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RASSEGNA STAMPA

AGOSTO 2013

 
La Repubblica (ed. di Palermo), 3.8.2013
Sironi: "Montalbano e il rischio macchiette"

Quindici anni fa Alberto Sironi girava in provincia di Ragusa la prima serie del Commissario Montalbano ignaro del successo che avrebbe avuto. «Dopo quindici anni - rivela Sironi - per il pubblico, il commissario Montalbano esiste. Lo può vedere, toccare e conoscere». Andrea Camilleri negli ultimi racconti ha approfondito il personaggio, andando a scavare nei pensieri più intimi di Montalbano, mettendo in risalto le sue paure, le sue angosce. Il regista lombardo è stato attento a preservare il personaggio dalla serialità, un rischio che si può correre dopo quindici anni. «Il metodo Camilleri - spiega il regista - con la strategia di spostare l'attenzione del pubblico dal plot alla commedia può essere molto pericoloso, talvolta, soprattutto quando si mettono in risalto i tic dei vari personaggi, in alcuni dei quali sono molto evidenti. Ad esempio, negli ultimi episodi le scene con Catarella sono diminuite perché potevano disturbare l'introspezione psicologica del commissario che Camilleri ha evidenziato nei suoi ultimi racconti». E mentre Montalbano fa numeri sbalorditivi di share anche per le repliche in piena estate, Sironi pensa già ai prossimi episodi. La decima edizione è già sul tavolo del produttore Carlo Degli Esposti e verrà girata il prossimo anno. «La prossima serie - continua Sironi - comprenderà altri quattro episodi, tra cui Il covo di vipere che vedrà un commissario ancora più serio di come lo avevamo lasciato».
Federica Molè
 
 

il manifesto, 3.8.2013
Scaffali · Storie in nero. Da Massimo Carlotto a Petros Markaris e Matteo Strukul
Pagine per scandire un mondo sottosopra

Un'estate in noir è un classico delle letture in vacanza. Segnalare tra le uscite è un compito arduo che richiede una selezione radicale, visto che tra giugno e luglio le librerie sono inondate di proposte editoriale che hanno come protagonisti le detective story , il giallo e, appunto, il noir.
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Chi continua a proporre noir di qualità come quelli di Carlotto e Markaris è la casa editrice Sellerio. Per questa estate è prevista un Ferragosto in giallo, raccolta di brevi racconti di Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami.
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El País, 3.8.2013
Las colecciones de El País
La novela negra del Verano
El País presenta desde mañana a los mejores autores contemporáneos del género policíaco por 1,95 euros

Entre las sombras está la verdad. Allí, en el lado oscuro aguarda el espejo que le suele mostrar al ser humano su verdadero rostro. Su auténtico ser. La cara y la cruz de la vida cuya tentación por conocer es irresistible. Y un camino para acceder a ella es la novela negra o policíaca. Las páginas, el lugar donde vemos confrontado al ser humano consigo mismo, con sus demonios, llámense secretos, debilidades, pecados, maldades, enigmas y todo el abanico de actos, comportamientos y sensaciones que se despliegan cuando alguien esconde algo y otro quiere encontrarlo.
Es verdad que ese duelo entre el bien y el mal, de escudriñar y desvelar los misterios de la maldad, está en la literatura de toda la vida, pero es el desarrollo del género negro con autores como Arthur Conan Doyle, Agatha Christie, Raymond Chandler o Dashiell Hammett quienes logran crear una galaxia autónoma con sus propias reglas, físicas, químicas y emocionales con un fulgor apabullante en el universo literario. Y cada vez con más brillo y enorme poder de atracción sobre el público.
Lo que han contado los escritores clásicos del género ya lo sabemos. Pero, ¿cómo es ese universo, ese espejo, hoy? ¿Quiénes son los escritores contemporáneos que mejor muestran el camino para entrar en el alma y el cerebro del ser humano del siglo XXI? EL PAÍS dará parte de la respuesta este verano desde mañana a través de una colección de 13 novelas de sendos escritores con historias de una calidad literaria indiscutible y cuyo precio es de 1,95 euros. Ellos son Benjamin Black, Dennis Lehane (por partida doble), Fred Vargas, Andrea Camilleri, Carme Riera, Philip Kerr, César Pérez Gellida, Patricia Cornwell, Jens Lapidus, Lee Child, Claudia Piñeiro y Dominique Sylvain. Autores que han creado obras que van desde las narrativas reveladoras de los últimos años como la sueca, hasta la tradicional en español como la argentina, pasando por legendarias como la estadounidense, y, entre medias, las siempre sorprendentes novelas negras italianas, francesas, españolas o irlandesas.
La novela negra es, tal vez, el género literario que mejor cuenta el presente y conecta más con el público, el que toma certeramente las pulsaciones de la vida en tiempo real, aquel que si mira al pasado lo hace con los pies en el ahora para mostrar las consecuencias, la cima indiscutible para tener una panorámica descriptiva y crítica del mundo y la vía para adentrarse en las turbias sangres que hacen palpitar muchos corazones.
¿Acaso tenía razón Joseph Conrad cuando dijo a su amigo Cunninghame Graham que “la sociedad es esencialmente criminal; si no fuera así, no existiría”? Lo cierto es que casi todo el mundo siente atracción por conocer las historias oscuras del ser humano y por tratar de resolver crímenes y enigmas que comprometen ideas o sentimientos reconocibles.
Winston Manrique Sabogal

Semana de misterio
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El miércoles el misterio se traslada a Palermo, escenario elegido por Andrea Camilleri en “La muerte de Amalia Sacerdote”.
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Kataweb TvZap, 4.8.2013
Fiction
Luca Zingaretti da meschino a eroe: è un magistrato che combatte in ...
Reggio Calabria – Luca Zingaretti risponde prima che gli venga la fatta la domanda: “Mi sono chiesto se fosse opportuno, visto che interpreto il commissario Montalbano, accettare il ruolo di un altro uomo di legge. Ma sono due uomini del Sud molto diversi, raccontiamo storie diverse. Era solo una bellissima sfida”. Da uomo di legge siciliano, innamorato del proprio lavoro, con un senso di giustizia altissimo, a magistrato indolente, Giudice meschino come recita il titolo del libro dell’ingegnere Mimmo Gangemi (Einaudi) da cui è tratta la nuova serie Rai, girata a Reggio Calabria da Carlo Carlei, di cui l’attore è protagonista.
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Colori da cartolina, una fetta di Sicilia che si affaccia sull’acqua, sul lungomare di Reggio Calabria quando gira Zingaretti si ferma il traffico, c’è la processione per gli autografi; nella sala dove restaurano i Bronzi di Riace un gruppo di turiste del Massachusetts lo accerchia. “L’affetto per Montalbano è fortissimo – dice l’attore – la serie ha fatto il giro del mondo e il successo delle repliche mi fa piacere perché è una ricompensa per il produttore, il cast, la troupe che si è dedicata alla serie e ci ha creduto in questi anni. Non ho paura di restare legato al personaggio: ho interpreto Perlasca, il giudice Borsellino, Adriano Olivetti. Anche il ruolo del giudice Lenzi fa parte di una galleria di figure forti, le scelgo in base a quello che hanno da raccontare: questo magistrato calabrese ha molto da dire”.
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Silvia Fumarola
 
 

Corriere di Ragusa, 4.8.2013
Conclusa la 19esima rassegna alla presenza di 3 mila persone
La fiction Montalbano infiamma i Ragusani nel Mondo
Sul palco il regista della fortunata fiction Alberto Sironi, Roberto Nobile e Marcello Perracchio. Sasà Salvaggio ha reso frizzante la serata. Non è mancato l’aspetto economico e sociale con la presenza dei vertici di Soaco e Sac, Rosario Dibennardo e Enzo Tavernici e della Camera di Commercio Sebastiano Gurrieri. Aeroporto avanti tutta... e presto arriveranno i turchi

Tremila in piazza e 3 mila via web. In tanti sono stati stimati gli spettatori che hanno assistito alla 19esima premiazione della rassegna Ragusani nel Mondo organizzata dal direttore dell’Associazione Sebastiano D’Angelo e sostenuta dal presidente Franco Antoci
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Nel corso della serata sono stati assegnati anche quattro premi speciali. Il più atteso è stato quello dedicato alla fortunatissima fiction de «Il commissario Montalbano» con protagonista Luca Zingaretti. Il premio è stato ritirato dal regista Alberto Sironi che ha sottolineato la bellezza dei luoghi divenuti set della celebre fiction. All’interno di questo segmento della manifestazione c’è stato spazio anche per consegnare due premi alla carriera andati a due attori iblei, Roberto Nobile e Marcello Perracchio, tra l’altro entrambi attori pure nella fiction televisiva.
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La Sicilia (Ragusa), 5.8.2013
Camarina nel Cinema

Si fondono senza confondersi piani temporali diversi, la Sicilia coi suoi passati molteplici e i suoi presenti infinitamente sfaccettati, cangianti. La cultura della pietra, poi madre della percezione universale della poesia, entra a dialogare con la cultura più squisitamente contemporanea, quella visiva delle immagini, delle favole costruite su fotogrammi in movimento.
Se è vera l'affermazione di uno dei maestri massimi della cinematografia, Akiro Kurosawa, che il cinema racchiude in sé molte arti, la letteratura, il teatro, implicando pure un aspetto filosofico e attributi propri della pittura, della scultura, della musica, non sorprenderà che il cinema, una delle forme più caratterizzanti la contemporaneità, la cosiddetta settima arte, nonché uno dei più rilevanti fenomeni culturali coevi, trovi luogo in uno spazio che respira memorie e bellezza. "Cinema a Camarina, Camarina nel Cinema": con questa etichetta il Parco Archeologico terracqueo di Kamarina, per iniziativa del il direttore del Parco, l'archeologo Giovanni Distefano e con la direzione artistica di Pasquale Spadola, ha disegnato la kermesse estiva 2013, che occuperà quattro serate di questo agosto, il 7, l'8, il 9, il 22. L'incontro con gli ospiti protagonisti avverrà secondo la formula dell'intervista e della conversazione degli stessi col pubblico, dopo le visite al Museo guidate da Giusy Ventura, e in coincidenza con uno spettacolo ulteriore, questo paesaggistico, il magnifico tramonto, che il Parco offre puntualmente, da un suo suggestivo scorcio. Ma scendiamo nel dettaglio delle scelte operate dalla Direzione del Parco di Kamarina, per queste serate volute a ingresso gratuito, proprio al fine di incoraggiare una fruizione quanto più possibile larga alla rassegna.
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Cambio di scena, per la serata dell'8 agosto, che prevede la proiezione del "Campo del Vasaio", anche questo nato dall'incontro felice di letteratura, la penna gustosa di Andrea Camilleri, e di cinema, questo firmato dalla regia di Alberto Sironi, che interverrà direttamente alla serata, assieme a Gianni Battaglia. Il film è desunto dal romanzo omonimo, uno dei successi singolari nell'editoria italiana, che vede protagonista il Commissario Montalbano. Anche in questo caso, il legame con la nostra provincia è saldo. Partorita dal proficuo scrittoio di Camilleri, la saga del commissario di Vigata prende avvio nel '94, con "La forma dell'acqua", primo romanzo poliziesco che vede protagonista il commissario Montalbano, esploso quale fenomeno letterario e televisivo nel '98. È nel piccolo schermo che Luca Zingaretti-Salvo Montalbano trova casa nella suggestiva costa iblea, è qui che, nelle lunghe passeggiate al porto letterario, puntualmente seguenti una mangiata comediocomanda, vola lo sguardo d'aquila sulle cose del mondo, che vanno indagate, per essere sistemate. Per "Il campo del vasaio" Alberto Sironi è ricorso alla collaborazione delle intellighenzie iblee, chiamando in causa il regista Gianni Battaglia, il quale, con una équipe del Dramma Sacro di Vittoria, è intervenuto nel film. Battaglia ha inoltre realizzato la scrittura e la messinscena di una parte della sacra rappresentazione, Gesù condotto al Calvario, momento in cui Montalbano e il colorato Catarella assistono a un'azione teatrale sui momenti conclusivi della Passione di Cristo. Mischiando ancora le arti e le arti con la vita, sarà il ricordo di Domenico Cultrera a dare significativo incipit alla serata; poeta ibleo di delicata sensibilità lirica di recente scomparso, Cultrera ha coltivato una poetica che ha da sempre cercato eco immaginifica del personale universo emozionale e logico nelle cose della natura, con l'evocazione suggestiva della sensazione innescata dal paesaggio: emblematiche le immagini sontuose di liriche quali "Notturno a Camarina".
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Elisa Mandarà
 
 

La Sicilia, 5.8.2013
Raccolta di racconti targata Sellerio
Da Camilleri a Malvaldi, "Ferragosto in giallo"

Una scuola di giallisti targata Sellerio. In realtà, quella della casa editrice palermitana che ha conquistato una dimensione nazionale e internazionale in questo genere letterario con la punta di diamante Andrea Camilleri, non è una vera scuola. Molto diversi sono i protagonisti, le loro scritture, i loro stili. Ma non v'è dubbio che in un certo qual modo, si tratta di una scuola che lancia scrittori di qualità.
Dopo le raccolte precedenti di racconti gialli, Sellerio ne propone una nuova in "Ferragosto in giallo" (pagine 288, Euro 14,00) con scritti inediti di Andrea camilleri, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez Bartlett. Questo l'ordine esatto di successione dei racconti, che hanno il loro incipit in "Notte di ferragosto" del creatore del commissario Salvo Montalbano. Che in questa nuova narrazione si trova ad indagare sul ritrovamento di un cadavere davanti alla sua famosa abitazione dinanzi al mare del Sud della Sicilia. Il giovane trentenne sembra morto per overdose, ma in realtà è stato assassinato. Insomma, anche il ferragosto per Montalbano diventa una occasione di lavoro, nonostante la sua Livia sia venuto a trovarlo sperando di passare qualche giorno in piena serenità. Dalle indagini di Camilleri a quelle di Malvaldi, che in "Azione e reazione", fa trovare il colpevole di un complesso delitto al barista ed ai vecchietti del Barlume.
Non vi è riposo agostano neanche per il vicequestore inventato da Manzini, Rocco Schiavone, che addirittura viene chiamato a operare in un territorio non di sua competenza, per una rapina in banca che sembra ispirata a qualche scena di film all'americana. Una storia sorprendente è quella raccontata da Francesco Recami, che si svolge in una Milano semi-deserta, con al centro un anziano ottantenne ed il suo incontro non previsto con una giovane e bellissima bionda. Una donna al centro di una vicenda pericolosa. Gian Mauro Costa, in "Lupa di mare", sposta il raggio d'azione del suo protagonista, Enzo Baiamonte, dalla Zisa di Palermo a Menfi, dove va in vacanza con la sua fidanzata, Rosa. Il racconto finale è di Alicia Giménez Bartlett, che affida un caso difficilissimo all'ispettrice Petra Delicado. La scrittura dinamica e ironica di Bartlett rende il racconto ancor più avvincente. Sul piano dell'analisi critica va detto che la forma del giallo si esplica più facilmente nel romanzo, per questioni di svolgimento e di articolazione dei momenti topici della narrazione di questo genere. Eppure questi racconti funzionano sia dal punto di vista della trama sia sul piano scritturale. E ancora una volta è la dimostrazione che il giallo non è un genere letterario minore, ma uno strumento di racconto e di interpretazione della realtà, con le sue molteplici sfumature.
Salvo Fallica
 
 

Panorama, 6.8.2013
Ascolti 06/08: Montalbano al top nonostante l'esodo estivo
Il Commissario di Camilleri regge gli ascolti. Bene anche il film su Canale 5

In sette giorni e con l’avvio di agosto è drasticamente diminuita la quantità di pubblico televisivo all’ascolto. Via oltre due milioni di spettatori se si considera che raccogliendo 4,5 milioni di spettatori Gli arancini di Montalbano ha ottenuto il 25% di share, in crescita di quasi un punto rispetto a sette giorni prima (5,1 milioni di spettatori e il 23,91% per Tocco d’artista) nonostante i quasi seicentomila spettatori in meno.
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Tvzoom
 
 

Qui Elba, 7.8.2013
Giorgio Santelli e Franco Anzalone raccontano Camilleri e "I racconti di Nenè".

Campo nell'Elba - Ospiterà la presentazione del libro "I racconti di Nenè", di Andrea Camilleri, la piazza della Chiesa di Sant'Ilario. Dopo il successo del Festival dei Bambini, organizzato dall'associazione L'isola che c'è, il 9 agosto la magica piazza santilariese, grazie al supporto dell'associazione elbana, si riaccenderà per parlare della letteratura dei nostri giorni. Con gli organizzatori ci saranno due ospiti d'eccezione il giornalista Giorgio Santelli ed il regista  Francesco Anzalone autori di un volume che racconta aneddoti sulla vita di Andrea Camilleri vendendo più di 35.000 copie.
 
