sicilia del film “La scomparsa di Patò” tratto dal romanzo omonimo girato nell’agrigentino dal regista Rocco Mortelliti e presto in distribuzione nelle sale cinematografiche di tutt’Italia. Da parte sua Andrea Camilleri ha annunciato che proprio per quell’evento conta di essere presente nella cittadina marinara. Dunque presto il popolare autore potrebbe arrivare a Porto Empedocle per una breve soggiorno per la gioia di tanti suoi concittadini nonché appassionati lettori delle storie di Vigàta.
 
 

AISE, 6.9.2011
Un autunno di mostre e eventi al MAXXI di Roma

Roma - Sarà un autunno ricco di mostre e di eventi quello che si prepara al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.
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Con la nuova stagione al via anche la sezione autunnale di Contemporaneamente, progetto del MAXXI realizzato in partnership con Euro Forum Comunicazione e con il sostegno di Gruppo Ars Medica, in cui protagonisti del nostro tempo raccontano la loro visione della contemporaneità. Giovedì 15 settembre sarà ospite Carlo Verdone, sabato 24 settembre Elio; e ad ottobre saranno protagonisti Andrea Camilleri (giovedì 6) e Ascanio Celestini (sabato 20).
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Booksblog.it, 6.9.2011
Il gioco degli specchi, di Andrea Camilleri

E po’ il commissario era arraggiato con se stisso macari pirchì l’aviri tinuto tra le vrazza ‘na beddra fimmina l’aviva mittuto ‘n agitazioni come a un adolescenti. Come se era la prima volta che gli capitava. E allura che forsi la vicchiaia potiva essiri ‘na regressioni verso la gioventù? No, quanno mai, casomà era un avanzamento verso l’imbicillità.
Passano gli anni anche per il commissario Montalbano, ma le conseguenze non sono poi così evidenti: non cambia ad esempio il suo proverbiale appetito che si scatena di fronte ai piatti di Adelina e del ristorante dell’amico Enzo.
Non cambiano le “azzuffatine” di gelosia con Livia durante le telefonate della buona notte e i sussulti del fedele Ormone per colpa del quale il corpo del Commissario, discolo, in certe situazioni compromettenti non obbedisce più ai comandi del cervello.
Semplicemente, man mano che invecchia – e lo notiamo, naturalmente, negli ultimi romanzi che lo vedono protagonista – il commissario Montalbano ha paura di rincretinirsi (oltre che, più prosaicamente, di avere meno scatto, meno prestanza fisica in certe operazioni sul campo)
Ha paura di non avere in mente le domande giuste, e magari di non saper più distinguere la verità, pietra opaca fra apparenze di specchi. In realtà, non si tratta proprio di una “paura”, piuttosto l’insinuarsi, a volte, di un dubbio sottile di fronte a certi suoi apparenti errori nella conduzione delle indagini, al non sapersi difendere di fronte agli inganni malevoli in cui, spesso, qualcuno ha tutto l’interesse che cada.
Accade così anche in Il gioco degli specchi, ultima fatica del nostro Camilleri, in cui il Commissario ben si adatta – dopo una prima fase in cui la cosa lo aveva indispettito, in realtà – a diventare pedina manipolata di un gioco di cui non conosce le regole.
Affascinato da una nuova vicina di casa - la bella Liliana, moglie di un uomo sempre assente da casa-Montalbano continua a spaccarsi la testa su alcune esplosioni apparentemente inspiegabili, avvenute sulla soglia di magazzini vuoti. Non sarà facile districarsi, per lui, fra le segnalazioni contraddittorie e le lettere anonime di accusa sulle motivazioni del fatto.
Anche perchè nel frattempo, senza saperlo, va incontro alla sensuale trappola di ragno che la donna gli sta tendendo per motivi del tutto oscuri – e, Montalbano dovrà purtroppo ammetterlo, che niente hanno a che fare col suo proverbiale fascino.
sara
 
 

Cronaca Milano, 6.9.2011
Concerti Milano Vogue Fashon’s Night Out, orchestra live in corso Garibaldi, ci sarà anche la favola “La magarìa” di Camilleri narrata e musicata, orari

Un repertorio di musica sinfonica, celebri colonne sonore e la favola di Camilleri, raccontata da voce narrante e musica orchestrata: gratis e per tutti, fashion victim e non
Con il supporto di Antonella Troncone, Presidente di Asopec Garibaldi – Associazione degli Operatori Commerciali e Culturali del Corso, durante la Vogue Fashion’s Night Out che si svolgerà a Milano giovedì 8 settembre, la “Under 13 Orchestra” si esibirà in Corso Garibaldi, sul Sagrato della Basilica di San Simpliciano, alle ore 21,00.
IL PROGRAMMA – I giovani Orchestrali in formazione completa eseguiranno:
musica sinfonica;
una selezione di colonne sonore celebri;
la favola “La magarìa” di Andrea Camilleri con voce narrante e musica orchestrata.
INGRESSO GRATUITO – L’evento è rigorosamente gratuito e sotto le stelle.
 
 

La Repubblica, 7.9.2011
I tre autori di gialli firmano una raccolta di storie con protagonisti gli uomini di legge
Rinnovano così un tema più volte esplorato dalla letteratura: da Manzoni a Sciascia
Il giudice e gli scrittori
Camilleri, De Cataldo e Lucarelli raccontano il tribunale della vita

Mentre Franz Kafka scriveva Il processo, a quale dei suoi personaggi avrà segretamente prestato il proprio volto? Alla vittima ignara di tutto e impotente Josef K., o piuttosto al giudice istruttore che s'impadronisce della sua storia e la trascrive a suo piacere in un misterioso libretto che non ha l'aspetto austero e formale di un verbale, ma «ha l'aria di un vecchio quaderno di scuola, tutto sformato dal lungo uso»?
C'è una ragione se la letteratura di tutti i tempi pullula di giudici, ed è una ragione semplice: entrambi, il giudice e lo scrittore, sono padroni assoluti del destino degli uomini. Da Eschilo a Dürrenmatt, da Balzac a Sciascia, dai signori Monti e Visconti, magistrati ciechi e implacabili di Manzoni, al ridicolo giudice Brigliadoca di Rabelais, all'abilissimo e psicologo Porfirij di Dostoevskij, il giudice è l'alter ego ideale del narratore onnipotente, quasi un meta-personaggio, molto più del detective che forse somiglia di più all'insicuro narratore cercatore postmoderno. Il poliziotto cerca, il giudice dispone: per questo è oggetto dell'ammirazione e a volte dell'invidia dello scrittore, fonte di fascino e di diffidenza assieme, perché è così evidente che entrambi condividono le stesse armi epistemologiche, concorrenti anomali nella decifrazione del senso delle azioni umane. Anche il giudice, come lo scrittore, lavora infatti alla costruzione faticosa di una storia, deve connettere correttamente cause ed effetti, disporre indizi e schivare accidenti, e deve giungere a uno scioglimento finale. Per entrambi, la parola è lo strumento, e il linguaggio è il terreno di gioco; la strada di entrambi è costellata di segni che devono trovare un senso. La sentenza di un processo è sempre una narrazione coerente, come un romanzo classico.
In realtà i tre racconti del volume a sei mani (quelle di Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli) che Einaudi Stile Libero manda in libreria col titolo essenziale di Giudici, omaggio da lungo tempo dovuto a un archetipo onnipresente ma poco studiato della letteratura, non sono giudici in senso stretto, sono magistrati inquirenti, sono indagatori per conto della comunità, una comunità che però non li gradisce e non li garantisce. Sono dunque tre eroi romantici, perdenti: l'ingenuo procuratore post-unitario di Camilleri che si scontra con la mafia senza sapere cos'è, la giudice-ragazzina di Lucarelli sballottata in trame più grandi di quanto riesca a capire, il pm anticorruzione di De Cataldo sconfitto dal potere tentacolare del denaro.
Forse solo giudici deboli e non onnipotenti possono sopravvivere nella letteratura dell'Italia d'oggi. E per questo, forse, la letteratura diventa il rifugio dei giudici che soffrono le impervie del loro mestiere. Non è affatto un caso che molti magistrati, riconoscendo il mestiere dello scrittore come affine al proprio, lo scelgano spesso con un senso di liberazione: poter finalmente decidere davvero come vanno le cose, sapendo tutto. Da Gianrico Carofiglio allo stesso De Cataldo, ma esiste un'associazione internazionale di giudici scrittori che conta qualche centinaio di soci. Alla coscienza di ciascuno di loro, ovviamente, conservare chiara la distinzione fra criminali fittizi e criminali reali.
Michele Smargiassi
 
L'incipit/1
Il magistrato è una ragazzina
Quando leggeva i fumetti muoveva sempre le labbra.
Soltanto i fumetti, perché non era comunque un gran lettore e come titolo di studio aveva solo l'avviamento, ma non è che stesse così indietro da sillabare le frasi. Lo faceva solo con i baloon, e lo faceva fin da piccolo. Era colpa di suo fratello.
Il primo albo illustrato, come si chiamavano allora, era stato un «Topolino»: Topolino contro Wolp, il terribile brigante dell'Est. Va bene, prima c'erano state le tavole del «Corriere dei Piccoli», ma per quelle le didascalie gliele leggeva sua madre. Poi era andato a scuola, e proprio mentre stava imparando a leggere, lui e suo fratello avevano trovato quel «Topolino» per terra, accanto all'edicola, per fortuna, perché mica glieli avrebbero mai dati cinquanta centesimi, figurarsi, con lo stipendio di suo padre poliziotto.
Era più grande di un anno e gli toccava il primo turno col giornalino, ma siccome non lo mollava più, incagliato su tutte quelle lettere nuove che intasavano le nuvolette bianche, grattandole, quasi, con le labbra dalla carta per passare alla vignetta successiva, Enrico, che invece andava velocissimo perché guardava solo le figure, aveva gridato: «Ma quanto ci metti?» e glielo aveva strappato di mano.
Da allora, anche dopo, aveva continuato a leggere frase per frase, parola per parola, e le mormorava a fior di labbra, apposta, per fare rabbia a suo fratello, che invece si rifiutava di leggere i baloon, apposta. «Così ci immagino quello che mi pare», gli diceva, fissando Cino e Franco, Tarzan e Flash Gordon, scrutando dentro i disegni con una faccia sempre diversa, come se ogni volta ci trovasse qualcosa di nuovo, mentre lui alla terza lettura già li sapeva a memoria.
Carlo Lucarelli
 
L'incipit/2
Efisio Surra il solitario in lotta contro la mafia
Il giudice Efisio Surra arrivò direttamente da Torino a Montelusa quindici giorni dopo che il primo prefetto dell' Italia unita, il fiorentino Falconcini, aveva preso possesso della carica.
Prima che il giudice si presentasse in città di persona, su di lui si vennero a sapere un po' di cose. Come? Per quali vie? Forse qualcuno tra i collaboratori che Falconcini si era portato appresso lo conosceva e ne aveva parlato.
Per esempio, si seppe che, pur avendo nome e cognome da sardo, proprio sardo non era in quanto che il suo bisnonno paterno, che era di Iglesias, quando i piemontesi avevano barattato la Sicilia con la Sardegna, si era trasferito a Torino e da lì, avendo messo su famiglia con una torinese, non si era più mosso.
Si seppe anche che aveva cinquant'anni, che era un poco al di sotto della statura media, che vestiva sempre con proprietà, che era sposato e padre di un figlio avvocato, ma che a Montelusa sarebbe venuto da solo.
Almeno in un primo tempo.
Che, come uomo, era solitario e di scarsa parola.
Come giudice, però, se ne sapeva poco, avendo sempre fatto parte degli uffici ministeriali e non avendo praticato tribunali.
Andrea Camilleri
 
L'incipit/3
Il procuratore e i politici cinici
- Ragazzi, per favore, un momento di attenzione! Oggi vi insegnerò un nuovo gioco. Statemi a sentire!
Il primo ottobre 1966 il nuovo maestro, un giovanotto con gli occhiali cerchiati, il pullover e i calzoni di velluto, aveva preso il posto del vecchio ex ufficiale della Repubblica sociale italiana tristemente noto agli alunni della scuola elementare Fratelli Bandiera di Novere per il suo uso disinvolto della bacchetta e per la strana mania di concludere il Paternoster di rito con le parole «così è».
- Piccoli deficienti, cos' è questo così sia? Osate mettere in dubbio la parola di Colui Che Tutto Può? Così è si deve dire, santa pace!
E giù bacchettate ai disobbedienti, che distribuiva velocissimo, come velocissimo risaliva in cattedra e apriva il registro con una mano, lisciandosi i baffi con l' altra.
Il maestro Vito invece non alzava mai la voce, non distribuiva botte a destra e a manca, e, a parte l'inveterata incapacità di padroneggiare la corretta pronuncia delle «e» e delle «o», retaggio dell'origine pugliese, era un tipo simpatico e gagliardo. Soprattutto, li sapeva acchiappare. Li coinvolgeva: chiedeva la loro opinione su tutto. Li faceva sentire importanti e, sì, quasi (ma solo quasi, eh) adulti.
- Allora, il gioco è questo, ragazzi. Noi tutti viviamo in una democrazia. Sapete cos'è una democrazia? I vostri genitori ve lo hanno spiegato? Qualcuno vuole rispondere? Sentiamo Ottavio.
- La democrazia è la nostra forma di governo. Significa che tutti siamo uguali e abbiamo il dovere di votare alle elezioni.
Giancarlo De Cataldo
 
 

Il Fatto Quotidiano, 7.9.2011
Camilleri è "trending topic" su Twitter

Tra i “Trending topics” di Twitter, gli argomenti più caldi, ieri si faceva notare “Camilleri”: così gli utenti del social network hanno fatto gli auguri allo scrittore che compiva 86 anni. Protagonista assoluto, naturalmente, Montalbano, con twitt come questi: “Sono amica di Montalbano. Mi piace come mangia soprattutto. In religioso silenzio.” o “Grazie a Camilleri anziché disinteressarmi, me ne catafotto!”. Auguri.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 7.9.2011
Il premio al romanzo di Molesini coincide con l’anniversario della morte della cofondatrice e con l’ingaggio di Benni
Il Campiello a Sellerio
L'oro della casa editrice un anno dopo il dolore

La Sicilia vestita di blu, di raffinata carta vergata e firmata Cartiere Miliani di Fabriano, la Sicilia di carta, la Sicilia delle parole andate a segno ha conquistato l'operoso Veneto. Non è un film, non uno di quelli in concorso al Lido, ma è letteratura, di quella buona. La quarantanovesima edizione del Premio Campiello, che si è conclusa sabato scorso, verrà ricordata per una incisiva presenza della Sicilia. Non solo l'isola riesce ad allevare autori che si rivelano ogni anno più interessanti, quei giovanissimi autori siciliani come Viola Di Grado che ha vinto il Premio Opera Prima con il romanzo Settanta acrilico trenta lana, ma soprattutto per il riconoscimento doppio andato alla casa editrice Sellerio, avamposto nazionale di un modo di intendere la cultura. L'eleganza della casa editrice palermitana ha fatto sì che un libro Sellerio ottenesse il riconoscimento più importante. Il Super Campiello infatti è stato assegnato ad Andrea Molesini autore di Non tutti i bastardi sono di Vienna, un romanzo sulle vicende di una famiglia che vive sulle rive del Piave, nei mesi della storica disfatta di Caporetto.
Ma la casa editrice Sellerio è stata menzionata più volte, e a ragione, mentre veniva assegnato il Premio Fondazione, il riconoscimento alla carriera, che quest'anno è andato ad Andrea Camilleri, l'autore che al momento la maggior parte dei lettori associano al nome della Sellerio. Il Premio a Camilleri è «l'omaggio a uno scrittore tra i più letti e amati del nostro tempo, che ha saputo reinventare il genere giallo con raffinata ironia di linguaggio» come recita la motivazione. Insomma, non male per una casa editrice che poco più di un anno fa ha dovuto farei conti con la perdita della sua anima, Elvira Sellerio.
«È stata una grandissima emozione la vittoria di Molesini al Campiello per la mia famiglia, non solo per me, per mio padre e mia sorella Olivia che riceviamo questo riconoscimento a un anno e un mese dalla morte di mia madre», dice Antonio Sellerio «ma è stata soprattutto un'emozione condivisa con tutta la casa editrice. È il riconoscimento per chi lavora con noi. Questo Campiello arriva dopo trenta anni tondi da quello vinto da Gesualdo Bufalino con Diceria dell'untore. Un libro e un premio che hanno segnato un momento importante per la nostra storia editoriale».
Antonio Sellerio racconta di essere arrivato abbastanza scettico alla serata finale del Premio, ma che quasi subito era palpabile nell'aria che il libro fosse piaciuto molto. Molesini, ritirando il premio, ha voluto dedicare la vittoria a Elvira Sellerio, così motivando: «Con la sua editoria e le sue scelte ha difeso le scelte dei padri dalla volgarità del presente. Ha protetto così la nostra letteratura eguale a pochi, seconda a nessuno».
Secondo Antonio Sellerio le parole di Molesini sono importanti e vanno oltre la retorica della memoria perché riconoscono che dietro un libro, dietro un successo come questo c'è l'importante lavoro di tutti, anche di persone che non ci sono più. E analizzando la cospicua presenza siciliana fra i premiati del Campiello, aggiunge: «Non può passare inosservato che al Campiello, un premio pensato e organizzato da Confindustria Veneto, venga premiato il libro di una casa editrice palermitana, prenda il premio alla carriera l'autore siciliano che pubblica prevalentemente con la stessa casa editrice e che riceva il Premio Opera Prima una scrittrice catanese. Questo lo dico non per rimpolpare la retorica del sud, ma come dimostrazione che in questo paese c'è un legame forte fra nord e sud, una comunione di intenti e di visione. Il paese non è così slegato come qualcuno ultimamente vuol farci credere».
C'è un ricorso storico nell'assegnazione del Super Campiello a un libro edito dalla Sellerio, proprio perché questo arriva a trenta anni da quello vinto da Bufalino nel 1981 e che segnò per la casa editrice la consacrazione sul panorama editoriale nazionale e perché Bufalino fu una scoperta tutta di Elvira Sellerio. A un anno dalla morte della sua fondatrice, la Sellerio vive nuovamente un momento di snodo significativo e ancora una volta l'apertura è verso gli scrittori di respiro nazionale. Esce proprio in questi in giorni, infatti, nella collana della Memoria, La traccia dell'angelo l'ultimo libro di Stefano Benni e nuova avventura editoriale per la Sellerio. Nei prossimi giorni a Mantova, nelle giornate della letteratura, sarà protagonista Simonetta Agnello Hornby, anche lei entrata con Un filo d'olio, la raccolta di ricette e ricordi di infanzia, tra le fila degli autori Sellerio.
«È un momento in cui raccogliamo i frutti di un lavoro intenso, mirato a coltivare i nostri autori, quelli che esordiscono con noi, ma senza smettere mai di guardarci intorno per non farci scappare quello che succede di interessante», commenta Sellerio l'ingresso dei due nuovi autori nella sua casa editrice. Riguardo invece ai giovani scrittori siciliani, l'editore è restio a collocarli in categorie anche quando queste si nascondono dietro aggettivi eclatanti come "giovani" e "siciliani", aggettivi che spesso fagocitano tutto il resto. Ma a proposito del riconoscimento alla catanese Viola Di Grado, dice che ha scritto «un ottimo libro, con una lingua molto interessante. Condivido in pieno l'assegnazione del premio. Come casa editrice non smettiamo mai di cercare fra i siciliani nuovi talenti. Giovani e meno giovani. Ma se c'è una cosa nella quale ci impegniamo è la cura dei nostri autori ben oltre l'esordio». A conferma di queste parole, c'è la presenza in questi giorni a Venezia di Antonio Sellerio, oltre che per il Campiello, per assistere alla prima del film Cavalli di Michele Rho tratto dall'omonimo racconto di Pietro Grossi, l'autore di Pugni pubblicato da Sellerio nel 2006. C'è un piacere della scoperta, ma resta tratto distintivo della casa editrice la capacità di accudire, di avere cura degli autori e dei loro libri ben oltre la pubblicazione. C'è la felicità di fare i libri nel lavoro di questa casa editrice, quella che oggi Antonio Sellerio individua «nella continua ricerca di un manoscritto che sia in grado di sorprenderti per la qualità della scrittura, di trovarlo in mezzo a tante altre cose e nell'emozione di sapere che in qualche modo si contribuirà al risultato finale».
Eleonora Lombardo
 
 

Il Sole 24 Ore, 8.9.2011
«Resistere alle mafie aiuta l'azienda». Uno scritto di Andrea Camilleri
L'articolo in pagina è la prefazione di Andrea Camilleri al volume Senza padrini di Filippo Astone
Il volume sarà presentato a Roma (via dell'Umiltà 38c, ore 18,30), il 15 settembre. Con l'autore, Pietro Grasso, Luca Palamara, Francesco Cirillo, Antonello Montante ed Emma Marcegaglia. Modera Roberto Napoletano.

