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RASSEGNA STAMPA

DICEMBRE 2012

 
Comunicazione Relazionale Polisemantica, 1.12.2012
Gli archetipi del commissario Montalbano

Perchè il commissario Montalbano, creatura letteraria dello scrittore Camilleri ha tanto successo e tanto fascino?
Semioticamente parlando il motivo è semplice. Incarna in se' tutta una serie di archetipi. (vedi http://polisemantica.blogspot.it/2008/10/tex-dylan-dog-martin-myster-e-gli-altri.html)
E' innocente (è felice di quello che ha, ama la sua vita e la sua professione, non intende cambiarla, al punto che preferisce rifiutare le promozioni)
E' guerriero (combatte per la giustizia e contro la malavita)
E' mago (con la sua intelligenza legge i segni lasciati dai delinquenti, e in base a tali indizi riesce a trovare sempre la soluzione ai casi, facendo trionfare la giustizia con la magia delle sue deduzioni)
E' orfano (privo di una famiglia sua, oltre ad aver perso la madre in giovane età e il padre in età adulta, è alla ricerca di un equilibrio sentimentale che non riesce a trovare, vivendo una storia complicata e a distanza con l'eterna fidanzata Livia)
E' martire (si prodiga con tutto sè stesso per la sua missione, aiutare i deboli contro le prepotenze degli ingiusti e dei delinquenti)
E' soprattutto viandante (obbedisce sì alle legge, ma talvolta la sua coscienza operando a favore di giustizia, preferisce seguire le sue proprie regole ed essere più obbediente alla morale che alla legge)
Salvo Montalbano è dunque un archetipo completo, quindi rispecchia in sè tanti ruoli narrativi e psichici da conferirgli giustamente, un'aura di grande fascino e attrattiva, chiaramente percepita dal pubblico televisivo (e naturalmente dai lettori dei romanzi di Camilleri).
Cinzia Ligas e Fausto Crepaldi
 
 

La Repubblica, 1.12.2012
Ma non è questa la Rai del futuro

L'italiani non amano sintiri le voci libbere, le virità disturbano il loro ciriveddro in sonnolenza perenni, preferiscono le voci che non gli danno problemi, che li rassicurano sulla loro appartinenza al gregge. (da "Una voce di notte" di Andrea Camilleri - Sellerio, 2012 - pag. 181)
Non è certamente una "nuova Rai" quella che viene partorita dalle ultime nomine ai vertici dell'azienda, sotto le gestione dei "tecnici" nominati dal governo dei tecnici. […]
Giovanni Valentini
 
 

La Repubblica, 1.12.2012
Le fiction Rai solo in Italia "Basta con i set all'estero"

Roma. D'ora in poi le fiction prodotte dalla Rai saranno girate solo in Italia. Dopo anni di rivendicazioni, proteste e appelli dei lavoratori dello spettacolo è arrivata ieri la decisione: le fiction ambientate in Italia che andranno in onda sul servizio pubblico non potranno essere delocalizzate, ma dovranno essere girate nel nostro paese. […] «È una scelta importante e necessaria- dice Pietro Valsecchi di Taodue - soprattutto in questi tempi in cui c' è bisogno di far lavorare le maestranze italiane, le migliori al mondo». Dello stesso parere Carlo Degli Esposti, che con la Palomar ha firmato Il Commissario Montalbano, che ha creato un fenomeno turistico nel ragusano, dove sono stati girati gli episodi della fiction tratta dai romanzi di Camilleri. […]
Arianna Finos
 
 

Il Sole 24 Ore, 2.12.2012
L'ultimo posacenere

Nell’iniziare la collaborazione al Domenicale mi ero contemporaneamente assegnato un termine: non andare oltre un anno. È una cosa che faccio sempre, anche quando scrivo un romanzo mi propongo un limite di pagine, perché penso che sia la misura più giusta per quello che, nella specifica occasione, intendo raccontare. Ora l’anno si è compiuto e perciò non ci saranno più in giro posaceneri da svuotare. Ma voglio ringraziare di cuore i lettori, gli amici del Sole 24 Ore e il Direttore Roberto Napoletano che, oltre a avermi offerto la possibilità di essere ascoltato da una tribuna così autorevole, mi ha costretto all’esercizio della concisione. Esercizio che, dati i tempi che corrono, farebbe bene a molti, soprattutto ai nostri uomini politici.
Andrea Camilleri
 
 

ASSOCIAZIONE CULTURALE IGEA, Domenica 2 dicembre ore 17.30
Teatro Via della Camilluccia, 120 - Centro Don Orione, Roma
ingresso libero
Premiazione del concorso letterario “In poche parole”
Video messaggio di Andrea Camilleri
Presenta Carlotta Tedeschi, giornalista Rai
Lorenzo Richelmy legge i racconti premiati
l’Associazione Culturale Polifonica Gino Contilli organizza il concerto con il Quartetto d’archi Nov’artis
Con il Patrocinio della Provincia e dei Municipi XVII - XIX - XX
 
 

La Sicilia, 4.12.2012
Nella biblioteca comunale regista e attore hanno presentato il film
Mortelliti e Frassica hanno raccontato «La scomparsa di Patò»

Da sinistra, Mangano, Frassica, Mortelliti, Fallica e Salerno

Ha riscosso grande apprezzamento martedì scorso la presentazione del film "La scomparsa di Patò" ospitata nella sala conferenze della biblioteca comunale. L'evento è stato il primo di un ciclo di incontri dal titolo "Dialoghi su cinema e letteratura, interviste ai personaggi", organizzati dall'assessorato alla Cultura del Comune di Paternò, nata da un'idea del giornalista Salvo Fallica. La serata è iniziata con un dibattito durante il quale il regista Rocco Mortelliti e l'attore Nino Frassica hanno raccontato le ragioni del film, liberamente tratto da un romanzo di Andrea Camilleri, e prossimamente trasmesso da Rai 1.
A dialogare con gli artisti, il presidente dell'Università Kore di Enna, Cataldo Salerno, il sindaco, Mauro Mangano e il giornalista Salvo Fallica che ha moderato l'incontro. Il dibattito in sala è stato arricchito dalla proiezione di un intervento video di Andrea Camilleri, che ha spiegato il romanzo, a cui è seguita la proiezione integrale del film.
L'evento, durato quasi quattro ore, ha attirato in biblioteca un pubblico numeroso, che ha riempito non solo la sala conferenze, ma anche la vicina galleria d'arte moderna, opportunamente attrezzata dal Comune per poter seguire in diretta l'evento culturale. «Il film - ha spiegato il regista Rocco Mortelliti - è ambientato in Sicilia nel 1890 ed è intriso di letteratura camilleriana. È stato un lavoro che ci ha donato particolari soddisfazioni come la premiazione al festival del Cinema di Toronto. Un film ricco di messaggi».
Sa. Sp.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.12.2012
A Roma la vetrina siciliana dei libri che leggeremo

L'etica salverà la letteratura e insieme ad essa la lettura. Questo sembra il viatico per scongiurare la profezia dei Maya e ritrovarsi lettori sani e salvi nel 2013. Cosa, come e in che modo leggeremo i libri il prossimo anno lo anticipano le case editrici siciliane che da domani saranno presentia Roma a Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria, nota per il pubblico colto e per una selezione di editori virtuosi. Le case siciliane a Roma saranno ben nove, ma non è tanto il numero delle presenze quanto l'incisività degli interventi organizzati e delle novità proposte. Capofila è la Sellerio che a Roma porta la lectio magistralis del suo autore di punta Andrea Camilleri che parlerà del suo ultimo libro Una voce di notte, romanzo in cui Montalbano si misura con i suoi sogni d'oltreoceano. Altro autore Sellerio, Marco Malvaldi presenterà il libro Milioni di milioni, un giallo classico: d'altronde Camilleri e Malvaldi sono fra gli autori selezionati dalla casa editrice per brindare da investigatori con la raccolta di racconti Capodanno in giallo. L'attenzione a Roma sarà catturata dal recente acquisto Sellerio, l'autore di origini siciliane Fabio Stassi che presenterà L'ultimo ballo di Charlot, storia di straordinaria levità che ha già venduto in 13 paesi. Camilleri e Malvaldi, rispettivamente da 7 e 5 settimane in classifica, per due settimane primo e secondo fra i titoli più venduti (450.000 Camilleri, 200.000 Malvaldi) sono la prova che case editrici dalle ridotte dimensioni strutturali, riescono a scalare le classifiche e a conquistare fette di mercato appannaggio dei grandi gruppi puntando sulla qualità degli autori.
[…]
Eleonora Lombardo
 
 

La Sicilia, 6.12.2012
Porto Empedocle
Per ottenere fondi il nome Vigata tira

Porto Empedocle. Il consiglio comunale ha ratificato l'ingresso con pagamento della quota di partecipazione da 5 mila euro, alla società consortile «Il Sole e l'Azzurro tra Selinunte, Sciacca e Vigata». Si tratta di un gruppo di comuni proteso allo sviluppo sostenibile dell'area di pesca che da Triscina si estende sino a Porto Empedocle e per il cui finanziamento - 2 milioni di euro - si intende attingere a somme Ue. Del «Gac» con Castelvetrano fanno parte 33 enti tra cui i Comuni di Sciacca, Menfi, Ribera, Cattolica Eraclea, Montallegro, Siculiana, Realmonte e Porto Empedocle. Quest'ultima cittadina però, negli atti costitutivi del consorzio «esce» con il nome Vigata. Facile intuire l'intento volto a suscitare curiosità in coloro i quali investono nel campo turistico. Su Vigata il comune sta puntando da sempre molte delle proprie carte, basti pensare all'Unione dei Comuni con Realmonte, ma anche alle tante attività correlate al simbiotico rapporto con Andrea Camilleri. Il tutto stride con la decisione dell'amministrazione di non scrivere sulle tabelle stradali all'ingresso della città la parola Vigata. Il sindaco Firetto in tal senso era stato chiaro, decidendo di salvaguardare l'identità concreta della realtà locale e non quella immaginaria e meramente basata su interesse commerciale e turistico. Come dire che per attrarre finanziamenti per il bene pubblico Vigata va più che bene e deve essere sfruttata al massimo. Per il resto, Porto Empedocle deve vivere di luce propria.
f. d. m.
 