 

Corriere della Sera, 7.8.2013
La vita del francese Paul De Flotte, rivoluzionario che combattè a fianco di Garibaldi, è diventata il soggetto della docu-fiction prodotta a Brescia da Luigi Mantovani
Un eroe in camicia rossa
Queriniana. Il documentario ha preso spunto dal libro di De Flotte donato alla biblioteca Queriniana da Zanardelli

Brescia. Un delitto di Stato prima ancora della nascita dello Stato unitario? Nel sottoscala della Storia giacciono molti enigmi e misteri irrisolti e quello di Paul De Flotte è un cold case «avanlettera», un caso archiviato per mancanza di prove, ma su cui aleggiano indizi e sospetti che danno spago alla dietrologia, a chi paventa intrighi e complotti di un potere occulto e polipesco intento a tessere tele di ragno con i destini degli uomini. L'appassionante vicenda di Paul De Flotte, uno dei protagonisti, o meglio uno dei militi ignoti del nostro Risorgimento, è al centro di una docu-fiction di produzione bresciana, che dopo una lunga gestazione è entrata nella fase conclusiva. Rampollo di una aristocratica famiglia della Bretagna, finis terrae di calvari, mari tempestosi e cape toste, De Flotte fu un ingegnere navale, ma soprattutto un rivoluzionario socialista, intimo amico di Victor Hugo con il quale combattè sulle barricate parigine del 1848. In seguito fu costretto all'esilio e partecipò alla spedizione dei Mille, portando con sé circa 350 legionari francesi. Lo sfortunato eroe andò incontro alla morte in un giorno d'agosto del 1860 in quel di Solano, Calabria, mentre erano in corso le operazioni di sbarco dei garibaldini che si apprestavano a risalire lo Stivale. Questo il dilemma: fu un agguato ascrivibile alla fatalità, all'ordinaria amministrazione bellica o piuttosto un attentato su commissione, dunque fomentato dal tradimento covato tra gli alti ranghi attorno al Generale? Come per Ippolito Nievo, lo scrittore che custodiva i segreti contabili dei Mille, naufragato misteriosamente al largo di Stromboli, De Flotte appartiene al lato oscuro, anzi giallo, del Risorgimento. Il francese godeva della stima di Garibaldi e di Mazzini, ma incarnava ideali rivoluzionari maturati nell'alveo dell'utopia socialista ottocentesca e non conciliabili con un'impresa di conquista e unificazione sotto il segno della monarchia sabauda, pronta al rimpasto gattopardesco. Era più in sintonia con i cuori ribelli dei contadini di Bronte che si erano illusi, grazie a Garibaldi, di diventare padroni della terra piuttosto che con i progetti politici dei Savoia. Appunto per questo era un soggetto scomodo e fuori controllo. «De Flotte è il Giacomo Matteotti del nostro Risorgimento», dichiara Luigi Mantovani, commercialista bresciano d'adozione e presidente della E. Roll & Partners Enterteinment, società di servizi produttrice della docu-fiction. Il caso del comunardo transalpino lo ha appreso sui banchi dell'università, leggendo un'opera di Carlo Marx (Le lotte di classe in Francia) e da allora è diventata la sua magnifica ossessione, il chiodo fisso. È andato a Solano a visitare la lapide che lo ricorda, là ha conosciuto gli eredi della famiglia Romano, confidenti di Garibaldi e depositari di una verità censurata dalla storiografia ufficiale e tramandata ai posteri. L'eroe dei Due Mondi, persona informata sui fatti, avrebbe rivelato una versione sorprendete: De Flotte non sarebbe stato vittima del fuoco borbonico, ma sarebbe stato ucciso da alcuni briganti calabresi che si sarebbero impossessati della cassa dei Mille. Ad ordire la bieca e machiavellica trama sarebbe stato un garibaldino che non avrebbe mai vestito la camicia rossa, un burattinaio dietro le quinte. In altre parole, Francesco Crispi, figura diabolica del trasformismo: ex seminarista e ex bombarolo, futuro ministro e presidente del Consiglio del Regno d'Italia, poi invischiato in scandali epocali (Banca Romana). Fu dunque il Crispi il mandante dell'assassinio di De Flotte? La storia non si fa con i se, ma le supposizioni aprono buchi neri che forse avvicinano alla verità. Sembra la materia di un feuilleton storico-politico forse improbabile, ma la letteratura - leggasi Il cimitero di Praga di Umberto Eco - offre chiavi di lettura percorribili. La fantasia azzarda, ma spesso non si discosta dalla realtà. Quel che è certo è che tra Crispi e De Flotte non corse mai buon sangue. La docu-fiction - titolo provvisorio «De Flotte: morire per l'Italia» - non sposa una tesi, suggerisce delle ipotesi di lettura e propone un curioso aggancio con la nostra città: alla biblioteca Queriniana è depositato un libro raro e introvabile di De Flotte (La souverainetè du peuple), rilegato in marocchino rosso donato da Giuseppe Zanardelli. L'illustre statista bresciano lo ha sottolineato e chiosato con il lapis. Il filmato cuce materiale di repertorio, interviste (spicca quella di Andrea Camilleri) e sequenze sceneggiate (gli interpreti sono Luisella Scolari e Antonio Paiola). In autunno è prevista l'anteprima e Mantovani spera di ottenere il patronato del presidente della Repubblica. Per Paul De Flotte è forse arrivato il momento del riscatto della memoria.
Nino Dolfo
 
 

Diffrazioni, 9.8.2013
L'ultima indagine del Commissario
Ore 20:30, ex chiesa del Crocifisso, Castelbuono (PA)
L'ultima indagine del Commissario

Davide Camarrone presenta il suo nuovo romanzo, edito da Sellerio; interviene Santo Piazzese.
L’evento, organizzato con la collaborazione del Camilleri Fans Club, è nell’ambito della rassegna di fotografia contemporanea Diffrazioni, organizzata dall’Associazione Castelbuono Arte&Immagine (dal 21 luglio al 16 agosto).
Cliccare qui per il programma completo della manifestazione.
Cliccare qui per una galleria fotografica.
 
 

Il Tirreno, 9.8.2013
La costituzione sotto i castagni comincia la festa

Santa Fiora. È tutta dedicata alla difesa della Costituzione, del lavoro e dei diritti la 3ª edizione di “Raniero con noi - Diritti sotto i castagni”, la grande festa in programma da oggi a domenica a Piana del Riccio, in località Marroneto di Santa Fiora. Oggi, giornata di apertura, Giuseppe Corlito (sezione Anpi Palazzoli di Grosseto) illustrerà le varie criticità del progetto di ampia revisione costituzionale attualmente all’esame del Parlamento e indicherà le varie iniziative che saranno promosse sul territorio dal neo costituito “Comitato provinciale per la difesa della Costituzione”. Ma l’ospite più atteso, come ormai tradizione, è lo scrittore Andrea Camilleri, che chiuderà la festa domenica. […]
 
 

Adnkronos, 9.8.2013
Teatro: Siracusa, 'Camilleri in musica' domani sera a Noto

Roma - Debutta domani a Noto (Siracusa) nel Cortile del Collegio dei Gesuiti, nell'ambito della XXXVIII edizione del Festival 'Notomusica', 'Camilleri in musica', lo spettacolo ideato da Rocco Mortelliti, che cura anche la regia, su musiche originali di Paola Ghigo, che dirige il sestetto del 'Pato' Ensemble'. Protagonisti Nino Frassica e Alessandra Mortelliti accanto alla voce solista di Eleonora Bordonaro. Si tratta dello stesso gruppo che ha dato vita al film 'La scomparsa di Pato'', tratto dall'omonimo romanzo di Camilleri, premiato nel 2012 come miglior film al Festival ItalianContemporary di Toronto.
'Camilleri in musica' e' diviso in due parti. La prima, 'La storia del Pimpigallo', opera inedita scritta e messa in scena da Rocco Mortelliti, che racconta del rapporto di Andrea Camilleri con il pappagallo dello stesso Rocco, all'epoca sposato proprio con una figlia dello scrittore, matrimonio da cui e' nata Alessandra, che leggera' il testo. Nella seconda parte Nino Frassica leggera' pagine dal romanzo 'Maruzza Musumeci' di Andrea Camilleri, sempre commentato dalla colonna sonora di Paola Ghigo.
''Come direbbe Andrea Camilleri con il suo linguaggio letterario 'cose stramme ne accadivano a casa mia' - ha dichiarato il regista Rocco Mortelliti- Proprio una di queste cose strane fu la presenza di un piccolo pappagallino giallo che un giorno decise di parlare con la voce di Andrea, imitandone il tono e la cadenza siciliana. Andrea era solito ogni mattina, prima di uscire, fare un saluto al pimpigallo. 'Ciao bello pimpigallo, come stai? Mannaggia, mannaggia'''.
 
 

Il Tirreno, 9.8.2013
L'infanzia e la vita di Camilleri raccontate da Giorgio Santelli

Sant’Ilario. Pezzi di vita, incontri importanti, la Sicilia e la sua storia. I “Racconti di Nenè” sono brevi episodi della vita del padre di Montalbano, che partono dai primi anni della sua infanzia e arrivano fino alla sua consacrazione come scrittore. Le storie raccontate da Nenè Camilleri sono diventate un libro e gli autori Giorgio Santelli, giornalista Rai e Francesco Anzalone, regista racconteranno a Sant'Ilario, in piazza di Chiesa, alle 21.30 di questa sera gli aneddoti più divertenti, i racconti più significativi. E a volte sembra di vivere in un romanzo visti gli incontri e le storie di una vita. Dallo sbarco degli alleati nel '43 in Sicilia alla strage di Portella della Ginestra. Da Porto Empedocle a Roma fino ad arrivare alle Rai. Gli incontri di amicizia con scrittori ed editori e la sua carriera come scrittore. E’ un Camilleri inedito che si racconta nel suo mondo e che ripercorre le storie degli amici d’infanzia, le sue avventure di ragazzo e poi di regista e autore di successo Una lunga intervista allo scrittore, padre del commissario Montalbano accompagnerà la serata. «Per la nostra associazione “Elba, l'isola che c'è” tornare a Sant'Ilario dopo il festival dei bambini è una bella soddisfazione", spiegano gli organizzatori della serata».
 
 

Noto Musica 2013, 10.8.2013
Camilleri in musica

NINO FRASSICA e ALESSANDRA MORTELLITI - voce recitante
PAOLA GHIGO - musiche e direzione
ROCCO MORTELLITI - messa in scena
ENSEMBLE PATÒ
Giusi LEDDA - flauto
Francesco SCOZZARO - clarinetto
Alberto GALLETTI - pianoforte
Marco QUARANTA - violino
Ettore BELLI - viola
Dante CIANFERRA - violoncello
“CAMILLERI IN MUSICA”
“La storia del Pimpigallo” di Rocco Mortelliti
“Maruzza Musumeci” dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri
PRIME ESECUZIONI ASSOLUTE
CORTILE COLLEGIO DEI GESUITI, NOTO - ORE 21.00
 
 

La Sicilia, 10.8.2013
Stasera a NotoMusica la prima di "Camilleri in musica"
«Mi manda nonno Andrea e racconto il Pimpigallo»
Alessandra Mortelliti e Nino Frassica sono gli interpreti delle letture teatrali dello spettacolo

Noto. Il nonno non ha ancora avuto modo di apprezzare la sua lettura teatrale de “La storia del Pimpigallo”. «Non c'è stata l'occasione. Si rifarà in futuro», dice Alessandra Mortelliti che, stasera, alle 21 nel cortile del Collegio dei Gesuiti di Noto, sarà in scena insieme con Nino Frassica, nell'ambito di Notomusica, nella prima di “Camilleri in musica”, spettacolo ideato da papà Rocco Mortelliti, che ne cura anche la regia, su musiche di Paola Ghigo.
Il nonno in questione è Andrea Camilleri che è ispiratore de “La storia del Pimpigallo” e autore di “Maruzza Musumeci”, favola letta a due voci da Alessandra Mortelliti e Nino Frassica, nella seconda parte dello spettacolo. A separare le due letture “La canzone di Patò”, interpretata da Eleonora Bordonaro, anch'essa scritta da Rocco Mortelliti su musica di Paola Ghigo, per la pellicola camilleriana “La scomparsa di Patò”.
Il Pimpigallo del racconto altro non è che il "fu pappagallo" di casa Mortelliti che aveva imparato alla perfezione a imitare la voce di nonno Andrea. «Su questa storia mio padre padre ha scritto il racconto che un po' mi riguarda perché mi restituisce l'atmosfera fiabesco-animalesca della mia infanzia. In casa c'era anche un gatto che avrebbe dovuto essere soppresso per essersi rotto la schiena e che, invece, campò vent'anni», racconta Alessandra.
L'atmosfera fiabesco-animalesca è rievocata anche in “Maruzza Musumeci”, «la donna sirena raccontata in una delle fiabe della trilogia dark del nonno sulla metamorfosi femminile. In questa lettura duetto con Nino Frassica, attore di cui sono, prima di tutto, una fan e con il quale ho già avuto la fortuna di lavorare ne “La scomparsa di Patò”».
Per Alessandra non è, quindi, difficile calarsi nel mondo camilleriano e nella regia di papà Rocco. «Diciamo che vado in automatico - sorride l'attrice diplomata all'Accademia d'arte drammatica di Roma -. Che consigli mi danno? Sono entrambi amanti della tecnica attoriale. Con quella, mi hanno sempre detto, sarai capace di interpretare qualsiasi ruolo».
In attesa di sapere dove andranno in scena le altre repliche di “Camilleri in musica” («Ce lo chiedono da più parti», dice il papà regista), Alessandra Mortelliti tornerà in teatro con Michele Riondino (“Il giovane Montalbano”) ne “La vertigine del drago”, piece diretta da Riondino e scritta dalla stessa Alessandra. Perché buon sangue non mente.
Mariella Caruso
 
 

RagusaNews, 10.8.2013
Inaugurata la mostra L’età del dubbio alla galleria Clang
Omaggio a Montalbano

Scicli - Un omaggio ad Andrea Camilleri, creatore del commissario Montalbano, un omaggio al territorio, Scicli, dove viene in gran parte girata la serie della fiction televisiva dedicata proprio a Montalbano, ma soprattutto un incontro di sensibilità artistiche diverse che si mescolano insieme per diventare pretesto e contemporaneamente dialogo.
La mostra "Habitat#2 - L'età del dubbio", inaugurata ieri sera presso Clang a Scicli, raggiunge più obiettivi grazie alle opere di due artiste, l'italiana Concetta Modica e la francese Sophie Usunier, realizzate a conclusione della loro residenza artistica. Per 30 giorni esatti Concetta e Sophie hanno convissuto proprio all’interno dello spazio espositivo trasformando una delle sale in una project room, e il proprio tavolo da lavoro in un’installazione finale così come lo spazio dove hanno dormito, arricchito adesso da disegni e video proiezioni multimediali. Si parte dal titolo della mostra, appunto “l’età del dubbio”, che trae origine dal titolo di uno dei libri di Camilleri in cui si parla di Montalbano. Nella città barocca, anche le due artiste sono rimaste folgorate dai luoghi indirettamente celebrati nella fiction tv. Ma in questo caso è l’occasione per aprire un discorso decisamente più ampio sull’età del dubbio che nei fatti è anche l’era del dubbio, un’epoca senza fine, senza certezze o forse con un’unica certezza, appunto quella del dubbio. Le due artiste, utilizzando varie tecniche, dalla pittura alla pietra scolpita, dal disegno alla stampa, hanno voluto evidenziare simboli ed elementi del territorio conosciuti durante questo mese di permanenza in città, fatto di incontri, confronti, visite nelle chiese e tra le vie dei palazzi nobiliari. “Abbiamo pensato mesi fa all’ipotesi di avviare questo progetto – dice Sophie Usunier – quando casualmente parlavo con Concetta delle storie di Montalbano che avevo conosciuto, innamorandomene, dopo che un’amica mi aveva passato i dvd. In Montalbano e nella penna di Camilleri c’è molta Sicilia, più di quanto a prima vista si possa intuire e leggere. Abbiamo dunque pensato ad un titolo che potesse aprirsi a qualcosa di più grande e l’età del dubbio ci è sembrato essere quello più interessante sotto questo aspetto. Dubbi personali, intimi, ma che vanno anche al di là di se stessi, dubbi religiosi, sull’arte, sulla politica. Con un’unica certezza, ovvero che non c’è certezza. E questa idea del dubbio è stata sviluppata all’interno della residenza artistica che è stata molto interessante perché nei fatti è un continuo creare, ispirarsi, mettersi in movimento. Uno scambio critico che è di crescita e che attraverso un continuo feedback con Concetta, è servito a creare le opere adesso in mostra”. Opere che solo da questa convivenza all’interno di uno spazio pensato per l’arte e non per essere abitato, e dunque con tutti i limiti del caso, hanno avuto luce nei modi e nelle modalità presentate nell’esposizione. E’ quanto conferma Concetta Modica, l’altra artista protagonista del progetto “Habitat#2”: “Il dubbio è il tema che abbiamo scelto come pretesto per costruire un dialogo perché siamo convinte che quando si cambia prospettiva e punti di visione, allora nascono nuove idee, scatta l’interrogativo che ti porta magari ad avere più dubbi per poi, alla fine, averne di meno. E le opere che abbiamo realizzato per questa mostra, e che nascono da un mese di residenza artistica, penso che non sarebbero nate se fossimo state in altri posti. I luoghi di Scicli ci hanno molto ispirate, con continui stimoli che arrivavano da questa città, suggestioni che puoi trovare nei quadri delle chiese o nei balconi dei palazzi ma anche semplicemente incontrando la gente per strada. Un habitat che non si ferma alle quattro mura di Clang ma che si fonde con la città all’interno di un contesto unico”. Ieri sera, prima dell’apertura della mostra, si è svolto il secondo talk d’arte ospitato all’interno del giardino della chiesa di San Giovanni, sempre in via Mormino Penna, con l’intervento di don Antonio Sparacino e dell’artista Francesco Lauretta. Il progetto lanciato da Clang ha dunque trovato ottimi riscontri, come spiega Sasha Vinci, direttore artistico: “L’obiettivo che ci siamo dati è quello di portare a Scicli gli artisti, di far vivere questa città, i nostri luoghi, farli interagire con il tessuto urbano, la gente, il territorio per scoprire i simboli dei luoghi, simboli che gli artisti intercettano in poco tempo e che rielaborano all’interno dei loro lavori”. La mostra potrà essere visitata fino all’1 settembre.
 