Il libro di Filippo Astone Senza padrini - Resistere alle mafie fa guadagnare, racconta e documenta, con accurata ricerca ed elencazione di dati, ricchezza di interviste e di opinioni, estremo rigore d'esposizione e di commento, una vera e propria rivoluzione avvenuta in Sicilia e che si sta esportando in tutta Italia. Non saprei diversamente definirla. Priva di barricate, monda di spargimento di sangue, ma dura e senza quartiere come ogni rivoluzione che si rispetti.
Mi riferisco alla presa di posizione di Confindustria Sicilia di qualche anno fa in base alla quale si convenne, sic et simpliciter, di espellere dal proprio seno non solo gli iscritti notoriamente collusi con la mafia, ma anche quelli che pagavano il pizzo.
Certo, in precedenza c'era stato chi, come l'eroico Libero Grassi, si era rifiutato di sottomettersi al ricatto mafioso pagando di persona, ma una cosa è un'audace iniziativa singola e tutt'altra è una decisione presa da una grande organizzazione nazionale come Confindustria.
I giornali, nel darne notizia, non colsero il senso profondo di quella decisione e la novità delle idee che ne erano alla radice e l'animavano, si limitarono a illustrare superficialmente le personalità dei due illuminati promotori, Antonello Montante e Ivan Lo Bello, ma si dedicarono, soprattutto, a chiaroscurare le figure degli espulsi.
Tacquero soprattutto sul ribaltamento operato dall'immagine di colui che paga il pizzo, immagine tra l'altro autorevolmente avallata da sentenze di tribunali: da vittima passiva dell'ambiente e delle circostanze ad attivo sostenitore di quell'ambiente e di quelle circostanze. E tacquero naturalmente sull'implicita ed esplicita conseguenza logica di quella severa presa di posizione. E cioè che non bastava non pagare, era necessaria anche la denunzia del sopruso.
Un possibile slogan avrebbe potuto essere "la mafia non è inevitabile". E il fine ultimo che si proponevano i promotori e coloro che prontamente li seguirono era appunto la diffusione di una cultura antimafia estesa e innovativa. Anche al di fuori delle aziende, nelle scuole, nella società civile.
Il libro contiene un'avvincente e lunga e istruttiva casistica su come sono andate le cose per coloro che si sono prontamente adeguati alle nuove regole e per quelli che hanno ritenuto di dover continuare come prima, ignorandole.
Com'era prevedibile, l'opposizione al provvedimento si manifestò subito sotto diverse forme che andavano dallo scetticismo all'irrisione professati da giornalisti, avvocati, magistrati stessi, uomini politici, per non contare gli iscritti che sentivano sul collo l'imminenza dell'espulsione, i quali tentarono d'influenzare l'opinione pubblica anche lasciando supporre che le finalità dell'iniziativa fossero poco chiare, che i promotori fossero mossi da chissà quali interessi, forse anche concorrenziali.
E naturalmente ci furono anche più o meno esplicite intimidazioni, non tanto velate minacce, ripetuti inviti a lasciar perdere perché la battaglia ingaggiata sarebbe stata d'esito incerto e avrebbe potuto recar danno all'economia dell'isola.
In verità Montante e Lo Bello, nella loro battaglia per la legalità, erano mossi, oltre che da una forte istanza etica, anche dall'interesse, che non era però personale ma generale. Erano giustamente convinti, infatti, che «solo nella legalità le aziende possano crescere al meglio delle loro possibilità, producendo ricchezza e lavoro».
Altro considerevole merito di questo libro è quello di contenere in sé anche voci che davanti alle tesi di Montante e Lo Bello e al loro concreto agire si situano in una posizione che è sì dialettica ma è ben lungi dall'essere negativa. Mi riferisco in particolar modo alle acute, intelligenti e fattive osservazioni del giudice Roberto Scarpinato.
Ricostruendo accuratamente i fatti, seguendo il loro svolgimento, colmando lacune e illuminando zone oscure, senza volerlo assolutamente essere, questo libro finisce anche col proporsi come un libro di storia in atto. Per ora, con la "esse" minuscola. Ma se queste idee riusciranno a radicarsi dal Sud al Nord dell'Italia, cambiando una trista mentalità, allora quella "esse" di storia potrà diventare maiuscola.
Andrea Camilleri
 
 

La Repubblica TV, 8.9.2011
Camilleri, Lucarelli e De Cataldo raccontano 'Giudici'

I tre scrittori indagano per Einaudi una figura umana al crocevia tra bene e male. Una storia d'Italia in tre tempi, tre racconti esemplari sul difficile mestiere di decidere secondo giustizia
 
 

Ultime Notizie Flash, 8.9.2011
Libri da leggere, Giudici di Andrea Camilleri

Siamo di nuovo andati in libreria. E fra gli scaffali delle nuove uscite ci siamo incuriositi nel vedere un libro con una triade di autori bravissimi. Autori che finora non avevano mai collaborato tutti e tre insieme. Stiamo parlando di Giudici, scritto da Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli per Einaudi edizione Stile Libero, 147 pagine suddivise in tre racconti. Ci stupisce, in secondo luogo, l’argomento scelto da trattare collettivamente in un’opera letteraria: quello dei giudici, nel loro mestieri di giudicanti e in altri casi di accusatori. Troppo spesso, forse, ultimamente tirati in ballo in questioni politiche e tacciati di dittatura. Questo lo lasceremo decidere alla storia, ai posteri, un giorno lontano.
Invece i tre autori provano, per una volta, a dargli voce. Tre diversi giudici in tre località diverse d’Italia: Montelusa, Bologna e Novere. Ognuno con una diversa inchiesta da portare avanti. Efisio Surre, La Bambina e il procuratore Mandati questi i nomi dei tre protagonisti sanno che non sarà semplice, dover gestire capacità investigativa e umanità, o anche la fermezza di fronte a testimoni reticenti. Eppure i tre autori non si fermano a questo. Ci informano che questi giudici prima di essere giudici – e dunque di avere grandi responsabilità – sono uomini con un passato, una storia dietro le spalle. Un bel libro di tre racconti che vuole provare a mostrare il difficile incarico di magistrato, quella figura che deve gestire con difficoltà il peso della giustizia e delle leggi. Un libro vicino anche a noi uomini non di legge. Anzi vicinissimo. Da approfondire.
Gabriele Scardocci
 
 

TV Fanpage, 8.9.2011
Silvio Forever sfida la fiction Dov’è mia figlia? nei programmi tv di oggi
L'8 settembre 2011 su la 7 arriva il documentario Silvio Forever, censurato da Rai e Mediaset, che racconta l'ascesa politica di Silvio Berlusconi. Su Canale 5 torna Claudio Amendola in una fiction drammatica dal titolo Dov'è mia figlia? Su Rai 1 invece l'ennesima replica de Il Commissario Montalbano.

[...]
RAI 1 – Il commissario Montalbano: stasera andrà in onda una replica dell’appassionante Commissario Montalbano, il simpatico personaggio venuto fuori dalla penna di Andrea Camilleri. Il film di oggi si intitola “La pista di sabbia” e tutto inizia dopo il ritrovamento fatto da Montalbano di un cavallo morto, sulla spiaggia sotto casa sua, massacrato da sconosciuti. La vicenda diventa sempre più intrigata fino alla scoperta di incredibili verità.
[...]
 
 

8.9.2011
La strategia della maschera
Il 25 settembre, a Camarina (RG), proiezione del film di Rocco Mortelliti con Andrea Camilleri. Sarà presente il regista.
 
 

Il Venerdì, 9.9.2011
Giudici
Eroi borghesi accerchiati dalla nuova, cinica, Italia
UN OMAGGIO DI TRE POPOLARI GIALLISTI A UNA FIGURA MALTRATTATA. «ANCHE NEI FILM E IN TV, SONO SEMPRE PRESENTATI COME NEMICI DELLA GIUSTIZIA». CAMILLERI, DE CATALDO E LUCARELLI HANNO SCRITTO OGNUNO UN RACCONTO SU UNA PROFESSIONE NEL MIRINO
Ho scritto di un magistrato. E di un sindaco convinto che per lui la legge non c’è - GIANCARLO DE CATALDO
Io non avrei mai potuto fare il loro mestiere. Ci vogliono equilibrio e coscienza - ANDREA CAMILLERI
Nel racconto c’è tutta la mia rabbia per come vanno le cose, per i misteri, gli inganni - CARLO LUCARELLI
Gian Luca Favetto
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Panorama, 9.9.2011
Senza Padrini, la Sicilia che non paga il pizzo

È passato qualche anno da quando Confindustria Sicilia decise di espellere dalle proprie fila, oltre ai collusi con la mafia, anche tutti coloro che pagavano il pizzo. Una presa di posizione apparentemente scontata, ma che è stata invece una vera e propria rivoluzione copernicana per una terra che per interesse, paura o rassegnazione aveva imparato a considerare l’esborso in denaro come un passaggio obbligato per poter lavorare.
Senza Padrini, il libro di Filippo Astone appena uscito per Tea, racconta con fare giornalistico una Sicilia nuova, dove fare impresa in modo etico non è più, come nel caso di Libero Grassi e di tanti altri imprenditori coraggiosi, una disperata (e spesso fatale) iniziativa solitaria, bensì una scelta consapevolmente condivisa da molti.
Introdotto da una appassionata prefazione di Andrea Camilleri, il libro-inchiesta si apre con il più classico degli avvertimenti mafiosi: quattro proiettili vengono recapitati ai magistrati Sergio Lari e Giuseppe Pignatone, e agli imprenditori Ivan Lo Bello e Antonello Montante. L’avvenimento è significativo, visto che gli ultimi due sono i promotori dell’iniziativa che ha portato Confindustria a esporsi ufficialmente contro il pizzo.
Senza padrini parte dalla cronaca di una minaccia annunciata, dal modo violento della mafia di comunicare il proprio disappunto, e prosegue poi sulla strada dell’inchiesta, descrivendo le tappe che hanno portato le aziende, pur tra scetticismo e diffidenza, a cercare di liberarsi dai tentacoli della criminalità organizzata.
Attraverso dati, interviste e opinioni illustri, il giornalista Filippo Astone documenta un mondo che sta cercando faticosamente di cambiare, racconta le storie di coloro che hanno deciso di aderire alle nuove regole e di quelli che invece le hanno rifiutate, e mette in luce come il fatto di opporsi alla mafia sia, non solo moralmente necessario, ma anche economicamente vantaggioso.
Martino De Mori
 
 

TVblog.it, 9.9.2011
Ascolti Tv 8 settembre 2011 - Dov'è mia figlia al 20.98%, Montalbano al 15.54%. 10.88% per Silvio Forever

Rai 1. La replica de Il commissario Montalbano, con l’episodio dal titolo La pista di sabbia, ha ottenuto 3.507.000 spettatori, per uno share del 15.54%.
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Debora Marighetti
 
 

ANSA, 9.9.2011
A Mosca alla ribalta il 'made in Italy' del libro

Il 'made in Italy' non e' solo moda, design e buona tavola ma anche il libro: e' la nuova sfida lanciata in Russia dall'Italia, ospite d'onore della 24/a Fiera internazionale del libro di Mosca.
[...]
Da domani tocca agli altri cimentarsi in incontri a tema al Caffe' letterario: da Sandro Veronesi ad Andrea De Carlo, da Antonia Arslan a Bruno Arpaia, da Franco Cardini a Gianrico Carofiglio, da Sveva Casati Modignani a Valerio Massimo Manfredi, questi ultimi tra i top ten per numero di edizioni e copie vendute in Russia negli ultimi dieci anni. Al primo posto pero' resta saldamente al comando Gianni Rodari, seguito da Umberto Eco.
Bene anche Baricco e Camilleri.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 9.9.2011
Il giallo? Sarà groenlandese
Fantaromanzi per tutti
I titoli che fra 100 anni scaleranno le classifiche, fra pronipoti di Eco e avventure leghiste in Padania

Se è vero che fra cent’anni il libro di carta non esisterà più, tutti però ci assicurano che il romanzo invece non tramonterà mai. Ma come sarà, di cosa parlerà il romanzo del futuro? Saranno riconoscibili le trame e i gusti di oggi nella letteratura dei nostri pronipoti. Quali saranno i best seller del XXIII secolo? Ecco qualche titolo.
[...]
Il giallo italiano dopo Faletti e farà fatica a riprendersi. Di avventure del commissario Montalbano continueranno a uscirne per ancora un centinaio d’anni, finché non si sarà svuotato il caveau di Sellerio.
[...]
Diego Marani
 
 

La Nuova Sardegna, 9.9.2011
Il mio falso giallo contro la moda dilagante del noir scandinavo

Sassari. «Buonasera, sono Larsson. Non Stieg». Si presenta così, con una battuta e un sorriso che poi accompagna tutta l’intervista. Seppur al telefono, quello con Björn Larsson è un “incontro” subito amichevole. In questi giorni a Mantova, per presentare il suo ultimo libro «I poeti morti non scrivono gialli» (Iperborea, 353 pagine, 17 euro).
[…]
- In copertina il romanzo viene definito «una specie di giallo». Cos’ha di particolare?
«Non è uno scherzo. O meglio è uno scherzo serio. Il fatto è che mi sono un po’ stancato della moda del giallo perché dà un’immagine falsa della società, del mondo. E per quanto riguarda il giallo svedese penso che il problema sia la serietà. Per esempio nei libri di Camilleri c’è un sorriso, quella piccola ironia che dice al lettore “questo non è un ritratto esatto della realtà”. I gialli scandinavi sono invece molto seri e sembrano far credere ai lettori che il mondo, la realtà sia fatta di criminalità. E non è vero».
[…]
Fabio Canessa
 
 

Capelli.Estetica.it, 9.9.2011
Ritorna Montalbano
Il titolo potrebbe essere “Quando Montalbano aveva i capelli”: stiamo parlando della nuova serie annunciata dalla Rai per la primavera 2012.

Nuovi episodi che ricostruiscono la storia del commissario, interpretato questa volta non da Luca Zingaretti ma da Michele Riondino, con barba e capelli ricci.
Un gossip che farà agitare i fans del commissario Montalbano. Il famoso commissario ‘pelato’, alias Luca Zingaretti, creato dalla fantasia di Andrea Camilleri che con i suoi modi ha affascinato il pubblico femminile italiano, aveva i capelli!
Infatti nel presequel che vedremo su Raiuno nella primavera del 2012 Montalbano ha il sorriso e i tanti capelli ricci del trentenne Michele Riondino ed anche una folta barba.
La fiction infatti va indietro nel tempo e racconta il commissario vent'anni prima, quindi anche con qualche ruga in meno e anche i capelli!
Riuscirà il giovane Montalbano a conquistare il cuore delle donne che amano i calvi? Pare infatti che gli uomini calvi riscuotano grandi consensi femminili.
Glorianna Vaschetto
 
 

La Repubblica, 9.9.2011
Mar di Sicilia
Non c'è pesce senza ortaggio

«Montalbano fece un'inversione a U proibitissima in quel tratto, andò dritto in cucina, spiò al cuoco senza manco salutarlo: "Ma lei, le triglie di scoglio, come le cucina?"». La domanda di Camilleri - tratta da Il ladro di merendine - non suona certo oziosa. Al contrario: più che una curiosità un'indagine, più che una sollecitazione un interrogatorio. Perché per i siciliani, la cucina è una cosa maledettamente seria, a maggior ragione se cucina di mare, visto che in Sicilia i pescatori vincono su pastori e allevatori. E poco importa se si tratta di piatti popolari o delle ricette sofisticate declinate dai monzù, i cuochi delle case aristocratiche cari a Tomasi di Lampedusa.
[...]
Licia Granello
 
 

Un libro al día, 11.9.2011
Andrea Camilleri: La intermitencia
Idioma original: italiano
Título original: L'intermittenza
Año de publicación: 2010
Valoración: está bien

A mí es que, como se suele decir del cerdo, de Camilleri me gustan hasta los andares. Me cae genial, el hombre, y además sus novelas me parecen entretenidísimas.Así que hace poco me compré no una, sino dos de sus obras: una de la serie de Montalbano y esta otra, que no es de la serie de Montalbano. Y bueno, esta segunda es algo menos entretenida que las otras, pero tampoco está mal. O será que yo a Montalbano lo miro siempre con buenos ojos...
A diferencia de la serie "policiaca pura" de Montalbano, esta es una especie de thriller financiero, un poco como de John Le Carré Grisham, aunque en un entorno italiano. Hay absorciones empresariales, traiciones entre socios, relaciones más sexuales que amorosas, una trama de corrupción empresarial y, claro, las intermitencias del título, que son unas pérdidas momentáneas de consciencia que sufre uno de los protagonistas.
La intermitencia comparte con el resto de las novelas de Camilleri su visión cínica y desencantada de la vida, en general, y de la vida italiana, en particular. No hay estrato, profesión, región, religión o sexo (los hombres son unos cabrones; las mujeres, unas estúpidas) que se libre de su crítica. Pero para ser como las mejores de sus novelas, a esta le faltan dos cosas: un héroe con el que identificarse -aunque sea un héroe tan atípico como el hedonista Montalbano- y el sentido del humor que normalmente llega de la mano de Mimí Augello y de Catarellla, y que aquí solo aparece con cuentagotas, haciendo que la novela resulte algo más oscura de lo habitual.
En fin, no está mal ver a Camilleri defendiéndose en un género algo distinto, pero, a pesar de toda la admiración (¿veneración?) que le tengo, prefiero las novelas de Montalbano.
Santi
 
 

Solo Libri.net, 12.9.2011
Gli arancini di Montalbano – Andrea Camilleri

Sono venti i succinti racconti che compongono "Gli arancini di Montalbano" (Milano, Mondadori 1999). Si leggono d’un fiato e caratterizzano il modo di pensare e di agire di Montalbano. In "Sostiene Pessoa", titolo che allude a Sostiene Pereira(1994) di Antonio Tabucchi, traduttore di Pessoa, la sua strategia investigativa ha un chiaro ascendente: quello adottato da Qaresma, detective del citato scrittore portoghese. Camilleri così scrive:
“…se uno, passando per una strada, vede un omo caduto sul marciapiede, istintivamente è portato a domandarsi: per quale motivo quest’uomo è caduto qui? Ma, sostiene Pessoa, questo è già un errore di ragionamento e quindi una possibilità di errore di fatto. Quello che passava non ha visto l’uomo cadere lì, l’ha visto già caduto. Non è un fatto che l’omo sia caduto in quel punto. Quello che è un fatto è che egli si trova lì per terra. Può darsi che egli sia caduto in un altro posto e l’abbiano trasportato sul marciapiede. Può essere tante altre cose, sostiene Pessoa”.
Che sia necessario attivare il meccanismo del ragionamento per andare oltre le apparenze è dunque la regola fondamentale. Non sempre la certezza è desumibile dal visibile; anzi, è oltremodo più sensato indirizzare le proprie energie alla scoperta di ciò che sfugge alla percezione del momento. Il punto di partenza dell’ingranaggio poliziesco è dato dall’attenzione ai segnali, anche i più banali, che provengono dalla realtà circostante (un gesto, un detto, un dettaglio incongruo, le coincidenze…). Bisogna essere pronti a raccoglierli e a decodificarli in modo che, senza stonature, possano situarsi nella mappa cognitiva. Ce ne rendiamo conto leggendo "Una mosca acchiappata al volo". Qui, mentre il pubblico ministero fa la requisitoria, il presunto colpevole di un omicidio afferra una mosca al volo: particolare questo che incuriosisce il nostro commissario fino a convincersi dell’innocenza di costui. Come a dire che la mente deve aprirsi a trecentosessanta gradi sulla realtà. Uno sbirro, al pari dei medici, scrive Camilleri in "La revisione", deve “rendersi conto a colpo d’occhio se un paziente è malato o no”. Dall’osservazione ai processi associativi, che fanno sbocciare le deduzioni, il passo è breve. Così ne Il referendum popolare, mentre indaga sul caso di un ferito con un colpo di pistola, Montalbano instaura una relazione tra due eventi: a prima vista gli si mostrano slegati, ma grazie ad un accostamento giunge a una svolta che gli fa modificare la visione della realtà, elaborata in precedenza. E che dire del “saltafosso”? La strategia-trappola da lui messa in atto con una buona dose di teatralità ha uno scopo preciso: indurre il colpevole a confessare, ponendogli dinanzi verità ancora da provare oppure dati non veritieri che lo mettano in crisi. La meditazione, è noto, può essere favorita o meno dai luoghi in cui ci si trova. Perciò, Montalbano, quando deve “ragionare”, ne frequenta alcuni in particolare. Ad esempio, in "Pezzetti di spago assolutamente inutilizzabili" lo troviamo, nello spazio in cui cresce l’ulivo saraceno, immagine suggestiva ricavata dalle parole dette da Pirandello, al figlio Stefano a proposito della soluzione scenica da dare all’opera incompiuta "I giganti della montagna". In sostanza, questi racconti, di cui si è fornita appena una proposta di lettura, contengono tutti i meccanismi cari a Camilleri. Non resta che esplorarli con la bramosia della scoperta.
Federico Guastella
 