 

Più libri più liberi, 9.12.2012
Un'ora col Maestro Camilleri
Che Più libri sarebbe senza il maestro Camilleri? Domenica 9 alle ore 17 in Sala Diamante il papà di Montalbano vi aspetta per parlare del suo ultimo libro: "Una voce di notte".
Interviene Antonio Manzini.





Video di Guido Torrioli per il Camilleri Fans Club
 
 

WR6, 9.12.2012
Newsletter WR6 settimana dal 10 al 16 Dicembre
I tre moschettieri
Dal romanzo di Alexandre Dumas (da lunedì a venerdì), riduzione e adattamento in 15 puntate di Francesco Savio, Andrea Camilleri e Flaminio Bollini, con la regia di Andrea Camilleri. (1973)
(alle 2:00, alle 10:00 e alle 18:00)
 
 

10.12.2012
Il Tuttomio
Sarà in libreria il 3 gennaio "Il Tuttomio" (Mondadori), il nuovo romanzo di Andrea Camilleri.
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 10.12.2012
Pala Congressi. Appuntamento al 2013, dal 5 all'8 dicembre Più libri più liberi
Sua Celebrità Camilleri e fenomeno Zerocalcare scatenano folle di fan
Cinquantamila in Fiera contro la crisi

Gran parte delle oltre cinquantamila presenze con cui si è chiusa ieri l'undicesima edizione di «Più libri più liberi», fiera della piccola e media editoria, a un certo punto del pomeriggio pareva fossero tutte concentrate in due soli punti: nella coda (una roba da stadio) con cui si puntava a un posto in Sala Diamante, ben prima delle 17; e nell'altra coda di ore, ore, ore (a occhio da mezzogiorno alle 20, chiusura della kermesse) con cui schiere di venti-trentenni attendevano pazientemente il loro turno davanti allo stand di Bao Publishing? uno dei marchi editoriali al debutto nella fiera di quest'anno - per farsi autografare qualcosa, qualsiasi cosa. Spiegazioni: nella Sala Diamante c'era Sua Celebrità Andrea Camilleri, accolto dall'ovazione di un ambiente gremito all'inverosimile, e per il quale signore previdentissime e non più ragazze avevano portato addirittura sedie da casa e scarpe di ricambio comode, come ai matrimoni! Mister inventor di Montalbano era lì, introdotto da Antonio Manzini, per presentare la sua ultima fatica letteraria targata Sellerio, «Una voce di notte», e il suo intervento è stato un vero e proprio show ad alto tasso di comicità, a partire dall'introduzione che Manzini ha fatto dell'autore («Vi presento un giovane scrittore siciliano che certamente si farà?»). [...]
Edoardo Sassi
 
 

marketpress.info, 10.12.2012
I piccolo editori sfidano la crisi. Si è chiusa ieri con successo l’undicesima edizione di Più libri più liberi

Roma [...]
Grande successo anche per l’incontro con Andrea Camilleri, che ha chiuso idealmente la manifestazione presentando il suo libro Una voce di notte (Sellerio) e incantando, come sempre, il pubblico. Tanto che una signora si è portata la sedia da casa: “Avevo paura di non trovare posto”.
[...]
 
 

QuotidianoArte, 11.12.2012
A Roma, in occasione di "Più Libri più Liberi"
Andrea Camilleri, una voce che illumina la notte

(foto Libreriamo / Più libri più liberi)

Diceva Antonio Gramsci in “Odio gli indifferenti” che “lo sforzo fatto per conquistare una verità fa apparire un po’ come propria la verità stessa, anche se alla sua nuova enunciazione non si è aggiunto nulla di veramente proprio, non s’è data neppure una lieve colorazione personale”.
Non citiamo Gramsci solo per rendere il nostro incipit ricco e accattivante, ma perché, recentemente, abbiamo avuto modo di apprendere un’infinità di idee, opinioni, cognizioni tanto da averne la testa piena. Un cervello così saturo di idee che se non si dà adito a un incipit alla fine l’idea inizia a scriversi da sé materializzandosi ai nostri occhi sul monitor. Abbiamo partecipato, domenica scorsa a Roma presso il Palazzo dei Congressi dell’Eur, a “Più Libri più Liberi” (tra l’altro un titolo geniale voler considerare la parola “libri” una contrazione della parola “liberi” quasi un “difetto” dislessico e come un difetto si porta dentro una libertà creativa infinita), ma abbiamo partecipato non solo per i libri. Siamo andati a un incontro con i libri che hanno voce, sguardi, mani, piedi e respiro: siamo andati all’appuntamento con Andrea Camilleri.
Si è trattato del duo Andrea Camilleri e Antonio Manzini, “giovane” scrittore a detta del grande Maestro, ma anche allievo di Camilleri ai tempi dell'Accademia di arte drammatica. Eravamo talmente coinvolti nella narrazione e nell’intreccio ironico, quasi comico dei due, che veramente veniva di “susirisi dalla seggia” e applaudire di gran lena. Lo spasso non è mai finito. Nel presentare il suo ultimo libro “Una voce di notte”, i due hanno ascoltato i loro ricordi e li hanno generosamente condivisi. E allora, su tre temi verteva questa originale e improvvisata presentazione: il modus scrivendi dei romanzi gialli all’italiana, il “senso del proprio limite” nello scrivere e pubblicare romanzi e “come liberarsi della camurria dei personaggi creati per un romanzo specie se questi cominciano a “susisi dalla seggia e a camminari casa casa”.
A quanto pare tutto è nell’incipit. La parte fondamentale di un romanzo è il suo incipit, in genere per tutta la letteratura è così. Un buon incipit è quello che rimane nella mente del lettore, proprio perché, è l’inizio di un viaggio racchiuso tra le due parti di una copertina e a volte della sua sovraccoperta. Un buon incipit contiene già l’essenza di tutto un romanzo, l’essenza di un viaggio immerso nelle pagine. Se volessimo riflettere su un incipit di un Montalbano doc come “Il giro di boa” leggeremmo: “Nuttata fitusa, ’nfami,tutta un arramazzarsi, un votati e rivotati, un addrummisciti e un arrisbigliati, un susiti e un curcati…”. Che cosa meglio di questa descrizione minuziosa della smania e dell’ insonnia può presagire gli intrecci e gli eventi successivi che impregneranno di suspance la vicenda conservando il germe di questa iniziale inquietudine? Immaginiamo che a Camilleri non sarà difficile trovare un incipit per i suoi romanzi, anzi pensiamo che sia facile per lui come accendersi una sigaretta, un po’ perché noi (e intendo noi due autori di questo scritto) siamo siciliani, figli di siciliani che si sono trasferiti nel continente al tempo in cui le crisi in Italia si superavano emigrando al Nord facendo concorsi e cercando lavoro (che già allora non c’era, ma poi si trovava). Per i siciliani il pensiero si connota non solo a parole, ma anche per immagini e soprattutto per suoni e rimandi di una lingua, quella siciliana, che già di per sé è un romanzo ricchissimo di inflessioni, di risonanze, di echi, di strumenti vocalici, corde, percussioni e fiati.
Le parole in Sicilia sono come le pepite d’oro: brillano sul setaccio al sole… anche se si sa che il “silenzio è d’oro” e “le parole sono d’argento”.
In una ricca proliferazione come la capacità di creare romanzi posseduta dal Maestro a chi gli chiede se la quantità abbia poi una qualche influenza negativa sui contenuti e sulla qualità dei suoi scritti Camilleri risponde: “Basti avere il senso del proprio limite” e amare quanto è necessario la letteratura per non scegliere di riempire le pagine tra l’incipit e la conclusione di “minchionerie” come avrebbe detto Pirandello suo conterraneo di Agrigento. Ma il Maestro va oltre, e afferma che il romanzo, anche il genere poliziesco, può “contrabbandare il racconto della società”, dare spazio alla vicenda umana nel contesto di una realtà quotidiana che l’Italia di oggi, con il suo avvilimento politico-economico e le sue fatiche sociali, sta vivendo o alla quale sta sopravvivendo, dare alla descrizione del racconto “un respiro lungo intervallato da respiri brevi”, come dire, passare da una narrazione diretta più ai fatti a una narrazione dove i personaggi si delineano meglio e con più incisione delle vicende, creare quindi una sorta di “meta-romanzo” che non vuol dire scriverne solo mezzo ma andare al di sopra delle parti e al di sopra delle cose. E questo andare oltre, il grande Maestro, lo “contrabbanda”, a suo dire, dalla lettura dei romanzi dei suoi allievi più giovani che rinvigoriscono il suo modus scrivendi che è in progressione, sempre mutevole… ma non dirà mai “working in progress” manco sparato!
Ma poi siamo arrivati al bello. Come liberarsi della “camurria” dei personaggi creati nei romanzi, specie se questi iniziano a vivere nelle fictions televisive. E qui Camilleri racconta l’aneddoto della fiera del libro a Parigi con due altri scrittori di romanzi gialli, Jean Claude Izzo e Manuel Vasquez Montalban, i quali gli domandano appunto circa la “morte” dei personaggi creati. I due pare che abbiano pensato, per i loro protagonisti, delle morti di tutto rispetto degne delle loro realtà romanzate, ma Camilleri interrotto da una telefonata non dice ai suoi colleghi come darà conclusione alla vita del suo protagonista (e aggiunge: “Non è detto che abbia una fine visto che i personaggi non muoiono come le creature umane”). Fatto sta che nel giro di pochi anni muoiono questi due illustri colleghi scrittori, quindi Camilleri dice: “Mi guarderò bene dal dire come morirà Montalbano!” ma aggiunge che alla Sellerio già cinque anni fa è stato consegnato l’ultimo romanzo della serie. Mistero!
Ci eravamo seduti per ascoltare il maestro Andrea Camilleri e quando ci siamo alzati eravamo diversi, più ricchi, più emozionati, più elevati. Avremmo voluto salutarlo dalla platea sciorinando un fazzoletto bianco, come si faceva dal molo del porto per salutare gli emigranti sulle navi. Abbiamo avuto questo desiderio: un dialogo a distanza tra amanti della letteratura, della scrittura, lui un grande Maestro noi giovani allievi, uno scambio tra intelligenze quando hanno idee ragionate capaci di rinvigorire il pensiero di entrambi: i giovani e i “Maestri Venerabili” perché le idee non hanno età e non muoiono come le creature umane anche se appartengono agli uomini.
Antonio Capitano, Marianna Scibetta
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 11.12.2012
L'arte di far ridere narrata da Lando
Marcello Lando, "L'arte del far ridere", edito da Guida, pp. 252, euro 18