 

L'Unione Sarda, 11.8.2013
Fratelli d’Italia. Le storie
Il commissario Salvo Montalbano: Usciremo vivi da questa crisi
Il personaggio.
CHI È. Andrea Camilleri, 88 anni a settembre, è scrittore di culto
BILANCI. Ha finora venduto quattordici milioni di libri soltanto con Sellerio
COLLEGHI FAMOSI. «Dan Brown? Insincero, ho abbandonato a metà il suo Codice da Vinci»
CRITICA. «Una volta chi recensiva i romanzi sui giornali era gente qualificata»

Per il momento ha venduto quattordici milioni di libri solo con l’editore Sellerio. Restano da aggiungere quelli distribuiti da Mondadori «ma francamente non so di quante copie si tratti». Andrea Camilleri, scrittore di culto e vecchio saggio, non sembra interessato a sparare bilanci da rockstar. Le avventure del commissario Salvo Montalbano sono nelle librerie di quasi tutto il mondo. Quasi perché mancano la Cina e la Corea del Nord, per il resto il mercato planetario è al completo.
Seduto al tavolo del bar di un albergo scuro e triste, lunghi capelli bianchi sulla nuca, occhi che leggono in profondità, Camilleri ha il tono e il fisico del preside in pensione ormai da un pezzo e senza un lampo d’orgoglio: come se la vita, in fondo, fosse già finita. Ottantotto anni a settembre, anagrafe a Porto Empedocle, tre figlie e quattro nipoti, vive a Roma, città dove ha insegnato a lungo (regia e recitazione) all’Accademia di arte drammatica. Il suo successo editoriale non ha precedenti, e qualcuno non riesce ancora adesso a spiegarselo. Chi non lo ama dice che la sua è narrativa da intrattenimento (di buon livello ma senza esagerare), che non è letteratura, che infine la sua produzione è più rapida di quella d’una catena di montaggio: troppe opere in troppo poco tempo.
Figlio unico di un tenente siciliano della Brigata Sassari, famiglia benestante e di destra, non si è mai laureato. In compenso gli hanno conferito otto lauree honoris causa: l’ultima gliel’hanno data a Cagliari. Il suo relatore (professor Giuseppe Marci) è uno dei fedelissimi della prim’ora, docente a suo tempo criticato dai colleghi «perché faceva lezione col Ladro di merendine».
Di sicuro la lunga marcia di Montalbano ha raggiunto destinazioni impreviste, persino Walt Disney pubblica su Topolino le storie del commissario Salvo Topalbano. Non bastasse, spopola in televisione e abita le primissime posizioni nelle classifiche di vendita dei libri.
Non sempre gli è andata così. I suoi lavori, fatti di un impasto fanta-linguistico italiano-dialetto siciliano, hanno incassato per un tempo infinito molte bocciature e tanti silenzi imbarazzati. Ora invece è gloria conclamata. Ma Camilleri, felicemente incollato all’ennesima sigaretta, che aspira con la voluttà di un adolescente, sembra disinteressarsene. Come se la cosa riguardasse altri. «Conosco molto bene i miei limiti». E spiega di sapere molto bene di non essere un gigante della letteratura: «Io so costruire accoglienti chiese di campagna. Se pretendete un Duomo, mi spiace ma non fa per me. So dove posso arrivare e dove no». Straordinaria dichiarazione d’umiltà, che sembra profondamente convinta, davvero dettata dal cuore. Come quando dice, sapendo di ferire tanti suoi fan, che «io non scrivo per i miei lettori. Io scrivo per me».
Lei nasce comunista. Da padre fascista: guerra permanente?
«È stato un conflitto durato fino a quando papà non è stato in punto di morte. Allora ci parlammo francamente, chiarimmo molte cose di noi due. Anche perché io non potevo imputargli un certo estremismo che pure allora andava forte: era moderato, a volte addirittura critico nei confronti del regime. Però, però...»
Però?
«Le scelte di fondo erano quelle. Arrivò all’ingenuità di pensare: ma cosa ho fatto di male per avere un figlio comunista? Vivevamo in un piccolo paese fatto di quella gente che, con un’espressione orribile, si dice civile. Impiegati, imprenditori, piccola borghesia insomma. Io ero considerato un traditore della casta, tant’è che, pur vincendo il concorso, non mi vollero in Rai. Altri tempi».
Il commissario Montalbano scende in campo nel 1994, proprio come Berlusconi.
«Non ci avevo fatto mente locale. Coincidenza inquietante. Comunque: anche se sono scesi in campo lo stesso anno, non hanno la stessa età e non la pensano allo stesso modo».
Nel 1978 esordisce con un flop letterario.
«Il titolo originale del libro era Il corso delle cose (in televisione s’intitolava La mano sugli occhi), romanzo rifiutato per dieci anni da tutti gli editori. Abbattermi per questo? No».
Eppure perfino Leonardo Sciascia era scettico.
«Vero. Ma sulla scrittura, su quel rimescolamento linguistico che è poi diventata la mia cifra. Così non vendi nulla, mi diceva».
È vero che il romanzo sulla morte di Montalbano è in cassaforte alla Sellerio?
«Nella casa editrice Sellerio non c’è una cassaforte. Nel 1980 [in effetti parecchi anni dopo, NdCFC] ho incontrato a Parigi due celebri giallisti: Jean Claude Izzo e Manuel Vasquez Montalban. Tutt’e tre, scherzando, pensammo a come liberarci dei protagonisti dei nostri romanzi. Loro avevano un’idea precisa di come far morire i loro investigatori. E tu?, mi chiesero. La chiacchierata fu interrotta da una telefonata e non ci pensai più: Izzo e Vasquez Montalban, nel frattempo, sono morti. Capito perché io non scrivo un libro sulla fine di Montalbano?»
Dunque è una balla da giornale?
«Quasi. Ho trovato una soluzione ma non posso dire di più e, visto che avevo già ottant’anni quando m’è saltata in testa, ho buttato giù un testo e l’ho mandato alla Sellerio. È lì, in un cassetto. Quando mi stancherò di scrivere su Montalbano, dirò aprite quel cassetto».
A proposito di Montalbano: con 10 milioni di telespettatori è ormai un eroe nazionale.
«Succede perché ha le caratteristiche che vorremmo trovare in un amico: tiene fede alla parola data, ha sicuramente astuzia, non sottostà ad ordini sbagliati, non è sempre obbediente a certe regole. Mi sembra l’italiano medio ideale».
Il noir è un pretesto per raccontare il Paese di oggi?
«Per me, e per altri scrittori, certamente sì».
Che opinione s’è fatto della narrativa contemporanea?
«Leggo sempre meno perché vedo sempre meno, leggere mi costa una fatica terribile. Però debbo dire che la letteratura mi pare viva: propone autori nuovi in continuazione, autori che non sono da quattro soldi».
Non ha l’impressione che sia invece un supermarket gestito dagli editor?
«C’è sicuramente anche questo, tuttavia c’è una buona quantità di opere serie. Insomma avverto fermento, mi sembra una stagione felice».
Chi legge volentieri?
«Lo scrittore che in qualche modo ha sostituito quello che provavo per Sciascia è Antonio Tabucchi, autore di Sostiene Pereira. Un cervello stimolante e una scrittura di grande eleganza».
Della critica nazionale che pensa?
«Non penso. Una volta i critici erano persone che avevano capacità indiscusse, erano qualificate, conoscevano a fondo il mondo delle lettere. Oggi non sempre quelli che scrivono recensioni mi sembrano altrettanto preparati».
C’è chi l’accusa d’essere un po’ ripetitivo.
«Cerco di non esserlo anche se è facile caderci se si fa, come me, serialità. Quando inizio una nuova storia di Montalbano presto attenzione a evitare ripetizioni. In ogni caso, l’accusa di ripetitività in generale la trovo francamente eccessiva. Mi si può, semmai, accusare di scrivere troppo».
Anche.
«Ma troppo rispetto a che?, esiste una misura che uno scrittore non deve e non può superare?, c’è un dosaggio massimo per caso? Mi facciano sapere, mi adeguerò. Per quanto mi riguarda l’unico limite è la stanchezza. Non appena la sentirò, giuro di smettere. Ma solo perché vuol dire che non mi sto divertendo più».
Un libro della sua vita?
«Più d’uno. Penso ad Alessandro Manzoni, a Storia della colonna infame. Quando te ne impongono la lettura, al liceo, è una tortura. Poi succede che da adulto lo riscopri e ti accorgi d’essere davanti a un capolavoro. C’è dell’altro, però».
Per esempio?
«Il libro che mi ha cambiato la vita è La condizione umana di André Malraux. Passò curiosamente attraverso le maglie della censura fascista. Mi fece scoprire che i comunisti non mangiano i bambini, che ci avevano raccontato un sacco di bugie».
Autori come Dan Brown l’appassionano?
«Sinceramente no. Mi sono fermato alle prime pagine del Codice da Vinci. Ha effetti molto ricercati, sento un’insincerità di fondo che non mi emoziona. Ho cercato di andare avanti nella lettura, non ci sono riuscito».
Montalbano funzionerebbe come ministro degli Interni?
«Non sarebbe un buon ministro, Montalbano. Troppo umorale. No, non glielo affiderei un incarico di governo».
Non è che le secca metterlo in squadra con Enrico Letta?
«Considero Letta un male inevitabile. Mi è indigesto ma spero riesca a portare a termine un paio di cose importanti, a cominciare dalla riforma elettorale. Tornando al nostro caso, trovo che la signora Cancellieri sia un ottimo ministro degli Interni».
La base del Pd ha forti mal di pancia.
«Lo so. Io non faccio parte del Pd ma, fossi stato un militante, avrei occupato le sedi di partito come hanno fatto tanti all’indomani dell’insediamento del governo. Quanto a me, oggi mi sento vicino alle posizioni di Nichi Vendola».
C’è chi sostiene che in Italia ci sia un clima pre-terrorismo.
«Non sono d’accordo, e non per stupido ottimismo. La situazione è onestamente tragica ma investe così tanti italiani da non consentire altro che la disperazione individuale. Sembra un paradosso ma è così».
Cioè?
«La tensione sociale è sicuramente forte ma siamo lontani dalle ipotesi di uno scontro sociale sanguinoso, di una rivoluzione. I piccoli attentati messi a segno finora non sono altro che episodi di infantilismo politico, assolutamente slegati dalle paure e dalle speranze di chi soffre davvero».
Toni Negri dice che a fare la rivoluzione saranno le moltitudini.
«Le moltitudini sono l’impiegato licenziato, il manager a spasso, l’operaio cassintegrato, la casalinga frustrata? Ha ragione Toni Negri: il vecchio proletariato non esiste più, a premere in modo sempre più consistente è una massa eterogenea che mette insieme figure sociali molto diverse tra loro».
Voleva fondare il Partito dei senza partito ma l’operazione è fallita.
«Quattro anni fa ho discusso a lungo questa ipotesi con Antonio Di Pietro e Paolo Flores d’Arcais. Avevamo chiesto a Di Pietro di stendere una lista di persone dalle mani pulite per farne una aggregata alla sua. Accettò ma poi non concludemmo perché i suoi gli fecero fare un passo indietro».
Il sospetto che Di Pietro sia un uomo di destra ce l’ha?
«Non è un sospetto ma certezza assoluta: Antonio Di Pietro è di destra».
Ha partecipato al No-Cav-day, alla raccolta di firme per l’ineleggibilità: cosa le ha fatto Berlusconi?
«A me personalmente proprio niente. In Italia, secondo l’indagine del professor Tullio De Mauro, abbiamo due milioni di analfabeti totali, due milioni di analfabeti di ritorno e sei milioni che leggono un titolo di giornale senza capirlo fino in fondo».
E allora?
«Per queste persone l’unico canale di informazione è la tivù: un signore che detiene tre canali televisivi ha l’opinione pubblica in mano. Non può partecipare alla vita politica».
Ritiene abbia la responsabilità morale del declino di questo Paese?
«Secondo me, sì. Io ne sono convinto».
Che futuro ci aspetta?
«L’Italia di domani si salverà da questa situazione. Ci saranno ancora sacrifici, ci sarà maretta quanto vi pare ma l’Italia da questo inferno se-ne-esce, se-ne- esce. Ha mostrato d’avere nervi saldi in occasioni peggiori di questa. Ce la farà».
Giorgio Pisano
 
 

La Sicilia, 12.8.2013
Festival Notomusica. “La storia del Pimpigallo” e “Maruzza Musumeci”
Frassica e la Mortelliti incantano
voce e anima per due favole in musica

Grecità e ironia nel racconto di Camilleri affidato all'attore
L’attrice restituisce la liricità della fiaba, di Rocco Mortelliti, dedicata al pennuto “nico giallo”

Noto. Lu pimpigallu di sangu gentili, verrebbe da dire al posto di "Vernagallo" della canzone sulla sventurata Baronessa di Carini.
E davvero gentile doveva essere il sangue che scorreva nelle venuzze microscopiche di quell'"affare nico giallo", un pennuto inusuale tra pappagallo e cardellino, ospite inatteso in casa Camilleri, capace di una umanità che con i legittimi titolari, gli umani, sembra avere sempre meno a che fare.
”La storia del Pimpigallo” è la prima delle due favole-fiabe (di Rocco Mortelliti, curatore della messa in scena; la seconda è di Andrea Camilleri, dal romanzo “Maruzza Musumeci”) che hanno animato ieri l'altro la serata "Camilleri in musica" per Notomusica, il festival inventato quasi quarant'anni fa da Corrado Galzio e diretto da lui con il maestro clarinettista Ugo Gennarini.
Sul palco del Cortile del Collegio dei Gesuiti, Nino Frassica e Alessandra Mortelliti "voci recitanti" autentiche perché non voci semplicemente sovrapposte su un tessuto sonoro ma strumenti in accordo con altri strumenti. In questa sede, l'Ensemble Patò (al consueto trio d'archi si aggiungono flauto, clarinetto, pianoforte) diretto da Paola Ghigo, autrice della partitura caleidoscopio di generi e stili, dal beguine al klezmer con lunghe tirate melodiche, "commenti" da soundtrack e un song, “La canzone di Patò” interpretata da Eleonora Bordonaro che faceva da "sipario" tra il primo e il secondo "cunto".
Il Pimpigallo. Il visitatore alato è realmente arrivato in quella casa romana di Prati e facilissimo è riconoscerne, nel padrone di casa, il papà di Montalbano, non foss'altro che per la ciminiera di sigarette e la prima colazione con whisky al posto del cappuccino. Del clan camilleriano, l'affare nico giallo assume amori e umori, al punto da riprodurre, da prodigioso istrione, la voce del patriarca Andrea.
La Mortelliti restituisce la liricità del racconto (che ci fa venire in mente “Storie di animali e altri viventi” di Asor Rosa) con comunicativa e stupore bambino che non consentono distrazioni né cedimenti di ritmo. L'incedere è chiaro, convincente e avvincente.
E si fa preludio alla drammaturgia più elaborata, eterea e mitica in cui Nino Frassica (a tratti in dialogo con lei) dà volto, voce, anima e incanto surreale - una dote che è la sua cifra e lo vede vincente in qualunque tipo di performance - a Gnazio Manisco di “Maruzza Musumeci”.
Terragno e terrorizzato dal mare, Gnazio se ne infischia del viaggio della speranza a Ellis Island (siamo nel 1890) e se ne torna in Sicilia dove costruisce una casuzza senza neanche una finestra che possa dare sul mare. Ma in mare tutto comincia e finisce. Sa di mare l'amore tra lui e Maruzza (dopo che la sensale, ‘gna Pina, ha controllato "comu funzionìa u manicu masculinu"), donna bellissima che crede d'essere una sirena. Il mare ("thàlassa, thàlassa") balbetta la figlioletta Resina (anagramma di sirena). E giusto Gnazio, capace solo di "arimunnare" gli alberi, sarà il tramite prescelto perché le sirene, offese con Ulisse, si riconcilino con l'uomo quando Resina raggiungerà in fondo al mare il fratello soldato rifugiatosi in una grotta marina.
Grecità e ironia, odore di sirene alla Tomasi di Lampedusa (impossibile non pensare al grecista Rosario La Ciura) e quell'ecumenismo linguistico per cui il messinese Frassica parla il vigatese di Camilleri. E' la koinè del Mare Nostrum, è la culla ideale in cui raccontarsi ancora un'ultima favola.
Carmelita Celi
 
 

il Fatto Quotidiano, 12.8.2013
Sulle orme del romanzo
"Montalbano sono"
Detective in carne e ossa