 

Messaggero Veneto, 13.9.2011
Camilleri ricorda Siro: ad Assisi diressi il suo "Odore di terra"
Colpo di teatro a Cesclans alla commemorazione di Angeli: «Fu la regia più entusiasmante della mia carriera»

Udine. Coup de théâtre, domenica, a Cavazzo Carnico, alla commemorazione di Siro Angeli, nel ventennale della scomparsa. A sorpresa, tra familiari ed estimatori del poeta, narratore, drammaturgo, raccolti nella pieve di Santo Stefano a Cesclans, arriva una testimonianza illustre, quella di Andrea Camilleri, che in una lettera inviata a Marco Maria Tosolini rilascia un affettuoso ricordo di Siro, scrivendo degli incontri romani al Terzo Programma della Rai.
«Ogni tanto bussava alla porta della mia stanza, mi sorrideva, deponeva un libro sul mio scrittoio e se ne andava senza dire niente. Era un suo libretto di poesie, sempre con una dedica affettuosissima. Non aveva finito di chiudere la porta alle sue spalle che io mi ero già tuffato sulla prima poesia, non importa se in lingua o in un dialetto che mi risultava di difficile comprensione. Allora, per risolvere il problema, non c’era che da andare da lui, mettergli la poesia sotto gli occhi e dirgli di leggerla ad alta voce. Subito a me, siciliano, diventava comprensibilissima. Spesso riprendevo in mano uno dei suoi libri e per ore mi lasciavo cullare dal ritmo perfetto dei suoi versi. Tra parentesi, un pomeriggio di domenica andai a casa sua e mi feci leggere, per intero, Il Grillo della suburra. Fu un pomeriggio che non scorderò mai più. Poi, un giorno, sopra alla mia scrivania invece del libretto di poesie posò un voluminoso dattiloscritto. “È una commedia che ho appena finito di scrivere, vorrei che la leggessi». Mi emozionò il fatto che Siro tornasse al teatro dopo tanti anni d’assenza. La lessi e la rilessi, affascinato e intrigato. Era una storia chiaramente e soffertamente autobiografica, ma la forma che Siro le aveva dato non rientrava per niente negli schemi di una normale commedia da palcoscenico (...) era riuscito a fondere in un unicum lirica, prosa e dramma. Quando tornò per chiedermi che me n’era parso, gli dissi che m’aveva profondamente commosso. Aggiunsi che metterla in scena avrebbe però presentato difficoltà tecniche quasi insuperabili. Siro mi comunicò che la sua commedia aveva vinto il concorso indetto dalla Pro Civitate Christiana e che sarebbe stata rappresentata nel Teatro di Assisi da una compagnia da formare per l’occasione. “Hai scelto il regista?”, “Sì, tu” – mi rispose. Fu l’impegno teatrale più totalizzante e più entusiasmante della mia carriera. Per garantire la successione quasi cinematografica delle scene (da un vagone di tradotta a un’isba nella steppa russa, da una camera d’albergo al limbo dei non ancora nati, ecc. ecc.) impiegai ben tre palcoscenici girevoli che agivano quasi in contemporanea e una caterva di macchinisti e d’elettricisti. Siro non venne ad Assisi, si sarebbe emozionato troppo. Preferì vedere la sua opera in televisione. Al termine, mi fece una telefonata piena di felicità».
La commedia era Odore di terra (1957). E nella lettera Andrea Camilleri cita le parole di un noto critico teatrale, Achille Fiocco: «Odore di terra è insieme lirica, racconto e dramma: alterna visioni paesistiche (vere e proprie liriche) a ricordi, lettere e quadri evocativi, e s’avventura persino nel limbo dei nascituri, con un procedimento cinematografico, che va dal presente al passato, per tornare infine al presente, e si vale di elementi pittorici, mimici, musicali e dialogici, fusi nell’ansia di scoperte che la pervade da un campo all’altro». A Cesclans ricordano Siro, non senza commozione, Celestino Vezzi, Gianfranco Ellero, Gloria Angeli per la Società Filologica Friulana, Grazia Levi, Gilberto Ganzer, Luigi Maieron, Silvia, ultima figlia del poeta, e Riccardo suo nipote, figlio di Glauco, il primogenito. Gli attori della compagnia teatrale che si intitola ad Angeli leggono lettere tratte dal ricco epistolario dell’intellettuale carnico.
Edoardo Anselmi
 
 

Teleblog, 13.9.2011
“Il giovane Montalbano”: anche Alessio Vassallo nel cast

Torniamo a parlare della fiction “Il giovane Montalbano”, serie televisiva in sei puntate incentrata su quelle che sono state le vicende di un Montalbano più giovane con le sue prime indagini, anche queste tratte dai racconti di Andrea Camilleri.
Come riportato in un precedente articolo, ad interpretare Montalbano da giovane sarà Michele Riondino, che attualmente stiamo vedendo anche nella nuova fiction Rai “Il segreto dell’acqua“.
Accanto a Riondino, nel cast, ci sarà anche Alessio Vassallo, attore che abbiamo già visto in fiction come “La vita rubata“, “Capri 2“, “Squadra antimafia 2 – Palermo oggi” e “Edda Ciano e il comunista“.
Nella fiction “Il giovane Montalbano“, Alessio Vassallo interpreterà il ruolo di Mimì Augello, fidato braccio destro di Montalbano. A dichiararlo è stato lo stesso attore, che nel corso di un’intervista al “Giornale di Sicilia” ha dichiarato:
“Ne ‘Il giovane Montalbano’ interpreto Mimì Augello, insieme a Michele Riondino che sarà Montalbano da giovane, per la regia di Gianluca Tavarelli. Sarò un tombeur de femme d’altri tempi, che conquisterà le donne di Vigata. Ma, nello stesso tempo, anche un bravo poliziotto dal grande carisma. E per esigenze di copione sfoggio già un nuovo look, con baffi stile Mastroianni, che è anche il mio mito, in “Divorzio all’italiana…”
Nel cast, lo ricordiamo, ci saranno anche Sarah Felberbaum, Katia Greco e Andrea Tidona.
Daniela
 
 

Gazzetta del Sud, 14.9.2011
Giornate del patrimonio Il cinema entra a Camarina
Il 25 "La strategia della maschera"

In occasione delle Giornate europee del patrimonio, che si celebrano il 25 settembre, l'area archeologica di Kamarina farà da location ragusana all'appuntamento, organizzato dall'assessorato e dal Dipartimento regionale dei Beni Culturali, dal servizio Parco archeologico terracqueo di Kamarina, diretto da Giovanni Distefano e dalla Film Commission Ragusa, di cui è presidente Franco Antoci e direttore Pasquale Spadola.
In occasione dell'evento, inserito nell'ambito delle celebrazioni del 150. dell'unità nazionale, sarà proiettato il film "La strategia della maschera" diretto dal regista Rocco Mortelliti su un soggetto di Andrea Camilleri. La proiezione del film sarà preceduta da un'introduzione di Pasquale Spadola e Giovani Distefano sul paesaggio camarinese nel cinema. Previsto anche un intervento dello stesso regista Rocco Mortelliti.
Daniele Distefano
 
 

Mentelocale, 14.9.2011
Teatro Carlo Felice: la nuova stagione con Andrea Camilleri
Apre il 15 settembre la campagna abbonamenti. Prezzi bloccati per i vecchi abbonati. Rincaro del 5% su pacchetti e biglietti singoli. Due novità in cartellone. E l'Ikea collabora a due scenografie

All'interno dell'Auditorium Montale del Teatro Carlo Felice, il sovrintendente Giovanni Pacor presenta la campagna abbonamenti 2011-2012
[...]
«Dopo sei mesi di trattative, si aggiunge agli spettacoli d'opera la regia di Andrea Camilleri di Cavalleria Rusticana, abbinata all'opera in un atto basata su Che fine ha fatto la piccola Irene?, una novella dello scrittore, in stile verghiano, musicata da Marco Betta», in programma nella stessa serata tra maggio e giugno 2012.
[...]
 
 

Mentelocale, 14.9.2011
Villa Gruber al Carlo Felice? Intanto arriva Camilleri
La sindaca Marta Vincenzi propone che l'edificio entri nel patrimonio della Fondazione del Teatro. Uno spazio in più per diversificare l'offerta. Ora al vaglio del Consiglio comunale

[...]
Con questo progetto, in corso di valutazione, intanto si è scongiurato il commissariamento da parte del ministero, e come ha detto Vincenzi «per ora l'unico commissario vero all'orizzonte è Montalbano». Andrea Camilleri sarà infatti regista di Cavalleria Rusticana, tra maggio e giugno 2012: è questa una delle novità del cartellone 2011-2012.
 
 

Libri blog, 14.9.2011
Giudici – di Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo, Carlo Lucarelli

Il libro di Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli édito da Einaudi narra l’importanza del ruolo di giudice, che da sempre ha rappresentato una figura importante e delicata. Per essere giudice, infatti, oltre ad aver tanto studiato  per costruirsi un bagaglio culturale solido occorre anche avere una formazione caratteriale salda, cioè non lasciarsi andare alle emozioni considerato il ruolo e la funzione di amministratore della giustizia propria del giudice.
Di certo non è un ruolo che può rivestire chiunque: nelle aule di tribunale, infatti, i giudici armati di pazienza ascoltano quello che gli avvocati urlano a difesa del proprio cliente e quell’uomo lì di fronte a loro che indossa una toga deve rimanere fermo, incamerare tutto quello che si dice, ma la cosa più importante e difficile per il giudice è che deve rimanere neutrale di fronte alla situazione che gli viene presentata. Tre grandi scrittori in questo libro hanno raccontato tre diverse storie di giudici.
La prima è quella di Andrea Camilleri che racconta la storia di un giudice torinese trasferito in Sicilia quando era trascorso poco tempo dall’Unità di Italia. Era un giudice troppo giovane per rendersi conto dei pericoli che gli giravano intorno.
C’è poi la storia di una giustizia dei giorni nostri raccontata da Giancarlo De Cataldo che pone al centro del suo racconto la fondamentale importanza che l’apparato giuridico riveste per un buon funzionamento della società civile.
E infine Carlo Lucarelli racconta la storia di un poliziotto chiamato per fare da scorta ad un giudice, nonostante sia una scorta a dir poco inutile. E’ così che attraverso il racconto di questi tre scrittori il sistema giudiziario viene messo in luce con tutte le sue crepe e le sue sfaccettature delicate e in un certo senso anche rischiose.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.9.2011
Una lettera indirizzata all’autore di “Il birraio di Preston” sul futuro dei ragazzi e dell’istruzione
Caro maestro salviamo la scuola

Caro Direttore,
non sono solito chiedere favori, ma credo che leggere questa lettera sia importante per tutti.
Per me nonno, per i genitori e soprattutto per gli studenti, perché vogliono fargli credere che non saranno loro a governare il mondo.
Invece no, devono avere il dovere e il diritto di prendersi cura del loro futuro ed io sono certo che questo percorso inizia proprio sui banchi di scuola.
Andrea Camilleri

Caro maestro Andrea, non sapevamo se indirizzare, attraverso Lei, queste nostre riflessioni ai comuni conterranei o ai 90 deputati che siedono nel parlamento siciliano. Ci abbiamo pensato un bel po' fino a cambiare decisamente destinatario, perché siamo certi che non ci vedono da quest'occhio e non ascoltano da nessun orecchio i siciliani adulti e colpevoli. E allora le chiediamo di scrivere a tutti i ragazzi siciliani che vanno a scuola, adesso che ricomincia il nuovo anno, perché a Lei presteranno un orecchio diverso. Per raccontare loro non com'era la scuola quando ci andavo Lei, né tantomeno com'è adesso, che, ahimè, lo sanno perfettamente e la subiscono, bensì come potrebbe essere se alzassero la testa.
La scuola potrebbe essere il primo gradino della loro scalata, come lo è stato per Lei del resto, per tutti noi. Potrebbe non essere questa somma di catapecchie dimenticate, insicure e malsane in cui vorrebbero confinarli e diventare bellissima, utilissima e solidissima come una splendida dimora. Se le case sono necessarie le scuole lo sono il doppio. Con ambienti rispondenti alle loro esigenze, con gli spazi adeguati, addirittura con gli infissi, i banchi e le sedie. Con le biblioteche e i computer, insieme nella stessa stanza, a significare che non se ne può fare a meno, né dei libri né dei ponti informatici che sono tanto bravi ormai a utilizzare. Fatti i luoghi lo studio viene di conseguenza.
Abbiamo scritto l'appello a difesa della scuola siciliana a cui Lei ha aderito e la ringraziamo: classi affollate, maestri per strada, scuole insicure e non a norma. Ne ha voluto sapere di più. Abbiamo sentito il suo sconcerto. Ha saputo che i nostri governanti siciliani avrebbero il potere esclusivo di "eludere" gli ignobili tagli che sono stati fatti nella scuola italiana negli ultimi anni e non lo hanno mai utilizzato questo potere. Non si sono nemmeno curati di capire cosa fare e come fare in un balletto incredibile di rispettive incompetenze: è colpa dei Comuni, è colpa delle province, è colpa dello Stato. È colpa di chi? È colpa loro, questa è la verità, con noi complici, noi che lo abbiamo permesso col silenzio.
Com'è possibile che le aule dove abbiamo imparato a leggere, a scrivere, a far di conto ad amare Pirandello e Verga e a vivere sono state dimenticate da tutti?
Ecco, in questo valzer di colpe e di discolpe, di responsabilità e irresponsabilità i ragazzi sono gli unici che possono alzarsi in piedi con la coscienza candida per difendere i loro banchi, per difendere il loro futuro e per recriminare quello che gli stiamo togliendo. I loro genitori non lo stanno facendo e ci sconforta non trovarne ragioni: magari pensano? Follie: è la cosa che serve di più per farli meno servi. E nemmeno i rappresentanti che abbiamo eletto lo stanno facendo, figurarsi. Mica votano i ragazzi, che ne avrebbero in cambio?
La legge sul diritto allo studio langue da 30 anni in qualche cassetto dell'Ars: vergogna. Se la stanno "fissiando" persino per dedicare una giornata di dibattito parlamentare (una sola giornata) ai problemi specifici della scuola siciliana e nemmeno si sono sorpresi tanto nel costatare che al nord vengono assunti professori e al sud di meno, molti di meno. Vergogna. E loro che ci possono fare? Non è loro incompetenza. E di cos'altro devono parlare di più importante di questo? Se non se la fidano a risolvere i problemi dei giovani siciliani che problemi mai potranno risolvere?
Sembrano ombre agli occhi della gente, i ragazzi, ma anche i professori, non gli conviene ai governanti occuparsene, meglio delegare. E molti di noi insegnanti ci siamo dimenticati persino di noi stessi, che manco lo sappiamo più cosa voglia dire essere un professore. Un tempo i professori erano la coscienza critica dei paesi: Sciascia, Bufalino, Pasolini. Del nostro paese. Dovrebbero alzarsi tutti in piedi appena ne passa uno. Non per quel singolo professore, ma perché insegna ai ragazzi. Sminuire un professore è sminuire loro. Dobbiamo difendere questa professione e il nostro ruolo, stando nella società con la schiena dritta e non solo nelle classi. Le scuole sono le chiese della laicità moderna. Sono i luoghi sacri del vivere civile. E l'indifferenza con cui le stanno facendo sgretolare, nel silenzio, nell'ignoranza dei problemi, nella superficialità distratta dei provvedimenti d'emergenza, nella mancata volontà di volerlo tutti quanti, la dice lunga sull'assenza del sacro e del civile a cui vogliono condannare le nuove generazioni.
Rivolgiti a loro, Camilleri, nell'augurargli un buon anno scolastico: perché combattano per i loro diritti e li difendano di fronte agli stessi padri quando sottovalutano, non dico la scuola, ma il maestro che hanno di fronte.
Dille a loro queste cose perché molti adulti, padri, madri, governanti, persino parecchi professori non hanno battuto ciglio (o in troppo pochi) nel vedergli togliere la sedia da sotto. E non capiscono che così gli togliamo il pane di bocca. La loro rassegnazione non sia mai quella dei ragazzi, esortali a difendere le classi, i banchi, le sedie, una buona istruzione e con essi la nostra identità.
Comitato Insieme X la scuola
 
 

Il Sole 24 Ore, 15.9.2011
La primavera siciliana e il patto per la legalità

Viene presentato oggi a Roma «Senza Padrini - Resistere alle mafie fa guadagnare» – edizioni Tea – di Filippo Astone. La presentazione del libro, con la prefazione di Andrea Camilleri, è prevista alle 18 presso la Sala Stampa estera, in via dell'Umiltà. Il libro ripercorre la storia del movimento degli imprenditori che si ribellano al racket.
All'incontro di oggi, oltre all'autore e ad Andrea Camilleri, che ha firmato la prefazione, parteciperanno Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, Antonello Montante, vicepresidente e delegato nazionale di Confindustria per la legalità, Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati e Francesco Cirillo, prefetto, vice capo della Polizia. Il dibattito sarà moderato da Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore.
L'incontro sarà la cornice per ripercorrere le tappe che hanno portato dalla «primavera» degli imprenditori siciliani a un movimento di respiro nazionale, suggellato dal protocollo di legalità tra ministero dell'Interno e Confindustria del maggio 2010
Carmine Fotina
 
 

Città Nuova, 15.9.2011
“W niatri”, il sogno di tre amici meridionali
Ideali, aspirazioni e surreali dialoghi in dialetto danno vita ad una commedia amara con Andrea Camilleri dietro le quinte

Con la nuova consulenza drammaturgica di Andrea Camilleri, torna in scena a Roma, al festival Short Theatre, la storia, a tratti onirica, di un percorso di vita comune a tre amici, sporcato da un evento "immateriale" che arriva a guastare la loro armonia, senza mai spezzare il filo rosso dell’amicizia che li unisce.
I tre inseparabili amici di "W niatri" (Evviva noi), Andrea, Uccio, e Mimmo, sognano un futuro diverso, che possa riscattare la loro misera condizione di vita e farli uscire da quella piazza di un Meridione, più dell’anima che geografico. Vorrebbero fuggire dalla mediocrità, dalla fame, fisica e culturale e dal torpore atavico che li trattiene. Col pigiama indosso, simbolo di uno stato permanente di dormiveglia, Andrea si appisola continuamente, e sogna: trascina gli spettatori dentro un “oltre”, immerso in un fascio di luce che lo coglie in uno stato di dormiveglia, in piedi, intento a parlare con la nonna defunta che immagina lo ascolti.
Si materializzano sul fondo i suoi due amici. Emerge dalla penombra Uccio, il più ingenuo ma il più vero, che, col pallone sempre al piede, aspira a superare una selezione di calcio. Poi c’è Mimmo, il più spaccone, attaccato alla propria terra, che raffredda e ridicolizza i sogni d’attore di Andrea con un’arancia sempre in mano, in posa da provino.
È su questa trama di rapporti che si sviluppa la scrittura scenica dello spettacolo, nato da un appassionato lavoro collettivo che ha coinvolto gli attori Daniele Pilli, Fabrizio Ferracane e Michele Riondino (volti noti anche al pubblico cinematografico e televisivo), la drammaturga Linda Dalisi e Luigi Biondi, esperto di luci e colori. Ed è proprio sull’eccellente piano visivo che si gioca questa partita della vita, con una rete da calcio che rimanda ad una gabbia o ad una prigione e che occupa l’intero boccascena, divenendo un muro che li separa dal mondo che sognano.
Da quell’intreccio di fili e nodi si guarda alla platea e il pubblico li osserva vivere, prendere consistenza, diventare tre pianeti con dei palloni in mano, mentre l’azzurro di una lavagna luminosa, come un cielo notturno inciso di parole, evidenzia e da voce ai loro pensieri inespressi e intimi. La gestualità e la recitazione anticonvenzionale dei tre bravi interpreti si sviluppa tra dialoghi serrati - molti in dialetto meridionale - e azioni astratte, movimenti danzati, gag e gesti surreali, per dare consistenza poetica a questa commovente e divertente storia di un’amicizia, dal risvolto amaro.
Al teatro India di Roma, per Short Theatre, il 18 settembre.
Giuseppe Distefano
 