L'effetto comico è come un lampo inaspettato che capovolge l'andamento monotono della realtà. E anche lontano dal palcoscenico, Eduardo De Filippo stupiva le persone accanto a sé concedendo una risata. L'aneddoto è raccontato da Andrea Camilleri: «Giocavano a poker in cinque: mio suocero, Alberto Carloni, Titina, Peppino, Eduardo. Nel mazzo mettono anche i sei. A un certo punto Carloni si alza, va in cucina per dell'acqua. Scivola, cade, il bicchiere si rompe, le schegge lo tagliano. C'è molto sangue.
Titina corre e grida ad Eduardo, ancora seduto: "Eduà, cosa facciamo?" "Si levano i 6!"». È uno dei tanti episodi che arricchiscono l'approfondita analisi sugli strumenti dell'umorismo e le tecniche del comico affrontata da Marcello Lando ne "L'arte di far ridere", edito da Guida, che oggi alle 17, sarà presentato all'Istituto degli studi filosofici da Giulio Baffi, Valerio Caprara, Lucio D'Alessandro, Roberto De Simone e Marco Demarco.
[...]
Pier Luigi Razzano
 
 

Bergamonews, 11.12.2012
Grazie all’ideazione e al progetto di Alessandro Bottelli nelle sere del 12 e 13 dicembre si sono raccolti alcuni dei nomi più importanti della letteratura e della musica contemporanee intorno alla figura e all’immagine di Santa Lucia.
Cara Santa Lucia… due serate, un evento e molti big

Santa Lucia festa dei bambini e delle loro famiglie, festa di letterine, di doni e leccornie. Ma non solo. C’è chi, per la santa festività, ha pensato ai più grandi.
Un modo nuovo e speciale di celebrare la portatrice di luce, protettrice degli occhi, l’ha pensato lo scrittore bergamasco Alessandro Bottelli che per le sere del 12 e 13 dicembre ha raccolto alcuni dei nomi più importanti della letteratura e della musica contemporanee intorno alla figura e all’immagine di Santa Lucia.
Nella Chiesa di San Leonardo (Piazza Pontida, ore 21), dove il quadro del Ceresa recentemente esposto in Gamec raffigurante la martire sarà collocato per l’occasione, dialogherà in musica e in parole con le voci e le note di autori quali Andrea Camilleri, Dacia Maraini, Stefano Benni, e compositori del calibro di Ennio Morricone.
Gli scritti e i brani, rigorosamente inediti, si alterneranno nell’interpretazione di Federica Cavalli e Maura Samarani (voci narranti), Katia Di Munno, Giustina Kim Gandolfi (soprani), Massimilano di Fino, Gianluca Maver (organo) a comporre un happening originale e di livello, mai prima allestito in città in onore della Santa, dal titolo “Cara Santa Lucia … due serate di luce e di doni tra musica e poesia”.
[...]
Stefania Burnelli
 
 

Panorama, 11.12.2012
I 10 libri italiani più belli del 2012: i migliori romanzi

Dopo aver provato a compilare l’elenco di quelli che a nostro avviso sono stati i migliori romanzi stranieri dell’anno, torniamo per misurarci, stavolta, con la top10 dei romanzi italiani del 2012. Per la selezione abbiamo considerato i romanzi pubblicati in Italia nel corso dell’anno solare. Naturalmente non è stato facile restare nella regola dei dieci titoli (non uno di più), e per necessità, spesso a malincuore, abbiamo quindi dovuto escludere alcuni libri peraltro molto belli. Si tratta comunque non di un concorso ma di un gioco: speriamo soltanto che chiunque possa trarne utili consigli di lettura. Cominciamo? Via.
[...]
Una lama di luce, di Andrea Camilleri (Sellerio) - Camilleri, in questo 2012, ha pubblicato ben cinque libri (6 se aggiungiamo il recente progetto collettivo del Capodanno in giallo). D’accordo, sono tutti finiti puntualmente in cima alle classifiche, ma forse con la sovraproduzione sta un pochino esagerando. E tuttavia Una lama di luce è senza dubbio uno dei migliori dei numerosi romanzi con protagonista il commissario Montalbano.
[...]
 
 

Rai 3 - Gap. Generazioni alla prova, 12.12.2012
Andrea Camilleri: l'arte della scrittura
In onda: 01:05 - 01:35
Produttore esecutivo Luigi Bertolo Regia di Carlo Ferreri
Cliccare qui per rivedere la trasmissione

[Si tratta di una sintesi dell'incontro avvenuto il 24 marzo 2012 a Frascati presso le Scuderie Aldobrandini, con Piero Dorfles, per la presentazione de "Il diavolo, certamente"; nell'occasione erano invitati a dialogare con l'Autore gli studenti del Liceo M.T. Cicerone di Frascati, e dei Licei Classico e Scientifico dell'Istituto Salesiano di Villa Sora, NdCFC]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 12.12.2012
La scuola su Internet

La scuola siciliana entra nel mondo del digitale. Una piccola rivoluzione resa possibile da un software chiamato "Prometeo", che, come il titano della mitologia greca, sta portando "il fuoco" della multimedialità all'interno del sistema scolastico dell'Isola e non solo. Ideato dalla casa editrice palermitana Palumbo, seconda in Italia nella pubblicazione di libri di testo scolastici, "Prometeo" è uno strumento di supporto per l'insegnamento, associato al libro di letteratura italiana, già attivo da settembre scorso nei licei e negli istituti siciliani. In Sicilia sono già 530 le scuole che hanno adottato Prometeo, mentre il dato nazionale si aggira intorno ai 3.850. «Le richieste vanno sempre più aumentando», sottolinea Mario Palumbo, direttore della casa editrice. Ed infatti lunedì scorso, proprio in una delle sedi della casa editrice, settanta docenti hanno seguito un corso esplicativo che permetterà di utilizzare in classe "Prometeo", sia attraverso la lavagna interattiva multimediale, che con un netbook, fornito dalla stessa Palumbo. Ma cosa offre il software Prometeo? Una prima spiegazione pratica si può averla consultando la pagina web della casa editrice palermitana (www.palumboeditore.it): «Benvenuto nel mondo di Prometeo, il nuovo sistema didattico integrato multimediale che associa le funzionalità di una banca dati e di una biblioteca telematica a quelle di un sofisticato motore di ricerca di semplice utilizzo». Spiega attraverso un video, la guida virtuale che ci conduce, da profani, nella comprensione di ciò che s'intende per didattica interattiva: attraverso una navigazione semplice- continua la guida - Prometeo permette all'insegnante di accedere in modo rapido ad un enorme archivio digitale, che sarà progressivamente aggiornato e arricchito e che comprende oltre mille testi della letteratura italiana e straniera, con introduzioni e note; una biblioteca dei classici, con i grandi libri della nostra letteratura in formato integrale; percorsi tematici interdisciplinari; testi interattivi; schede di approfondimento; oltre 50 mappe concettuali; 44 video-lezioni curate da Romano Luperini, Pietro Cataldi, Andrea Camilleri.
[...]
Valeria Ferrante
 
 

Alto Adige, 12.12.2012
La rassegna
«Appuntamento a Merano» con il sogno Montalbano

Merano. Tempo di bilanci e soprattutto di programmazione per la seconda edizione di "Appuntamento a Merano", la serie di incontri con l'autore organizzata tra luglio e agosto dalla biblioteca civica.
[...]
«Per il prossimo anno - ha detto Tiziano Rosani, che assieme al vicesindaco Giorgio Balzarini, ha illustrato il bilancio dell'iniziativa - sono stati i frequentatori delle serate a proporci direttamente i nomi dei prossimi autori che vorrebbero vedere a Merano. Le proposte si concentrano su 25 candidati. Vedremo di contattarli e di far combaciare i nostri mezzi finanziari con le loro richieste e i loro impegni già presi».
Tra le proposte spiccano quelle dei giornalisti Antonio Caprarica e Paolo Rumiz e degli autori Paolo Giordano e Andrea Camilleri. Chissà se qualcuno di loro potrà essere ingaggiato, accontentando le richieste del pubblico.
[...]
(rog)
 
 

La Provincia Pavese, 14.12.2012
In biblioteca Serata su Simenon e Camilleri

Questa sera, alle 21, in biblioteca, si terrà l'incontro “Camilleri incontra Simenon” a cura del Gruppo di lettura la Libellula. Seguirà una festa. La serata aperta farà ripercorrere la storia dei due scrittori, entrambi con una predilezione per il giallo, le cui produzioni letterarie presentano diverse consonanze.
 