Punti certi del luogo: ovunque granita o latte di mandorla con ghiaccio, dipende dai gusti. Il caldo, tanto. Così come il traffico, in linea con le rivelazioni dello zio malavitoso al Benigni versione Johnny Stecchino. E ancora i ragazzi senza casco, i centri commerciali costruiti nel deserto, gli obbrobri dati per acquisiti intorno alla valle dei Templi. Quindi Lei, la mafia, presenza oscura, temuta, da alcuni amata, sussurrata da Andrea Camilleri e dal suo commissario Montalbano, combattuta da Corrado Empoli e dai sessanta ragazzi da lui guidati alla squadra mobile di Agrigento. "Sì, la più grande differenza tra la costruzione letteraria e la realtà, è proprio come viene trattata la criminalità organizzata: nei romanzi è sullo sfondo, presenza costante ma impercettibile, mentre noi dedichiamo quasi tutto il nostro tempo, direi il settanta per cento degli sforzi, per combatterla", spiega lo stesso Empoli. Il "vero" commissario è una ragazzo di quarantacinque anni circa, a differenza della versione cinematografica e molto più alto, con tutti i capelli in testa, ha un suo gusto nel vestire, un figlio di undici anni con la passione per la chitarra, ama il cibo ma senza gli eccessi descritti da Camilleri. Non nuota, gioca a pallone. Però, tra i due "sbirri", un dato comune c'è, ed è grosso, evidente. Che lo fa sorridere nel momento in cui una delle sue collaboratrici principali, Pinella, lo rivela a mo' di sfottò: è considerato un comunista. La colpa? Legge di tutto, si informa, come lo Zingaretti "siciliano" non sempre è in linea con il comun sentire, specialmente quando è stato impegnato a Lampedusa in una delle fasi più drammatiche tra sbarchi e sistemazioni provvisorie: "In quei mesi sono cresciuto come persona e come uomo di Stato", rivela con orgoglio. Ha una famiglia di sinistra, un nonno che ha fondato la prima sezione del Pci a Noto, nel curriculum una splendida carriera liceale, macchiata solo da un moto di ribellione verso il professore di geografia astronomica. Sarà un caso, ma il docente di nome faceva Benito. La passione per i libri "Nei due anni di permanenza... aveva imparato a capire qualcosa dei siciliani... non erano le parole che dicevano, non erano i gesti che facevano... bisognava stare attenti a come dicevano quelle parole, a come facevano quei gesti... sfumature, increspature, impercettibili mutamenti di ritmo e di intonazione...." (Camilleri, "Filo di fumo").
"Qui ad Agrigento fa impressione la mentalità dietrologica dei cittadini. Si accavallano sguardi, sospetti, silenzi minacciosi. Altra storia a Porto Empedocle, dove tutto è molto più franco: lì ho lavorato per anni, lì ha casa il professore e lì tanti anni fa ho avuto l'onore di conoscerlo". Il professore è Camilleri. Il paesino è a pochi chilometri da Agrigento, il suo mare. Qui, dietro una curva stretta, oltre una porticina piccola piccola, al centro di un palazzetto anonimo, vive lo scrittore quando è in Sicilia. A pochi passi c'è uno dei simboli locali dedicati allo spreco marchiato calce e struzzo, un parcheggio abbandonato sviluppato a spirale in grado di contenere centinaia di automobili. Quali? Impossibile intuirlo, ma a quanto pare poco importa, perché anche qui "l'edilizia resta la fonte maggiore di guadagno per la mafia locale", chiarisce subito Empoli. Paese che vai, territorio che batti, spreco che trovi: è un'equazione tutta italiana, "peccato che da noi in Sicilia è decisamente accentuata". Così tanto da consigliare gli autori della fiction di girare altrove tutte le scene del Commissario: da queste parti i paesaggi sono troppo poco seducenti o rassicuranti per rendere suggestiva una prima serata di svago su Rai1. "Che la giornata non sarebbe stata assolutamente cosa il commissario Salvo Montalbano se ne fece subito persuaso non appena aprì le persiane della càmmara da letto. Faceva ancora notte, per l'alba mancava perlomeno un'ora, però lo scuro era già meno fitto, bastevole a lasciar vedere il cielo coperto da dense nuvole d'acqua e, oltre la striscia chiara della spiaggia, il mare che pareva un cane pechinese" (Camilleri, "La voce del violino").
Per questo tutto è altrove. Sì, l'anima è tra Porto Empedocle e Agrigento, tra pescherecci, storture architettoniche, follie urbanistiche, scogliere a picco con la spiaggia bianca e accessibile solo per i volenterosi; mentre il corpo è a duecento e passa chilometri di distanza, molto più a est, nel quadrilatero barocco tra Ragusa, Modica, Scicli e Ibla, sfondi perfetti per le scene di piazza o di commissariato, mentre a Donnalucata e soprattutto a Punta Secca la ripresa di mare.
"È un pellegrinaggio costante racconta l'edicolante di Punta Secca vengono tutti qui a cercare il Commissario...". Dati alla mano: il turismo in tutta la Sicilia del sud-est è cresciuto al ritmo del 12-14 per cento l'anno a partire dal 1998, quando Zingaretti e compagni hanno esordito sul piccolo schermo. Negli stessi luoghi della fiction si sono moltiplicati i bed&breakfast e gli agriturismi: da 65 nel 2001 ai 2.900 del 2006, molti dei quali intitolati al commissario, tra cui "La casa di Montalbano", di proprietà di "un signore che ha fatto i soldi, ma tanti! Continua l'edicolante Ogni giorno arrivano decine o centinaia di persone, a seconda della stagione. Il paese è rinato". Per capirlo basta poco, basta fare caso ai tanti cartelli issati ai lati delle strade: "Qui gli arancini di Montalbano", a cento metri "la pasticceria di Montalbano", "a sinistra la casa". L'ottava meraviglia del mondo. "Mi scusi, può?" Cosa? "Fare una foto". Certo. "Mi raccomando prenda il terrazzo, la porta finestra, un po' di spiaggia e se ci riesce anche un pezzetto di mare dove nuota Zingaretti". Ci mancherebbe, pacchetto completo. A pochi chilometri da Punta Secca, filari e filari di pomodori, il Pachino docet, prelibatezza e orgoglio locale, ma con radici israeliane. Nel 1989 l'azienda cementiera biotech, Hazera Genetics, introduce in Sicilia attraverso Comes S.p.A, divenuta poi Cois 94 S.p.A, due nuove varietà di pomodori: il ciliegino Naomi e la varietà Rita a grappolo. Nel giro di pochi anni raggiungono una popolarità unica, quasi imprescindibile sulle tavole italiane, e la tipologia ciliegino diventa sinonimo di "pomodoro di Pachino". Ma guai a dirlo ai siciliani del luogo, si rischia l'incidente diplomatico. "All'osteria san Calogero lo rispettavano, non tanto perché fosse il commissario quanto perché era un buon cliente, di quelli che sanno apprezzare. Gli fecero mangiare triglie di scoglio freschissime, fritte croccanti e lasciate un pezzo a sgocciolare sulla carta da pane" (Camilleri, "La forma dell'acqua") "No, come detto non amo particolarmente mangiare, non mi considero un buongustaio. Però il professore Camilleri mi ha fatto scoprire la pasta con la salsa corallina, una meraviglia. Aspetti, la porto in un posticino dove la cucinano". Andiamo con la mia auto? "Forse è meglio con la mia", risponde Empoli. Va bene. Saliamo su una bmw con ben oltre 10 anni di servizio. È blindata. Per aprire lo sportello ci vuole un allenamento a parte. Minacce? "Niente di che, qualcosa. Una volta mi hanno tagliato le gomme dell'auto. La fortuna è avere i parenti, gli amici più cari lontano duecento chilometri. Qui mi sento libero di lavorare. Guardi sotto, questa è la spiaggia di Marinella, spesso descritta nei libri di Camilleri". Come al solito solo "descritta", non adatta alle riprese: troppe case abusive, troppa incuria.
Criminalità con la cravatta
Non lontano un altro centro commerciale, l'ennesimo, incastonato nella collina. Anche qui il parcheggio è semi-vuoto, ma a quanto pare gli affari non si fanno con la presenza dei clienti: "La criminalità è molto differente rispetto a venti anni fa. Meno violenta, meno evidente. Come si dice in questi casi? Indossa giacca e cravatta. Vede quella installazione? Simboleggia uno dei confini tra il prima e il dopo". E indica un bronzo ai piedi della valle dei Templi: è Giovanni Paolo II con il dito puntato, dedicato alla visita del papa il 9 maggio del 1993, quando urlò: "Dio ha detto una volta: Non uccidere. Non può l'uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Lo dico ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio". È storia. "Cosi come l'omicidio dei giudici Falcone e Borsellino, altro punto di non ritorno", racconta Giuseppe, l'uomo che da un paio di anni segue il commissario Empoli. No, non è Catarella, non sbaglia i congiuntivi, anzi, non cambia comicamente i nomi. Per carità. Non è chiuso in una guardiola. Ha circa cinquant'anni, si definisce anche lui ironicamente "sbirro", ha vissuto il maxiprocesso alla mafia e ne conosce le sue sfumature. "Quel periodo eravamo in guerra. Non solo a Palermo, anche da queste parti". In quegli anni la Stidda, detta anche la quinta mafia, sparava, uccideva, trucidava, l'obiettivo era ribaltare il ruolo di Davide e Golia rispetto ai cugini di Cosa nostra. In mezzo anche l'omicidio del giudice Rosario Livatino, il giudice ragazzino, caduto in un agguato ad Agrigento. Aveva appena 38 anni, era senza scorta. "Dottori! Stamattina tilifonò gente che addimandava di lei pirsonalmente di pirsona! I nomi ce li scrissi in questo pizzino" E gli porse un foglietto malamente strappato da un quaderno a quadretti. "E tua sorella tilifonò?" spiò, pericolosamente gentile, Montalbano. Catarella prima s'imparpagliò, poi sorrise. "Dottori, vossia vuole babbiare? Mè soro spossibilitata a tilifonare è". "È monca?" "Nonsi, dottori, non è monaca. Non gli viene di tilifonare in quanto che non c'è, pirchì io sono figlio unico e mascolo di mè patre e di mè matre". Il commissario abbandonò la partita, sconfitto. (Camilleri, "Il ladro di merendine"). Dalla radio dell'automobile arriva la musica tunisina, anche qui l'altra parte del mare non è poi così lontana. Giostre, tirapugni, autoscontro, sono all'entrata di molti paesi, retaggio di una cultura fieristica che sopravvive quasi solo al sud. Sono 38 gradi alle cinque del pomeriggio, probabilmente Camilleri avrebbe concesso a Montalbano una granita sulla spiaggia, magari un bagno. È un romanzo. Squilla il cellulare, è qualcuno dalla centrale, è ora di tornare in strada, per Corrado Empoli. Questa è la realtà.
Alessandro Ferrucci
 
 

Blog tivvù, 13.8.2013
Ascolti Tv, 12 agosto 2013: Il Commissario Montalbano a 4,5 mln; Il mio finto fidanzato a 2 mln

Andiamo anche oggi alla scoperta dei principali risultati in termini di ascolto relativi ai programmi andati in onda nella prima serata di ieri, lunedì 12 agosto 2013 sulle reti di casa Rai e Mediaset, a partire proprio da RaiUno dove il nuovo episodio de Il Commissario Montalbano, L’odore della notte, ha intrattenuto 4.563.000 spettatori con share del 27.03%.
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Adnkronos, 13.8.2013
Scrittori
Apple regala Camilleri
gratis l’ebook di “Il ladro di merendine”

Scaricabile fino al 27 agosto

Roma. Le storie di Andrea Camilleri sono straordinarie non solo per quello che raccontano, ma anche per lo sguardo ironico e affettuoso che lo scrittore riserva ai suoi personaggi. Per questo, probabilmente, finiamo per amarli: ci sembra di conoscerli, di aver fatto con loro un tratto di strada.
È quanto devono aver pensato anche alla Apple.
Il colosso informatico ha avviato di recente un’iniziativa con la quale -circa ogni mese- regala un’applicazione selezionata dall’azienda a tutti gli utenti che utilizzano App Store. Ora è la volta di un appassionante ebook, “Il ladro di merendine”, romanzo dello scrittore siciliano, che vede protagonista il Commissario Salvo Montalbano, il terzo della saga a lui dedicata.
Fino al 27 agosto prossimo, infatti, si può scaricare gratuitamente l’ebook, di solito disponibile al prezzo di 6,99 euro.
Il commissario più amato dagli italiani risolve un curioso enigma che riguarda il furto di merendine in una scuola della piccola Vigata, cittadina immaginaria inventata da Camilleri, ispirata alla natia Porto Empledocle. Da questo romanzo si possono ricavare notizie proprio sulla famiglia di Montalbano, quando il commissario, che ha perso la madre da piccolo e di cui conserva solo il ricordo dei suoi capelli biondi, si confida con François, il bambino che ha avuto la madre assassinata.
L’autore siciliano è comunque tra i più letti dell’estate 2013. Una conferma che giunge quasi scontata. Per i lettori più tradizionali, che amano i libri in versione cartacea, sono ben tre i volumi di Camilleri da poco sugli scaffali delle librerie.
Il primo ad uscire, a maggio scorso, è stato il saggio autobiografia “Come la penso”, edito da Chiarelettere. Poi è stata la volta di “Covo di vipere”, l’ultimo giallo con Montalbano, edito da Sellerio in giugno e, infine, “I racconti di Nenè” pubblicato da Melampo in luglio. Questi brevi racconti, tra i più intimi e sentiti del romanziere, riservano una sopresa in più, perché i personaggi si chiamano Leonardo Sciascia e Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo e Renato Rascel, Samuel Beckett e George Patton. Ancora una volta Camilleri ci porta dentro storie “vere”, che appartengono alla sua vita e alla sua memoria. E ora anche alla nostra.
 
 

La Sicilia (Agrigento), 13.8.2013
Piazza santa Croce
«Tre autori per una città»

Stasera alle 21, in piazza Santa Croce, si terrà l'iniziativa dal titolo «Tre autori per una città - Andrea Camilleri, Leonardo Sciascia e Luigi Pirandello». Conversazioni con Enzo Alessi, Beniamino Biondi e Tano Siracusa mentre Francesco Maria Naccari, Annagrazia Montalbano e Lia Rocca leggeranno alcuni brani tratti dalle opere dei tre grandi scrittori. Le musiche sono a cura di Peppe e Francesco Porretta. L'iniziativa nasce da un progetto di Lia Rocco che ne ha seguito la direzione artistica, mentre la direzione organizzativa dell'evento è stata seguita da Beniamino Biondi. Una serata in compagnia dei tre grandi scrittori agrigentini, dunque, per imparare ad amare sempre piu' la lettura e la letteratura, oltre a valorizzare il centro cittadino con una nota «di cultura» tanto gradita agli agrigentini e ai turisti.
r. b.
 
 

AgoraVox, 13.8.2013
Ferragosto in giallo: Camilleri, Costa, Giménez-Bartlett, Malvaldi, Manzini e Recami

E' possibile ambientare dei gialli nei caldi giorni di ferragosto, tra mangiatine all'aria aperta, creme solari, mare, sudore, con gente in ciabatte e costume (per chi è in vacanza) a godersi mare e sole o che combatte in città contro afa e sudore (se è costretto a lavorare)?
Alla Sellerio sono convinti di sì si sono detti: “Perché non chiedere ai nostri autori di immettere i loro personaggi in situazioni prevedibili, istituzionali, controllate, in cui la loro reale autonomia di personaggi può essere verificata e magari confrontata con la fantasia preventiva del lettore?”.
Il primo esperimento è stato Natale in Giallo e ora, arrivata la stagione estiva, è il momento di Ferragosto in Giallo.
Ciascuno dei sei autori, Camilleri, Malvaldi, Manzini, Costa, Gimenéz-Bartlett, ha potuto così sbizzarrirsi, coi propri personaggi, con un unico vincolo: le calde giornate in cui gli italiani, e non solo, pensano a divertirsi, a riposare sotto l'ombrellone o al fresco in casa.
Ma anche in queste giornate può succedere l'imprevisto, il dramma, il caso o anche la passione umana (gelosia, rabbia, vendetta, odio). E allora, il giallo.
Andrea Camilleri - Notte di Ferragosto
“Da anni e anni oramà a Vigata si era pigliata l'usanza che la notti di Ferrausto, quella tra il quattordici e il quinnici, chiossà di mezzo paìsi scasasse per annare a passare la sirata nella pilaja”.
Proprio su quella pilaja, Montalbano scopre un cadavere di un ragazzo. Morto per un overdose, o forse no. Perché c'è qualcosa che non quadra, nella morte, e allora il commissario indaga all'interno della cerchia familiare del ragazzo.
E troverà anche la pista giusta, ma non potrà prendersi il merito: “Tutto quello che il commissario ci guadagnò fu un caloroso ringrazio del questori per «la comprensione e l'alto senso del dovere ». E a Montalbano, per la raggia, gli passò il pititto per dù jorni”.
Marco Malvaldi - Azione e reazione
Località La Pineta: un'altra indagine del gruppo di anziani investigatori che si ritrovano nel bar di Massimo. Un russo è stato ucciso dentro il resort di Aldo:
“Il russo in questione, al secolo Pavel Gorlukovich, era entrato nella vita di Aldo una settimana prima, quando insieme alla moglie Ekaterina Ivanovna Semionova aveva preso possesso della Suite Leopoldina all'interno del resort di Villa del Chiostro.
[..]
il russo era una specie di campionario di tutto quello che non si fa quando si va a cena fuori. Scenate ai camerieri, bicchieri di barbaresco tirati giù come se fossero spuma, piatti dal sapore non gradito rovesciati sul pavimento”.
La cia (intesa come Combriccola Investigatori Anziani) farà centro un'altra volta, in barba alla polizia e al commissario Fusco.
Antonio Manzini - Le ferie di agosto
Rocco Schiavone, vicequestore a Roma, sta per essere trasferito, per una sua non precisata colpa nel passato. Ma fa in tempo a risolvere un caso in quel di Ostia: una rapina che è quasi finita in strage.
Una macchina che ha sfondato il vetro della banca investendo i pochi clienti all'interno.
Rocco, che odia la gente in infradito e a cui pesa ancora la mancanza della moglie, userà i suoi metodi poco ortodossi per capire chi c'è dietro la rapina:
«Infatti » fece Rocco. «Qui hanno unito i rossi e i blu, ma il bianco e nero dello starter sono attaccati a cazzo di cane ». «Esatto. Questa macchina è stata avviata con la chiave. Normalmente. E i fili sono stati uniti per fare un po' di scena ».
Francesco Recami - Ferragosto nella casa di ringhiera
“La corte della casa di ringhiera era deserta, nella canicola estiva. Gli appartamenti erano tutti vuoti, non c'era proprio nessuno. In quella serata umida e caliginosa, l'unico segno della collettività umana era una sommessa e confusa risonanza di apparecchi televisivi accesi”.
Succede tutto in una notte, per il signor De Angelis, un pensionato milanese che ha speso buona parte dei suoi risparmi per comprarsi una rombante BMW Z3 roadster.
Mentre si sta godendo il fresco, nella sera di ferragosto della sua casa di ringhiera (con un bel film di Dino Risi in bianco e nero) “improvvisamente gli si parò di fronte una visione, temette di avere le allucinazioni. Davanti a lui c'era una ragazza bionda seminuda, alta un metro e novanta ma nonostante questo formosissima”.
Sarà l'inizio di una serata all'insegna dell'avventura: fughe in auto, agenti dei servizi in vestito blu che inseguono la ragazza … Ma cosa avrà mai fatto questa donna bellissima, che fa girare la testa a tutti per strada, per essere inseguita in questa maniera?
«Ma perché, qual è il mestiere che fa lei ». «Faccio la escort, non si vede? Non l'aveva capito? Non se l'era immaginato? ». «E che cus'è che è 'na escort? ». La ragazza si mise a ridere. «Ma come, se i giornali non parlano d'altro... una volta si diceva puttana, prostituta, una mondana, insomma, veda lei... ».
Gian Mauro Costa - Lupa di mare
L'investigatore palermitano Baiamonte si trova a Menfi, assieme a Rosa, la sua compagna: una situazione anomala. Non solo per la relazione con questa ragazza, ma anche il cambio di prospettiva di mare. Un mare che affaccia verso sud, verso l'Africa:
“Per uno come Baiamonte, un palermitano abituato da sempre a fissare il mare come una stella polare, messo lì a indicare il nord, il nord delle emigrazioni, delle certezze, dei sogni terragni, si trattava di una bella inversione di prospettiva, di un cambiamento da capogiro. Come quello che, nella sua vita, lo aveva portato a trasformarsi da modesto ed efficiente elettrotecnico a investigatore ormai professionista, ricco di intuito e povero di incarichi”.
Tra sedute di enogastronomia, bagni e cene, ha anche modo di seguire una sua piccola indagine a seguito di uno strano episodio.
In concomitanza con l'arrivo della Lupa (“veniva chiamato così un fenomeno che si presentava puntualmente a Menfi due, tre, quattro volte, nel corso della stagione più calda”, per lo scontro tra l'aria calda del Sahara che si raffredda sul mare di Sicilia, producendo per lo sbalzo di temperatura, uno sciame di bollicine che oscura il cielo), scoppiano due ordigni sulla spiaggia, uccidendo due cani randagi.
Un caso, o forse un attentato che non è riuscito solo per una questione di fortuna?
Chi volevano ammazzare, allora?
Sarà un'osservazione notturna, durante una notte insonne, delle luci di una barca, a far trovare a Enzo la strada giusta. Che porta dritta dritta al settore vinicolo.
Alicia Giménez-Bartlett - Vero amore
“Prendere le ferie nel mese d'agosto mi è sempre parsa una decisione sbagliata. Potrei citare mille argomenti a sostegno di questa mia affermazione, e tutti suonerebbero altamente ragionevoli e comprensibili”.
Tocca all'ispettore Petra Delicado, assieme al vice Garzon, trovare il colpevole del delitto della moglie di un collega, in pieno agosto e con Barcellona invasa da turisti. Delitto i cui indizi portano dritti dritti verso il marito, l'ispettore Carreras.
In fondo al delitto, scopriranno il vero amore. L'amore di chi ha perso qualcuno.
Aldo Funicelli
 