 

Il Giornale, 15.9.2011
Carlo Felice tra mobili Ikea e concerto al Salone Nautico

Commissariamento? No, grazie. Il Sovrintendente del Carlo Felice Giovanni Pacor si prepara a rialzare il sipario e sfodera un sorriso (quasi) smagliante. «Il teatro ce la farà: abbiamo già colmato parte del disavanzo ed entro la fine dell'anno contiamo di pareggiare il bilancio. Poi il cartellone fino alla prossima estate è bell’e pronto, con ghiotte novità».
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E con la curiosa novità della regia di Andrea Camilleri per «Cavalleria Rusticana», in scena dal 18 maggio 2012 e accoppiata all'operina «Che fine ha fatto la piccola Irene?» di Marco Betta da «Le inchieste del Commissario Collura» sempre di Camilleri.
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Per il cartellone completo, www.carlofelice.it
 
 

l’Unità, 15.9.2011
L’intervista
«Altro che Grecia è in crisi l’intera Europa»
Petros Markaris. Lo scrittore greco analizza le ragioni di questa situazione: «Finché la politica è stata una priorità per l’Ue, tutti i Paesi erano uguali. Ora che le priorità sono finanziarie, ci sono Paesi di prima e di seconda classe»
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Jean-Claude Izzo e Manuel Vasquez Montalban non ci sono più ma lei e Camilleri vi date molto da fare con le vostre storie, insomma continua il noir mediterraneo. Che caratteristiche aveva all’inizio e se è cambiato in che modo?
«Il noir mediterraneo non è cambiato. Si è sviluppato senza scossoni poiché la trama che accomuna tutte le storie è un’analisi della politica e della società. Era lo stesso per tutti noi. Si tratta di un aspetto che ci accomuna. Nei paesi europei, anche per scrittori di gialli “socialmente sensibili”, quali Henning Mankell e Arne Dahl, gli spunti sociali non sono altrettanto rilevanti nell’economia della narrazione. Credo che ciò sia dovuto al fatto che la politica al sud abbia implicazioni molto più vaste rispetto al peso che gioca nei paesi del nord. E, naturalmente, il cibo. Fortunatamente, al sud noi possiamo godere del buon cibo, anche nei romanzi polizieschi. Una delle ragioni per le quali ho sempre meno voglia di leggere romanzi di autori nordici è che il cibo, in queste storie lascia molto a desiderare».
[…]
Michele De Mieri
 
 

Agrigento Notizie, 15.9.2011
"Giardini di Sicilia, tra labirinti e Caos", continuano le conversazioni ad Agrigento

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Da non perdere il prossimo appuntamento mercoledì 21 settembre quando nel giardino dell'Hotel della Valle sarà proiettato il film documentario "Acqua in bocca. Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli", un romanzo a quattro mani. Sarà presente il regista internazionale Matteo Raffaelli che si intratterrà nella conversazione con Angelo Pitrone.
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La Repubblica (ed. di Palermo), 16.9.2011
Il dibattito
Appello di Centorrino a Camilleri "Aiutaci a salvare l'istruzione siciliana"

«Caro maestro Andrea Camilleri, abbiamo letto la bellissima lettera che ti è stata inviata dal Comitato insieme per la scuola in occasione dell'avvio dell'anno scolastico in Sicilia». L'assessore regionale all'Istruzione, Mario Centorrino rilancia dopo l'appello pubblicato dallo scrittore sulle pagine di Repubblica Palermo: «Perché con la tua saggezza - chiede Centorrino allo scrittore siciliano - il tuo carisma, l'indubbia supremazia culturale non provi a suscitare un dibattito sulla scuola siciliana, sul suo stato, sulle sue potenzialità, sul suo avvenire coinvolgendo società civile e sistema politico? Che nella nostra isola vivono come separati in casa. La scuola - conclude l'assessore - è la cosa più bella che abbiamo in Sicilia. Stranamente parliamo prevalentemente di cose brutte. Aiutaci a cambiare lenti di osservazione».
 
 

l’Unità, 16.9.2011
Storie di razzismo

Con il titolo "Con quella faccia. L’Italia è razzista? Dove porta la politica della paura" è uscito il 7? numero di Almanacco Guanda (tra gli autori Valeria Benvenuti, Andrea Camilleri, Marcello Fois, Edoardo Nesi). E il tema rimbalza ai lettori: possono proporre un testo per la pubblicazione su "Racconta la tua storia di ordinario razzismo" registrandosi su www.guanda.it.
 
 

Il Venerdì, 16.9.2011
Almanacco
Ma il belpaese è razzista? Guanda lancia un concorso

L'Almanacco Guanda, curato da Ranieri Polese, è giunto al settimo appuntamento annuale. L'edizione di quest'anno si apre a una nuova forma di partecipazione dei lettori. Con l'iniziativa Autori per l'Almanacco Guanda, la casa editrice offre la possibilità di collaborare all'opera con testi aventi per oggetto il tema scelto per l'anno in corso (nel 2011 il razzismo, con il titolo Con quella faccia. L'Italia è razzista? Dove porta la politica della paura). I testi (15 cartelle, 30 mile battute da inviare entro il 31 novembre 2011, registrandosi nel sito www.guanda.it) verranno letti da un comitato editoriale e quelli selezionati saranno pubblicati nel numero successivo. L'Italia è un Paese razzista? A rispondere al quesito sono stati chiamati Andrea Camilleri, Ferruccio Pinotti, Nicola Angrisano, Luciano Canfora, Gian Antonio Stella, Marcello Fois, Adriano Sofri, Edoardo Nesi, Christian Mirra, Barbara Di Gregorio e Gianni Biondillo.
 
 

Dagospia, 16.9.2011
Cafonalino
Alla presentazione di un libro sugli imprenditori antimafia di Filippo Astone, tra gli interventi di Marcegaglia, Camilleri, Lo Bello e Montante, arriva “l’uovo di Palamara”: invece della legge bavaglio, il capo dell’ANM propone un’ “udienza filtro per arginare le intercettazioni irrilevanti” - E poi la sinistra come farebbe a scegliere la prossima icona?...
Camilleri e Astone
Camilleri e Marcegaglia Camilleri e Montante Camilleri, Montante e Palamare
Camilleri e Astone
 
 

Adnkronos, 16.9.2011
Teatro: Camilleri sostiene “W niatri” in scena domenica all’India

Roma - Torna sulle scene un binomio che ha fatto tanto parlare di se: Andrea Camilleri sposa un testo teatrale che vede sulle scene Michele Riondino in veste di bullo "guasta armonia" di una giovane triade di amici dalle belle speranze. 'W Niatri', in scena per Short Theatre 2011 all'India, domenica 18 settembre alle 19, in occasione del nuovo allestimento, dopo il Napoli Teatro Festival Italia, ha acquisito la collaborazione di Camilleri come consulente drammaturgico di un testo scritto dalla napoletana Linda Dalisi.
Un approccio nuovo per lo scrittore, un legame quasi alchemico ad un teatro prettamente di ricerca, a Michele Riondino, Fabrizio Ferracane, Daniele Pilli e ai loro differenti dialetti, al progetto W Niatri.
''Il mio lavoro con i ragazzi non e' stato così tecnicamente drammaturgico perché il testo era molto buono -afferma Camilleri-. Mi sono solo limitato a dare dei suggerimenti stilistici e dialettali, lasciando prevalere il lato emozionale di questa casuale, ma esplosiva alchimia".
 
 

Wuz, 16.9.2011
Giudici, di Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli
"Io voglio pensare che abbiamo fatto qualcosa di piú. Gli abbiamo dimostrato che non possono fare quello che vogliono sopra la nostra testa e dietro la nostra schiena, come se fossimo dei burattini che si possono anche gettare via."

"Giudici" sembra un po' uno di quei film a più episodi, e di conseguenza più registi, in cui un tema centrale viene rappresentato con differenti poetiche. Nel caso del volume edito da Einaudi, nella collana Stile libero big, la figura del giudice/magistrato viene messa in scena da tre grandi scrittori italiani: Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli. In tutti e tre i racconti convivono l'uomo e il ruolo istituzionale, e nelle pieghe di questa convivenza emergono le difficoltà di una professione come quella del giudice. Camilleri, De Cataldo e Lucarelli scelgono esempi positivi, ma senza toni epici. Perché la grandezza morale del difensore dello Stato, del rappresentante della Legge, che fa di tutto per muoversi sempre dentro il sistema, dovrebbe essere un fatto normale, senza alibi. C'è una lettura del volume, quella storica, che conferisce alle diverse narrazioni un senso di corpo unico. Perché le tre diverse ambientazioni temporali (Post Unità d'Italia, Anni di Piombo, Oggi) dei racconti, evidenziano come la storia del nostro Paese, fin dalle sue origini, abbia viziato la corretta amministrazione della Giustizia, sgambettando il percorso dei suoi più integerrimi rappresentanti.
Andrea Camilleri, Il giudice Surra
Siamo nei giorni successivi all'Unità d'Italia. Il giudice Efisio Surra, torinese, viene inviato in Sicilia, nel paese di Montelusa, per riorganizzare il tribunale e sostituire il precedente giudice di idee filoborboniche. La scrittura di Camilleri è come sempre gustosa e capace di ricreare alla perfezione il microcosmo tipico dei paesi siciliani. Il giudice Surra è una specie di Candido che catapultato nel corrotto sistema giudiziario di Montelusa, agisce e si muove con estrema concretezza, senza esitazione, ignorando volutamente l'esistenza della mafia, i suoi riti e i suoi codici di comportamento. E per questo trionfa. È un racconto geniale, surreale, che lascia l'amaro in bocca.
Carlo Lucarelli, La Bambina
Bologna, 1980. Ferro, brigadiere, cinquantasei anni di cui trentasette passati in polizia lavora nel servizio scorte. Gli viene assegnata la protezione di un giudice ragazzina, detta appunto La Bambina, per la sua giovane età e la sua corporatura minuta. Sembra un incarico tranquillo, per un poliziotto a un passo dalla pensione ma qualcosa va storto. E si spalanca un burrone sulle aberrazioni dello Stato Italiano che illumina il lettore sulle difficoltà di rappresentare la Legge, difenderla, e sulla credibilità dello Stato stesso.
Giancarlo De Cataldo, Il triplo sogno del procuratore
Con Giancarlo De Cataldo ci spostiamo ai giorni nostri. Ottavio Mandati, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Novere conduce la sua battaglia contro le malefatte del sindaco Pierfiliberto Berazzi-Perdicò. È un racconto provocatorio a suo modo, perché ci interroghiamo sulla sopravvivenza della Democrazia nel nostro Paese.
 
 

La Stampa, 16.9.2011
Spettacoli
La7: il nuovo "Bookstore" con i "Giudici" di Lucarelli

Roma. Cinquanta minuti di libri, il che vuol dire scrittori, incontri, sconfinamenti nell’arte, confronti tra «senatori» della narrativa e giovani promesse. La nuova stagione di Bookstore, l’approfondimento culturale di La7, condotto da Alain Elkann, torna domani alle 9.55. Gli ospiti della puntata sono Carlo Lucarelli per Giudici, storia d'Italia in tre tempi, tre racconti esemplari sul difficile mestiere di decidere secondo giustizia (gli altri due racconti sono di Camilleri e De Cataldo). [...]
S. N.
 
 

Il Giornale, 17.9.2011
Spazio anche all’opera lirica con «Gianni Schicchi» e alla moderna «Il quadro delle meraviglie»

«Qualche Cassandra ci aveva preannunciato che il teatro avrebbe chiuso dopo sei mesi di vita, mentre invece siamo qui dopo sei anni, felici di presentare la nostra VI Stagione» Così esordisce Gilberto Lanzarotti, direttore del Teatro Govi di Bolzaneto.
[…]
Il direttore artistico Ivaldo Castellani continua così: «La parola d'ordine per noi è una sola, "crederci" e purtroppo ancora qualcuno non lo fa. L'anno scorso abbiamo fatto un esperimento con l'inserimento a programma di un'opera lirica Il Rigoletto. È stato un successo, tanto che quest'anno si ripete sabato 31 marzo e domenica 1 aprile 2012 con altre due opere, una classica, Gianni Schicchi e una contemporanea, Il quadro delle meraviglie, musica di Franco Mannino e libretto di Andrea Camilleri».
[…]
 
 

17.9.2011
Presentazione di “Senza padrini” di Filippo Astone

La locandina di Repubblica, riportata sul giornale di sabato 10 settembre, riportava testualmente:
"Filippo Astone presenta SENZA PADRINI - A Roma, giovedì 15 settembre 2011, presso la Sala Stampa Estera, via dell'Umiltà. Ne discutono con l'autore: Andrea Camilleri, Pietro Grasso, Luca Palamara, Francesco Cirillo, Antonello Montante- Modera Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 Ore. Conclude Emma Marcegaglia, presidente nazionale di Confindustria."
Chi scrive, cerca sempre di non perdersi nessuno degli interventi del Sommo. Pertanto, di buon'ora sono arrivato "in loco", onde evitare di stare "in piccionaia". In sala, dopo un po’, c'era molta attesa. E la riunione comincia con lievissimo ritardo, senza la presenza di Pietro Grasso, trattenuto altrove. Dopo un breve saluto dell'organizzazione ospitante, inizia il Dr. Napoletano, che presenta il libro brevissimamente (dopo un cenno a Pizza Connection e alla storia che ne era all'origine), dicendo che è storia di persone. E passa la parola all'autore.
Astone introduce la sua opera dicendo che si tratta di un libro che si occupa di mafia come fenomeno economico. E questo mi fa meditare sulla presenza di Montante, già brillante copresentatore - assieme al Sommo - del libro di Antonino Ingroia. Ma Astone cita anche il sottotitolo, per fare anche una battuta, poi passa subito a parlare dei protagonisti del libro, tutti imprenditori (Montante, Lo Bello - che fanno parte di una squadra, ma anche Catanzaro, Bonaccorsi, Gandina, Tiziana Coppola, tutti siciliani, e poi Nino Della Gatta - casertano - e Pippo Gallico (RC), Mentre al nord c'è il presidente di SNAM.
Cosa lega questi imprenditori? Il fatto di aver praticamente fatto passare oggi in Confindustria, prima ai livelli regionali, poi a quello nazionale, l'espulsione di coloro - nella categoria - che continuano ad essere collusi con la mafia. Questo il tema del libro (che, a detta dell'autore, riporta i primi 100 espulsi da Confindustria). Espulsioni che cono state seguite da più di 260 denunce. Denunce che smascherano tanti "caproni".
Riprende la parola Napoletano, che invita ad intervenire Palamara, Presidente del CSM. Palamara inizia dicendo che il libro riporta molto bene fatti di mafia. E sopratutto tratteggia le coraggiose scelte che caratterizzano l'attuale classe imprenditoriale. Fa poi un parallelo tra quanto sta avvenendo in Confindustria e quanto avviene in Magistratura. Chiede che questa svolta di Confindustria, cioè l'espulsione di chi non denuncia quello che subisce dalla pressione mafiosa possa costituire un impegno a che la cosa continui al di là delle cariche che l'hanno garantita oggi.
E' poi la volta del Sommo, che - con la consueta verve che lo caratterizza, esordisce con l'affermazione che "rischio" al Nord ha un significato diverso rispetto a quello che ha al Sud, e ben lo sanno sia Montante che Marcegaglia, che sono stati oggetto di buste con proiettili proprio per aver difeso questa bellissima iniziativa di Confindustria: "Chi pagava il pizzo non diventava onorevole ma veniva espulso". Dopo una battuta sulle nostre condizioni attuali ("Le nazioni più deboli sono quelle che hanno al loro interno un altissimo tasso di evasione fiscale e corruzione", e cita la relazione della Corte dei Conti a conforto), il Sommo dice - a cuore aperto e citando la sua età di 86 appena compiuti - che si è sempre rammaricato di aver sbagliato, se il paese ove vive è nello stato attuale, e conclude con un accorato appello perché il paese che si lascia ai nipoti possa consentire loro di vivere normalmente e nel rispetto delle regole. L'intervento del Sommo è stato applaudito due volte.
La parola passa poi a Montante, vicepresidente e delegato nazionale di Confindustria per la legalità, il quale inizia ringraziando Astone per aver detto che "non siano né santi, né eroi". Racconta poi che, nel 1986 era in squadra con Emma Marcegaglia, all'epoca presidente dei giovani imprenditori, e prosegue con la storia della sua candidatura in Confindustria, avvenuta nel 2005, con l'appoggio della magistratura.
"Dopo le cose si sono fatte difficili: non volevamo fare la fine di Don Puglisi e di Libero Grassi. Libero Grassi voleva un modello libero di imprenditoria, e la mafia lo uccise per dare un segnale forte."
L'espulsione da Confindustria è già una sanzione sociale.
Montante continua raccontando della sua provincia, Caltanissetta, territorio industriale povero, dove nel dopoguerra si consumò un fatto deleterio: il Generale Patton, a capo dell'esercito americano di liberazione, fa eleggere sindaco un capomafia, Calogero Vizzini. La mafia (nella figura di Genco Russo) fa perfino scegliere i carabinieri. Montante ricorda che, da piccolo, si vergognava molto perché suo padre, in piazza, non andava a braccetto con il capomafia e il sindaco: poi, col tempo, crescendo, dovette ricredersi.
E' poi la volta del Prefetto Cirillo, che riprende le parole di Astone sui "caproni": hanno soldi, armi e tanti amici. Hanno fatto scorrere fiumi di sangue. Cita poi l'amicizia con Montante, sia come persona, che come istituzione. E la scelta confindustriale dell'espulsione di coloro che non denunciano - o subiscono - le imposizioni mafiose porta, nel maggio del 2010, a un protocollo tra Confindustria (E. Marcegaglia) e il Ministro dell'Interno Maroni. Da allora si è stabilita una commissione paritaria tra Confindustria e forze di polizia. Questa la sintesi.
La serata è chiusa con l'intervento di Emma Marcegaglia, presidente nazionale di Confindustria, che esordisce dicendo che Lo Bello e Montante non saranno santi, ma un po’ eroi lo sono, perché hanno avuto il coraggio di capire e rischiare (e qui cita le parole del Sommo in proposito). E sottolinea ancora le parole di Montante, quando si vergognava, agli inizi della sua attività, di avere un padre che non sedeva allo stesso tavolo col Sindaco e il capo mafia.
La serata ha avuto molto consenso da tutti i partecipanti (almeno una cinquantina e più), che al termine si sono complimentati con Astone e con i protagonisti del suo libro (in prima linea Montante e Lo Bello)
Lavinio 'u Pattisi - Camilleri Fans Club
 
 

Sololibri, 17.9.2011
Giudici – Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo, Carlo Lucarelli