 

The Sunday Times, 16.12.2012
The Age of Doubt by Andrea Camilleri trans Stephen Sartarelli
Inspector Montalbano took a long time to ‘make it’ in Britain. His latest whodunnit sees the Italian maverick falling prey to unfamiliar fears

International success has come late for the Sicilian writer Andrea Camilleri. These days, his novels and their television adaptations are familiar to a British audience, but the first English translation appeared only a decade ago. Camilleri started publishing his Inspector Montalbano novels in 1994, but he didn’t win the CWA International Dagger until this summer, when he was 86.
The Age of Doubt, Camilleri’s 14th novel, finds Montalbano in a more introspective mood than usual. Published in Italy four years ago, it is full of rage towards Camilleri’s bête noir, the former Italian prime minister Silvio ¬Berlusconi. When Montalbano looks out to sea from his apartment, he thinks about the desperate ¬African immigrants who risk the crossing to Europe in overcrowded boats. They end up in reception centres that the inspector describes savagely as “veritable concentration camps”.
Montalbano shares Camilleri’s radical politics, which belong in a tradition of Italian crime […]
Joan Smith
 
 

IBS.it bookshop Roma, 17.12.2012
Lunedì 17 Dicembre 2012 ore 18.30
Andrea Camilleri, Luca Zingaretti e Alberto Sironi presentano
Tutto il mondo di Montalbano - Cofanetto in edizione speciale limitata
Rai - Eri
Rai: Tutto il mondo di Montalbano in edizione speciale

Tutti gli episodi della serie più famosa e di maggior successo della storia della televisione italiana sono stati rimasterizzati nel formato 16/9 e saranno messi in vendita in un elegante cofanetto all'inizio del prossimo mese di dicembre.
L'edizione speciale del Commissario Montalbano, unica anche per la qualità e la quantità del corredo fotografico, conterrà immagini inedite degli scorci più spettacolari della Sicilia di Andrea Camilleri e dei volti degli attori più amati, da Luca Zingaretti a Cesare Bocci, da Belen a Isabella Ragonese.
"Sin dal primo romanzo il mio Commissario aveva i capelli e per me continua ad averli. Anzi ha pure i baffi", rivela Andrea Camilleri nella nota che accompagna i dvd della fiction Rai venduta praticamente alle tv di tutto il mondo.
"Quanto alle donne protagoniste dei telefilm - scrive sempre Camilleri - mi sento di dire che sono tutte molto, ma molto più belle del mio immaginario di romanziere e lascio agli spettatori del Montalbano televisivo farsi un'idea di quel che il Commissario pensa delle donne".
"La serie televisiva del Commissario Montalbano è stata girata interamente in 35 mm - spiega il Direttore Commerciale della Rai, Luigi de Siervo. In questa edizione speciale sono stati inseriti dei fotogrammi della pellicola originale tratti da "Il campo del vasaio" e in ogni confezione c'è un frammento diverso dall'altro e per questo motivo l'intera serie è stata numerata. Si tratta - conclude De Siervo - di un oggetto assolutamente inedito ed esclusivo che farà la felicità degli appassionati e dei collezionisti".
Nel cofanetto anche la mappa originale del Commissariato di Vigata e molte foto in gran parte inedite arricchiscono l'iniziativa della Direzione Commeciale della Rai realizzata in collaborazione con la Palomar di Carlo Degli Esposti.
 
 

Mondadori, 17.12.2012
Il Tuttomio
Secondo quanto pubblicato sul sito dell'Editore, il nuovo romanzo di Andrea Camilleri sarà in libreria l'8 gennaio.
 
 

La Voce, 17.12.2012
Cultura. Settimana dal 10 al 16 dicembre
Bookspot: ipse dixit. Cosa pensano gli scrittori
Il libro del Papa sul podio nonostante le polemiche

Milano – Commentare una classifica pressoché immobile può diventare noioso per chi scrive e per chi legge.
Per questo motivo oggi invece di chiacchierare di trame, mercato editoriale e code registrate alle casse delle grandi librerie in vista del Natale, assegnerò un ipse dixit a ogni posizione, una perla dell’autore, che ne caratterizza il pensiero. A partire dalla decima posizione, come sempre.
[…]
8. Una voce di notte, Sellerio, di Andrea Camilleri.
“Anche nei romanzi d'amore esiste quello che a Roma si chiama la "bufala", cioè un romanzo da buttar via dopo tre pagine, e invece troviamo dei grandissimi romanzi entrati nella storia della letteratura. Questo vale anche per il giallo. Nato come genere di consumo, come buon compagno per prendere sonno o per un viaggio, poi ha trovato dei grandi autori che da paraletteratura l'hanno fatto diventare letteratura a pieno titolo”.
[…]
Eva Massari
 
 

Corriere della Sera (Ed. Milano), 17.12.2012
Sala Verdi, in ritardo l'esibizione dell'orchestra «Under 13» e dell'arpista Cecilia Chailly
Niente pompieri, slitta il concerto benefico
Salvataggio in extremis L'arrivo dei vigili del fuoco ha dato il via libera all'evento organizzato dalla Lilt

Non ci sono i vigili del fuoco. E lo spettacolo rischia di saltare. Le norme parlano chiaro: senza i pompieri a vigilare sulla loro sicurezza, gli spettatori non entrano in teatro e gli artisti restano in camerino. Peccato che il teatro sia la Sala Verdi del Conservatorio e gli artisti oltre cento bimbi impegnati nel concerto di beneficenza di Natale, «Child for Child», con l'orchestra «Under 13» e la partecipazione dell'arpista Cecilia Chailly. I fondi raccolti saranno destinati alla Lega tumori (Lilt). […] Di chi sia la colpa o dove stia l'intoppo forse non si saprà mai, ciò che conta è che la gente infine s'è accomodata in sala e il maestro Paolo Belloli alle 17.46 (con tre quarti d'ora di ritardo) ha dato il via al concerto con «La Magaria», la bella fiaba di Andrea Camilleri per voce e orchestra che porta applausi e spegne la tempesta.
Paola D'Amico
 
 

TGR Lazio, 18.12.2012
Il commissario più amato
Alessandra Forte
[Servizio sulla presentazione del cofanetto con i primi 22 dvd di Montalbano tenutasi il 17.12.2012 a Roma, a partire da 17’43”, NdCFC]
 
 

Il Messaggero, 18.12.2012
Montalbano e Camilleri in libreria tutte le curiosità sul commissario
 

 

 
Fotogallery - Foto Paolo Caprioli - Toiati

Roma - Una rapina sventata? Una retata contro qualche banda del malaffare? Di certo un «colpo grosso», quello avvenuto ieri pomeriggio in via Nazionale, perché era tutto nel segno de Il commissario Montalbano.
Proprio così, ieri tutto il mondo del celebre e amatissimo personaggio è stato raccontato davanti ad una attentissima platea. Sul palco allestito per l’occasione in libreria c'erano lo scrittore Andrea Camilleri, papà letterario del mitico commissario di Vigata, l'attore Luca Zingaretti, azzeccatissimo volto, corpo e parola del Salvo Montalbano della serie televisiva, il regista Alberto Sironi e il giornalista Giuseppe Gnagnarella, che ha condotto un incontro-racconto dal quale sono emerse parecchie curiosità e inediti dietro le quinte.
Per esempio, il nome del commissario Montalbano: «All'inizio non avevo trovato un nome per quello che io chiamavo solo il commissario - racconta Camilleri - poi un giorno, trovandomi tra le mani un libro di Manuel Vázquez Montalbán mi venne l'ispirazione». I protagonisti dell’incontro raccontano un po' di sé e un po' di Montalbano, a tratti è un amarcord condito di ironia. Zingaretti ricorda di aver avuto Camilleri come insegnante di regia all'Accademia di arte drammatica mentre Camilleri ha voluto sottolineare come l'attore romano fosse già molto bravo in anni nei quali non si poteva certo pensare a quel ruolo che gli ha dato una popolaritá straordinaria. Il commissario è sempre più amato dai lettori e dai telespettatori e l’accoglienza per Camilleri, Zingaretti e Sironi, che hanno presentato il cofanetto dal titolo Tutto il mondo di Montalbano (edito da Rai Eri) non poteva che essere calorosa.
Massimiliano Lazzari
 
 

l’Unità, 19.12.2012
L’incontro
Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri

"Ugo e i nuovi angeli" oggi alle 16.30 omaggio a Ugo Gregoretti, in occasione del 50mo anniversario del film "I nuovi Angeli" (1962), girato con attori non professionisti, in 6 episodi più un prologo. Un diario di viaggio alla scoperta dei ventenni dell'Italia del boom economico. Un'inchiesta che tocca l'evoluzione industriale nel Sud e i problemi del lavoro di un'industria del Nord nei primi anni 60. Al termine della proiezione incontro con Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri, modera Laura Delli Colli.
 
 

Cinemagazine online, 20.12.2012
Duetto straordinario Gregoretti-Camilleri
Per i 50 anni de I nuovi angeli, opera prima sull’Italia del boom economico.