 

Giornale di Sicilia, 13.8.2013
Alberghi nei «luoghi di Montalbano»
Bocciati quindici progetti di Santa Croce

Santa Croce Camerina. Strutture ricettive nei luoghi di Montalbano. Una svolta epocale con la realizzazione di otto alberghi che dovrebbero dare man forte all’economia turistica di Santa Croce. La variante al piano regolatore generale per la realizzazione di un sistema policentrico di ricettività alberghiera, con il parere dell’Arta, rappresenta il punto di partenza. Su 23 progetti presentati la Regione ha bocciato ben 15 istanze. Quali le anomalie riscontrate? «Non sono state ammessi gli interventi che determinano verosimilmente sostanziali impatti negativi sull'ambiente – spiega il presidente del consiglio comunale, Mariula Zisa - sul paesaggio, sul sistema marino costiero, sulla salute umana e sulla frammentazione del territorio». L’economia turistica, quindi, può davvero rappresentare l’unica vera alternativa all’agricoltura oramai al collasso. «Non dovrà rappresentare un'alternativa all'agricoltura - aggiunge Zisa - che è da sempre stata il volano della nostra economia, ma dovrà affiancarla affinché chi visiterà i luoghi possa conoscere la bontà dei prodotti della terra e le risorse naturali del territorio». Importante chiarire quali le indicazioni di massima e la tipologia delle strutture da realizzare, perché altrimenti si rischia di creare ulteriori scempi all'ambiente. «Si tratta di strutture a blocchi unici, con altezza massima due piani – tiene a precisare il presidente del consiglio comunale - con all'interno delle strutture tutto quanto necessario all'accoglimento del cliente, uno spazio da cedere al comune di circa 100 metri quadrati da poter utilizzare per attività promozionali. Il parere dell'Arta, che l'amministrazione ha approvato, mira ad evitare scempi del territorio non permettendo l'insediamento in aree non urbanizzate e limitando il consumo di utilizzo del suolo. Le aspettative sono davvero tante». Santa Croce potrebbe avere delle potenzialità, in termini di infrastrutture, per accogliere un numero così elevato di turisti e vacanzieri. «Dovranno certamente essere potenziate - dice ancora Mariula Zisa - e allo stesso tempo si dovrà creare una sinergia tra pubblico e privato affinché i nuovi investenti ricadenti sul nostro territorio possano permettere di creare nuovi servizi quali parcheggi. La pubblicità gratuita derivante dalla fiction ”Il Commissario Montalbano” deve essere il volano per lo sviluppo del turismo nel nostro territorio, che dovrà certamente ”subire” miglioramenti circa la viabilità, la pubblica illuminazione, i servizi in generale e l'eliminazione di edifici fatiscenti che noi tutti e soprattutto i turisti non vogliono più ”ammirare”».
Marcello Digrandi
 
 

ANSA, 14.8.2013
Ferragosto in giallo
di Camilleri, Costa, Gimenez-Bartlett, Malvaldi, Manzini, Recami

Non si riposano neppure al culmine dell'estate il commissario Salvo Montalbano, l'ispettrice Petra Delicado con il suo aiutante Fermin Garzon, l'elettrotecnico investigatore Baiamonte, il Barrista e i Vecchietti del BarLume. E neppure il vicequestore Rocco Schiavone e il vecchio Luis De Angelis, unico inquilino in una deserta casa di ringhiera. Anche il 15 agosto i famosi investigatori e personaggi letterari creati da maestri della letteratura come Andrea Camilleri e la spagnola Alicia Gimenez-Bartlett sono alle prese con casi da risolvere e omicidi raccolti nell'antologia di racconti 'Ferragosto in giallo' di Sellerio. Il libro arriva dopo i riusciti esperimenti dei volumi 'Un Natale in giallo' e 'Capodanno in giallo'. Montalbano è a Vigata con Livia in 'Notte di ferragosto' di Camilleri, scritto nel suo vigatese. La fidanzata del famoso commissario è andata a trovarlo per fare con lui qualche bagno, ma mentre sta scendendo in spiaggia vede il corpo di un uomo avvolto in una coperta: è morto e al suo fianco ci sono un laccio emostatico e una siringa. Il caso viene chiuso con un referto di overdose.
Il commissario in realtà scopre che si tratta di un delitto, ma viene scavalcato e si deve fermare. Il Barrista e i Vecchietti di Marco Malvaldi in 'Azione e reazione' sono alla ricerca di una donna dopo l'assassinio di un milionario russo nel resort non lontano dal BarLume. Petra Delicado e Garzon, partiti per le vacanze con i loro coniugi, si trovano ad arrancare sudati per le ramblas di Barcellona in 'Vero amore' di Alicia Gimenez-Bartlett, amatissima in Italia dove con i suoi gialli ha venduto circa un milione di copie. Il fatto su cui indaga Petra è accaduto all'interno della polizia: la moglie del commissario Carreras, in servizio a Barcellona da tre anni, è stata uccisa con una pistola da collezione e tutti gli indizi portano a pensare che sia stato il marito.
Riporta alle atmosfere ferragostane di una volta, quando le città si svuotavano e i palazzi erano davvero deserti il 'Ferragosto nella casa di ringhiera' di Francesco Recami che vede l'inquilino Luis De Angelis, unico rimasto nel suo condominio, trasportare la tv nel ballatoio per stare un po' piu' al fresco e vedersi in santa pace la videocassetta de Il vedovo con Alberto Sordi, la sera del 15 agosto. Ma nel palazzo irrompe una bella bionda inseguita da quattro uomini ''dei servizi speciali'' che gli chiede aiuto: la notte sarà tutta un'avventura. L'investigatore Baiamonte di Gian Mauro Costa in 'Lupa di mare' è costretto a lasciare da parte la romantica vacanza con la sua Rosa a Menfi per indagare su un attentato nel mondo dell'industria vinicola siciliana, mentre il vicequestore Rocco Schiavone di Antonio Manzini nel racconto 'Le ferie di agosto' è alle prese con una rapina in banca che finisce quasi in una strage. Partito come un esperimento in cui sono stati coinvolti ''gli scrittori di gialli della scuola (chiamiamola così) Sellerio'' - come spiega la nota introduttiva dell'editore - questi racconti per ferragosto sono nuovi ''gialli di alta scuola'' che si aggiungono a quelli per Natale e Capodanno in un viaggio che segna degli appuntamenti imperdibili lungo tutto l'arco dell'anno.
Mauretta Capuano
 
 

La Repubblica, 14.8.2013
Wu Ming “Basta con il politicamente corretto: il conflitto esiste”

Bologna. Una caotica battaglia in bilico fra Tolkien, NoTav e Star Wars scoppia sotto le mura di Bologna. È il mural di Blu, writer di successo, su una parete dell'XM24, centro sociale occupato a perenne rischio sgombero. Wu Ming 1 e Wu Ming 4, due "senzanome" del collettivo di scrittura che da Q in poi ha rivisto la tradizione del romanzo storico, hanno voluto farla qui, l' intervista, e si capisce perché: «Si parla sempre da un luogo preciso della storia». Il loro spalto, la loro posizione, la spiegano subito a chi entra in Giap, il loro blog di politica, dove ora si può scaricare l'ebook con "cento storie sulla fine catastrofica del governo Letta": «Siamo di sinistra, una sinistra sociale diffusa, dei movimenti, tendenzialmente extra-istituzionale».
[…]
Non si diventa di sinistra leggendo libri, volete dire?
WM4: «Perché no? In un'intervista, Andrea Camilleri ci ha raccontato di essere diventato comunista leggendo Vittorini. Il conflitto ha molte facce, arriva in molti modi diversi. A te però la scelta, o lo accetti o lo ignori».
[…]
Michele Smargiassi
 
 

BooksBlog, 15.8.2013
“Ferragosto in giallo” con racconti di Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez-Bartlett (tradotto dallo spagnolo all’italiano di Maria Nicola) Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami. Sellerio Editore
Ferragosto in giallo, brividi contro l'afa in casa Sellerio
Sei grandi nomi del genere noir, per un'antologia di mezza estate.

Nel pieno dell’estate italiana, con una virata a Barcellona, che poi tanto diversa dal nostro sud certe volte non sembra, alcune grandi film del giallo hanno immaginato sei racconti brevi ambientati proprio nella calura che avvolge i giorni intorno al 15 agosto. Dietro le storie proprio loro, Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami, sei tra i più famosi autori noir attualmente in circolazione.
C’è Montalbano alle prese con uno strana morte in spiaggia, avvenuta proprio durante i tradizionali falò di ferragosto che animano le coste siciliane, ancora lungomari siciliani per a far da sfondo ad uno strano fenomeno meteorologico, “la lupa” di Menfi che stuzzica la curiosità di Baiamonte, impantanato in una vacanza gastronomica con la fidanzata Rosa. E’ un libro di compagne ufficiali, ma anche di maliarde insomma, come la bella biondona dal fisico mozzafiato che assomiglia a Elenoire Casalegno e coinvolge un tranquillo tassista in pensione (ottantenne ma appassionato perso della sua roadster) in una serie di inseguimenti tra le stradine di una Milano semi-deserta, o la prestante ma un po’ stagionata (e parecchio siliconata) moglie del “biecorusso”, milionario sovietico e ceffaccio privo di eleganza assassinato nel resort non lontano dal BarLume, che attira le mire investigative de Barrista e i Vecchietti di per finire con un inno all’amore di Petra Delicado e del suo fedele Sancho Panza, ops volevamo dire Fermín Garzón naturalmente (leggendario compagno di lavoro dallo stomaco accoliente e il naso fino) attirati intorno ad un brutto affare che sembra coinvolgere il commissario Carreras e una delle sue pistole d’epoca, in una storia da risolvere a colpi di gin tonic.
Mi sembrava tutto cosi’ assurdo: quelli di fuori volevano venire qui, e la gente di qui faceva il possibile per andarsene fuori. Eravamo riusciti a mettere insieme un mondo cosi’ bislacco che sarebbe potuto saltare in aria da un momento all’altro, per effetto delle proprie contraddizioni.
Bar affollati e città svuotate immerse nella calura, e poi tante sigarette, elettroniche o meno, ricchi stranieri e coppiette nostrane con il pallino dell’investigazione, per rinfrescare le meningi nel congestionato orizzonte contemporaneo.
Sara Rania alias Kitsuné
 
 

Giornale di Brescia, 16.8.2013
Andrea Camilleri
Nené «conta» i segreti della sua lunga storia

Un conto è il video, un altro è il testo. Mancano le interminabili pause, il ciglio che si inarca e la sigaretta perennemente accesa. Ma il clima camilleriano resta intatto. Chi ha avuto la fortuna di passare qualche ora con il padre di Montalbano riconosce l’autenticità del personaggio e la genuinità dell’operazione. Andrea Camilleri è proprio così: basta la sfumatura d’una frase per innescare un ricordo, riportare alla luce un aneddoto, far scattare l’instancabile macchina della fabulazione. Il tono è sempre pacato, distaccato, lieve, anche quando lascia cadere giudizi inequivocabili su personaggi e situazioni. L’aria è quella del nonno che si diverte a raccontare momenti di una vita che pare sospesa nel tempo.
Andrea Camilleri, è nato nel 1925, «cioè a dire… in pieno regime fascista». E racconta quel tempo con gli occhi incantati del piccolo Nené, orgoglioso della sua divisa da Balilla. Il liceo, alcuni professori e le pagine de «La condizione umana» di André Malraux, solo qualche anno dopo, apriranno gli occhi al giovane di Porto Empedocle. Hanno il profumo della nostalgia le pagine sulla giovinezza. Erano gli anni dell’impegno politico. L’arrivo degli americani, la costruzione della democrazia: personaggi e aneddoti. Fu grazie all’intervento del vescovo presso gli americani - tanto per dire - che Camilleri riuscì ad aprire la sezione del Pci al suo paese. «Meglio tu che un altro», disse il presule. Di rara ironia la pagina nella quale racconta come al vescovo, che qualche anno prima l’aveva voluto incontrare per dirgli «ma tu lo sai che sei un comunista?», lui avesse risposto che leggeva solo riviste del Guf di allora, «e questi articoli erano firmati, metti conto, da Pietro Ingrao, Mario Alicata…».
I compagni di classe, indimenticabili. L’amicizia alla siciliana. Pirandello che lo spaventa a morte piombando in casa sua un pomeriggio d’estate con la feluca di accademico d’Italia. La prime esperienze letterarie. La salita a Roma per studiare regia teatrale con Orazio Costa. E poi, l’amicizia con Leonardo Sciascia e il primo romanzo che non riesce a pubblicare. Le risposte degli editori - racconta - erano tutte uguali: non piaceva com’era scritto. E pare di intravedere il sorriso sarcastico dietro il fumo della sigaretta, dell’autore che proprio grazie a quella scrittura oggi domina quando vuole la classifica delle vendite. La musica e il jazz, l’amore, la scoperta della montagna grazie alla grappa. Il lungo lavoro in teatro e poi alla Rai. In via Teulada Camilleri entrò come sostituto per una gravidanza e ci restò decenni...
Ogni pagina rivela un poco dell’animo del protagonista e della sua lunga storia. Ma non bisogna mai dimenticare che Camilleri è siciliano, anzi è un distillato di sicilianità, quindi rivela solo la superficie delle cose.
Il resto bisogna saperlo intuire.
Claudio Baroni
 
 

Simenon Simenon, 16.8.2013
Simenon e Camilleri. Ma Montalbano è davvero “nipote” di Maigret?

Lo si sente dire spessissimo. Molti intervistatori di Andrea Camilleri sembra non possano far a meno di tirare in ballo il parallelo tra i due commissari. C’è in merito una sorta di coazione a ripetere, evidentemente anche di tipo virale, che contagia giornalisti e uomini di cultura che intervistano lo scrittore siciliano, o che scrivono recensioni sui suoi libri.
Potremo definirlo un… vizio congenito?... Già, perché forse tutto parte dal fatto che Camilleri, all’epoca dei Maigret televisivi, nella seconda metà degli anni ’60, lavorava in Rai e fu delegato proprio alla produzione della serie tv simenoniana interpretata da Gino Cervi.
Ma certo questo ci pare davvero un po’ poco.
Sicuramente sono due commissari letterari di successo (un successo però che ad oggi non è possibile comparare), entrambe protagonisti di un giallo-non giallo, di tipo seriale, di un certo livello letterario. Tutti e due sono nati sulle pagine dei libri e poi hanno avuto una notevole fortuna anche in tv (… e limitiamoci all’Italia).
Ma quest’ultimo passaggio, quello dal libro allo schermo (piccolo o grande), è comune a molti altri protagonisti di gialli letterari… non ci pare così esclusivo da costituire un elemento di parentela o una discendenza.
Ma a questo punto le analogie di facciata, come le chiamiamo noi, finiscono.
E comunque ci paiono elementi di scarso peso, e non sufficienti per identificare Montalbano come una sorta di discendente di Maigret.
Uno europeo nordico e l’altro siciliano doc.
Uno tranquillo funzionario di Quai des Orfèvres, direttore della polizia giudiziaria della grande Parigi, l’altro commissario in modesto ufficio di polizia a Vigata, un immaginario piccolo paese della Sicilia.
Uno sposato con una presente e premurosa M.me Maigret, l’altro, un fidanzato… atipico, con un amore lontano e diverse tentazioni vicine.
Uno fuma la pipa, l’altro le sigarette (come d’altronde i rispettivi autori).
Uno più saggio, tutto intento a “comprendere che non a giudicare”. L’altro più tormentato, sempre in bilico tra l’azione e la riflessione, tra l’agire da solo e il gioco di squadra.
Entrambe però sono delle buone forchette (ma questo succede anche per Nero Wolfe, per Pepe Carvalho, per Hercule Poirot…).
Tra gli autori poi ci sono delle notevoli differenze, che si ripercuotono anche sui rispettivi personaggi.
“… Imparai l'arte dello scrivere romanzi gialli seguendo lo sceneggiatore, Diego Fabbri, il quale destrutturava il romanzo e lo ristrutturava. Da questo montaggio e rimontaggio imparai a scrivere un giallo… - spiega lo stesso Camilleri - … anni dopo, quando mi venne in mente di scrivere il primo poliziesco, mi tornò in mente questo lavoro fatto accanto a Diego Fabbri…”.
Sembra quindi che, a suo dire, la propria tecnica di scrittura sia più debitrice a Fabbri che a Simenon.
Quest’ultimo, come ben sappiamo, vedeva in prospettiva i gialli di Maigret come un passaggio tra la letteratura popolare e i romanzi, quelli che lui chiamava romans-dur. Una ventina di titoli e la serie si sarebbe esaurita. Ma anche Simenon, come i protagonisti dei suoi romanzi, non sapeva dove lo avrebbe portato il proprio destino… (cioè a scriverne oltre cento, tra romanzi e racconti, e di smettere di scrivere nel ’72 proprio con un Maigret).
La scelta dell’uso del dialetto, che potrebbe superficialmente sembrare popolare, da parte di Camilleri, invece è in un certo senso elitaria e selettiva, quasi l’autore volesse complicare un po’ il modulo lessicale come per selezionare i propri lettori… Se queste erano le intenzioni, Camilleri ha fallito decisamente, vista la grande diffusione delle storie del commissario Montalbano, nonostante i non pochi vocaboli siciliani utilizzati.
Simenon invece ha fatto la scelta di un linguaggio, asciutto, sintetico, a volte addirittura sincopato. Pochi vocaboli (lui asseriva: “non più di duemila”) e mot-matière, cioè parole concrete di oggetti concreti, cose che si toccano che hanno delle dimensioni, un peso… per realizzare una scrittura comprensibile a tutti.
Insomma due visioni e due punti di partenza diversi (d’altronde il primo Maigret fu scritto da Simenon nel settembre del ’29 a ventisei anni. Il primo Montalbano uscì nel ’94 quando Camilleri si avvicinava ai settant’anni. E anche questo una certa differenza la fà).
Vedi anche il nostro post del 04/09/2011 http://www.simenon-simenon.com/2011/09/simenon-maigret-e-montalbano-sul-larena.html
Certo sia Simenon che il romanziere siciliano, avrebbero voluto far morire il proprio eroe, e dedicarsi ad altra letteratura. Nessuno dei due ci è riuscito, anche se Simenon ha comunque realizzato con ampio margine il sogno di diventare un romanziere (e anche Camilleri più di qualche soddisfazione extra-Montalbano se l’è tolta). Ma anche questa è una situazione ricorrente: il troppo successo di un personaggio castra le ambizioni di uno scrittore. E per fare solo qualche esempio, questo era già successo a Conan Doyle con Sherlock Holmes, a Rex Stout con Nero Wolfe e più recentemente a Manuel Vazquez Montalban con Pepe Carvalho…
Nemmeno questo quindi fa del commissario di Vigata un discendente di quello parigino.
L’indole dei due commissari diverge. Maigret è lento all’inizio delle inchieste, quasi faticasse a mettersi in moto e quando gli pongono delle domande le sue risposte classiche sono: “No, per ora non ho nessuna pista” e “Sì, sospetto di tutti”.
Montalbano invece, che essendo uomo del sud ci aspetteremmo flemmatico e un minimo indolente, è invece spesso svelto ad afferrare le situazioni, scattante nell’azione… insomma efficiente… efficiente e acuto.
Maigret invece, che secondo i suoi superiori non ha un vero metodo d’indagine, come afferma Simenon “…non è intelligente, ma intuitivo…”.
Simenon nasce a Liegi, Camilleri a Porto Empedocle, circa 2500 km. più a sud.
Ma la loro non è una lontananza geografica, ma un modo diverso di vedere le cose (anche i ventitre anni in meno di Camilleri contano), e quindi di trasporle sulla pagina. Tra Simenon e Maigret, c’è man mano sempre più una convergenza. Camilleri invece si capisce che guarda con tenerezza al suo protagonista, ma si avverte che tra loro ci sono pochi punti di contatto. Insomma mentre in Maigret c’è un bel po’ di Simenon, a nostro avviso, in Montalbano c’è sì qualcosa del suo autore, ma non più di quanto succeda per altri personaggi di altri scrittori.
Insomma in Montalbano molti vedono un personaggio che segue da vicino l’altro commissario, correndo nella sua scia.
Secondo noi, invece, il discendente di Maigret non è ancora apparso all’orizzonte (e non è detto che apparirà), oppure, se è apparso, gode ancora di troppa poca visibilità.
Maurizio Testa
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.8.2013
Un amore a Palermo tra libri ed equivoci