Vi sono parecchie somiglianze tra il mestiere dello scrittore e quello del magistrato: entrambi si ritrovano per scelta ad essere padroni unici del destino di un uomo, o di parte di esso; entrambi lavorano a una storia provando con fatica a trovare una coincidenza tra causa ed effetto; entrambi devono, per rigore, arrivare alla conclusione della storia stessa, a deciderne la fine. I mezzi sono differenti, certo, la realtà sta al giudice come la fantasia sta allo scrittore, seppure quest’ultimo tenda a rubare sfaccettature dal mezzo proprio dell’altro ma, in fondo, anche la sentenza ruba al romanzo la coerenza.
"Giudici", edito da Einaudi Stile Libero nel 2011, è una raccolta di racconti scritti a 6 mani da tre grandi della narrazione nostrana: Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli. Tutti e tre gli autori con le loro parole, con le storie racchiuse in questo volume tendono a umanizzare una figura che agli occhi della gente è sempre stata imponente. Il giudice, colui che giudica, colui che salvaguarda la gente ma che dalla gente stessa viene temuto scende dal suo podio inquisitorio e diventa persona. Diventa il Giudice Surra grazie alla penna di Andrea Camilleri che racconta come, agli albori dell’Italia in una Sicilia già umiliata, un uomo dal folle ottimismo riesce a vincere la prima battaglia con quella che all’epoca si chiamava Fratellanza e che oggi conosciamo tutti come Mafia.
La figura del giudice diventa inadeguatezza in La bambina quando Carlo Lucarelli ci porta tra le paura di una giovane donna magistrato che è costretta a vivere di nascosto in una Bologna anni 70’ sfregiata in volto dalla violenza.
Il Giudice diventa impotenza ne Il triplo sogno del procuratore, quando Giancarlo De Cataldo scrive della guerra infinita tra un procuratore e un sindaco potente metafora di una politica corrotta.
Tre racconti, tre perle, tre grandissimi scrittori che aggiungono un altro e preziosissimo tassello ad una letteratura affascinata dalla figura dell’uomo che giudica l’uomo e che parte da Manzoni e arriva a Sciascia, passando per Dostoevskij e Kafka. Tre personaggi che sembrano sapere bene che l’unico giudizio onnipotente resta quello della realtà.
Sandra Martone
 
 

Il Messaggero, 17.9.2011
Short Theatre all’India, “W Niatri” con la collaborazione di Camilleri
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La Repubblica (ed. di Palermo), 17.9.2011
I siciliani dei fumetti
"Noi, nella fabbrica dei supereroi"

C'è chi spicca il volo, andando a lavorare per colossi come Marvel, Disney o Panini, chi propone le proprie storie oltralpe e chi racconta la Sicilia e le sue storie a chi, siciliano, non è. Il mondo dei fumettisti siciliani è un continuo fiume di idee. Lo scorso week-end la rassegna Etna comics alle Ciminiere di Catania ha richiamato decine di disegnatori provenienti da tutto il mondo per raccontare un po' della loro storia, realizzare disegni e mettere in scena, e in costume, delle saghe epiche, seppur in miniatura. In anteprima, è stato presentato l'ultimo fumetto dei siciliani Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, "Que viva el Che Guevara", la storia del leader cubano a partire dalla sua fotografia più celebre. I due ragazzi, entrambi neanche trentenni, hanno appena concluso "Gli arancini di Montalbano", cinquanta tavole ottenute dalla sceneggiatura degli omonimi racconti di Andrea Camilleri e pubblicate a puntate sulla Gazzetta dello sport. «Gli sceneggiatori si dice spesso siano disegnatori mancati - racconta il trapanese Marco Rizzo, autore anche di "Ilaria Alpi, il prezzo della verità", "Peppino Impastato, un giullare contro la mafia" vincitore del Premio Siani e di "Mauro Rostagno, prove tecniche per un mondo migliore"- ma non è così. In realtà scrivendo il testo per un fumetto ci troviamo a mediare tra il processo di ideazione della storia e quello che poi apparirà nella striscia, immaginando il punto di vista del lettore e i disegni che occorrono per realizzarla. Per ultimo arriva il letterista che realizza i balloon, le nuvolette entro cui scrivere i testi». La vita del Che è raccontata attraverso la foto scattata da Alberto Korda e donata poi a Feltrinelli. «Io scrivo quello che vogliamo raccontare e Lelio disegna - continua Rizzo - così come abbiamo fatto per la storia di Marco Pantani o per Montalbano. Per quest'ultimo ci siamo ritrovati a decidere se seguire di più quello televisivo o quello letterario. Il nostro disegno ha mediato. Il nostro commissario è simile a Zingaretti ma l'acconciatura è più quella descritta in originale nei libri, ha i baffi e non è pelato ma solo stempiato. Poi abbiamo cercato di mettere ciascuno un po' di Sicilia. In fondo, Montelusa e Vigata, non esistono. E quindi perché non aggiungere la nostra personale Sicilia? Ci sono i faraglioni di Scopello, indagini ambientate a Lampedusa e scorci dei Nebrodi».
[...]
Adriana Falsone
 
 

Il Sole 24 Ore, 18.9.2011
Memorandum
L'abito liso di Camilleri e il male sottile

«Che Paese sto lasciando ai miei nipoti? L’abito è liso, mettiamo pezze, toppe, ma è il vestito che va cambiato», Andrea Camilleri sta parlando nella sala della stampa estera, in via dell’Umiltà a Roma, e ha appena raccontato di avere compiuto ottantasei anni. Siamo lì nella serata di giovedì scorso per la presentazione di un libro (Senza padrini di Filippo Astone, edizioni Tea) e devo dire che ascoltarlo è stato uno spasso, la voce e la testa sono quelle di un bambino, l’incanto è lo stesso che provi a leggere le pagine di uno dei tanti racconti del commissario, Salvo Montalbano. Quando ti perdi nei meandri di quella lingua siculo-italiana dove le parole sono simboli e ti misuri con «il suo privilegio e la sua maledizione di sbirro nato: cogliere, a pelle, a vento, a naso, l’anomalìa, il dettaglio macari impercettibile che non quatrava con l’insieme, lo sfaglio minimo rispetto all’ordine consueto e prevedibile».
L’incanto è fatto di gesti, ha la "musica" delle parole che hanno il peso dei fatti, ma si esprime con il silenzio, si percepisce fisicamente quando nessuno fiata e tutti ascoltano rapiti. Questa è la sensazione che mi è rimasta dentro mentre Camilleri dice di non capire niente di economia ma di avere capito che l’Italia ha bisogno di «vivere normalmente rispettando le regole e pagando i debiti». Forse, dovremmo davvero seguire di più la «musica delle parole» di Camilleri e di molti di quegli uomini di una generazione che appartiene al passato di questo Paese ma ne custodisce nella testa (e nel cuore) le sole chiavi di accesso al futuro che ci sono rimaste. C’è una generazione di uomini, dalla politica all’economia, dalla cultura alla chiesa, che ha saputo ricostruire le fondamenta morali di un popolo uscito dalle macerie della guerra e ha trasformato un Paese agricolo in un’economia industrializzata e solida. Bisogna tornare allo spirito di quegli anni e mi rifiuto di credere che quegli uomini non possano avere eredi.
A spaventare è l’assuefazione preoccupante allo scandalo di turno, il senso di impotenza che sembra cogliere molti (troppi) di fronte allo spettacolo quotidiano del decoro violato delle istituzioni e all’indebolimento costante della fibra civile della comunità e della sua capacità di reazione. C’è un male ancora più sottile che la freschezza delle parole dell’ottantaseienne Camilleri mette a nudo in modo disarmante e riguarda l’egoismo di molti padri delle generazioni che sono venute dopo. Sono disposti a mantenere i figli ma non a rinunciare per loro a nessuno dei propri privilegi.
Roberto Napoletano
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 18.9.2011
Short Theatre. “W Niatri” con la consulenza di Camilleri
Sogni «on the road» da Galilei a Pazienza
All’India. Lo spettacolo, in scena oggi, racconta le storie di tre amici che vivono nell’asfissia della strada
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R. S.
 
 

La Provincia di Como, 18.9.2011
Andrea Camilleri «Montalbano non morirà mai Così mi allungo la vita...»
"I colleghi che mi dissero di voler togliere di mezzo i loro personaggio non ci sono già più" - "Nel mio nuovo libro il commissario incontra il suo alter ego televisivo"

"Col cavolo che faccio morire Montalbano". Andrea Camilleri si racconta e spiega perché il suo eroe gli sopravviverà: "Mi sono trovato ad una fiera a Parigi con Manolo Vazquez Montalban e Jan Claude  Izzo. Loro due pensavano di far morire i loro protagonisti, ma non avevano ancora pensato come. E poi mi guardarono come a dire: e tu? In quel momento mi chiamarono al telefono e fu la mia salvezza, perché loro due sono morti, i loro personaggi hanno continuato a vivere, io non ho risposto, per cui col cavolo che faccio morire Montalbano".
Quieto, calmo, sornione, la voce cavernosa, impasto di liquidi franosi in una vastità inesplorata, mister best seller senza interruzioni di continuità, Camilleri è uno degli scrittori italiani più amati e letti del nostro tempo.
Circa 80 libri scritti, 26 dei quali con Montalbano (una saga destinata a durare ancora a lungo: pare che altri tre romanzi, di cui girano anche i titoli - "Una voce nella notte", "Riccardino", "La tana delle vipere" - siano già pronti in attesa di pubblicazione), hanno fatto di lui, regista, autore teatrale e televisivo oltre che scrittore, un personaggio di primo piano del nostro Paese. Dal suo primo romanzo, "Il corso delle cose", all'ultimo, "Il gioco degli specchi" (Sellerio) sono passati vent'anni, ma per Camilleri il tempo non conta, la fantasia non invecchia, le sue storie sono sempre fresche e appassionanti.
[...]
Francesco Mannoni
 
 

Sardegna Magazine, 20.9.2011
Festa per e con Andrea Camilleri

Sabato 24 settembre torna la “Festa dei Lettori dei Presidi del Libro” e MieleAmaro dedica l'avvenimento ad Andrea Camilleri:
Francesco De Filippo presenta una video intervista esclusiva per MieleAmaro fatta al maestro. E poi letture di passi scelti proposti dai lettori, giochi a premi (in libri!) e gadget per chi partecipa.
Volete sapere perché i lettori di MieleAmaro sono particolarmente cari al maestro e perché il mondo è sempre più sgualcito?
Avete il "vostro" Camilleri da proporre in tre minuti?
Siete convinti di sapere tutto su Montalbano, il commissario in carta ed etere più famoso d'Italia?
Non potete mancare! Vi aspettiamo!
sabato 24 settembre ore 18,30 - Hostel Marina - Scalette S. Sepolcro - Cagliari
Questo mondo un po' sgualcito - festa per Andrea Camilleri con l'intervista esclusiva al maestro fatta per mieleamaro da Francesco De Filippo.
Letture e giochi dedicati al grande scrittore siciliano; libri e gadget in regalo!
 
 

Quotidiano Net, 20.9.2011
Ritratto in nero di una Roma inquietante
I vicoli, le piazze e le strade nei romanzi di Giovanni Ricciardi
Una Capitale fuori dagli stereotipi. Le indagini del commissario Ottavio Ponzetti tra le paure e le speranze di una città in perenne cambiamento

Roma - Chissà perché, quando si discute di narrativa 'gialla' (definizione di comodo, filologicamente non correttissima, che include anche il 'noir', il 'poliziesco', l''hard boiled' e tutti i generi e sottogeneri affini), salta sempre fuori la definizione: «E' arrivato il Montalbano...» con annessa provenienza cittadina. Ecco quindi il 'Montalbano fiorentino', 'bolognese', 'perugino', 'spezzino'... Nel caso che analizziamo siamo in presenza, secondo questa vulgata un po' stucchevole, del 'Montalbano romano'.
Inciso per chiarir ancor più il concetto: quando eravamo più giovani andava di moda dire che Camilleri era il 'Montalbàn siciliano' e oggi, che siamo invecchiati, leggiamo come il grandissimo Markaris sia 'il Camilleri greco'. Entravano in campo altre variazioni: Montalbano era, ad esempio, il 'Pepe Carvalho siciliano'.
Invece, riteniamo più corretto sottolineare la specificità dello scrittore, descrivere, sia pure per sommi capi, i protagonisti, individuare i caratteri fondanti della psicologia del commissario in questione (nel nostro caso Ottavio Ponzetti), illustrare il 'contesto' e capire perché presenta certe caratteristiche. Francamente una faticaccia. Una piacevolissima faticaccia.
[...]
Francesco Ghidetti
 
 

La Stampa, 21.9.2011
Anteprima
Ti è mai capitato di amare qualcuno?
Intervista impossibile con il supergorilla protagonista di tanti film

Le «interviste impossibili» sono un genere di lunga tradizione, nato sulla scia di una trasmissione in onda tra il 1973 e il 1975 sul primo e sul secondo canale radiofonico della Rai. Si trattava di dialoghi fantasiosi con grandi personaggi del passato, ideati e realizzati da intellettuali prestigiosi (Italo Calvino alle prese con l’uomo di Neanderthal, Edoardo Sanguineti con Francesca da Rimini, Umberto Eco con Muzio Scevola) e letti da attori famosi. Tra gli autori (spesso anche regista) Andrea Camilleri. Quell’esperienza fortunata rivive ora in Ti vengo a cercare, una raccolta di interviste impossibili curata da Valentina Alferj e Barbara Frandino, in uscita venerdì [in effetti in lilbreria già da oggi, NdCFC] per Einaudi (pp. 551, 21), a cui contribuiscono tra gli altri lo stesso Camilleri, Domenico Starnone, Giancarlo De Cataldo, Paola Mastrocola, Tiziano Scarpa, Simonetta Agnello Hornby, David Riondino, Dario Voltolini, Marcello Fois, Marco Desiati. Anticipiamo un brano dall’intervista di Giorgio Vasta con King Kong, il gigantesco gorilla nato dalla fantasia di Edgar Wallace, che qui rivela un sorprendente struggimento amoroso, e che non vuole essere chiamato King, re: «Non l’ho scelto io, è vezzoso, un po’ ridicolo».
 
 

Max, 21.9.2011
Il vincitore del Milano Film Festival
ITALY.Love or Leave it. 6 mesi di tempo
L'Italia, amarla o lasciarla

Pubblico e giuria sono d'accordo: è "ITALY. Love it or leave it" il miglior film del sedicesimo Milano Film Festival. I due registi, Luca Ragazzi e Gustav Hofer, due anni fa, portarono a casa un Nastro d'argento per Improvvisamente l'inverno scorso. Stavolta non si parla di omofobia. Luca e Gustav qui sono alle prese con un dilemma: l'Italia, amarla o lasciarla? Val la pena “approfittare” dello sfratto che ha dato loro il padrone di casa, a Roma, per lasciare il paese del precariato e del clientelismo, e fuggire a Berlino, patria elettiva di Gustav? O è meglio restare sul suolo che ha dato i natali a Sophia Loren, idolo e mito di Luca? Alla fine dei conti l'Italia ottiene un periodo di prova: sei mesi per girarla in lungo e in largo su una Cinquecento d'epoca, per valutare la questione. Gustav nota la delocalizzazione, il capitalismo selvaggio che travolge gli operai della Bialetti e della Fiat, gli sprechi, le “incompiute”. Luca gli fa ascoltare la voce di quelli che restano e combattono: ed ecco, tra gli altri, lo scrittore Andrea Camilleri e il testimone di giustizia Ignazio Cutrò, che da 11 anni, a Bivona, nell'agrigentese, compra e ricompra i camion per la sua ditta, bruciati dalla mafia alla quale si è ribellato, fino a farne decapitare la cupola locale.
Due “special guest” che a Milano hanno avuto la standing ovation del pubblico in sala. E che ritornano anche nello short cut di 25 minuti, "Cercasi Italia disperatamente", in onda su Raitre mercoledì 21 settembre alle 23,55. In attesa dell'uscita nelle sale italiane, a fine ottobre.
Come avete scelto i vostri dodici personaggi, e chi avete scartato, in fase di montaggio?
Le ricerche sono durate mesi, e con ciascuno dei “selezionati” abbiamo trascorso una giornata. Nel montaggio abbiamo capito di dover sacrificare delle storie. Quelle che non compaiono nel film saranno caricate nel sito www.italyloveitorleave.it e in futuro potrebbero finire tra gli extra per un eventuale dvd.
Nel film Camilleri dice “Chi fugge lascia il posto a ciò da cui fugge”. Siete d'accordo?
Temiamo che Camilleri abbia ragione. E poi era talmente forte questo ragionamento filosofico, talmente ben espresso, che abbiamo continuato a pensarci per giorni.
I vostri amici emigrati a Berlino lamentano ancora la mancanza di elasticità dei tedeschi o ci hanno ripensato su tutta la linea?
Molti dei nostri amici che ora vivono all'estero lamentano questa cosa. Siamo un popolo con tanti difetti, ma una capacità di adattamento non indifferente. L'Italia ormai è nota come il paese dove non si fanno gli scontrini, si chiede la raccomandazione, si pensa a riempire la pancia invece che la testa.
Ma secondo voi è così da sempre o l'hanno cambiata Berlusconi e la tv commerciale?
Berlusconi ha solo perfezionato un atteggiamento che era già ampiamente diffuso. Cinquant'anni di Democrazia Cristiana hanno rovinato questo paese, che è vittima di una mentalità clientelare e nepotistica. In altre parole: mafiosa. Non credo che tutto questo possa cambiare solo con la fine di Berlusconi, perchè il berlusconismo si è radicato molto in profondità. C'è bisogno di esempi positivi che vengano dall'alto. In questi giorni abbiamo ascoltato Terry De Nicolò, una delle escort di Gianpiero Tarantini, formulare una sorta di filosofia del boudoir berlusconiana.
Che donne sono le giovani italiane che avete incontrato nei vostri 6 mesi in giro per l'italia?
Quello è un esempio figlio di una visione del mondo: se hai un bell'aspetto e sei stato in tv puoi ambire a uno standard di vita più alto di chi ha studiato e ha lavorato onestamente. Ci piace pensare ancora che non siano la maggioranza degli italiani.
Gustav, per la tv franco-tedesca Arte sei corrispondente dall'Italia. Che reazioni ricevono i tuoi reportage?
Gustav: Quest'anno i reportage sulla politica sono aumentati in modo esponenziale: all'estero cercano di capire come sia possibile che accadano cose talmente gravi e ciò nonostante il premier resti in sella. Non sono sicuro di essere riuscito a spiegarglielo...
Luca, tu sei fotografo professionista. C'è un significato dietro alla 500 “mutante” nei colori? E in generale ci sono dei simbolismi nel film?
Luca: Il budget ci ha consentito di avere un direttore della fotografia molto bravo, Michele Paradisi. Se le 500 cambiano colore (i colori dell'arcobaleno) era anche perchè non sapevamo convincerci su quale fosse la più “tipica” nell'immaginario collettivo. E poi volevamo svelare che il viaggio non era avvenuto realmente su una Cinquecento: con tutti i suoi diversi stilemi e la sua ironia, questo resta un documentario e non un film di fiction.
Che tipo di distribuzione avrà il film?
Abbiamo sperimentato che è molto meglio avere una piccola distribuzione indipendente (nel nostro caso Zalab) che prende contatti direttamente con gli esercenti, le sale d'éssai, i cine club, le associazioni culturali. Così il film viene visto molto di più, e soprattutto per molto più tempo. Ora siamo in procinto di partire per i festival internazionali di Zurigo, Annecy, Rio de Janeiro e Lipsia, ma a fine ottobre ci occuperemo dell'uscita italiana in sala. Vedi il trailer italiano.
Alessandro Trevisani
 
 

ANSA, 21.9.2011
'Disegna la legalita'', concorso Camera di Commercio Nissena

Gela (Caltanissetta) - La Camera di commercio di Caltanissetta, con il patrocinio del Comune di Gela, ha indetto un concorso, dal titolo 'Disegna la legalita'', aperto a tutti gli alunni delle scuole primarie siciliane, per sensibilizzarli al rispetto della legge. I partecipanti dovranno realizzare, sul tema della legalita', un elaborato grafico-pittorico, con qualsiasi tecnica, senza alcuna limitazione, se non quella delle dimensioni che non possono superare i 297x420 millimetri. Dirigenti scolastici e insegnanti sceglieranno le opere migliori, da inviare entro il 10 ottobre prossimo a una commissione composta dal procuratore antimafia, Piero Grasso; dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia; dallo scrittore, Andrea Camilleri; dal presidente della Camera di commercio nissena, Antonello Montante. Il bando puo' essere consultato sul sito della Camera di commercio: www.cameracommercio.cl.it.
 