Roma – Serata eccezionale con due maestri di cinema e letteratura, Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri, per il “compleanno” de I nuovi angeli, opera prima di Gregoretti, realizzata esattamente cinquant’anni fa. Autore e film sono stati straordinariamente festeggiati in una proiezione speciale da un pubblico di autori e amici eccellenti del regista, anche presidente dell’Anac, in un omaggio organizzato dalla Direzione Generale per il Cinema del MIBAC con l’Ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale.
I nuovi angeli, girato nel 1962 da Gregoretti e interpretato da attori non professionisti, in sei episodi (più un prologo), da un titolo condiviso con il giornalismo d’inchiesta di Mino Guerrini, è un diario di viaggio nell'Italia del boom economico, un’inchiesta sui giovani nei primi anni ’60, tra spiagge e fabbriche, borghesia al Nord e mondo contadino, ancora molto arretrato nelle consuetudini, al Sud. Un’incursione dietro le quinte del Paese reale condotta in un film completamente “sceneggiato” anche senza una sceneggiatura con un metodo che oggi si chiamerebbe forse quello del docufilm.
Una materia interessante per i ricordi di Gregoretti, in quegli anni in arrivo al cinema dal giornalismo televisivo, e per il commento di uno straordinario narratore della Sicilia e in genere del costume come Andrea Camilleri, intervistato, al termine, da Laura Delli Colli, con Ugo Gregoretti. Molto festeggiati dalle reciproche “famiglie” e dalla famiglia allargata degli amici cinematografici (Ettore Scola, Paolo Taviani, Daniele Vicari ma anche Gianni Minà, i Pontecorvo, Felice Laudadio con Orsetta Gregoretti), Gregoretti e Camilleri hanno soprattutto ripercorso il viaggio che il film suggerisce, tra ricordi di set dell’uno e lucidissima analisi, soprattutto del Sud, dell’altro. Saluti non solo rituali del Direttore generale per il Cinema Nicola Borrelli e di Marco Ferrazzoli, responsabile della Comunicazione del CNR (che inaugura così una collaborazione cinematografica con la Direzione Cinema) e via con proiezione e dibattito.
Cosa è cambiato da allora, nel nostro Paese? “Rivedendolo, mi ha colpito il fatto che gli italiani all’epoca erano 50 milioni, mentre oggi sono 60 milioni – dice Gregoretti - Significa che il paese è radicalmente cambiato, che è esplosa, per esempio, la natalità degli stranieri. Un dato che rende, oggi,questo film, dunque, anche un documento sociologico per vedere come eravamo, come siamo cambiati e quanto non lo siamo affatto, e quanti aspetti non positivi abbiamo ereditato. Un’Italia, insomma, con cui facciamo ancora i conti”.
La pellicola, che fu vietata prima ai minori di 16 anni e poi a quelli di 14, verso una necessità di superare la censura, nel ‘77, per esigenze di trasmissione anche televisiva, ha incuriosito e commosso Camilleri: “Come certi romanzi che valgono più di un saggio storico, descrive con garbo, leggerezza, ironia e serietà profonda com’era l’Italia del passato. Ugo ha fatto una sorta di cinema-verità, regalandoci la sua visione personale e il suo sguardo sul nostro Paese. Devo dire, poi, che non sembra affatto un’opera prima, con una forma narrativa indovinatissima”. Non la pensavano tutti così quando I nuovi angeli uscì: “Non conoscevo Palmiro Togliatti, per esempio, quando lo incontrai per caso alla presentazione del film, nel foyer di un hotel. Era con Nilde Iotti, mi riconobbe e dandomi del ‘tu’ mi disse subito che gli era piaciuto perché aveva rivelato al Partito Comunista particolari sulla situazione e sulla mentalità operaia che i politici non sapevano. Mi disse testualmente che c’era voluto il mio film per scoprirli”.
Altro giudizio positivo quello di Roberto Rossellini: “Doveva presentare il film a Cannes, dove per la prima volta si organizzava la Semaine de la Critique e i critici francesi scelsero il mio film per rappresentare l’Italia. Quell’anno doveva partecipare anche Monicelli con Renzo e Luciana, uno degli episodi di Boccaccio '70, protagonista la fabbrica e una coppia di operai, ma per motivi di durata il direttore di quel Festival lo eliminò dal programma”. Questo scatenò le proteste dell’Anac (Gregoretti che oggi ne è presidente allora non era stato ancora ammesso tra gli iscritti): “Ci chiese di non andare a Cannes, una vera pugnalata… Che decisi alla fine di incassare perché Rossellini mi consigliò di accettare la rinuncia e insieme mandammo un telegramma con su scritto ‘Anche noi con il grande nizzardo rispondiamo: Obbedisco!’. Fu Godard a presentare il film in nostra assenza. E alla fine l’Anac decise di iscrivermi”.
Tra i ricordi anche un’incursione nella troupe e sul set di allora: il racconto di un personaggio straordinario come Alfredo Bini, un produttore “colto” che amava rischiare, e dei principali collaboratori che proprio Bini portò in dote al film: «Avevo ereditato immeritatamente la troupe di Accattone e l’idea di condividere il set con i collaboratori di Pier Paolo Pasolini mi emozionava e mi metteva letteralmente in ansia – dice Gregoretti - Vorrei spendere in particolare due parole sui Delli Colli e anche per questo oggi ho voluto che Laura fosse oggi qui con noi. Tonino e Franco erano due persone già molto esperte sul set, amabili ma molto diverse tra loro. Diciamo che Franco, cugino e operatore alla macchina di Tonino, era un gentleman. Tonino, già direttore della fotografia, era più verace, decisamente più ‘romanaccio’.
Avevano appena finito di girare Accattone prima di lavorare con me. E io, che avevo il complesso di Pasolini, ero diventato un tormentone: chiedevo continuamente dove Pasolini avrebbe messo la macchina, come avrebbe girato delle scene, proprio come avrei fatto dopo, in moviola, con un altro romano verace come Nino Baragli. Sì,dovevo proprio essere insistente perché un giorno Tonino sbottò: ‘Basta co ‘sto Pasolini! Nun ce pensa’ e famo ‘sto film! A’ Ugo, devi fare il tuo, non quello de’ Pasolini!’. Beh, da quel giorno finalmente non feci più domande”.
Fr.Palm
 
 

Corpi Freddi – Itinerari Noir, 20.12.2012
Una voce di notte – Andrea Camilleri (Sellerio 2012)
«Era stata ’na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza. Era ’na giustifacazioni tanticchia tirata, tanticchia ipocrita, certo. No, avrebbi fatto quello che aviva addeciso. E se aviva funzionato ’na prima volta, avrebbi funzionato macari la secunna».

E no! Mi viene proprio da incominciare così. E no! Sono poche le cose buone, godibili, intelligenti e fra queste Montalbano, sono preziose e come tali vanno trattate. Neppure Camilleri si può permettere di strattonarle in questo modo. Montalbano, e tutti personaggi che gli ruotano attorno, sono cresciuti con il lettore e ci stavamo piano abituando ai colori tenui e sfuggenti di una vecchiaia che sa ancora regalare colori vividi di poesia e gioia. Improvvisamente nulla. Niente di quello che c’è stato prima, personaggi abbozzati, o meglio “spiegati” come se non li conoscessimo.
Catarella fa casino con i nomi?
Fazio il vero braccio destro del quale ci devono spiegare la mania “anagrafica”?
Augello mai stato così inutilmente comprimario.
Il questore più ridicolo che mai, pavido e inetto.
E no, ribadisco, non si fa così. Questo è un Salvo che invecchia senza grazia, non lo sa fare con il travaglio un po’ ridicolo, tenero e indulgente dei romanzi precedenti, è un abbozzo di personaggio che incanutisce e scolora nella caricatura.
La trama invece c’è; è probabilmente il più giallo, dei romanzi di Montalbano, ma anche questa sembra spesso, troppo spesso, lo schermo sul quale Camilleri proietta i suoi comizi. Condivisibili, per altro, su corruzione, collusione stato mafia, degrado politico e sociale dell’Italia, tutti tratti caratteristici degli ultimi romanzi a partire dalla mitica legge Cozzi Pini, ma manca l’ironia, manca il contesto. Non è un saggio e non è un comizio e noi ci aspettavamo un romanzo.
Salvo Montalbano esiste come persona e questo lo dobbiamo al genio del suo creatore che ci stava accompagnando, quasi con dolcezza, alle sue ultime vicende. La struggente, umana, malinconia delle ultime avventure me lo aveva fatto sentir ancora più vicino, vivo, reale. Con questo romanzo, invece, il filo rosso che porta per mano i lettori al loro personaggio si interrompe in modo brusco, la biografia di Salvo Montalbano non esiste più. Non è qualche incongruenza cronologica che ferisce nella lettura, ma la perdita dell’evoluzione psicologia di Salvo e del suo mondo. Ferisce, graffia e fa sentire, se me lo consentite, anche pigliati un’anticchia pu u culu.
Questi limiti non li scopro io, li annuncia pure Camilleri, in una post fazione che a me è suonata come una excusatio non petita, si tratta, infatti, di un romanzo scritto precedentemente a quelli già pubblicati che non è stato rivisitato per cercare di armonizzarlo alla vita di Montalbano che Camilleri ha così magistralmente costruito in questi anni; ma se da un lato questa mancata revisione fa stridere per coerenza con quanto avvenuto prima, libera il romanzo e il protagonista da alcuni cliché nei quali era incappato nelle ultime avventure.
Mancano le fuitine con donne sempre bellissime, fatali e più giovani, che aiutano il commissario a esorcizzare l’età che avanza. In questo romanzo, Montalbano non è confuso da faccende di cuore o di sesso è concentrato solo sull’indagine del duplice caso, sulle pesanti implicazioni politiche e morali, sulle scelte che lui stesso si troverà a compiere. Salvo è costretto fra la paura per la carriera del signori e questori, mai viscido come in questo caso, pressioni politiche e omertà e l’improvvisa, mai ravvista prima, pavidità del medico legale Pasquale che dice, ma non scrive. In tutto il romanzo la vera protagonista è l’intimidazione che si respira in ogni gesto, in ogni parola e in ogni silenzio, intimidazione con la quale occorre fare i conti, ognuno a modo suo e con la propria personale coscienza.
Montalbano, anche questa volta, farà le sue scelte assumendosene un solitario onere.
Non è che non si legge, si legge con piacere, la classe non è acqua e di classe Camilleri ne ha da vendere, ma gli amanti di Montalbano devono essere pronti a provare, a tratti, un piccolo moto di fastidio.
Francesca Fossa
 