All'inizio ero giovane e sbruffone e felice. Mi sentivo autorizzato dal fatto che da poco a Roma avevo conosciuto una femmina folle e fatalissima,e che da poco era scoppiato assurdo l'amore e che da poco era uscito il mio primo romanzo. Era la fine dell' inverno 2010 e presto la primavera e presto la Sicilia: e io ancora non lo sapevo, la giovinezza la felicità, un casino, la primavera la Sicilia, un gran casino. Per Penny Lane Due problemi. Il primo. La ragazza che avevo conosciuto da poco, Perché non vieni in Sicilia per le presentazioni del libro?, le avevo chiesto. Non c'era mai stata, sull'isola, I templi le arancine Montalbano, mi ripeteva, mi piacerebbe un giorno venire, mi diceva, il mio ex è siciliano ma non mi ha mai portata. E vieni, le avevo detto, Vieni che te li smonto io i tuoi miti sulla Sicilia, vieni che mica sono cornuto come il tuo ex. Oh, mi aveva detto lei, non sarai di quei siciliani che si lagnano sempre della Sicilia, se è così non vengo. Vieni vieni, le avevo risposto, lamentarsi è il secondo sport preferito dei siciliani. E il primo?, mi aveva chiesto. Essere gelosi degli ex fidanzati siciliani, le avevo detto. Stavamo insieme da poco, una schiena bianchissima, e disegnata da nerissimi nei e qualcuno rosso, che bella, labbra piene e seni anche: facevamo molto l'amore, volevo sempre dimostrarle qualcosa. Volevo cancellarle dalla memoria l'ex fidanzato, per dire. Aveva accettato l'invito di venire in Sicilia. Il secondo problema. Quell'anno lì, il 2010, l'anno che era uscito il mio primo romanzo, quell'anno lì Andrea Camilleri aveva monopolizzato le classifiche e non la smetteva più di pubblicare libri: sei, ne aveva pubblicati quell'anno lì. E molti a chiedermi se per caso non fosse un giallo anche il mio, e io No no, e molti a dirmi se c'era quel dialetto ironico alla Camilleri, e io No no, e molti a dirmi se c'era quella Sicilia bedda piena di mare e sole e sarde a becca fico, e io No no. Allora non lo compriamo, mi dicevano molti. E infatti dopo non lo compravano. E anche alla mia femmina folle piaceva Camilleri e io tutto il tempo a dirle Ma vedi che ti sta prendendo in giro, quella Sicilia lì non esiste, appena arriviamo te lo dimostro. Atterrammo a Catania - e tutte ci capitarono, in quel viaggio bislacco sotto il cielo di un maggio già caldo. Di presentare il libro nel salotto etneo di una signora a cui suonava continuamente il telefono e il marito bestemmiava, ci capitò; di parlarne in un caffè letterario a Ortigia, che bella, davanti a tre persone, che brutto; di andare in tv su Teleakras assieme a un poeta ottantenne mezzo sordo a cui bisognava ripetere le domande quattro volte, ci capitò. E discorsi su discorsi: la Sicilia che le mostravo era piena di contraddizioni e storture, a suo modo moderna nell'anticipare la frana italiana e europea e occidentale, comunque lontana dai luoghi comuni: poche coppole poche lupare, molta fame molta rabbia, molto poco Vigata. E dopo tutte queste chiacchiere, amore niente, non riuscivamo più a fare l'amore, sempre accampati sui divani di amici che ci ospitavano, sempre più incasinate le cose nella mia testa per come si stavano incasinando le cose fuori dalla mia testa, e sopra tutto le cose durante le presentazioni. A Palermo vedrai, le dicevo, a Palermo sarà un'altra cosa. E in città arrivammo la mattina e giri su giri e baci su baci e il porto la Kalsa la Vucciria: che il cielo lo sa, l'amore a volte può essere bello, non sempre, ma a volte capita, scoppiare dentro una città che si conosce bene e si mostra agli occhi increduli della propria amante, l'amore può essere bello. Ma davvero questi palazzi bombardati stanno lì dalla guerra? Ma che luce c'è al mercato di Ballarò? Ma gli odori del mercato del Capo? Pigliarsi le domande di questa femmina folle e darle baci - a volte è anche semplice, l'amore. Nel pomeriggio risalimmo da corso Tukory al centro, dove c'era la libreria e le formiche nelle vene - e molte, e agitate. Chissà stavolta se riesco a recuperare un po' delle male figure accumulate durante le altre presentazioni?, mi chiedevo. Davanti alla libreria capii che era meglio se non me la facevo, questa domanda. La vetrina piena di libri di Camilleri e tre copie del mio, e dentro anche: c'era pieno di suoi libri e per me non c'era anima viva e avevamo già quindici minuti di ritardo e si capiva benissimo che non sarebbe arrivato nessuno. Solo il libraio, c'era, e ci presentammo e la prima cosa che mi uscì di bocca fu una specie di resa: Mi sa che non c'è nessuno. E lui anche, si arrese subito: Palermo è una città strana, appena fa caldo, la gente va al mare, mi disse. Strano, pensai io, e come mai la gente preferisce andare a mare se fa caldo invece che andare alle presentazioni dei libri?
[…]
Giuseppe Rizzo
 
 

Prima Pagina News, 19.8.2013
Ministro Bray in visita ad Andrea Camilleri nel suo studio sull'Amiata

Roma - "Sono andato a salutare Andrea Camilleri nel suo studio alle pendici del Monte Amiata". Così il ministro dei Beni culturali Massimiliano Bray dà notizia sul suo profilo twitter ufficiale, di un insolito incontro a livello privato: quello con lo scrittore siciliano Andrea Camilleri. Nel profilo, anche una foto personale dell'incontro fra i due.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 20.8.2013
L'editoriale del direttore
Parlare di Montalbano… senza Montalbano

Scusate, ma a me viene un po' da ridere, perché mi tocca riparlare di Montalbano. La colpa è anche un po' vostra (nostra, anzi, mi ci metto anch'io), perché per [...]
Aldo Vitali
 
 

Blog Tivvù, 20.8.2013
Ascolti Tv, 19 agosto 2013: il Commissario Montalbano a 4,9 mln; Per fortuna che ci sei a 1,3 mln

Andiamo anche oggi alla scoperta dei principali risultati in termini di ascolto relativi ai programmi andati in onda nella prima serata di ieri, lunedì 19 agosto 2013 sulle reti di casa Rai e Mediaset, a partire da RaiUno dove il nuovo episodio della serie Il Commissario Montalbano ha intrattenuto 4.988.000 spettatori con share del 26.46.
[…]
Vincenzo Faraone
 
 

Blog Tivvù, 20.8.2013
Cesare Bocci dice addio a Montalbano? Nel suo futuro Ballando con le Stelle e Una grande famiglia 2

Anche ieri sera, Il Commissario Montalbano, con l’episodio Il gatto e il cardellino, ha saputo conquistare il pubblico della prima rete Rai, vincendo la prima serata da un punto di vista degli ascolti con quasi 5 milioni di telespettatori, instancabili nonostante le repliche. Oltre a Zingaretti nei panni del commissario Salvo Montalbano, abbiamo ritrovato anche Cesare Bocci in quelli di Mimì Augello. Sul passato numero del settimanale Tv, Sorrisi e Canzoni, Bocci ha parlato dei suoi progetti futuri, lasciando però intendere in un certo senso il suo addio da Montalbano.
“Quella è una serie che giriamo in media ogni due anni”, ha spiegato, “Gli ultimi film li abbiamo terminati lo scorso agosto, ora diamo tempo ad Andrea Camilleri di scrivere i prossimi libri”. Con questa risposta l’attore sembra voler eludere la domanda circa il suo ritorno nella serie, ma pare avere invece le idee molto chiare in merito ai suoi progetti futuri: “Un ruolo da protagonista per una serie televisiva italiana”.
“Il personaggio di Mimì in Montalbano mi ha dato moltissimo, ma mi ha un po’ relegato alla figura del secondo. Si può fare di più!”, spiega Bocci, che anticipa poi una possibile fiction in due puntata per RaiUno, la seconda serie di Il giallo e il nero e due spettacoli teatrali.
[…]
Federico Lanza
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 20.8.2013
Parlare di Montalbano… senza Montalbano

Scusate, ma a me viene un po’ da ridere, perché mi tocca riparlare di Montalbano. La colpa è anche un po’ vostra (nostra, anzi, mi ci metto anch’io), perché per tutta l’estate le avventure del commissario di Vigàta sono state il programma più visto ogni settimana: e sì che si trattava delle repliche delle repliche delle repliche. Che dire? Che forse siamo tutti un po’ fissati. O forse, più probabilmente, questa serie ha una magia tale che vederla o rivederla non fa differenza.
Così, ci siamo arrovellati su un problema: come parlare ancora di Montalbano senza riparlare di Montalbano? La risposta l’avete vista in copertina: siamo andati sul set di una nuova fiction, intitolata «Il giudice meschino», che ha per protagonista Luca Zingaretti. Il quale questa volta ha al suo fianco la moglie, Luisa Ranieri. […]
Aldo Vitali
 
 

Il Tirreno, 22.8.2013
Il libro
"I racconti di Nenè", quando Camilleri incontrò Pirandello

Un libro di narrativa che è anche un saggio. Porta la firma di Camilleri ma è curato dal giornalista di Rainews 24 Giorgio Santelli e dal regista Rai Francesco Anzalone. È edito da Melampo, la casa editrice milanese di Nando Dalla Chiesa e Lillo Garlisi. Ed è uno dei successi editoriali dell’estate. Inaspettato, perché non si tratta di un classico romanzo di Camilleri. Uscito il 4 luglio è arrivato alla terza edizione, si sta lavorando alla quarta edizione e nel frattempo è uscito anche l’e-book. 35mila copie in poco più di un mese, e parliamo solo di quelle tradizionali. Poi l’e-book i cui dati di vendita non sono ancora disponibili (ma il formato elettronico è uscito 10 giorni fa). Non è un romanzo, ma sono racconti di vita di Andrea Camilleri, raccolti dai curatori. Frutto di una lunga «chiacchierata», ha avuto una parziale versione televisiva su Raisat Extra. Nei racconti di vita di Camilleri la narrazione dell’incontro con Luigi Pirandello, quello con il Generale Patton e Angelica Balabanoff. Ma anche il Camilleri all’Accademia Silvio d’Amico, prima come studente e poi come insegnante di regia. L’avventura in Rai e gli esordi da scrittore. Non è un romanzo ma è la vita di Camilleri quasi ad esserlo.
 
 

La Sicilia, 23.8.2013
L’intervista. L’attore cresciuto allo Stabile etneo è il medico legale del Commissario Montalbano
«Io i "cabasisi" li rompo a tutti»
Marcello Perracchio racconta Pasquano

Modica. La spiaggia di Punta Secca in territorio di Santa Croce Camerina per Marcello Perracchio è un pezzo di casa. Meglio conosciuto come Pasquano, il medico legale che insolentemente intima al commissario di non «rompere i "cabasisi"», Perracchio conosce bene tutti gli scorci di Scicli, Donnafugata, Pozzallo e Ragusa Ibla immortalati dalle telecamere dirette da Alberto Sironi, sin dagli albori il regista del Commissario Montalbano, la serie acchiappa audience della tv italiana che, anche in questa estate di "vuoto" televisivo che sta per volgere al termine, ha stracciato ogni tipo di concorrenza.
«Non so il perché di tanto successo - ammette l'attore modicano, che si è fatto le ossa recitando al Teatro Stabile di Catania con Turi Ferro -. Ma di sicuro la costruzione di Montalbano ha un fascino particolare. Camilleri sa intercettare bene le storie e i personaggi che piacciono alla gente dosando magistralmente dramma e divertimento. Nei racconti, scevri da volgarità e cattiveria, c'è il senso di moralità del Commissario insieme con quel filo d'ironia che alleggerisce. Poi si vede che noi attori ci divertiamo in scena, siamo una grande famiglia».
Una "grande famiglia", quella del Commissario Montalbano, messa insieme nel lontano 1998. «Mi presentai ai provini che Sironi stava facendo a Ragusa soltanto l'ultimo giorno - ricorda Perracchio -. Fu amore a prima vista: "La voglio con me, purtroppo tutti i ruoli importanti sono già assegnati. Ma c'è una piccola parte perfetta per lei. Così diventai Pasquano». Ovvero lo scontroso medico legale senza nome di battesimo. «In verità sono molti i punti di contatto tra me e Pasquano. Anche io sono antipatico, scorbutico e brontolone con tutti, ma al punto giusto. I miei quattro nipoti, però, riescono a farmi "sciogliere", con loro sono sempre felice - ammette "nonno" Perracchio -. L'ultimo nato, che adesso ha 18 mesi, si chiama Marcello come me e, devo dire, che mi pare pure antipatico come me: non vuole mai darmi baci quando glieli chiedo».
Nonostante l'antipatia e l'indolenza del personaggio, il Pasquano di Perracchio, ha conquistato i telespettatori. E non solo quelli italiani. «Quando due anni fa abbiamo girato gli ultimi due episodi arrivò a Ragusa una troupe della MHzNetworks, la televisione che trasmette il Commissario Montalbano negli Stati Uniti. A essere intervistati siamo stati Luca Zingaretti e io. Certo è che dopo il Commissario Montalbano sono diventato riconoscibilissimo anche in Italia: valgono più pochi minuti di passaggio televisivo che oltre cinquant'anni di teatro e di tournée. Questo vale per me e per quei luoghi del Ragusano che in televisione sono apparsi nella loro autentica bellezza ottenendo uno straordinario riscontro turistico. Tutto merito del regista che li ha valorizzati e di Pasquale Spatola che è stato il suo riferimento per le location», sottolinea senza, però, alcuna polemica l'attore modicano, con un breve trascorso da geometra in gioventù e una vita a respirare la polvere del palcoscenico.
«Ho cominciato da ragazzo a esibirmi all'Oratorio Salesiano di Modica, poi ho continuato all'Università mettendo su una compagnia amatoriale - racconta -. Tutta colpa della mia timidezza che riuscivo a nascondere soltanto diventando qualcun altro. Ci riuscivo benissimo perché, sin da piccolo, sono stato un "topo di cinema". Vedevo tutti i film che potevo, poi imparavo le parti e recitavo senza pubblico».
Il pubblico, però, lo ha poi trovato in teatro (per citare i suoi spettacoli occorrerebbe molto spazio, bastano I Viceré e i camilleriani Il birraio di Prestone La concessione del telefono), al cinema (Gente di rispetto, Il giudice ragazzino e, recentemente, Nati stanchi con Ficarra e Picone) e in tv. E scusate se è poco, anche se per tanti rimane Pasquano, quello che rompe i "cabasisi" a Montalbano.
Mariella Caruso
 
 
La colonna sonora
«Tango habanera per il fascino e l'ironia di Zingaretti»

Catania. Senti le sonorità di un tango habanera e pensi a Salvo Montalbano. Un accostamento ardito, ma convincente. E soprattutto vincente. A trovarlo è stato Franco Piersanti, il compositore che, sin dalla prima serie, ha punteggiato musicalmente tutti gli episodi del Commissario Montalbano con ironia, sensualità e drammaticità. «Nel dare un carattere musicale alla serie, ho voluto staccarmi dai cliché, dal "solito" televisivo. L'ho considerato un dovere per una serie che propone sceneggiature forti che attraversano più generi e personaggi dalle sfumature molto particolari. Non mi sono rifatto agli stereotipi regionali per stare al di sopra dei concetti di criminalità, amore e mafia che s'intrecciano nei racconti», spiega il musicista romano già vincitore di tre David di Donatello per il Ladro di bambini e Lamerica di Gianni Amelio e Il Caimano di Moretti, regista quest'ultimo con il quale ha lavorato in Io sono un autarchico, Ecce Bombo, Bianca e Habemus Papam.
«All'inizio il progetto era quello di fare una canzone, anche Camilleri era d'accordo - continua Piersanti che è stato "ragazzo di bottega" di Nino Rota -. Ci ho provato, ma poi ho lasciato perdere per dedicarmi a un "tema" che fosse una sintesi dell'idea del personaggio di Montalbano. A quel punto ho avuto l'idea spiazzante di un tango habanera, solo apparentemente inusuale per la Sicilia ma che, invece, racchiude lo slancio e la popolarità del Mediterraneo. Ho scritto ispirandomi alle storie del Commissario così vicine alle tragedia greca, ma sono sempre stato attento a quella certa ironia di recitazione sopra le righe della serie che rimanda in qualche modo al teatro dei pupi».
M. C.
 