 

Libri Postificio, 21.9.2011
Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Giancarlo De Cataldo: Giudici

Tre nomi così importanti si trovano ad affrontare e a riflettere su una figura centrale e controversa della nostra società: il giudice. Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli e Giancarlo De Cataldo hanno conquistato il pubblico italiano con il loro ultimo libro scritto a sei mani, Giudici, edito da Einaudi nella collana Stile Libero: il libro, uscito il 6 settembre, ha conquistato già un’ottima posizione nella classifica dei libri più venduti della scorsa settimana. Il rientro dalle vacanze sembra caratterizzato da una voglia dei nostri connazionali di confrontarsi con temi contingenti e complessi, come dimostra anche il successo ottenuto dal libro “Licenziare i padreterni” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, che la settimana scorsa si è aggiudicato la quinta posizione nella top ten.
Giudici: lo scottante problema della giustizia
I tre grandi autori italiani firmano altrettante «storie di giudici», tre racconti che – in modi diversi – guardano alla vita, al coraggio, alla dedizione e all’incoscienza di chi ha a che fare ogni giorno con i rischi e le responsabilità di questo difficilissimo mestiere.
Andrea Camilleri ci conduce indietro nel tempo, agli albori dell’unità d’Italia con il suo racconto intitolato Il giudice Surra, arrivato in Sicilia dal Nord, carico di ottimismo e di ingenuità. Doti che lo porteranno a vincere la prima battaglia contro la Fratellanza, il primo nucleo di quella che sarà poi chiamata mafia.
Carlo Lucarelli ci porta nella Bologna degli anni Ottanta, caratterizzata da un’inaudita violenza, con il suo racconto La bambina: è la storia di un insospettabile giudice-ragazzina, costretta all’improvviso a vivere in clandestinità.
Giancarlo de Cataldo racconta invece in Il triplo sogno del procuratore la lotta senza fine tra un procuratore e un sindaco agguerrito, emblema del legame malato – e apparentemente incurabile – tra legalità e cattiva politica.
Un compito non facile quello dei tre autori, alle prese con un argomento complesso: parlare di giustizia significa anche parlare di libertà, dignità e rispetto. Così diceva Leonardo Sciascia in Porte Aperte, storia di un giudice che in epoca fascista si batte per evitare a un imputato la condanna a morte e così è tutt’oggi.
Francesca
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 21.9.2011
Deaver, collezionista di ossa al Forum di Brancaccio

Jeffery Deaver, genio del thriller, autore del best-seller Il collezionista di ossa è oggi alle 18,30 alla Libreria Flaccovio del Forum Palermo di Brancaccio. Ha scelto tre tappe siciliane per presentare il suo ultimo libro, L'addestratore, una sfida tra l'agente federale Corte e un efferato cacciatore di informazioni. Il tour siciliano non è casuale dato che in passato Deaver si è rammaricato più volte di aver spesso visitato l'Italia ma non essere mai stato in Sicilia. «La Sicilia- dice- attrae gli scrittori perché, oltre a una grande storia, ha in sé aspetti della cultura italiana e di quella del bacino del Mediterraneo». Deaver ama Camilleri perché «è molto intelligente e brillante nel rappresentare la natura umana e la psicologia del male».
e. e. a.
 
 

22.9.2011
La setta degli angeli
Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri, edito da Sellerio, sarà in libreria il 20 ottobre.
 
 

LiberaReggio, 22.9.2011
Camilleri, già consegnato il libro con la fine di Montalbano: «Ma il mio personaggio non morirà»

La buona notizia è che il commissario Salvo Montalbano non morirà, la cattiva è che non sposerà mai l’eterna fidanzata Livia. A svelarlo, nella sua casa romana del quartiere Prati, il maestro Andrea Camilleri. «La fine del mio personaggio c’è già. Temendo l’arrivo dell’Alzheimer, mi è sembrata una buona idea scrivere l’ultimo libro e mandarlo alla Sellerio dicendo: "Elvira questo è l’ultimo romanzo di Montalbano, quando non ne avrò più voglia o se per caso dovessi morire questo segna il punto fermo della sua fine". Ma non muore!».
Inizia così, la lunga intervista a Camilleri che come un fiume in piena racconta i tratti salienti della sua vita: dalle prime poesie e racconti in Sicilia, fino all’arrivo a Roma nel quartiere dove vive ormai da più di cinquant’anni. La scrittura, la politica, le donne al potere ed ancora Fiorello e la televisione. Ma il suo successo più grande, quello arrivato all’età di settant’anni, lo deve a lui: al suo commissario di Vigata con il quale vive  un rapporto di amore e odio. «La pressione  fino a qualche anno fa era enorme. Con la mia casa editrice vivo ancora una specie di “ricatto”: ad ogni nuovo Montalbano, Sellerio si diverte a mandarmi tutte le copie restanti degli altri miei romanzi invenduti».
Io e la scrittura: «Dopo 30 anni mi è tornata voglia di scrivere». «Ho cominciato a pubblicare giovanissimo – dice Camilleri, già alla quarta sigaretta dall’inizio dell’intervista -  non avevo neanche 20 anni e vivevo in Sicilia. Durante lo sbarco alleato scrivevo poesie e racconti, poi li mandavo a  riviste italiane. Nel 1949 ho vinto un corso di regia ed ho iniziato a lavorare come regista, così mi sono allontanato dallo scrivere. Dopo 30 anni mi è tornata la voglia ed ho ricominciato, ma a scrivere siamo tutti bravi, il problema è essere scrittori».
Io e Montalbano: «Mi sono detto: sei capace di scrivere un romanzo dalla A alla Zeta»? Che ruolo ha avuto il commissario nella sua vita? E quanto ha influenzato il suo modo di scrivere? «Montalbano – risponde il maestro – è servito per mettere in ordine il mio modo di scrittura, per mettermi alla prova. Quando io scrivo un romanzo, ovviamente non di Montalbano, sono totalmente incapace di farlo cominciando dal capitolo primo. Allora mi sono detto: Sei capace di scrivere un romanzo dalla A alla Zeta? Così è nato Montalbano, dal fatto di volermi cimentare in un giallo che ti obbliga a certe regole di logica e di successione temporale».
Al primo libro della serie però, Camilleri pensa che il suo personaggio abbia solo delle “funzioni” che non sia ancora del tutto reale. «Solo quando scrissi Il cane di terracotta mi resi conto di aver disegnato un personaggio che vedevo seduto accanto a me e con il quale potevo dialogare. Non ero preparato a creare qualcosa di seriale. Non avevo la voglia, pensavo che non ne ero capace».
Poi cosa successe? «Passati sette mesi, Elvira Sellerio mi chiese un altro romanzo perché Montalbano aveva avuto un successo: le 80 mila copie di tutti i romanzi che avevo stampato  fino a quel momento diventarono  980 mila. Un successo italiano ma anche estero».
Io e la tv: il libro ma anche le immagini. Il passaggio di Montalbano alla tv è stato immediato? «Si credo di si, è stato importante trasferire il romanzo nell’immagine. Rimane, comunque, un libro non una sceneggiatura, è una riproduzione che tiene conto del romanzo». Anche se poi Luca Zingaretti è molto diverso dal suo commissario. (Camilleri ride) «Si, Montalbano è pieno di peli, di capelli, di baffi, ha 10 anni di meno. Zingaretti è calvo, è diverso come aspetto, ciò non toglie che essendo un ottimo attore faccia un credibilissimo commissario».
Io e il successo: «La differenza la fa la Sicilia». «Credo che il successo sia dato da una  base fondamentale che è la Sicilia, che da secoli ha un fascino particolare. Secondo elemento è  il racconto televisivo. La mia esperienza da regista mi ha aiutato a raccontare in un certo modo che, è sempre scrittura ma che tiene molto presente l’immagine».
Io e Fiorello: «Mi diverte». «Come vuoi che la viva? E’ divertente, perché dovrei prendermela, se sono il mio primo io a ridere? Sta dicendo una verità, quella che fumo. Un giorno abbiamo fatto una trasmissione  radio assieme: lui prima mi imitava poi mi passava il microfono. Ci credi che nessuno se n’è accorto?»
Io e la politica: «Non saranno anni facili ma si supereranno». «Le mie posizioni sono ben precise, – spiega lo scrittore – sono sempre stato comunista e continuo ad esserlo, anche se ormai siamo come i dinosauri. Vittorio Alfieri diceva che la vecchiaia porta con sé “l’umore nero del tramonto”. Io non ce l’ho: per quanto le cose vadano male e, forse andranno anche peggio, ho molta fiducia nel genere umano».
Io e le donne al potere: «Ho più fiducia nelle donne che negli uomini». «Non riuscirò mai a vedere realizzato il mio sogno: quello che un giorno si parli di quote azzurre e non di quote rosa». Camilleri dice di sentirsi: «pronto a sottoscrivere un mondo governato dalle donne perché ho più fiducia in voi. Le donne sono incorruttibili e  hanno più capacità di ostinazione».  Nel commissariato di Montalbano vedremo qualche donna?  «Ma si – ride Camilleri – avevo pensato di farla entrare per mettere in imbarazzo Catarella».
Io, lo Stato e la mafia. In una metafora, Leonardo Sciascia parlava della “linea della palma”, paragonando la mafia alla pianta che man mano cresce. A che punto siamo? «La mafia è già arrivata al nord, in Lombardia abbastanza tranquillamente. I rapporti tra Stato e mafia ci sono sempre stati e continuano ad esserci perché i mafiosi – che non sono in carcere e che sono il 90% – votano un referente. E quindi che si fa? Si bestemmia, se si dice che la mafia è in Parlamento? La mafia è un potere, è il più grosso giro d’affari, non vuole scendere a patti e quindi è difficile sradicarla».
«Io – continua Camilleri – ho appoggiato subito l’iniziativa di Confindustria Sicilia che espelle i colleghi industriali che pagano il pizzo, finora sono 130 quelli esclusi. Con la mafia si può non convivere. Infatti, io non la faccio mai protagonista del mio racconto. Di certo non posso non parlarne, sarebbe un’ipocrisia e un tentativo di negare la realtà, però non si devono creare degli eroi: il boss nei libri e in tv ha immediatamente dei lati simpatici».
Io e il futuro: «Quel che ho in mente lo faccio». “Non ho progetto futuri, scrivo tutte le mattine, come un impiegato mi alzo presto, mi lavo, mi faccio la barba, mi vesto di tutto punto perché non mi piace scrivere in ‘ciavatte’, mi trasferisco nel mio studio e inizio. Non ho progetti, quello che ho in mente lo faccio”.
intervista e foto di Dominella Trunfio
 
 

Corriere di Siena, 22.9.2011
Con l’autunno al via l’attività culturale dell’Osa.
Domenica presentazione del programma dell'anno accademico 2011-2012 della Lua.

Abbadia San Salvatore. Due fine settimana nel segno dell'Osa - associazione culturale - grazie a un calendario denso di iniziative e di incontri. [...] Sabato 1 ottobre - Nisi Dominus, ore 16, premiazione del premio letterario "Nonni&Nipoti" a Sergio Staino, Andrea Camilleri, Fabrizio Tondi, Diva Orfei e Spaltero Pizzetti. [...]
 
 

RagusaOggi, 22.9.2011
Si celebreranno così le Giornate europee del Patrimonio
Il film di Camilleri al museo di Camarina

Il 25 settembre alle ore 20,00 i riflettori saranno puntati sul Museo di Camarina, grazie alla proiezione del film di Andrea Camilleri “La strategia della maschera”. Questa pellicola, distribuita dalla “Cecchi Gori”, è stata interamente girata a Camarina nel 1998. Per l’occasione sarà presente il regista e attore principale Rocco Mortelliti.
La proiezione del film sarà preceduta da una presentazione del paesaggio camarinese nel cinema italiano a cura del Direttore del Parco, archeologo Dott. Giovanni Distefano, e del Dott. Pasquale Spadola, Direttore della Film Commission Ragusa, che ha partecipato quale attore nel film.
La strategia della maschera gode di una strepitosa interpretazione di Andrea Camilleri nelle vesti di un archeologo, Briano Teo Calvani, al quale vengono rubate delle maschere antiche.
Sarà possibile così vedere non solo il paesaggio di Camarina (le dune, la collina) e il Museo ma anche attori come Pino Caruso, Pino Micol, Simona Marchini, Mariano Rigillo, Pasquale Spadola, Maria Terranova, Angelo Milazzo, Biagio Barone e Giorgio Gurrieri. La  fotografia è stata curata da Maurizio Dell’Orco.
Prima di questo film altri registi avevano girato nell’antica Camarina: Gianni Amelio, con LADRO DI BAMBINI, nel 1992, e Alberto Simone (1995) con COLPO DI LUNA, con Nino Manfredi.
Elisa Montagno
 
 

La Sicilia, 23.9.2011
Ragusa
Domenica a Camarina
La strategia della maschera

Il parco archeologico di Camarina ha aderito alle Giornate Europee del Patrimonio, programmando per domenica prossima, alle ore 20, la proiezione del film "La strategia della maschera". Si tratta di una pellicola interamente girata a Camarina nel 1998 con la regia di Rocco Mortelliti su soggetto di Andrea Camilleri, e con la partecipazione di numerosi attori anche del comprensorio ibleo.
L'idea è di unire il paesaggio archeologico di Camarina al cinema che lo ha valorizzato in parecchie occasioni, facendo conoscere bellezze naturali e storico-culturali su scala nazionale ed europea.
L'iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi in conferenza stampa alla Provincia regionale di Ragusa considerato anche che gode del supporto di Ragusa Film Commission diretta da Pasquale Spadola. Grande la soddisfazione del direttore del parco, Giovanni Distefano, secondo il quale quella di domenica sarà una nuova importante occasione culturale per il sito archeologico.
La proiezione del film sarà preceduta da una presentazione del paesaggio camarinese nel cinema italiano a cura dello stesso Distefano e di Spadola, che tra l'altro ha partecipato in qualità di attore all'interno del film.
"La strategia della maschera" si giova anche di una strepitosa interpretazione dello stesso Andrea Camilleri nelle vesti di un archeologo, Briano Teo Calvani, al quale vengono rubate delle maschere antiche.
Durante la serata non soltanto sarà possibile ammirare il paesaggio di Camarina e visitare il museo sotto la guida degli esperti, ma si potrà anche gustare con particolare attenzione la recitazione nel film di attori come Pino Caruso, Pino Micol, Simona Marchesini, Mariano Rigillo, Maria Terranova, Biagio Barone. In una piccola parte c'è anche lo stesso archeologo Distefano.
Michele Barbagallo
 
 

Reality & Show, 23.9.2011
Il giovane Montalbano, su Rai1 Michele Riondino nel prequel della serie interpretata da Luca Zingaretti

LE FICTION CHE VEDREMO Montalbano prima di Luca Zingaretti (voto: 8) ha il sorriso del trentenne Michele Riondino. Operazione più unica che rara, la fiction va indietro nel tempo, nel prequel racconta il commissario vent'anni prima: chi era prima di arrivare a Vigata, era allergico al potere, aveva già quel carattere? Come ha conosciuto Fazio, Mimì Augello e Catarella? E Livia quando l'ha incontrata? Come ha scoperto la famosa casa di Marinella con la terrazzetta affacciata sul mare?
Tutto è racchiuso in una nuova serie. Andrea Camilleri l'aveva descritto nei suoi racconti (La prima indagine di Montalbano, Ritorno alle origini, Sette lunedì, Meglio lo scuro, Ferito a morte, Il quarto segreto) e da quelle pagine lo scrittore - insieme a Francesco Bruni, Salvatore De Mola, Chiara Laudani e Leonardo Marini - ha costruito le sceneggiature per Il giovane Montalbano. Progetto che lega letteratura e televisione, Montalbano è diventato un marchio di successo per il produttore Carlo degli Esposti che insieme a Rai Fiction ha realizzato sei film (in onda a primavera su Rai1) diretti da Gianluca Maria Tavarelli.
"Ci sembra il modo di rendere omaggio al personaggio e ai lettori - spiega a Repubblica il capostruttura di Rai Fiction Eleonora Andreatta - c'erano tante domande senza risposte, Montalbano è amatissimo dal pubblico, un personaggio affascinante e ancora tutto da scoprire. Indagando nel passato riusciamo a trovare le spiegazioni del suo comportamento nel presente, è molto interessante riannodare il filo del racconto".
"Quando mi hanno proposto il ruolo non volevo accettare - racconta Riondino - ci ho pensato tanto, mi sembrava un azzardo, è chiaro mi spaventava l'inevitabile confronto con Zingaretti. Poi ho parlato con Tavarelli e con Camilleri, che ci ha spiegato le sfumature, mi ha rassicurato e ci ha raccontato com'era Montalbano trentenne. Ha studiato Giurisprudenza a Palermo, ha sfiorato amicizie ai margini della legalità, cresce portandosi dietro le incomprensioni col padre. Fa il suo apprendistato di futuro commissario a Mascalippa in montagna e si sente perso: sogna il mare. Quando ottiene il trasferimento a Vigata rinasce".
Fabio Traversa
 
 

La Repubblica (ed. di Firenze), 23.9.2011
Isabella Ragonese autoritratto di donna

È una ragazza di oggi: può essere quella della porta accanto o una donna sull' orlo di una crisi di nervi. Una casa è certa: Isabella Ragonese, un vero cult per molti giovani, non perde mai il senso dell' ironia. […] In tv lei ha fatto soltanto una cosa, un episodio del Commissario Montalbano. Perché? «Perché adoro Camilleri: ha saputo raccontare la Sicilia in un modo letterario non realistico, astratto, che in qualche modo mi appartiene». […]
Roberto Incerti
 
 

Italia Oggi, 23.9.2011
Patrimoniale invocata dai super ricchi. C'è sotto qualcosa?
È favorevole, oltre alla Marcegaglia, anche Marchionne che paga le tasse in Svizzera

Ne parlano i politici, chi sottovoce, chi gonfiando le penne, chi per invocarla affinché tutti piangano, chi per esorcizzarla con un «esci da questo corpo elettorale».
Qui la dicono e qui la negano gli economisti (quelli di grido, quelli in carriera, quelli ormai bolliti, e tutti a fare da tappabuchi nei talk show) e gli alti funzionari delle istituzioni economiche (anche sovranazionali e financo «megalattiche»).
Stupisce che ancora non abbia espresso il suo saggio parere Umberto Eco, sempre che non l'abbia fatto, invece, e che il suo intervento non mi sia sfuggito, ma comunque sono certo che, se ancora non l'ha fatto, presto ne parlerà anche lui (e da par suo, dando cioè del coglione a chiunque la veda come il centrodestra, comunque il centrodestra la veda al momento, sia che si pronunci pro sia che si pronunci contro).
Non so se ne hanno già parlato Andrea Camilleri, Roberto Saviano, Antonio Tabucchi e il resto della compagnia cantante dell'engagement letterario italiano, ma so (me lo sento) che sono tutti decisamente a favore (esattamente come i magnati «de sinistra», che sono tutti pro, ma diversamente dai poveri e poveracci «de destra», che invece sono tutti contro).
[…]
Diego Gabutti
 
 

La Stampa, 24.9.2011
Andrea Camilleri ''Grande scrittore ma uomo deprimente''

Milano. Andrea Camilleri non lo sa, che a Bruxelles inaugurano un museo per Georges Simenon. «Davvero?», si incuriosisce. Senta, signor Camilleri, lei in quel museo ce la metterebbe una foto di Gino Cervi nel ruolo del Commissario Maigret? «Credo che gli spetterebbe un posticino. Ne ho visto tanti, di Maigret, al cinema e alla televisione, e ogni volta l'interpretazione di Gino m'e' sembrata piu' notevole». Camilleri non parla da semplice fan, o da creatore di Montalbano, l'unico commissario italico che a Maigret possa stare alla pari. L'opinione di Camilleri e' quella di un padre: l'idea delle serie tv di Maigret, interpretata da Gino Cervi, fu sua (all'epoca, inizi Sessanta, era produttore per la seconda rete Rai) e del commediografo Diego Fabbri. «Di Fabbri, io gli venni dietro. Tenga presente che faceva piovere sul bagnato. Io avevo cominciato a leggere Simenon da bambino. Ero entusiasta». E adesso, continua a esserlo? «Piu' lo leggo, soprattutto piu' leggo quelli che lui chiamava i suoi romanzi/romanzi, quelli dove non c'e' Maigret, per intenderci, piu' lo trovo grande. Un grande scrittore». Si merita un museo, dunque? «Le diro', l'idea del museo mi diverte». Perche'? «Perche' la trovo un po' deprimente» (ridacchia). I belgi a volte sono deprimenti. E a leggere l'autobiografia di Simenon lo si direbbe in linea. «Era un uomo deprimente, e' vero. Ma straordinario scrittore, straordinario osservatore. Mi hanno regalato di recente un libro che mi ha rivelato molte cose su di lui». Quale? «S'intitola “L'oeil de Simenon” ed e' il catalogo di una mostra, allestita li' nel 2004, delle fotografie scattate da Simenon. Sono foto di piccoli porti, campagne. Le sue maledette dighe. Sono centinaia di foto, c'e' tutta l'atmosfera dei suoi libri. Foto che lui scattava, poi le pigliava e le trascriveva sulla pagina, come Verga. Oppure le immaginava scrivendo e poi andava a cercarsele. Sono affascinanti». Anche belle? «Molto belle, in un bianco e nero magnifico. Spero che le mettano tutte, nel museo». Un museo che, mi pare, lei non visiterebbe volentieri. «No, mi ispira disagio». La capisco, ma non e' cosi' per tutti gli scrittori. Un museo di Dickens, per esempio, sarebbe diverso. «Piu' divertente, non c'e' dubbio. E' proprio vero, per certi scrittori non vale quello che vale per altri. Per esempio, il 5 del mese prossimo [in effetti sarà il 5 dicembre, NdCFC] vado a Dublino, mi danno una laurea. Be', mi sono preso quattro giorni per vedere i luoghi di Joyce. Per vedere i luoghi di Simenon, non lo farei».
Maria Giulia Minetti