 

l’Unità, 21.12.2012
Il pappagallo che imitava Andrea Camilleri

La storia del pappagallo che imitava Andrea Camilleri diventerà opera teatrale. Il confine fra la realtà e la fantasia quando si parla dello scrittore di Porto Empedocle è sempre sottile, ma questa «storia vera è», spiega a l’Unità il regista Rocco Mortelliti. «La storia dell’imitazione da parte del pappagallo è talmente vera, che più volte in assenza di Andrea siam stati colti di sorpresa», racconta Mortelliti.
Qui occorre aggiungere una nota non irrilevante, il regista de La scomparsa di Patò (la prima volta di un romanzo camilleriano trasposto sul grande schermo), per molti anni è stato sposato con Andreina, figlia dello scrittore. Camilleri ogni mattina passava a trovarli da casa, prima di andare a lavorare, e si metteva a dialogare con il pappagallo.
Mortelliti chiosa: «Era davvero divertente assistere ad una scena che si ripeteva con regolarità e precisione. Andrea rivolto al pappagallo diceva: “Ciao bello Pimpigallo, come stai? Mannaggia, mannaggia”. La cosa curiosa è che il Pimpigallo lo stava ad ascoltare con decisa attenzione». Ma come si erano conosciuti il Pimpigallo e lo scrittore? «Incontro fortuito fù, verso la fine degli anni Settanta, nella terrazza di casa Camilleri, e lo scrittore lo accolse subito».
Mortelliti sorride, fa una pausa, poi spiega: «Guardi che non è una fiaba, quel pappagallo esisteva e imitava la voce di Camilleri con quel tipico influsso siculo, la profondità cavernosa, persino le sfumature del tono. Neanche Rosario Fiorello ha raggiunto tale perfezione». Quando e come vi siete accorti della imitazione perfetta?
«Eravamo in Toscana, dove Andrea si trasferisce per un periodo, durante l’estate. In quei giorni, però, Andrea si trovava in Sicilia per motivi di lavoro. Sorpresi, sentendo la sua voce, iniziammo a cercarlo nella casa in campagna. Niente da fare, eppure eravamo certi, avevamo sentito la sua voce.
Il giallo lo svelammo da lì a poco, perché vedemmo ed ascoltammo il piccolo pappagallo dire e ridire: “Ciao bello Pimpigallo, come stai? Mannaggia, mannaggia”. Da quel momento il Pimpigallo non ha smesso di fare le sue imitazioni, anzi quotidianamente dialogava con Andrea. Così è stato fino alla sua dipartita, per motivi di vecchiaia». In buona sostanza, il piccolo pappagallo è diventato uno di casa? «Proprio così, l’ho omaggiato tempo fa con una citazione in una sceneggiatura tv. Ma merita di più...»
E dunque? «La storia diventerà una opera teatrale, con protagonista Nino Frassica, nel ruolo di Camilleri. Ho già scritto il testo e penso che il debutto sarà in terra sicula, a Noto. Le musiche per orchestra saranno di Paola Ghigo. Non mi faccia dire di più, ho già svelato quasi tutto». Chi interpreterà la voce del Pimpigallo? «Guardi, ho pensato di proporlo a Rosario Fiorello. Ma non l’ho ancora sondato. Non ci ho parlato proprio. Mi creda neanche con un cinguettio via twitter. Lo saprà attraverso questo articolo su l’Unità...»
Salvo Fallica
 
 

La Sicilia, 21.12.2012
Megatorta e amici attori all'Eliseo di Roma

Roma. Serata memorabile quella che si è tenuta, mercoledì scorso al Teatro Eliseo di Roma. L'occasione, un compleanno tutto speciale, quello di Nino Bellomo grande attore agrigentino che ha compiuto i suoi primi 90 anni, metà dei quali trascorsi calcando le tavole del palcoscenico. Location azzeccata quindi quella dell'Eliseo, teatro peraltro coetaneo dell'attore agrigentino. […]
Durante la serata il festeggiato ha recitato ne «L'uomo dal fiore in bocca» al fianco di Michele Placido [...]. Si sono inoltre alternati sul palco molti vip che hanno voluto rendere omaggio a Nino, […] per non parlare poi dei "video auguri" di artisti che hanno lavorato con Bellomo: […] fino ad arrivare al grande scrittore Andrea Camilleri. [...]
Marcella Lattuca
 
 

Malgrado tutto, 22.12.2012
La stanza dello scirocco
Andrea Camilleri sul caso di Alfredo Sole: "E' un sopruso"
"Siamo di fronte a uno dei tipici casi in cui le autorità abusano del loro potere", dice lo scrittore empedoclino. "Togliere il computer a un ergastolano che studia, pur sapendo che non uscirà mai dal carcere, significa annichilirlo e togliergli la libertà di pensare. Tutto questo è inammissibile"

Andrea Camilleri è uno che va per le spicce: pane al pane, vino al vino. Quando finisce di leggere l'interrogazione parlamentare del senatore Benedetto Adragna sul caso di Alfredo Sole (l'ergastolano di Racalmuto, detenuto nel carcere di Opera, che da due anni tenta di riavere il computer che gli è stato tolto, senza il quale non può preparare la sua tesi di laurea), sbotta: "Questo è un sopruso".
L'inventore del commissario Montalbano è nella sua casa di Roma, dove fra qualche giorno si riuniranno le tre figlie, i generi e tutti i suoi nipoti per la cena di Natale. E' un pomeriggio tranquillo per Andrea Camilleri che, fumando al solito suo, chiacchiera con alcuni amici. Ma appena viene a conoscere la storia di Alfredo Sole, nelle parole dello scrittore empedoclino riaffiora la passione del suo carattere.
"Perché non gli vogliono ridare questo computer? Lo controllino, verifichino che sia tutto a posto e facciano in fretta a ridarglielo. Altrimenti è veramente un sopruso, uno dei tipici casi in cui le autorità abusano del proprio potere". Qualcuno gli spiega che quello di Sole è un computer senza connessione a internet. Camilleri mostra il suo, aperto sulla scrivania: "Come il mio, praticamente. Io uso il computer come una macchina da scrivere, niente di più".
Poi si ferma, ci ripensa e prosegue: "Questo atteggiamento rispetto ad Alfredo Sole rivela una concezione del carcere di tipo medievale. Una concezione che va contro ogni idea di riabilitazione dei detenuti e che non può avere spazio in nessun paese civile e democratico. Immagino che il carcere usi la solita formula, per rinviare i tempi: stiamo provvedendo, ce ne stiamo occupando. E' il modo orrendamente burocratico, e tutto italiano di far passare i giorni, i mesi e gli anni. Un atteggiamento che non può trovare nessuna giustificazione. E non si capisce, inoltre, perché nel carcere di Livorno Sole poteva avere il suo computer e invece a Opera gli sia impedito di riaverlo. Lo ripeto: è un vero sopruso".
Camilleri è colpito dal fatto che Alfredo Sole sia un detenuto "fine pena mai", uno che non uscirà mai dalla sua cella di ergastolano: "E' straordinario che una persona che sa che non potrà mai uscire dal carcere, stia facendo percorso di conoscenza così profondo come gli studi in filosofia. E il suo tentativo di crescere, approfondendo il pensiero dei grandi filosofi, rivela una grande forza d'animo espressa con il cervello. Una persona così va premiata, invece si ha l'impressione che lo si voglia annichilire, togliendogli la possibilità di studiare, di riflettere e cambiare. In pratica, togliendo il computer a Sole vogliono togliergli la libertà di pensare. Tutto questo è veramente inammissibile".
Gaetano Savatteri
 
 

La Sicilia, 22.12.2012
Camilleri dialoga con Canevari

Sondare il mistero della vita attraverso l'arte, riflettere sul senso dell'esistenza basandosi sulle intuizioni e le creazioni artistiche. Sono alcuni dei concetti sviluppati da Andrea Camilleri nel suo nuovo libro edito da Skira, «Un'amicizia. Angelo Canevari» (pagine 144, Euro 24,00). Lo scrittore non racconta nella forma saggistica-narrativa, una storia, ma la analizza con le categorie della critica delle arti figurative. Lo fa a suo modo, non accademico, con un linguaggio vivido, chiaro, fluido. Un italiano che andrebbe studiato nelle scuole, per la sua struttura armonica, qualitativamente alta, ma sempre perspicua e dinamica. E' un dialogo con i lettori, nel quale traspare la sua passione estetica ed etica per la dimensione dell'arte, che si incarna nelle opere di uno scultore di valore quale Angelo Canevari. Un artista le cui opere sacre fanno parte della storia dell'arte del Novecento, opere nelle quali pulsano culture, civiltà, esperienze esistenziali, intuizioni vitali. Il cui simbolismo non è astratto, ma pervaso e percorso dalla storia e dal tempo; vi è un fluire esistenziale in Canevari espresso nelle sue sculture che sono simbiosi di spazio e di tempo. Un tempo che è l'elemento concreto del "fare", tradotto con l'utilizzo di materie scultoree semplici. Ed il «fare» «rimanda a un essere», che fa riferimento «all'esistere». L'arte legata ad una visione alta dell'esistenza, fisica e metafisica, concreta e filosofica.
Salvo Fallica
 
 

Bresciaoggi, 27.12.2012
Montichiari. Gli Amici del libro sfogliano un classico di Andrea Camilleri

Gli Amici del libro di Montichiari sfogliano «La concessione del telefono» di Andrea Camilleri. L'appuntamento è fissato per domani alle 20,45 nella saletta della commissione giovani in piazza del municipio.
 