 

zerorelativo.org, 24.8.2013
Il libro
***Metodi di Scrittura*** Andrea Camilleri

Scrittori. Quali sono i segreti di chi ha raggiunto il successo dopo i settant’anni? Non che sia indispensabile arrivare a tale veneranda età, ma meglio tardi che mai.
Chiedete a Camilleri, verrebbe da dire, e qualcuno lo ha già fatto: a maggio di quest’anno è uscito il volume edito da Chiarelettere Come la penso. Alcune cose che ho dentro la testa, il Camilleri pensiero su scrittura e lettura, vita e finzione, italiani e Italia, letteratura e filosofia, non luoghi e (ovviamente) Sicilia.
Ma non è da questo testo che oggi rubo, bensì da un’intervista che lo scrittore di Porto Empedocle ha rilasciato anni fa a Curzio Maltese e che La Repubblica ha pubblicato due giorni dopo la nascita di mio figlio, nell’aprile del 2009.
Ecco la routine di Camilleri scrittore, ora dopo ora.
Sveglia alle sei, toilette completa per essere alla scrivania, vestito di tutto punto, alle sette e dieci. Tutta la mattina è dedicata alla scrittura, occupandosi solitamente di tre storie per volta, romanzi o racconti che siano. L’abitudine di scrivere “cose nuove” al mattino deriva dal lungo periodo di lavoro passato in Rai che riempiva i pomeriggi lasciando libere le mattine.
In tarda mattinata, giro del quartiere, bar, sigarette, conversazione con chi c’è. Ché raccogliere le frasi perdute dalla gente e conservarle per i dialoghi di romanzi e racconti è una vera arte: “Leggi tanti piccoli fatti, ascolti frasi per strada. Due o tre rimangono in mente, crescono fino a diventare una storia”.
Anche costruire personaggi è una vera arte. Camilleri dice di partire sempre dai dialoghi, prima li lascia parlare e poi decide che farne: “Quando ho stabilito come parla un personaggio, allora desumo com’è vestito, dove vive, in quale ambiente si muove.”
Comunque i personaggi, per uno come Camilleri che porta avanti tre lavori per volta, possono diventare un bel problema: tenuto conto una mezza dozzina a storia, rischiano di diventare una discreta folla.
Come far convivere il mondo di Montalbano con le ricostruzioni dei romanzi storici? “In effetti ogni tanto mi confondo. Esco e li lascio soli a vedersela fra di loro.”
Per Camilleri comunque il mondo di Montalbano è una specie di piccola oasi, un luogo più rilassante, meno impegnativo, con personaggi che sono in realtà maschere fisse, in pieno stile siciliano. “Per il resto, sono abituato alla confusione. Io scrivo in un autentico bordello, con gente che va e che viene, amici, parenti, nipotini che si siedono sulle ginocchia, il rumore della città di sottofondo. Mia moglie mi dice, non sei uno scrittore, sei un corrispondente di guerra.”
E pensare che a Montalbano lo scrittore siciliano arrivò proprio per dare un metodo alla sua scrittura, per obbligarsi a scrivere: parole di Camilleri, “quale migliore gabbia esiste del giallo? Il successo fu una cosa imprevista e incredibile”.
Va bene, son rimasta impigliata nei pensieri e nello stile di Camilleri, ma finisco subito di raccontare la sua routine quotidiana con il pranzo in famiglia, le ore del pomeriggio ancora alla scrivania per rivedere le pagine, correggere, riscrivere, ripensare. Per finire con una serata dedicata allo svago, un’immersione nella vita che libera la mente.
A chi si ispira, Camilleri? Sicuramente allo scrittore francese che in tanti hanno definito “la più grande macchina per scrivere della storia della letteratura”, Georges Simenon.
E chi consiglia di leggere, Camilleri? A tutti coloro che amano scrivere, il suggerimento è quello di leggere gli scrittori che più ci piacciono per capire “come hanno fatto”. Per Camilleri si tratta ovviamente sempre Simenon, e degli amati siciliani, Pirandello e Sciascia: e poi Cechov (“il prediletto”), Gogol, Beckett, Faulkner, Sterne.
Appunti per future letture.
Grazia
 
 

Corriere di Gela, 25.8.2013
Parenti serpenti nel covo di vipere di Andrea Camilleri

Il nuovo libro di Andrea Camilleri, Un covo di vipere, sembra un giallo ma non lo è. È un poliziesco perché soddisfa i criteri essenziali del genere: ci sono il morto e il suo assassino (anzi due) e ci sono l’investigatore e la soluzione del mistero. Quest’ultimo aspetto è importante perché è nella certezza che il caso venga risolto che s’invera il senso generale del poliziesco: ossia che nella lotta tra il bene e il male il primo abbia la meglio e che l’ordine venga ricostituito.
La sua funzione è dunque etica oltre che letteraria. Il fatto, però, è che già a metà del libro s’intuisce sia chi ha commesso il delitto sia il movente. Si aggiunga poi che le motivazioni dell’omicidio sono così gravi che il lettore viene portato a instaurare una certa empatia con chi l’ha commesso, giacché «’na cosa è mannare ’n galera a uno che ha ammazzato un galantomo e ’n’autra cosa è mannare ’n galera a uno che ha ammazzato a un fitenti farabutto» (p. 51).
Insomma, ‘due pesi e due misure’. Un tale atteggiamento, a prima vista, fa pensare a Delitto e castigo di Dostoevskij, giacché s’inizia a dubitare sull’imparzialità della Giustizia. Questo è di certo uno dei temi del libro, tuttavia a me pare che sia un altro quello che interessa per davvero lo scrittore: vale a dire la famiglia. Camilleri per trattarlo ha scelto la situazione più scabrosa ad essa conessa: l’incesto (argomento già esplorato ne La forma dell’acqua e ne La luna di carta) e propone una storia dai toni fortemente tragici che trova la sua fonte primaria nell’Elettra sofoclea.
La famiglia viene ritratta da Camilleri negli stessi toni con cui l’ha fatto Moravia (penso a Gli indifferenti e a Il viaggio a Roma), ovvero intrecciando l’ossessione erotica a quella per il denaro. Che questa sia la preoccupazione principale del racconto ci viene suggerito già nella copertina con il quadro di Donghi intitolato Battesimo e che ci illustra una famiglia che nello sguardo apatico e indifferente pare avere qualcosa di disfunzionale.
A questa tematica si collega quella della solitudine che Montalbano condivide con un barbone e che con un certo orgoglio vuole dimostrare che fuggire dalla famiglia (il matrimonio con Livia) non sia questione di vigliaccheria ma, semmai, di libero arbitrio. Quest’ultimo di Camilleri (sebbene scritto prima di altri apparsi più recentemente) è dunque un libro importante per la sostanza maneggiata con cautela e per la capacità di portare il lettore a riflettere in modo equilibrato e fuori dal conformismo più soffocante.
A chiusura di questi miei appunti, vorrei aggiungerei ancora due note. La prima sulla lingua, fatto inevitabile quando si discute un libro di Camilleri. Nel libro c’è molto siciliano, più che altrove, tant’è che Montalbano ammonisce ironicamente Fazio quando gli parla in italiano (p. 73). Una tale scelta linguistica mi pare che ormai vada oltre lo scopo mimetico e a tratti stanca. Non dico per la difficoltà ma piuttosto perché si avverte un certo compiacimento letterario che lede alla struttura di un romanzo per il resto bello.
La seconda riguarda un ‘errore’ nella trama. Montalbano a pagina 175 dà al collega Mazzacolla un appuntamento per vedersi l’indomani, eppure se ne dimentica e non se ne sa più nulla. La fiducia in Camilleri è tale che credo si possa trattare magari di una strategia narrativa, il dubbio, però, rimane.
Gandolfo Cascio
 
 

Corriere della Sera (Ed. Roma), 26.8.2013
Morcone
Troisi Festival sostiene i talenti

Si apre oggi la prima edizione del «Troisi Festival» che si svolgerà fino al 30 agosto a Morcone, in provincia di Benevento. La rassegna si propone di perseguire una specifica volontà di Massimo Troisi e della sua famiglia: sostenere giovani talenti del cinema, dell'arte e dello spettacolo attraverso l'assegnazione di borse di studio presso scuole prestigiose. […] Domani alle 18, presso l'Auditorium San Bernardino, si terrà la presentazione del libro «I racconti di Nenè» di Andrea Camilleri con Francesco Anzalone e Giorgio Santelli. […]
 
 

SiciliaInformazioni.com, 26.8.2013
Libriamo
“I racconti di Nenè”, Camilleri visto da Camilleri

Leggere Camilleri è sempre divertente. Anche quando non ci intriga con i casi del commissario Montalbano o non ricostruisce vicende grottesche accadute nel tempo, lo scrittore di Porto Empedocle riesce a catturare l’interesse e la curiosità dei lettori. Così è anche per “I racconti di Nené”, da luglio in libreria per i tipi di “Melampo” e già giunto a più edizioni.
Questa volta Camilleri, con “I racconti di Nenè”, ci intrattiene parlando di se stesso. Già, perché Nené è il vezzeggiativo di Andrea e i racconti sono quelli della sua vita. Lunga e ricca di accadimenti.
A essere più precisi i racconti di questo libro sono orali: nascono da una lunga intervista in cui Camilleri si confessa dinanzi a una telecamera parlando a ruota libera dei fatti, soprattutto professionali, che più hanno segnato la sua esistenza. E’ merito di Francesco Anzalone e di Giorgio Santelli l’avere raccolto e suddiviso in brevi racconti gli episodi narrati dal padre di Montalbano.
Leggendo “I racconti di Nené” si rivive la storia del nostro Paese e si è attratti da tante curiosità. La vita di un uomo è sempre legata alla storia, agli avvenimenti politici e sociali che ne fanno da cornice. Naturalmente ciò vale anche per Camilleri. Che, nato nel 1925, cresce in pieno regime fascista. Ragazzino, Nené si infatua della retorica mussoliniana, tanto da scrivere al Duce per manifestargli la volontà di partire per l’Africa alla conquista delle terre del continente nero. Volontà tuttavia non esaudita: quel giovane Balilla non aveva ancora l’età per fare la guerra, come comunicato da lettera firmata dal Duce. Passeranno però pochi anni e, grazie ad alcune letture illuminanti, il giovane Camilleri prenderà le distanze dal fascismo, e addirittura aprirà a Porto Empedocle una sezione del partito Comunista. Con l’intercessione del vescovo: “Realizzai quello che Berlinguer non riuscì mai a realizzare, una sorta di compromesso storico”.
Molte le chicche di “I racconti di Nené”, i cui personaggi sono spesso figure di primo piano (se non eccellenze) della letteratura, del teatro, della televisione. Come, ad esempio, l’incontro con Pirandello, che si presentò in casa Camilleri un pomeriggio assolato di giugno quando Nené aveva 10 anni: “Tu cu sì?” “Iu sugnu Nenè Camilleri” “To nonna Carolina unn’è?” “Dorme” “Chiamala. Digli che c’è Luigino Pirandello”. Quell’immagine austera del grande drammaturgo vestito da accademico (doveva inaugurare a Porto Empedocle una scuola) provocò nel piccolo Nené un rigetto tale che, Camilleri divenuto regista teatrale, ritarderà la messa in scena di opere pirandelliane, di cui poi però si innamorerà.
E non v’è solo Pirandello ne “I racconti di Nenè”, ma anche Sciascia, di cui è ospite a pranzo e che si rivela un rinomato e segreto (sarà la moglie a rivelarglielo) cuoco, o giganti del teatro come Eduardo De Filippo, Samuel Beckett, Jean Genet. Quello che è oggi il più letto scrittore d’Italia, a lungo impegnato nel teatro e in televisione, pubblicherà, dopo un’infinità di rifiuti, il suo primo romanzo solo nel 1975 con una modesta casa editrice, al patto che nei titoli di coda dello sceneggiato tratto dal suo scritto figurasse il nome del piccolo editore. Verrebbe da non crederci ma è vero, a rivelarlo è Camileri stesso in questi “ racconti ”da non perdersi.
Antonino Cangemi
 
 

LeoNews, 26.8.2013
Libri consigliati per Estate 2013: Un covo di vipere di Andrea Camilleri

“Un covo di vipere” di Andrea Camilleri (Sellerio 2013) è il ventunesimo libro sul commissario Montalbano. Pubblicato alla fine di maggio, è stato in realtà scritto nel 2008, come riporta lo stesso Camilleri nella nota finale del testo. Troppo a ridosso della pubblicazione di “La luna di carta” del 2004, la casa editrice ha però preferito tenerlo congelato nei suoi archivi fino alla data odierna.
La storia affrontata è scabrosa e a tratti indecorosa, ma l’autore sa trattarla con estrema delicatezza e trasfigurarla in una sorta di tragedia greca. L’omicidio del ragioniere Cosimo Barletta apre scenari oscuri ed inquietanti. La vittima, uccisa due volte da due ipotetici assassini, rivela presto una personalità complessa, ma per quale motivo ben due persone hanno voluto ammazzare Barletta lo stesso giorno? Quanto può essere torbida la vita di un uomo di mezza età, vedovo e padre di famiglia? L’indagine si espande a macchia d’olio; tanti possono essere i soggetti che hanno qualche buon motivo per farlo fuori, compresi i suoi due figli, Arturo e Giovanna: ne scaturisce un universo umano pregno di segreti e zone d’ombra, ma è la famiglia su cui si accentra la lente d’ingrandimento, un covo di vipere per l’appunto. Un’escalation di scabrose verità, fino a un finale che si lascia intravedere, ma che riesce ugualmente a sconvolgere per la sua crudezza.
Insomma, che dire di quest’ultima avventura di Montalbano? “Un covo di vipere” è certamente uno dei romanzi in cui Camilleri dà il meglio di sé, ma ciò che più sorprende è come l’autore sia riuscito ad equilibrare scomode verità, presagi nefasti, momenti di vis comica ed attimi di sublime bellezza.
Martina Brusini
 
 

Il Velino, 27.8.2013
Ascolti tv
“Il Commissario Montalbano” non conosce rivali in audience
Rai1 s’impone nelle 24 ore con il 17,49% di share

In 5 milioni 326 mila telespettatori, con il 24,92 per cento di share, hanno visto ieri in prima serata su Rai1 “Il Commissario Montalbano”, risultando vincente in prima serata ed il programma più visto della giornata, oltre che il più gettonato dell’estate 2013. [...]
onp
 
 

Comune di Nicolosi, 27.8.2013
Comunicato stampa. Assessorato al turismo e spettacolo
Etna in giallo bilancio positivo di una manifestazione che cresce.

Nicolosi. Ancora un successo di qualità e pubblico per “Etna in giallo”. Con il dibattito-presentazione del libro di Rosario Crocetta si è conclusa la terza edizione della manifestazione organizzata dal Comune di Nicolosi ed ideata dal giornalista Salvo Fallica. […] Quest'anno per “Etna in giallo” siamo stati raccontati anche nel più famoso sito a livello internazionale su Andrea Camilleri, il fans club dello scrittore, che prende spunto da Vigàta, la città letteraria di Salvo Montalbano”.
 
 

SiciliaInformazioni.com, 28.8.2013
Capitale cultura, dossier entro 3 settimane
Derby Palermo-Siracusa, Camilleri sponsor di Urbino

Il 20 settembre e’ l’ultimo giorno valido: le candidature a capitale europea della cultura per il 2019 subiranno la prima selezione, a livello nazionale. Una Commissione mista, composta da rappresentanti dell’Ue e del governo italiano, sceglierà le più meritevoli, tre o quattro città, che dovranno misurarsi a loro volta con le candidature degli altri Paesi europei. Non sarà una passeggiata. Sono ventuno le città italiane in lizza per raggiungere l’ambizioso obiettivo. Due le siciliane, Palermo e Siracusa, un derby che vede favorito il capoluogo regionale per le risorse messe in campo e l’attivismo dell’amministrazione comunale.
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Urbino, stando ai rumors, sarà la città da battere. Non tanto nella selezione nazionale, che il piccolo centro marchigiano dovrebbe superare agevolmente, quanto a livello europeo. Quindicimila abitanti, 28 mila studenti, il 70 per cento dei quali stranieri, Urbino può contare sulle “grandi firme”. A tirare la volata di Urbino ci sono importanti capitani d’industria, premi Nobel, una folla di intellettuali italiane e stranieri. Leonardo Coen, che ha firmato un reportage su Repubblica, segnala personaggi come Jack Lang, Francesco Rosi, Richard Giuliano, Andrea Bocelli, Dante Ferretti e – udite, udite – nientemeno che Andrea Camilleri.
Lo scrittore siciliano non si schiera né per Siracusa né per Palermo, ma a favore di Urbino. La scelta del commissario Montalbano vale quanto il verdetto di prima istanza affidato alla Commissione mista sul piano “morale”, ma lascia le cose come stanno.
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Corriere della Sera, 29.8.2013
Incontri. Trentuno episodi autobiografici narrati in prima persona dallo scrittore siciliano: la carriera e i ritratti più significativi dei grandi
Camilleri racconta Camilleri: con Sciascia, D'Arrigo e Pirandello
Il libro: «I racconti di Nené» di Andrea Camilleri sono editi da Melampo, a cura di Francesco Anzalone e Giorgio Santelli (pagine 208, 13)
Dietro le quinte Jean Cocteau che vantava un'opera mai scritta, Livio Garzanti in maniche di camicia, Eduardo De Filippo e Gino Cervi visti negli studi della Rai