[A Bruxelles non è stato inaugurato un museo dedicato a Georges Simenon ma soltanto una mostra, "Georges Simenon. Parcours d'un écrivain belge", nel nuovo Museo delle lettere e manoscritti, NdCFC]
 
 

Il Tirreno (Prato), 24.9.2011
Anche a Camilleri il premio "Apoxiomeno"

Calenzano. Sabato 1 ottobre a Calenzano ci saranno campioni sportivi, attori, giornalisti, scrittori e i Sonohra, per ricevere il premio Apoxiomeno, giunto alla 19ª edizione, che viene assegnato ai personaggi dello sport, dello spettacolo e della cultura italiana che hanno dato lustro alle forze dell’ordine. La manifestazione, organizzata dal Comune di Calenzano e dall'associazione Divertiamoci Correndo, si terrà al palazzetto dello sport (via di Prato, 64a) a partire dalle 18. A ritirare il premio ci sarà Franco Nero (per il cinema), Maurizio Casagrande (per la televisione), Carmen Lasorella (per il giornalismo), Andrea Camilleri (per la letteratura), Franco Artese (per le arti), Michele Didoni (per lo sport) e i Sonohra (per la musica e la comunicazione ai giovani) che eseguiranno alcuni loro brani.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 24.9.2011
Maraini: "Palermo una città forte"

[…]
"Marianna Ucria" è un grande affresco della Sicilia settecentesca, "Bagheria" un pozzo di memorie agrodolci, e Palermo? È una città difficile da raccontare in modo esaustivo come ha scritto Roberto Alajmo sulle nostre pagine, ovvero per un palermitano è impossibile prescinderne come ha risposto Giuseppina Torregrossa?
«Non ci sono regole per uno scrittore, però Palermo è una città molto "forte" che non può uscire dalla memoria di chi l'ha vissuta. Ci sono casi come quello di Camilleri che vive da tantissimi anni a Roma ma che con la sua scrittura torna puntualmente nel paesino siciliano dove è nato e cresciuto. Magari può succedere anche il contrario, che chi vive a Palermo ha voglia di uscire fuori, di andare oltre».
[…]
Mario Di Caro
 
 

Il Sole 24 Ore, 25.9.2011
Narritalia
Il giudice ben temperato
Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo, Carlo Lucarelli, Giudici, Einaudi, Torino, pagg. 152, € 11,00

La vecchia espressione «il piacere del testo», un tempo strausata, soprattutto nelle scuole, occorrerà rispolverarla, perché mai come in questo caso adatta, dopo aver letto i tre racconti, rispettivamente di AndreaCamilleri (Il giudice Surra), Carlo Lucarelli (La Bambina) e Giancarlo De Cataldo (Il triplo sogno del procuratore), raccolti in volume da Einaudi con il titolo Giudici.
Perché la bravura nel raccontare, e la capacità di coinvolgere il lettore (è quasi impossibile, ad esempio, leggendo Lucarelli, non bruciare le tappe verso il finale, tanto prende la storia) sono la costante del libro. Con ironia e suprema leggerezza Giudici contiene inoltre anche una morale su cui non possiamo non concordare: spesso si scaricano su magistrati onesti magagne e contrasti della nostra società – attribuite loro, con enfasi, colpe o parzialità –, quando invece il marcio va cercato altrove.
Tre tempi del libro, dunque, e tre differenti tonalità. Il giudice Surra, di Camilleri, gioca su una sorridente naturalezza di scrittura perfetta, nel raccontare la vicenda di un uomo candido, Efisio Surra, un giudice torinese mandato a Montelusa, Sicilia, con l’Unità d’Italia. Deciso a fare il suo dovere sino in fondo, e ignaro dell’esistenza della Fratellanza – la futura mafia –, esce incolume da un primo avvertimento, una fucilata che gli fa volar via il cappello, credendo in una «improvvisa folata di vento»; scambia per un dono una testina d’agnello che gli viene recapitata in una scatola, e procede mettendo alle strette il boss del paese, don Nené. Lui va avanti imperterrito per la sua strada: nemmeno l’incendio, in tribunale, dell’armadio dove qualcuno pensa siano custoditi documenti che scottano, lo ferma. Trasferito a Torino dopo tre anni, per l’intervento di un senatore locale corrotto, lascerà nel paese il ricordo mitico della sua efficienza, correttezza,imparzialità, trasparenza.
La Bambina, di Lucarelli, narra, con quel suo stile realistico un po’ febbrile che molto amiamo, una storia convulsa. Bologna, anno 1980. È un giudice di 30 anni, ma sembra una ragazzina, la «Bambina», piccolina, carina, «un topolino», sicché tutti la chiamano così. Compreso il brigadiere Ferro, che le fa da autista, e che la salva durante una situazione critica. Qualcuno le spara e la ferisce, cercando poi di ucciderla in ospedale. Strano, perché lei si sta occupando di un semplice caso di bancarotta fraudolenta. Ma c’è qualcosa di molto più grave nelle carte che la Bambina sta esaminando e che la porterà a una verità sconvolgente...
Per parte sua, in Il triplo sogno del procuratore, Giancarlo De Cataldo sceglie la strada del racconto apologo dei nostri tempi. Sin dalle scuole elementari il bambino Ottavio, intelligente e perbene, che già da piccolo crede nella democrazia, ha a che fare con lo sbruffone Pierfiliberto Berazzi-Perdicò, un prepotente che, per farsi eleggere capoclasse, si è comprato i voti dei compagni. Da grande, diventato procuratore della Repubblica presso il tribunale di Novere, se lo ritroverà come sindaco, imbroglione corrotto. Un incubo che infesta le sue notti. Ma userà un accorgimento decisivo per neutralizzare gli espedienti degli avvocati dell’altro. Con nostra grande soddisfazione.
Giovanni Pacchiano
 
 

La Sicilia, 25.9.2011
Il caso
Vigata, da nome rinnegato a bandiera da sventolare

Agrigento. Vigata? Giammai, ebbe a dire il sindaco di Porto Empedocle Calogero Firetto, quando tra i primi atti del proprio mandato (2006) decise di cancellare con la vernice la dicitura supplementare conferita alla cittadina ai tempi del suo predecessore Paolo Ferrara.
Con l'avallo di Andrea Camilleri. Firetto pensò che Porto Empedocle dovesse brillare di luce propria, senza doversi sottoporre alla «plastica toponomastica» del nome supplementare, ritenendo che questa potesse fare arrivare caterve di turisti. Quelli - i turisti - per fortuna arrivano lo stesso, abbastanza numerosi anche senza che la cittadina si chiami Vigata. Tolto di mezzo l'accostamento mediatico al nome della località, si pensava che tale accostamento tra la città immaginaria del commissario Montalbano con quella del sindaco vittorioso con il 94% alle ultime elezioni, non potesse mai più essere ripetuto.
A volte però certe scelte devono essere prese, «turandosi» forse il naso. Cosa che avrà fatto lo stesso Firetto con la sua giunta di «sconosciuti» assessori, nel senso che di loro non si hanno notizie sulla loro attività di amministratori. E' notizia ufficiale che il Comune di Porto Empedocle si sia consorziato con quello di Realmonte, creando una delle ormai usuali «unioni dei comuni». Come hanno fatto in altre parti della provincia, per ottenere maggiori possibilità di sviluppo territoriale. Unendosi infatti i piccoli centri riescono a ottenere più agevolmente finanziamenti di vario tipo, per il miglioramento delle condizioni complessive della gente. Di solito a ogni Unione si da un nome, possibilmente attinente al contesto ambientale di competenza. E come hanno «battezzato» la loro «unione» i sindaci Firetto e Puccio? L'hanno battezzata «Vigata - Scala dei Turchi».
Se per il primo cittadino realmontino la scelta non fa una grinza, per quello empedoclino l'opzione ha un sapore particolare. Evidentemente Vigata continua ad avere un suo fascino, rappresentando una potenziale carta in più da giocare ai tavoli dei finanziamenti. Un asso nella manica che, evidentemente, anche Firetto sa di potere sfruttare a dispetto delle scelte toponomastiche. Anche questo è sapere amministrare.
Francesco Di Mare
 
 

RomaFictionFest, 26.9.2011
Evento Speciale
Primi piani 2011 – Omaggio a Mario Monicelli
(Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”)
Regia: Cinzia TH Torrini
Italia 2011, 25’
Un omaggio al grande Mario Monicelli firmato da Cinzia TH Torrini, in cui gli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” si misurano con scene tratte da “I soliti ignoti”, “La Grande Guerra”, “I compagni” e “Speriamo che sia femmina”.
[Nel pubblico era presente Andrea Camilleri, NdCFC]
 
 

27.9.2011
News

In occasione della consegna del premio "Apoxiomeno Filippese" (Calenzano (FI), 1 ottobre) verrà proiettata un intervento in video di Andrea Camilleri.
Il 5 ottobre Andrea Camilleri sarà a Greve in Chianti (FI), dove gli sarà conferita la cittadinanza onoraria.
Andrea Camilleri incontra Marino Sinibaldi il 6 ottobre nell'ambito della rassegna "ContemporaneaMente" del MAXXI di Roma.
 
 

Saperi PA – Forum PA, 27.9.2011
Certificati sì, certificati no

“Entro massimo due anni spariranno certificati e anche autocertificazioni, a tutto vantaggio del tempo e delle tasche di cittadini e imprese”. “E’ vietato per tutte le amministrazioni chiedere ai cittadini ed alle imprese dati già in loro possesso”. “I certificati richiesti dalle amministrazioni ai cittadini certificano solo la loro incapacità di scambiarsi i dati”. “Basta ai cittadini-fattorini”.
Non si tratta di dichiarazioni di Brunetta a margine del suo discusso intervento sull’abolizione dell’obbligo di presentazione dei certificati antimafia (non si è mai trattato dell’abolizione dei certificati stessi beninteso): si tratta invece di titoli e di virgolettati di Bassanini sulla stampa della primavera del 2001, dopo l’entrata in vigore del testo unico sul documento amministrativo (DPR 445/00). Oltre dieci anni fa quindi. Prima di mettermi a piangere mi torna alla mente un piccolo raccontino del 1999 di Andrea Camilleri, sconosciuto ai più perché pressoché inedito, che si intitolava “La rivolta dei topi d’ufficio” e che ci può insegnare qualcosa sulla tenacia della cultura del pezzo di carta. L’ho ritrovato e ve lo segnalo.
[…]
Ma ora veniamo al racconto di Camilleri (le illustrazioni sono di Luciano Vandelli): lo trovate, gratis e aperto a tutti, in pura ottica free-knowledge, nel sito vigata.org, ma ve ne riporto l’incipit, per farvi venire voglia di andarvelo a leggere.
Al civico 32 di Via Antonio Palliatore («insigne matematico» spiegava la targa, ma sparato se c'era uno in paìsi che conoscesse un'opera di Antonio Palliatore, manco una spiegazione delle tabelline) la prima convocazione della riunione di condominio era stabilita per le ore 20 e 30, la seconda per le 21 e in genere alla seconda convocazione si principiava.
(……..)
Quella sera convennero tutti puntualissimi, ma non con quell'ariata battagliera che spesso contraddistingue i partecipanti a una riunione di condominio in genere l'un contro l'altro armati, no, anzi, l'improbabile viaggiatore che si fosse trovato a passare a quell'ora da quelle parti sarebbe certamente stato indotto in errore dalla comune espressione della faccia dei partecipanti, amaramente dolente oppure cristianamente rassegnata, e avrebbe pensato che stava per cominciare una qualche veglia funebre. L'improbabile viaggiatore avrebbe sbagliato e indovinato nello stesso tempo: quella riunione di condominio era la prima che si teneva dopo lo sciagurato avvento della legge sull'autocertificazione. In un certo senso, quindi, i partecipanti a quella riunione di condominio erano idealmente a lutto stretto, era il virtuale trigesimo, o quasi, della morte della burocrazia…
(continua al link https://www.vigata.org/bibliografia/topi.shtml)
Carlo Mochi Sismondi
 
 

il manifesto, 27.9.2011
Crisi
«Noi il debito non lo paghiamo»
Movimenti, formazioni politiche, sindacalisti in assemblea a Roma

Comincia a tirare una brutta aria. Persino per una banale conferenza stampa all'aperto. Fissata a Roma davanti al Teatro Eliseo - quindi di fronte alla Banca d'Italia - si è dovuta tenere sui gradini del Palazzo delle Esposizioni, un centinaio di metri più in là. Il vecchio leone della Fiom, Giorgio Cremaschi, lo ricorda più volte ai giornalisti presenti («chi tocca Bankitalia muore»), anche per sottolineare il ruolo negativo delle banche centrali nell'indicare «soluzioni» alla crisi dei debiti pubblici: il taglio della spesa sociale. Deve far conoscere sia la scadenza (il 1 ottobre) di un'assemblea di movimenti, associazioni, formazioni politiche, sindacalisti «classici» e di base che si annuncia parecchio folta, sia le motivazioni, raccolte sotto il titolo sintetico «noi il debito non lo paghiamo». Attorno a Cremaschi attivisti delle varie aree mettono in atto la «liberazione di Mirco», nome di fantasia per un bambino nato oggi e già gravato di un debito «individuale» di 33.000 euro. Hanno portato mazzette di monete-facsimile, per sollevarlo da questo gravame.
L'assemblea di domenica mattina all'Ambra Jovinelli è autoconvocata; è nata a partire da un appello che ha già raccolto più di 1500 firme, anche al di là delle forze della sinistra e del sindacato conflittuale. Da Andrea Camilleri a Gianni Vattimo, da Valerio Evangelisti agli attivisti di ogni parte d'Italia - in testa i No Tav - fino al Popolo Viola.
La piattaforma è articolata in cinque punti: non pagare il debito, drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra, giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro (a partire dall'abolizione dei contratti precari), beni comuni per un nuovo modello di sviluppo, una rivoluzione per la democrazia (dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta). Punti a loro volta articolati e molto «ragionevoli», anche se fuori programma per tutta la politica parlamentare italiana.
Rocco Di Michele
 
 

La Sicilia, 27.9.2011
A Camarina il Camilleri in versione pirandelliana

Ragusa. Camilleri e Camarina. Un successo annunciato quello ottenuto domenica sera per l'iniziativa organizzata al museo archeologico del parco di Camarina, nell'ambito delle "giornate europee del patrimonio". L'iniziativa è stata curata non solo dal parco ma anche dalla Film Commission di Ragusa ed è stata seguita da un folto pubblico che ha affollato le sale del museo regionale e poi l'auditorium dove è stato proiettato il film "La strategia della maschera" con la regia di Rocco Mortelliti, su soggetto di Andrea Camilleri, il papà del commissario Montalbano. Il film fu girato nel 1997 proprio all'intero del museo e nell'area archeologica di Camarina. Il pubblico presente ha seguito con grande interesse lo svolgimento del giallo della sparizione e, poi, la fase del ritrovamento di un gruppo di maschere antiche.
Una storia piena di intrecci, quella raccontata dal film, che il direttore del parco, l'archeologo Giovanni Distefano, ha definito di tipo post-pirandelliano, riproponendo un filo conduttore, di tipo catartico, fra alcune scene di altri film girati a Camarina, come "Ladri di bambini" e "Il colpo di luna".
Anche l'attore ragusano Pasquale Spadola, che è direttore della Film Commission, ha parlato dei film girati nell'area camarinese, a Villa Salina, ad esempio, dove è stato girato "I ragazzi di via Panisperna".
L'attore-regista Rocco Mortelliti ha invece rievocato le varie fasi di registrazione del film proprio nell'area archeologica. Il pubblico, circa 150 persone, ha molto gradito non solo l'iniziativa ma anche il dialogo e l'opportunità di confrontarsi con il regista. Alla fine Distefano ha annunciato che l'area archeologica di Camarina si candida già nella prossima stagione estiva a sede dove proiettare in assoluta anteprima l'ultimo film del duo Camilleri-Mortelliti dal titolo "La scomparsa di Patò" il cui backstage è stato tra l'altro girato e montato dalla regista e montatrice modicana Alessia Scarso. Camarina aggiunge così nuovi motivi di interesse per i visitatori del museo e del parco. Il film "La strategia della maschera" vede un inedito Camilleri come attore.
E nel cast, formato anche da Pino Micol, Beatrice Macola, Pino Caruso, Mariano Rigillo, Simona Marchini, Pasquale Spadola, Maria Terranova, Angelo Milazzo, Biagio Barone, Giorgio Gurrieri, Pasquale Spadola, c'è lo stesso archeologo Giovanni Distefano nella sua unica volta prestato al cinema. La trama è molto intrecciata. Briano Teo Calvani è il direttore del museo archeologico di Camarina. Il ritrovamento di alcune maschere mette in subbuglio il piccolo centro, ma l'emozione della scoperta non dura a lungo.
Michele Barbagallo
 
 

Unoenessuno, 27.9.2011
Giudici, di Andrea Camilleri Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli

Tre storie per raccontare dal di dentro la vita del giudice. La sua solitudine, la tenacia, l'ostinazione e persino la sua ingenuità.
Dall'unificazione d'Italia di Camilleri ("Il giudice Surra"), agli anni di piombo di Lucarelli ("La bambina") per finire ai giorni nostri con De Cataldo ("Il triplo sogno del procuratore").
Il giudice Surra
Il giudice Surra fu mandato, poco dopo l'unità d'Italia, a riformare il Tribunale di Montelusa  per prendere il posto dell'ex presidente Fallarino che non voleva riconoscere il Savoia.
E si dimostrerà giudice capace di tenere testa alla maffia (la fratellanza della maffia, non era ancora chiamata mafia). Ingenuità? Assenza di buon senso, quello che ti fa venir voglia di girare la testa dall'altra parte, di non metterti contro il più forte?
O, semplicemente, il senso della legge uguale per tutti, per fare gli interessi di tutti, senza guardare in faccia a nessuno?
“Non c’è impiegato in Sicilia che non sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato a trarre profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza riunione, senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora d’incolpare un innocente. Il popolo è venuto a convenzione coi rei. Come accadono furti, escono dei mediatori a offrire transazioni per il recupero degli oggetti rubati. Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di una protezione impenetrabile, come lo Scarlata, giudice della Gran Corte Civile di Palermo, come il Siracusa, alto magistrato... Non è possibile indurre le guardie cittadine a perlustrare le strade; né di trovare testimoni per i reati commessi in pieno giorno. Al centro di tale stato di dissoluzione c’è una capitale col suo lusso e le sue pretensioni feudali in mezzo al secolo XIX, città nella quale vivono quarantamila proletari, la cui sussistenza dipende dal lusso e dal capriccio dei grandi. In questo ombelico della Sicilia si vendono gli uffici pubblici, si corrompe la giustizia, si fomenta l’ignoranza...”.
Dalla relazione di Pietro Ulloa, procuratore generale a Trapani nel 1838.
La bambina
Estate 1980: tra l'abbattimento nei cielo di Ustica del DC9 e la strage alla stazione di Bologna. Il giudice istruttore Lorenzini che tutti chiamano La Bambina si trova alle prese con una inchiesta di bancarotta, con a fianco solo il suo agente di scorta. E si ritrova sola e clandestina, contro giudici corrotti, carabinieri che non sono carabinieri e servizi che usano la ragione di stato per nascondere loro malefatte. In piena guerra tra servizi, imparerà così il senso della giustizia: il potere dei senza potere, combattere i soprusi e quanti pensano di poter fare i propri affari alle spalle degli altri.
Il triplo sogno del procuratore
Un giudice Ottavio Mandati della procura di Novere, sogna di trovarsi imputato in un processo istruito da un suo imputato: l'ex compagno di classe (già all'epoca capace solo di fare soprusi) e oggi sindaco Pierfiliberto Bonazzi Perdicò.
E' una vita che il procuratore cerca di fare un processo che condanni il sindaco per le sue malefatte: speculazioni edilizie, la sanità privata che controlla tramite prestanome, scempi ambientali ...
Ma ogni volta gli è andata male: alcune volte per modifiche legislative a processo in corso, in altre le sue richieste di rinvio a giudizio erano state respinte.
Ma il procuratore deve andare avanti: non per una forma di rivalsa o di ossessione nei confronti del sindaco che gode della simpatia dei suoi elettori (nonostante le speculazioni, la chiusura dell'ospedale pubblico per favorire le sue strutture), della stampa locale (Tafano Tafani .. nomen omen).
La solitudine del magistrato è semplicemente, ancora una volta, senso di giustizia.
PS: e se qualcuno ci vede un noto personaggio della politica nazionale che sfugge dai processi, problemi suoi.
Alduccio
 