 

l’Unità, 28.12.2012
Camilleri critico d’arte per l’opera di Canevari

Andrea Camilleri critico d’arte. L’inventore del Commissario Montalbano, autore di romanzi storici, di fiabe ed altri esperimenti narrativi, più volte per Skira si è già cimentato in narrazioni legate al mondo dell’arte, dai grandi artisti ai critici delle arti figurative. ma se ne “Il cielo rubato. Dossier Renoir” e nel più recente “Dentro il labirinto”, la dimensione di ricerca e saggistica era totalmente fusa nella struttura narrativa, intrisa di spirito «giallo», in questo nuovo libro Un’amicizia. Angelo Canevari, invece vi è un Camilleri nelle vesti di critico d’arte. Si può facilmente immaginare che il narratore Camilleri non accetterebbe questa definizione, è nota infatti la sua allergia per le classificazioni, le etichette, gli schematismi concettuali. Ma l’insieme degli scritti, sintetici e chiari, raccolti nel libro, arricchiti da una conversazione sui generis con Canevari, mostrano che Camilleri maneggia in maniera efficace gli strumenti dell’argomentazione critica, ha consuetudine con le categorie interpretative e le vivifica con citazioni filosofiche. E così la descrizione-analisi dello scultore Canevari diventa un viaggio nella storia culturale dell’Italia, dell’Europa, un iter multidisciplinare che parte dall’antichità per giungere al Novecento. Sul piano interpretativo della realtà l’ispirazione è alla filosofia greca. «Canevari appartiene alla schiera esigua dei sofisti alla Gorgia, per il quale nessuna scienza (leggi: razionalità) è possibile, e l’unica cosa che valga è il potere persuasivo (per l’esattezza Gorgia adopera l’aggettivo “magico”) della parola, e non il suo valore conoscitivo (nel caso di Canevari a “parola” sostituisci agevolmente “scultura”)».
Canevari, autore di numerose opere sacre, tra le quali il cofano di bronzo per la Porta Santa di San Pietro, le tre Porte bronzee per il Duomo romanico di Belluno, è per Camilleri un artista che ha nell’estrinsecazione della coscienza simbolica il senso profondo della sua dimensione culturale. Canevari adopera non solo lo spazio ma anche il tempo nella sua elaborazione artistica. «Certo la cera, certo il bronzo, ma in quella cera, in quel bronzo, a farne materia nobile Canevari ha il dono rarissimo di immettervi un coagulante di tempo. Il suo tempo, la sua concezione della storia».
Salvo Fallica
 
 

ANSA, 28.12.2012
Capodanno giallo da Camilleri e Malvaldi
Dopo successo Natale 2011, nuovo racconto Sellerio a piu' voci

Roma - Che cosa ci fanno trenta finti frati, ubriachi come cosacchi, in una stazione di polizia? Sono stati fermati per l'omicidio di una donna nel battistero di Pisa durante il Capodanno pisano, il 25 marzo.
L'esilarante racconto di Marco Malvaldi chiude 'Capodanno in giallo', nuovo esperimento letterario collettivo di Sellerio dopo il successo di 'Natale in giallo'. Ad aprire la galleria il commissario Montalbano di Andrea Camilleri, travolto dagli inviti per la notte di Capodanno.
 
 

La Repubblica, 30.12.2012
Straparlando
Vita, storie e racconti di Camilleri: dalla Roma di Pasolini a Montalbano
Lo scrittore ricorda l'infanzia in Sicilia, il suo passaggio dall'essere fascista al comunismo, l'esperienza culturale del dopoguerra. E parla del suo presente: "Penso tre romanzi alla volta e non mi deprimo". "Ma oggi mi manca la noia lucida di Moravia"