Una statua a Porto Empedocle che rappresenta Luigi Pirandello ma somiglia a Lenin, un Jean Cocteau che si vanta dei quattro anticipi incassati per un romanzo inesistente, uno Stefano D'Arrigo assai umorale, un Livio Garzanti in maniche di camicia: sono densi di aneddoti e ritratti I racconti di Nené di Andrea Camilleri editi da Melampo, a cura di Francesco Anzalone e Giorgio Santelli, in un volumetto giunto alla terza edizione (mentre si prepara la quarta) e a quota 30 mila copie vendute in meno di due mesi. Frutto (trascritto e ripensato) di un'intervista per la televisione dello stesso Anzalone, i trentuno racconti della raccolta forniscono una quantità di materiale, per lo più inedito, sulla vita di Camilleri. Sono narrati in prima persona, in un «parlato» al quale lo stesso Camilleri suggerisce di aggiungere «pause, espressioni, movimenti delle mani e del volto» (ma non ce n'è bisogno), e si soffermano ciascuno su un'esperienza o un personaggio, risalendo via via dall'infanzia durante il fascismo fino ai primi successi dello scrittore e oltre, ai nostri giorni. In realtà, densa e caleidoscopica com'è la vita di un autore che ha intrapreso almeno tre carriere - il teatro, la televisione, la letteratura - i trentuno brevi racconti sono, si direbbe, perfino pochi: dall'infanzia di Balilla alla prima sezione comunista, dal teatro fino alla Rai, dal debutto teatrale al successo letterario, ogni storia apre la porta di un'epoca o di un ambiente e l'illumina con l'immediatezza e l'ironia del «parlato», crea nessi e analogie, intreccia protagonisti ed evoca altre storie. Non si tratta dunque di una semplice «autobiografia per bozzetti»: è come se, nel ribollire dei molti ricordi, Camilleri afferrasse al volo le memorie che montano in superficie, lasciando però intravvedere anche il denso fondo da cui emergono. Uno dei racconti (o capitoli) più significativi in tal senso è quello che racconta l'amicizia di Camilleri con Stefano D'Arrigo, l'autore di Horcynus Orca: il racconto si intitola Il furto della madre e narra un episodio esilarante che ha quale protagonista l'ombroso D'Arrigo. Ecco come Camilleri costruisce il breve quadro: comincia alla lontana, narrando l'entusiasmo del suo maestro d'Accademia e amico, Orazio Costa, per il romanzo Horcynus Orca, poi divaga sull'arrabbiatura siciliana di D'Arrigo allorché Camilleri mostra d'aver ceduto alla debolezza editoriale d'inserire un glossario di termini dialettali nel proprio Un filo di fumo. In due pagine conosciamo i retroscena del loro incontro, assistiamo a una cena, allo scambio di due romanzi di cui diventiamo curiosi, e conosciamo uno scrittore geniale e complesso; insomma c'è un mondo intero prima di arrivare all'aneddoto. Solo alla fine dell'episodio si legge che D'Arrigo, placato a fatica, divenuto poi un amico intimo, rubò un giorno la madre di Camilleri e la spacciò per la propria in una foto sui giornali. Ma nel frattempo la tessitura succulenta della memoria fa venir voglia di rileggere Horcynus Orca. Così come viene voglia di riprendere in mano l'opera di Leonardo Sciascia allorché Camilleri rievoca le conversazioni con lo scrittore di Racalmuto. Oppure, di rivedere gli sceneggiati e i programmi tv con Gino Cervi, Gigi Vannucchi o Eduardo De Filippo, non appena «Nené» rievoca la sua vita in Rai. Oltre a rileggere, naturalmente, le avventure di Montalbano.
Ida Bozzi
 
 

TvZoom, 29.8.2013
Montalbano per tutto settembre, poi a ottobre Zingaretti sarà Olivetti

Quando si intervista Luca Zingaretti, inevitabile arriva la domanda: «È contento di tutte le repliche del Commissario Montalbano?». E lui, sconfortato, guarda di là, guarda di qua, e sorride: «Bè insomma, ma noi attori non ci possiamo fare nulla». Il povero Montalbano è il personaggio più replicato del piccolo schermo, Raiuno ci ha campato tutta l'estate. D'altronde, come dargli torto.
E ora che l'estate è finita? Montalbano continua. Inesorabile. Per tutto settembre. Il Commissario è lì. Una sorta di totem della rete ammiraglia. Roba che quando il nostro scomparirà dal piccolo schermo, Giancarlo Leone, direttore di rete, dovrà consolare personalmente, casa per casa, ogni spettatore di Rai1.
Ma la consolazione arriverà probabilmente attraverso gli occhi di un Montalbano con i capelli e l'accento piemontese, piglio da imprenditore e attivista politico. Tranquilli non si tratta di una conversione senza ritorno dell'amato commissario siculo, ma semplicemente della nuova veste di Luca Zingaretti che il 21 e il 22 ottobre tornerà su Raiuno, ma nei panni di Adriano Olivetti, l'imprenditore che vinse sulle superpotenze americane nella corsa alla realizzazione del primo calcolatore elettronico. Un trapasso. Una rinascita. Una nemesi. Chiamatela come volete, certo è che per tutto settembre Zingaretti resterà su Rai1 a dare volto e voce a Montalbano. A ottobre poi rinascerà Olivetti.
Signori, è fiction. Chiaro. Ma la tattica di lasciare che il personaggio ideato da Andrea Camilleri resti in palinsesto per tutto settembre ha poco di finzione, e molto di calcolo ideale. Così nei listini di Rai Pubblicità nei "top event" compaiono sia Olivetti che il Commissario Montalbano che il 3 settembre sarà protagonista con Le ali della sfinge, il 9 con Il campo del vasaio, sabato 14 con un altro titolo ancora da definire. E poi tornerà ancora lunedì 16 con La danza del gabbiano, sabato 21 con un altro titolo ancora da scegliere, lunedì 23 con La caccia al tesoro e lunedì 30 con L'età del dubbio.
Poi il nostro eroe sarà libero di riposare in pace per qualche tempo, ma senza esagerare perché ci sono da girare i nuovi episodi e poi da mandarli in onda e replicarli ancora, ancora e ancora.
Tiziana Leone
 
 

Apollodoro, 29.8.2013
Un covo di vipere, la recensione del romanzo di Andrea Camilleri

La famiglia come un covo di vipere. Il nuovo romanzo di Andrea Camilleri, uscito a giugno e subito balzato in vetta alle classifiche di vendite, porta di nuovo in scena il commissario Moltalbano in un’avventura che va al di là del semplice giallo. Un delitto efferato, una vittima dalla vita oscura, quasi marcia e una famiglia dove il male si intreccia con il bene, e nessuno è davvero innocente. Con l’ultima fatica letteraria, lo scrittore siciliano indaga i recessi dell’animo umano, affondando le mani in un guazzabuglio di sentimenti dove tutti sono colpevoli e nessuno è esente da colpe.
Tutto inizia dalla morte di Cosimo Barletta, sfigurato con un colpo di pistola in pieno volto. Sembra un omicidio come tanti altri, forse anche banale. L’uomo era un usuraio, non aveva scrupoli, donnaiolo della peggior specie, amante delle ragazzine ancora in erba, da ammaliare con i soldi o da avere con i ricatti. Un personaggio scuro, orribile, la cui storia personale prima o poi sarebbe finita male, circondato da nemici: la sua morte giova a molti, dalle persone strozzate dai debiti alle famiglie ricattate con foto osé.
Quando il dottor Pasquano scopre che la vittima è stata prima avvelenata e poi colpita con un’arma da fuoco, il commissario Montalbano deve rivedere le sue convinzioni. Ci sono due assassini per una vittima e la soluzione non può più essere così lineare come immaginato.
Si indaga sulla famiglia dell’uomo, si cerca un testamento che forse non esiste, si scoprono retroscena della vita familiare e dei rapporti tra parenti, tra odio e rancore che nascondono quel lato oscuro della psiche umana.
Il libro è uno dei migliori di Camilleri: le atmosfere assolate, i personaggi che abbiamo imparato ad amare, una trama senza cadute, perfettamente intricata, che incolla fino all’ultima pagina del romanzo.
Non c’è solo questo: la vicenda di Cosimo Barletta diventa un viaggio dentro la psiche umana e nei rapporti che regolano la vita familiare. Un intreccio di perversioni, crudeltà: una serie infinita di grigi che non lasciano spazio al bianco dell’innocenza e al nero della colpa.
Il commissario Montalbano deve scendere nei meandri del male quotidiano dell’essere umano per trovare la verità e ne risale senza dare giudizi, guardando quasi con pietà i protagonisti di tutta la vicenda. Un libro imperdibile per gli amanti di Camilleri e il modo migliore per conoscere lo scrittore siciliano per chi lo affronta per la prima volta.
Lorena Cacace
 
 

Corriere del Mezzogiorno, 29.8.2013
Set fotografico a Scicli
Google, scatti nella terra di Montalbano
Tra barocco e aragonesi gli splendori del genio creativo

Ragusa - Google e Scicli uniti per l'Unesco. Il più famoso motore di ricerca del mondo ha concluso un accordo con l’ufficio turismo del Comune di Scicli per il censimento del sito Unesco che va da via Mormino Penna e palazzo Beneventano. Un censimento fatto a suon di clic, quelli sul motore di ricerca e quelli della macchina fotografica. Si tratterà infatti di un censimento a 360 gradi, in tutti i meandri della città fatto grazie a foto e video che permetteranno di promuovere l'immagine di Scicli sul web. A darne notizia il sindaco Franco Susino e l’assessore all’Unesco Vincenzo Iurato. «Le foto e i video che permetteranno di navigare il sito Unesco a 360 gradi –spiega Iurato - avranno il compito di invogliare i potenziali turisti, che si collegano a internet da ogni parte del globo, a scegliere Scicli come meta di viaggio.
DAL BAROCCO A MONTALBANO - Si tratta di un'esperienza pilota nella promozione dei beni culturali, infatti il protocollo con Google è un’azione tesa a internazionalizzare l’offerta turistica della città. Così a breve ci saranno i fotografi di Google nella città barocca, patrimonio dell'Unesco dal 2002 e e uno dei luoghi delle riprese della fortunatissima serie di Montalbano, citata anche all'inizio di uno dei romanzi di Andrea Camilleri «La danza del Gabbiano» in cui il commissario confessa di temere una visita fatta con la fidanzata Livia a Scicli per timore di incontrare «L'attore che fa me stesso». Oggi probabilmente incontrerebbe i tecnici di Google.
 
 

Corriere della Sera, 30.8.2013
Il Quirinale e l’idea di nominare due senatori a vita
Nella rosa il nome di Gianni Letta. Sui seggi onorari siedono Mario Monti e Carlo Azeglio Ciampi

Roma - Al Quirinale sta per stringersi la scelta per la nomina di un paio di senatori a vita. La notizia non ha ancora conferme - né ufficiali né ufficiose - ma appare coerente con l’esigenza di colmare i ranghi dei seggi onorari a Palazzo Madama dove, dopo la scomparsa negli ultimi due anni di Sergio Pininfarina, Rita Levi Montalcini, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo, oggi siedono soltanto Carlo Azeglio Ciampi (che è però membro ‘di diritto’ di Palazzo Madama, in quanto ex capo dello Stato) e Mario Monti (che vi è approdato ‘per merito’ il 9 novembre 2011). E visto che a norma di Costituzione, e presidenti emeriti a parte, ve ne possono essere 5, non è inverosimile che la questione sia ormai davvero un passaggio imminente nell’agenda del capo dello Stato. Al quale il primo comma dell’articolo 59 della Carta assegna appunto la prerogativa di attribuire il laticlavio della nostra Camera Alta a italiani che abbiano «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, artistico e letterario». Inevitabile che nelle prossime ore si riaccenda il tormentone sulle candidature. Inevitabile anche che si riproponga la classica bipartizione in cui si sono sempre divise tali nomine, dal momento che i diversi capi dello Stato hanno pescato a intermittenza nel campo della politica e in quello della cultura. […] Alcuni - peraltro incerti - boatos tenderebbero a escludere opzioni indirizzate sui politici. […] Se il presidente della Repubblica decidesse di optare per qualche personaggio attivo sul terreno sociale, artistico e letterario, non vanno esclusi nomi universalmente apprezzati (e da lui stesso in particolare), come quelli di Claudio Abbado, Riccardo Muti, Roberto Benigni, Andrea Camilleri, Ennio Morricone, Claudio Magris.
Marzio Breda
 
 

La Sicilia, 31.8.2013
Rivolta dei trentenni come disinfestare la Sicilia dai pidocchi
"Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia" il romanzo dello scrittore agrigentino Giuseppe Rizzo. Una testimonianza di cambiamento generazionale e di rivoluzione culturale

Il titolo del secondo romanzo del trentenne agrigentino Giuseppe Rizzo è apocalittico, "Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia" (Feltrinelli, pp. 272, euro 14); l'incipit sibillino: "La Sicilia non esiste. Io lo so perché ci sono nato. " Da un lato si dice che l'isola c'è anche se con l'intento di distruggerla, dall'altro se ne nega l'esistenza. Eppure tra le due affermazioni non c'è contraddizione perché la Sicilia che si vuole cancellare è quella del pregiudizio e dei luoghi comuni, dell'isola perduta, irredimibile, dell'essere siciliani come una condanna metafisica; mentre quella che non esiste è esattamente la stessa creatura nata da distorsioni mentali di massa, da allucinazioni collettive che non corrispondono alla realtà. Ecco perché uno che ci è nato non si riconosce in questa enorme sovrastruttura ideologica e può dire che questa Sicilia del senso comune è un inganno, anzi sogna una guerra lampo per eliminarla dall'immaginario.
E così il romanzo diventa lo strumento di una battaglia culturale e generazionale combattuta da trentenni stanchi dei triti rituali della politica corrotta, della mafia e dell'antimafia. E' inevitabile la rivolta di giovani abituati a osservare la realtà siciliana con il distacco di chi si è formato tra corsi Erasmus nelle università europee, discoteche di Berlino, birrerie di Praga a discutere di Kundera con un ragazzo kazako, musica elettronica, rock e Internet. Le armi letali dello scrittore sono l'ironia e il paradosso, tutto va coperto di ridicolo e seppellito dalla merda. E di questa francamente ce n'è in eccesso sia nei dialoghi che nelle azioni.
Le vittime più illustri della battaglia culturale contro la fissità di una sorta di folclore siciliano sono giornalisti, sociologi e soprattutto i nomi del canone letterario.
Camilleri è definito "il male assoluto".
Sostiene Andrea, detto Osso, giornalista in una radio romana di sinistra e alter ego del narratore: "Bisognerebbe mettere mano alla pistola ogni volta che qualcuno dice della splendida decadenza e dell'irredimibilità di questo posto, come fanno Camilleri, Pirandello, Tomasi: non si salva neanche Manlio Sgalambro, paroliere di Franco Battiato, per quei versi dell'opera su Federico II, "Il cavaliere dell'intelletto", in cui afferma che su ogni isola, come su ogni nave, incombe il naufragio.
"Il Gattopardo", anzi la sterile vulgata intorno al romanzo di Tomasi di Lampedusa, costituisce uno dei bersagli preferiti di Rizzo. Nulla di più lontano, non solo ideologicamente ma anche stilisticamente. Così come non ci troviamo davanti ad uno dei tantissimi epigoni che scrivono nella falsa lingua camilleriana.
[…]
Salvatore Scalia
 
 

Làcanas - rivista bilingue delle identità, 7-8.2013
Letteratura
Cagliari: laurea ad honorem a Camilleri

“Io sono in grado di costruire belle, accoglienti, piacevolissime case di campagna. Non ho mai avuto la pretesa – perché so che ne sarei incapace – di costruire il Duomo”. Così Andrea Camilleri definisce con spiazzante modestia la sua capacità di scrittore. L’occasione è la presentazione dell’ultimo romanzo La rivoluzione della luna (Sellerio, 276 p., 14,00 euro) che si è tenuta a Cagliari il 9 maggio. Durante l’evento sono stati premiati alcuni degli studenti che hanno partecipato all’attività didattica organizzata e diretta dal professor Giuseppe Marci, con la collaborazione di tanti docenti, Seminario di studio sull’opera di Andrea Camilleri. Ai giovani universitari è stato chiesto di stendere una recensione di duemila battute sull’ultimo romanzo dell’autore. Vincitrice del primo premio, Simona Palmas: il riconoscimento le è stato consegnato dal Rettore Giovanni Melis.
L’evento si potrebbe definire un’anteprima degna di nota al conferimento da parte dell’università di Cagliari della laurea honoris causa in Lingue e Letterature Moderne, Europee e Americane allo scrittore siciliano, il 10 maggio nell’Aula Magna del Rettorato.
Dopo l’introduzione del Rettore e la laudatio del professor Giuseppe Marci, è seguita la lectio magistralis di Andrea Camilleri. Lo scrittore ha focalizzato la sua attenzione sul filone narrativo che s’incentra sui rapporti problematici tra padri e figli e in generale comprende lo scontro generazionale fra vecchi e giovani. Come spiega Camilleri, la lacerazione può avvenire non solo sull’avere ma anche sull’essere. L’avere è rappresentato dalla roba di Mastro don Gesualdo che muore con la consapevolezza che ciò che ha gelosamente accumulato durante la vita, verrà dissipato perché convinto dell’assenza di un erede alla sua all’altezza. Sono ascrivibili al primo filone narrativo anche L’incendio nell’oliveto di Grazia Deledda e Con gli occhi chiusi e Il Podere di Federigo Tozzi dove – spiega lo scrittore – “lo scontro generazionale assume toni di cupa, oppressiva, angosciosa drammaticità”. La lacerazione dell’essere invece, emerge in quello che si può identificare come il secondo filone narrativo “assai meno ricco ma di certo più stimolante”, in cui “il punto di frizione generazionale non è rappresentato dalla concretezza della roba verghiana ma è costituito dal contrasto di idee, di ideali, di sentimenti, di convincimenti, di modi d’intendere il mondo e la vita”. Due romanzi che si muovono su quest’ultima linea di pensiero sono: Vecchi e giovani di Luigi Pirandello e La coscienza di Zeno di Italo Svevo in cui lo scontro generazionale culmina nel capitolo quarto intitolato La morte di mio padre. Il capitolo di Svevo gli consente “di passare, per le poche analogie e per le tantissime diversità, all’autobiografia, genere nel quale mi muovo con qualche personale disagio”.
La lectio magistralis si è conclusa infatti con un affascinante e commovente ritratto sui rapporti, talvolta conflittuali, tra l’autore e il padre, l’uno comunista e repubblicano, l’altro monarchico e liberale ha combattuto tra le file della Brigata Sassari con Emilio Lussu “verso il quale nutriva un’autentica ammirazione”.
L’autore, ormai ottantottenne, continua ad affascinare con la sua parola – scritta e parlata – milioni e milioni di lettori personificando quel ponte generazionale tra vecchi e giovani che in Andrea Camilleri non è punto di frizione e lacerazione, ma approvazione e consenso.
Giulia Meloni
 
 

 


 
Last modified Sunday, March, 31, 2019