 

Save the Children, 28.9.2011
Crescere al Sud. Prima conferenza programmatica sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel Mezzogiorno promossa da “Fondazione CON IL SUD” e “Save the Children”

Su un totale di 10.227.000 milioni di minori residenti in Italia, sono 3.859.000 quelli che vivono nel Sud e nelle isole. Tra questi si concentra il più alto tasso di condizioni di svantaggio e di disagio sociale.
Questo il punto di partenza di “Crescere al Sud”, la prima conferenza programmatica sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel Mezzogiorno promossa da “Fondazione CON IL SUD” e “Save the Children”, a cui è dedicata la prima giornata di lavori della manifestazione “Con il Sud – Giovani e Comunità in rete” per i cinque anni della Fondazione, venerdì 30 settembre dalle 9:30 alle 18:15 nello splendido scenario della Basilica di San Gennaro extra moenia.
Un cantiere aperto a tutti, per conoscere a fondo con l’aiuto dei protagonisti delle istituzioni, delle associazioni e degli operatori sociali e del mondo accademico, l’attuale condizione dei minori nel meridione d’Italia tra dati, testimonianze e, soprattutto, proposte.
Tavole rotonde, interventi e testimonianze si snoderanno attraverso 4 temi principali: “Lotta alla povertà, vecchi e nuovi bisogni”, “Cittadinanza e legalità”, “Comunità educante” e “Gioco, ambiente e salute.”
La partecipazione dei ragazzi
60 ragazzi e ragazze tra i 12 e 18 anni di Napoli, Palermo e della Locride, daranno vita ad un World Cafè, una sessione parallela di confronto, discussione e sintesi secondo una modalità di interazione innovativa coordinata dagli operatori dell’associazione Civitas Soli (Locri), nella quale cercheranno insieme di dare risposta ad alcune domande chiave precedentemente elaborate attraverso i social media: quali cose funzionano e quali sono da cambiare, i luoghi e le persone dove e con cui si impara a vivere e si apprende, le proposte per migliorare. Esperienze, bisogni e proposte concrete dei ragazzi confluiranno al termine della giornata nella sessione plenaria conclusiva della conferenza per essere condivise con tutti.
Le voci degli scrittori
Nel corso della conferenza, le voci [in video, NdCFC] di alcuni tra i più popolari, profondi e originali scrittori nati e cresciuti al sud - Andrea Camilleri, Roberto Saviano, Erri De Luca, Gilda Policastro, Antonio Pascale e Chiara Valerio – raccolte in esclusiva da Giovanni Piperno per “Save the Children” e “Fondazione CON IL SUD”, racconteranno le miserie e le meraviglie, le contraddizioni e la magia di paesi, città e regioni dove hanno mosso i primi passi e imparato a guardare il mondo, non a caso, con uno sguardo così acuto.
Per ulteriori informazioni: www.crescerealsud.it
Ufficio stampa Save the Children Italia - Tel: 06.48070023-001-81
press@savethechildren.it www.savethechildren.it
Ufficio stampa Fondazione CON IL SUD – Tel. 06.6879721 – comunicazione@fondazioneconilsud.it
 
 

Corriere della Sera, 28.9.2011
Glauco Mauri. In scena da 60 anni

[...]
Tra i compagni d'Accademia, anche Andrea Camilleri: «Lui studiava regia. Vestiva sempre rigorosamente di nero, un po' alla "esistenzialista" e fumava tragicamente. A quell'epoca, era ancora molto lontano il Commissario Montalbano e scriveva poesie: una volta un giornale gliene pubblicò una e Andrea era fuori di sé dalla gioia. Ma tutti noi, chi più chi meno, a fine mese ci ritrovavamo puntualmente in bolletta. Eravamo giovanissimi e la fame era tanta: un giorno, Camilleri ed io, decidemmo lo stesso di andare in un bel ristorante del centro. Ci sistemammo prudentemente vicino all'uscita, quindi mangiammo e bevemmo senza farci mancare nulla e alla fine del pranzo, alla chetichella, ci squagliammo senza pagare il conto. Per anni sono passato alla larga da quel ristorante, per la paura di essere riconosciuto».
[...]
Emilia Costantini
 
 

La folla del XXI secolo, 29.9.2011
Teatro: Al Manzoni di Roma tutti i lunedì dal 3 ottobre al 28 maggio 2012
"Lune di sera" Il Teatro Manzoni non riposa
Al Teatro Manzoni la rassegna LUNEdiSERA

Ogni lunedì, dal 3 ottobre 2011 al 28 maggio 2012, uno spazio per gli artisti che desiderano presentare al pubblico i loro progetti di spettacolo.
Lo sforzo disperato che compie l'uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è teatro. (E. De Filippo). Quest’anno il Teatro Manzoni ha deciso di non riposare. Dal 3 ottobre 2011 al 28 maggio 2012, nei lunedì di riposo, andrà in scena alle ore 21,00 la rassegna LUNEdìSERA uno spazio per gli artisti che desiderano presentare al pubblico i loro progetti di spettacolo “esibendoli” ed “esibendosi” in un Teatro, il Manzoni, che ha sempre promosso una politica di ricerca e di accoglienza nei riguardi del pubblico romano. Non solo. Prima degli spettacoli, il Teatro organizzerà per il pubblico un aperitivo di benvenuto.
A questo progetto hanno lavorato quattro Associazioni Culturali : l’associazione Cinqueanelli di Giancarlo Fares; l’associazione Donne d’Itaca lab di Adriana Palmisano; l’associazione MONDO&TEATRO di Luigi Tani; l’associazione Scripta Volant di Riccardo Bàrbera. L’amministrazione e la responsabilità organizzativa è affidata all’associazione Il Mascherone diretta da Romolo Barbona.
[…]
Lunedì 17 ottobre 2011 è in programma lo spettacolo dedicato a “Maria Maddalena il concerto” di Marguerite Yourcenar. Lo spettacolo, è in forma di concerto, con un quartetto Jazz dal vivo e video proiezioni che compongono la scenografia mentale e visiva della vicenda. I testi delle canzoni sono di Andrea Camilleri che sarà ospite della serata e parteciperà all’aperitivo di benvenuto [Camilleri non ci sarà, NdCFC]. “MARIA MADDALENA il concerto” di Marguerite Yourcenar con LIVIA BONIFAZI Regia di Enrico Protti Testi delle canzoni Andrea Camilleri.
[…]
Sergio Gigliati
 
 

Blog - La versione di Banfi, 29.9.2011
Parla Brunetta
Con un’intervista di Gaetano Savatteri ad Andrea Camilleri
 
 

Il Velino, 29.9.2011
Brunetta: Ritengo sia sufficiente l'autocertificazione
Roma - Così in merito a eventuale abolizione del certificato antimafia

Roma - Ad Andrea Camilleri, che in un'intervista rilasciata alla trasmissione “Blog - La Versione di Banfi”, in onda stasera alle 21.15 su Retequattro, ha ritenuto irresponsabile il suo suggerimento di fa[...]
 
 

LiberaTv, 30.9.2011
Camilleri: "Legittimo non pagare questo debito"
Breve estratto dell'intervista di LiberaTv ad Andrea Camilleri.

Presto l'intervista integrale...
Intervista di Jacopo Venier
Riprese di Roberto Pietrucci
Montaggio di Simone Bucci

 
 

LiberaTv, 30.9.2011
Fratelli d'Italia – Intervista a Camilleri

Roma. I confini. Gli stranieri in Italia. Gli italiani in terra straniera. La lingua italiana e le contaminazioni periferiche. Il passato e il presente. La speranza del futuro. Intervista ad Andrea Camilleri.
Intervista di Jacopo Venier
Riprese di Roberto Pietrucci
Montaggio di Simone Bucci

 
 

Haisentito, 30.9.2011
Saviano, De Luca, Camilleri: “Ragazzi ce la potete fare”, 410.000 bambini poveri al Sud

Le notizie sui bambini poveri che non possono permettersi nulla di solito le releghiamo ai servizi dei TG sul terzo mondo. L’organizzazione Save The Children ha pubblicato una studio relativo ai dati Istat che evidenzia come nel Sud Italia ci siano 410.000 bambini in stato di povertà assoluta. Save The Children ha mobilitato un gruppo di scrittori meridionali per spronare i ragazzi a superare questo stato d’indigenza. Roberto Saviano, Erri De Luca ed Andrea Camilleri, tra gli altri, hanno risposto a questo appello.
Quando si parla di povertà assoluta vuol dire che ci sono bambini che non possono lavarsi ogni giorno e non possiedono nemmeno un giocattolo, è una cosa inaccettabile in un paese come l’Italia, non si può far finta di niente. Gli scrittori allertati da Save The Children mostrano ai bambini che lottando si può riuscire ad avere una vita normale anche partendo da condizioni svantaggiate come quelle del Sud Italia.
La crisi ha tagliato nettamente, -85%, i fondi delegati alle regioni per le politiche sociali e se a questo uniamo il fatto che per esigere i fondi della Comunità Europea bisogna attrezzarsi ed in certe realtà non è per nulla semplice. Il cammino da fare è ancora lungo, ma di sicuro una situazione del genere non è accettabile, ed è questo il messaggio principale che parte da Roberto Saviano, Erri De Luca, Andrea Camilleri ed altri scrittori che hanno sposato l’iniziativa di Save The Children.
Pauldes
 
 

Solo Libri.net, 30.9.2011
Il re di Girgenti – Andrea Camilleri

"Il re di Girgenti" (Palermo, Sellerio, 2001; sesta edizione 2002), che nasce da un episodio di cronaca commentato nella nota finale da Camilleri, intreccia uno stile dalle venature boccaccesche e ariostesche con il contesto della mentalità contadina. Vi campeggia la biografia inventata di Michele Zosimo, la cui storia familiare e personale scorre tra la fine del Seicento, quando erano gli spagnoli a dominare il territorio dell’Isola, e l’inizio del Settecento, dopo il trattato di Utrecht, in base al quale la Sicilia fu ceduta a Vittorio Amedeo di Savoia. L’incipit ha un tono favolistico e la trama si sviluppa, accumulando digressioni e divagazioni, tipiche del romanzo picaresco. Duplice il registro comunicativo: da un lato, l’oralità dei contadini, dall’altro, il parlare spagnoleggiante dai signori usato anche per rivolgersi ai dipendenti. Tra speranze di riscatto e perverse carnalità, tra astuzie ingegnose e fatti inauditi si apre così il ventaglio di numerosissime macrosequenze che si dispiegano in un magmatico plurilinguismo: ora incline al carnascialesco, ora all’accecante ferinità, ora all’abbandono nel sogno. Suggestiva la narrazione dell’infanzia di Zosimo. Precoce in ogni suo atto, parla a sette mesi, e data l’eccezionalità dell’evento intervengono gli scongiuri e i riti stregoneschi di padre Uhù: personaggio grottesco che dialoga con i diavoli ai quali scaglia incomprensibili anatemi allo scopo di accertare se fosse stato qualcuno di essi ad impossessarsene. Profondamente attento si rivela Camilleri nel cogliere i caratteri d’una pedagogia rurale basati su parabole, insegnamenti diretti e giochi sia spontanei che di costruzione. Fra questi ultimi a spiccare in una delle pagine più poetiche è la preparazione dell’aquilone: una "comerdia", una cometa volante. Non meno accattivanti quelle in cui si parla di un mago "strolòco". Evidente allora il fascino esercitato nello scrittore dal “realismo magico”. Anche l’incontro di Michele Zosimo con il mendicante Grigoriu che parlava in poesia provoca il senso del meraviglioso. Lo stesso può dirsi di Salamone, il prete divenuto brigante che gli alimenta il senso della giustizia. Siccità e carestia favoriscono il saccheggio dei montelusani nelle case dei benestanti. Le scene richiamano alla mente la novella di Verga Libertà, rivisitata con le lenti d’una follia grottesca. La rivolta popolare costringe i savoiardi alla resa e Zosimo può così diventare Re per volontà popolare, dando attuazione al rilevamento dei feudi e alla loro spartizione. Di intenso pathos, a conclusione dell’opera, la sua impiccagione. Vittima sì egli di una condizione subalterna da cui non può sfuggire, ma pur sempre libero di volare con la fantasia. Ed ecco lanciare in aria l’aquilone che si era costruito il giorno prima dell’esecuzione, seguendolo fin quando si confonde con una nuvola. Giunto al quarto dei sei gradini del patibolo, si accorge del suo ritorno. Zosimo, leggiamo, agguantò lo spago
"con le due mano sentendo uno strappo violento, certamente quello della comerdia che ripigliava movimento e altezza. Lesto, principò ad acchianare lungo lo spaco e inveci di provare stanchezza per la faticata a ogni bracciata si sentiva cchiù leggiu e cchiù liberatu. A un certo punto si fermò e taliò verso terra (…) e in mezzo alla piazza vitti macari il palco e una cosa, una specie di sacco, che pinnuliava dalla forca dunnuliando. Rise. E ripigliò ad acchianare".
Federico Guastella
 
 

La Repubblica, 30.9.2011
Editoria
Simoni, re del thriller medievale. Uno sconosciuto batte Camilleri
E' già un caso editoriale "Il mercante di libri maledetti", il primo di una trilogia del 36enne scrittore emiliano. E' arrivato in vetta alla classifica della narrativa italiana in due settimane. Gli ingredienti del successo: copertina accattivante, prezzo contenuto e atmosfere medievali: "Ma non chiamatemi il nuovo Eco"

Ha battuto da solo Camilleri, Lucarelli e De Cataldo. L'esordiente Marcello Simoni, 36 anni di Comacchio, organizzatore d'eventi con un passato da bibliotecario, si è piazzato al primo posto della narrativa italiana con "Il mercante di libri maledetti".
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Silvia Luperini
 
 

Terrà DOC, 9.2011
Camera con vista.
Andrea Camilleri. Viaggio nell’isolitudine
Quell’indimenticabile parfum di Sicilia
Il padre di Montalbano spiega il suo “altrove”, dove la condizione di esule si intreccia alla definizione di siciliani “di scoglio” coniata da Leonardo Sciascia. Così, con l’Isola nel cuore e lo sguardo sull’orizzonte, si prende il largo pur restando ancorati alla propria identità
Se tra il dire e l’andare c’è di mezzo il mare
Cos’è la “sicilitudine”? Una condizione asfittica che sottolinea una ghettizzazione poco rassicurante, o una categoria più complessa che riassume un insieme di sentimenti contraddittori, familiare solo a un isolano avvezzo alla sacralità dell’acqua?

Molto spesso mi è stata rivolta la domanda su cosa pensassi del con­cetto di "sicilitudine". Parlarne non è, fra gli esercizi retorici, quello che prediligo maggiormente, perché in realtà non so cosa sia. Ho già detto come la parola derivi da négritude, cioè negritudine, termine coniato dal poeta senegalese Léopold Senghor. Ma se esercizio deve essere, allora si potrebbe pensare al vantaggioso paradosso che porterebbe il ponte sullo Stretto facendo scomparire la sicilitudine, qualunque cosa essa sia.
”Sicilitudine,” postula una condizione di diversità, che dovrebbe anche essere una consapevolezza individuale, ma che poggia su un sentimento poco osservabile per chi voles­se ostarne una teoria compiuta e riconoscibile. Mi piace di più affidarmi al concetto di "insularità", che riguarda la nostra come tutte le altre isole. Ci sono temi, o utopie comuni che riguardano le isole nello stesso modo. Come per esempio le tre grandi isole del Mediterraneo. Un siciliano, come un sardo o un corso, per recarsi "in Continente", come si diceva una volta, deve compiere una traversata per mare che è nello stesso tempo trasmigrazione e passaggio, il cui senso trasgressione e sacrilegio è sempre lo stesso. A un calabrese arrivare a Milano non suscita b stesso moto di distacco dalla propria terra che prova un isolano. Qui, bisogna dirselo, c'è in ballo la sacralità dell'acqua che nel suo rendere il viaggio legato al tempo del mare, rimette in discussione e interrompe fisicamente, il rapporto da terra a terra.
Io, quando posso, mi affaccio al molo e nella zona del porto, un luogo legato alla mia esistenza. Amo ritrovare lo stesso odore del posto dove sono nato, quello tipico dei porti (ma ognuno è diverso). È ciò che mi manca di più. Anche se alcuni potrebbero trovarlo persino un odore sgradevole. Ma questa sensazione di esistere, di toccare la terra davanti una distesa d'acqua che mi circonda e che "separa" dal resto, è un modo per avere consapevolezza del mio essere isola, staccato. Per questo ogni mio passaggio altrove, oltre quel mare, è un allontanamento, una perdi­ta degli odori, dei colori di quello che è ed è stata, la mia esistenza.
Andrea Camilleri

Dicono di lui
In prima linea sulla pagina e sulla scena
Da New York a Parigi ha preso forma la pièce di “Cannibardo”

Andrea mi piace perché racconta il teatro e teatralizza il racconto. La sua parola è facile, leggibile, straordinariamente recitabile. La sua grandezza sta nell'essere incredibilmente versatile: molti scrittori hanno bisogno di una mano per portare sulla scena un testo concepito per essere letto sulla pagina. A Camilleri non serve, ed è unico anche per questo. Si ostina a vivere la prima linea. Lavorava per la Rai, un universo frenetico che potrebbe stridere con i tempi di un narratore. Ecco, mi affascina questo mix fra il suo talento personale e la verifica costante a cui si sottopone in vari ambiti arti­stici. Ci siamo ritrovati a Parigi, e lì è nata l'idea di mettere in scena Cannibardo e la Sicilia, una storia che ho pescato due anni fa durante un viaggio a New York, coprodotto col Teatro Stabile di Catania per la regia di Giuseppe Dipasquale. È il racconto delle speranze suscitate dallo sbarco di "Cannibardo", cioè Garibaldi, in Sicilia.
Massimo Ghini

Dicono di lui
Con lui la voce e la parola diventano letteratura
Un aedo moderno capace di incantare il pubblico di ogni dove. Un talento che hanno solo i grandi

Un maestro, divenuto poi un amico e un riferimento: ecco chi è per me Andrea Camilleri. Ha una capacità unica di raccontare la parola detta, di trasformare in letteratura il linguag­gio di tutti i giorni. Quando ci immergiamo nella lettura di una sua opera è come se lui fosse dinnanzi a noi, con la sua voce inconfondibile: come se stesse narrando di persona i fatti che descrive. È assolutamente straordinario che questa magia coinvolga indistintamente sia il lettore italiano, sia i tanti appassionati sparsi per il mondo che prendono in mano un suo testo. L'ho sempre paragonato a quei cantori del periodo omerico. Ecco, Andrea Camilleri è un aedo moderno, cioè l'erede di una tradizione orale millenaria che oggi diventa una pubblicazione o un'opera teatrale, cinematografica. Una peculiarità che vive solo nel talento di pochi grandi. Lui è fra questi.
Giuseppe Dipasquale
 
 

 


 
Last modified Monday, April, 08, 2019