Alla quattordicesima sigaretta, numero verificato sommariamente nel posacenere accanto alla poltrona, Andrea Camilleri tira un sospiro. Non è il segnale di un congedo. Ma sono trascorse due ore durante le quali lo scrittore ha snodato e riavvolto la sua vita. Ama parlare e lo fa con affabulazione e quel tanto di civetteria di chi ha una naturale consuetudine con il teatro. Camilleri, e in questo è davvero poco siciliano, è un estroflesso. Mi fa pensare a uno scrittore acustico, le cui sonorità, rumori, voci riempiono la sua produzione fluviale.
Alla quattordicesima sigaretta, dicevo, quest'uomo che sta per entrare nell'ottantottesimo anno, sospira. Ed è un suono lungo e lieve. Come il fiato di un animale di bosco che va a cadere su una frase che regge tutta la conversazione: "Delle cose che ho fatto di nessuna mi pento. E se le turbolenze si sono a volte scatenate nella mia vita ho imparato, come Conrad, a non considerarle una minaccia ma la prova che possiamo uscirne salvi".
Ho appreso da qualche parte che Joseph Conrad fu tra le sue prime letture.
"Beh, sì. Insieme a Melville e agli scrittori russi. Ero un bambino fragile che si ammalava di frequente, passando delle meravigliose giornate a letto. La televisione non era ancora stata inventata. La radio era intrasportabile. Esauriti i fumetti, soprattutto “L'Avventuroso” e “L'Audace” non restava che chiedere a mio padre di leggere i suoi libri. Mi imbattei ne “La follia di Almayer” di Conrad. E poi in “Moby Dick”, di cui capii solo l'avventura, ma non quello che la balena stava a significare. Nella biblioteca di papà, che aveva un fiuto per le buone letture, colsi i primi Simenon, quando ancora si firmava Georges Sim".
Suo padre cosa faceva?
"Era ispettore delle compagnie portuali della Sicilia del Sud. Un posto rispettabile che si era trovato dopo il fallimento della miniera di zolfo del nonno, dove lui lavorava. Del resto il matrimonio tra mio padre e mia madre era stato un "matrimonio di zolfo"".
Ossia?
"Quelle unioni che avvenivano tra proprietari di solfatare. Era una specie di dote che veniva assegnata in cantare di zolfo. Una "cantara" era poco più di un quintale. Ho un documento in cui c'è scritto che il figlio di Stefano Pirandello, Luigi, sposerà la figlia di Giuseppe Portolano. Quei matrimoni erano il solo modo che i siciliani facoltosi immaginarono per contrastare la forza delle compagnie minerarie".
Dove avveniva tutto questo?
"Nella zona di Porto Empedocle dove sono nato. C'era un grande porto, poi decaduto e un vasto retroterra contadino. I miei nonni avevano una bella proprietà di terreno a mandorle e frumento. Ci andavo finita la scuola. E mia nonna Elvira, essendo io figlio unico, divenne la mia compagna di giochi. Parlava con gli oggetti, inventava le parole e una volta mi presentò a un grillo con nome e cognome. Fu lei a raccontarmi le avventure di “Alice nel paese delle meraviglie”. Aprì la mia fantasia. Era un personaggio, come del resto suo fratello medico: lo zio Alfredo, la pecora nera della famiglia".
Di cosa era accusato lo zio Alfredo?
"Di essere un antifascista. Eravamo tutti fascisti. Mio padre aveva fatto anche la Marcia su Roma. Io ero un giovane balilla. Lui niente. Lui era lo stravagante. Pensi che in certe giornate si sdraiava in perizoma sul terrazzo di casa, dopo essersi spalmato di miele le giunture. Si faceva pungere dalle api dicendo che faceva bene alle articolazioni. Non credeva nella medicina tradizionale. Scoprii nella sua biblioteca un manuale di Yoga, che però non lessi".
Diceva di essere stato fascista.
"Come tanti. Smisi di esserlo nel 1942 in seguito a due fatti scatenanti. Il primo fu un libro che cambiò la mia vita: “La condizione umana” di André Malraux. Mi turbò profondamente. Rivelandomi, tra l'altro, che i comunisti non erano come ce li avevano raccontati a casa".
Il secondo?
"Partecipai a Firenze alla riunione internazionale della gioventù fascista. C'erano giovani come Giorgio Strehler e Ruggero Jacobbi. Parlò il capo della "Hitler-Jugend", Baldur von Schirach, e spiegò cosa era per lui l'Europa: cioè un'enorme caserma nazista abitata da un pensiero unico. Non ci sarebbe stato altro. Tornai sconvolto e abbandonai il fascismo".
E cosa accadde a quel punto?
"Molte cose successero. Diventai comunista. Finì la guerra. E cominciai a mandare in giro i primi racconti e alcune poesie. Con un certo successo. Ungaretti mi incluse in un'antologia di poeti scelti da lui. Era il 1947 e volevo andarmene dalla Sicilia. Nel 1949 vinsi la borsa di studio per l'Accademia nazionale d'Arte drammatica. Venni a Roma e cominciai a studiare regia con Orazio Costa".
Che città trovò?
"Bellissima. Potevi avvicinare qualsiasi persona e questa ti dava retta. Cominciai a frequentare il giro degli artisti. Si incontravano da Canova, allora il Luxor: Ciccio Trombadori, Giulio Turcato, Mario Mafai, a volte Alberto Savinio, al cui genio ci si poteva solo inginocchiare. Sì, Roma era straordinaria. Solare. Unica. In alcuni punti, per esempio dove io abitavo, in piazza della Giovane Italia, c'erano ancora le mandrie che risalivano".
Era un mondo la cui sparizione Pasolini avrebbe rimpianto.
"Pasolini era un antropologo delle borgate. Con lui, che conobbi a fondo, mi lasciai male".
Perché?
"Pretendeva di applicare i suoi principi cinematografici al teatro. Io, che allora lavoravo alla Rai, gli dissi: tu vuoi fare recitare sul palcoscenico gente che non l'ha mai fatto. Ma a teatro non funziona. Discutemmo ferocemente a casa di Laura Betti. Poi ci lasciammo con l'idea di riprendere la discussione. Invece è morto nel modo che sappiamo".
Che idea si è fatto della sua morte?
"L'hanno ammazzato per bullaggine. Non credo al delitto politico. Personaggi come lui - pieni di irruenza anche se non sempre erano nel giusto - oggi mancano. Sento perfino la mancanza di uno come Moravia: noioso, ma lucido. Ma chi mi manca veramente è la Betti".
Cosa aveva in più?
"Era una donna straordinaria. Meravigliosa. Un giorno a Torino, uscendo da un ristorante, vediamo una grande scritta dentro l'androne di un palazzo: "Non abusate dei luoghi comuni". Porca miseria dico io: che portiere intelligente! Entriamo e Laura gli grida: siamo perfettamente d'accordo con lei. E lui serio: lasciano sempre carrozzine e biciclette. Ci deluse".
Cos'è il fraintendimento?
"È ciò che manda all'aria un sacco di relazioni umane. Ma senza il fraintendimento non ci sarebbe l'interpretazione. La lingua perderebbe una risorsa fondamentale. E di conseguenza anche i romanzi ne risentirebbero".
So che il suo primo romanzo ha avuto molti rifiuti.
"Furono dieci gli editori che dissero no. Alla fine ne feci una riduzione per uno sceneggiato televisivo e a quel punto un editore di libri a pagamento lo pubblicò in cambio di una pubblicità sui titoli di coda. Fu come togliere un tappo. Scrissi immediatamente il secondo romanzo che inviai a Garzanti: “Un filo di fumo”. E poi un saggio, “La strage dimenticata” che Elvira Sellerio pubblicò. Da allora passarono otto anni senza che io scrivessi più nulla".
Cosa la frenava?
"Il teatro. Mi assorbiva e mi condizionava. Poi una sera, alla fine di uno spettacolo su Majakovskij, Elvira, di cui ero diventato molto amico, venne a salutarmi e mi disse: quando mi dai il prossimo romanzo? Aveva intuito che una fase della mia vita si era conclusa".
Come fu il rapporto con la Sellerio?
"Fu una donna straordinaria, dotata di un'intelligenza calda. Negli ultimi anni Elvira, che era stata molto bella, cominciò a sentirsi giù fisicamente. Non le piaceva più apparire. E ora che ci penso anche Sciascia negli ultimi tempi tese a scomparire. In genere, la vecchiaia e la malattia producono questo effetto. Che in noi siciliani si amplifica. Somigliamo ai gatti che si vanno a nascondere prima di morire".
Lei come vive questa stagione della sua vita?
"Con la consapevolezza che in ognuno di noi avvengono mutamenti legati all'età. Non capisco certi miei coetanei che si deprimono perché non possono andare più a donne o si devono infilare la dentiera. Io dico spesso che quando veniamo al mondo ci hanno dato un ticket nel quale è compreso tutto: la giovinezza, la felicità, la speranza, la malattia, la morte. È inutile farsi venire la depressione. C'è un tempo fisiologico che ci dice cosa fare".
A volte facciamo di tutto per non ascoltarlo.
"Lo so benissimo. E si spaventerebbe se le dicessi che c'è stato un tempo in cui ogni mattina bevevo una bottiglia di whisky. Lo reggevo benissimo e questo fu il male. Poi, un giorno ero a Vienna con mia moglie e una delle tre figlie. Avvertii un peso spaventoso sul cervello e cominciai a farfugliare parole incomprensibili. In quel momento il sangue esplose dal naso con violenza inaudita".
Era un ictus?
"Sì, per fortuna si spezzò senza arrivare al cervello. Nella clinica in cui fui ricoverato il dottore - che aveva un cognome inquietante, si chiamava Sodoma - lasciò che il sangue defluisse per alcune ore. E mi salvai. La mia paura non fu tanto quella di morire ma di restare nell'impossibilità di pronunciare una frase di senso comune. Capii che il bere era stata la causa. Tornai a casa. Presi una bottiglia di whisky e la misi sulla scrivania. Duellai per una settimana. Alla fine dissi a mia moglie: prendila e offrila agli amici. Così smisi di bere".
Ma vedo che non ha smesso di fumare.
"La sigaretta mi piace. La lascio a metà e non l'aspiro. Anche il medico che mi ha visitato tre mesi fa si è meravigliato: le vene sono sgombre, il cuore funziona alla perfezione. Se smetto di fumare muoio".
E a tavola?
"Mangiare mi piaceva. Devo controllarmi. La pasta, i fritti, gli insaccati, li faccio mangiare a Montalbano. Mi fa rabbia! A volte mi viene la tentazione di farlo ammalare".
È così forte il coinvolgimento?
"È una nostra proiezione".
Quanti romanzi ha scritto su Montalbano?
"Mi pare venti, più quattro libri di racconti".
Se vi aggiunge il resto ha una produzione impressionante.
"Non ho "negri" come qualcuno insinua. Lo giuro".
Come fa?
"Penso a due o tre romanzi contemporaneamente. Poi, come di incanto, una di queste storie prende il sopravvento. E perché questo accada occorre che la forma e il tempo narrativo siano in me evidenti. Mi alzo molto presto, mi faccio la barba, mi vesto perché detesto la trasandatezza, vado al computer e dalle sei e mezza fino alle dieci scrivo".
Scrive molto. Legge altrettanto?
"Meno. Purtroppo dall'occhio sinistro non vedo più e l'altro è affetto da un glaucoma".
Le provoca ansia?
"Ansia no. Impaccio sì. Pazienza".
Grazie ai libri è diventato ricco.
"Non me l'aspettavo. Immaginavo una vecchiaia dignitosa da pensionato Rai. E invece questa grande ricchezza mi ha dato il gusto di poter donare molte cose. Però il tenore di vita mio e di mia moglie è rimasto quello che avevamo prima".
Come vive questa crisi che attanaglia il paese?
"Con mia moglie ci diciamo spesso una cosa. Tutti i soldi che abbiamo guadagnato si possono perdere. Ma siamo in un'età in cui non ci importa più niente. Con tutti i problemi che ti pone, la vecchiaia ha anche qualche piccolo vantaggio".
È in arrivo a gennaio il suo nuovo romanzo: Tuttomio, una storia di amore e di perdizione.
"Una storia decisamente sgradevole. In passato mi hanno accusato di essere buonista. In realtà mi piace sperimentare il buono e il cattivo. Qui entro nel mondo femminile".
Da siciliano?
"La cosa più precisa di noi uomini siciliani la disse Verga e poi la riprese Brancati. Ci definì degli ingravida balconi".
Antonio Gnoli
 
 

Giornalettismo, 31.12.2012
Andrea Camilleri

Suo zio Alfredo era la pecora nera della famiglia, un tipo assai stravagante, in odore di antifascismo, perché a quell’epoca, dice sfacciatello lo scrittore a La Repubblica, «Eravamo tutti fascisti. Mio padre aveva fatto anche la Marcia su Roma. Io ero un giovane balilla.» Smise di esserlo, fascista, nel 1942, a diciassette anni, quando lesse “La condizione umana” di André Malraux, e quando, partecipando a Firenze alla riunione internazionale della gioventù fascista – dalla quale uscì sconvolto, e alla quale era presente, fra gli altri, anche il futuro regista teatrale e famoso comunista brechtiano Giorgio Strehler – sentì parlare il capo della “Hitler-Jugend”, Baldur von Schirach.
Bella storia, dalla quale si desume che: 1) Camilleri arriva da una bella famiglia fascista. 2) Lo zietto matto era pazzerello e basta, e non portava in sé nessuna traccia di quella goccia schietta di sangue antifascista che avrebbe salvato l’onore della schiatta e spiegata la sua gloria futura, come si vorrebbe far intendere. 3) Nel 1942 in Italia si poteva leggere un libro “comunista”. 4) Andrea era un giovanotto fascista di belle speranze che andava alle riunioni internazionali. 5) Il ripudio del credo fascista avviene ad un anno dalla caduta del regime e, per quel che ne sappiamo, fu soprattutto una magnifica avventura interiore.
Poi, continua lo scrittore, «Molte cose successero. Diventai comunista. Finì la guerra.» Ma certo, perché nell’epoca immediatamente successiva a quell’epoca diventarono tutti comunisti, quelli come lui, numerosi come i granelli di sabbia del mare. E ai loro figli molti raccontarono di aver fatto anche la Resistenza. Anche. Poveri figli.
Massimo Zamarion
 
 

 


 
Last modified Thursday, September, 05, 2013